INCHIESTA. Arbitrati pubblici, arriverà il triplice fischio?
Friday, 19 September 2008di Gabriele Mastellarini per “Il Mondo”
Fine della corsa per gli arbitrati tra Stato e imprese private? Sì, no, forse. Leggi alla mano, il 31 dicembre prossimo gli enti pubblici appaltanti non potranno più inserire nei contratti la clausola arbitrale e le eventuali controversie saranno devolute alle sezioni specializzate in brevetti, istituite presso i tribunali.
Tutto sulla carta, perché dai principali palazzi di Giustizia (Roma e Milano) non arrivano voci incoraggianti sull’immediata applicabilità della riforma che doveva scattare già a gennaio scorso, ma il termine è stato già prorogato due volte.
«Non mi risulta che i trIbunali siano pronti», dice per esempio Federico Titomanlio, segretario generale dell’Istituto grandi infrastrutture (Igi), avvocato e già arbitro in molti contenziosi tra enti e privati. «Anzi, durante questi nove mesi non è successo praticamente nulla». Inoltre, la norma non ha previsto fondi per i tribunali né un incremento dei magistrati delle sezioni specializzate. La possibilità concreta è che si vada a una nuova proroga se non a un dietrofront con il ripristino degli arbitrati.
«Il sistema non è da buttar via», spiega d’altro canto Luigi Giampaolino, presidente dell’Autorità per i contratti pubblici, «ma sono necessari dei correttivi. Quali? È giusto che siano i funzionari dello Stato a difendere le amministrazioni pubbliche ma bisognerebbe calmierare ancora i compensi».
Perché negli arbitrati pubblici, si sa, lo Stato perde quasi sempre. Nel 2008, sugli 11 lodi conclusi e depositati, la pubblica amministrazione non ha mai vinto e su richieste totali per 46,5 milioni sono stati liquidati alla parte privata più di 31 milioni. Gli arbitri hanno incassato compensi per 927 mila euro (vedi la tabella) .
E proprio sui corrispettivi per i collegi si era aperta la bagarre politica. Intanto il presidente dell’Authority attende segnali da palazzo Chigi e dal Parlamento: «Mesi fa abbiamo inviato un documento chiedendo di far marcia indietro e ripristinare gli arbitrati, pur cambiando il sistema». In alternativa alle sezioni specializzate in brevetti, si era anche pensato agli otto tribunali delle Acque pubbliche, altri oggetti misteriosi della giustizia italiana.
Ad attendere notizie dal Governo è, soprattutto, la Camera arbitrale, costituita presso l’Autorità di vigilanza che, se tutto rimanesse così com’è, sarebbe costretta a chiudere i battenti dopo aver esaurito i lodi pendenti. A oggi ce ne sono 92, il più importante vale 35 milioni e riguarda la controversia tra l’Anas e l’impresa edile Astaldi, con collegio presieduto dal consigliere di Stato Claudio Zucchelli.
E mentre gli arbitrati pubblici rischiano di sparire quelli privati continuano a crescere, come conferma il segretario generale della Camera arbitrale di Milano, Stefano Azzali: «L’anno scorso abbiamo ricevuto 500 domande e ben 183 lodi sono arrivati a conclusione, con un tempo medio di un anno».

