Marco Travaglio condannato per un "errore" tipografico. La morale della storia nell'epoca del "condannismo"
Thursday, 16 October 2008di Gabriele Mastellarini
E’ una delle prime regole non scritte del giornalismo: una condanna per diffamazione di un collega, chiunque esso sia, non è una notizia e non va riportata. Lo sanno tutti, eppure i quotidiani di oggi danno spazio alla condanna di un cronista dell’espresso. Tutti presenti all’appello (in minuscolo): dal “Corriere della Sera” a “Repubblica” (la testata per cui lavora il condannato, caso mai accaduto nella storia del giornalismo italiano), fino al “manifesto” e a “Libero” dove il pezzo è addirittura affidato a Renato Farina e non è un caso. Ieri la notizia era passata al Tg1 delle 20, la trasmissione più vista in assoluto dagli italiani.
A chi si chiede il perché, la risposta è presto data: quel condannato è Marco Travaglio. Si proprio lui. Quello che stasera ci ritroveremo ad “Anno Zero” su Raidue, la stessa trasmissione dove qualche mese fa disse più o meno così: “Non sono un condannato, ma un soccombente”, riferendosi a una condanna civile, mentre il leghista Castelli se la rideva: “Il condannato Travaglio dice condannato a me che non son mai stato condannato”. Ebbene da stasera Marco Travaglio è ufficialmente un condannato per mano della dottoressa Roberta Di Gioia, giudice monocratico penale in servizio presso il Tribunale di Roma, piazzale Clodio.
Di Gioia ha inflitto all’imputato (già perché Travaglio è stato pure “indagato” e “imputato” per lo stesso processo) una pena di mesi 8 di reclusione e una multa di euro 100 oltre ad un risarcimento danni alla parte civile, avv. Previti Cesare corrente in Roma. Per la cronaca, il Pubblico Ministero (stavolta ignoto alle cronache) aveva chiesto una condanna più mite, appena 500 euro di multa.
La “non-notizia” ha fatto subito il giro delle agenzie di stampa e dei giornali on line. Alle 15 era già nota a tutti e alle 22 circa il condannato Travaglio Marco, corrente in Torino, ha rilasciato una dichiarazione al “Corriere della Sera”, cercando – come da prassi -di minimizzare (“In realtà non me l’aspettavo”, ha detto) e, da buon condannato, ha invocato la sentenza di Appello (maiuscolo) sperando che “sei occhi vedano meglio di due”. Come spesso accade ai politici condannati (quelli di “Onorevoli Wanted” o “Se li conosci li eviti”) Travaglio si è lasciato andare ad un’altra dichiarazione già sentita per altri processati illustri, anche se più bassi di lui (nel senso fisico del termine): “Non sono abituato a parlare di complotti o di toghe azzurre o di sentenze politiche o di persecuzioni”. Cambiate il colore da azzurro a rosso e tutto sarà più chiaro.
Passiamo ora al fatto giuridico. La condanna di Travaglio, a prima vista, appare corretta e difficilmente potrà essere riformata dalla Corte d’Appello di Roma. Allo stesso tempo è vero anche che se stasera Travaglio rileggesse in tv quell’articolo scritto su “L’espresso”, non commetterebbe nessun reato di diffamazione. Assurdo vero? Già, ma è proprio così. Perché il collega è stato fregato dalle virgolette. Quelli che una volta si chiamavano i “caporali” e quando si dettava il pezzo alle redazioni bastava dire al dimafonista “apri caporali” e poi “chiudi caporali”. Nel suo articolo dal titolo “Patto scellerato tra Forza Italia e Mafia”, Travaglio cita Previti una sola volta, in un virgolettato attribuito al colonnello Michele Riccio, testimone oculare di un incontro tra Marcello Dell’Utri e l’avvocato Carlo Taormina. Un summit nel quale, sembrerebbe, c’erano cose losche da fare, processi da aggiustare, ecc. Scrive Travaglio: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti».
In sostanza Travaglio – come conferma lui stesso al “Corriere della Sera” – ha detto il vero ma, allo stesso tempo, ha omesso un dettaglio decisivo, come spiega oggi Filippo Facci sul “Giornale”. Lo stesso Riccio avrebbe infatti dichiarato che: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti. Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell’Utri».
Di fatto Previti era fisicamente presente in quello studio legale nello stesso momento in cui c’erano i signori Dell’Utri, Taormina e il dichiarante Riccio, ma il giornalista Travaglio non avrebbe dovuto “imboccare” tale dichiarazione al colonnello Riccio e facendolo – come ha fatto – avrebbe dovuto almeno completare la frase inserendo anche il successivo passaggio indicato da Facci.
Sono le virgolette, i caporali, a “inchiodare” (tra virgolette, of course) il giornalista Marco Travaglio al quale va tutta la mia solidarietà di giovane collega di giudiziaria, già pesantemente apostrofato dallo stesso Travaglio. Magari la sua è stata una svista, un errore di battitura, oppure il dimafonista era distratto o forse, come scrive Facci, Travaglio ha fatto una cosa “ignobile”. Non lo sapremo mai. E a me, sinceramente, neanche interessa. Di certo è paradossale essere condannati per due simboletti grafici.
Eppure così è. Ma la data odierna potrebbe passare alla storia come “Il no condannismo day”, perché con questa inutile condanna di Travaglio e della dottoressa Hamaui (direttora de L’espresso sanzionata per un assurdo “omesso controllo”) rischia di saltare tutto l’impianto costruito proprio da Travaglio, Grillo, Di Pietro e compagnia bella. Un sistema perfido che etichetta (etichettava?) le persone solo attraverso i termini del codice penale o del codice di procedura penale: “querelato”, “indagato”, “imputato”, “condannato”, “prescritto” e finanche “indultato”. Ma si è andati anche oltre: “amico del prescritto”, “compagno d’affari dell’indagato”, “in vacanza con quello che sarebbe poi diventato un condannato” (il caso di Travaglio con Ciuro).
Ma qual è il “valore” effettivo della condanna? E’ sufficiente quella espressa dal Tribunale “in nome del popolo italiano” al termine di un processo nel quale (come mi ha ripetuto un caro amico avvocato del Foro romano) la verità è sempre diversa dai fatti? Oppure la vera condanna è il continuo stillicidio mediatico che ti ricorda: sei “indagato”, “condannato”, “prescritto”, “processato”?
Il paradosso è questo: oggi a nessuno interessa la condanna del giudice, mentre tutti hanno paura di quella “mediatica”. Faccio un esempio su di me. Ho avuto un incidente stradale, l’assicurazione non pagava e mi hanno “querelato”, poi sono stato “indagato” per lesioni colpose, sono diventato “imputato” davanti a un giudice di Pace e se l’assicurazione non avesse pagato sarei stato “condannato”, “indultato” (l’incidente era di aprile 2006), magari pure “prescritto”. E qualche giornale locale avrebbe rilanciato: “A giudizio il giornalista Mastellarini, noto per aver litigato con Travaglio. Condannato Mastellarini, attaccò Travaglio sul suo blog!”.
Torniamo a Travaglio: ha avuto 8 mesi di reclusione, pena sospesa e magari non menzione al casellario. Di fatto un buffetto. Poi la pena è sotto indulto, quindi non cumulabile con altre future condanne. Inoltre, visto che per fargli un processo facile facile ci hanno messo sei anni (ma lui questo non lo dice), scatterà certamente la prescrizione, perchè a Roma per fare un appello se ne vanno almeno quattro anni. Risultato? Nulla di nulla, tranne le statuizioni civili di risarcimento che pagherà “L’espresso”. Che peccato, dare ventimila euro a Previti, quando potevano pagarci più di 200 articoli miei!
Per effetto del “condannismo mediatico”, oggi Travaglio è su tutti i giornali, ne ha parlato il Tg1 quasi fosse l’assassino del Circeo o il serial killer Donato Bilancia. Mentre il giornalista ha semplicemente messo una virgoletta in più. Ha aperto un “caporale”, perché quello di chiusura, al limite, poteva essere considerato un “refuso” grafico.
Aveva proprio ragione il grande Totò: siamo uomini o caporali?
Nella foto Marco Travaglio e Gabriele Mastellarini (2005). Ph. by Luchino


Sergio Fornasini dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 11:59
Grande editoriale, perfetto ed equilibrato
Marco dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 12:03
più pericolosa della condanna giudiziaria è quella mediatica: credo tu abbia centrato il problema Gabriele.
Ed è probabilmente questo il motivo per cui oggi Travaglio è su tutti i giornali: è stato lui (assieme ad altri ovviamente) a creare questa nuova sede di giudizio, davanti alla quale però stavolta dovrà sedere lui.
Come un sordo ha per anni incalzato nei panni del pm della carta stampata i personaggi che portava davanti alla giuria popolare apostrofandoli in gergo “sentenziese” ed ora dietro al banco degli imputati c’è lui…
Chissà come reagirà il pubblico…
Scherzi del destino? Ironia della sorte? Macchè: era tutto prevedibile.
Ma lui è stato sordo e cieco…
Marco dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 13:57
Giusto, torniamo a distinguere tra condanna giudiziaria e condanna mediatica, che poi, secondo me, è praticamente equivalente a quella politica. Se un giornalista omette da un virgolettato una parte sostanziale di una testimonianza, è giusto condannarlo.
Dopodiché, rispetto al fatto in oggetto, cosa c’è di rilevante, il fatto che Dell’Utri, Taormina e Previti si frequentassero mentre il primo aveva processi in corso e il secondo era il suo avvocato, oppure il fatto che, quando si parlava di aggiustare i processi, a Previti gli scappava e doveva assentarsi? E quale persone sana di mente, nel momento del voto, si fiderebbe di questa prostatite acuta? In quale paese civile ci si sognerebbe mai di votare questa gente?
Il problema è che gli Italiani non sono né uomini né caporali, sono come Previti.
Gruppo Delfini Curiosi dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:08
GRANDE GMAST!
AVANTI GMAST!
SEMPRE INTELLETTUALMENTE ONESTO!
pellescura dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:20
A sentire le frasi di Riccio e Taormina su Dell’Utri, chissà Previti come sarà rimasto sconcertato e scandalizzato. Avrà pensato: “Ma questi non penseranno mica di corrompere un giudice?”
matteo mussoni dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:42
piu pericolosa della condanna giudiziria è quella mediatica, verissimo, visto che per certe persone la condanna giudiziaria non può mai arrivare…. .
Ora, se travaglio alla fine sarà ritenuto colpevole per le virgolette giusto che paghi quello che deve e che non sia prescritto, ma lo scandalo non stà in questo processo, comunque vada. inoltre un’eventuale sua prescrizione per questo processo da 2 soldi avvallerebbe le prescrizioni di altri processi ben più gravi. si direbbe, -come? tant baccano per berlusconi prescritto quando ache lui lo è”, ma c’è una bella differenza tra una prescrizione per mafia o corruzione da una per “diffamazione”, travirgolette ovviamente 🙂 .
“se andiamo avanti cosi, io non lo so….” (Amarcord-Fellini)
diego rivera dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:47
Più fazioso di così non si potrebbe.
Al di la del clamore del momento, questa condanna non scredita minimamente Travaglio. Penso proprio che faccia sonni tranquilli, e fa bene.
Giada dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:51
@ Marco
Quindi questa è la sorte che spetta ad ogni giornalista che si occupa di giustizia? Perchè prima o poi qualsiasi giornalista incappa nei così detti reati di opinione. Ma questo non vuol dire che non si debba infornare i cittadini su i “mali affari” della politica e non solo…
diego rivera dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:53
Fantastico il tg1 che pompa sulla condanna di -Travaglio quando si dimenticò di informare su quella di Previti.
Che schifo d’informazione abbiamo in Italia.
Fabrizio Spinella dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 15:52
Per Travaglio. Salti… Di Gioia.
(tra i “caporali”: brani del repertorio di Renato Rascel)
«È arrivata la bufera,
è arrivato il temporale,
chi sta bene e chi sta male,
e chi sta come gli par…
Nella notte profonda,
sembra che uno glielo avesse detto, e invece non glielo aveva detto
che poi anche se glielo avesse detto quello lì non ci sentiva
sai come succede in queste cose qua…
È arrivata la bufera
È arrivato il temporale
Senza pepe senza sale
La minestra non si fa…»
«Mi ricordo quando ero cadetto a Caianello,
eravamo lì che si caianellava del più e del meno, sa, e caianella oggi caianella domani, ma non c’era quell’amalgama sia fittizio che avvocatizio e non disgiunto da quel senso euforico ed assiomatico che distingue gli altri concreti per il senso siderurgico e metallurgico.»
Clau89 dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 17:21
non è ancora condannato definitivamente…. quindi non è “ufficialmente” condannato come Lei ha scritto!!
L’HANNO SCRITTO TUTTI I GIORNALI, L’HANNO DETTO PURE AL TG1, LA NOTIZIA E’ SU TUTTO IL WEB E LEI VIENE A ROMPERE LE SCATOLE A ME…..
SI CONTENGA
grazie
gabriele mastellarini
Clau89 dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 17:39
eh ma il bello del blog è questo, non si arrabbi 🙂
io la leggo spesso, non faccia così!
asdrubale dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 18:26
Questa storia della solidarietà professionale non l’ho mai capita, come non ho mai capito la finta fratellanza tra colleghi. Le persone si stimano o non si stimano, al di là del fatto che svolgono la nostra stessa professione. Sarebbe cosa giustissima se gli ordini professionali fossero aboliti.
Ora abbiamo in questo caso un giornalista condannato per aver commesso un reato, così ha deliberato il magistrato giudicante, è dichiarare la propria solidarietà sarebbe come se il ladro la esternasse per il collega condannato per furto aggravato.
Le responsabilità penali sono personali e ognuno si assuma le proprie.
diego rivera dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 19:13
L’abolizione degli ordini professionali è un argomento molto controverso, che non mi trova d’accordo. Riterrei utile una riforma degli ordini, tenendo conto della specificità delle singole professioni, in maniera di evitare i corporativismi. L’abolizione in se è un passo indietro.
Tommaso Farina dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 20:29
In questo caso, la solidarietà mia non è professionale. Il carcere per diffamazione non deve esistere.
Gruppo Delfini Curiosi dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 20:46
ABOLIRE IL VOSTRO ORDINE?
BEATI VOI! PANNELLA LOTTA, LOTTA, LOTTA; DA QUANTO TEMPO??
aldo dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 21:29
Dai, su, non ha riportato il pezzo della dichiarazione del pentito che dimostra esattamente il contrario di quello che un lettore percepisce leggendo l’articolo. Per il giornalista delle “verità”, il santo inquisitore, non è certo una bella figura.
Enrico Carlo dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 23:58
Signor Mastellarini, ho trovato questo suo articolo su Google, cercando la notizia della condanna di Travaglio.
Era da tanto tempo che non leggevo nulla di così sgrammaticato. Non si capisce niente.
Certo, oggigiorno per molti giornalisti il saper scrivere é un optional, ma nel suo caso si sfiora veramente il grottesco.
grazie per l’originale contributo sig. Carlo, veramente comico
sf
Domenica V. dice:
Friday, 17 October 2008 alle 01:05
Prenda nota l’avvocato di Travaglio, per i motivi di appello. Può ricopiare quanto segue.
– Per mero tuziorismo difensivo, si deve rilevare che la pena irrogata dal Tribunale è sovrabbondante (otto mesi di reclusione, sia pure con il beneficio della sospensione condizionale della pena!) e non inquadrabile nell’odierno contesto sociale. –
(Aiutiamo il condannato, sperando che egli capisca finalmente lo stato d’animo di coloro che disprezza perché condannati.)
Vatusso dice:
Friday, 17 October 2008 alle 03:26
Italiani brava gente, uomini o caporali, oggi un uomo si è dimenticato “dei caporali” e i graduati gli hanno dato una lezione da non dimenticare.
Ma la sostanza quale è, siamo sicuri di essere pro o contro? e contro chi? la sinistra o la destra, o tutte e due insieme? perche’ oggi a Travaglio, mentre Saviano vuole espatriare.
Ieri la banda della magliana oggi i casalesi, il pattume si ripulisce il pattume e tutti applaudono il pattume.
Un tiro alla fune, una gara dove le forze avverse si contendono gli spazi su un limite che sfiora il grottesco e mentre l’euro soffoca le famiglie sempre più indigenti miliardi di euro ad aziende e banche e con la faccia di bronzo il nostro amministratore delegato da se stesso dichiara impunemente: è cambiato il sistema economico, se ieri era lo stop dello stato ai sussidi alle aziende e alle banche in crisi oggi l’america ci invita a dare di più.
Ma chi paga? statene certi sempre noi, un pochino per volta…
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Clan-nel-governo/2045112&ref=hpstr1
Mastellaroni dice:
Friday, 17 October 2008 alle 04:17
Forse i giornali hanno pubblicato la notizia della condanna perche’ ormai e’ un semi-vip e quindi lo trattano da tale. Magari l’hanno anche strumentalizzata per fini politici.
Saluti
Diego aka Neclord dice:
Friday, 17 October 2008 alle 09:25
“E’ una delle prime regole non scritte del giornalismo: una condanna per diffamazione di un collega, chiunque esso sia, non è una notizia e non va riportata. Lo sanno tutti, eppure i quotidiani di oggi danno spazio alla condanna di un cronista dell’espresso. Perchè?”
Perchè Marco Travaglio sta dando fastidio a tante di quelle persone, impegnate in faccende non molto chiare e un pò nefaste, che delegittimare il suo lavoro ora equivale a legittimare l’operato di chi, ogni giorno in silenzio, opera alle spalle dei cittadini.
“Ma la data odierna potrebbe passare alla storia come ”Il no condannismo day”, perché con questa inutile condanna di Travaglio e della dottoressa Hamaui rischia di saltare tutto l’impianto costruito proprio da Travaglio, Grillo, Di Pietro e compagnia bella.”
Il lavoro fatto da queste persone, tra le altre cose promosso quasi sempre in maniera individuale, non cesserà il suo percorso e la sua importanza solo perchè dopo anni sono “riusciti a colpire Travaglio” con una sentenza che Lei definisce “delle virgolette”. Levare i condannati dal parlamento, il lodo Alfano per parare il sedere del Berlusca e altre azioni DOVEROSE per questo Paese andranno avanti comunque.
“E qualche giornale locale avrebbe rilanciato: “A giudizio il giornalista Mastellarini, noto per aver litigato con Travaglio. Condannato Mastellarini, attaccò Travaglio sul suo blog!””
Mi perdoni, ma se è tutto qua il problema è poca cosa. Piuttosto che difendere le sue affermazioni sostenendo che magari, qualche giornale, avrebbe sputtanato i suoi fatti privati basandosi sulle sue vicissitudini con Travaglio, non sarebbe più saggio difendere un collega (per lei odioso) che per dire la verità si è beccato una condanna? Perchè è questo il nocciolo della questione. Un pluricondannato ha vinto la causa contro un giornalista che ha (secondo il giudice) omesso delle “virgolette”. E’ la notizia del secolo? No, fa ridere. “Solo in Italia mi verrebbe da aggiungere”. Che Travaglio Le stia antipatico o meno non c’entra. Piuttosto che domandarsi se Travaglio sia un idolo o un furbo che usa le condanne altrui, si chieda perchè quelle persone condannate sono ANCORA LI A FARE I LORO INTERESSI. Questa è una domanda a cui dare risposta.
Saluti Sig. Mastellarini, buon lavoro.
http://neclord1000.wordpress.com
caro Diego aka Neclord, potrebbe cortesemente evitare di mettere il link al suo blog in tutti i commenti? Messo una volta è sufficiente, metterlo sempre disturba, grazie
sf
Diego aka Neclord dice:
Friday, 17 October 2008 alle 11:07
Mi perdoni. So che molti servizi offrono la possibilità di linkare nel nome il blog di chi commenta per favorire la diffusione delle idee (e dei blog) e soprattutto per dare un senso di “serietà” di chi scrive. Sa, assisto spesso al fenomeno dei “commenti” anonimi, o peggio all’uso di nomi altrui per argomentare su vari blog e siti web. Il fatto di inserire il link “certifica e identifica” l’identità dell’autore, soprattutto se si firma con nome e cognome. Tutto qui. Non era mia intenzione sembrare scortese. Buona giornata
aldo dice:
Friday, 17 October 2008 alle 11:11
Ha detto la verità ? ha omesso le virgolette ? ma ci stiamo prendendo per i fondelli o siamo seri ? ha riportato una frase tagliandone un pezzo per far capire al lettore esattamente il contrario del vero. E il bello è che continua a dire di non aver fatto nulla di male, cioè ritiene normale un comporatamento del genere. Guardate che il primo a fare mea culpa dovrebbe essere proprio Travaglio perchè se per lui è normale tagliare le frasi in quel modo, se quello è il suo modo di fare il giornalista d’inchiesta, allora i suoi libri sono poco più di carta straccia. Piuttosto si difenda dicendo che la seconda parte della frase non fu pubblicata per colpa del tipografo, cavoli sostenere che va bene così, che proprio non capisce quale sia il problema, è indecente.
Sergio Fornasini dice:
Friday, 17 October 2008 alle 11:58
@ aldo
concordo pienamente
@ Diego aka Neclord
i commenti si completano da soli di un senso di serietà quando espressi correttamente come i suoi, poi non dubitiamo della sua identità. Lei poi è del mestiere, ha un blog e sa di cosa parlo. Buona giornata anche a lei
Stefano dice:
Sunday, 19 October 2008 alle 19:10
Giocate a fare i giornalisti???
Cosa vi ha fatto travaglio per meritare questa aperta ostilita’.
Godete come ricci di un uomo coraggioso, intelligente e grande giornalista.
Invidia?
Vito D. dice:
Sunday, 19 October 2008 alle 20:00
Non si stanno mettendo in discussione le qualità giornalistiche o il coraggio del grande giornalista ma piuttosto il modo furbesco o ignobile (come scrive Facci) di descrivere fatti in modo da indurre il lettore a credere cose diverse da quelle realmente accadute. Insomma non racconta la verità ma quello che vuole far credere lui.
Ma Aldo è stato bravissimo a spiegare il concetto.