ITALIA IN CRISI. L'ECONOMIST RIVELA CHE…
Tuesday, 16 December 2008Articolo tratto da “The Economist“, tradotto da Gabriele Mastellarini per Italiadallestero.info
Il debito pubblico italiano. Gli scossoni dei mercati finanziari fanno temere il peggio.
Il debito pubblico italiano, il terzo più grande al mondo, equivalente al 104% del PIL, non è un elefante nel soggiorno di casa, ma un orco in soffitta. C’è paura che possa venir fuori e scombussolare l’intera situazione economica, non solo in Italia, ma anche nell’intera zona euro. Il 3 dicembre si è sentito un rumore sinistro arrivare dalla porta della soffitta. Un rumore derivato da una risposta del Ministro del Welfare del governo Berlusconi, Maurizio Sacconi, alle voci di disaccordo con il Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, su quanto spendere per le misure di stimolo dell’economia.
Smentendo che ci fosse alcun conflitto, Sacconi ha dichiarato: “Sono anche io vincolato dal debito pubblico e sono anche io preoccupato per il rischio di “default” del Paese”. Apparentemente inconsapevole del possibile effetto delle proprie parole, Sacconi ha aggiunto: “C’è qualcosa di peggio della recessione: è la bancarotta dello Stato, un’ipotesi improbabile, ma non impossibile”. Se il Ministero del Tesoro non sarà capace di trovare compratori per i titoli di Stato, ha detto Sacconi, l’Italia potrebbe far la fine dell’Argentina che cadde in dissesto nel 2001.
Il mercato delle obbligazioni di Stato è diventato certamente un terreno ostico per chi si occupa del piazzamento del debito. Numerosi stati, molti con un’affidabilità creditizia di gran lunga migliore dell’Italia, hanno bisogno di un aumento delle liquidità. Ma se il rendimento delle obbligazioni in Italia aumentasse, il Governo potrebbe essere costretto a pagare più interessi e la situazione di deficit nazionale potrebbe, a quel punto, sfuggire di mano. Se questo dovesse accadere sarebbe un’ulteriore erosione della fiducia degli investitori, che a loro volta chiederebbero rendimenti ancora più alti.
Dopo le proteste in seguito alle affermazioni di Sacconi, il Ministro Tremonti ha negato l’ipotesi di “default”. Ma nello stesso giorno ha confermato che i rischi in tal senso sono aumentati.
Tremonti ha affermato in commissione parlamentare che il “vincolo fondamentale” alla spesa di governo non era più rappresentato dai parametri di Maastricht dettati dall’Unione Europea sul deficit massimo, ma dai limiti imposti dai mercati finanziari. In effetti, sono stati espressi timori che l’inizio di ció che gli operatori finanziari chiamano “dinamiche ostili del debito” sia già evidente dal netto allargamento nello scarto, in termini di rendimento, tra i bond decennali tedeschi e le obbligazioni italiane.
Il 5 dicembre questo valore ha raggiunto il record di 144 punti base [BPS, N.d.T.], in crescita da un minimo di 38 punti base alla fine di maggio (vedi grafico).
Anche Brian Coulton di Fitch, un’agenzia di rating, spiega che questi valori riflettono il calo dei rendimenti tedeschi (gli investitori cercano la sicurezza) piuttosto che l’aumento di quelli italiani. “I rendimenti attuali delle obbligazioni decennali in Italia sono gli stessi della fine del 2007″ ha osservato Coulton. Sin dal lancio dell’euro, inoltre, i controllori del debito italiano sono riusciti ad estendere la data di scadenza media dei prestiti fino a circa sette anni, tenendo così i tassi di interesse bloccati e assicurando che solo una piccola parte di questo debito pubblico sia in balia di improvvisi aumenti del tasso di interesse.
In parte grazie alla riduzione della spesa voluta dal precedente governo di centro sinistra, le finanze pubbliche italiane non sono più nello stato critico in cui si trovavano alcuni anni fa. La scorsa primavera il Ministro Tremonti ha fatto passare in parlamento un piano finanziario di spesa di tre anni che prevede profondi tagli. Ciò fa sorgere due domande. La prima è se Tremonti sarà capace di confermare i tagli. L’altra domanda è relativa a cosa succederà nella parte del bilancio relativa alle entrate. In un periodo di recessione gli introiti derivanti dalle tasse sono destinati a diminuire. Ma di quanto?
In parte la risposta dipenderà dalla sensibilità dei conti pubblici alle variazioni della crescita. Le entrate fiscali erano molto aumente sotto il centro-sinistra. Ma, come ha sottolineato l’analista Coulton, non è chiaro quanto di questo incremento delle tasse fosse strutturale (il prodotto di un miglioramento duraturo nella raccolta delle tasse) e quanto ciclico (risultato di una temporanea ripresa dell’economia).
L’altra variabile è la gravità di questa recessione. Molti osservatori prevedono che sarà meno grave in Italia rispetto che in Inghilterra (anche se più grave che in Francia o Germania).
Tuttavia le misure anti-recessione di Berlusconi sono state certamente modeste (solo 6 miliardi di euro di spesa netta extra). E la ragione per cui il Presidente del Consiglio ha indietreggiato nei suoi intenti di maggiori aiuti è stata che Tremonti gli ha ricordato delle limitazioni imposte dai 1575 miliardi di euro di debito italiano.
L’orco è ancora là, anche se per il momento è ancora incatenato.


asdrubale dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 16:04
Mi stupisco di chi si stupisce, anche se l’opposizione ha pure il diritto di fare propaganda, proponendo manovre anticrisi basate su una spesa pubblica che tutti sanno l’Italia non può permettersi. Il problema sono quelli che danno retta a Veltroni e Di Pietro, che queste cose le dicono.
Orlando dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 16:21
Il problema sono quelli che danno retta a Berlusconi che un giorno prima dice che non c’è alcuna crisi, il giorno dopo la crisi c’è e serve per giustificare ogni cosa. Bersi le balle del PDL non è mai stato così appagante eh!?
asdrubale dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 16:35
I dati di bilancio sono oggettivi, mica si deve credere a quello che dice Tizio o Sempronio: basta ragionare con la propria testa (ad avercela).
sandro dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 17:06
bisognerebbe sapere come vengono redatti questi bilanci…..per ragionare con la propria testa…..e che tale testa non sia troppo piena di idiozie che ci propina il nostro grandissimo ducetto…..
Tommaso Farina dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 17:19
L’E-communist non smentisce la sua fama.
Orlando dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 17:53
Sante parole asdrubale… ad avercela una testa propria. Però certe teste sarebbe meglio non averle proprio…
@Tommaso Farina: Ecommunist?? Mah…
Tyler dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 18:09
menomale va, è una falsità, grazie asdru
Tommaso Farina dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 19:17
Non è mio il copyright Orlando…
Carlo Gambino dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 19:55
Beh, siccome Berlusconi è un grande statista che si circonda di collaboratori di primo ordine, risolverà questi problemi in un amen, no?
No?
Fabrizio Spinella dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 22:52
La prevalenza nel Governo italiano di menti economiche abbastanza attrezzate e ben considerate in ambiti internazionali (come Tremonti e Frattini)induce ad essere meno pessimisti dell’Economist, che pure ammette maggiori difficoltà in Gran Bretagna, in Francia e Germania rispetto alla situazione italiana.
L’interdipendenza dei sistemi finanziari nazionali è nota. Meno, la condivisione internazionale di strategie per parare i contraccolpi di questa interdipendenza. Il giornalismo italiano riferisce in genere ai suoi lettori le liti effimere nel Palazzo, con molti dettagli della serva, ma non li abitua a ragionare sulla realtà. Come se si trattasse di temi letterari.
Ci fu una discussione tra Jules Renard e Rainaud su Mallarmé. Renard disse: “È stupido”. Raynaud disse: “È meraviglioso”. Annotò poi Renard: “E ciò somiglia a tutte le discussioni letterarie”.
Potete usare quest’aneddoto per le discussioni politiche (e ai blog) di casa nostra.
Fabrizio Spinella dice:
Tuesday, 16 December 2008 alle 22:55
Errata corrige:
(e nei blog)
Diego Neclord Tomasoni dice:
Wednesday, 17 December 2008 alle 19:50
@ Fabrizio Spinella: Tremonti e Frattini sarebbero ben attrezzati? Forse per l’ippica. Ma era una battuta?
@ Carlo Gambino: Berlusconi è un grande statista, di quelli totalitari, non c’è dubbio.
@ Tommaso Farina: magari avessimo l’Economist in Italia 🙁 invece ci troviamo con un esercito di giornalisti leccaculo pagati con i soldi del vecchio nonno berlusca. Lo dico sempre ai miei amici appassionati di cronaca. Volete fare i giornalisti? Scrivete di enologia o andate in Birmania (o un paese incasinato a scelta).
Il debito pubblico pesa sull’Italia come un macigno sui coglioni. Peccato che la classe politica si sia progressivamente aumentata gli stipendi mentre tutti in Italia è già tanto se hanno un lavoro. Ma finchè c’è gente che dice “forza Silvio” e gli va bene così… poi non c’è da meravigliarsi se siamo il terzo mondo d’Europa 🙂
Fabrizio Spinella dice:
Wednesday, 17 December 2008 alle 22:58
Diego, torna a studiare e non usare il metro con cui misuri la circonferenza del tuo cranio per i cervelli degli altri. Ché se vogliamo cazzeggiare, prima devi fare un corso intensivo cominciando dal “Fuggilozio” (informati di cosa si tratta).
Quando Frattini e Tremonti spiegavano l’Economia e il Diritto, tu ti grattavi i “tomasoni” inseguendo la sufficienza a malapena in qualche sgangherato.
Frattini è stato avvocato generale dello Stato e magistrato amministrativo, oltre che consigliere giuridico di governi. E con lui, Tremonti fa parte del Comitato esecutivo italiano del prestigioso Aspen Institute, dei cui membri ti fornisco l’elenco:
Luigi Abete
Giuliano Amato
Lucia Annunziata
Alberto Bombassei
Francesco Caltagirone
Giuseppe Cattaneo
Fedele Confalonieri
Francesco Cossiga
Maurizio Costa
Gianni De Michelis
Umberto Eco
John Elkann
Pietro Ferrero
Jean-Paul Fitoussi
Franco Frattini
Cesare Geronzi
Piero Gnudi
Gian Maria Gros-Pietro
Enrico Letta
Gianni Letta
Emma Marcegaglia
Francesco Micheli
Paolo Mieli
Mario Monti
Tommaso Padoa Schioppa
Corrado Passera
Riccardo Perissich
Angelo Maria Petroni
Mario Pirani
Roberto Poli
Ennio Presutti
Romano Prodi
Gianfelice Rocca
Cesare Romiti
Paolo Savona
Carlo Scognamiglio
Domenico Siniscalco
Lucio Stanca
Robert K. Steel
Giulio Tremonti
Giuliano Urbani
Giacomo Vaciago.
Ma che cacchio capisci di debito pubblico, e del resto. Leggi, studia e poi confrontati, schierandoti come e dove ti pare. E usa anche un po’ la categoria del dubbio, se no emigra nel Golfo del Bengala dove i “tomasoni” magari te li rosolano se ripeti le stesse sciocchezze…
bart_simpson dice:
Thursday, 18 December 2008 alle 09:21
Sembra che l’Italia abbia superato l’Inghilterra in quanto a pil.
Come è possibile visto che noi abbiamo Tremonti e gli inglesi l’Economist?
Comunque l’articolo non mi sembra negativo al 100%
Tommaso Farina dice:
Thursday, 18 December 2008 alle 15:09
@Neclord eccetera.
Non so quanto sia giusto consigliare agli amici d’occuparsi d’enologia, disciplina universitaria che richiede conoscenze chimiche e biologiche non alla portata di tutti. Vedo male un giornalismo che parli di barbatelle, di terpeni, di antociani, di polifenoli, di resveratrolo, di flavonoidi, di “batonnage”, di osmosi inversa, di fermentazione malolattica. Poi ci credo che uno si butta sulla Birmania: almeno per non far addormentare i lettori ignari.
Carlo Gambino dice:
Thursday, 18 December 2008 alle 22:28
“menti economiche abbastanza attrezzate e ben considerate in ambiti internazionali (come Tremonti e Frattini)”
Wow! La creme della creme.
Io aggiungerei Boldi e De Sica.
Fabrizio Spinella dice:
Friday, 19 December 2008 alle 01:24
Spiace che Gambino la butti in burletta. E dubito che egli abbia la possibilità di essere chiamato a far parte di un board…
Orlando dice:
Friday, 19 December 2008 alle 09:25
@Spinella: wow! che elencone di nomi! Da chi comincio di questi espertoni?
Geronzi: Crack Italacase, condannato in primo grado per bancarotta a 1 anno e 8 mesi più l’interdizione di esercitare uffici direttivi presso qualunque impresa per 2 anni.
Cesare Romiti: Nel 2000 la Cassazione conferma la condanna a undici mesi e dieci giorni di reclusione per irregolarità relative al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere in Rcs MediaGroup e Impregilo.
Gianni De Michelis: è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi patteggiati per corruzione nell’ambito delle tangenti autostradali del Veneto; 6 mesi patteggiati nell’ambito dello scandalo Enimont.
Tre a caso… quindi il prestigioso è ancor più prestigioso!
Fabrizio Spinella dice:
Friday, 19 December 2008 alle 15:40
Geronzi, Romiti e De Michelis, ciascuno nei propri ambiti, sono inciampati in situazioni in cui la loro responsabilità è derivata da coinvolgimenti in decisioni complesse e controverse di governance e di politica, sulle quali lei, caro Orlando, possiede notizie di quinta mano. Romiti si è sacrificato per proteggere Agnelli e la Fiat (e quindi il residuo onore internazionale dell’Italia) ed è stato alla fine ben ricompensato dalla Famiglia. Anche Lama gli riconobbe una saggezza e una capacità in momenti difficili e terribili della vita nazionale. Geronzi ha costruito a tappe un impero finanziario, e spesso in questo mondo di affari & banche inciampano anche le menti più attrezzate, come in dimensioni più grandi abbiamo di recente verificato. Non scambi, per piacere, Geronzi per Tanzi. De Michelis, patteggiando, ha ammesso di aver partecipato ad un tipico delitto “sociale” legato al finanziamento dei partiti. Quanto alla sua preparazione, chiedere magari ai vertici della Repubblica cinese (dove persistono i ragionamenti confuciani, più che da Libretto rosso).
Il prestigio, caro Orlando, si misura in altro modo. E guardi che la mia non è indulgenza verso gli errori.