Cassazione: Paolo Liguori condannato per diffamazione a mezzo stampa

Monday, 9 March 2009
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(Paolo Liguori è attualmente direttore della testata TgCom, gruppo Mediaset)

Roma, 6 mar. (Adnkronos) – Per commentare l’arresto di Marcello Dell’Utri, Paolo Liguori paragono’ l’operato dei giudici torinesi a quello delle milizie serbe nei confronti della popolazione bosniaca. Ecco perche’ la Cassazione ha condannato il giornalista, in solido con le Reti Televisive Italiane, a risarcire con 25 mila euro ciascuno i tre giudici diffamati a mezzo stampa, e cioe’ il gip di Torino Piera Caprioglio e i sostituti procuratori presso la Procura torinese, Cristina Bianconi e Luigi Marini.

I fatti analizzati dalla Terza sezione civile risalgono al maggio 1995 quando, Paolo Liguori, nell’ambito del programma ‘Studio Aperto’, commentando l’avvenuto arresto di Dell’Utri, all’epoca presidente di Publitalia, paragonava l’operato dei giudici a quello dei militari serbi dicendo, tra le altre cose, che “anche in Italia ci sono magistrati serbi un po’ ovunque”. Da qui la condanna a risarcire i giudici per i danni da diffamazione a mezzo stampa, confermata sia dal Tribunale (luglio 2000) che dalla Corte d’appello di Roma, nel maggio 2003.

Inutile il ricorso di Liguori e della R.T.I. in Cassazione, anche sulla base del fatto che non erano stati fatti i nomi delle toghe. Piazza Cavour, respingendo i ricorsi, ha evidenziato che “le espressioni” pronunciate dal giornalista “con il raffronto operato alle violenze efferate consumate in Bosnia, erano certamente offensive dell’onore e della reputazione dei tre magistrati interessati, la cui identificabilita’ travalicava i limiti della ristretta cerchia giudiziaria in conseguenza delle diffuse notizie di stampa sulla vicenda”.

(fonte: iltempo.ilsole24ore.com)

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  1. Tyler dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 16:38

    era a StudioAperto eh? Evabbèèè Paolo, manco lo diranno in televisione, che te frega?

  2. Wil Nonleggerlo dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 17:04

    Pensate, nei Tg del 1995 ancora si commentavano i processi dei protagonisti della vita politica italiana.

    14 anni, giustizia è fatta.

    Wil

  3. Dean Keaton dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 17:23

    Dov’è la novità?
    Un giornalista e la sua testata vengono condannati per aver criticato dei giudici.
    In Italia gli unici che se lo possono permettere sono i parlamentari. Ma solo grazie alla norma che, grazie a Dio, permette loro di esprimere liberamente la propria opinione nei confronti di chicchessia in virtù del loro pubblico ruolo.

    Un elemento singolare, per la verità, esiste: Liguori i nomi dei giudici non li ha fatti.
    Lei pensa, caro Sergio, che se scrivessi che i camionisti di Ferrara guidano come i kamikaze di Hamas potrebbero condannarmi a risarcire ognuno di loro con 25.000 euro?

    Saluti

  4. pellescura dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 18:03

    A mediaset avranno un fondo per questi piccoli intoppi. Qualcuno deve pur fare lo sporco lavoro…

  5. Sergio Fornasini dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 19:02

    Caro Dean, qualcuno una volta ha detto che un gionalista non può dirsi tale finché non viene condannato almeno una volta per diffamazione. Onestamente non ricordo la paternità della frase, ho riportato l’articolo perché comunque è una notizia che giudico non proprio irrilevante. Molto oscurata sui media a dire la verità, noi probabilmente siamo un blog contro tutte le correnti

  6. Gabriele Mastellarini dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 19:19

    Caro Sergio, stavolta hai torto!
    gmast

  7. tequilero dice:

    Monday, 9 March 2009 alle 20:17

    Non capisco gmast.
    Su cosa ha torto Sergio?
    Nell’aver riportato una notiza dell’Adnkronos senza commentarla?
    Nell’aver fatto una citazione sbagliata sulla professione di giornalista?
    Sulla condanna di Paolo Liguori, poi ognuno si fa la sua idea.
    La mia è che quell’espressione di Liguori non ha nulla a che vedere con l’informazione e il diritto di critica.
    Liberissimo di ritenere l’operato della Magistratura sbagliato, liberissimo di ritenere Dell’Utri una vittima.
    Liberissimo di ritenere l’inchiesta campata per aria.
    Liberissimo di fare tutti gli approfondimenti che si vogliono per evidenziare le lacune e gli errori di quell’inchiesta
    Oltretutto non so neanche a quale procedimento si riferisce e che fine abbia fatto.
    Ma quel paragone utilizzato da Liguori è ben altro.
    Il problema poi Dean è che in realtà la Sua ipotetica affermazione sui camionisti di Ferrara dovrebbe essere inserita in un ben preciso contesto per essere paraganata al caso in questione.
    Ad esempio un evento che ha visto coinvolto un preciso camionista con nome e cognome, ripetutamente riportato dagli organi di stampa.
    In questo caso, quel determinato camonista, a mio avviso, potrebbe agire nei Suoi confronti per diffamazione.
    Come nel caso di Liguori, l’azione è stata promossa solo dai giudici effettivamente coinvolti in quella vicenda, facilmente identificabili, e che sono stati paragonati alle milizie serbe che massacravano la popolazione bosniaca innocente.
    Il giornalista è stata condannato a pagare loro, non tutta la Magistratura di Torino o Italiana.

    Saluti

  8. Sergio Fornasini dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 00:59

    “E’ una delle prime regole non scritte del giornalismo: una condanna per diffamazione di un collega, chiunque esso sia, non è una notizia e non va riportata.” ( http://dituttounblog.com/editoriali/marco-travaglio-condannato-per-un-errore-tipografico ). È la frase iniziale di un bellissimo editoriale di Gmast, quando ad essere condannato fu Marco travaglio.

    Chiedo scusa, non sono un giornalista ma, come mi sono definito nell’articolo di apertura di questo blog, un “blogger per caso”. Quindi ho la licenza di pubblicare tutte le stupidaggini che mi passano per la testa. Sicuramente non sarà etico, ma è funzionale alla discussione che si tiene in questo luogo dell’immenso cyberspazio.

    L’editoriale sopra citato non si limitava all’apertura ovviamente, evidenziando come per la condanna in primo grado di MT si fossero mossi tutti i media, dal Corriere a Repubblica (testata per la quale scrive lo stesso MT) ed addirittura il grande Tg1. Manco si trattasse che so, di un nuovo stupro ad opera di uno straniero.

    Nonostante sia un direttore di testata, per Paolo Liguori il nulla assoluto. Solo per caso mi sono imbattuto nella notizia e mi è sembrato giusto riportarla. Che diamine, non siamo una testata giornalistica, solo un luogo di discussione virtuale.

    Gmast ha ragione nel darmi torto, credo sia una situazione nella quale cado abbastanza spesso. Nel senso che tra le vie possibili talvolta scelgo quella più onerosa da percorrere. In questo caso ho consapevolmente indicato la strada sbagliata, quella indifendibile anche per un idealista.

    Mi riferisco alla mia frase sui giornalisti condannati per diffamazione, rivolta a Dean Keaton: «qualcuno una volta ha detto che un gionalista non può dirsi tale finché non viene condannato almeno una volta per diffamazione». In realtà non la condivido affatto, era una provocazione. Ispirata a quanto ha pubblicato un famoso giornalista in occasione della sua personale condanna, letteralmente ha scritto: «negli anni 80, Indro Montanelli fu condannato per diffamazione nei confronti di Ciriaco De Mita: un milione di lire di multa per avergli dato del padrino. Montanelli si appuntò al petto la condanna come una medaglia.». Chi è l’autore della frase? La risposta è fin troppoo facile.

    Ripeto, non sono un giornalista e non me ne intendo. Sulla materia penso che solo un grande come il vecchio Indro poteva portare a spasso con un certo stile una condanna per diffamazione. Ma il caparbio Montanelli era un pezzo unico, diffidate dalle imitazioni.

  9. tequilero dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 08:00

    Scusate ma non capisco:
    http://dituttounblog.com/articoli/condanna-belpietro-milano
    E il torto, comunque, sarebbe dell’Adnlkronos, giornalisti credo, che hanno riportato la notizia.
    E poi toglietemi una curiosità.
    Appllicando quella regola non scritta, io come vengo a sapere che un tizio è stato diffamato da un articolo?

  10. Tyler dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 09:05

    per l’hanno condannato perchè è della Roma, fosse stato dell’Inter non gli avrebbero fatto niente U_U

  11. Dean Keaton dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 14:44

    Vede, avvocato Tequilero.
    La diffamazione ha spesso confini sottili ed incomprensibili per noi poveri esseri umani che giudici non siamo.
    Nel link da lei riportato, ad esempio, mesi fa avevo ricordato il caso delle figlie di Tortora.
    Nel caso specifico, considerato anche il periodo storico nel quale Liguori espresse il suo pur forte parere, ad un semplice cittadino pare evidente che il giornalista non voleva certo paragonare i tre giudici a dei brutali assassini. Era una semplice metafora che prendeva spunto dalla cronaca del tempo.
    La verità è che nel nostro Paese, come ho già detto, è proibito criticare l’operato della magistratura e, siamo al paradosso, talvolta è persino proibito affermare che sia proibito criticarla, perchè lascia intendere qualcosa di diffamatorio.

    Diverso è il caso del giornalista che fa comparire persone che non c’erano in una stanza, scrive libri basandosi su interviste manipolate o sottointende legami mafiosi di alcuni personaggi, dove per mafia non si intende una maniera di agire, ma la vera e propria organizzazione criminale.

    Saluti

  12. Tyler dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 16:18

    a me sembra che uno che fa appello con l’unica giustificazione che non ha fatto nomi, l’unica cosa che potevano dirgli era: “ma che me stai a piglià per culo?”
    Povero Dell’Utri, giudici serbi.
    Ora è pure simpatico Liguori, parla di calcio e sta al TGCOM, ma una volta gestiva una rubrica opinionista su StudioAperto che era quello che era, anche se… farei volentierissimo a cambio con quella odierna.

  13. tequilero dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 17:24

    Caro Dean, resto della mia opinione.
    Quelle frasi di Liguori non si inseriscono all’interno di un legittimo diritto di critica, ma vanno ben oltre.
    Quanto al periodo storico, se non erro, stiamo parlando del 1995, quando l’ondata di Mani Pulite si stava spegnendo, il Cavaliere dopo una prima fase di condivisione totale dell’operato dei Giudici milanesi e di critica alla “vecchia politica ladrona” inziava a lamentarsi della giustizia politicizzata.
    I telegiornali fininvest, inizalmente schierati senza se e senza ma con i giudici, iniziavano a cambiare registro.
    Fatti e misfatti, come ricorda Tyler, era quello che era…
    E quanto accadeva nella ex jugoslavia era ben chiaro ai cittadini italiani.
    Ecco perchè penso che quel paragone è stato sbagliato ed era inserito all’interno di una ben precisa campagna mediatica.
    Non concordo neanche sull’impossibilità della critica alla Magistratura.
    Se la critica è: i Giudici sono degli assassini allora forse si dovrebbe motivare un pochino meglio quanto si scrive o si dice in tv, altrimenti i rischi sono noti.
    E glielo dice uno che quando si tratta di criticare un magistrato non se lo tiene nella tastiera….
    Concordo con Lei, infine, sulla diversità dei casi.
    Si figuri, ho letto di un giornalista che addirittura ne ha fatte comparire 4 di persone dentro una stanza a Lugano a complottare e ho sentito un telegiornale nazionale dire nell’orario di massimo ascolto, che un consulente del P.M. aveva intercettato personalmente le telefonate di 350 mila persone, tra cui un MInistro.
    Come diceva il caro vecchio bogey “E’ la stampa bellezza e non puoi proprio farci niente. Niente!”

    Saluti.

  14. Filippo Facci dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 21:55

    Minchia. E ne ho viste, di ‘ste cose. 75mila euro per UN aggettivo verso giudici neppure nominati. Pesante.

  15. Francesco B dice:

    Tuesday, 10 March 2009 alle 22:47

    E’ una notizia, mi par giusto discuterne…

    E mi par giusta la condanna anche…

  16. Fabrizio Spinella dice:

    Wednesday, 11 March 2009 alle 01:38

    Condanne? Liquori da bere per ogni giornalista. Resta il fatto che o il magistrato si rende invisibile ed impersonale, e allora potremo gridare “Magistrati cornuti”, volgendo genericamente l’ingiuria ad un soggetto collettivo in nome del libero pensiero che potrebbe farci dire pure “commercianti ladri”, o il magistrato si presenta con nome, cognome e complessione fisica, e allora diventa parte criticabile, che per difendersi può adire le vie legali ma soggette a un giurì che non sia della sua categoria: cioè, può far valere le sue ragioni presso un organo non composto da magistrati (uno psicologo, un antropologo, un criminologo, un urologo, uno psichiatra, un prete).

  17. Tyler dice:

    Wednesday, 11 March 2009 alle 10:20

    urologo eh? XD

  18. Fabrizio Spinella dice:

    Wednesday, 11 March 2009 alle 22:50

    Scusi Tyler, ha capito bene: urologo. Viste le continue “minzioni” dei protagonisti sui giornali e nelle aule di giustizia, deve dedurne che si tratta di pollachiuria. Serve quindi anche un urologo, per “dirimere” le “minzioni”.

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