Giustizialismo a tutti i costi
Thursday, 10 July 2008Pubblicato nella categoria LETTERE
Riceviamo da Marco Caruso e volentieri pubblichiamo:
ciao Gabriele.
a proposito degli effetti del travaglismo, vorrei portare alla tua attenzione questo mio post su un pezzo di tale Daniele Martellini.
il mio obiettivo, nel raccontarne l’articolo, era quello di mettere in luce l’assoluta incompetenza del (finto) giornalista d’inchiesta e come il “metodo Travaglio” si stia radicando nel mondo dell’informazione.
nonchè quanto a volte “l’informazione” stessa non perda occasione di trovare qualche “padrone” cui chinare il capo…
saluti…
Marco
questo è il link:
http://ilpensatore.wordpress.com/2008/07/09/il-giustizialismo-dipietresco/
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Alessandro dice:
Thursday, 10 July 2008 alle 16:32
dunque, se vogliamo chiamare le cose col loro nome, quello tenuto da Daniele Martellini è più il metodo alla Piero Ricca che altro.
Io Marco Travaglio, in giro con la telecamerina ad incalzare, quasi ad aggredire l’interlocutore, non l’ho mai visto. Però posso essermi perso qualcosa, o magari è caduto pure Lei in una inesattezza, chissà…
Poi, al di la se è incompetente o no Daniele Martellini, perché necessariamente associare l’incompetenza di uno con quella di Marco Travaglio ( oh, sempre ammesso che lo sia incompetente, poi)?
L’universo giornalistico è strazzeppo di giornalisti che definirli incompetenti è fare loro un complimento, poi però capita che sempre e solo “il fighetta” va preso a riferimento?
Ma poi, sig. Caruso, perdoni la domanda, ma attaccare in questo modo Travaglio le sta dando soddisfazione? Sa sig. Caruso, vorrei cominciare anch’io a ragionare così: ogni qual volta leggo una scemenza so subito a chi attribuirne la paternità, così non sto più ad impazzire pensando che magari sono io che sono troppo poco intelligente per capire.
Saluti
Ps. sono sempre in attesa di intavolare una discussione con lei riguardo al pool antimafia, magari quando ha un momento, sarebbe interessante uno scambio di idee
Mauri DP dice:
Thursday, 10 July 2008 alle 21:16
E sarebbe questo Sig. Martinelli “il nuovo” (giornalisticamente parlando) che avanza?
A questo punto, iniziamo col chiederci: cosa s’intende per INFORMAZIONE?
Secondo alcuni manulai di comunicazione, un’informazione è la capacità di rendere noto ciò che è ignoto, di render certo ciò che è incerto, con l’impiego di un linguaggio e di un medium che sia usufruibile e condificabili da tutti.
Ciò premesso sappiamo tutti che a volte divulgare un’informazione, per quanto di pubblica utilità, sia impresa rischiosa. Poniamo a questo punto che io sia un paracadutista e che decida, col mio bravo attrezzo legato sulle spalle, di buttarmi da un’altezza di 3000 mt. Mi pare ovvio, a meno che non sia un irresponsabile o, peggio, un pazzo, accertarmi che il mio bravo paracadute sia perfettamente in ordine e funzionante: o no?
Bene: adesso prendiamo un giornalista valente, uno dei tanti free-lance in circolazione anche nel nostro Paese, i cui introiti ecnomici siano già incerti. E supponiamo he lo stesso sia in possesso di informazioni utili e documentabili. Il minimo che possa fare, prima di consegnarle al proprio editore per essere pubblicate, è di accertare che il suo “paracadute”, ovvero l’editore, sia disposto a condividere con lui i rischi, ossia a corrergli in soccorso nel caso di prevedibili guai giudiziari successivi alla pubblicazione del “pezzo”. Vi chiedo: secondo voi quanti sono gli editori in Italia realmente disposti a fare ciò? Ecco qual è la vera e più importante questione da risolvere nel nostro Paese: le garanzie di tutela che molti ottimi giornalisti non hanno! Alla faccia della “libera informazione”! Ed è questa la prima e la più importante delle battaglie di cui, ognuno di noi, come libero cittadino, dovrebbe farsi carico.
Punto successivo: la cosiddetta “industria dell’indignazione”, quella -tanto per intenderci- dai comici e dai giornalisti onnipresenti nelle manifestazioni di piazza e nei dibattiti televisivi trasmessi in prima sera, fanno Informazione? Vi chiedo: cosa aggiungono costoro di veramente NUOVO a ciò che ogni italiano mediamente acculturato non sappia già? e cioè che, in buona sostanza, quasi tutta la classe politica è ladra e corrotta? Cosa c’è di nuovo nelle loro “inchieste giornalistiche”? E quali reali cambiamenti hanno determinato col loro operato? Vedo due blocchi, apparentemente in conflitto fra di loro: da una parte quella che loro hanno ribattezzato “La Casta”, sempre più ladra e corrotta di prima, sempre più potente ed arrogante. Dall’altra parte c’è la loro di “Casta”, sempre più acclamata, sempre più popolare e, soprattutto, sempre più ricca… oltre che consapevole che, in caso di eventuali guai giudiziari, avranno le risorse necessarie per pagare le parcelle dei più scaltri avvocati. Chi c’è fra questi 2 blocchi?
Ci siamo noi, complici ora di una Casta (quando siamo nella cabina elettorale) ora dell’altra, quando li acclamiamo e li nominiamo “paladini della vera informazione”. Dov’è il loro merito, se non quello di averci dato in pasto ciò che, in definitiva, noi cerchiamo e chiediamo? E’ questo l’insegnamento dei vari Biagi, Montanelli, Fallaci? Loro che con il loro coraggio ed anche a costo di mettere a repentaglio la loro stessa vita, hanno testimoniato col loro lavoro cosa sia la vera Informazione.
L’informazione, quindi, è conoscenza innanzi tutto. Ed è solo attraverso una reale conoscenza che possiamo evolvere la nostra coscienza e stimolare il nostro senso critico. Delegare ad altri ciò che vogliamo sentirci dire non accresce la nostra coscienza. Al contrario la mortifica, la rimpicciolisce.
In una parola: la appiattisce.
Buona serata.
Mauri DP
DeanKeaton dice:
Thursday, 10 July 2008 alle 23:13
Scusi Mauri.
Vorrebbe gentilmente specificare in che circostanze Enzo Biagi mise a repentaglio la propria stessa vita nel nome dell’informazione?
Grazie.
Saluti
Fabrizio dice:
Friday, 11 July 2008 alle 01:51
Scrive Mauri: «E’ questo l’insegnamento dei vari Biagi, Montanelli, Fallaci? Loro che con il loro coraggio ed anche a costo di mettere a repentaglio la loro stessa vita, hanno testimoniato col loro lavoro cosa sia la vera Informazione».
Precisiamo: Biagi e Montanelli avviarono entrambi la loro carriera durante il regime fascista. Biagi fece l’onesto cronista, come altri della sua generazione, magari mugugnando in privato, ma non opponendosi al regime, e infatti nessuno lo depennò dall’Albo. Invece Montanelli, toscano fascista frondista, già rompiballe amico di Berto Ricci (quello dell’Universale), inviato nelle zone di guerra, s’impegnò su due fronti: quello della libertà (relativa) di cronista-testimone degli eventi e quello del partito-regime (Indro era per il fascismo-movimento), e per questo veramente rischiò, fu sospeso dalla firma, fu imprigionato dai tedeschi. Salvò la sua vita dai nazisti, ma rischiò poi, anni più tardi e in democrazia, di perderla per opera dei comunisti (BR).
Perciò, nessun paragone è possibile tra il Biagi che nel dopoguerra fu direttore del TG Rai in quota socialista nenniana e il Montanelli che non si legò ad alcun partito e fece tendenza di destra.
Quanto alla Fallaci, chapeau! Lei stessa era un rischio (cioè: la sua libertà, la sua parola, la sua scrittura, i suoi proclami, le sue imprecazioni, la sua apocalisse).
Mauri DP dice:
Friday, 11 July 2008 alle 06:24
Preciso, anche se il commento di Fabrizio mi appare più che dettagliato: la mia affermazione era rivolta a Montanelli e alla Fallaci (inviata di guerra). Ciò a prescindere dalle mie personali preferenze verso uno piuttosto che l’altro, sia chiaro.
Saluti.
Mauri DP