AMARCORD. Paolo Barnard (ex Report): "Noi esterni, giornalisti coraggiosi, ma usati e cestinati al primo problema" (sottoscrivo)
Sunday, 20 July 2008Un coraggioso articolo di Filippo Facci sul caso del free-lance Paolo Barnard, co-fondatore di Report, clamorosamente abbandonato dalla Rai.
Nessuno metterà in dubbio la buona fattura di Report, il programma della Rai premiato e osannato un po’ a tutti: il problema è che qui risulta che Milena Gabanelli, chiediamo scusa, faccia la paladina dell’informazione col deretano altrui.
Ciò risulta dall’incredibile vicenda documentata da Paolo Barnard, ex giornalista appunto di Report ora in forza a Rai Educational. In un guscio di noce, la vicenda è questa: un giornalista fa un’inchiesta per Report che viene apprezzata, mandata in onda, lodata, perciò replicata due anni dopo, ma a un certo punto querelata; e la Rai e la Gabanelli non solo abbandonano il giornalista al suo destino, ma gli comunicano che nel caso di rivarranno su di lui.
D’accapo. Paolo Barbard è un fedelissimo di Report della prima ora: vi ha lavorato sin dal primo munuto della messa inonda, nel 1994. Ben sette anni dopo, tra altre, Report trasmette anche una sua inchiesta contro la pratica del comparaggio farmaceutico, la tendenza ossia di alcune multinazionali a corrompere i medici con regali che facilitino prescrizioni dei loro farmaci. Come d’uopo, uno dei più alti avvocati della Rai visiona il lavoro prima della messa in onda, e fornisce il suo benestare. Sicchè, trasmesso l’11 ottobre 2001 e come detto apprezzato, il servizio di Barnard viene replicato il 15 febbraio 2003. Tutto bene, brava Gabanelli. Barnard, tra l’altro, quando niente è ancora successo, decide di lasciare Report e di passare ad altri lidi. Tutto normale, ma poi ecco, giunge la querela di un informatore farmaceutico: e all’apparenza nessun problema anche qui, anche perché l’arcigna Gabanelli aveva sempre assicurato i suoi reporter circa l’ovvia disponibilità della Rai a prenderme le difese.
Il dettaglio è che non è vero: dopo un po’ di tempo la Rai e la Gabanelli abbandonano Barnard al suo destino. A difendere solo la Rai e la Gabanelli, visto che i 18 avvocati dello studio legale Rai non sono reputati sufficienti, sarà il prestigioso studio del professor Andrea Di Porto, ordinario alla Sapienza; Barnard, invece, nonostante avesse lavorato a Report per dieci 10 anni, viene mollato. Non solo. Il 18 ottobre 2005 riceve un atto di costituzione della RAI nei suoi confronti: significa che l’azienda si rifarà su di lui nel caso la causa fosse persa. Testuale: «La presente vale come formale costituzione in mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto la RAI dovesse pagare». A quel punto Barnard contatta la Gabanelli, che il 15 novembre lo rassicura per email: «La rivalsa che ti era stata fatta è stata lasciata morire in giudizio… è una lettera extragiudiziale dovuta, ma che sarà lasciata morire… Finirà tutto in nulla».
Un accidente: perché a oggi la rivalsa è ancora valida. Milena Gabanelli non si è mai dissociata in alcun modo. «Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi giornalisti ancora disposti a dire il vero», ha scritto Barnard in una lettera spedita a vari siti internet. «Oggi», parole sue, «sono gli avvocati dei gaglioffi e gli uffici legali dei media che decidono quello che voi verrete a sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che rischiano di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità.
Questo bavaglio avrà sempre più un potere paralizzante sulla denuncia dei misfatti: di molto superiore a quello di qualsiasi politico».
Il punto è che la denuncia di Barnard ha cominciato a girare in rete. Dopo esser passata dai blog di Massimo Mantellini e Sandro Gilioli, collaboratori del Sole24Ore e dell’Espresso, la lettera di Barnard è giunta sino alla Community della Rai, un forum di discussione in rete. E lo sbigottimento si è fatto largo, tanto che parecchi, insistentemente, hanno cominciato a chiedere spiegazioni e a trarre conclusioni dalla mancata replica della Gabanelli. Replica che infine, pressata, la giornalista ha scritto di proprio pugno il 10 febbraio scorso: «Ogni azienda, giornale o tv fornisce l’assistenza legale ai propri dipendenti, non ai collaboratori» ha esordito incappando nello primo svarione: non è vero. La stragrande maggioranza dei quotidiani tutela legalmente i propri collaboratori, questo compreso: e lo sa bene lo scrivente, che collabora a questa testata da 14 anni. Ma lo fanno anche gli altri giornali. Lo fa anche Mediaset. Solo la Rai, a quanto pare, non prende la responsabilità di quanto trasmette. Ma continua la Gabanelli: «Non avendo l’autore del servizio nessun contratto di collaborazione con la rai, si assume i rischi in caso di richiesta di risarcimento danni», insiste. «Per quel che riguarda la questione legale che coinvolge Paolo Barnard, sono convinta della bontà della sua inchiesta e penso che alla fine ci sarà una sentenza favorevole. Ci credo al punto tale da aver firmato a suo tempo un atto nel quale mi impegno a pagare di tasca mia anche la parte sua in caso di soccombenza».
Peccato che, stando almeno a quanto sostengono Barnard e il suo legale, la generosa offerta non esista: «Né io né il mio legale abbiamo mai ricevuto alcunchè: Se anche fosse, sarebbe una vergogna: un tentativo di tacitarmi mentre lei, di fronte alla Rai, possa mostrarsi in accordo con la loro sciagurata politica nei mie confronti. La verità è che la Rai ha responsabilità pesanti nell’abbandonare collaboratori che tanto fanno per i suoi palinsesti: noi “esterni” siamo quelli coraggiosi, che lavorano dieci volte gli altri, quelli senza stipendio, quelli che non confezionano le narrative false dei telegiornali. Usati e cestinati al primo problema. A questo punto non m’importa delle querele, quello che voglio è prendere posizione di fronte a questa censura con cui la Gabanelli è in palese collusione». Barbard è molto arrabbiato, e forse ne ha tutte le ragioni. No, non finirà qui.

Mauri DP dice:
Sunday, 20 July 2008 alle 01:39
“Cari editori -dice Barnard in questa intervista che segnalo- togliete dai contratti che ci costringete a firmare per poter lavorare la clausola di MANLEVA! Impegnate a difendere quei giornalisti che in Italia fanno delle inchieste coraggiose perchè altrimenti l’informazione libera in Italia muore negli studi degli avvocati”.
Caro Gabriele, comprendi qual è uno dei punti da cui iniziare una battaglia di civiltà per ottenere un’informazione libera in Italia?
Per i grandi giornalisti pluti-milionari e stra-quotati, non è un problema affrontare le ingenti spese giudiziare nonchè gli eventuali risarcimenti (come non lo è per Grillo che ha un bel dire che l’informazione italiana è asservita, quando poi ci sono queste realtà che NON denuncia…). Fra l’altro, ma di ciò non ne sono certo, la nroma di manleva viene fatta firmare solo per i gornalisti free-lance e non per quelli a contratto fisso, cioè regolarmente stipendiati dall’editore…
Saluti.
Mauri DP
http://it.youtube.com/watch?v=nK0UZQ3ngyo
Mauri DP dice:
Sunday, 20 July 2008 alle 03:50
Un esempio di questa clausola (di “manleva” NdR) tratto da un mio (di P. Barnard. NdR) contratto con la RAI : “*Lei in qualità di avente diritto… esonera la RAI da ogni responsabilità al riguardo obbligandosi altresì a tenerci indenni da tutti gli oneri di qualsivoglia natura a noi eventualmente derivanti in ragione del presente accordo, con particolare riferimento a quelli di natura legale o giudiziaria”*.
Daniele dice:
Sunday, 20 July 2008 alle 11:24
Mastellarini, nell’altra discussione su P. Barnard lei ha affermato che era a conoscenza di questo fatto, voleva scriverne, ma non le è stato consentito. Potrebbe spiegare meglio questa affermazione? Dove avrebbe voluto scriverne? Chi non glielo ha consentito? Ha un’idea del perché non glielo abbiano consentito?
Saluti
Caro Daniele, domanda intelligente. Per motivi professionali – che lei certamente comprenderà – non posso dire a quale testata mi riferisco né posso dire se con quella testata collaboro ancora o no. Proposi la cosa, ma fu respinta perché “semplice bega tra colleghi”
saluti
gm
Daniele dice:
Sunday, 20 July 2008 alle 11:54
E’ possibile sapere anche dove e quando Facci ha scritto questo articolo?
Mauri DP dice:
Sunday, 20 July 2008 alle 14:07
Per daniele.
Quell’articolo lo trovi qui:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=241833&START=0&2col=
Mauri DP
emanuele dice:
Monday, 21 July 2008 alle 09:59
@ Mauri
“Per i grandi giornalisti pluri-milionari e stra-quotati, non è un problema affrontare le ingenti spese giudiziare nonchè gli eventuali risarcimenti (come non lo è per Grillo che ha un bel dire che l’informazione italiana è asservita, quando poi ci sono queste realtà che NON denuncia…).”
Et voila’…un bell’attacco gratuito…
– Grillo non parla dei miei problemi, quindi fa solo il proprio interesse – e’ ragionando con questi sillogismi che poi uno grazie a voi si fa delle idee sbagliate
Mauri DP dice:
Monday, 21 July 2008 alle 13:02
Per emanuele:
attacco “gratuito” E dove sarebbe? Fra l’altro, l’hai sentita l’intervista che ho segnalato? E’ Paolo Barnard (cioè uno che a Grillo non lo vede neanche) che fa questa affermazione e che io sottoscrivo. O vorresti negare che Grillo, con i suoi 4 milioni e passa di reddito, non potrebbe permettersi di pagare i migliori avvocati della piazza? Grillo definisce “asserviti” la categoria dei giornalisti, ignorando (VOLUTAMENTE?) che spesso questa categoria è ricattata e sottomessa agli editori e ai gruppi di potere che sono alle loro spalle. Grillo esorta all’abolizione del’ordine dei giornalisti: e pensi che basti questo per rendere l’informazione più libera ed indipendente nel nostro paese?
Ma per favore….
Daniele dice:
Monday, 21 July 2008 alle 14:02
“Grillo esorta all’abolizione del’ordine dei giornalisti: e pensi che basti questo per rendere l’informazione più libera ed indipendente nel nostro paese?
Ma per favore….”
No, ma, secondo me, sarebbe comunque un passo avanti. Anche Tommaso Farina mi pare che sia d’accordo, eppure non credo che gli farebbe piacere se fosse definito “grillino”.
Mauri DP dice:
Monday, 21 July 2008 alle 15:07
Per Daniele: che a Tommaso Farina faccia piacere o meno di essere definito “grillino” è affar suo e a me, sinceramente, interessa relativamente. La domanda che ti pongo è un’altra: mi faresti comprendere a cosa serve abolire l’ordine dei giornalisti? Ovvero: ti rendi conto di quale sproporzione c’è fra la proposta di Grillo e i MALI che affliggono il giornalismo italiano? Perchè, ad esempio, Grillo non propone l’abolizione della norma della MANLEVA? Ma, se ha ha le palle, aggiungo io, deve proporlo a TUTTI GLI EDITORI, sia a quelli della carta stampata che a quelli radiotelevisivi! Perchè un giornalista dev’essere costretto a vivere sotto questa autentica “spada di Damocle” per poter pubblicare un’inchiesta coraggiosa e di pubblica utiltà? Anche tu, anche io, possiamo essere dei “giornalisti”, cioè FARE INFORMAZIONE nel momento in cui, anche su questo blog, pubblichiamo un “pezzo” di interesse sociale utile per tutti: dobbiamo forse preoccuparci di essere iscritti all’Ordine per poterlo pubblicare? O dobbiamo costringere Gabriele ad assumersi le responsabilità per poterlo pubblicare, accollando su di lui le responsabilità di un’eventuale ritorsione legale? I “passi avnti”, caro Daniele, non si compiono abolendo un ordine che pure è una porcata. Ma azzerando e resettando una realtà, quella giornalistica italiana, che è malata nelle sue radici, che è figlia dei compromessi, dei ricatti, della paura di essere trascinati in tribunale dal potente di turno. Quale CREDIBILITA’, ti chiedo, hanno costoro (intendo questi giornalisti)?
E’ come un medico che propone di curare un malato terminale utilizzando delle semplici compresse effervescenti di vivin-c….
Saluti.
emanuele dice:
Monday, 21 July 2008 alle 16:42
io non ho detto niente di quello che mi rinfacci tu.. solamente ti facevo notare come tu hai volutamente spolverato Grillo di “un pizzico di colpa” per non aver denunciato le realta’ simili a quelle di Barnard…
e poi scusa, se l’ordine dei giornalisti e’ una porcata, perche’ non demolirlo e rifarlo daccapo (come vorrebbero appunto Grillo e compari)?
Mauri DP dice:
Monday, 21 July 2008 alle 17:49
Per emanuele: non ho affatto detto che è l’ordine dei giornalisti che dev’essere demolito e ricostruito! Quello che ho sostenuto è che l’abolizione dell’ordine è l’UL-TI-MO dei problemi e che non è abolendo quest’ordine che si può migliorare l’informazione italiana. In questo vedo una sproporzione nettissima fra quella che è la proposta di Grillo e la risoluzione di un problema che ha bisogno di ben altre “terapie”. D’altra parte, ritengo Grillo l’ULTIMA persona al mondo degna di dover parlare di “libera informazione” per tutti i motivi che ben conosciamo e quindi riterrei più dignitoso se si tenesse ben alla larga da questi argomenti. Parimenti, non condivido l’idea (sfacciatamente neoliberista) di abolire il milione di euro di sovvenzionamento ai giornali; “Sopravvive chi vende”, cioè la legge del più forte. Perchè, ti chiedo, a chi sarebbe costretto a rivolgersi un editore in caso di necessità se non ad una banca, con tutti i rischi ricattatori che ne deriverebbero? A parte “La vela” o “Il Messaggero di Sant’Antonio” a cui Grillo, da comico qual è fa riferimento, sai quanti sarebbero i piccoli giornali destinati a soccombere? a non aver più voce? o -peggio- a dover subire i ricatti dei “poteri forti”? E poi, vorrei chiedergli, cosa è 1 milione di euro in confronto ai 28 milioni di euro spesi in armamenti e cazzate varie (tipo missioni all’estero per imporre dei modelli di “democrazia” che mai saranno accettati da quelle popolazioni)? Perchè Grillo non mette mai il dito su QUESTE (come su altre)piaghe?…
Saluti.
Tommaso Farina dice:
Monday, 21 July 2008 alle 18:40
Caro Daniele, non ho scritto esattamente così. Ho detto che per avere un’opinione non è necessario avere una tessera.