Misteri della Rete
Monday, 28 July 2008di Gabriele Mastellarini
Se fino a qualche anno fa la visibilità di una qualunque persona o azienda si calcolava attraverso la notorietà raggiunta nei rispettivi campi d’interesse o attraverso i volumi di fatturato, oggi tutto si “misura” attraverso Google e quello che gli espertoni chiamano posizionamento sul “motore di ricerca”.
Tutti dobbiamo prenderne atto. Più siamo “posizionati” meglio, più riusciremo ad ottenere contatti e a guadagnare in termini di notorietà e denaro. Conosco imprenditori che arrivano a pagare migliaia e migliaia di euro per piazzarsi sulle prime pagine di Google con determinate chiavi di ricerca.
Faccio un esempio. La settimana scorsa dovevo recupeare dei file di un vecchio hard disk che non si apriva più. Vado su google e digito “recupero dati” oppure “recovery” e scopro il signor Marco Paoli di Roma e la sua azienda. Immediatamente lo contatto e, in pochi giorni, ho risolto il problema (il servizio è ovviamente a pagamento). In altri tempi avrei aperto le pagine gialle, ma oggi non so più cosa siano.
Ciò significa che se io vendessi penne biro, aumenterei il fatturato in maniera proporzionale al mio posizionamento su Google alla chiave di ricerca “penne biro”.
Lo stesso può applicarsi per gli articoli di un blog o di un giornale. Più vengono stanati da Google, più avranno visibilità. Altro esempio: se andate sul motore di ricerca più cliccato al mondo e scrivete “bavaglio travaglio”, magari per sapere qualcosa in più sul nuovo saggio “Il Bavaglio”, nella prima pagina risultante, vi imbatterete in un articolo di questo blogiornale nel quale si dice pressappoco “il libro Bavaglio di Travaglio io non lo compro”. Un’ottima pubblicità per il blog che si piazza ai primi posti su oltre cinquantamila articoli. Di certo una pessima pubblicità per l’autore de “Il Bavaglio” che, a sua volta, non può neanche intervenire per far scivolare l’articolo verso posizioni più arretrate.
Ci sono però alcuni misteri, per me irrisolti. Spesso, facendo una ricerca su un determinato tema escono fuori, ben posizionate, delle cose nient’affatto attinenti con la materia voluta. Ad esempio, se andate su google.it immagini e chiedete una foto di “Scalfari” vi apparirà al secondo posto la foto sopra. A una prima vista, mi è sembrata decisamente più accattivante del buon “Barbapapà”, ma non ha nulla a che fare con il fondatore di “Repubblica” e cofondatore de “L’espresso”.
Misteri della Rete.


Fabrizio dice:
Monday, 28 July 2008 alle 15:00
La foto della ragazza resuscita il “blogiornale”. Aveva ragione don Benedetto (Croce): là risiede il principio di estetica…
concordo in toto
gm
giulio contini dice:
Monday, 28 July 2008 alle 15:30
I motori di ricerca fanno cose bizzarre, tempo fa su Google se nella ricerca inserivi “fallimento” e poi cliccavi sul tasto “mi sento fortunato” usciva fuori il sito di Mr. B, era diventata una barzelletta della rete. Poi da aprile scorso qualcuno è intervenuto e ora non funziona più nello stesso modo. Molto ma molto più apprezabile il risultato ottenuto da Mastellarini nella ricerca di immagini 🙂
pc dice:
Monday, 28 July 2008 alle 17:32
Nulla di misterioso, la foto appartiene al post di un blog che parla di Scalfari:
http://antoniomontanarinozzoli.blog.lastampa.it/antoniomontanari/2007/07/la-felicit-seco.html
La netiquette vuole (vorrebbe) si citasse la fonte quando si prendono immagini tratte da altri siti.
Fabrizio dice:
Monday, 28 July 2008 alle 18:21
TRIFOLE
Caro Mastellarini, lasciamo perdere il triste “Bavaglio” e ripensiamo allo slip, giustamente riprodotto nel suo blog. Mi dispiace, ma d’estate il maschilismo trova una rivincita.
Ne approfitto per ricordare che nella scorsa campagna elettorale si è visto quasi di tutto (anzi non si è visto quasi niente), ma nel mio taccuino sono rimaste poche impressioni degne di rilievo: la trombatura della Garnero (sa chi è?), la dichiarazione d’amore di Clooney (che certo conosce) e la sniffata televisiva di Bruno Vespa, in fascia protetta.
Veltroni aveva “amoreggiato” con Georges Clooney in andropausa, che ha una villa in «quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli» (Manzoni). Così s’è rifatto il cristallino, per dimenticare Sarah Larson, piatta davanti, magra come il bottino di voti di Veltroni. Infatti, dopo le elezioni l’ha piantata. Prima a Clooney piacevano quelle con le coppe quinta misura. Poi gli piacquero anche le occhiaie di Veltroni, che egli paragonò a Barak Obama. Trompe-l’oeil. Non bastò nemmeno il sole dei Caraibi, dove Walter era andato a fare una cura ricostituente prima delle elezioni, a dargli un po’ di colore. Dovettero abbondare in fondotinta, come con «il principale candidato dello schieramento avversario», del quale in verità cercava di imitare le fisime. Stessa cipria, stesso programma, ma diverso risultato. Infatti, gli elettori, caro Mastellarini, hanno scelto l’originale, e il surrogato è finito in rianimazione, per riprendersi dalla finzione del Viagra.
La Garnero diceva: «Voglio incoraggiare il sosia maschile di Karen Blixen ad esaudire il suo vecchio desiderio di abbandonare la politica italiana per l’Africa». Chi era la Garnero? Ma la Daniela Garnero Santanché, candidata premier trombata (senza allusioni). Si riferiva, caro Mastellarini, al povero Veltroni, che nel 2006 promise di andare nel continente nero al termine del suo mandato di sindaco di Roma. In realtà, Walter pensava di mantenere la promessa stando in Italia, perché il terzo mondo è per le strade delle nostre città, non c’è bisogno di andare nel Congo. La Santanché in Africa ci sarebbe comunque tornata davvero, in Kenia, nel resort di Briatore.
Si capì che nonno Berlusconi avrebbe vinto, quando nel finale, alludendo alla sua fama di dongiovanni, la buttò «a coglionetta» nel salotto di Porta a Porta, facendo sniffare il dorso della sua mano all’ipnotizzato Bruno Vespa: “Annusi, Vespa, annusi. Non sente odore di santità?”.
Campagna elettorale? Trìfole, vorrà dire.