AMARCORD. Annullata la condanna di De Benedetti per la bancarotta dell'Ambrosiano di Roberto Calvi

Thursday, 31 July 2008
Pubblicato nella categoria AMARCORD

di Maria Antonietta CalabrĂ² per “Il Corriere della Sera” del 23 aprile 1998

ROMA – Dopo sedici anni di indagini e due condanne, Carlo De Benedetti (nella foto) esce definitivamente di scena dalla vicenda del crack del Banco Ambrosiano. Anzi, secondo la Cassazione, che ha annullato senza rinvio (e quindi senza la necessita’ che si celebrino altri processi) la sentenza di condanna a quattro anni e sei mesi che gli era stata inflitta in Appello, l’ingegner De Benedetti non doveva neppure essere sottoposto a processo, per il reato di bancarotta.

Nel dispositivo della decisione presa ieri sera, dopo quattro ore di camera di consiglio, i supremi giudici hanno scritto infatti che la sua condanna e’ stata cassata essendo “precluso l’esercizio dell’azione penale in relazione al reato di bancarotta fraudolenta”. Quindi De Benedetti non c’entra nulla con il crack dell’istituto di Roberto Calvi (un crack da mille miliardi), di cui era stato vicepresidente per pochi mesi.

Della bancarotta sono stati invece riconosciuti definitivamente colpevoli altri quattordici imputati: il banchiere Umberto Ortolani, il capo della P2, Licio Gelli, i faccendieri Flavio Carboni, Maurizio Mazzotta, Emilio Pellicani, e gli ex amministratori Di Mase, Prisco, Valeri Manera, Von Castelberg, Davoli, Mennini, Bianchi, l’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, e Casella.

Di questi rischiano di finire in prigione solamente Ortolani (condannato a dodici anni), Gelli (dodici anni), Carboni (otto anni e sei mesi) e Mazzotta (otto anni). Le loro condanne superano infatti i tre anni, anche togliendo i quattro anni di “sconto” dovuto a vari condoni che si sono succeduti nel tempo. Per gli altri condannati, tutti a pene inferiori ai tre anni sempre grazie ai condoni, e’ possibile l’affidamento ai servizi sociali.

Un altro processo, infine, e’ stato deciso dalla Cassazione per il finanziere Orazio Bagnasco e per Francesco Pazienza. Il primo ha avuto l’annullamento della condanna a cinque anni e tre mesi, con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Milano; Pazienza ha avuto l’annullamento della condanna limitatamente al diniego delle attenuanti generiche.

“La pronuncia della Cassazione riconosce che l’ingegner De Benedetti e’ stato sottoposto per lunghi anni a un processo ingiusto e illegale”. Cosi’ hanno commentato i legali di De Benedetti, Marco De Luca, Luigi Saraceni e Giuliano Pisapia. “Finalmente – hanno concluso -, seppure dopo tanto tempo, e’ stata fatta giustizia”. De Benedetti era stato vicepresidente dell’Ambrosiano di Calvi solo per due mesi. Se ne era dovuto andare a causa di un pesante braccio di ferro con il banchiere dagli occhi di ghiaccio. Due mesi “chiusi” con circa trenta miliardi di presunte plusvalenze, realizzate rivendendo due pacchetti di titoli. Secondo l’accusa, quell’operazione era stata finanziata di fatto dall’Ambrosiano, lieto di fare i ponti d’oro all’Ingegnere. Ma il 7 aprile 1989 De Benedetti era stato prosciolto con formula piena dall’accusa di estorsione aggravata e contestualmente era stato emesso decreto di archiviazione in relazione all’ipotesi di bancarotta fraudolenta. I fatti contestati erano gli stessi e, come e’ noto, non si puo’ procedere due volte per lo stesso addebito, anche se puo’ essere configurato come due diversi reati. Nonostante cio’, nel ’90 venne emesso dal presidente della Sezione procedimenti speciali della Corte d’appello di Milano un mandato di comparizione contro De Benedetti, ancora una volta per bancarotta fraudolenta. Si arrivo’ al rinvio a giudizio per bancarotta e a ben due condanne. Quei processi, ha stabilito ieri la Cassazione, non potevano essere celebrati, contro De Benedetti. Della bancarotta sono responsabili solo gli amministratori del Banco Ambrosiano e i vertici della P2.

L’ISTRUTTORIA L’inchiesta sui risvolti penali del crack da 1.000 miliardi coinvolge i vertici della P2 e del Banco (tra i quali Umberto Ortolani, Licio Gelli e Carlo De Benedetti) accusati, insieme ad alcuni faccendieri, di concorso in bancarotta.

L’INGEGNERE Per De Benedetti, vicepresidente del Banco per soli due mesi, il pm chiede l’incriminazione per estorsione: l’accusa e’ di aver preso trenta miliardi per tacere sulle difficolta’ del Banco. Ma i giudici istruttori respingono la richiesta, e De Benedetti viene rinviato a giudizio solo per bancarotta.

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