Penitenziari fantasma e carceri d'oro

Friday, 8 August 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Gabriele Mastellarini per “Il Mondo”

Venticinque nuove carceri, di cui dieci in costruzione, per un totale di 2.855 posti. Queste le principali cifre del piano per l’edilizia penitenziaria, annunciato dal sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati, sollecitata da un’interrogazione del Senatore Antonio Paravia del Popolo delle Libertà. Ma il quadro dei penitenziari italiani non è affatto roseo.

Per una serie di case mandamentali inutilizzate (a Bovino, Codigoro, Mileto, Morocone, Pisticci, Pontecorvo, Revere e San Valentino) erano state avviate le procedure di cessione, con successiva realizzazione di nuovi penitenziari adeguati. Eppure, passati cinque anni, le società Patrimonio dello Stato (incaricata della vendita) e Dike Aedifica (cui spettava la realizzazione) «non hanno prodotto alcun risultato concreto». Così gli otto istituti di pena restano chiusi, senza aver mai ospitato nemmeno un detenuto. «Si tratta di strutture di ridottissima capienza – ha riferito il sottosegretario Alberti Casellati – e pertanto antieconomiche sotto il profilo della gestione, prive di idonei sistemi di sicurezza, non in linea alle prescrizioni legislative successivamente introdotte». In via di dismissione anche la casa circondariale femminile di Pontremoli, per la quale si «sta programmando una riconversione per un diverso utilizzo».

Penitenziari fantasma, come quelli di Pescia, Minervino Murge, Volturara Appula, Castelnuovo della Daunia, Monopoli, Accadia e Villalba, dei quali si era occupata in passato anche la trasmissione satirica di Canale 5, “Striscia la notizia”. «Sono ex case mandamentali – ha riferito il sottosegretario – non più destinate a finalità penitenziarie. Pertanto il ministero le ha assegnate ai singoli comuni, con conseguente responsabilità dei Sindaci per tutto ciò che riguarda la custodia, la manutenzione l’utilizzazione». Vere e proprie cattedrali nel deserto, abbandonate al proprio destino. «E i 2.800 nuovi posti previsti nel piano, sono francamente pochi», ha sostenuto il senatore Paravia.

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