Segreto di Stato verso l'addio
Wednesday, 14 May 2008In uno Stato civile le leggi dovrebbero essere rispettate, mentre in Italia accade spesso che a non rispettarle siano proprio quelli che le fanno. Così la legge 124/2007, approvata da un anno, è ancora lettera morta.
All’articolo 39 si prevede la fine del segreto di Stato dopo 15 o 30 anni al massimo, con possibilità di richiedere direttamente gli atti alla Presidenza del Consiglio. Eppure ancora tutto tace.
Lo scorso 7 marzo su “Panorama”, l’ex presidente della Commissione Stragi, il dottor Giovanni Pellegrino, aveva detto: “C’è un tesoro lì dentro. Un tesoro che non abbiamo mai potuto utilizzare, perché coperto dal segreto. Ma oggi, a trent’anni dall’assassinio di Aldo Moro, il segreto su quelle carte deve cadere”. Pellegrino, avvocato e attualmente presidente della Provincia di Lecce, si riferiva a 100 faldoni sul sequestro e l’uccisione dello statista Dc che sarebbero passati proprio dalle sue mani con l’intesa di “non divulgarle”, perché secretate.
Quei 100 faldoni potrebbero riscrivere un pezzo di storia d’Italia ma, finora, nessuno è riuscito a leggerne il contenuto, anche se il segreto di Stato è caduto per espressa previsione di legge.
A sorprendere sono ancora le dichiarazioni del dott. Pellegrino, rilasciate il successivo 9 maggio (anniversario della morte di Moro) al quotidiano “Il Messaggero”. Pellegrino, stranamente, fa marcia indietro. Domanda: Quali sono le zone inesplorate del caso Moro e dintorni? Questi documenti potranno svelarci fatti nuovi ed eclatanti sulla storia del terrorismo?
Risposta di Pellegrino: “Non credo. Io li ho letti, ho avuto modo di acquisirli durante i lavori della Commissione”.
Dopo appena due mesi, l’ex presidente della Commissione sui responsabili delle stragi in Italia si è rimangiato tutto, negando l’esistenza di carte nascoste. Eppure il 7 marzo era stato proprio lui a diffondere una lettera dell’allora Ministro degli Interni nella quale si parlava di “elevata classifica” (cioè secretati) “da considerarsi di vietata divulgazione”.
Come si spiega questo clamoroso retrofront?
Certo è che il nodo del segreto di Stato resta sempre più irrisolto.
Ieri, ho riletto un’inchiesta fatta il 27 aprile di cinque anni fa da Bernardo Iovene per la trasmissione “Report”, proprio sul segreto di Stato. Spicca una dichiarazione di Libero Mancuso, allora presidente della Corte d’Appello di Bologna: “Io penso che tutti i presidenti del Consiglio, almeno fino alla scoperta dell’archivio P2 e fino alla scoperta della Gladio, abbiano responsabilità politiche molto serie per aver oscurato verità importanti…”
E’ giunta l’ora di fare piena luce!
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