Tutti i cazzi di Jacopo Barigazzi: figlio d'arte, originario di Parma, lavora a Milano, ha vissuto a New York e sta per diventare papà (con foto)
Friday, 22 August 2008
(Jacopo Barigazzi, in carne ed ossa)
Lettera al blog
E se volete una notizia vera, eccola: Jacopo Barigazzi aspetta un bambino/a (cioè non lui, la sua compagna).
firmato Volo_di_gabbiano
di Stefano Filippi (cronista de Il Giornale e amico di Jacopo Barigazzi)
Capisco che sia imbarazzante ammettere di aver pestato qualche schifezza, se non altro perché in Italia mancano gli sciuscià di colore che ti ripuliscono le Church’s per quattro soldi. Capisco che lo sia ancora di più se si è abituati a pensare che tutti i giornali funzionano come «l’Unità»: eseguire ordini ricevuti, da portare a termine ripetendo frase per frase i testi di uno qualsiasi dei mille boss di partito.
Capisco che ti auguri che la piccola vicenda (scambiare un cronista di Newsweek con il primo nome trovato su internet, roba che nemmeno l’ultimo dei praticanti) fili via, liscia. Ma poi vedi il grande ex direttore che s’impunta, la bianca chioma che si rizza come la cresta di un gallo solitario e se la prende con chi si è permesso di osservare, come in una favoletta dimenticata, che il re è nudo.
Gentile Furio Colombo, non sono stato senatore né corrispondente di «Stampa» e «Repubblica» dagli Stati Uniti o direttore dell’«Unità», non ho presieduto Fiat Usa, non ho insegnato giornalismo alla Columbia University e neppure ho firmato il documento contro il commissario Luigi Calabresi. Non ho un centesimo del suo curriculum. Non mi azzardo neppure a darle del tu, come d’uso tra colleghi. Però ho uno scoop che le regalo, è suo, in esclusiva. Eccolo.
Anche se non c’è traccia del suo nome tra i centodieci nomi di giornalisti di tutto il mondo che appaiono sulla gerenza di ogni numero del Newsweek, anche se l’ufficio di corrispondenza di Parigi non indica corrispondenti italiani con il suo o altri nomi, anche se alla associazione della stampa estera nessuno ha mai sentito parlare di lui, Jacopo Barigazzi esiste. L’ho visto. Gli ho parlato. Possiedo il suo numero di telefonino. L’ho toccato, gli ho stretto la mano. Ho lavorato con lui a Parma, quando scoppiò lo scandalo Parmalat. Per essere la reincarnazione di un medico bolognese ceh nel 1518 scrisse un trattato sui cani, ho trovato messer Barigazzi piuttosto in salute. Lavorava per la Reuters da free-lance: sa, senatore Colombo, nei giornali non esistono soltanto i direttori-docenti-di-giornalismo nellla Grande Mela, ma anche i giovani precari che lei, potente tra i potenti, dall’alto della sua luminosa carriera non dovrebbe trattare così. Cosa posso dirle per convincerla?
Barigazzi ha passato la trentina, statura media, capelli e occhi scuri, veste sportivo, parla l’inglese come uno che ha vissuto a lungo a New York, è simatico e non se la tira come tanti maestri sul viale del tramonto. Credo che anche suo padre fosse giornalista. I genitori abitavano poco fuori Parma, nella casa di famiglia, e così nei lunghi mesi lontano da Milano, la sera andava a riposare tra i ricordi dell’infanzia (e risparmiando sulle note spese) invece che nelle anonime stanze di albergo come da il resto della truppa.
Ricordo che portava una borsa a tracolla piena di appunti: i giornalisti delle agenzie hanno un difetto, professor Colombo, devono dettare soltanto soltanto notizie certe, verificate. «Alla Reuters non scriviamo nulla che non sia stato controllato con due fonti diverse», spiegava Barigazzi ai colleghi allibiti.
L’esigenza di veriflcare ogni virgola spesso lo costringeva a dare per ultimo le notizie che aveva avuto per primo. Il giornalismo anglosassone ha le sue regole. Oggi abbiamo scoperto che sono cambiate: basta un giretto su Google. Per il solo fatto che lavoro al «Giornale», lei non mi crederà. Le giuro che ho i testimoni, decine di colleghi di ogni testata che come me hanno visto il risorto. Ma lei, ieraticamente immobile come la mummia del grande Tutankhamon, continuerà a pensare che il povero Barigazzi è un «editorialista senza volto». Non posso farci nulla. Un bambino si addormenta tra le braccia della mamma prima ancora di balbettare il suo nome, lei si fiderà sì e no di se stesso. Si tolga le fette di mortadella dagli occhi, ci faccia anche soltanto due buchi, scoprirà una parte di mondo che i paraocchi dell’ideologia finora le hanno nascosto.
E si accorgerà accorgerà di quanto è vergognoso che un giornale (il suo) titoli “Il caso del corrispondente fantasma”, mentre il fantasma è vivo e lotta insieme a noi.
Per saperne di piu’ sul caso Barigazzi-Colombo leggi anche:
http://dituttounblog.com/editoriali/barigazzi-colombo-newsweek
http://www.dituttounblog.com/articoli/cazzi-barigazzi-colombo-dagospia
http://dituttounblog.com/articoli/colombo-barigazzi-polisblog-corriere
http://dituttounblog.com/articoli/clamoroso-parla-jacopo-barigazzi

asdrubale dice:
Friday, 22 August 2008 alle 15:37
Vergogna, non si prende per il culo in questo modo una persona anziana.
Fabrizio dice:
Saturday, 23 August 2008 alle 01:49
Il fratellastro di Furio Colombo si chiamava per caso Vittorio Orefice (defunto giornalista parlamentare del TG)?
Stampa faziosa e strafalcioni. Da Newsweek alla newUnita’ (intanto Telese dice no alla De Gregorio) | www.dituttounblog.com - dituttounblog.com dice:
Saturday, 23 August 2008 alle 21:13
[…] http://dituttounblog.com/articoli/colombo-barigazzi-polisblog-corriere http://dituttounblog.com/articoli/tutti-i-cazzi-di-jacopo-barigazzi Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e […]