FACCISUOI/2. Filippo-show risponde per le rime al suo vicedirettore Brambilla: "Non ho mai rubato. Travaglio? Un Tizio che molti giovani disperati ritengono un giornalista, anziché un mercante di suggestioni". E ricorda che nessuno ha il coraggio di occuparsene (tranne noi!)
Tuesday, 30 September 2008di Filippo Facci per “Il Giornale”
Non mi è piaciuto per niente l’articolo «Facci e Travaglio, telefonatevi please» che è stato pubblicato sul Giornale di sabato scorso. Penso che l’autore, Michele Brambilla, non abbia neppure la minima percezione di quanto io sia fuori dalla grazia di Dio, e credo seriamente che la pubblicazione di quell’articolo sia un fatto difficile da riparare, che nessuna pretesa di leggerezza e sdrammatizzazione possa giustificare.
Sono in parte affari miei: cercherò di attenermi solo a ciò che i lettori del Giornale, quotidiano dove scrivo dal 1994, secondo me devono sapere anche se in buona parte già lo sanno.
Anzitutto: io non ho scritto 121 articoli su Marco Travaglio, quello è il numero di volte in cui semmai l’ho menzionato. Su questo giornale, in secondo luogo, io non ho risolutamente mai «messo in piazza i miei personalissimi bisticci come fossi in una commedia napoletana», e per saperlo basta leggere, controllare: io mi sono sempre riferito a cosiddetti fatti, episodi, tesi e opinioni che ogni volta ho cercato di smontare e confutare quando era il caso di farlo.
Brambilla fa confusione tra ciò che ho scritto sul Giornale e ciò che può esser comparso per esempio sul sito Dagospia per quanto si tratti di mondi palesemente diversi e che perlomeno io ho sempre tenuto decisamente separati: è insensato scrivere che «noi lettori abbiamo appreso particolari» eccetera, perché «noi lettori» un accidente, Brambilla confonde i lettori di questo giornale con se stesso o con chi scorrazza in internet tutto il giorno per deformazione professionale.
I lettori che hanno commentato online l’articolo di Brambilla, non a caso, hanno mostrato di non capire di che cosa si stesse parlando e hanno mostrato semmai un certo stupore per la confessata amicizia di Brambilla con Travaglio.
Circa il buon gusto di riportare nell’articolo gli insulti di Travaglio contro di me, oltretutto, faccio fatica a trattenermi: ringrazio il mio Giornale e chiedo scusa se non mi metterò a spiegare, ora, che non sono propriamente un «ex ladro» e che non ho mai rubato scatolette di caviale, che mi fa anche schifo.
Sicché non c’è nessun «piano personale» sul quale sarei scivolato, e chi ha «sbracato» non sono io.
I miei articoli parlano per me, e forse qui vi stupirò, forse non ci crederete: ma ho il vizio di prendermi dannatamente sul serio nel mio lavoro. Si perdoni l’immodestia, ma se i miei scritti su Travaglio (anche su Travaglio) fossero davvero come «quando moglie e marito spalancano le finestre per far sentire quant’è fetente quell’altro», be’, credo che non sarebbero spesso così letti e commentati, non sarebbero così ripresi nelle rassegne stampa o citati in altri articoli di altri giornali, e probabilmente non ci sarebbero tutti questi avvocati e parlamentari e rompicoglioni che mi chiamerebbero per chiedermi bislacche consulenze appunto sugli insulti che io e Travaglio esclusivamente ci scambieremmo. Anche perché forse va spiegata una cosa.
Io non mi occupo di polemizzare con un qualsiasi rubrichista che scrive bestiate sull’Unità, un collega come un altro nel grande circo autoreferenziale dei giornalisti: io mi occupo di un signore che ogni settimana straparla davanti a milioni di persone dalla Tv di Stato, un partigiano le cui faziose requisitorie vengono riportate sull’enciclopedia Wikipedia come se fossero vangelo, un tizio che molti giovani disperati credono davvero che sia un giornalista anziché un mercante di suggestioni, uno che è definito «documentato» da tutti coloro che non hanno voglia di documentarsi al posto suo, uno che fa il gioco di una parte politica contro un’altra, una Procura contro un’altra, un Italia contro un’altra, oltretutto un conto corrente (il suo) contro altri.
Mi occupo di Marco Travaglio, mi vien da dire, perché qualcuno deve pur farlo, e io non la vedo tutta questa concorrenza in giro. Se poi non v’interessa, che dire, fatelo sapere.
Facci e Travaglio: telefonatevi, please
di Michele Brambilla
Credo, anzi sono sicuro, che Filippo Facci non abbia il numero di telefono di Marco Travaglio, e che Marco Travaglio non abbia quello di Filippo Facci. È altrettanto certo che l’uno non conosca dell’altro neppure l’indirizzo di casa, e men che meno quello di posta elettronica.
Non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui da anni i due giornalisti per conversare, discutere, litigare, polemizzare e ora anche per insultarsi occupano carta di giornale, spazi sui siti web, minuti di televisione di Stato e non. Per dire: solo sul nostro Giornale, dal 7 aprile del 2002 fino all’altro ieri Facci ha scritto 121 articoli su Travaglio. Il quale ha ovviamente replicato sull’Unità. Insomma i due mettono in piazza i loro personalissimi bisticci come fossero in una commedia napoletana, quando marito e moglie spalancano le finestre per far sentire a tutti quant’è fetente quell’altro.
Si potrebbe obiettare che nel caso di Facci e Travaglio non si tratta di personalissimi bisticci ma di questioni di pubblico interesse. All’inizio era così. I due sono portatori di opposte Weltanschauung su politica e giustizia: garantista l’uno, giustizialista l’altro. E di questo parlavano, anzi dibattevano: di Tangentopoli, Di Pietro, Craxi, Berlusconi. All’inizio. Poi sono un cicinino scivolati sul piano personale: tu sei un forcaiolo, taci tu che sei un servo del padrone, e così via. Dalla contestazione delle idee si è passati al rimprovero personale: e noi lettori abbiamo appreso particolari anche intimi che perbacco, chi se l’immaginava.
Negli ultimi giorni, ad esempio, non è che i due abbiano sbracato, però insomma. L’altro ieri Travaglio su Dagospia ha scritto che «il noto poveraccio del Giornale, quello con le meches», è «in preda a un’ossessione che andrebbe curata» e gli ha rimproverato le marachelle dell’adolescenza, quando rubava le scatolette di caviale, e da «un ex ladro» Travaglio non prende lezioni di morale. Ieri, sempre su Dagospia, Facci ha replicato che Travaglio è «uno spettacolare buffone», «un infame» e pure «un deficiente»; quindi ci ha tranquillizzato sui propri capelli mettendoci tuttavia un po’ di ansia sulla virilità del rivale: «Io ho le meches come Travaglio ha una protesi del pene».
Ho grande stima di tutti e due, lavoro con Facci e di Marco sono amico da tanti anni. Ma proprio per questo mi permetto un consiglio: il talento dedicatelo ad altro, e se volete parlare delle protesi vostre, telefonatevi. Il numero ve lo do io.
(P.S.: Però anche il sottoscritto è un bell’elemento: non potevo telefonare, ai due?).
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=293692
LEGGI ANCHE. FACCI & TRAVAGLIO. FERMATELI. Marco tuona “Lui un ex ladro”, Filippo risponde “E’ un infame”

Domenica V. dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 13:46
Ci deve essere un difetto di comunicazione interna al Giornale, forse Giordano è troppo distratto con Topolino, e Brambilla è troppo amico di Travaglio (mentre di Facci è solo un collega di giornale, benché vicedirettore). Facci ha ragione qwuando dice che non scrive del giornalista Travaglio, ma di un giovanotto che dagli schermi della TV pubblica pretende di dettare la morale a mezzo mondo, a nome di una consorteria politica della quale fa parte.
Daniele dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 15:05
“di un giovanotto che dagli schermi della TV pubblica pretende di dettare la morale a mezzo mondo”
Sarà pure in forma, ma il Papa mica è più un giovanotto.
Orlando dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 16:01
Sai cosa mi piace di Facci? che per far “perdere consensi” a Travaglio ne offende sempre i lettori. A volte siamo idioti, a volte pigri, a volte “comunisti”… chi lo sa… però stavolta lo ringrazio per avermi implicitamente definito “giovane”. Eheheheh…
Sapendo che qui e là legge: Facci, lei è sempre una gran sagoma!
Domenica V. dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 16:14
Che Daniele di spirito…
Tommaso Farina dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 16:15
Sapere che Brambilla, che conosco e stimo da parecchio, sia amico di Travaglio da tanti anni mi procura un po’ di dolore.
Sofri jr.: “Nella sua ingrata battaglia contro le BALLE DI TRAVAGLIO, Filippo Facci deve difendersi pure dal suo giornale” | www.dituttounblog.com - dituttounblog.com dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 17:46
[…] da Luca Sofri (wittgenstein.it) riferendosi a questo discorso qui. Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e […]
luigi dice:
Tuesday, 30 September 2008 alle 22:37
Mastellarini il censurato che censura
Gabriele Mastellarini dice:
Wednesday, 1 October 2008 alle 08:25
@ Luigi
Caro Luigi, dei tuoi e degli altri cmmenti ne rispondo penalmente, quindi non posso pubblicare quelli troppo sopra le righe
spero vorrai capire
ciao
gm
Giorgio dice:
Wednesday, 1 October 2008 alle 09:06
E’ successa una cosa stranissima, a partire da ieri pomeriggio.
La mattina alle 7, apro ilgiornale.it e cerco Facci, per gustarmi il suo commento. Gli faccio avere il mio commento solidale, ne arrivano una quarantina, poi altri, poi…
Spariscono tutti, sparisce Filippo Facci dall’elenco in home page degli editoriali, sparisce la possibilità di commentare il suo (ancora presente) articolo.
Stamane trovo sulla prima pagina cartacea FF che commenta a proposito della Santanché, ma in home page ilgiornale.it non c’è nulla. Per la prima volta.
“A pensar male…” diceva Andreotti. Michele Brambilla, non è che hai alzato la voce anche tu col tuo direttore come il tuo amico travagliato?
Buona giornata a tutti
giorgio
Giorgio dice:
Wednesday, 1 October 2008 alle 09:16
Devo correggermi: adesso, dopo tre email alla redazione ed al direttore (ma potrebbe non essere per nulla merito mio, ma un disguido) è comparso l’articolo odierno di Filippo.
Sarà sicuramente una coincidenza, sarà sicuramente un malfunzionamento del sito la sparizione di tanti commenti (di 38 letti ne ho contati 36 a favore e due border-line).
Grazie a Gabriele per l’ospitalità.
giorgio
tequilero dice:
Wednesday, 1 October 2008 alle 12:18
“Mi occupo di Marco Travaglio, mi vien da dire, perché qualcuno deve pur farlo, e io non la vedo tutta questa concorrenza in giro. Se poi non v’interessa, che dire, fatelo sapere”.
E chi si occupa di un giornalista che tutte le mattine se la suona e se la canta senza contraddittorio in televisione?
E chi si occupa di un giornalista che scrive a proposito di una sua collega: “la sua intervista in ginocchio a Hugo Chavez («semplice», «spontaneo», che mangia «un semplice pollo» su «un normalissimo aereo »)” e poi si scopre che quelle parole tra virgolette non fanno parte dell’intervista della giornalista, ma sono estrapolate da un sito venezuelano che aveva a sua volta intervistato la giornalista?
E chi si occupa di un giornlaista che, sempre a proposito della stessa Collega, ci racconta delle sue “numerose condanne per diffamazione subite” e non ci illumina se nei suoi confronti esistono dei procedimenti simili o se ha mai subito delle condanne?
E chi si occupa di un giornalista che per attaccare un noto comico parla delle sue avventure sessuali con il registratore sotto il letto, dei figli del comico, della sua dichiarazione dei redditi e dell’acquisto di una Punto nei primi anni 80?
E chi si occupa di un giornalista che chiude regolarmente i post che riguardano i suoi articoli sul sito macchianera.net?
Qualcuno dovrà pur farlo.