Caso Moro. I testimoni di via Fani (documenti originali)
Saturday, 5 July 2008di Gabriele Mastellarini
Trovo assolutamente incomprensibile che per trent’anni nessuno abbia mai controllato le deposizioni dei testimoni oculari presenti in via Fani il 16 marzo 1978. Sono stati scritti tantissimi libri, ma solo al trentennale c’è chi ha provato a riprendere quei documenti che qui sotto potete scaricare nella loro versione originale (formato pdf), proveniente dagli archivi della Commissione Moro (non sono atti coperti da segreto).
L’unica a decifrare e a mettere insieme quelle deposizioni è Ilaria Moroni che, di recente, ha mandato in stampa “Il sequestro di verità. I buchi neri del delitto Moro”, scritto insieme a Roberto Bartali, Giuseppe De Lutiis, Sergio Flamigni e Lorenzo Ruggiero per le edizioni Kaos di Milano.
Ilaria Moroni, giovane ricercatrice dell’Archivio Fondazione “Sergio Flamigni”, si occupa della ricostruzione dell’agguato in via Fani e lo fa con la tecnica del giornalista: fatti e non opinioni. Riprende perizie e racconti di testimoni e li mette in relazione con le deposizioni (fuorvianti) dei brigatisti ai vari processi.
Qui sotto vi propongo le deposizioni testimoniali dell’ingegner Alessandro Marini che dal suo motorino ha visto molto e arriva addirittura a disegnare la dinamica dell’agguato e dell’altro testimone Pietro Lalli che si dichiara un esperto di armi.
La ricostruzione di Marini (che nei giorni successivi subì delle pesanti minacce) è agghiacciante e, allo stesso tempo, interssantissima perché descrive abbastanza minuziosamente la dinamica, parlando della presenza di una moto Honda in via Fani. “Mi colpì il fatto che l’uomo che teneva il mistra sulla moto, pur essendo giovane, assomigliava a Eduardo De Filippo”…
Sulla presenza della moto Honda, storici e giornalisti ancora s’interrogano. Chi c’era?
Sottolineo e riporto anche la deposizione di Lalli che parla del killer di via Fani, quello che ha esploso più della metà dei colpi (49): “Notai un uomo che all’incrocio, anzi un po’ oltre l’incrocio tra via Stresa e il tronco superiore di via Fani, con le spalle rivolte al bar Olivetti e quindi dando la sinistra alla mia visuale, sparava con un’arma automatica che io, data la mia conoscenza nel settore delle armi, identificai per un mitra con caricatore a doppia alimentazione e funzionante a recupero gas.
Assistetti allo sparo di due raffiche complete. La prima un po’ più corta della seconda, a distanza ravvicinata rispetto al bersaglio che era un 130 blu. La seconda raffica, più lunga, fu estesa anche a una Alfetta chiara che seguiva la 130 e fu consentita da uno sbalzo indietro dello sparatore che in tal modo allargò il raggio d’azione e quindi del tiro. Quello che mi colpì in maniera impressionante fu la estrema padronanza di detto sparatore nell’uso preciso e determinato dell’arma. Esprimo un giudizio, ma doveva essere certamente uno particolarmente addestrato. Sparava con la mano sinistra poggitata sulla canna dell’arma e con la destra, imbracciato il mitra, tirava con calma e determinazione convinto di quello che faceva”
Scarica la testimonianza di Alessandro Marini (Originale, dagli atti della Commissione Moro) pdf
Scarica la testimonianza di Pietro Lalli (Originale, dagli atti della Commissione Moro) pdf


bardo33 dice:
Tuesday, 4 November 2008 alle 10:54
sicuramente molto in ritardo su questo articolo, ma veramente non se ne può più delle ricostruzioni della “Disinformatio” di Flamigni. Sono anni che il PCI (vero autore della strategia della fermezza) inonda di pagine su presunte deviazioni sull’affaire moro,per incolpare gli americani e la CIA. basta leggere le deposizioni alla commissione Moro per rendersi conto quale era il clima e cosa realmente si fece. Se si leggono gli atti si scopre una lunga serie di amicizie tra tanti leader della sinistra di allora (es piperno) e i brigatisti. nessuno ci racconta perchè Morucci e faranda vennero arrestati a casa della Conforto guarda caso figlia di un referente del KGB in italia?
Valerio dice:
Tuesday, 2 June 2009 alle 21:24
Guarda caso però il gabinetto di Cossiga (che è di Gladio) era pieno di P2isti e così l’intero governo Andreotti si mostrerà quello più ricco in p2isti (Andreotti stesso amico stretto di Gelli)…e guarda caso Moretti era fascista fino a poco prima di entrare nelle BR e frequentava ambienti anticomunisti (oltre ad avere amici del SISDE che era PER INTERO controllato dalla P2). E guarda caso una macchina da scrivere usata dai brigatisti apparteneva al SISDE, e guarda ancora caso la segretaria di Gelli ammise che il giorno del rapimento Moro il Venerabile capo della P2 sentendo la notizia del rapimento esclamo “Il più è fatto!”. Casualmente poi Gelli possedeva un documento segretissimo della NATO l’ “Field Manual” in cui si parlava di come svolgere atti di terrorismo, sabotaggio, eccetera ai fini di prevenire l’ascesa democratica di partiti di sinistra…
Se per te è bello pensare che ci siano angeli e demoni gli uni bianchi biondi con le ali e gli altri rossi con corna e forchettoni fa pure…ma la realtà non è così semplice da catalogare!
Giovanni dice:
Wednesday, 3 June 2009 alle 20:02
Moro è stato ammazzato da comunisti italiani con la collaborazione di comunisti sovietici. Ho già letto da queste parti che molti piduisti erano collaboratori di Moro. Ecché, ammazzavano l’uomo che protesse l’ex capo del Sid Miceli, suo amico, chiedendo ad Almirante di farlo eleggere al Parlamento per garantirgli l’immunità!