AMARCORD. Travaglio l'impresentabile di "Repubblica"
Wednesday, 25 June 2008di Paolo Bracalini per Il Giornale
C’è un collaboratore di lusso che Repubblica tiene nascosto, relegato alle cronache locali o in uno scantinato del sito internet.
Come se avesse Kakà e lo tenesse sempre in panchina. Non solo, appena può gli dà delle grandi legnate in testa, per mano del suo vicedirettore con delega sulla giudiziaria.
Una cosa normale? Certo, i lettori di Repubblica possono leggere Marco Travaglio ogni domenica, ma solo quelli torinesi. Lì ha una rubrica settimanale dove risponde a una lettera (con il vezzo di un autoritratto firmato dal disegnatore Mannelli), su questioni di varia umanità cittadina: i grattacieli che rovinano Torino, le barriere architettoniche a Racconigi, il sindaco. E i processi? E i corrotti in Parlamento? E i deputati amici dei mafiosi?
Di quelli Travaglio parla ad Annozero, da Fazio, sull’Unità, su Micromega, nei libri con Gomez, quasi mai su Repubblica. Una rapida ricerca nell’archivio del quotidiano e viene fuori che i pezzi scritti da Travaglio nell’ultimo anno, lasciata fuori la rubrica torinese, sono solo sette. In media tre quarti di articolo al mese. Poi c’è il suo blog su Repubblica.it, «Carta canta», una collezione di ipse dixit politici, puro esercizio di archivistica di cui Travaglio ha fatto un’arte. Ma il suo contributo al quotidiano si ferma qui. Si direbbe quasi lo abbiano dimenticato. Eppure è a libro paga, stipendio mensile, come collaboratore fisso delle testate del gruppo Espresso.
E allora, da quale scrivania di Repubblica è partito l’editto bulgaro? Nei corridoi del quotidiano romano molti indicano nel vicedirettore Giuseppe D’Avanzo, grande firma del giornalismo investigativo italiano, il regista dell’«epurazione» travagliesca. Chi ha letto il furente scambio di lettere tra i due su Repubblica di ieri non faticherà a crederlo. Travaglio risponde all’articolo del giorno prima in cui D’Avanzo, in sostanza, gli dava del manipolatore. La replica strabocca di risentimento: «Ringrazio D’Avanzo per la lezione di giornalismo…». Per parte sua D’Avanzo non solo ripropone la lezione sul metodo scorretto utilizzato da Travaglio, dandogli di nuovo del bugiardo, ma spara una cartuccia di calibro pesantissimo. Un esempio di manipolazione alla Travaglio: un’intercettazione di una telefonata tra Marco (Travaglio) e Pippo, ovvero Giuseppe Ciuro, sottufficiale di polizia giudiziaria condannato a 4 anni e 6 mesi per collusione con la mafia. Se facessi come fai tu ti dovrei dare dell’amico dei mafiosi, è il messaggio del vicedirettore al «suo» collaboratore.
Ma la guerra fredda tra D’Avanzo e Travaglio, raccontano, scoppia molto prima, sul caso Sofri, quando si comincia a porre la questione della grazia, intorno al 2000 (per questo stesso motivo scoppia anche l’odio feroce con Giuliano Ferrara). Sull’ex leader di Lc Travaglio è colpevolista, D’Avanzo innocentista. Travaglio era quello che sul Borghese, il giorno dopo l’arresto di Sofri, aveva pubblicato a puntate l’integrale delle intercettazioni agli esponenti di Lotta continua. È in quel momento, con lo scontro su Sofri, che finisce la luna di miele fra Travaglio e la sinistra rappresentata da Repubblica, giornale dove Travaglio era stato assunto nel 1998 per un «debito d’onore» di Ezio Mauro. Quale debito? Si dice che Ezio Mauro avesse promesso a Travaglio, allora free lance a spasso da tre anni dopo la chiusura della Voce di Montanelli, un’assunzione a Repubblica. Aveva stima di quel cronista messosi in luce per i suoi ottimi agganci nella Procura torinese, per l’amicizia con i magistrati più importanti: Giancarlo Caselli, Marcello Maddalena. Di mezzo c’era anche quel libro scritto da Travaglio nel ’97 su Cesare Romiti, Il processo, non proprio elogiativo. «Questo, alla Stampa, non lo assumeranno mai», avrebbe detto l’allora neodirettore di Repubblica.
Ecco quindi che Travaglio entra nel giornale di Mauro come redattore ordinario, al minimo sindacale senza nemmeno contratto integrativo. Segue la giudiziaria ma continua il lavoro sui libri. E quando nel 2001 con L’odore dei soldi fa il boom, decide di lasciare quel posto in cronaca di Torino, ormai troppo stretto per uno che comincia a diventare una star televisiva (va ospite da Luttazzi a Satyricon e fa chiudere il programma accusando di mafia Berlusconi), e concorda un contratto da collaboratore fisso. È più o meno da allora che diventa una firma quotidiana. Per i lettori dell’Unità.

Trillo dice:
Wednesday, 25 June 2008 alle 16:13
Tutto chiaro, almeno secondo “Il Giornale”.
Non mi piacciono però le supposizioni, a meno che non si possa provarle, del tipo “si dice che Ezio Mauro” ecc. Poi dato che “L’odore dei soldi” l’ho letto, ed ho anche visto in diretta la trasmissione di Luttazzi con MT ospite, non ho riscontrato proprio le accuse a Berlusconi di essere mafioso.
A meno che io non abbia letto una copia contraffatta ed anche visto un’altra trasmissione: si parla estesamente di Berlusconi, ma di come non sia chiara la provenienza di un mucchio di soldi suoi.
Anche funzionari esperti di Bankitalia non sono venuti a capo della provenienza di fondi finiti in mano a Berlusconi, moltissimi dei quali in contanti e quindi senza tracciabilità. Ed ho letto anche di come B. non abbia mai voluto chiarirne la provenienza, anche in sede giudiziale.
Scrivere di questo non vuol dire accusare Berlusconi di mafia, lo sta anzi facendo ora “Il Giornale” traendo delle conseguenze errate, sai come è contento il suo editore!
Nel caso ci fossero dubbi al riguardo, invito a prendere visione della sentenza del 14/01/2005 emessa dal Giudice dott. Massimo Corrias a seguito della citazione presentata da Silvio Berlusconi contro Marco Travaglio, Daniele Luttazzi, Carlo Freccero e la RAI. Nella sentenza si legge, fra le altre cose:
“che non può ritenersi che il giornalista Travaglio abbia inteso accusare in modo subdolo l’on. Berlusconi di biechi interessi privati, di illeciti societari e di collusione con la mafia”
Tanto per la cronaca, anche l’azione legale intentata da Berlusconi contro gli autori del libro “L’odore dei soldi” ed il loro editore ha avuto esito analogo.
Il programma televisivo è stato invece chiuso (finalmente una verità!) e ricordiamo anche tutti – mi auguro- come è accaduto.
Poi se qualcuno non ha il libro può sempre comprarselo, prima di fantasiarci sopra. O se non ha visto la trasmissione, può sempre leggere i dialoghi tra MT e Luttazzi, sono trascritti integralmente nella sentenza.
Io non sono un giornalista, son solo uno spettatore dell’inverecondo panorama offerto dalla informazione nel nostro paese, e quello sopra riportato è un articolo con le caratteristiche giuste per essere incluso in questo scenario. Non sono nemmeno l’avvocato difensore di MT, ha già i suoi.
Travaglio ha sicuramente dei limiti e delle contraddizioni, però viene sottoposto ad attacchi per quello che racconta, non per come lo fa.
Saluti
Fabrizio dice:
Wednesday, 25 June 2008 alle 18:00
Ah, che travaglio!
Alessandro dice:
Wednesday, 25 June 2008 alle 19:50
Gentile Mastellarini, acquisti un bel condizionatore e viva felice.
Fisso sui 21 gradi.
Anonymous dice:
Wednesday, 25 June 2008 alle 21:48
E se si scoprisse un giorno che il signor T. ha eluso un po’ di tasse (in buona fede, s’intende), ha tra i parenti indiretti dei poco di buono (e mica se li è scelti lui, i parenti), si è fatto portavoce delle confidenze interessate di un informatore che era a libro paga della mafia (ma egli non poteva saperlo, era semplicemente un graduato che faceva rivelazioni di segreti di ufficio),… che vogliamo fare? Lo vogliamo torturareee?
tequilero dice:
Wednesday, 25 June 2008 alle 22:31
Per anonimo:
E se si scoprisse un giorno che il signor T. ha eluso un po’ di tasse (in buona fede, s’intende), ha tra i parenti indiretti dei poco di buono (e mica se li è scelti lui, i parenti), si è fatto portavoce delle confidenze interessate di un informatore che era a libro paga della mafia (ma egli non poteva saperlo, era semplicemente un graduato che faceva rivelazioni di segreti di ufficio),… che vogliamo fare? Lo vogliamo torturareee?
No, più semplicemente lo eleggiamo in parlamento.
Saluti
Trillo dice:
Thursday, 26 June 2008 alle 00:07
Tequilero, ti quoto come esempio di realismo
paride moscati dice:
Thursday, 26 June 2008 alle 16:01
Paolo Bracalini distorce i tempi tra l’andata in onda di Satyricorn (2001) e il Boom mediatico televisivo di Travaglio avvenuto nel 2006 con Annozero.
ci passano 5 anni nei quali Travaglio ha scritto rubriche chiamate “bananas” per l’Unità, quelle sì responsabili della sua ascesa nell’olimpo del giornalismo italiano.
Al Giornale hanno scoperto l’ibernazione evidentemente: quel Berlusconi lì ne sa una più del diavolo!
Maury dice:
Friday, 19 September 2008 alle 09:59
“Travaglio ha sicuramente dei limiti e delle contraddizioni, però viene sottoposto ad attacchi per quello che racconta, non per come lo fa.”
Io direi come lo racconta, non per quello che racconta…