Arresti Abruzzo: Berlusconi e il PM Trifuoggi si "conoscevano" già
Tuesday, 15 July 2008Silvio Berlusconi attacca il Procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi (nella foto), parlando di “Teorema accusatorio” contro Del Turco e gli altri arrestati. Il magistrato risponde per le rime: “Abbiamo fatto tutto con rispetto anche perchè, del resto, non abbiamo bisogno di candidarci a nessuna elezione…”.
Ma il Cavaliere e Trifuoggi si conoscono bene, come dimostra la storia che racconto di seguito, tratta dal mio saggio “Assalto alla stampa”. Trifuoggi è stato uno dei tre «pretori d’assalto» che nel 1984 oscurarono le reti Fininvest e costrinse Berlusca a difendersi attraverso l’amico Bettino.
di Gabriele Mastellarini, Assalto alla stampa, pp. 173-175
La svolta arriva il 13, 15 e 16 ottobre 1984 quando i Pretori di Torino, Roma e Pescara (Giuseppe Casalbore, Eugenio Bettiol e Nicola Trifuoggi) dispongono il sequestro penale degli impianti di Retequattro e Canale 5 in Piemonte, Lazio e Abruzzo.
A Berlusconi è contestata la violazione della legge numero 103 del 1975 e dell’articolo 195 del codice postale (all’epoca è la normativa di riferimento) nei quali è previsto il monopolio statale e non è assolutamente contemplata l’interconnessione delle singole stazioni locali. Con una mossa politicamente abilissima, le emittenti decidono per il black-out totale delle trasmissioni, facendo credere alla pubblica opinione che l’oscuramento sia un effetto dei provvedimenti giudiziari e non di una palese violazione della legge da parte di Berlusconi. Telefilm di successo come “Dallas” spariscono dai teleschermi, gli spettatori protestano in massa e inizia il piagnisteo berlusconiano (una storia simile si è verificata di recente, quando si è paventato il passaggio di Relequattro sul satellite).
L’attacco arriva dalle colonne de “II Giornale”: «Tre pretori che abbuiano intere regioni televisive, che propagano il disagio fra gli inserzionisti pubblicitari, mettono a repentaglio l’occupazione di impiegati e tecnici». In effetti, la decisione dei giudici rischia di invalidare lutti i contratti pubblicitari di Berlusconi che sarebbe costretto a restituire i soldi incassati.
La legge è legge, ma (come spesso accade) non è uguale per lutti, perché il Cavaliere riesce a trovare la formula giusta per eludere i provvedimenti giudiziari e tornare a trasmettere. Questa formula ha un nome e un cognome: Bettino Craxi.
Il primo ministro condanna la decisione dei magistrati e interviene con straordinaria rapidità, riaccendendo le emittenti privale attraverso il decreto legge numero 694 del 20 ottobre 1984, subito etichettato “decreto Berlusconi” (in questo strano Paese le leggi prendono il nome degli autori o dei beneficiari).
Al Cavaliere non mancano certo i buoni amici: dopo Gelli ha trovalo Craxi con il quale ha ottimi rapporti, fin dagli anni Sessanta. Bettino è stato anche testimone alle seconde nozze di Silvio e «sono anche compari di battesimo».
Il decreto Berlusconi funziona solo un mese, perché il 28 novembre 1984 la Camera non ravvisa i requisiti di costituzionalità e non converte il provvedimento in legge. I progetti di Craxi e Berlusconi sfumano e i Pretori possono intervenni di nuovo per bloccare le reti privale. «È evidente che il decreto è stato bocciato da tutti quei parlamentari che temono che il riconoscimento delle reti private costituisca una minaccia per la Rai e generi uno squilibrio fra la tv di Stato sottoposta a un severo controllo del Parlamento, e le emittenti politicamente meno controllabili (la Fininvest di Berlusconi)».
Ma Craxi ferma ancora i sequestri, lanciando il “Berlusconi-bis”, decreto-legge numero 807 del 6 dicembre 1984 che, stavolta, è convertito nella legge 10 del 4 febbraio 1985, grazie al contributo del Msi, partito di estrazione fascista, che sostituisce molti voti della sinistra democratica in libera uscita.
Tra i punti cardine della nuova normativa spiccano: la concessione dei ponti radio alle televisioni private nelle zone d’utenza servite fino al primo ottobre 1984; la previsione di un piano per le frequenze, la possibilità di proseguire con le trasmissioni interconnesse, il censimento degli impianti di radiodiffusione esistenti, il divieto di propaganda politica nei giorni precedenti le elezioni e la fissazione di limiti per la pubblicità commerciale. La legge ha un termine provvisorio, eppure il leader del Psi riuscirà puntualmente a far slittare la decadenza approvando, il primo giugno 1985, il “Berlusconi ter”, decreto-legge n. 223 (successivamente convertito) che allunga il regime transitorio al 31 dicembre 1985. Dal 1986 in poi, come confermato in una nota del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato: «La legge numero 10 del 1985 non ha bisogno di altre proroghe per continuare ad essere efficace».


Anna dice:
Tuesday, 15 July 2008 alle 19:17
Mi scusi Mastellarini, ma per quale motivo ha inserito un’immagine di Travaglio? Cosa ha a che fare lui con questo post?
Inizio a credere che lei sia davvero ossessionato.
la smentisco. Ho cambiato la foto.
saluti
gm,
luigi dice:
Tuesday, 15 July 2008 alle 19:32
A proposito del commento de Il Giornale: ma Montanelli non era quello che non faceva mai mettere becco a Berlusconi in redazione? Questo commento sul sequestro delle TV non mi pare molto distante da quelllo che avrebbero scritto negli anni successivi Feltri, Cervi, Belpietro e Giordano.
Complimenti a Mastellarini per la memoria di ferro.!
DeanKeaton dice:
Tuesday, 15 July 2008 alle 19:46
Mastellarini.
Può per caso dirmi pure chi scrisse l’articolo de “Il Giornale” da lei citato?
Grazie
dovrei verificarlo, ora proprio non posso….
DeanKeaton dice:
Saturday, 19 July 2008 alle 00:46
Mastellarini.
Mi scusi.
Si sarà mica dimenticato della risposta alla mia domanda?
Ci tengo.
Saluti
quale? non ricordo
gm
DeanKeaton dice:
Saturday, 19 July 2008 alle 01:05
Chi scrisse l’articolo su “Il Giornale” da lei citato nel post e nel suo libro?
dovrei ricontrollare il mio archivio. Ma perché è così importante?