Caso Moro: domande e risposte
Monday, 23 June 2008Il giornalista Gabriele Mastellarini ha chiesto finora invano l’accesso alle carte del sequestro Moro, i famosi 100 faldoni per i quali è caduto il segreto di Stato. Per poterle consultare si è dunque rivolto con un ricorso al Tar del Lazio, che ha fissato un’apposita udienza in camera di consiglio per il prossimo 18 giugno davanti alla prima sezione.
Ultimamente Mastellarini ha fatto delle osservazioni sensate sulle “stranezze” degli atti ancora celati del “caso Moro” ed ha chiesto un commento al collega Francesco D. Caridi, analista di fenomeni politico-criminali e curatore di un archivio storico d’interesse nazionale, che come giornalista d’inchiesta per “il Borghese” e per “Italia settimanale” si occupò prima di lui di questa vicenda (come si riferisce anche nei libri di Giorgio Galli e di De Lutiis, già citati dal nostro giornale).
Ecco i quesiti di Mastellarini e la risposta di Caridi. Gabriele Mastellarini: Antefatto 1) «C’è un tesoro lì dentro. Un tesoro che non abbiamo mai potuto utilizzare perché coperto dal segreto. Ma oggi a trent’anni dall’assassinio di Aldo Moro il segreto su quelle carte deve cadere».
Giovanni Pellegrino a Panorama del 7 marzo 2008, esibendo una lettera ricevuta nell’agosto ‘98 dall’allora Ministro degli Interni Napolitano. Antefatto 2) «Non è consentito in Italia apporre il segreto di Stato sulle stragi. Io li ho letti (i documenti) ho avuto modo di acquisirli durante i lavori della commissione». Giovanni Pellegrino a Il Messaggero del 10 maggio 2008. Antefatto 3) «Una cosa comunque è certa: sul caso Moro c’è ancora molto da sapere e capire. Almeno a giudicare dalla mole imponente e dall’importanza del materiale dei servizi coperto dal segreto. Sono oltre 100 i faldoni mai trasmessi ai magistrati». Giovanni Fasanella, Panorama 7 marzo 2008. Antefatto 4) «Inchiesta sul caso Moro: gli atti on-line. Oltre 100 faldoni di documenti, corrispondenti a circa 62 mila pagine, della Commissione stragi – filone Moro sono ora consultabili in Rete grazie al progetto Commissioni d’inchiesta on-line curato dall’Archivio storico di Palazzo Madama».
Dal sito internet del Senato della Repubblica, maggio 2008. Dopo questi antefatti mi chiedo: perché l’ex senatore Giovanni Pellegrino, già presidente della Commissione d’indagine sulle stragi continua a contraddirsi? Prima parla di carte sotto segreto e poi dice che, in realtà, non c’è nulla; prima parla di 100 faldoni sotto sequestro e poi sul sito del Senato si legge che proprio «100 faldoni» (sic!) sono on-line? E poi, tramite amici comuni, vengo a sapere che attende la desecretazione di quei documenti? Perché si mischiano le carte? Francesco D. Caridi «Caro Mastellarini, la verità non c’è. Esistono le verità, come percezioni, sospetti, intuizioni. Moro è stato ucciso: questo è un fatto. Da chi: si sa, l’omicida per lo Stato ha scontato la sua pena e il suo silenzio, alcuni suoi complici pure. Perché: si vorrebbe ancora capire. Il «caso Moro» non sono le informative di polizia, non è la relazione dell’inchiesta parlamentare, non è il processo (i processi). Il «caso Moro» è il Contesto. Chiunque si sia interessato all’affaire, in qualsiasi veste pubblica, ha pensato di aver trovato nelle pieghe di una dichiarazione, di un indizio, di una coincidenza, di un rapporto, di una omissione, il bandolo della matassa. Invece questa è sempre più ingarbugliata, perché non si cambia metodo di dipanatura (di indagine ex post). Si riparta dal Contesto.
Soltanto così potranno essere inquadrati: la preparazione scientifica dell’operazione, la “base” prima e la “base” ultima della prigionia (Via Montalcini è una delle “basi” di mezzo…, Via Gradoli è un incidente), la confessione (con il sacramento dell’assoluzione), l’interrogatorio secondo tecniche “didattiche”, ad uso di dibattito negli atenei e nelle centrali di Intelligence, il trasporto scortato dell’ostaggio da una parte ad un’altra di Roma, passando verosimilmente per la Gianicolense, eccetera. Che nelle carte ancora “di vietata divulgazione” ci sia la verità, io non credo. Che ci siano le percezioni del Contesto, questo probabilmente sì, con i linguaggi della burocrazia e dei “mattinali”. Ma la lettura non sarà certo esaustiva, sarà forse deludente, forse ripetitiva. Nessuno invece che faccia una analogia: Moro ostaggio delle BR (e dei sovietici dell’ala dura anti-eurocomunismo) fino alla sua uccisione; Andreotti ostaggio dei giudici (e dei filo-Cia) fino alla sua inoffensività. Il Contesto, appunto. Rileggiamolo, caro Mastellarini. Magari ne usciamo con un film di una noia mortale, semplice ma almeno veridico. Non quel lungometraggio grottesco a partire dal titolo (”Il Divo”), che racconta di un uomo potente che cade, però con la stessa apparente disinvoltura di quando sta in piedi, ma non spiega chi e perché lo ha fatto cadere.»
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