CLAMOROSO! Dopo 15 anni la Asl non riesce a riprendere i soldi pagati al falso medico. La Cassazione: "Il processo ricominci da capo"

Friday, 3 October 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI, SENTENZE

di Gabriele Mastellarini per Il Sole24Ore

La decisione n. 22652 della Suprema Corte di Cassazione (depositata il 9 settembre scorso) prende le mosse dalla vicenda di un medico che, per oltre 11 anni (dal 1982 al 1993), era iscritto nelle liste della Usl n. 2 di Sant’Angelo dei Lombardi. Esperienza interrotta quando si era scoperto che in realtà aveva solo il camice e «risultava privo di titolo di studio e di abilitazione all’esercizio della professione».

Dal ’94 l’Unità Sanitaria Locale, successivamente passata in gestione liquidatoria, ha cercato di recuperare gli emolumenti corrisposti, chiedendo un ulteriore risarcimento dei danni «per le specialità mediche fornite e per glia accertamenti clinici erogati a seguito delle prescrizioni rilasciate». Quattordici anni di battaglia legale finora inutili perché la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, dichiarando la giurisdizione della Corte dei Conti e spianando la strada ad altri due gradi di giudizio (primo grado davanti alla sezione regionale ed eventuale appello presso la sezione centrale) per i quali si impiegheranno tra i quattro e i cinque anni in tutto.

La Usl riteneva competente il giudice ordinario perché si trattava di un rapporto di “convenzionamento” e non di dipendenza, mentre la Cassazione ha spiegato che: «Alla giurisdizione della Corte dei Conti in materia di danno erariale da responsabilità amministrativa, sono riconducibili tutte le condotte del soggetto collegato alla pubblica amministrazione da un rapporto di servizio (consistenti in azioni o omissioni imputabili anche a sola colpa o negligenza) che arrechino un detrimento alla pubblica amministrazione stessa. Peraltro – si legge ancora – nel caso in cui un privato dichiari fraudolentemente il possesso di un’abilitazione professionale di cui sia effettivamente sprovvisto, tale condotta illecita e potenzialmente dannosa, può considerarsi alla base di tutto il successivo sviluppo del rapporto e dei pregiudizi conseguenti».

In passato la Cassazione a Sezioni Unite (n. 9957/2006) aveva ritenuto competente la Corte dei Conti per i danni da iper-prescrizione di medicinali e si era espressa allo stesso modo per i sanitari dipendenti delle Asl «sprovvisti di un valido titolo di studio». Nel caso in esame, il Tribunale di Napoli aveva già sancito la giurisdizione della Corte dei Conti, ma il collegio d’Appello accogliendo il ricorso della Usl aveva cambiato registro ritenendo competente il Tribunale civile. Il conflitto di competenze è stato risolto dalla Cassazione a Sezioni Unite che ha azzerato l’intera vicenda, riaprendo il contenzioso nella legittima sede.

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  1. Carlo Gambino dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 11:51

    Di storie come questa ne sento in continuazione: il numero dei falsi medici in circolazione è paurosamente alto. La cosa più strana è che, in tutti i casi di cui ho avuto notizia, si trattava di medici stimatissimi, considerati tra i più bravi nel loro campo.
    Da un lato, mi chiedo come faccia una persona a passare anni e anni a svolgere un lavoro nel quale magari diventa anche bravissimo, nascondendo però a tutti quanti la realtà, e vivendo quindi anche nella paura di essere scoperto.
    Dall’altro però mi viene da soffermare il mio pensiero su tutti coloro (primari, direttori sanitari e direttori amministrativi di cliniche ed istituti di cura, etc) che dovrebbero vigilare, ossia assicurarsi che tutte i professionisti che lavorano nelle strutture sanitarie siano in possesso di tutti i requisiti necessari ed indispensabili. Tra l’altro, vedere se un medico è iscritto all’albo della provincia in cui risiede, è un gioco da ragazzi, basta andare sul sito dell’ordine dei medici di quella provincia e cercarne il nome e cognome, o in alternativa prendere il telefono e fare una veloce chiamata. Mi chiedo quindi se queste persone, investite di una certa responsabilità, facciano sempre il loro dovere, e stavolta non sono gran che ottimista: temo di no.
    In un caso verificatosi nella mia città, infatti, corrono voci (ok, sono solo voci, ma sono realmente insistenti) che nell’ambiente ospedaliero in cui il falso medico (bravissimo, peraltro) lavorava, TUTTI sapessero che lui non aveva mai completato gli studi. Lo sapeva il primario, lo sapevano tutti i suoi colleghi, lo sapeva la caposala.
    Temo quindi che ci siano varie e vaste responsabilità su cui indagare.

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