TONINO DI PIETRO ANNUNCIA: "TORNIAMO IN PIAZZA NAVONA L'11 OTTOBRE". Sulle intercettazioni l'ex Pm "La penso come Travaglio". Il ddl Alfano? "Se lo conosci lo eviti"

Friday, 5 September 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

da “Il Riformista”

Antonio Di Pietro affida il suo annuncio al Riformista. «Siamo pronti per il gran ritorno a piazza Navona. L’11 ottobre lanceremo con una grande manifestazione nazionale la raccolta delle firme per la nostra campagna referendaria contro il lodo Alfano», spiega il leader dell’Italia dei valori svelando i primi dettagli dell’operazione «piazza Navona bis». L’11 ottobre, sabato.

Ancora una volta, quindi, l’ex pm giocherà d’anticipo sul Partito democratico di Veltroni, che ha chiamato a raccolta il suo popolo sempre a Roma, a piazza San Giovanni, il 25 ottobre.

Nel corso dell’intervista, Di Pietro parla anche di riforma della giustizia e intercettazioni. E sul ritorno in agenda del caso Unipol avverte: «Latorre si comporti come Prodi e Passino. Lo dico soprattutto nel suo interesse. Altrimenti noi dell’Italia dei valori ci regoleremo di conseguenza».

Onorevole Di Pietro, di nuovo a piazza Navona, quindi.
«Ebbene sì. L’11 ottobre ci sarà il grande evento di apertura della nostra campagna referendaria “Salva premier 2008”. È il primo giorno utile per la raccolta delle firme. L’iniziativa ha già un nome: sarà “la prima giornata della legalità”».

La macchina organizzativa è già partita?
«Il fine settimana dell’I 1 e 12 ottobre cominceranno a spuntare i nostri punti di raccolta delle firme su tutto il territorio nazionale. Andremo avanti fino a Natale, possibilmente anche più giorni a settimana. Per adesso posso dire solo questo».

Lei prepara una campagna d’autunno sulla giustizia mentre da dentro il Pd si moltiplicano i segnali di fumo alla maggioranza sulla riforma Alfano.
«Su questo vorrei fare io una domanda: c’è in giro qualcuno che prenderebbe moglie per corrispondenza? Immagino proprio di no. Non si può discutere di una riforma di cui non si sa un bel nulla. Figurarsi “dialogare”. E su quali basi?»

In materia di intercettazioni telefoniche, ad esempio, il governo ha già varato un disegno di legge, a giugno.
«Il ddl Alfano? Quella roba lì se la conosci la eviti».
E come la mettiamo con il ritorno delle intercettazioni sul caso Unipol, quelle per cui Marco Travaglio, su L’Unità, ha già impresso il suo «visto s’indaghi»?
«Sulle intercettazioni che riguardano il senatore Latorre la penso esattamente come Travaglio. Lo dico in buona fede…»

Si spieghi meglio.
«Mi auguro che, proprio per la salvaguardia della loro credibilità, i parlamentari coinvolti nel caso Unipol si alzino in piedi e chiedano che sia dato il via libera all’utilizzo di quelle intercettazioni. Mi riferisco soprattutto al caso del senatore Latorre, rispetto al quale nessuno è in grado di dare un giudizio anticipato. Ci sono dei magistrati che stanno compiendo un’indagine. Se uno non ha nulla da nascondere, per quale motivo dovrebbe impedire l’utilizzo di quelle conversazioni?»

Morale?
«Latorre faccia come Prodi. Anche le telefonate dell’ex premier potevano dar adito a qualche sospetto. Il fatto che abbia detto “pubblicate tutto, non ho nulla da nascondere” ha spazzato via le nubi. Un altro modello da imitare è Passino: anche l’ex segretario dei Ds, a suo tempo, chiese al Parlamento di dare l’ok all’uso delle intercettazioni sulle scalate bancarie che lo vedevano coinvolto. In due parole, se io fossi l’avvocato di D’Alema e Latorre, suggerirei loro di imitare gli esempi di Prodi e Passino. La frittata Unipol e ormai fatta. L’indagine può essere un’opportunità».

In che senso, scusi?
«Nel senso che, sul piano tecnico, questa indagine serve a verificare se c’è qualcosa di penalmente rilevante. In questi casi,se uno è in buona fede dovrebbe andarci di corsa, dal giudice. Quando mi hanno tirato in ballo sulla storia dell’immobiliare Antocri, poco prima delle elezioni, mi sono precipitato in procura. Ho chiesto che l’indagine venisse svolta al più presto, senza alcun rinvio. Ed è arrivata l’archiviazione».

E se Latorre decidesse legittimamente di non fare come Prodi e Fassino? Come si comporterebbe il gruppo parlamentare dell’Italia dei valori?
«Ci comporteremmo di conseguenza. Prima dell’inizio della legislatura ho inviato ai nostri candidati un vademecum che tutti hanno sottoscritto. Nelle clausole c’era scritto che in questi casi l’Italia dei valori da sempre il via libera alle richieste di autorizzazioni a procedere. L’unica differenza è quando trattiamo di reati di opinione, per cui valutiamo caso per caso. Aggiungo, per la precisione, che nella fattispecie “reati di opinione” non possono essere incluse dichiarazioni come quella in cui Silvio Berlusconi, nel corso di un talk show, sostenne che non avevo la laurea. Eh no, quella roba inficiava tutta la mia carriera professionale…».

Piazza Navona bis, la prima giornata della legalità, il vademecum sulle intercettazioni. L’Idv è il «partito delle toghe»?
«Il partito delle toghe non esiste».

D’Alema ha detto che il Pd non «è il partito delle toghe».
«Ripeto: il partito delle toghe non esiste. Solo chi non può vedere i giudici agita lo spauracchio del partito delle toghe».

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