Feltri attacca Belpietro e la Mondadori di Berlusconi. Sui contributi pubblici predicano bene e razzolano male
Thursday, 21 August 2008di Vittorio Feltri per “Libero”
Ci risiamo. Ma stavolta c’è da ridere ed è questo l’unico motivo che mi spinge anche a me a riparlarne.
Mi riferisco ai tagli di Tremonti che hanno colpito ongi settore, inclusa quindi l’editoria cui sono destinati finanziamenti, in forma diretta o indiretta (il fondo al quale si attinge è sempre lo stesso, a vantaggio di tutte le pubblicazioni italiane. Giusto, sbagliato?
Le opinioni in merito sono diverse. Ovvio, ciascuno la pensa come gli garba. C’e solo un dato oggettivo e va ricordato: nella quasi totalità dei Paesi europei la stampa, essendo un prodotto atipico considerato indispensabile al funzionamento della democrazia, usufruisce di sostegni governativi e agevolazioni di vario tipo. Questo per dire che l’Italia non costituisce una deplorevole eccezione.
E veniamo al dunque. Panorama sul numero in edicola dedica molto spazio al problema con una sorta di inchiesta corredata di tabelle – le solite, note e arcinote – e di due commenti, uno del direttore Maurizio Belpietro nel segno dell’austerità, l’altro di Giuliano Ferrara per nulla rigido sulla questione.
Secondo tradizione, Libero è collocato dal settimanale nel mucchio dei presunti privilegiati e gli è assegnato il ruolo di pietra dello scandalo (preteso). Fin qui tutto normale, scontato. Ciò che sorprende non è il tono indignato di Belpietro, ma l’accuratezza con cui il direttore evita di annoverare il proprio magazine e il proprio editore, cioè Mondadori, nella lista dei fortunati aventi diritto a riscuotere gli immondi finanziamenti.
La quale Mondadori, si da il caso, detiene un invidiabile primato: è in testa alla classifica dei beneficati dallo Stato. Ma questo non trascurabile dettaglio a Belpietro conviene tacerlo, altrimenti si troverebbe nell’imbarazzante situazione di chi rimprovera ad altri un peccato del quale egli è campione.
E così di peccati ne commette due: primo, denuncia un fatto in cui lui stesso è coinvolto; secondo, finge di essere sincero e innocente quando invece èbugiardo. Lo dimostro. Panorama distribuisce circa 250 mila copie in abbonamento e allo scopo utilizza il servizio postale. Non c’è niente di male, per carità, basta pagare. E per pagare, paga, eccome se paga. Ma solamente il 50 per cento dei costi effettivi di spedizione. Chi versa il rimanente 50 per cento? Lo Stato. Il quale pesca i soldi nel medesimo fondo per l’editoria che fa schifo a Belpietro perché non è interamente suo, ma un po’ anche nostro e di altri giornali.
Anticipo la obiezione: qualsiasi pubblicazione spedita per abbonamento gode di tariffe scontate. Balla, Libero i suoi abbonamenti li paga “a prezzo pieno” e lo Stato non interviene.
Se, infine, teniamo conto che la Mondadori ricorre alle Poste non solo per Panorama, bensì per tutte le sue numerose testate, si comprende perché è foltissima nel prosciugare la dotazione del fondo.
Avanzo una proposta oscena a Tremonti: elimini, anziché limitarsi a tagliare, tutti i contributi, diretti e indiretti, a quotidiani e periodici di ogni tipo. Poi verificheremo chi piangerà di più, se Libero o Panorama.
Leggi lo speciale su questo Blogiornale dedicato ai contributi pubblici per la stampa. Clicca gli articoli sotto.
http://dituttounblog.com/articoli/giornali-di-partito
http://dituttounblog.com/lettere/contributi-veri-giornali-finti


Francesco B. dice:
Thursday, 21 August 2008 alle 15:01
elimini, anziché limitarsi a tagliare, tutti i contributi, diretti e indiretti, a quotidiani e periodici di ogni tipo. Poi verificheremo chi piangerà di più, se Libero o Panorama
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Libero…
tequilero dice:
Thursday, 21 August 2008 alle 15:01
Standing Ovation per Feltri.