Mino Pecorelli chiese a Licio Gelli 3 milioni di dollari per tacere

Wednesday, 15 October 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Paolo Martocchia per www.dituttounblog.com

Quando ebbe tra le mani un documento scottante, contenente i “principali membri della massoneria vaticana”, Mino Pecorelli, il giornalista di OP, fu contattato da Licio Gelli (nella foto) per una negoziazione: se quella lista fosse stata pubblicata “potevano esserci guai seri”, specie per mons. Marcinkus e Roberto Calvi.

Nel suo libro inchiesta, L’Entità, Fazi editore, Eric Frattini ricorda un passaggio cruciale della vicenda che successivamente portò all’omicidio del giornalista. Frattini, infatti (p. 369), scrive: “….sembra che il giornalista avesse chiesto per il suo silenzio circa tre milioni di dollari, una cifra che Gelli si rifiutò di pagare”.

Ad oggi, altro mistero italiano, nessuno è stato arrestato per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli.

Questo il passaggio del libro.

”….Per Gelli, anche l’avvocato e giornalista Carmine “Mino” Pecorelli era diventato un problema. Negli anni Sessanta, Pecorelli aveva fatto scoppiare numerosi scandali con i suoi articoli apparsi sulla rivista “OP”, grazie alle informazioni provenienti anche da persone collegate alla mafia. Con il passare degli anni; OP divenne una preziosa fonte non solo per i politici, ma anche per finanzieri, avvocati e pubblici ministeri. Le informazioni arrivavano al giornalista da agenti dei servizi segreti italiani e papali, e, ovviamente, da personaggi di rilievo della loggia P2, di cui era membro. Lo stesso gran maestro chiedeva ai suoi potenti fratelli massoni di fornire carte e documenti al direttore di OP per denunciare tutti coloro che si opponevano alla loggia o agli interessi della P2. a metà del 1977, Pecorelli iniziò a indagare su una delle truffe più eclatanti della storia della finanza della Repubblica italiana: la manipolazione e vendita clandestina di un derivato del petrolio utilizzato per i riscaldamenti centralizzati degli edifici e come combustibile per i camion. Gli utili dell’operazione, secondo i dati forniti da Pecorelli, ammontavano a quasi 9 miliardi e mezzo di dollari. Il giornalista continuò a indagare, pericolosamente, e scoprì che nella frode erano implicato lo IOR e monsignor Marcinkus e che la Banca Vaticana, attraverso un agente libero dell’Entità, forse il gesuita polacco Kazimierz Przydatek, deviava il denaro ricavato dalle vendite su conti all’estero, principalmente a Nassau e in Svizzera. Nell’agosto del 1977, gli articoli dello scandalo sul combustibile improvvisamente cessarono: Pecorelli aveva subito pressioni dal senatore Dc Claudio Vitalone, dal giudice Carlo Testi e dal gen. Donato Prete, della Guardia di Finanza, affinché smettesse di occuparsi della questione. Si dice anche che il giornalista ricevette una visita di Przydatek, il gesuita polacco e agente libero dei servizi segreti del Vaticano agli ordini di Marcinkus. All’inizio del 1978, Mino Pecorelli ricominciò a pubblicare articoli sull’infiltrazione della massoneria nel Vaticano, in particolare nei suoi tre grandi centri di potere: la diplomazia, la finanza e i servizi segreti. In uno dei numeri della rivista, il giornalista riportava l’elenco con i nomi dei principali membri della massoneria vaticana, tra i quali figurava il potente cardinale Jean Villot. Licio Gelli pensò allora che, se la lista arrivava nelle mani di papa Lucani, potevano esserci guai seri, soprattutto per Paul Marcinkus e Roberto Calvi. Dopo la morte di Giovanni Paolo I, Gelli negoziò con Pecorelli, ma sembra che il giornalista avesse chiesto per il suo silenzio circa tre milioni di dollari, una cifra che Gelli si rifiutò di pagare”.

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  1. stardust dice:

    Wednesday, 15 October 2008 alle 21:51

    Mamma mia che periodo.Povero Papa Luciani,che fine gli hanno fatto fare…Non scordiamoci chi era la tessera 1816 della P2 e dov’è adesso:fate 1+1 e forse il quadro sarà più chiaro…

  2. Alberto Santangelo dice:

    Wednesday, 15 October 2008 alle 22:01

    Commento per festeggiare la pubblicazione di un post non dedicato a Travaglio.;-D

  3. piduista dice:

    Sunday, 2 November 2008 alle 11:38

    Il piduista che ci governa non potendo trasmettere direttamente, per motivi di immagine, sulle sue reti il programma del “maestro” che pubblicizza la P2… “una setta segreta che tramava contro lo Stato…” (Massimo D’Alema) , e quindi il programma “di governo”… lo fa fare ad una delle tv (controllate?)
    Considerando che la P2 è una società di delinquenti legata a mafia, clero (IOR), servizi deviati, militari traditori del giuramento di fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione, politici corrotti, imprenditori dalla dubbia onestà… coinvolta nei peggiori atti della storia italiana ( vedi Strage del treno Italicus – strage di Bologna – strage di Ustica – strage di Piazza Fontana – strage del rapido 904… ecc ecc ) e che è stata messa “fuorilegge”… “Nessuno può negare che la P2 sia un’associazione a delinquere…” (Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, 1981)
    Direi che la trasmissione sia una cosa indegna di un paese democratico! Ma questa Italia è un paese democratico? O è un paese dove si difendono i privilegi di pochi ai danni della maggioranza? Dove si difendono i criminali più delle persone oneste? ( se è vero che, dopo i vari condoni dei criminal-evasori compreso la depenalizzazione del falso in bilancio e non si sente parlare più di lotta all’evasione… e l’ultimo atto “delinquente” presentato è quello di sanare il furto e possesso illecito di reperti archeologici… direi proprio che questa Italia non è più un paese democratico… somiglia sempre più ad una piccola dittatura sudamericana ! Piccola ! Ma pur sempre pericolosa per la Democrazia e la Libertà ! )
    A quando Totò Riina ministro dell’Interno?….

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