Fine dei contributi per i giornali di partito. In 229 rischiano il crack

Sunday, 3 August 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Luca Sebastiani per “L’Unità”

Semplificazione. E’ con questa tranquillizzante dicitura che il governo ha sentenziato la condanna a morte di una parte del mondo editoriale italiano.

E come spesso accade per i provvedimenti concepiti con disinvoltura dal ministro dell’Economia Robin Tremonti Hood, è ovviamente della parte più debole dell’editoria italiana che si parla. Quella cooperativa, politica. Quella cioè che non riuscendo a vivere della raccolta pubblicitaria, vive grazie ai contributi diretti dello Stato in virtù del principio che l’esistenza di una stampa libera, indipendente e pluralistica sia uno dei pilastri della democrazia.

Per essere concreti. Se alla fine la finanziaria estiva del governo verrà approvata con la stessa fretta con cui e stata partorita, giornali come il Manifesto, Liberazione, Europa, L’Unità o II Salvagente, II Foglio, Libero, II Secolo, La Padania avranno di fronte a sé giorni bui. In termini di bilancio e posti di lavoro. Il tutto è contenuto nell’articolo 44 del decreto legge 122, intitolato «Semplificazione e riordino delle procedure di erogazione ai contributi all’editoria». A leggerlo, di riordini, pur reclamati da più parti, non se ne vede l’ombra. Come di semplificazioni del resto. A meno che per semplificazione non si voglia intendere il colpo di scure ceco e indif-
ferenziato dei contributi diretti, quelli appunto di cui vive l’editoria cooperativa, non profit e di partito, 229 testate in tutto.

Quella fetta d’informazione, cioè, la cui raccolta pubblicitaria arriva al 20 per cento dei ricavi quando va molto bene. Il fabbisogno per il 2008 dell’editoria nel suo complesso è stata stimata intomo ai 589 milioni di euro, 190 per i contributi diretti e 399 per gli indiretti, agevolazioni fiscali, elettriche e satellitari.

Quei contributi di cui godono principalmente le grandi testate come il Corriere della Sera, La Repubblica o II Sole 24 ore. Quei quotidiani, cioè, che spesso hanno nei loro bilanci sostanziose raccolte pubblicitarie. Qualche volta superiori agli incassi delle vendite. La finanziaria del precedente governo aveva già previsto per il comparto uno stanziamento di 414 milioni, dunque già al di sotto del fabbisogno. Ma ora Tremonti ha fatto di meglio e ha sforbiciato da quella cifra 87 milioni nel 2009 e 100 nel 2010 solo sui contributi diretti «lasciando intonsi i 305 indiretti», come dice un preoccupato comunicato di Mediacoop.

Insomma, un attacco tale al diritto soggettivo ai contributi diretti, che anche la maggioranza ha mugugnato parecchio. All’inizio di luglio in Commissione Cultura alla Camera votò un emendamento con l’opposizione in cui si chiedeva di «escludere qualsiasi riduzione delle risorse destinate ai contributi diretti». Ma per ora non c’è stato niente da fare e ieri Alessio Butti, senatore del Pdl, ha confessato di non poter nascondere la sua «profonda delusione per i tagli apportati indiscriminatamente all’editoria». Così, ha detto, si «mettono seriamente nei guai decine di giornali venduti in edicola, che hanno migliala di abbonati e occupano centinaia di giornalisti».

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  1. Pieraz dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 19:29

    Libero ha già preso la sua contromisura: da oggi costa 1,20€

  2. Francesco B. dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 21:43

    Speriamo almeno ora i grillini, ora che uno dei devastanti punti del v2day sta per essere avvallato dal governo di berlusconi, capiscano che questa è una proposta scellerata e ammazza libertà di stampa…

    I giornali buoni si contano sulla punte delle dita, con questa iniziativa non avremmo più bisogno neanche delle dita per contarli…
    Ecco perchè dicevo che Grillo fa più danni che benefici, ora i grillini che hanno firmato, anche davanti al palesarsi di un disastro atomico, son sicuro che faranno fatica a tornare sui loro passi perchè convinti proprio dal comico che questa sia una buona cosa…
    Povera Italia…
    🙁
    perfettamente d’accordo
    gm

  3. DeanKeaton dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 22:00

    Nessuno si pone mai gli stessi problemi quando sono i piccoli imprenditori privati a dover soccombere nei confronti dei colossi cooperativi costruiti a nostre spese.
    Questa a casa mia si chiama ipocrisia.

    Saluti

  4. Fabrizio dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 22:39

    Ma da due giornali, Libero e Libero Mercato. Resisterà? Speriamo di sì.

  5. Francesco B. dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 23:04

    @ DeanKeaton

    Se ti interessa io me li pongo tutti i giorni, le piccole realtà, le piccole imprese, gli artigiani son quelli che hanno fatto grande l’Italia nel mondo e sono naturalmente le prime che vanno tutelate, ieri, oggi e domani, sempre!

  6. DeanKeaton dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 23:23

    Caro Francesco,
    le piccole realtà di cui lei parla, quelle serie intendo, non vanno cercando tutela. Si accontenterebbero di non subire concorrenza sleale.

    Limitatamente al problema dell’editoria, sarebbe ora di occuparsi della qualità più che della pluralità dell’informazione.
    E se sparisce chi riempie le proprie pagine di minchiate ideologiche dovremmo poi dolercene, se nemmeno chi ci crede è disposto a versare un obolo per poter continuare a leggerle?

    Saluti

  7. Gabriele Mastellarini dice:

    Friday, 1 August 2008 alle 23:28

    Nei prossimi giorni pubblichero’ un breve sunto di un recente colloquio avuto con Vittorio Feltri nel quale si parlava della crisi dell’editoria, dei bilanci dei giornali (Libero compreso) e del fatto che tutti, ma proprio tutti, per poter campare si affidassero ai contributi pubblici. E a Feltri dissi cio’ che penso: “I contributi vanno dati ai quei giornali che veramente li meritano, come Il manifesto e lo stesso Libero, perche’ sono effettivamente letti”. Ma il sistema e’ scoppiato da quando testate come Il Campanile o altri fogli di partito pressoche’ sconosciuti hanno cominciato a incassare contributi grazie all’appoggio di un paio di parlamentari. A quel punto il meccanismo si e’ rotto e ora, come spesso accade, sara’ il giusto a pagare per il peccatore.
    gmast

  8. Francesco B. dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 00:33

    @ DeanKeaton

    E se sparisce chi riempie le proprie pagine di minchiate ideologiche dovremmo poi dolercene, se nemmeno chi ci crede è disposto a versare un obolo per poter continuare a leggerle?ppunto e non è per caso una concorrenza sleale trovarsi senza fondi?
    Quelli grossi li trovano i piccoli se li sogneranno…

    ——-

    Ma secondo te (faccio un ragionamento terra terra) Berlusconi farà mai una legge che aiuti a togliere le minchiate dai giornali, non credo proprio e tu lo sai che non è così, anzi…

    Infatti è propio il contrario, se ne potranno dire ancora di più, ci sarà un monopolio di minchiate sui giornali…

    Parliamo di qualità, proprio in questi giorni stiamo cercando di buttare giù (con un’amica) una lettera con alcuni punti per poter migliorare la libertà di informare e la qualità dell’informazione, se hai qualche spunto ben venga (la porta è sempre aperta per chi si fa portavoce di ottime idee)…

  9. Orlando dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 09:59

    @Francesco B. & Co.: Francamente questi piagnistei greci sulla fine dei contributi di stato non lo capisco. NESSUNA impresa privata ha agevolazioni del genere, non capisco perché l’editoria cartacea debba avere introiti per i giornali stampati (e non venduti) da parte dello stato.
    Pluralità a rischio? Se un partito ha un giornale che pubblica notizie di quella corrente politica, io ritengo, debba essere finanziato da chi la pensa così e da chi lo compra e non anche da chi non lo legge. Francamente non sopporto che parte delle mie sudate tasse vada al Foglio di Ferrara.

    Tra l’altro in quei giornali ce n’è parecchia di pubblicità e spesso allegano inserti, DVD, e minchiate che nulla hanno a che fare con l’editoria.

    Grillo fa più danni che altro? Però non è certo lui che ha fatto in modo che in piazza abbiamo 3000 militari contro i clandestini, che le uniche alternative per l’Italia sono Inceneritori e Centrali Nucleari, che le urgenze della vita del paese siano il Lodo Alfano, la blocca processi e quant’altro. Certi giornalisti, in realtà, fanno i veri danni con la loro (dis)informazione ad hoc per mantenere i proventi politici.

  10. Francesco B. dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 12:41

    Piagnistei Greci? Se si vogliono togliere i finanziamentio ai giornali:
    1) lo si fa un po’ alla volta, semmai..
    2) non capisco perchè toglierli, quale vantaggio porta? Meno frustrazione nella gente?
    3) I finanziamenti possono essere dati secondo altri criteri più efficienti…

    Ma certo che hai ragione sullo schifo del giornalismo, ma non è ammazzando la parte buona che lo si migliora, quale parte di questo discorso non è chiara?
    Io non lo capisco!
    Questa iniziativa così com’era scritta sul v2day sarebbe un’ecatombe per quei pochi giornali seri che ci sono, che nessuno compera perchè non interessano le cose serie, quindi il problema non è neanche tanto tanto i giornalisti, il problema di fondo sono appunto i lettori italiani…

    Se poi vogliamo fara la solita gara al chi fa più danni, facciamola, continuiamo così…
    Giriamo gli occhi e puntiamo il dito sugli altri come al solito…

  11. DeanKeaton dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 13:45

    Caro Francesco,
    in un Paese dove vige la regola del libero mercato un imprenditore è libero di investire dove gli pare.
    In Italia no, perchè sono tali gli intrecci politici per i quali chi vuole mettere dei soldi in un’impresa che può guadagnare è costretto ad accollarsene altre che sono palesemente a perdere per soddisfare gli amici degli amici.
    Ripeto. Per quanto gloriosa possa essere la storia de “L’Unità” o de “Il Manifesto” per me possono pure chiudere se non ce la fanno con le proprie forze o non trovano qualcuno, che non sia lo Stato, che se ne accolla le perdite.

    Per quanto riguarda la qualità dell’informazione io credo che esista già. Certo. Bisogna andare a cercarsela sacrificando del tempo e impiegando risorse mentali e, a volte, monetarie.
    Vale per cibi e bevande. Perchè non dovrebbe essere lo stesso per le notizie e la cultura?

    ps: se vuole un consiglio per la sua lettera, non so se le piacerà, chieda che i giornalisti, prima di lamentarsi per la mancanza di fondi e il basso livello culturale italiano, facciano autocritica e si chiedano se ciò che scrivono sia degno del lavoro che dicono di svolgere.
    Insomma. Sarà mica sempre colpa dell’ignoranza popolare.

    Saluti

  12. Francesco B. dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 14:33

    A Dean:
    ti assicuro che ti mancano alcune conoscenze di base sul come funziona il giornalismo in Italia, te lo assicuro, lo sfruttamento che c’è sui singoli giornlisti freelance ad esempio, i pezzi buoni i giornalisti buoni ci sono, ma per ovvie ragioni non trovano spazio in queste testate di primo piano…

    Bisogna quindi salvaguardare con ogni mezzo possibile quei pochi che premiano il merito dei singoli giornalisti…

    Cmq il punto 1 non l’hai neanche preso in considerazione, parli poi di libero mercato?
    L’informazione e la conoscienza non sono merci qualsiasi, se permetti una mela e una notizia son cose diverse, e comunque sappi che ricevono finanziamenti anche alcuni tipi di colture rispetto ad altre, in base anche a qualità e richiesta di materia prima (come il giornalismo)…

    Sul p.s. nessuno da solo la colpa all’ignoranza italiana (ignoranza come termine non mi piace, preferisco indifferenza, se permetti), ma è sicuramente uno dei fattori in un insieme di molteplici fattori…

  13. Mauri DP dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 18:03

    Vorrei porre alcuni quesiti, con la speranza che essi rappresentino dei buoni spunti di riflessione per tutti:
    1) Cosa s’intende per “qualità dell’informazione”?
    2) Esistono dei parametri di valutazione, universalmente accettabili ovvero condivisibili da tutti, per definire la “qualità dell’informazione”?
    3) E’ possibile applicare all’informazione, cioè ad un diritto inalienabile per tutti, gli stessi parametri neo-liberisti che si applicano ad altre “merci”? per cui “se-valgo-campo-se-non-valgo-soccombo”? Se questa regola è valida per l’informazione, perchè non estenderla anche ad altri diritti quali il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, ecc. ?
    4) Se non è lo Stato che si accolla le perdite di giornali gloriosi (come quelli citati da Dean), chi sarebbe quel “qualcuno” che dovrebbe farlo? Le banche? E, in tal caso, saremmo proprio certi che non sarebbe intaccata l’indipendenza dell’informazione dai cosiddetti “poteri forti”?
    Il mio parere è che questa manovra, più che un obiettivo economico, abbia lo scopo essenziale di affossare proprio quei giornali “ideologici”, ovvero scomodi per quella parte politica colta dalla frenesia del “taglio” a tutti i costi, ma che maschera altri scopi.
    Restando in tema di finanziamenti pubblici, perchè ignoriamo un referendum abrogativo che abolì il finanziamento pubblico ai partiti e che è rinato (il finanziamento), con la solita furbizia italiana ed il sommesso consenso di noi tutti, come “contributo dello Stato per le spese elettorali”?
    407.488.386: questo il monte complessivo dei rimborsi elettorali che si è attestato quest’anno per Camera e Senato, somma da aggiungere ai contributi elettorali erogati agli stessi partiti per tutti gli anni della legislatura interrotta con 3 anni d’anticipo e che, quindi, continueranno ad essere erogati fino al 2011…
    Insomma, Signor Ministro Tremonti: sia serio….

  14. Sunny dice:

    Saturday, 2 August 2008 alle 22:04

    “Il mio parere è che questa manovra, più che un obiettivo economico, abbia lo scopo essenziale di affossare proprio quei giornali “ideologici”, ovvero scomodi per quella parte politica colta dalla frenesia del “taglio” a tutti i costi, ma che maschera altri scopi.”

    Concordo in pieno. Basta domandarsi chi avrà in mano potere economico sufficiente per continuare a produrre. Non capisco inoltre che effetto positivo potrebbe portare all’informazione il taglio dei finanziamenti …
    Io ne trovo di negativi, e una lunga lista per giunta!

    @Mauri DP, le domande che poni non sono di semplice risposta.
    1, 2) La pregiudiziale perchè l’informazione sia di qualità dovrebbe essere la notizia. Una notizia, per essere tale deve essere veridica, continente e d’interesse pubblico. La veridicità è verificabile (o meglio dovrebbe esserlo), la continenza un pò meno, l’interesse pubblico a quanto pare è la cosa più difficile da decifrare. Cosa si intende per interesse pubblico? L’utilità sociale dell’informazione (personalmente io la intendo in questa accezione) o la notorietà del personaggio, o ancora entrambe le cose? Il problema della qualità è molto difficile da affrontare. Non siasmo neanche più abituati a leggere dei fatti, è il commento che tira, la sensazionalità, l’efferatezza.

    3)Un diritto non è una merce, quindi sarebbe semplicissimo rispondere no. Ma i giornali, le riviste, i programmi sono merci o no? Inoltre, chi ha detto che i finanziamenti non riguardano anche le merci? Francesco B. ha citato un caso. Perchè sono più accettabili le leggi salva calcio, i finanziamenti a fondo perduto alla Fiat… e quelli all’informazione sono forzatamente fuori luogo?
    “Se-valgo-campo-se-non-valgo-soccombo”. No. Oramai è il mercato a regolare tutto e tutto dipende dal mercato. Il merito non è contemplato. E’ il marketing che la fa da padrone.
    “Se questa regola è valida per l’informazione, perchè non estenderla anche ad altri diritti quali il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, ecc. ?” Purtroppo ci stanno già provando. Non è una provocazione, ma la lettura di quello che sta per succedere.

    4) Trovo sia proprio questo l’interesse “nascosto”. L’informazione sarebbe ancor più controllata e controllabile. Le lobby di potere avrebbero modo di fare il bello e il cattivo tempo (non che adesso sia poi molto diverso!). Come farebbero le piccole testate a sopravvivere? Come potrebbero permettersi di difendersi dalle cause che vengono intentate? Come potrebbero sopportare l’incombenza della difesa dei giornalisti?

    La trovo l’ennesima legge fascistissima. Cosa porterebbe se non all’assoggettamento totale dell’informazione al potere politico ed ecomico?

    P.S. Ripeto, non son domande semplici quelle che poni. Spero di non aver risposto con troppo pressapochismo.

  15. DeanKeaton dice:

    Sunday, 3 August 2008 alle 01:45

    Caro Francesco,
    l’unica cosa di cui sono sicuro è che qualche giorno fa scrissi su questo blog più o meno le stesse cose che afferma lei a proposito dei giornalisti freelance e del loro sfruttamento.
    http://dituttounblog.com/articoli/bel-paese#comment-1932
    Perciò, paradossalmente, siamo in due a non conoscere come funziona il giornalismo in Italia.

    E’ altrettanto vero che dire “giornalista freelance” non è sinonimo di “grande professionista incompreso e sfruttato”. Insomma. Valutiamo i singoli casi. Molti non possono effettivamente far altro che i galoppini per evidenti incapacità. Certamente fa rabbia constatare che alcuni giornalisti vengano lautamente ricompensati per motivi che ben sappiamo pur essendo egualmente inetti professionalmente.

    In quanto ai finanziamenti pubblici per l’editoria ribadisco che ritengo giusto che venga posto un freno, anche drastico, a questo sperpero di denaro. Bene ha detto Mastellarini. Come al solito un capitolo di spesa di per sè giusto si è trasformato nell’ennesimo abuso all’italiana con la distribuzione a pioggia dei contributi, senza alcun fattore scriminante.

    Infine mi permetta. Lei è sicuro che parlerebbe così se Berlusconi non fosse editore? In ogni caso si metta il cuore in pace. Le garantisco che a sopravvivere non sarà solo “Il Giornale” che comunque dei finanziamenti fa un uso assai limitato.
    E quelli de “Il Manifesto” al limite si potranno dare all’agricoltura biologica. C’è un bel business pure lì.

    Saluti

  16. Francesco B. dice:

    Sunday, 3 August 2008 alle 14:56

    Perciò, paradossalmente, siamo in due a non conoscere come funziona il giornalismo in Italia.
    —-
    Prendo atto della provocazione, allora non capisco perchè vuoi far fuori gli unici seri, per partito preso?

    In quanto ai finanziamenti pubblici per l’editoria ribadisco che ritengo giusto che venga posto un freno, anche drastico, a questo sperpero di denaro. Bene ha detto Mastellarini. Come al solito un capitolo di spesa di per sè giusto si è trasformato nell’ennesimo abuso all’italiana con la distribuzione a pioggia dei contributi, senza alcun fattore scriminante.
    ——-
    Ecco c’è sempre questa mania, qualcuno sfrutta una situazione e per porre rimedio si danneggia chi non la sfruttava (è geniale come cosa, se mi permetti).
    Seguendo il tuo discorso si potrebbero cambiare i fattori di finanziamento, non abolirli.

    Infine mi permetta. Lei è sicuro che parlerebbe così se Berlusconi non fosse editore?
    —–
    Certo che sì, per me Berlusconi è l’ultimo dei problemi, pensi per caso che i partiti di sinistra non sfruttino certi meccanismi, certo che lo fanno, in maniera meno appariscente e più subdola, almeno Berlusconi ci mette la faccia, è uno dei suoi pochi pregi…

    E quelli de “Il Manifesto” al limite si potranno dare all’agricoltura biologica. C’è un bel business pure lì.
    —–
    In tutta l’agricoltura c’è un business di finanziamenti pubblici nazionali, regionali e comunitari, ma nessuno si lamenta come fai tu con i giornali, eppure qui c’è veramente una mazzata al libero mercato, perchè appunto si parla di merci…

  17. Francesco B. dice:

    Sunday, 3 August 2008 alle 16:02

    Cmq quali vantaggi concreti porterebbe questa iniziativa al primo e fondamentale problema di questo paese cioè l’informazione?

  18. DeanKeaton dice:

    Monday, 4 August 2008 alle 21:30

    Caro Francesco,
    se lei andasse in giro a dire agli italiani che il primo e fondamentale problema del nostro Paese è l’informazione probabilmente le riderebbero in faccia.
    E io, le ripeto, questo problema fatico a vederlo visto che adesso ci troviamo addirittura in esubero di informazioni, vere o taroccate. In caso la questione è una certa mancanza di coscienza critica per valutarle adeguatamente.

    Sui finanziamenti a questo punto chiedo a lei come intenderebbe fare per mantenerli e destinarli a chi li merita, visto il fallimento degli attuali parametri che sono stati molto italicamente “aggirati”.
    Insisto. Non si può in nome di una presunta libertà destinare ingenti quantità di denaro a chiunque voglia scrivere quattro righe con il benestare di un paio di parlamentari.
    Che si mantengano o chiudano. Rai compresa.

    Saluti

  19. Francesco B. dice:

    Monday, 4 August 2008 alle 23:39

    Se gli altri ridono, non vuol dire che hanno ragione gli altri, mi pare evidente…

    Esubero di informazioni? bha, io so che certi articoli non passano sui giornali e non è poi sta gran rarità, le inchieste sui giornali tu le vedi?
    Quelli che le fanno saranno tra quelli che chiuderebbero…

    I finanziamenti si potrebbero dare in base alle assunzioni dei giornalisti, o al numero di praticanti, in base alle condizioni di lavoro dei giornalisti insomma, più assunti più finanziamenti, così ci sarebbe un netto miglioramento della qualità dei giornali e dell’indipendenza dei giornalisti che oggi sono quasi tutti freelance malpagati e supersfruttati.
    Oggi i finanziamenti vengono dati in base alle copie stampate, si potrebbe darli in base al rapporto copie stampate/copie vendute o alle copie vendute.
    Si potrebbe valutarli in base alla qualità secondo i cittadini (o altri criteri), si potrebbero dare a chi prende meno dalle pubblicità ma vende lo stesso, ci potrebbero essere un milione di criteri, ma questi sono solo alcuni, io purtroppo non sono un legislatore.
    Mi piacerebbe molto sapere l’opinione di Mastellarini a proposito…

    Anch’io insisto. Non si può in nome di una presunta libertà destinare ingenti quantità di denaro a chiunque voglia produrre un cereale.
    Che si mantengano o chiudano.
    Scusa se ho usato la tua frase, ma l’ho fatto per farti capire meglio il mio punto di vista…

  20. Mauri DP dice:

    Tuesday, 5 August 2008 alle 00:06

    Ricordo un piccolo ospedale in provincia di Potenza, a Chiaromonte: un luogo incantevole posto a 770 mt di altezza. Il piano di riassetto regionale, finalizzato al contenimento della spesa sanitaria, prevedeva la chiusura di quell’ospedale. Lì partorivano le donne della valle del Sinni, sfidando le strade in salita che, in inverno, puntualmente, diventavano lastre di ghiaccio. Lì si curavano gl’ipertesi grazie ad un buon reparto di Medicina Interna. Ma, soprattutto, era l’unico ospedale della zona, l’unico pronto soccorso, insomma l’unico riferimento per migliaia di abitanti della zona, perennemente costretti dalla storia a dover rinunciare. Successe un tale casino da parte della gente della valle del Sinni che, alla fine, per fortuna, l’ospedale non chiuse più. Aggiungo, come dato di cronaca, che da qualche anno in quell’ospedale opera un importantissimo e validissimo centro per la cura dell’anoressia, uno dei pochissimi in Italia.
    Diritto alla salute.
    Diritto all’istruzione.
    Diritto all’informazione.
    Diritto all’uguaglianza.
    Contenimento della spesa: sotto questo vessillo, peraltro giustissimo, quali fini si nascondono tante volte?
    Quanti sprechi, compiuti in ospedali di fama, potrebbero essere evitati?
    Più di 407 milioni di euro per un diritto qual è quello di svolgere una campagna elettorale da parte dei partiti politici: perchè questo diritto è intoccabile, anzi continuamente modificato “al rialzo”? Come viene spesa questa enorme montagna di denaro pubblico?
    Oramai è una continua corsa a ridurre i nostri diritti. Quasi non ce ne accorgiamo più, come fossimo assuefatti, ma di fatto accade. E, quel che è peggio, è che quando pure ce ne rendiamo conto, siamo così solerti a fornire il nostro consenso perchè convinti che sia cosa-buona-e-giusta… E le nostre discussioni vanno avanti per stabilire di “quanto” debbano essere ridotti.
    Ma fino a quanto è possibile sottomettere i NOSTRI diritti alle leggi di mercato?

  21. hantomas dice:

    Saturday, 13 September 2008 alle 12:52

    Fanno bene. Molti giornali campano sulle spalle di noi cittadini, scrivono solo stronzate o scopiazzano le notizie da altri, solo allo scopo di esistere e quindi di prendere soldi.

  22. hantomas dice:

    Saturday, 13 September 2008 alle 12:54

    questo dovrebbe valere anche per gli stessi partiti. Nascono come funghi per prendere i soldi dei cittadini (il vero stato) e gestirli come c…o pare e piace a loro!!!

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