Le pulci a Mr. X

Thursday, 12 June 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

TRATTO DA “ORDINE TABLOID” PERIODICO DELL’ODG LOMBARDIA – FEBBRAIO 2006
di Gabriele Mastellarini
Ha inventato un nuovo genere di giornalismo d’inchiesta, utilizzando uno strumento formidabile: l’archivio. Raccoglie e annota tutto ciò che gli capita, legge e ricorda gli atti giudiziari meglio di un avvocato o di un procuratore. Il suo modo di lavorare lo ha fatto diventare un personaggio di successo, anche se prima di quel 14 marzo 2001 Marco Travaglio era un giornalista “normale”. Un illustre sconosciuto, direbbe qualcuno, ma cresciuto alla corte di Indro Montanelli.

Poi il 14 marzo 2001 Daniele Luttazzi lo invita a Satyricon e scoppia il caso. Travaglio si fa notare per la sua “presenza scenica”, in televisione rende e anche nei teatri sa farsi valere. Come direbbe qualche bravo operatore, lui “buca” il video, insomma “funziona”. Su quell’onda ha costruito il suo successo e dopo il best-seller L’odore dei soldi (scritto con Elio Veltri, Editori Riuniti, 2001) continua a sfornare titoli a ripetizione, ultimo dei quali Inciucio, pubblicato da Rizzoli e già in vetta alle classifiche di vendita.
Certamente è l’autore di saggistica che riscuote maggior successo tra il pubblico e può permettersi il lusso di avere due titoli in libreria contemporaneamente: lo stesso Inciucio (coautore Peter Gomez), e Berluscomiche uscito per Garzanti.
Il mensile Prima Comunicazione ha definito gli scritti del giornalista torinese «libri-collage sfornati a mesi alterni» (n. 357/2005), ma questo a lui non interessa. L’importante è essere presenti: che se ne parli, bene o male non importa. Per questo è sempre in giro per l’Italia a presentare e a presenziare. A gennaio? Il 9 (ore 21) lo trovi a Torino, il 10 (ore 16.30) è già a Palermo, l’11 (ore 21) rieccolo in Piemonte a Borgaro Torinese, il 12 (ore 17.30) è a Santa Marinella in provincia di Roma, il 16 a sera al teatro Ambra Jovinelli di Roma, il 17 all’Università di Torino, il 18 al Circolo Arci di Fidenza, il 19 puntatina ad Este (Padova) presso l’Aula Magna del Collegio Vescovile, il 20 ad Adria, il 23 alle 17 a Torino (libreria Feltrinelli), prima di recarsi (ore 21) ad Alessandria dove lo aspettano alla libreria Mondadori (marchio Berlusconi).
E ancora Isernia, Modena, Milano, Bologna, Casalecchio e chi più ne ha più ne metta.

Accusa Berlusconi di presenzialismo televisivo e gli rinfaccia il suo essere “piazzista”, ma anche Travaglio si fa notare dappertutto: piazze, convegni, poco in tv perché da quel famoso 14 marzo non lo invita più nessuno.
In quasi cinque anni, di strada ne ha fatta tanta. «Certamente con L’odore dei soldi (200.000 copie) ha rimpinguato le casse degli Editori Riuniti», ricorda un autore che ha lavorato per la ex casa editrice del Pci.
Travaglio attacca Vespa perché scrive su tantissime testate, ma neanche lui scherza: è redattore di Repubblica a Torino, collabora con L’Espresso, L’Unità, Micromega, Giudizio Universale (un mensile), cura la rubrica “Carta Canta” sul sito di  Repubblica.

E poi i libri. A proposito di case editrici: Travaglio critica D’Alema perché pubblica con Mondadori, ma anche lui ha lavorato per la casa editrice di Berlusconi, vendendo tantissime copie di Palle Mondiali e dello Stupidiario del calcio e dello sport (usciti entrambi nel 1994).

In tutto, come riferito dal sito non ufficiale www.marcotravaglio.it (sul quale ci sono altri sui scritti), i suoi libri sono 20, più un paio di interviste ed alcune prefazioni, come quella scritta per Kaos Edizioni sugli atti del processo in primo grado contro la Juventus (accusata di doping), poi ribaltato in appello (mai prefazione fu più nefasta)
A forza di scrivere sta perdendo colpi. Inciucio, ad esempio, contiene un paio di refusi (Billè, a pagina 519, è chiamato Claudio ma il suo nome è Sergio, poi Adreani di Mediaset è ribattezzato Ariani a pag. 388), mentre L’Amico degli Amici (Bur 2005), è una sorta di brutta copia del Dossier Dell’Utri, pubblicato da Kaos con la presentazione di Gianni Barbacetto.

Ma Travaglio è Travaglio: lui vende e gli è concesso tutto. Non lesina le “affettuosità giornalistiche” e viene ricambiato dagli amici della “sua” lobby. In fondo, anche lui fa parte di un piccolo club insieme ai vari Santoro, Guzzanti (Sabina), Luttazzi, quelli dell’associazione Articolo 21. Tra amici si scambiano “cortesie”. Ad esempio: Travaglio dedica alla Guzzanti un capitolo di Regime (Bur, 2004, pp. 164-204) e un paragrafo di Inciucio (pp. 208-221), nel quale si occupa del documentario Viva Zapatero. E in quel documentario, messo in vendita in dvd ecco una bella intervista (una trentina di secondi) della bravissima attrice satirica al giornalista torinese. Non viene dimenticata la vicenda “Raiot”, splendida trasmissione stroncata, ma qui c’è un piccolo “conflitto di interessi”: Travaglio è stato coautore del programma. Anche Santoro è gettonatissimo nei libri e lui ricambia affettuosamente.

In occasione della presentazione di “Regime”, l’ex conduttore di Sciuscià si è scomodato per presentare il volume di Travaglio e Gomez, conducendo un talk-show in onda su un’emittente satellitare e su un circuito di tv regionali.

Bisogna però anche riconoscere (e Travaglio non lo fa) che Santoro si è dimesso da europarlamentare solo per partecipare ad una puntata dello show di Celentano. Alla faccia dei 729.656 elettori (dato preso da Inciucio pag. 267) che gli avevano dato fiducia («il candidato non capolista più votato d’Italia», sempre pag.267).

Travaglio usa il bastone con molti colleghi da Vespa a Mentana, fino a Diaco e Floris, mentre impiega la carota per altri come Curzio Maltese di Repubblica, Furio Colombo, ex direttore de L’Unità, e l’attuale direttore Antonio Padellaro. Forse perché Padellaro è prefatore di Berluscomiche, Colombo di Bananas e Maltese de La Repubblica delle Banane (altro saggio di Travaglio e Gomez, uscito nel 2001 per Editori Riuniti).
Inoltre, lo stesso Maltese su Repubblica e Padellaro dalla prima pagina de L’Unità gli dedicano puntualmente interessanti recensioni ad ogni nuova uscita. Anche L’Espresso, pubblica anticipazioni dei libri di Travaglio e Gomez, un collaboratore e un inviato, dimenticando però di fare lo stesso con l’inviato Pino Nicotri, autore di una bella antologia su Giuliano Ferrara,pubblicata per Kaos un paio d’anni fa, ignorata dal settimanale.

E come non dimenticare l’associazione “Articolo21 Liberidi” fondata dal deputato Ds Giuseppe Giulietti (già al vertice dell’Usigrai)? Travaglio la cita più volte nelle pagine di Inciucio e Regime (forse l’ha aiutata a recuperare un po’ di materiale sul Tg1) e nei ringraziamenti al termine di ogni libro.

Quelli di “Articolo21” sembrano apprezzare e invitano Travaglio e soci ai vari convegni, oltre a pubblicare anticipazioni dei libri e interventi vari sul cliccatissimo sito www.articolo21.com, a sua volta citato nei volumi del giornalista. Merito indiscusso di Marco Travaglio è quello di aver puntato l’indice sulle anomalie del sistema italiano come aveva fatto anche Giorgio Bocca, il primo a parlare di regime: «La differenza fra il regime del Cavaliere e la democrazia di stampo democristiano è che allora i desideri dei dirigenti del partito venivano accolti silenziosamente o confessati solo in sede storica. Ora tutto avviene in chiaro e senza finzioni: il capo del governo è re delle tre televisioni, nomina i giornalisti invisi e quelli vengono platealmente licenziati».
Negli analitici racconti dell’attuale “regime mediatico” italiano, Travaglio commette qualche errore storico.

Secondo Travaglio (lo scrive in un paginone pubblicato per L’Unità) i decreti Berlusconi salva-tv sono stati due: in realtà, sono tre. Il decreto-legge n. 694 del 20 ottobre 1984, l’807 del 6 dicembre 1984e il decreto-legge n. 223 del primo giugno 1985 (Berlusconi-ter, successivamente convertito) che proroga la libertà di antenna per le tv private al 31 dicembre 1985. Dal 1986 in poi, come confermato in una nota dell’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato:«La legge numero 10 del 1985 non ha bisogno di altre proroghe per continuare ad essere efficace» (si veda in proposito Anna Chimenti, Informazione e televisione, Laterza, 2000). Studiare, studiare, studiare.

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Nessun commento presente per “Le pulci a Mr. X”

  1. enrico dice:

    Saturday, 14 June 2008 alle 09:45

    non mi meraviglia che un ex collaboratore di Libero e della Padania finisca per attaccare Travaglio. prima di criticarlo però rileggiti il tuo libro che dedalo ha avuto il coraggio di pubblicare…

  2. giulia dice:

    Saturday, 14 June 2008 alle 16:06

    Travaglio la MIA STIMA, l’ha guadagnata sul campo, giorno dopo giorno, facendo un lavoro scomodo di autentica informazione.
    STIMA CHE SI RINNOVA QUOTIDIANAMENTE.
    DISPIACE CHE BEGHE TRA COLLEGHI (?) VENGANO SEMPRE UTILIZZATE PER SCREDITARLO, COME PERSONA.
    CHE POI A ME INTERESSA CHE SIA L’OTTIMO GIORNALISTA CHE E’, NON IL SIMPATICO COLLEGA CHE DA PACCHE A TUTTI E NON URTA NESSUNO, COME QUALCUNO LO VORREBBE.Di zerbini e’ pieno il mondo del giornalismo.
    Cordialmenmte

  3. Davide Baroncelli dice:

    Saturday, 14 June 2008 alle 17:21

    Questo articolo e’ davvero un capolavoro di livore: incredibile che fosse gia’ del 2006. C’e’ una quantita’ di affermazioni in malafede che fa impressione. Una fra tutte: “Travaglio usa il bastone con molti colleghi […], mentre impiega la carota per altri […]. Forse perché [gli hanno scritto prefazioni]”. O forse Travaglio preferisce farsi scrivere prefazioni da professionisti che stima, invece che da persone che non apprezza? Il fervore manipolatorio di questo articolo getta una luce interessante sull’ossessionata campagna che stai conducendo in questi giorni.

  4. Laura dice:

    Sunday, 15 June 2008 alle 18:13

    Più che altro non si può non pensare una piccola malignità. Dato tutto il polverone che si alza intorno a Travaglio ogni volta che fiata (sarà perchè ha il coraggio di fiatare, lui?), può venir voglia di cavalcare l’onda e sgranocchiare qualche briciola di popolarità. Chissà che il cosiddetto “Metodo Travaglio” funzioni alla rovescia (Travaglio diventa famoso perchè “getta cattiva luce” su chi sta su? Beh, “gettiamo cattiva luce” su Travaglio, si sa mai.)

    Rispondo a Laura. Questo articolo è del febbraio 2006!

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