Quel Travaglio del Marco
Saturday, 14 June 2008di Gabriele Mastellarini (tratto da “Libero” in edicola oggi)
Caro direttore, raccolgo il suo invito a commentare una vicenda privata, divenuta (ahimè!) di dominio pubblico. Come giornalista free-lance collaboro con diverse testate nazionali e, da qualche tempo, ero riuscito a far qualcosina anche per “L’espresso”, il noto settimanale fondato da Eugenio Scalfari: un centinaio di articoli pubblicati nel corso di un anno e mezzo. Una collaborazione proficua e prestigiosa, interrotta a causa di alcuni fatti, uno in particolare, avvenuti nello scorso weekend. Il primo (che non ritengo determinante) è una querelle a distanza con la dottoressa Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, sulla quale avevo scritto un articolo pubblicato tra le pagine del “Riservato” de “L’espresso”. Niente di particolare, ma la dottoressa aveva replicato definendomi «acido»: uno scambio di battute sul filo del sarcasmo, ma nel rispetto delle persone: noi abruzzesi siamo così.
I FATTI Il secondo fatto risale al giorno successivo (sabato scorso) quando, sul “Giornale”, Filippo Facci (mai conosciuto prima d’ora) riportava alcune riflessioni pubblicate sul mio blog www.dituttounblog.com, nelle quali parlavo di Marco Travaglio scrivendo due cose: 1) Che in una memoria difensiva presentata al Tribunale civile di Torino in una causa intentata da Confalonieri e Mediaset, il Travaglio si difendeva sostenendo che il suo attacco pesantissimo (“Confalonieri dovrebbe guardarsi allo specchio e sputarsi”) era, in realtà, satirico. Il giudice non gli ha creduto. Una notizia ritenuta da me interessante e riportata sul blog. 2) In un altro articolo sul mio blog facevo riferimento a una puntata di “Anno Zero” nella quale Travaglio dava a Tosi del condannato, ignorando che il sindaco di Verona ha ottenuto una sentenza favorevole dalla Cassazione che aveva annullato la precedente condanna in Appello.
CLIMA CAMBIATO I miei articoli sono poi stati ripresi da Facci in un pezzo al vetriolo su Travaglio. Ma il giornalista torinese, per sua definizione satirico, anziché replicare a Facci e al “Giornale” cominciava ad “azzannarmi”, prima con una telefonata dai toni durissimi e poi con una serie di sms (sei in tutto) di vario contenuto. L’unico modo per provare a difendermi, anche agli occhi dei lettori, era quello di pubblicare, seppur in maniera ridotta e con alcune parole mascherate da “X”, solo due messaggini dai quali si evinceva il tenore di quel duro intervento di Travaglio. Lo stesso editorialista ha poi insistito con altri sms nei quali sosteneva che dovevo vergognarmi per quanto accaduto. Passato questo lungo weekend di paura sono tornato a fare ciò che faccio tutti i giorni, cioè proporre notizie per i vari giornali. Ma a “L’espresso” il clima verso di me era stranamente cambiato e, per via informale, vengo a sapere di essere stato «sospeso a tempo indeterminato» per aver «ecceduto» sul mio blog. Chiedo un colloquio al direttore, per poter chiarire la mia situazione, ma (testuale) «i numerosi impegni non permettono al direttore di inserire in agenda altri appuntamenti». Stop, chiuso, grazie e arrivederci. Mentre resto in attesa (vana) che qualcuno mi contatti per farmi replicare, mi arrivano degli strani sentori sui quali benissimo ha scritto il giornalista e scrittore Francesco Caridi, sul mio blog. Ne riporto il testo: «Travaglio è professionalmente “assicurato”, vende i suoi prodotti alla gente di bocca buona e, visto che il mercato editoriale esige rimasticature, riproduce se stesso, sempre nello stesso numero dell’uomo-cannone (che le spara quindi grosse); mentre Mastellarini, che è più giovane e più colto di lui, non è protetto da nessun contratto e da nessun padrino, cerca di farsi spazio con la serietà dei suoi articoli e, se eccede, riconosce l’er rore». Ma, allora, chi è stato a farmi sospendere la collaborazione? Risponde Caridi: «C’è chi pensa a Travaglio, che ha una rubrica fissa su “L’Espresso”, dove ricicla e rimastica quello che ha già scritto altrove. Per questo, non si può escludere che abbia influito sulla scelta de “L’Espresso” di fare a meno dei pezzi di Mastellarini: “O io, o lui”. Classico. A questo punto, dato che è stato chiamato in causa “L’Espresso”, che non è un bollettino parrocchiale, sarebbe il caso che la direzione del settimanale spiegasse a Mastellarini perché non vuole più i suoi articoli. Il silenzio – conclude Caridi – autorizzerebbe commenti malevoli per una testata di sinistra che si erge giustamente sempre a difesa della libertà di stampa».
LETTERA AL FONDATORE Ieri ho provato a esporre la mia situazione al fondatore de “L’espresso”, Eugenio Scalfari, in una lettera aperta nella quale chiedo almeno un colloquio per poter spiegare le mie posizioni. Lo farei anche alla presenza di Travaglio (purché non la butti in satira: qui c’è poco da ridere…), mostrando a Scalfari e ai vari colleghi de “L’espresso” il contenuto di quei messaggini ricevuti. Certamente il fondatore del settimanale avrà cose più importanti alle quali pensare ma, in nome della libertà di parola e di stampa, confido ancora in un suo intervento chiarificatore. Se nulla dovesse accadere, caro direttore, potrà aggiungere il mio nome alla lista dei cosiddetti “censurati dai censori”. Con buona pace di Travaglio e compagnia bella.


Andrea dice:
Saturday, 14 June 2008 alle 17:24
Ho letto il suo articolo….
Mi chiedo una cosa……come fa a dare praticamente per certo che gli unici indiziati in merito alla sua “censura” siano la dottoressa Augusta Iannini e ancor più Marco Travaglio??
……Saluti!
Davide dice:
Sunday, 15 June 2008 alle 13:06
“Divenuta (ahimè!) di dominio pubblico”? Non capisco questo dolersi della pubblicità della vicenda se la stessa è causata da una propria lettera aperta a Scalfari.
Rispondo a Davide
la vicenda è divenuta di dominio pubblico dopo il secondo articolo di facci sul giornale (“Il Divo”) dal quale scaturisce la lettera aperta a Scalfari,
ciao. gm