RIVELAZIONE. Renato Farina: "Ho votato Lega Nord più volte". Forse l'ha fatto anche Don Giussani, il prete santificato dalla politica
Wednesday, 3 September 2008di Renato Farina per Libero
Roberto Calderoli alla Bèrghem Fest ha rivelato: «Don Giussani, nel 1985, la prima volta che è apparso il simbolo in lista, ha votato Lega. Me lo ha detto Giorgio Vittadini. E sono molto orgoglioso di questo. Perché don Giussani…».
Voleva dire con quei puntini puntini: don Giussani non è mica un pirla. È uno che se ha votato Lega, qualcosa di importante vorrà pur dire.
Il voto non lo so. II voto è segreto. E don Gius era scrupoloso non rivelava di sé. Di certo la data (1985) è sbagliata.
Ma l’attenzione alla Lega e soprattutto ad alcune persone di questo movimento c’è stata davvero. Don Giussani era così: ovunque sentisse profumo di rottura con il conformismo stantìo della pappa pronta, sia che fossero impulsi anarchici o voglia di indipendenza e libertà, purché fossero senza violenza, lui non chiudeva la porta, anzi. Incontrava. Andò così con la Connina Baires, una formazione anarchica argentina esule a Milano; si incuriosì profondamente della Lega e di alcuni suoi personaggi. Da modesto biografo del prete desiano posso testimoniarlo.
Qualcuno si stupisce? La vulgata attribuisce ai leghisti sentimenti pagani e razzisti. Questo è un giochetto da falsari. All’origine della Lega c’è l’incontro tra un politico dalle grandi visioni (Umberto Bossi) e un intellettuale che, anche se dichiaratamente ateo, accoglieva nella sua grande testa la cultura cattolica (Gianfranco Miglio). I due poi ruppero, ma questa è un’altra storia.
Vittadini ha precisato e tagliato alle dichiarazioni di Calderoli, che peccano di inverosimiglianza, le unghie della strumentalizzazione. Per rispetto di don Gius, non per dispetto verso Calderoli. Qualche volta gli abbracci leghisti sono troppo osé. Nel 1985 nessuno di noi ciellini sapeva bene cosa fosse la Lega. Era un fenomeno misterioso delle valli varesine, qualcosa di campestre e di oratoriano. Ma lontano. C’era il Pci orfano di Berlinguer che ri-minacciava il sorpasso sulla Dc. Impossibile farsi tentare dalla Lega.
Vittadini però non smentisce la sostanza della simpatia. Si è incontrato al Meeting di Rimini con Calderoli, il quale è stato colpito dall’accoglienza calorosissima. Allora Vittadini che è un po’il genio della grande baracca ciellina, gli ha raccontato che era una vecchia storia.
E c’era stata un’amicizia tra il professor Giussani e il professor Miglio, preside di Scienze politiche in Università cattolica dove anche il fondatore di Comunione e liberazione insegnava introduzione alla teologia. «Una stima culturale», dice Vittadini. Aggiungo io: Miglio aveva proposto, quando Formigoni fondò il Movimento popolare, che fossero i ciellini a fare una specie di Lega del Nord. Sosteneva che la DC era finita. Occorreva qualcosa come la Dc bavarese, a forte contenuto federalista e anzi indipendentista. Andò diversamente. (Peccato?).
Don Giussani ascoltava Miglio. Lo stimava. Perché Miglio teneva duro, non cedeva in nulla al verbo marxista che pure imperava anche su parecchie cattedre della Cattolica. Da Miglio appresero il nocciola di pensiero federalista molti ciellini, tra cui Robi Ronza, oggi sottosegretario agli Esteri della Lombardia.
Ronza è varesino come Bossi: fu lo stesso Senatur a raccontarmi nel 1992 di aver attinto anche ai testi del concittadino, che però erattoppo ” etnico-culturale” per i suoi gusti.
Successivamente nel 1993 a Milano si affrontarono per le elezioni a sindaco, in ballottaggio, Nando Dalla Chiesa e Marco Formentini. Nell’ambiente ciellino non ci furono dubbi: la Lega aveva delle radici forti nell’identità popolare lombarda. Infinitamente meglio dei comunisti veri o ex rappresentati da un Dalla Chiesa che voleva trasformare Milano in una specie di Phnom Penh, invasa dallaforesta, e con ikhmer rossi a vigilare sull’educazione del popolo e la punizione dei politici della prima repubblica E don Giussani con chi poteva stare?
In realtà c’era stato poco prima un momento di rottura tra don Gius e i suoi con Miglio, quando il professore, ormai teorico leghista, nel 1992 aveva mostrato di compiacersi per i suicidi degli inquisiti. Continua Vittadini: «Poi con Calderoli si è parlato dei contatti culminati con la presenza dell’onorevole Pivetti al Meeting di Rimini nel 1994 e delle successive visite del ministro Roberto Maroni. Io ho nominato la figura di Don Giussani per la sua influenza culturale sul nostro mondo. Il voto personale di Luigi Giussani rimane segreto anche per me. Pertanto è fuori luogo parlarne». C’entro qualcosa io. Dal 1992 don Gius sapeva dela mia amicizia con Irene Pivetti, delle sue posizioni sulla scuola, e fu contento della mia collaborazione con lei alla Camera e della sua venuta al Meeting. Era così, don Gius. Si fidava delle persone. Ma il voto è segreto, non si dice, lui non lo diceva. Io potrei dire che ho votato Lega anche qualche altra volta.
ps. Per saperne di più su Robi Ronza, santificato da Farina, clicca qui.

