Triste storia di due marescialli – (By Filippo Facci)

Tuesday, 8 July 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

Riceviamo e pubblichiamo da Filippo Facci (“Il Giornale” – “Il Riformista”)

Questa è la triste storia degli ex marescialli Giovanni Strazzeri e Felice Corticchia, colpevoli di aver confuso il vero, il verosimile e magari anche il probabile ma di averlo miscelato in un cocktail che alla fine saprà solo di calunnia, e questo solo conta.
Sul tavolo rimarranno nient’altro che le calunnie di due ex carabinieri complessati di esserlo, due comparse abbagliate dal grande spettacolo di Mani pulite rimaste ai bordi del palcoscenico.

Il trentenne Corticchia era al servizio del quasi coetaneo pm Elio Ramondini. lavorava dalle otto a mezzanotte e non chiedeva straordinari. Una pellaccia. Corticchia c’era, discuteva, entrava e
usciva da una stanza all’altra, partecipava addirittura alle festicciole col Pool e i giornalisti, c’era ai compleanni, agli anniversari dell’inchiesta, c’era anche alla festa di Paolo Brosio con Emilio Fede e Gherardo Colombo e Francesco Greco e Antonio Di Pietro e Paolo Ielo e insomma tanta bella gente, famosa, che andava in televisione e faceva un mestiere prestigioso, c’era anche in quellabdiscoteca dietro corso Como dove inseguiva la cronista Renata Fontanelli, la presunta dark-lady di tutta questa storia, e dove il suobamico Strazzeri azzardava invece un liscio senza speranze con la bionda Maddalena Capaldi, la segretaria di Piercamillo Davigo.

Corticchia e la Fontanelli si erano conosciuti a Studio Aperto nel periodo della guerra del Golfo, nel ‘91, quando anche in Fininvest piovevano minacce telefoniche. Aveva conosciuto anche Emilio Fede e ci aveva bevuto anche qualche emozionante caffè. Poi Mani pulite, vissuta come una guerra coll’emozione della libera uscita ogni tanto, la sera: in pizzeria, al ristorante, al dancing vicino alla Bocconi, nel localino sui Navigli dove quell’altro cronista suonava il sassofono.

Corticchia spandeva e spendeva soldi che non aveva: il fido che la Bnl concedeva agli uomini della Benemerita l’aveva già sforato. Ma fa niente, viveva Mani pulite come una malattia, e ai cronisti, “amici suoi”, dava una mano quando poteva. A Renata, anche due. Da qui il sospetto che fosse stato lui, nel luglio 1993, a darle i verbali di Garofano pubblicati da Il Mondo, quelli che spinsero Gardini a spararsi. Un sospetto meglio delineato quando lo beccarono con le mani nei cassetti di Davigo: Borrelli andò fuori dalla grazia di Dio ma non successe niente, perchè quel gran lavoratore del Corticchia non se lo meritava, lo dicevano tutti.

Così lo rispedirono solamente nella sezione di via Moscova, dal generale Nicolò Bozzo che presto l’avrebbe anche premiato con una targa d’argento. Ma lui ormai non si sentiva più un carabiniere, covava malanimo: che irriconoscenti, decise di congedarsi perchè ormai l’aveva capito, lui al minimo era un giornalista, uno scrittore, uno sceneggiatore televisivo, in fondo a Palermo aveva fatto il classico.
Tornava da Fede chiedendogli un’entratura per un libro e per un film sulla mafia. Emilio, per il film, lo mandava da Massimo Del Frate di Mediaset, e per il libro gli consigliava di spedirlo alla Mondadori. E aspettando risposte che non giungeranno mai, la sua esistenza languiva, dimentava altri risentimenti contro quei montati della procura e poi i giornalisti, i colleghi che telefonavano soltanto per avvertire che dalla banca lo stavano cercando.

L’unico gentile era Strazzeri, che per Felice stravedeva: per lui era incarnazione di quel che non avrebbe mai potuto essere, giovane, alto, brillante, di buona famiglia palermitana, addirittura con velleità scrittorie. Strazzeri di velleità non aveva, era un dimesso che a breve sarebbe andato in pensione forse un poco tristemente (non è sposato nè fidanzato) ma con una carriera macolata, perfetta. Strazzeri era inattaccabile e Felice lo sapeva, era stato distaccato presso la procura circondariale di Milano ma aveva l’ufficio proprio al quarto piano, accanto a quello di Di Pietro. Ne aveva viste davvero di ogni colore semplicemente perchè anche lui c’era, eccome, ogni giorno salutava, riveriva, ascoltava, chiacchierava con Maddalena. E a pranzo prelevava Corticchia per andare in mensa. Negli ultimi tempi erano sempre isolati e stizzosi, Felice si sentiva un uomo a metà. Giovanni, addirittura, lo chiamavano Monghi. Insensibili.
Congedatosi, Felice riempie la sua vita di progetti. Un corso di sceneggiatura, mette in cantiere libri, si fidanza con la profumiera Grazia, alta, bionda e col macchinone. Decidono di convivere in un monolocale col caminetto e l’angolo cottura, quartiere Brera, via Fiori Chiari, con Renato Pozzetto al piano di sotto: è quello il posto che merita, altrochè. Due milioni al mese, ma li paga quasi sempre lei.
Intanto Renata, il suo sogno impossibile, sta per sposarsi col Principe Alliata di Monreale.
Ma i due si rivedono nel dicembre 1995. Lei non lavora più al Manifesto, il quotidiano è in crisi e l’ha lasciata a piedi. E’ un po’ giù. Lui dipinge un beffardo destino di ingratitudine che ora li accomuna. Capisce che il momento è buono e le fa la proposta indecente: dammi retta, collabora, racconta che Di Pietro ti mise le mani sul sedere. E millanta appoggi, possibili assunzioni, parla di Berlusconi come se lo frequentasse tutti i giorni. Renata è sbigottita. Felice intanto contatta anche qualche ex collega di via Moscova che a tempo debito possa testimoniare su questo e su quello, e ogni tanto va a trovare Emilio cui lascia intendere verità agghiaccianti.
Ma toccherà all’inattaccabile Strazzeri il ruolo del rompighiaccio. Renata intanto è preoccupata, ma ogni volta che pensa di denunciare la cosa poi si tira indietro. Si confida con cronisti e amici come Giuseppe Turani, che le risponde come tutti gli altri: Renata, denuncialo. Lei tentenna. E sta ferma.
Nel gennaio ‘96 lei lavora all’emittente Sei Milano e a margine di un convegno incontra l’avvocato Gaetano Pecorella. Chiede consiglio anche a lui, ma la risposta è sempre la stessa. Corticchia intanto torna a farsi vivo con le sue promesse mentre Strazzeri, il 19 febbraio, va finalmente in pensione. Non ci sono più ostacoli. Corticchia molla il carico da novanta, chiede a Fede un incontro con Silvio Berlusconi ed Emilio si muove, garantisce, spiega che Corticchia lavorava proprio in procura: del resto è vero. Berlusconi l’incontra ma non ci perde troppo tempo: ma che bravo giovane, corra dai magistrati a denunciare tutto.

A metà settembre Strazzeri è a Brescia. Consegna il suo incredibile memoriale e racconta cose che voi umani non potreste immaginarvi: telefonate di Violante a Di Pietro, strategie anti-Fininvest, ne ha per tutti, anche per quella Maddalena Capaldi che non aveva più danzato con lui, anche per quegli antipatici dei giornalisti. Calunnie, ma verosimili. Silvio Bonfigli è allibito e Fabio Salamone guarda quell’ex carabiniere mentre se ne va, quelle scarpe troppo lucide e quel
fazzoletto al collo non lo convincono.
Alla fine di ottobre tocca a Corticchia, che aggiunge tasselli al mosaico: il ‘passi’ falso che Di Pietro gli avrebbe chiesto di procurargli e un viaggio a Roma, con l’auto di servizio, per portare il
suo libro a Cossiga. Felice chiama in causa altri carabinieri perchè il piano è quello: ciascuno aggiungerà il proprio tassello (senza dover mentire) sulla piattaforma concordata con Strazzeri, pompata all’inverosimile.
I telefoni dei due ovviamente sono già sotto controllo. Mentre nella prospettiva che tutto vada bene, Felice ha già impostato il suo impossibile futuro: ottiene e otterrà una serie di “prestiti” (da chi non si sa, e non è un particolare da poco) ma è strano, ma non fa niente per nasconderli: li deposita sul suo conto Bnl presso la procura di Milano. E sforna due libri in quattro mesi, libri a pagamento: ma che importa, un giorno la Fininvest gli avrebbe spalancato le porte. L’agenzia di promozione Dialogos confeziona intanto costose presentazioni al ristorante. Ai cronisti giudiziari che lo avvicinano promette interviste in cambio di recensioni. Perchè lui adesso è uno scrittore.
Ma la maionese non riesce. La Fontanelli, interrogata il 19 dicembre a Brescia, dice che Corticchia e Strazzeri sono dei pazzi. Felice la ricontatta e le fa pressioni che lei corre a raccontare ai pm milanesi Ilda Boccassini, Francesco Greco e Paolo Ielo. I quali a loro volta (dopo che Renata ha rivelato che Corticchia in passato le aveva passato dei verbali) riescono a verbalizzare le sue dichiarazioni collegandole a una vecchia inchiesta su una fuga di notizie. Riescono cioè a infilarsi in un’inchiesta che pure (in teoria) è rivolta contro la loro procura, dunque dovrebbero astenersi. Così le inchieste si intersecano, regna la confusione totale e il fatto che la Fontanelli intanto sia stata davvero assunta a Moby Dick (area Fininvest) complica solo le cose. Un equivoco che sarà presto dipanato. Ma Corticchia intanto ha sentito puzza di bruciato. Non mi tradirai, urla via cavo a Renata che presto denuncerà anche minacce telefoniche notturne.
E Felice intanto di telefonate ne fa tante, troppe, il redivivo Roberto Zuliani dei Ros scopre 264 milioni movimentati sul suo conto e nessun teste ha intanto confermato i racconti di Strazzeri. Il 19 e 20 gennaio 1997, a Milano, vengono ascoltati diversi giornalisti amici della Fontanelli. La Boccassini cerca di bloccare un articolo de l’Espresso ma non riesce, e va su tutte le furie. Felice intanto rilascia interviste. Giovanni invece si fa fotografare al Caffè della Pusterla di Milano con un look da matrimonio calabrese. Non hanno ben capito cosa stia per succedere.
Il 24 gennaio Bonfigli ne chiede l’arresto. Il gip glielo nega. Il 27 Corticchia contatta l’avvocato Michele Saponara, ma solo per querelare l’Espresso. Si rincorrono voci e sussurri. Il 28 gennaio gran riunione tra magistrati milanesi e bresciani proprio mentre Corticchia sta incontrando Emilio Fede al Jolly Hotel di Segrate. I pm milanesi consegnano verbali e documenti a Bonfigli. Le voci corrono. Il 30,Corticchia viene sostanzialmente respinto dai pm bresciani e in serata, disperato, si sfoga con Grazia. Il primo febbraio, di mattina presto, suonano il campanello e lui gli apre. Che roba, li conosce tutti. Sono carabinieri, ex colleghi dell’ex carabiniere Felice Corticchia, scrittore per una breve e sfortunata stagione.

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  1. tequilero dice:

    Tuesday, 8 July 2008 alle 13:13

    Ottimo articolo, complimenti Facci.
    Ha più approfondito la storia dei prestiti e dei soldi movimentati sul conto del protagonista della vicenda?
    E come sono finiti i procedimenti contro di Lei?
    Saluti

  2. DeanKeaton dice:

    Tuesday, 8 July 2008 alle 13:29

    Mi scusi Facci, se ci legge.
    Ci può dire in che data ha scritto quest’articolo?
    Grazie

  3. Daniele dice:

    Tuesday, 8 July 2008 alle 13:32

    Facci scrive: “Emilio si muove, garantisce, spiega che Corticchia lavorava proprio in
    procura: del resto è vero. Berlusconi l’incontra ma non ci perde troppo
    tempo: ma che bravo giovane, corra dai magistrati a denunciare
    tutto.”

    Ma Berlusconi, pur non perdendoci troppo tempo, diceva comunque, non si sa su quali basi, che Corticchia fosse attendibile:

    “BERLUSCONI ‘CORTICCHIA E’ TESTIMONE ATTENDIBILE’

    Repubblica — 06 febbraio 1997 pagina 17 sezione: ATTUALITA’
    ROMA – “Corticchia? Testimone attendibile”. Parola di Silvio Berlusconi.
    L’ assicurazione è stata data ieri dal leader di Forza Italia alla trasmissione Porta a porta commentando l’ arresto dei carabinieri Felice Corticchia e Giovanni Strazzeri. Berlusconi, in particolare, ha detto che è stato Corticchia a raccontargli quanto sapeva dell’ attività di Di Pietro ai suoi danni: “Mi sembrava che gli si dovesse dare credito. Lo ritengo ancora”. Il capo forzista ha anche svelato di essersi convinto dell’ “attendibilità” dell’ ex maresciallo dopo aver raccolto una serie di informazioni. “Evidentemente – per Berlusconi – in questo paese chi non uccide 50-60 persone e non ne ha sciolto nell’ acido dalle 20 alle 25, non è un testimone attendibile”. ”

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/02/06/berlusconi-corticchia-testimone-attendibile.html

  4. Daniele dice:

    Tuesday, 8 July 2008 alle 13:59

    Qualcuno sa poi cosa ne è stato di Strazzeri e Corticchia? Cosa fanno adesso? Lavorano? Dove? Sarebbero cose interessanti da sapere…

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