Finisce a "sganassoni" tra Vespa e Travaglio. Risultato? Nessuno sa i processi di Berlusca; Travaglio leggeva Mastellarini su L'espresso, Vespa non legge questo blogiornale
Wednesday, 8 October 2008di Gabriele Mastellarini
Prima di proporvi una lettera di replica di Bruno Vespa a un articolo di Travaglio apparso su L’Unità e la consueta controreplica di Marco Travaglio pubblicata su Dagospia, ecco le mie doverose premesse e precisazioni.
Dalle due lettere e dai vari articoli apparsi non si capisce quanti siano (e siano stati) i processi a carico di Silvio Berlusconi. Vespa, citando i legali del Cavaliere, parla di “66 procedimenti”, Travaglio aveva scritto “15” ma “era un refuso” e oggi dice che “sono 17”. Io, comunque, scelgo la via di mezzo, facciamo una trentina (da qualche parte era circolato un altro numerino, il “22”), quindi giocate su Milano i numeri 66, 15, 17 e 22. In caso di vittoria mi aspetto un regalino.
Capitolo due. Marco Travaglio sapeva che io esistessi anche prima del nostro “scontro” nonostante lui avesse scritto in una lettera a Libero di non essersi neanche accorto della mia collaborazione a L’espresso. Invece, in questa lettera di risposta a Vespa, è lo stesso Travaglio a citare un intervento della dottoressa Iannini in Vespa, pubblicato su dagospia in replica a un mio articolo (l’ultimo) uscito proprio su “L’espresso”, relativo alla signora Vespa. Si parlava di un processo a carico di Carlo De Benedetti (che Travaglio non cita, ma sappiate che è il suo editore di riferimento essendo collaboratore fisso de L’espresso di Repubblica.it).
Capitolo tre. Purtroppo Bruno Vespa non legge questo blogiornale, oppure lo fa in maniera superficiale, visto che il suo passaggio su Travaglio-Ciuro è piuttosto soft. La prossima volta il conduttore di Porta a Porta dovrebbe chieder conto a Travaglio del perché ha definito “talpino” il signor Ciuro in un libro pubblicato nel 2005, due anni dopo l’arresto di Ciuro. Chiedergli anche perchè nello stesso saggio ha sminuito il ruolo dell’infedele maresciallo e farsi spiegare le motivazioni. Ultima nota sempre sulle vacanze di Travaglio in Sicilia. Nella controreplica a Vespa, il giornalista torinese dice di non essere stato mai in vacanza con Ciuro (“Vacanze che non feci con il maresciallo Ciuro, ma con la mia famiglia in un residence dove aveva un villino anche il maresciallo Ciuro”) ma l’ex maresciallo Ciuro ha dichiarto al Corriere della Sera (articolo di Dino Martirano del 15 maggio 2008) di ricordare bene quella vacanza al «Golden Hill» con Travaglio e il dottor Ingroia durante la quale “si stava insieme, si giocava a tennis e si facevano lunghe chiacchiere a bordo piscina ma poi ognuno faceva la sua vita anche perché c’erano i figli piccoli”.
Ora vi lascio agli “sgnassoni” tra Vespa e Travaglio.
Lettera di Bruno Vespa all’Unità
Caro Direttore,
su l’Unità del 2 ottobre Marco Travaglio mi scarica addosso la consueta serie di insulti che fanno godere chi dell’antiberlusconismo (e si parva licet dell’antivespismo) hanno fatto una ragione di vita, ma non aiutano a capire la realtà e costituiscono per il Cavaliere una polizza formidabile per fargli superare non solo il record di durata di Giovanni Giolitti, ormai alle viste, ma anche quello dell’altro Cavaliere, Benito Mussolini.
Dibattendo a braccio con Di Pietro, ho parlato di 26 processi. Ricordavo male il numero di quelli per mafia. Come invece ho riportato nel mio libro «Viaggio in un’Italia diversa» i processi piovuti addosso a Berlusconi dopo il suo ingresso in politica sono 22 e non 15 come sostiene Travaglio.
Scrivo nel libro a proposito di una vecchia, ma sempre correttissima polemica con Di Pietro: «Gli ricordo un nostro vecchio incontro a Milano, il 20 luglio 1993. Avevamo appuntamento a pranzo, e l’allora pubblico ministero arrivò tardi e stravolto. Si era appena suicidato Gabriele Cagliari. Gli chiesi come mai Mani pulite avesse messo sotto schiaffo quasi tutti i principali imprenditori italiani “, tranne Berlusconi. Perché, Berlusconi mi rispose, “finanzia i partiti regalandogli spot elettorali, e questo non è reato”.
Più tardi Gianni Letta mi avrebbe confermato che la Procura milanese era arrivata a tale conclusione dopo aver visionato la documentazione relativa. Chiedo oggi a Di Pietro come metta d’accordo questa sua vecchia affermazione – che lui ebbe sempre la correttezza di non smentire – con il quadro criminale che mi fa adesso del Cavaliere.
L’opinione è, evidentemente, mutata. “Berlusconi entra in politica il 14 gennaio 1994. Tra il 1992 e il gennaio 1994 alcuni suoi collaboratori vengono condannati per tangenti alla guardia di finanza. Il tribunale di Brescia, quando noi pubblici ministeri di Mani pulite fummo denunciati da Berlusconi e da Previti, disse in sentenza: non è vero che i magistrati si sono messi a indagare su di lui dopo il suo ingresso in politica…”.
Ho chiesto agli avvocati del Cavaliere e della Fininvest l’elenco completo dei procedimenti penali ai quali sono stati sottoposti l’attuale presidente del Consiglio e il suo gruppo da prima che iniziasse la stagione di Mani pulite a oggi. Ho contato 66 processi. Precedentemente al mio pranzo con Di Pietro, ne erano stati aperti soltanto 3, e nessuno riguardava Berlusconi (e – aggiungo adesso – non c’era stata nessuna condanna per tangenti alla Guardia di Finanza).
Dal 1994 a oggi sono stati aperti 66 procedimenti penali rilevanti riconducibili, direttamente o indirettamente, al Cavaliere e al suo gruppo. La successione è questa: 11 nel 1994, 16 nel 1995, 13 nel 1996, 9 nel 1997, 6 nel 1998, 4 nel 1999, 2 nel 2001, 1 nel 2004, 4 nel 2005. Tra i casi più clamorosi, l’inchiesta a carico di Berlusconi – e il suo proscioglimento – con l’accusa di associazione mafiosa e per gli attentati mafio-terroristici del 1992-93 (a Firenze in via dei Georgofili, a Roma al Velabro e contro Maurizio Costanzo, a Palermo per le stragi in cui morirono Falcone e Borsellino).
Il Cavaliere non ha mai avuto condanne definitive, né, contrariamente alle voci correnti, è stato assolto grazie alle discusse “leggi ad personam”. Quando è stato assolto per prescrizione, infatti, l’assoluzione è intervenuta prima della legge Cirielli. In altri casi è stato assolto per non aver commesso il fatto, o perché il fatto non sussiste. L’inchiesta più eclatante, quella per tangenti alla guardia di finanza, per la quale gli fu notificato dal Corriere della Sera l’invito a comparire nel novembre 1994, mentre da presidente del Consiglio si trovava a Napoli per presiedere un convegno dell’Onu sulla criminalità, si è conclusa sette anni dopo, nel 2001, con un’assoluzione piena.
Complessivamente, Berlusconi è stato indagato e processato 22 volte: otto volte è stato scagionato con provvedimenti di archiviazione, di cui due nella stessa indagine per mafia a Palermo; dieci volte è stato assolto, di cui due per non aver commesso il fatto, una perché il fatto non sussiste, cinque per intervenuta prescrizione (di cui tre prima della legge Cirielli, che accorcia i tempi di prescrizione), due perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato dopo la riforma del falso in bilancio.
(È questa una legge di cui Berlusconi si è giovato, ma che difficilmente potrebbe essere liquidata come “ad personam”, poiché era stata invocata da molti anni dall’avvocatura. Prima della riforma, il falso in bilancio era un reato di pericolo. Si veniva, cioè, condannati anche se non si era arrecato danno ad alcuno. Dopo la riforma, il reato di pericolo è rimasto in forma assai attenuata e con una prescrizione molto rapida, mentre viene perseguito quando effettivamente è stato arrecato un danno ai soci. Ai tempi di Mani pulite, il falso in bilancio era il classico sistema per incastrare imprenditori sui quali non erano emersi fenomeni di corruzione e concussione.).
Berlusconi è in attesa dell’archiviazione dell’indagine Telecinco (dopo che il tribunale spagnolo ha assolto tutti gli otto imputati per i quali è già stato celebrato il processo), mentre resta imputato o indagato in altri quattro processi: due per diritti televisivi, uno per il caso Mills e uno per le intercettazioni telefoniche con Agostino Saccà, l’ex direttore di Rai Fiction». Di tutti i 22 procedimenti mi sono stati forniti data e numeri di protocollo.
Al contrario di quanto ha scritto Travaglio, Berlusconi non risulta mai indagato per droga e per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello. Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi. Non è vero che Berlusconi è stato assolto per insufficienza di prove dal processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza che fece precipitare la crisi del suo primo governo.
Su quattro capi di imputazione, per tre ha avuto l’assoluzione per non aver commesso il fatto e solo per il quarto l’insufficienza di prove. Non ho né la veste, né soprattutto la voglia di sostituirmi all’avvocato Ghedini. Ho scritto e ripetuto negli anni che Berlusconi, come tutti gli imprenditori, non è una mammola. Ma che trovo del tutto anormale che questa bufera giudiziaria gli sia stata scatenata addosso solo dopo il suo ingresso in politica. Se l’opinione pubblica lo ritenesse un mascalzone stragista, non lo avrebbe rieletto per acclamazione.
Un’ultima cosa. Travaglio ricorda che mia moglie era «vicina a Squillante». Mi permetto di ricordare che Renato Squillante era presidente della Sezione Gip di Roma di cui mia moglie era giudice. Marco Travaglio è andato per un paio d’anni in vacanza con Giuseppe Ciuro, maresciallo della Finanza distaccato all’Antimafia e fonte preziosa per i giornalisti di passaggio. Ciuro sarà poi condannato per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo e per favoreggiamento del “re delle cliniche” Michele Aiello, condannato a sua volta in primo grado a 14 anni per associazione mafiosa. Il legale di Aiello ha detto che il suo cliente, su segnalazione del maresciallo, pagò un soggiorno in albergo di Travaglio. Travaglio ha smentito. Ma alla fine della fiera, giudichi il lettore qual è la situazione più imbarazzante.
Grazie e cordialità.
Bruno Vespa
Risponde Marco Travaglio
Bruno Vespa continua a mentire in questa lettera, come l’altra sera a «Porta a Porta». Del resto, se la sua fonte super partes sono «gli avvocati di Berlusconi e della Fininvest», la cosa è comprensibile. I processi al Cavaliere non sono né 66, né 26, né 22: sono i 17 (non 15, come risultava da un refuso) che ho elencato nel mio articolo.
Il fatto che Di Pietro, nel ‘93, dicesse che Berlusconi non pagava i partiti cash, ma con sconti sugli spot, dipende dal fatto che allora non risultavano ancora i 23 miliardi girati dalla Fininvest a Craxi tramite i conti esteri di All Iberian (scoperti solo tre anni dopo).
Né all’epoca Di Pietro poteva prevedere che un anno dopo un sottufficiale della Finanza avrebbe confessato una tangente Fininvest dopo una verifica fiscale; che due anni dopo Stefania Ariosto avrebbe raccontato le mazzette di Previti ad alcuni giudici romani con soldi Fininvest; che dal ’93 in poi numerosi mafiosi collaboratori di giustizia avrebbero raccontato di rapporti fra il duo Dell’Utri-Berlusconi e la mafia; né che Mediaset avrebbe occultato negli anni seguenti centinaia di miliardi di fondi neri su 64 società off-shore; né che il Cavaliere avrebbe tentato nel 2007 di comprare senatori dell’Unione e di sistemare a Raifiction alcune ragazze del suo harem; e così via. Altre balle assortite.
1) Per le tangenti alla Finanza, Berlusconi non è stato «assolto con formula piena»: condannato in primo grado per corruzione, dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche, è stato assolto in Cassazione con formula dubitativa (la Suprema Corte scrive «insufficienza probatoria» e cita il comma 2 dell’art. 530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove).
2) Non è vero che l’invito a comparire per le mazzette alla Finanza fu «notificata a Berlusconi dal Corriere della Sera»: la sera del 21 novembre ’94 i carabinieri che lo attendevano a Roma gli telefonarono mentre lui stava a Napoli e gli lessero il contenuto dell’atto, dunque è falso che l’indomani 22 novembre lui non sapesse nulla quando la notizia, ormai non più coperta da segreto, fu pubblicata dal Corriere.
3) Vespa, con grave sprezzo del ridicolo, scrive poi che «contrariamente alle voci correnti», Berlusconi «non è stato assolto grazie alle discusse “leggi ad personam”». Spiacente di deluderlo, ma Berlusconi l’ha fatta franca per ben cinque volte (su 12) grazie alle leggi ad personam fatte da lui e usate da lui: due volte (nei processi per falso in bilancio All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», nel senso che il premier Berlusconi ha depenalizzato il reato dell’imputato Berlusconi; e altre tre volte per altre fattispecie di falso in bilancio che, pur rimanendo reato, hanno visto ridursi la pena e dimezzarsi i termini di prescrizione grazie alla stessa “autoriforma” Berlusconi (caso Lentini, bilanci Fininvest 1988-1992, 1500 miliardi di fondi neri nel consolidato Fininvest).
Parlando di un altro processo, la signora Augusta Iannini in Vespa ha recentemente scritto a Dagospia che «non si è mai visto un proscioglimento pieno (fatto non costituisce reato e fatto non sussiste) determinato dalla concessione delle attenuanti generiche che, invece, rilevano per l’applicazione della prescrizione». Mi associo.
4) «Berlusconi mai indagato per droga»: invece lo fu nel 1983 dalla Guardia di Finanza, indagine poi archiviata. 5) «Per quanto riguarda la P2 risulta assolto dal pretore e amnistiato in Appello»: appunto, come avevo già scritto io, senza la provvidenziale amnistia del 1989 la Corte d’appello di Venezia, ritenendolo colpevole di falsa testimonianza, l’avrebbe condannato.
6) «Le indagini penali su Milan e Publitalia iniziano dopo la discesa in campo di Berlusconi». Falso: le indagini sul Milan nascono a Torino nel 1993, e quelle sui fondi neri di Publitalia a Milano sempre nel ’93. Berlusconi scende in campo nel gennaio 1994.
7) «Il processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza fece precipitare la crisi del suo primo governo». Falso. Il gip di Brescia Carlo Bianchetti, nell’ordinanza del 15 maggio 2001 con cui archivia (su richiesta della stessa Procura) la denuncia berlusconiana contro il pool di Milano per attentato a organo costituzionale, scrive: «Alla causazione del cosiddetto “ribaltone”, è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell’invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell’allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di “sfiduciare” il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell’Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994,e perciò due settimane prima della pubblicazione della notizia dell’invio all’on. Berlusconi dell’invito a presentarsi; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del cosiddetto Polo delle libertà, risalente alla fine dell’agosto 1994, allorché l’on. Bossi era venuto a sapere dell’intenzione del capo del governo di “andare alle elezioni anticipate in autunno”». Strano che lo “storico” Vespa ignori tutto questo.
8 Se avesse letto quell’ordinanza, seguita ad anni di indagini e di testimonianze di tutti i protagonisti della vita politica e giudiziaria di quegli anni, il nostro storico improvvisato saprebbe anche che «l’impegno politico del denunciante (Berlusconi, ndr) e le indagini ai suoi danni non si pongono in rapporto di causa ed effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate e l’avvio di ulteriori indagini collegate in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell’indagato». Anzi, Berlusconi confidò a Biagi e a Montanelli: «Se non entro in politica, mi mettono in galera e fallisco per debiti». Missione compiuta.
10) Tralascio per carità di patria le infamie che, buon ultimo, il “dottor Fede” – come lo chiama affettuosamente l’amato Cavaliere – mi rovescia addosso a proposito delle mie vacanze del 2003. Vacanze che non feci con il maresciallo Ciuro, ma con la mia famiglia in un residence dove aveva un villino anche il maresciallo Ciuro, che nessuno fino a quel momento aveva sospettato di nulla (diversamente dal giudice Squillante, che – vedi libro del suo collega Misiani – era chiacchierato da tempo immemorabile). Vacanze che ho pagato di tasca mia, come ho dimostrato non con una generica “smentita”, ma pubblicando la ricevuta della carta di credito e i due assegni.
Se ho ricordato che la signora Vespa era vicina a Squillante, comunque, non è perché io dubiti dell’onestà della signora Iannini, che ho anche avuto l’occasione di conoscere: è perché dubito della serenità di Vespa quando si occupa con grande indulgenza di Previti, Squillante & C., e soprattutto quando invita a «Porta a Porta» i tre Guardasigilli (Castelli, Mastella, Alfano) che hanno nominato sua moglie direttore generale del ministero della Giustizia e, ultimamente, capo dell’ufficio legislativo. Quando Vespa difende le leggi ad personam o nega addirittura che siano ad personam, sta parlando anche del lavoro della sua signora. Il che, in un altro Paese, potrebbe persino configurare un lievissimo conflitto d’interessi.
Nel salutare il “dottor Fede“, in arte Vespa, mi complimento con lui per essere riuscito a sponsorizzare il suo nuovo libro anche sull’unico giornale che non gli aveva ancora dedicato le consuete raffiche di anticipazioni e recensioni encomiastiche. E lo ringrazio di attribuirmi il merito dell’eccezionale longevità politica di Berlusconi. Ma temo che mi sopravvaluti: diversamente da lui, sono sprovvisto di scrivanie di ciliegio modello «Contratto con gli italiani».
Marco Travaglio


diego rivera dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 14:26
Le confermo che la Corte di Appello di Venezia, nella conclusione della sua istruttoria, ha esplicitamente fatto presente di ritenere l’imputato colpevole dei reati contestatigli, ma di non poter procedere per i motivi che conosce. Mi dica cosa di questa frase non le è chiara e in cosa avrei mentito. Tutto è reperibile, tutto è scritto, quindi si informi prima di digitare sulla tastiera, non ho mai parlato di condanne, sono stato chiarissimo.
Berlusconi non si è affatto dimenticato uno dei suoi tanti pagamenti, visto che non parliamo della bolletta della luce.
A proposito si vada a dare un’occhiata a questo link http://img228.imageshack.us/img228/2049/tesserap2kk1.gif
Ne ho preso uno a caso dei tanti siti che riportano la ricevuta dell’scrizione del Cavaliere alla P2.
Ma lei chi è Ghedini? Un discendente di S. Tommaso?
Che poi Berlusconi sia un bugiardo non c’è bisogno di questa vicenda per dimostrarlo……
diego rivera dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 14:35
Giusto Tequilero, e il fatto che il Cavaliere riceveva grossi fidi proprio dai Banchieri nel giro della p2, era ovviamente una pura casualità.
Uno dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 17:55
Signor Diego, si metta d’accordo con se stesso! Prima dice che la Corte d’Appello ha dichiarato Berlusconi colpevole, poi – e correttamente, anche se solo a seguito di una mia precisazione – che le prove sarebbero emerse durante l’istruttoria, poi ancora batte la strada della Corte d’Appello… Quo usque tandem?
Si decida: si è pronunciata la Corte o la sua sezione istruttoria?
Le do un aiutino: la Corte non ha mai avuto il piacere di esaminare il caso. So, the winner is…
diego rivera dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 19:28
Si rilegga più attentamente i precedenti post caro “Uno”, la sua precisazione iniziale riguardava l’articolo di Mastellarini, argomento originale di questa discussione.
Io ho sempre parlato di ISTRUTTORIA, precisandolo più di una volta, e i giudici di cui parla sono quindi chiaramente quelli della sezione istruttoria.
Nell’ultimo post le concedo che sono stato impreciso, ma si capiva benissimo il filo logico, anche in funzione dei precedenti interventi (che la invito a rileggere, prima di farmi la lezione sulla differenza tra la sezione istruttoria di una corte d’appello e la corte d’appello medesima).
Per cui non stia li a cavillare, è tipico di chi non ha argomenti. Lei batte sulla stessa nota dall’inizio, ma qui si è dipanata tutta la scala.
La saluto egr. on. Ghedini 🙂
tequilero dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 19:41
Uno, nessuno o centomila… nick.
Uno dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 23:07
Purtroppo, caro Diego, carta telematica canta.
E, se lei davvero conoscesse la differenza tra la sezione istruttoria di una Corte di Appello e una Corte di Appello, non continuerebbe a scrivere, come ha fatto, che questa, nella sua sezione istruttoria, avrebbe ritenuto l’imputato colpevole dei reati contestatigli, perché tale frase non ha alcun significato, se non quello, nella mente di chi la pronuncia, di screditare ingiustifiatamente una persona. Ma forse, ripensandoci, lei scrive così proprio perché conosce la differenza.
Sergio Fornasini dice:
Wednesday, 15 October 2008 alle 23:15
Scusate se mi intrometto nella diatriba, tanto per riportare quanto ho già postato in questo blog. Per le interpretazioni corrette poi ci vuole un collegio di giuristi, i quali non addivenirebbero comunque ad un responso univoco secondo me. Tenete presente che quanto segue è frutto di una preliminare istruttoria e non di una sentenza conseguente ad un rinvio a giudizio ecc. A voi:
“Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell’imputato non rispondano a verita’… Ne consegue quindi che il Berlusconi, il quale, deponendo davanti al Tribunale di Verona nella sua qualita’ di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso su questioni pertinenti alla causa ed in relazione all’oggetto della prova, ha reso affermazioni non estranee all’accertamento giudiziale e idonee in astratto ad alterare il convincimento del Tribunale stesso e cio’ (a prescindere dal mancato utilizzo processuale delle dichiarazioni menzognere medesime da parte del giudicante) ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del contestato delitto… Il reato attribuito all’imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia”
tequilero dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 00:14
Diego, guarda che puoi continuare a discutere con Uno sul punto per i prossimi tre anni.
A lui interessa esclusivamente provare che anche tu, come il Berlusconi, hai affermato una cosa difforme dal vero, inconsapevolmente ed in buona fede.
L’adesione alla P2, il pagamento dell’iscrizione e tutto il resto non hanno alcun interesse.
Mi stupisce, piuttosto, che si sia firmato Uno, anzichè Matteo Mazzola.
Eppure la storia che ha portato Berlusconi ad essere indagato per falsa testimonianza è molto interessante.
E’ la storia d un editore che offrì un assegno in bianco a due giornalisti per non fare uscire un libro.
E’ la storia di offerte di posti di lavoro a Sorrisi e Canzoni pur di non fare ucire quel libro.
E’ la storia di un editore che provò a comprarsi la casa editrice del libro pur di non farlo uscire.
E’ la storia di una querela alla casa editrice (editori riuniti) di quel libro, improvvisamente ritirata.
E’ la storia di Flavio Di Lenardo, che nel corso della sua deposizione al giudice Parenti racconterà “Il libro uscì ugualmente, e Berlusconi querelò la societa editrice. Però la querela rientra quando Berlusconi fece un grosso affare in Unione Sovietica, relativo a contratti pubblicitari”
E’ la storia di un libro che sparì immediatamente dalle librerie.
E’ la storia di un processo per diffamazione a due giornalisti che si è concluso con l’assoluzione degli stessi.
E’ la storia di un editore che finito sotto indagine per falsa testimonianza resa nel porcesso promosso contro i giornalisti che avevano scritto quel libro dichiarerà:
“Spero che la prossima amnistia, che si annunzia non rinunziabile non mi tolga il piacere di vedere confermata la sentenza di proscioglimento dalla Sezione istruttoria presso la Corte di Appello di Venezia”
Il titolo del libro?
“Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv””
La fonte?
Non indipendente, uno dei giornalisti coinvolti, ma se ne avete voglia e tempo la trovate qui:
http://www.esmartstart.com/_framed/50g/berlusconi/inchiesta/premessa.htm
Saluti.
Uno dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 10:01
Ringrazio Sergio Fornasini che sottolinea come tra istruttoria e dibattimento ci fosse quella differenza che rende priva di significato tecnico – ma molto significativa per chi è in attesa di abboccare a ciò che più gli aggrada – la frase di Diego.
Ringrazio anche tequilero, che mi dà il destro per consigliare agli interessati, ed al confuso Diego in primis, il citato libro Berlusconi – Inchiesta sul signor TV. In esso è riportato correttamente il procedimento sulla falsa testimonianza, e da esso molto chiaramente si evince come non ci sia mai stato nessun processo, tantomeno nessuna condanna, men che meno una dichiarazione di colpevolezza emessai dalla Corte.
diego rivera dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 14:40
Grazie Tequilero, questo Uno/mazzola ha dimostrato ancora una volta di non avere argomenti e di non essere interessato a capire, come giustamente mi confermi anche tu.
Non c’è nulla di quel che io abbia detto che sia difforme dai fatti, e lo conferma anche Sergio Fornasini, citando le esatte parole dei giudici istruttori alle quali io mi riferivo.
Quindi non ho mai detto che Berlusconi è stato condannato o rinviato a giudizio, ho solo affermato che detti giudici lo ritenevano colpevole e che è un bugiardo perchè ci sono le prove.
Caro Tequilero il sig.”uno”/mazzola, in maniera infantile, tenta di infilarmi in bocca cose che non ho detto, per aver ragione poi non so di cosa. Visto che qualsiasi persona dotata di materia grigia nel cranio, capirebbe l’inutilità di soffermarsi su “questioni tecniche” e cavillose, in virtù del ragionamento molto più vasto e interessante che si è affrontato in questa sede.
Tu invece dimostri di aver capito in pieno l’importanza degli argomente e te ne rendo atto.
Saluti
tequilero dice:
Thursday, 16 October 2008 alle 23:21
Visto che il libro: Belusconi- inchiesta su il sig. tv, è consigliato anche da Uno/Mazzola/&Bumbumero ne riporto un passaggio tratto da questo link:
http://www.esmartstart.com/_framed/50g/berlusconi/inchiesta/start.htm,
Con la scoperta degli elenchi di Gelli, l’infiltrazione della P2 nel sistema creditizio nazionale risulterà impressionante: 119 piduisti sono insediati ai vertici delle maggiori banche, nel ministero del Tesoro e in quello delle Finanze.
“Nelle banche il credito è totalmente orientato [da parte della Loggia P2, NdA] attraverso l’Ambrosiano (Calvi), il Monte dei Paschi di Siena (Scricciolo e Cresti), l’Iccrea (Badioli e Buscarinì), la Banca Nazionale del Lavoro (Ferrari e Graziadei), l’interbanca (Aillaud), le Banche del Monte di Milano (Peduzzi) e di Bologna (Bellei), il Credito Agrario (Parasassi), il Banco di Roma (Alessandrini e Guidi), il Banco di Napoli (Liccardo)”. Come rileva la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2, “alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi) trovano appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio”.
Per costruire Milano 2, Berlusconi si avvale anche della solidarietà massonica, e instaura “un rapporto preferenziale tra il suo gruppo e il Monte dei Paschi di Siena. Con Giovanni Cresti, provveditore e padre-padrone dell’istituto di credito, l’imprenditore milanese proprio in quel periodo stabilisce una solida amici-zia. Cresti aveva piena fiducia nelle iniziative di Berlusconi e la sua banca in quasi dieci anni (dal 1970 al 1979) eroga mutui fondiari per un totale di 70 miliardi al tasso del 9-9,5 per cento” . Secondo “Il Borghese” nel 1981 Berlusconi sarebbe stato esposto con il Monte dei Paschi di Siena per 120 miliardi di lire: “La notizia ètrapelata in margine alla vicenda P2 ed alle indagini che si stanno avviando sui legami di Gelli col mondo bancario. Il Cavaliere del lavoro Silvio Berlusconi, che risulta affiliato alla P2 come il provveditore del Monte dei Paschi Giovanni Cresti, avrebbe accumulato nei confronti dello stesso Monte dei Paschi debiti per oltre 120 miliardi. Questo “buco” si allarga di due miliardi al mese e non è chiara quale copertura il Monte dei Paschi si sia assicurata a garanzia di così massicci finanziamenti” . Scrive “l’Unità”: “Da dove nascono le fortune di questo imprenditore del mattone trasformatosi poi in Grande Fratello delle televisioni private? Ovviamente nella disponibilità del sistema bancario a erogare fidi. Il principale finanziatore del gruppo Berlusconi tra la metà degli anni Settanta e il 1981 è il Monte dei Paschi di Siena e gli istituti di credito a esso collegati. Sulla poltrona di provveditore (amministratore delegato) della banca senese, dal 23 aprile 1975, fino a quando non scoppierà il caso P2, siede Giovanni Cresti, il cui nome figura nella Loggia di Licio Gelli. Dalla relazione stilata dal collegio dei sindaci revisori del Monte dei Paschi per verificare i rapporti tra l’istituto di credito e gli affiliati alla P2 emerge che “la posizione di rischio verso il Gruppo Berlusconi ha dimensioni e caratteristiche del tutto eccezionali… Si tratta indubbiamente di una posizione che suscita perplessità per il suo rapido progredire ed espandersi… Il tasso applicato pare in genere più favorevole rispetto a quello praticato ad altri mutuatari nello stesso periodo… Nei rapporti con il Berlusconi vi sono state trattative dirette anche con la Direzione generale e con gli stessi provveditori Pagliazzi e Cresti…”. Nei 1981 i soli mutui ammontavano a circa 50 miliardi. Una cifra non indifferente”.
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 02:26
Molto interessante. Per gli smemorati di questo paese vorrei segnalare anche questo link
collegato a quello segnalato da tequilero: http://www.esmartstart.com/_framed/50g/berlusconi/bossi.htm
Bossi spiega con chiarezza chi è Berlusconi.
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 03:38
Molto interessante! Altrettanto interessanti questi 2 link, in cui si evince il pensiero di Bossi su Berlusconi.
http://www.esmartstart.com/_framed/50g/berlusconi/bossi.htm
http://it.youtube.com/watch?v=EJh09b1q4bc
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 03:40
Molto interessante! Altrettanto interessante questo video http://it.youtube.com/watch?v=EJh09b1q4bc in cui si evince il pensiero di Bossi su Berlusconi.
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 03:41
Molto interessante! Volevo segnalare altri link, ma a quanto pare il sistema me li taglia…..
Sergio Fornasini dice:
Friday, 17 October 2008 alle 09:26
@ diego
il filtro anti-spam identifica il tuo indirizzo IP presente in varie blacklist per questo i tuoi ultimi commenti sono stati pubblicati in ritardo. Può capitare, trattandosi apparentemente di un indirizzo condiviso
Uno dice:
Friday, 17 October 2008 alle 10:20
Perbacco, signor Diego, mi sa che quello che non vuole capire – o finge – è proprio lei. Dopo innumerevoli botta e risposta ancora a dire stupito che lei ha
solo affermato che detti giudici lo ritenevano colpevole e che è un bugiardo perchè ci sono le prove
Quanto alla prima parte, ha l’aria del Travaglio che dice io ho riportato un fatto, fingendo che il modo con cui lo ha riportato non sia idoneo a ingenerare una certa consapevolezza nel lettore – nel suo caso, visto che lei dice di conoscere la differenza tra istruzione e processo, nemmeno le spiego quale.
Nella seconda parte, tuttavia, dimostra di non conoscerla così bene questa differenza, visto che continua a parlare di prove e di bugiardi.
P.S. Lei, per amor di precisione, non ha solo detto quanto appena citato, ma ha espressamente parlato di colpevolezza dichiarata dalla Corte d’Appello.
tequilero dice:
Friday, 17 October 2008 alle 13:45
Il giuramento di affiliazione alla Loggia piduista recitava:
“Liberamente, spontaneamente, col pieno e profondo convincimento dell’animo, con assoluta e irremovibile volontà, alla presenza del Grande Architetto dell’Universo, per l’affetto e la memoria dei miei più cari, sul mio onore e sulla mia coscienza solennement” giuro di non palesare per qualsiasi motivo i segreti della iniziazione muratoria […]; e, fin da ora, se avessi la sventura e la vergogna di mancare al mio giuramento, di sottopormi a tutte le pene che gli Statuti dell’Ordine minacciano agli spergiuri, all’incessante rimorso della mia coscienza, al disprezzo ed alla esecrazione di tutta l’umanità”.
http://www.esmartstart.com/_framed/50g/berlusconi/inchiesta/start.htm
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 14:20
@Sergio
Mi sfugge il concetto di black list, o quantomeno la ragione per la quale io ne farei parte….. e per quanto ne so, sono l’unico ad usare le mie connessioni casa/ufficio.
Di sicuro ho notato anche ieri, oltre ad alcuni commenti che “scomparivano”, delle “sforbiciate” che onestamente non ho compreso.
In ogni caso grazie della precisazione.
Un consiglio: se il motivo della sforbiciata non è ovvio (tipo l’insulto), sarebbe buona abitudine dare una breve spiegazione contestualmente al taglio.
@ Uno
direi di concludere questa discussione qui perchè è diventata sterile, a volte capita che ognuno rimanga sulla propria posizione, che non ci si capisca o magari che non ci si voglia capire del tutto……
Parliamo 2 lingue diverse…. sorry
Sergio Fornasini dice:
Friday, 17 October 2008 alle 14:50
Diego, il concetto di blacklist è sommariamente ma abbastanza esaustivamente descritto QUI, può accadere di usarne uno anche inconsapevolmente quando, ad esempio, si utilizza un indirizzo IP condiviso largamente, come accade sulla rete di Fastweb o di altri ISP che non assegnano un indirizzo IP pubblico alla singola connessione ma ad un pool di utilizzatori. Credo sia proprio il suo caso, a quanto vedo dal suo indirizzo dei post di questa notte. Ora sta usando un’altra connessione e non è successo nulla. Per verificare l’affidabilità di un indirizzo esistono molti database in rete, può anche accadere che l’esame di affidabilità di un singolo dato ritorni un risultato diverso in dipendenza dal test utilizzato. Questa mattina ho trovato tre o quattro suoi commenti filtrati dal nostro filtro anti-spam, comunque poi recuperabili.
Sergio Fornasini dice:
Friday, 17 October 2008 alle 15:13
@ Diego
per le sforbiciate: ieri ne ho notate un paio, secondo me giustamente attuate. Quando si rischia una querela per quanto scritto nei commentati del proprio blog è meglio essere prudenti, le frasi da lei utilizzate talvolta sono pesantucce.
diego rivera dice:
Friday, 17 October 2008 alle 16:55
@Sergio
In effetti il tutto combacia, a casa ho una connessione fastweb, in ufficio ho alice.
C’è modo con fastweb di difendersi da queste anomalie?
Se ritenete che il contenuto del mio post su Capezzone era diffamatorio me ne scuso, ma lei capirà, ho fonti certe e di prima mano in proposito. Dubito comunque che il fatto in se poteva costituire un pretesto per adire alle vie legali. Posso capire in ogni caso la politica del “non andarsele a cercare”……
Quello che trovo bizzarro e che sono stati sforbiciati dei post in cui chiedevo le ragioni della censura. La cosa comica è che veniva censurata proprio la parola censura….
Saluti e grazie delle spiegazioni.
Sergio Fornasini dice:
Friday, 17 October 2008 alle 17:15
@ diego rivera:
ogni db ha la sua autonomia, prima c’è da individuare in quali si è tracciati in blacklist e poi si può chiedere la rimozione. Ad esempio, QUESTO è il risultato dell’interrogazione ad un database per l’indirizzo dei suoi post serali, in questo caso è previsto richiedere anche la rimozione dell’indirizzo del proxy di Fastweb dalla blacklist. Il problema però secondo me non riguarda e non è gestibile correttamente dal singolo user, ma dal titolare dell’indirizzo pubblico assegnato, ovvero il suo ISP. Poi l’operazione andrebbe ripetuta per tutti i db che annotano come sospetto quell’indirizzo, e non sono proprio pochi. Sono gli svantaggi di presentarsi al mondo esterno in molti con una sola etichetta. Per il resto, meglio essere prudenti che dover spendere soldi in avvocati. Saluti e buon fine settimana