INTERVISTA ESCLUSIVA A CARLOS SU "L'ULTIMO TENTATIVO DI SALVARE MORO"

Saturday, 28 June 2008
Pubblicato nella categoria DOSSIER CASO MORO

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ANSA REALIZZATA DA PAOLO CUCCHIARELLI

CARLOS: COSI’ SALTO’ L’ULTIMO TENTATIVO DI SALVARE ALDO MORO
di Paolo Cucchiarelli

ROMA – Ci fu un ultimo, estremo tentativo di salvare Aldo Moro che ebbe come scenario la pista dell’aeroporto di Beirut dove un executive dei servizi segreti italiani attese invano, l’8 e il 9 maggio del 1978, che a Roma una certa situazione si sbloccasse. Una fazione dei servizi segreti italiani, favorevole allo scambio, avrebbe dovuto prelevare dalle prigioni alcuni Br che dovevano essere portati in un Paese arabo. A bordo di quel jet c’erano il colonnello Stefano Giovannone, uomo del Sismi legato a Moro, ed esponenti dell’Fplp, garantiti e sotto la protezione dello Stato italiano.

E’ Ilich Ramirez Samchez, detto Carlos “lo sciacallo”, a confermare questa notizia a cui il capo terrorista aveva alluso, in maniera enigmatica, in una intervista all’ANSA realizzata grazie alla collaborazione dell’avvocato difensore del capo terrorista Sandro Clementi che lo ha incontrato nel carcere parigino di Poissy.

In un primo momento le allusione di Carlos erano state collegate alla missione che proprio la mattina del 9 maggio di 30 anni fa portò l’ammiraglio Fulvio Martini, all’epoca vice del Sismi, ad incontrare, nel carcere jugoslavo di Portorose, 4 capi della Raf. Tutto invece saltò perché qualcuno a Roma seppe della cosa e intervenne a bloccare il tutto. Carlos aveva detto, in una intervista di qualche anno fa, che c’erano “patrioti anti Nato, compresi molti generali, che erano partiti per aspettare il rilascio del prigioniero e salvare la vita di Moro e l’indipendenza dell’Italia. Invece questi generali furono costretti alle dimissioni”.

Carlos, a 30 anni dai fatti, chiarisce la vicenda che poteva essere decisiva: “fu una conseguenza dei fascisti (Mussoliniani li definisce) che controllavano l’intelligence militare che aveva preparato delle operazioni per andare a prendere nelle carceri, di notte, alcuni brigatisti imprigionati. Credo che l’informazione sia arrivata ai servizi della Nato a Beirut e probabilmente per l’imprudenza di Bassam Abu Sharif (membro dell’ufficio politico dell’Olp)”. Una soffiata, dunque, rese possibile lo stop a quell’ultimo misterioso tentativo a cui hanno alluso, per decenni, esponenti socialisti e della Dc. Quell’aereo a Beirut – spiega Carlos – “era a disposizione della resistenza palestinese per andare sotto la protezione dello Stato italiano (servizi militari) nel Paese opportuno per organizzare il ricevimento dei brigatisti sul punto di essere sottratti dalle carceri dai servizi militari”. Un riscontro a queste parole è il fatto che dopo la morte di Moro si ebbe un vero e proprio ripulisti nel Sismi, che pure era nato da pochi mesi. Sui giornali nessuno spiegò in quelle settimane quale ne fosse la ragione; lo stesso Martini abbandonò il servizio segreto per alcuni anni.

Nella lunga intervista a Carlos (disponibile nella versione integrale sul sito www.ansa.it) molte sono le ulteriori rivelazioni: a Milano, mentre si stava preparando un incontro delle Br con un “uomo dello Stato” ci fu un blitz che interruppe il canale che era stato aperto: “Quello che posso dire- rivela lo Sciacallo- è che vi era un contatto tra le due direzioni (Br-Raf) e che ci fu in quel momento una operazione delle teste di cuoio (prima nella storia). Il governo italiano non aveva necessità di stabilire contatti con gruppi stranieri per liberare Moro”.

Recentemente Cossiga ha confermato che ci fu in effetti una missione di questo tipo proprio a Milano dopo che c’era stato un contatto tra Br e un uomo di Chiesa grazie al segreto del confessionale. Carlos spiega ancora che i contatti che portarono a questo ultimo tentativo – che oggi rivela – passarono tra Giovannone e l’Fplp e grazie anche ad altri ufficiali che si recarono a Beirut più volte.”Separatamente vi erano contatti con le Br con rivoluzionari europei non italiani. Per ragioni di sicurezza le Br si erano ‘chiuse’ nell’imminenza della tripla operazione consistente nella simultanea cattura di Moro, Agnelli e un giudice della Corte suprema. Le azioni dovevano svolgersi simultaneamente in Italia”. Questa dei tre rapimenti è una assoluta novità. Carlos ne è ben cosciente e sottolinea per due volte che doveva essere rapito Gianni Agnelli e non Leopoldo Pirelli come poi si è detto e scritto. Nulla invece dice della identità dell’alto magistrato che doveva essere anche egli rapito. Nelle sue risposte, su cui ha a lungo meditato, come ha raccontato l’avvocato Clementi, Carlos ha detto di non aver mai saputo nulla del’ingente riscatto che la Chiesa era pronta a pagare proprio la mattina del 9 di maggio a Milano.

“Sono stupito di apprendere che la Chiesa avesse quella cifra per pagare. Benché fosse un buon cattolico (Moro), l’uomo della Chiesa era Andreotti che si è opposto al salvataggio di Moro. Il tentativo di Beirut è stato sabotato a Milano e questo è un dato di fatto (e qui Carlos sembra alludere al contatto avvenuto tramite la Chiesa a Milano cui si sarebbe risposto con un vero blitz che costrinse gli uomini della Raf che erano nel capoluogo lombardo a fuggire in Jugoslavia dove poi vennero arrestati). I sovietici avevano interesse a salvare Moro; gli yankees e gli israeliani erano contro e quindi se vi fosse stato un intervento di uno Stato straniero si sarebbe trattato di uno della Nato e non del Patto di Varsavia”.

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  1. Trillo dice:

    Tuesday, 1 July 2008 alle 15:21

    Gabriele,

    pensa se quello che ha detto Carlos trovasse riscontro nel carteggio ancora bloccato dal segreto. I contatti con il SISMI, la soffiata ai servizi NATO a Beirut che ha fatto saltare l’ultimo tentativo, cose veramente molto grosse.

    Situazioni che forse nemmeno John Le Carré avrebbe immaginato per i suoi romanzi.

    speriamo di prenderle quelle carte!
    gm

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