La vera storia di Pippo Ciuro e quello che Marco Travaglio non dice

Monday, 6 October 2008
Pubblicato nella categoria EDITORIALI

di Gabriele Mastellarini

Fino a ieri sera non riuscivo a capire perché Marco Travaglio se la fosse presa così tanto dopo gli attacchi di Giuseppe D’Avanzo di Repubblica che gli rinfacciava le vacanze fatte con Pippo Ciuro. Non comprendevo perchè, all’apparentemente “innocua” notizia di una vacanza trascorsa insieme a un ex maresciallo della Finanza, il noto giornalista fosse andato su tutte le furie, riprendendo più volte anche Filippo Facci del Giornale, solito ricordare l’episodio.

Non capivo perché Travaglio si ostinasse a far chiarezza su un’insignificante vacanza e un’intercettazione imbarazzante ma comunque innocua, producendo copie di assegni di pagamento, sbagliando addiriuttura anno, richiamando ancora la banca per fornire anche il numero dell’assegno dell’anno successivo (del quale si attende ancora la copia).

Ieri sera ho capito. Su Raitre è andato in onda il docufilm (documentario basato su fatti reali ma ricostruito da attori) dal titolo “Doppio Gioco“, nato da un’idea del giornalista Salvo Palazzolo, uno dei migliori in circolazione.

In “Doppio Gioco” si ricostruisce il processo alla “Mafia bianca”, quella dei rimborsi d’oro alle cliniche, e si punta il dito sul ruolo determinante delle talpe della Procura di Palermo che avevano fatto il “doppio gioco”: invece di stare dalla parte dello Stato erano dalla parte dei mafiosi.

Le due talpe rispondono al nome di Giorgio Riolo, carabiniere del Ros, e Giuseppe (Pippo) Ciuro, maresciallo della Finanza, in servizio alla Direzione Distrettuale Antimafia che, tra le altre cose, aveva messo in piedi una rete riservata di cellulari per non farsi intercettare.

Quel Ciuro è lo stesso Ciuro con il quale Travaglio è stato in vacanza nell’agosto 2003  (“soggiorno di dieci giorni in un villino del residence Golden Hill ad Altavilla. (Il conto) lo saldai con la proprietaria in data 21 agosto 2003 con un assegno della mia banca, San Paolo-Imi di Torino, assegno di 1000 euro n. 3031982994”, Marco Travaglio, blog voglioscendere).

Marco Travaglio ha dichiarato a Repubblica: “Ho conosciuto il maresciallo Giuseppe Ciuro a Palermo quando lavorava alla polizia giudiziaria antimafia (aveva pure collaborato con Falcone). Mi segnalò un hotel di amici suoi a Trabia e un residence ad Altavilla dove anche lui affittava un villino. Il primo anno trascorsi due settimane nell’albergo con la mia famiglia, e al momento di pagare il conto mi accorsi che la cifra era il doppio della tariffa pattuita: pagai comunque quella somma per me esorbitante e chiesi notizie a Ciuro, il quale mi spiegò che c’era stato un equivoco e che sarebbe stato presto sistemato (cosa che poi non avvenne). L’anno seguente affittai per una settimana un bungalow ad Altavilla, pagando ovviamente la pigione al proprietario. Ma i precedenti affittuari si eran portati via tutto, così i vicini, compresa la signora Ciuro, ci prestarono un paio di cuscini, stoviglie, pentole e una caffettiera. Di qui la telefonata in cui parlo a Ciuro di “cuscini”. Ecco tutto”.

Eppure Travaglio, sempre ben informato sulle altrui vicende giudiziarie, liquida il “curriculum” di Ciuro in 2 righine, ricordando che è stato “in servizio con Falcone” e che ha lavorato all’antimafia “con il Pm Ingroia che l’ha impiegato nell’ultima fase delle indagini su Dell’Utri e sui finanziamenti Fininvest” (fonte Marco Travaglio, Saverio Lodato, Intoccabili, Bur Rizzoli 2005).

Mentre era in vacanza con Travaglio, il maresciallo Ciuro stava commettendo il reato di favoreggiamento semplice ad associazione mafiosa, favorendo Michele Aiello, l’uomo chiave dell’indagine sui rimborsi d’oro alle cliniche e braccio destro del boss Provenzano (“Fatti commessi in Palermo ed altrove fino al mese di ottobre 2003”, come da comunicazione del Pm Pignatone).

Pippo Ciuro – come ricostruisce benissimo il documentario andato in onda ieri sera – viene arrestato il successivo 5 novembre 2003 (due mesi dopo la vacanza con Travaglio) ed è veramente significativa l’intercettazione che vede protagonista l’ex maresciallo mentre parla con una segretaria della Procura (che non sa dei mandati di arresto già firmati) e dice: “Non ci arrestano” e invece lo mettono dentro.

Sempre nel libro “Intoccabili”, Travaglio dice che: “I due marescialli (Ciuro e Riolo, ndr) sono talpine. Manca la talpona” (pag. 392).

Successivamente le “talpine” che hanno fatto il doppio gioco verranno condannate. A Ciuro danno 4 anni e 8 mesi per favoreggiamento semplice, con il rito abbreviato (che dà diritto a uno sconto di pena). La  condanna di Ciuro è stata riconfermata nei mesi scorsi dalla Corte d’Appello.

E di recente “(ANSA) La Terza sezione del Tribunale di Palermo presieduta dal giudice Raimondo Loforti ha condannato l’ex maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro a un anno e 4 mesi con l’accusa di peculato. Secondo i magistrati il sottufficiale che per lungo tempo ha lavorato nell’ufficio del pm Antonio Ingroia, usava le linee telefoniche della Procura per collegarsi a siti hard ad alto costo e scaricare immagini pedopornografiche ritrovate dagli inquirenti nel suo computer. Per Giuseppe Ciuro, al quale il pm Francesco Del Bene aveva chiesto tre anni di carcere, il giudice della Terza sezione ha valutato fondata la telefonata del 6 novembre 2002 mentre per le altre connessioni non si ritiene sufficientemente accertata la sua responsabilità”.

Di questo Ciuro e del suo ruolo nell’inchiesta sulla Mafia bianca ho appreso solo ieri da Raitre, mentre il blog di Travaglio, le sue rubriche sui vari giornali e settimanali e i suoi libri, mi avevano un po’ confuso le idee. Oltre a definire Ciuro e Riolo due “talpine” (il maresciallo Riolo, ha dichiarato al processo di provare vergogna per quanto ha fatto, mentre di Ciuro non si hanno dichiarazioni processuali, visto che ha scelto l’abbreviato e la sua posizione è stata stralciata dal troncone), nel libro “Intoccabili” si muovono due obiezioni all’operato della Dda parlermitana. Critiche che riguardano proprio la posizione del maresciallo Ciuro. “Sono in molti – si legge a p. 395 di Intoccabili – a chiedere spiegazioni al procuratore su due questioni cruciali: 1) Assodato il ruolo di talpe di Ciuro e Riolo, perché gli inquirenti li hanno lasciati circolare indisturbati per mesi negli uffici della Procura, consentendo loro di danneggiare le indagini (si vedrà quanto) su Aiello e sulla mafia e di “infettare” con le loro incursioni segretarie e ufficiali di polizia ignari di tutto? Il codice di procedura penale (articolo 55) prevede espressamente l’obbligo di “impedire che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori”. E limita rigorosamente la possibilità di lasciar delinquere qualcuno per esigenze investigative, cioè per vedere dove può arrivare; 2) Perché in alternativa non si sono informati subito i Pm più vicini a Ciuro per limitare i danni che le sue soffiate potevano arrecare alle loro indagini? (…) Eppure dell’inchiesta su Ciuro vengono inforamti soltanto i procuratori aggiunti e, sommariamente, un solo sostituto, Ingroia. E solo a metà giugno, in seguito a una telefonata che inchioda definitivamente il maresciallo-talpa”.

Stando invece alle risultanze delle indagini, viste ieri sera nelle due ore del docufilm di Palazzolo, la scelta della Procura antimafia di attendere fino a novembre per gli arresti a me è sembrata perfetta, come confermato anche dall’esito delle perquisizioni domiciliari.

Travaglio, sempre nel libro “Intoccabili”, parla di Totò Cuffaro (condannato nello stesso processo) e scrive: “Il governatore conosceva Ciuro e Riolo (l’ha detto lui, l’ha confermato Riolo)”. Ora si potrebbe scrivere “Il giornalista e autore del libro, Travaglio, conosceva Ciuro (l’ha detto D’Avanzo e lui l’ha confermato)”. Secondo me, se conoscere Ciuro è una nota da evidenziare per Cuffaro, era opportuno che Travaglio mettesse anche una postilla dicendo: “Anch’io, che sto scrivendo queste righe su Cuffaro e il processo, conoscevo l’imputato e condannato Ciuro da molti anni…”. (Piccolo inciso “L’ex maresciallo Ciuro ricorda bene quella vacanza al «Golden Hill» con Travaglio e il dottor Ingroia durante la quale «si stava insieme, si giocava a tennis e si facevano lunghe chiacchiere a bordo piscina ma poi ognuno faceva la sua vita anche perché c’erano i figli piccoli», fonte “Il Corriere della Sera”, 15 maggio 2008)

Sempre nello stesso libro pubblicato nel 2005, Travaglio sminuisce il ruolo di Ciuro. Si legge nel libro a p. 410: “Ciuro si limitò a qualche intrusione nel computer della Procura e a qualche millanteria per farsi bello con il ricco imprenditore. Il grosso lo fece Totò”.

Da un articolo sul recente processo d’Appello (www.90011.it/articolo.asp?idnotizia=3498&tags) leggo invece. “Una figura estremamente compromessa col sistema criminale”. Così la quarta sezione della corte d’Appello di Palermo definisce l´ex maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro, condannato a 4 anni e 8 mesi per favoreggiamento, nelle motivazioni della sentenza che dispose anche la destituzione dall’incarico e la rimozione dalla Finanza dell´imputato.

Il processo. Quello a carico di Ciuro è uno dei processi della indagine della procura di Palermo sulle cosiddette “talpe alla dda”. Il maresciallo scelse di essere giudicato in abbreviato e la sua posizione venne così stralciata da quella degli altri protagonisti della vicenda: come l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro e l’imprenditore della sanità privata Michele Aiello, processati e condannati col rito ordinario.

Le accuse. Secondo l’ accusa Ciuro avrebbe rivelato al manager di Villa Santa Teresa notizie riservate su indagini a suo carico. L’ex maresciallo ideò la rete riservata di cellulari, per non farsi intercettare, con un altro esponente delle forze dell’ordine, Giorgio Riolo, maresciallo del Ros, anche lui condannato.

Con Travaglio. Il nome di Ciuro è tornato d’attualità nei giorni scorsi nell’ambito della polemica tra il giornalista Marco Travaglio e Giuseppe D’Avanzo che ha ricordato i rapporti tra il giornalista e l’ex maresciallo della Dia. Rapporti innegabili e mai negati. Già nel libro “L’odore dei soldi”, infatti, pubblicato nel 2001 da Marco Travaglio ed Elio Veltri, veniva ripresa un’importante indagine di Giuseppe Ciuro – ai tempi in forze presso la Guardia di Finanza – sulle fortune di Berlusconi e sullo “sbarco” delle reti Mediaset in Sicilia”.

Nei prossimi giorni scriverò alla casa editrice di “Intoccabili” per chiedere il rimborso del libro pagato 10 euro che darò in beneficenza ai famigliari delle vittime della Mafia.

LEGGI ANCHE Una serata davanti alla TV con “Doppio Gioco” (non era però una fiction, era tutto reale purtroppo) di Sergio Fornasini

(Nelle foto in alto Marco Travaglio, l’assegno della vacanza a Trabia  del 2002 e a destra Pippo Ciuro).

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  1. Orlando dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 12:33

    … e quindi? Travaglio in realtà è la Gran Talpa? E tutto questo grazie a delle congetture e un Docu-Film (che voglio vedere! me lo sono perso!).
    Dico, no? visto che Ciuro era intercettato, visto che Travaglio lo avrà chiamato… e visto che Travaglio non è certo un Cuffaro o un Berlusconi… dico, no? perché non lo hanno perseguito se poteva essere pure lui del giro? Forse perché non c’è nulla su di lui… ergo, innocente fino a prova contraria. Portala e forse le tue “motivazioni” decolleranno. Una prova, non una congettura.

  2. Sergio Fornasini dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 12:45

    Caro Orlando, si nota da quanto scrivi che te lo sei perso. Il Ciuro, il Riolo e l’Aiello usavano per le loro conversazioni riservate una rete di telefonini intestati ad altre persone, estranee alla vicenda ed inconsapevoli. Poi sulle utenze normali parlavano di pesce, frutta, caffettiere & Co.

    Travaglio non è implicato nei loschi affari di quella gente, altrimenti sarebbe stato ovviamente indagato.

    Il punto della questione, secondo me, è come Travaglio abbia fatto a non commentare adeguatamente quanto è stato accertato sul suo compagnuccio di vacanze. Mai che abbia letto qualcosa del tipo: sono stato un coglione, chiedo scusa per la mia dabbenaggine, stavo a fare le ferie con un fiancheggiatore dei mafiosi, un infedele funzionario dello stato che si è venduto!

    No meglio definirlo una “talpina”, è più elegante

  3. tequilero dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 12:48

    Gran bella trsmissione quella di ieri sera.
    Speriamo ne seguano altre.
    A me ha colpito il passaggio di Cuffaro che va a Roma, torna a Palermo, convoca un fedelissimo di Ajello e gli rivela che la rete di spie e doppiogiochisti delle forze dell’ordine era stata scoperta (notizia segretissima a conoscenza solo di pochissime persone).
    Si è poi scoperto chi ha passato la notizia al buon Cuffaro?
    Era stato da una cartomante oppure è stato qualcun’altro?
    Ok per la presunzione di innocenza ma l’UDC non aveva proprio nessun’altro da candidare in Sicilia?
    Così, per opportunità, mica per altro.
    Visto come vanno le cose in Italia io a Ciuro lo metterei in Lista per le Europee.
    Saluti.

  4. Gabriele Mastellarini dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 13:16

    QUOTO SERGIO AL 100 PER CENTO
    Il punto della questione, secondo me, è come Travaglio abbia fatto a non commentare adeguatamente quanto è stato accertato sul suo compagnuccio di vacanze. Mai che abbia letto qualcosa del tipo: sono stato un coglione, chiedo scusa per la mia dabbenaggine, stavo a fare le ferie con un fiancheggiatore dei mafiosi, un infedele funzionario dello stato che si è venduto!

    No meglio definirlo una “talpina”, è più elegante

  5. Mastellaroni dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 13:39

    Il fatto che abbia sminuito il ruolo di Ciuro nel libro, puo’ essere anche un errore grave. Ma non significa che Travaglio sia mafioso, che sarebbe molto peggio. Non ho capito dove siano le grandi scoperte di Mastellarini. Credo che sbagliare sia umano, Travaglio magari avra’ avuto paura di far sapere questa faccenda e ha cercato di nasconderla. Ognuno di noi ha il proprio scheletro nell’armadio. Tenga presente Mastellarini che Travaglio ha sempre parlato contro la mafia, salvo questo mancanza, si e’ sempre battuto contro. Quindi almeno ha compensato.

    Saluti

    1) NON HO MAI SCRITTO Nè PENSATO CHE TRAVAGLIO SIA stato O SIA UN MAFIOSO
    2) SBAGLIARE E’ UMANO, BASTA DIRE: SCUSATE RAGAZZI HO PESTATO UNA CACCA. Ti riporto questa mail che condivido in pieno: Sai qual è il problema di quelli come Travaglio? Non ammeteranno mai di aver pestato una merda, cosa che invece è normale per tutti. Del resto non era tenuto a sapere dell’altra faccia di Ciuro, che probabilmente è una persona simpatica. Ma è un po’ il problema dei Catoni: passando la vita a trovare i difetti degli altri, senza concedere sconti a nessuno ma anzi applicandosi con godimento a evidenziare ogni mancanza, in modo che tutti siano screditati tranne loro, è chiaro che non devono mai sbagliare.
    Il fatto che Travaglio conosca Ciuro, per una persona normale come me, non significa che si tratti di un malavitoso o di un colluso. Ma solo che lo ha conosciuto.
    Quando invece si entra nella logica inquisitoria senza però avere la reale conoscenza delle cose è chiaro che ogni elemento significa la stessa cosa: colpevole. Se ci si trovano gli altri, l’inquisitore si frega le mani. Quando capita a lui, è chiaro che è la sua stessa logica a ritorcersi contro di lui: perde la calma per paura di rimetterci la faccia.
    ciao
    G. Mast.

  6. Mastellaroni dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 15:26

    Concordo, Travaglio e’ rimasto un po’ prigioniero della sua immagine di perfetto, quindi capita che faccia qualche errore. Pero’ non mi pare che sia cosi’ malvagio nel complesso, anche se e’ grave il comportamento avuto nei confronti di Mastellarini. Mi e’ venuto in mente che se Gabriele fosse stato un collaboratore solamente del gruppo Espresso-Repubblica, sarebbe rimasto senza lavoro.

    Caro Anonimo Mastellaroni, ci sono dettagli su quanto accaduto tra il sottoscritto e Travaglio che non ho reso pubblici (Fornasini e altri li sanno) e, mi creda, la storia è molto più brutta di quanto sembra all’apparenza. Ma ormai è acqua passata e non me ne faccio un cruccio. In fondo al Mondo ho trovato la libertà che avevo all’espresso e mi occupo di tematiche comunque affini. Mi spiace solo per L’espresso: ha comunque perso un collaboratore da un centinaio di pezzi in un anno e mezzo (molti scoop) ma ringrazio pubblicamente molti colleghi delle redazioni di Roma e Milano per gli attestati di rinnovata stima e fiducia manifestati nei miei confronti. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è stata l’impossibilità di poter parlare con la dottoressa Hamaui, direttore del giornale, alla quale chiesi un incontro senza ottenere disponibilità. Certe cose, caro Anonimo, vanno spiegate a quattr’occhi nelle opportune sedi. Ciao ciao, grazie
    gmast

  7. Mastellaroni dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 15:34

    Non credo che Travaglio sia responsabile in modo diretto dell’epurazione da quei giornali, pero’ effettivamente avrebbe dovuto difendere il collega GM. Aggiungo anche che pero’ che Mastellarini mi sembra ipercritico anche da prima dell’incidente con MT, se non ricordo male c’erano diversi articoli molto puntigliosi.

  8. Gabriele Mastellarini dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 15:38

    DALL’ARCHIVIO DEL CORRIERE DELLA SERA
    MAFIA E POLITICA. INCHIESTA A PALERMO
    «Due marescialli le talpe della mafia in Procura»
    L’ accusa: informavano il titolare della clinica dove fu ricoverato Provenzano. «Quell’ imprenditore è in rapporti con Cuffaro»

    PALERMO – Erano gli uomini di fiducia dei giudici antimafia, i più insospettabili tra gli 007 della Procura. Avevano libero accesso agli archivi segreti, sapevano tutto di tutti, annotavano nomi e circostanze nei computer, fianco a fianco dei magistrati con i quali dividevano notti di lavoro, timori, sospiri. Li hanno arrestati all’ alba di ieri con la più infamante delle accuse: concorso esterno in associazione mafiosa. Passavano notizie riservate ai boss di Cosa Nostra, dicono i sostituti procuratori Nino Di Matteo, Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, titolari di questa nuova inchiesta choc a Palermo, sede di una Procura dove proprio sulla circolazione di notizie tra i pm si è a più riprese arrivati allo scontro tra colleghi. CLINICHE ED EDILIZIA – In carcere è finito anche il più ricco imprenditore siciliano, Michele Aiello: un bagherese di 50 anni proprietario di un centro diagnostico di altissima tecnologia e di una miriade di aziende edili. E’ sospettato adesso di avere curato nella sua clinica privata il numero uno di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, latitante da più di trent’ anni. Ipotesi pesantissima, come quella, del resto, riferita al maresciallo della Direzione investigativa antimafia Giuseppe Ciuro detto Beppe, 45 anni, «l’ angelo custode» di Antonio Ingroia, uno dei pubblici ministeri più esposti dell’ antimafia e al maresciallo del Ros (il reparto operativo speciale dei carabinieri) Giorgio Riolo, 44 anni, memoria di ferro su date e personaggi. Sono stati raggiunti a casa dai loro colleghi e trasferiti nel carcere militare di corso Pisani. Non sono i soli insospettabili finiti nel vortice. Altri restano sotto osservazione, per il momento nella veste di indagati a piede libero. Anche qui nomi che scottano: Giacomo Venezia, 53 anni, capo della divisione anticrimine della Questura di Palermo, Carmelo Marranca, 47 anni, ispettore della squadra mobile, Giuseppa Antonella Buttitta, 37 anni, vigile urbano in servizio nell’ ufficio del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Antonio Gozzo. E poi un radiologo, Aldo Carcione, 56 anni, un ingegnere, Antonino Puleo, 43 anni, e altri personaggi legati ad Aiello: Paola Mesi, 31 anni, Roberto Rotondo, 36 anni, Antonino D’ Amico, 40 anni. I RAPPORTI CON CUFFARO – Ma il nome più altisonante, quello che dà una scossa a questa nuova inchiesta della Procura, è quello del presidente della Regione Totò Cuffaro, che con Aiello ha intrattenuto «documentati rapporti diretti e telefonici» come scrive il gip Giacomo Montalbano nella sua ordinanza. Rapporti che sarebbero stati «mediati da Roberto Rotondo, come evidenziano le intercettazioni effettuate sulle «utenze riservate» e «una pregressa cointeressenza societaria tra la moglie dell’ onorevole Cuffaro e lo stesso Aiello». L’ ipotesi di una talpa che informava i mafiosi sugli sviluppi delle indagini è di antica data. Ultimamente i sospetti erano stati alimentati da alcune «stranezze» rilevate nell’ inchiesta su mafia e politica, nell’ ambito della quale sono indagati anche Totò Cuffaro, il medico Giuseppe Guttadauro e l’ ex assessore comunale alla Sanità Domenico Miceli, socio in affari di Aiello. Che a sua volta sarebbe stato in stretto contatto con il maresciallo Ciuro, secondo le indagini rilanciate dalle dichiarazioni del pentito Nino Giuffrè.
    LA RETE RISERVATA – Le prime ombre si proiettano sul sottufficiale il 2 luglio. Risale a quel giorno una telefonata con Riolo che viene intercettata dagli investigatori. Nel corso del colloquio Ciuro fa riferimento a un «secondo canale» da utilizzare per le conversazioni riservate. Di che cosa si trattasse i carabinieri lo hanno capito il 30 agosto, quasi per caso. Alle 11 Ciuro riceve sul cellulare una telefonata dalla moglie. Preoccupato, lui chiede: «Da dove chiami?» E lei: «Dal cellulare». Ciuro grida: «Non da quello, Franca, porca miseria». E sono scattati i controlli anche sulla linea riservata, voluta, secondo i magistrati, da Aiello perché tutto restasse coperto dal segreto: una sorta di rete telefonica composta da cellulari intestati a prestanome e pagati dall’ imprenditore. Per poter parlare ai suoi informatori senza temere ascolti indesiderati.
    I MARESCIALLI ARRESTATI DUE «TALPE» INSOSPETTABILI Giuseppe CIURO (in servizio alla Dia) era applicato all’ ufficio del pm Ingroia. Indagava su Dell’ Utri. Giorgio RIOLO, in servizio alla sezione anticrimine dei Ros. Si è occupato di inchieste sulle cosche e della caccia a Provenzano piazzando in decine di luoghi microspie e telecamere L’ IMPRENDITORE UNO DEI SICILIANI PIU’ RICCHI Michele AIELLO, 50 anni, per tutti era l’ «ingegnere». Grande passione per il mattone e per le cliniche. Uno degli uomini più ricchi dell’ isola. L’ idea di trasformarsi da imprenditore edile a manager della sanità in Sicilia gli era venuta dopo la morte del padre per un tumore I TRE INDAGATI ASSISTENTI DEI PM Giacomo VENEZIA, primo dirigente della sezione anticrimine della Questura Carmelo MARRANCA, ispettore, già braccio destro del pm Russo Antonella BUTTITTA, agente della polizia municipale distaccata nella segreteria del pm antimafia Gozzo CELLULARI CON PRESTANOME RETE TELEFONICA RISERVATA Secondo l’ accusa, le informazioni riservate che riguardavano indagini della Dda «viaggiavano» su una rete telefonica «occulta» creata dall’ imprenditore Aiello assieme ai marescialli Ciuro e Riolo. Aiello avrebbe fornito ai due marescialli dei cellulari intestati a prestanomi Il retroscena PROVENZANO Boss in clinica Nella sua lunga latitanza il superboss mafioso Bernardo Provenzano sarebbe stato ricoverato per alcune settimane nella clinica privata Santa Teresa di Bagheria, di proprietà di un suo amico imprenditore, Michele Aiello

    Mignosi Enzo

    Pagina 16
    (6 novembre 2003) – Corriere della Sera

  9. Mastellaroni dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 15:46

    Vuole dire che lei e’ sicuro che la causa della sua epurazione sia direttamente di Travaglio?? Non e’ necessario sapere i dettagli della faccenda, bastava che lei lo dicesse.

    non ne sono sicuro, ho forti dubbi, ma nessuno ha voluto spiegarmi nè ha accettato che io spiegassi
    gm

  10. Gruppo Delfini Curiosi dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 16:25

    Restano i fatti: Mast non è più collaboratore dell’Espresso da quando ebbe l’ardire di porsi contro un servizio di MT. Ma all’Espresso se ne parla di questi problemi? O forse ha ragione Pansa??

  11. Mastellaroni dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 16:43

    Che vuol dire che “nessuno ha accettato che io spiegassi”? Spieghi, spieghi… 🙂

  12. Giò pernacchia dice:

    Saturday, 4 October 2008 alle 23:14

    Uhe, cumpa’. Ma che stai a di’ ?
    Scusa, ma se Travaglio non ne era al corrente (guarda caso il maresciallo era una talpa) il problema quale sarebbe? Travaglio è un amministratore pubblico? Potrebbe avere favorito dei boss? E come?

    E’ un giornalista, che denuncia. Per trovare la verità tra informazioni anche dalle forze dell’ordine. Non vedo la sconvenienza a frequentare un appartenente alle forze dell’ordine fin a quel momento ritenuto onesto. Punto

    Ciao bel volpino.

    Ciao bel volpone, si da il caso che l’amico di Ciuro era e continua ad essere sempre più un personaggio pubblico che fa della moralizzazione e dell’onestà una sua bandiera. Per denunciare bisogna badare bene ad essere irreprensibili e quando ci sono consapevolezze di frequentazioni sbagliate si dovrebbe saperle ammettere, essere trasparenti. Non è una colpa quella di aver incrociato il proprio destino con un fasullo che si vendeva alla mafia, fare finta di niente invece per me lo è, eccome. Non condivido il difendere sempre e comunque qualcuno solo perché critica e fa le pulci a chi mi sta sulle scatole, anzi mi sento maggiormente tradito quando vengo a scoprire che il fustigatore usa due pesi e due misure. E gli faccio un pernacchione.

    sf

  13. Ivan dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 11:22

    Leggo velocemente questo ulteriore delirio paranoico che vuole in tutti i modi infangare uno dei migliori giornalisti che vanta questo paese delle banane, di giornalisti che più che con la penna scrivono per l’appunto con la banana ; evidentemente l’autore di questo blog non deve sottrarsi alla consuetudine nazionale.
    Premesso che tutto quello che c’era da dire sulla misera storiella delle vacanzuccie di Travaglio, l’ha già detto il protagonista,non ultimo l’assoluta idiozia di una polemica che dal presidente del Senato è finita in discussione balneare sulle scelte alberghiere (peraltro abbastanza banali) di un giornalista qualunque (se in Italia ce ne fossero).
    Cmq, veniamo allo splendido documentario-fiction proposto venerdi da Raitre:
    ora, il senso del documentario era proprio quello di dimostrare come insospettabili funzionari dello Stato abbiano ingannato anche colleghi e magistrati ampiamente rodati alle vicende di mafia e corruzione ; tutti, dai carabinieri ai pm dell’antimafia, avrebbero potuto giurare sull’onestà e la fedeltà di uomini come Ciuro e Priolo.
    Non è un caso che il documentario si chiamasse “doppio gioco”.
    Allora, posta questa premessa, stabilito che anche nel titolo il documentario sviluppava una tesi accessibile a qualsiasi essere umano di medio-bassa capacità interpretativa e cognitiva, posto dunque che non ci fosse bisogno di Sartre per capire un Tarkowski,la domanda è come sia possibile equivocare?
    Chiariamo :
    è davvero singolare,dopo la visione del film, poter ricicciar fuori la storia di Travaglio e Ciuro per affermare proprio ciò che il film tende a smontare. Ciuro era uno stimatissimo maresciallo della finanza e nessuno prima dell’arresto avrebbe mai potuto sospettar nulla di lui tantomeno un giornalista.
    Ora ce ne vuole di demenza per dire che Travaglio avrebbe dovuto cmq scusarsi di una frequentazione comune a quasi tutto l’apparato investigativo dell’antimafia in Sicilia.

    è quando leggi queste cose che ti rendi conto come se pure l’evidenza è rovescita per alcuni, in Italia, non c’è proprio speranza!

  14. enrix dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 11:30

    Mi permetto di intervenire nella discussione fra Gabriele Mastellarini ed altri, sulla posizione di Travaglio verso Ciuro.

    Travaglio forse non conosceva chi era davvero Ciuro, quando era in vacanza con lui. Ma poi l’ha conosciuto eccome, dopo i guai giudiziari.

    E allora non si può non tenere conto che Travaglio interveniva in difesa del suo amico, nonostante il comportamento criminale, nei suoi articoli.

    Ecco due esempi:

    Evidentemente il «riformismo» è roba per pesci grossi: per i pesci piccoli va benissimo il giustizialismo. ANCHE SE LE ACCUSE NON STANNO IN PIEDI. Infatti il maresciallo Giuseppe Ciuro, arrestato nel 2003 per concorso esterno e tenuto in galera per due anni, è stato poi assolto da quell’accusa e condannato per favoreggiamento (REATO CHE NON GIUSTIFICA QUELLA LUNGA DETENZIONE).(mentre invece Di Girolamo deve andare in galera subito anche se non esistono i motivi della custodia cautelare – ndr) Ma, essendo un pesce piccolo, nessuno ha parlato di «manette facili» o di «errore giudiziario», come si fa per i pesci grossi.”
    Marco travaglio.

    e ancora:

    “l’equazione «Ciuro e Aiello stanno a Ingroia come Mangano sta a Dell’Utri» sta in piedi esattamente come il celebre sillogismo di Montaigne («Il salame fa bere, bere disseta, dunque il salame disseta”
    Marco Travaglio.

    Visto? I veri amici si difendono sino in fondo, anche quando si scopre che fanno i “soffia” per la mafia.

  15. Paolo Rossi dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 16:18

    Da quanto leggo è chiaro: Travaglio merita il carcere, senza pietà. Ha ragione il pm senza peccato Mastellarini

  16. diego rivera dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 03:26

    Non me ne frega granchè delle vacanze di Travaglio, anche perchè ammesso che gli addebiti siano veritieri, a tutti può essere capitato di aver conosciuto persone candide all’apparenza ma in realtà compromesse. Quello che però sfugge, è che una conoscenza superficiale come quella fra Ciuro e Travaglio, è ben diversa da una relazione più approfondita presumibile tra persone che si mettono in società e quindi in affari insieme. Come poi non si può notare l’ enorme differenza, tra l’avere rapporti con un uomo delle istituzioni poi scopertosi corrotto, e l’essere stato in società con un potentissimo boss della mafia? Mandalà sarà anche stato incriminato 8 anni dopo(per fatti avvenuti negli anni precedenti ovviamente), ma ci vuole un genio per sapere che non si diventa un capo mafia da un giorno all’altro?
    Come si può ritenere che quei trascorsi del presidente del senato non siano meritevoli di approfondimento e non debbano essere messi a conoscenza degli italiani?
    Ci sono tanti altri fatti poi che dovrebbero far vegognare Schifani, come ad esempio la pronta solidarietà a Cuffaro dopo la condanna di quest’ultimo per favoreggiamento “semplice” alla mafia, e che dire poi del famoso lodo Schifani (salva Belusconi) poi bocciato dal CSM?
    Lo sdegno di Travaglio, nei confronti di chi era appena stato nominato la seconda carica dello stato, era più che giustificato. L’attacco di d’Avanzo era pretestuoso e serviva solo a delegittimare il collega giornalista che non aveva voluto piegare la testa ai nuovi/vecchi padroni, spostando così l’attenzione della gente su fatti di nessuna rilevanza. Schifani glie ne sarà certamente grato, visto che si continua a parlare delle vacanze di Travaglio invece dei suoi imbarazzanti rapporti con Nino Mandalà.

  17. Giorgio dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 10:28

    Diego scrive: “…Non me ne frega granchè delle vacanze di Travaglio, anche perchè ammesso che gli addebiti siano veritieri, a tutti può essere capitato di aver conosciuto persone candide all’apparenza ma in realtà compromesse. Quello che però sfugge, è che una conoscenza superficiale come quella fra Ciuro e Travaglio, è ben diversa da una relazione più approfondita presumibile tra persone che si mettono in società e quindi in affari insieme…”

    Giustissimo. A tutti può essere capitato, è proprio il succo di quello che si contesta da tempo a Travaglio. Secondo la sua logica da Torquemada, anche lui stesso è inciampato in tale “inconveniente”, ecco il motivo di tanta luce sulle sue vacanze, non perché ci importi dove vada a descansarsi.
    Ribalterei pure l’affermazione del ‘peggio i rapporti di lavoro che quelli personali’: secondo me è più grave accompagnarsi nel tempo libero, quello che ci scegliamo come tempo migliore e nel quale possiamo selezionare le amicizie, con gente dubbia. Per lavoro io mi associerei con altri compagni di studi, creeerei una società informatica di consulenza (ci sto pensando). Ma se i miei futuri soci hanno spiato per Telecom oppure rubato dati alla tal industria elettronica, oppure ancora consulentavano mafiosi, chi me lo dice? Se hanno fedina penale pulita, per me sono brave persone, alla pari di Diego Rivera o di chissà chi altri.
    E non scendo in considerazioni sulla sincerità d’amicizia con quel collega di vacanze…
    saluti
    giorgio

  18. Andrea dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 17:11

    scusate se mi intrometto. Non conosco personalmente Travaglio nè conoscevo questo blog, prima di oggi, dove sono finito facendo ricerche sul bellissimo documentario visto su raitre.
    Io sono di Bagheria faccio il giornalista e vivo a Milano da anni. Quando ero a Bagheria ho intrattenuto rapporti molto frequenti con l’Ing Aiello: ho viaggiato con lui e mangiato al ristorante con lui. Sono stato nel suo studio e ho chiacchierato con sua moglie e suo padre. Eppure non ho nulla a che fare con la mafia. Sapete perchè? Perchè per me, allora, Aiello era solo il Presidente del Bagheria Calcio di cui seguivo le vicende per giornali e tv locali.
    Che cosa intendo dire? Che se io, invece di scrivere su Tv Sorrisi e Canzoni, fossi uno famoso o che “rompe i coglioni“ come Travaglio, ci sarebbe di certo un Facci e altri come lui pronti a dire che io ho banchettato con i mafiosi e a infangarmi.
    In quanto a Ciuro, per quanto ricordo io, era una sorta di addetto stampa della polizia palermitana, amico di tutti i giornalisti, dai cronisti locali a quelli più importanti. Mio cognato, maresciallo della Finanza, è rimasto scioccato quando ha appreso che quel suo stimatissimo collega era un bastardo infiltrato.
    Ragazzi, c’è tanta merda in giro e a metterla nel ventilatore ci si sporca tutti, ma se nell’informazione c’è del marcio (c’è, certo che c’è) questo non è Travaglio.
    Un saluto
    Andrea Di Quarto

  19. Sergio Fornasini dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 17:51

    Grazie Andrea per l’intervento. Tanto per capirci, è normale ed appropriato definire un fetentone “bastardo infiltrato”. Dal mio punto di vista non è commisurato alla persona definirlo invece un “talpino”

  20. Gabriele Mastellarini dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 21:29

    Caro Andrea, lei che lavora per un’importante casa editrice lo pubblicherebbe un libro sulla Mafia scritto da un amico di un condannato a uno dei principali processi per Mafia? Accetterebbe che l’autore scriva un libro su un tizio condannato con il quale passava le vacanze? E se leggesse un libro in cui un autore parla di un condannato a 4 anni e 8 mesi sminuendone il suo ruolo in maniera piuttosto evidente, mentre il documentario verita’ si esprime in termini completamente opposti?

    Era questo il senso del mio articolo
    Mi faccia sapere
    gabriele mastellarini

  21. Fabrizio Spinella dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 23:49

    Mastellarini, Dio lo conservi, sta facendo, con la sua campagna di…blog, un puro esercizio di maieutica. La levatrice di piccoli fatti che, legati uno all’altro, si traducono in assiomi. Travaglio se ne duole? Può dispiacere, ma è utile per il suo mestiere sapere cosa vuol dire essere bersaglio.

  22. diego rivera dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 00:27

    Tanto per capirci meglio, voglio provare a ribaltare il concetto.
    Allo stato attuale, le uniche cose certe sono: che Travaglio ha chiesto a Ciuro un consiglio su un residence dove andare in vacanza, poi c’è un’intercettazione in cui si parla di cuscini e infine gli assegni con cui il giornalista ha pagato le villeggiature, Stop! L’amicizia o la semplice frequentazione dei due nel tempo libero, come nel periodo della villeggiatura ad Altavilla, è tutta da approfondire e documentare, qui invece sembra si dia per scontato che fossero quasi come culo e camicia….
    Per questo, caro Giorgio, non è azzeccata la sua disquisizione sui rapporti di lavoro e quelli personali, non è questo il punto. Qui si fa riferimento a rapporti di conoscenza (allo stato attuale) presumibilmente superficiali, nel caso di Travaglio, commisurati a rapporti certamente più approfonditi, nel caso di Schifani, e la Sicula Brokers S.r.l. ne è una prova evidente.
    Ripeto poi, che c’è una differenza gigantesca tra un potentissimo boss mafioso e un servitore dello stato che si è lasciato corrompere, è addirittura banale e scontato. La stessa cosa (o quasi) vale ovviamente per Aiello e Andrea il giornalista di Bagheria, tenendo conto anche della specificità del lavoro di giornalista, come farebbe qualsiasi magistrato.
    Le dirò di più, e qui vengo al ribaltamento. Se fosse stato Travaglio ad essere in società con il boss di Villabate Nino Mandalà, se avesse ratificato lui il piano regolatore che anni dopo avrebbe dovuto enormemente favorire il Mandalà stesso, e la cosa fosse venuta fuori, si sarebbe sputtanato a vita. Avrebbe per sempre danneggiato la sua credibilità, e quelli che oggi lo seguono, gli avrebbero tirato addosso uova marce come un Ferrara qualsiasi. Se una cosa del genere può compromettere un giornalista, figuriamoci la seconda carica dello stato. Poi a identificare la levatura istituzionale di Schifani c’è la sua carriera politica, e tanto dovrebbe bastare a mio parere.
    Quella di d’Avanzo non è affatto una monumentale lezione come sostiene Facci, ma una pessima pagina di giornalismo strisciante prostrato al potere, una vera e propria masturbazione mentale, un’infamia premeditata tesa a screditare un collega che sta dando fastidio a molti.
    La storia del talpino poi mi sembra francamente inesistente, gli volete proprio fare le pulci a questo Travaglio! Con ogni probabilità, il diminutivo “talpino” non è volto a ridurre la gravità del crimine commesso dal suo presunto amico, ma sta a significare semplicemente un “pesce piccolo” in un mare dove sguazzano dei bei pescioloni, ben più graduati del Maresciallo Ciuro. Qui si fa della malizia capperi!
    Secondo me voi Travaglio ve lo sognate pure la notte, avete la bava dalla bocca colante, come cani rabbiosi. Se non ci fosse tutto questo risentimento in questo blog, si potrebbe parlare tranquillamente degli eccessi di questo giornalista e del businness che ci ha costruito sopra, ma qui siamo alla lapidazione pubblica!

    Caro Diego, lei forse avrà male interpretato le motivazioni di chi scrive su questo blogiornale. Posso convenire sul fatto che Ciuro non era certo il direttore d’orchestra del malaffare ma quando parla di “cani rabbiosi” invece ha proprio sbagliato toni, modi, approccio e già è tanto che non la stia mandando a quel paese per averli usati. Ma solo perché sono una persona tollerante e democratica, non certo per suo merito. Si vergogni per questa volta, la prossima provi a guardare la realtà senza intermediari, se ne è capace

    sf

  23. diego rivera dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 01:28

    Non se la prenda Fornasini, anche perchè non mi riferivo certamente a lei, che ha modi più pacati ed equilibrati come ho potuto constatare in altri post.
    L’immagine da “cani rabbiosi” me la danno Mastellarini, Facci e qualche commentatore che gli va dietro. Non ho dubbi che lei li difenda, ma la continuità con cui fanno al tiro al piccione nei confronti di Travaglio, giusto o sbagliato che sia, mi da proprio quell’immagine li e credo che a vergognarsi dovrebbero essere loro, come loro è il risentimento a cui volevo riferirmi. Ammetto comunque che sono stato troppo generico, di questo non ho problema a scusarmi, non intendevo accusare l’intero blogiornale.
    Se coglie il significato di quanto ho espresso nell’ultima frase del mio precedente post, si renderà conto che non ho bisogno di intermediari, come dice lei, per guardare la realtà. L’equilibrio e l’onestà sono la base di un confronto costruttivo, ed io negli articoli di Facci e Mastellarini sul “fenomeno” Travaglio, queste prerogative non le vedo proprio.

    Lei quando mette insieme Facci e Mastellarini mescola due materie non similari, complementari e contigue, per usare un linguaggio civile. Si tratta di persone completamente diverse ed aliene nelle esperienze e nella visione delle cose, sarebbe come dire che Francesco Caruso, Marco Travaglio, Eugenio Scalfari, Beppe Grillo, Furio Colombo, Antonio Di Pietro, Walter Veltroni e moltissimi altri sono la stessa cosa solo perché in un modo o nell’altro sono critici verso Berlusconi. Non ci siamo, bisogna saper leggere ed interpretare le ragioni di ognuno. Condividerle poi è un altro discorso, dipende da molte variabili e dalle proprie convinzioni di base, dalle proprie esperienze. Leggendo attentamente più volte il suo post precedente faccio fatica a trovare un certo equilibrio nel suo commento, partito deciso e motivato ma poi sbracato miseramente nella rabbia

    sf

  24. diego rivera dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 02:32

    Guardi, non metto tutto nel calderone, Facci è uno dei commentatori (tra i tanti) di questo blogiornale. Mastellarini sarà anche diverso, ma riprende in continuazione articoli faziosi di Facci in cui attacca Travaglio e gli da manforte e questo li accomuna nella vicenda. Non li conosco personalmente, possono anche essere il diavolo e l’acqua santa, ma è un fatto che entrambi fanno il tiro al piccione, come è un fatto che entrambi hanno vecchie ruggini con Travaglio (dalle stesse loro ammissioni) e a me sembrano chiaramente condizionati da queste vicende nei loro giudizi (e qui il risentimento).
    Non mi sfugge inoltre che Facci scrive sul “giornale” e può avere anche altre motivazioni rispetto all’ex giornalista dell'”espresso”….., ma non era questo il punto.
    Per risponderle fino in fondo,nel post di cui parla, alla fine do giudizi duri, sarcastici ed anche un pò provocatori, ma li ritengo appropriati e commisurati a chi sono destinati (Facci in particolare).
    La mia non è semplice e cieca rabbia, ma sdegno per la disonestà di chi usa la penna per mistificare la realtà ed infamare il prossimo. Lei è libero di pensare che il sottoscritto parli a vanvera, o che la mia visione della realtà è filtrata da intermediari, ma io le faccio presente ugualmente, che il mio sdegno proviene unicamente dall’altissimo valore che per me rappresenta la funzione dell’informazione all’interno di una società.
    La saluto cordialmente e le auguro una buona notte.

    A lei sfugge chi riprende chi, metta a fuoco meglio ed avrà una visione più appropriata.

    buonanotte

    sf

  25. diego rivera dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 04:27

    Senta Fornasini ma lei mi prende in giro?
    Questo blog lo trovo per certi versi interessante, ma è innegabile che sia disseminato di articoli contro Travaglio. Qualcuno scritto da Mastellarini, qualcuno da Facci, quasi tutti poi con i commenti, spesso malevoli, dell’uno o dell’altro (soprattuto di mastellarini visto che è il suo blog). Alcuni contengono citazioni reciproche (come questo casualmente), altri sono scritti da persone diverse ma commentati in neretto da Mastellarini, ci sono due rubriche in questo blog chiamate appositamente cartatravaglio e antitravaglio, non ultimo come dicevo questo blog si chiama http://www.dituttounblog.com, ed è lui di conseguenza ad ospitare tutta questa persecuzione.
    Non serve sapere chi riprende chi per avere una visione più appropriata, chi è meglio o chi è peggio o che concezione della vita abbiano. Il punto di cui parlo fin dal principio, è il risentimento e la malevolenza verso Travaglio che li accomuna e li rende nella vicenda solidali tra loro. Non è ardito pensare che se lo sognano pure la notte.
    D’Avanzo, Mastellarini, Facci – storie diverse, percorsi diversi, ma tutti uniti nel fuoco di fila di questo gioco al massacro che ormai si sta portando avanti da troppo tempo.
    Lei se la prende per una metafora un pò colorita, ma è una bazzecola in confronto al resto, sui fatti in questione si limita ad un “bisogna saperle le cose” e non argomenta, troppo facile così.

  26. Gabriele Mastellarini dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 08:44

    @ Diego Rivera

    Caro Rivera, e’ difficile condensare in poche righe una risposta ai tuoi ultimi post, ma ci provero’.
    Non ho nessun astio professionale nei confronti di Mt (lui a 30 anni non scriveva neanche in testate nazionali, io per fortuna si’), non lo sogno la notte (preferisco ben altre cose, di sesso opposto per intenderci), non faccio nessun gioco al massacro e le spieghero’ in seguito.
    Vorrei prima sottolineare che Mt, pur solleticato piu’ volte, evita un confronto con il sottoscritto, arrivando finanche a non nominarmi e a far finta di niente, nonostante questo editoriale sia stato ripubblicato su affari italiani con un’intervista di travaglio che, cercando di mescolare la carte in tavola come suo solito, attaccava d’avanzo dicendo “io la vacanza l’ho pagata”…mentre evitava di rispondere nel merito alle diverse e ben piu’ gravi critiche mosse da me in questo editoriale.
    Perche’, caro Rivera, non e’ tanto grave farsi pagare una vacanza, per me e’ molto piu’ grave fare un libro su un tizio che tu hai conosciuto di persona da diversi anni, con il quale hai organizzato vacanze inisieme, con il quale hai passeggiato a bordopiscina fino a tre mesi prima del suo arresto. E poi fai un libro e parli proprio di questo tizio-amico arrestato, cercando di sminuire il suo ruolo (che invece, come dimostrato da Palazzolo nel documentario di rai3) e’ ben piu’ complesso e delinquenziale. Ecco caro Rivera, se poi ci mette che questo giornalista o presunto tale fa miliardi parlando di “scomparsa dei fatti” e sparlando su professionisti del calibro di Riotta e Vespa (discutibili quanto si vuole ma pur sempre professionisti) ecco allora che il sistema va in cortocircuito.
    Purtroppo, caro Diego, nessuno ha modo e coraggio di dire a travaglio queste cose in faccia davanti a milioni di telespettatori. Io l’avrei fatto volentieri ad annozero ma mi hanno “segato”, disattendendo a una parola data (e questo e’ molto grave). L’avrei fatto, caro Rivera, per rendere un servizio al libero giornalismo e per smentire, una volta per tutte, questo soggettino che predica bene e poi razzola come gli pare, che elemosina pubbliche virtu’ e dimentica i vizi privati.
    Lei dovrebbe ringraziare chi, come Facci e D’Avanzo, ha puntato il dito contro questo Catone di turno che continua a fare gaffe una dopo l’altra.
    Riguardo al mio astio professionale, voglio chiarire una volta per tutte che non ho le prove di pressioni di travaglio nei confronti dell’espresso per un mio accantonamento. Ma questo non conta. Conta il fatto che un noto giornalista mi abbia chiamato dicendo: “O cancelli le stronzate su di me dal tuo blog o ti querelo, denuncio”. E questo noto giornalista poi attacca i potenti perche’ usano lo strumento delle querele e delle denunce per zittire la stampa.
    Caro Diego Rivera, io mi sono rotto di questa gente. Prima si ergono a modelli di giornalismo (lo e’ stato anche per me) e invece, sotto sotto, sono delle autentiche sole, fregature insomma.
    Io ho preso questa fregatura e non vorrei che altri, come te, la prendano. Ecco perche’ mi occupo (anche e non solo) di Mt su questo bloGiornale, sempre piu’ apprezzato dai lettori e “scomodo” per gli altri. Ma meglio scomodi che zerbini.
    Un’ultima sulle rubriche “Anti Travaglio” e “CartaTravaglio”. La seconda e’ la “caricatura” della rubrica Carta Canta che travaglio pubblica su repubblica.it.
    La prima rubrica, Anti Travaglio, era nata come No Travaglio Day un’iniziativa che, purtroppo, non ho ancora avuto tempo di organizzare. Se le fa piacere, caro Rivera, stiamo pensando di cambiare ancora nome a quella rubrica, magari un nome piu’ soft ma allo stesso tempo breve, perche’ “Presiperculodatravaglio” ci sembrava un p’ troppo lungo.

    Grazie comunque dell’attenzione che dedichi ad articoli e commenti e a presto su questo blogiornale, che porta il mio nome ma e’ soprattutto dei lettori e dei collaboratori.Quindi piu’ tuo e di Fornasini che mio.

    Gabriele Mastellarini

  27. Gruppo Delfini Curiosi dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 09:00

    Gabriele,complimenti per la tua risposta. Adesso ti attaccheranno nuovamente tutti.
    Ma in questo paese, tutti possono scrivere,parlare e dirigere i giornali.
    Siamo al tuo fianco. In una crisi mondiale
    dell’economia, ci sarebbe uno che ti spiegasse quali sono i motivi di questa crisi! No, si
    preferisce altro, perchè la crisi non tutti la possono capire.

  28. Nicola dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 11:09

    Ciao,

    è la prima volta che leggo questo blog. Ho percorso anche le rubriche “Antitravaglio” e “Cartatravaglio”.
    Senza offesa ma se ne ricava ben poco, se non una sensazione di accanimento morboso (non discuto se giustificato o non) contro Marco Travaglio.
    Sig. Mastellarini ammetto di non sapere chi fosse prima di aver letto la mini-biografia della pagina “Author & contact”; complimenti per il bel curriculum nonostante la giovane età.
    Ha sicuramente talento da vendere, ma cosi facendo lo spreca.

    Saluti.

  29. diego dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 16:31

    Mastellarini, la ringrazio della risposta così dettagliata ed esauriente.
    Ovviamente su Marco Travaglio, sul ruolo che egli oggi rappresenta nella nostra società e sulle dinamiche politiche che avvengono nel nostro paese, abbiamo idee ben diverse. Questo però è il motivo che mi ha fatto avvicinare al suo blog, ritengo indispensabile guardare i fatti da tutte le angolazioni possibili, e pur non condividendo molto di quanto lei scrive, ritengo questo spazio certamente utile.
    Non capivo la tanta attenzione che lei dedica a Marco Travaglio, ora ho una maggiore chiarezza.
    Quello che ancora non capisco è la certezza con la quale lei sostiene ” per me e’ molto piu’ grave fare un libro su un tizio …… con il quale hai organizzato vacanze inisieme, con il quale hai passeggiato a bordopiscina fino a tre mesi prima del suo arresto”.
    Allo stato attuale, non mi sembra che ci siano fatti certi e documentati che possano compravare quanto lei dice, come sottolineavo più approfonditamente in un mio post precedente. Magari lei ha delle notizie di cui io non sono a conoscenza, o forse fa una forzatura a proposito di quell’articolo del corriere della sera che ha citato, e che mi sono andato a leggere. Non capisco poi perchè si continui a parlare delle vacanze di Travaglio, e contemporaneamente si è completamente abbandonata la relazione tra la seconda carica dello stato e il boss mafioso Mandalà.
    Sono d’accordo che Travaglio non è un santarellino, che ha costruito un bel businness sul suo personaggio ed anche che spesso esageri consapevolmente le sue invettive, ma filtrando queste anomalie, ritengo ci siano fatti molto importanti di cui lui parla e tantissimi altri no. Fissarsi solo su di lui e sul suo personaggio anzichè approfondire certi argomenti…. a volte mi sconcerta. La si metta come si vuole, ma ci vuole anche molto coraggio per isolarsi mettendosi contro certa gente….. anche se si ha il favore popolare.
    Le fa comunque onore Mastellarini, il fatto che non si nasconda e che argomenti ampiamente le sue idee. Continuerò a leggerla.

  30. Gabriele Mastellarini dice:

    Tuesday, 7 October 2008 alle 22:43

    Ancora a Diego

    Non mi sono mai occupato di Schifani e Mandala’. E’ una questione che non conosco e sulla quale travaglio puo’ avere anche ragione. Le mie critiche a travaglio sulla storia di ciuro non sono opinioni, ma frutto di una lettura attenta del libro Intoccabili pubblicato da travaglio per bur che presenta alcuni passaggi piuttosto “morbidi” sull’infedele ciuro, che ho riportato in questo editoriale. Inoltre, mi consenta, non capisco quale puo’ essere il grado di imparzialita’ di un giornalista che in un libro parla di una persona arrestata con la quale era stato in vacanza tre mesi prima dell’arresto. E’ una questione etica.

    Grazie e continua a seguirci
    gabriele

  31. diego rivera dice:

    Wednesday, 8 October 2008 alle 17:00

    Gabriele, non ho letto il libro “gli intoccabili”, sono a conoscenza solo di alcuni estratti, per cui non mi esprimo sui “morbidi passaggi”, anche se mi sono fatto un’opinione.
    Quello che continuo a non capire è come fa a dire con certezza assoluta: “… giornalista che in un libro parla di una persona arrestata con la quale era stato in vacanza tre mesi prima dell’arresto”.
    IL fatto che ci sia un’intercettazione in cui si parla di cuscini e suppellettili varie mancanti, non vuol dire che i due fossero amici e trascorressero il tempo insieme. Dino Martirano autore dell’ articolo del corriere della sera da lei citato, a sua volta non fornisce la fonte dalla quale avrebbe appreso la dichiarazione di Ciuro, in cui Travaglio, Ingroia e Ciuro stesso passavano le giornate insieme a bordo piscina. Stando a quello che dice Travaglio, si può affermare con certezza solo che questi è andato in villeggiatura 10 giorni in un redidence abitualmente frequentato anche da Ciuro ed Ingroia. Per quanto è documentato, nulla dimostra che in quei giorni fossero presenti anche il maresciallo ed il sostituto procuratore di Palermo.
    Quindi Gabriele, o lei conosce dei verbali che confermano quanto affermato da Martirano, o ha parlato direttamente con Ciuro, oppure da per scontate cose che allo stato attuale si possono equiparare a semplici pettegolezzi.
    Per di più quando mi riferisco a fatti certi, parlo di prove documentate, come ad esempio la costituzione di una società chiamata Sicula Brokers….., o gli assegni e gli estratti conto che ha mostrato Travaglio in sua difesa. La dichiarazione in se di Ciuro poi, ammesso che sia vera, di per se non proverebbe nulla se non confermata da Travaglio. Se confermata anche da Ingroia sarebbe diverso e fare un’indagine seria potrebbe essere utile a questo punto. Per inciso mi impressiona molto di più il fatto che questo Ciuro fosse uno stretto collaboratore di Falcone e di Ingroia stesso, che conoscente di un giornalista (uno dei tanti di allora…).
    L’ho fatta lunga lo so, ma è un passaggio importante, perchè se si vuole essere veramente imparziali e quindi credibili, bisogna usare lo stesso metro di indagine sia quando si accusano le persone che quando le si difende. Se si fanno le “pulci” al “Catone” Travaglio, bisogna farle anche a chi lo accusa ed ai ragionamenti portati a dimostrazione del teorema. Questo è lunico modo con cui lei Mastellarini, può convincere della “fregatura” di cui parla, coloro che credono in questo giornalista e lo considerano un punto di riferimento. Se no sarà considerato fazioso e messo nel calderone dei giornalisti “di regime”, di conseguenza non attendibili. Lei che è un bravo ed affermato giornalista e che mi parla di “questione di etica”, queste cose immagino che le sappia meglio di me. Si tratta forse di capire a quale pubblico lei si vuole rivolgere.
    Grazie dell’attenzione,

  32. bart_simpson dice:

    Friday, 26 December 2008 alle 22:53

    Un “up” per Doppio Gioco.
    Lo si può trovare su youtube diviso in 10 parti.

    http://it.youtube.com/watch?v=COizazP9Cm0

  33. dituttounblog.com – Un blog senza padroni » Blog Archive » Una serata davanti alla TV con “Doppio Gioco” (non era però una fiction, era tutto reale purtroppo) dice:

    Friday, 4 September 2009 alle 02:30

    […] ANCHE SU QUESTO BLOGIORNALE La vera storia di Pippo Ciuro e quello che Marco Travaglio non dice, di Gabriele […]

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