ABRUZZO. Riparte “Buongiorno Regione”, la trasmissione mattutina, in onda dal lunedì al venerdì,dalle 7,30 alle 8, realizzata della Testata Giornalistica Regionale. L’appuntamento con i telespettatori della Terza Rete è per il 28 settembre . Si protrarrà fino a giugno del prossimo anno quello che la Rai ha giudicato «il nuovo spazio informativo di successo del servizio pubblico» e che dopo i buoni risultati fatti registrare nel primo ciclo, i vertici di Viale Mazzini hanno deciso di confermare.
Più che soddisfacenti –dicono dalla Rai- i dati di ascolto dell’Abruzzo : fin dalle puntate iniziali tra le prime cinque regioni italiane ( seconda dell’intero centro-sud).
«La Rai abruzzese», ha spiegato il direttore Domenico Logozzo, «la notte del 6 aprile, ha tempestivamente fornito alle reti televisive di tutto il mondo le prime drammatiche immagini del sisma che ha sconvolto L’Aquila: scene di distruzione e morte che hanno fatto scattare la solidarietà internazionale. E quella tragica mattina,dalle 7,30 alle 8,l’intera trasmissione di “Buongiorno Regione” è stata dedicata al sisma ed è stata trasmessa sul satellite anche dai Rai News 24, così come per due settimane il TgrAbruzzo delle 14 e delle 19,30 è andato in onda sul satellite Rai ed è stata data l’opportunità a tutti gli abruzzesi sparsi nel mondo di avere informazioni sul catastrofico evento. Non solo, per la prima volta dalla nascita di Rai Tre -che a dicembre compie 30 anni-, quella abruzzese è stata la redazione regionale che nella storia della Testata Giornalista Regionale, ha realizzato la più lunga diretta televisiva :“no- stop” di oltre 9 ore, con continui collegamenti dai luoghi del disastro».
Il secondo ciclo di “Buongiorno Regione” punta essenzialmente sul format che è risultato ampiamente di gradimento di telespettatori.
IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO di LUNEDÌ 28 SETTEMBRE 2009
I L C O M M E N T O di MARIO CALIGIURI
IL NUMERO dei laureati nel nostro Paese non è mai stato così alto. Eppure è ancora circa la metà di quello delle Nazioni europee più avanzate. Dalla riforma del 1999, che ha introdotto la differenza tra ‘triennale’ (3 anni) e ‘specialistica’ (i successivi 2), i possessori di laurea sono aumentati di molto, sopratutto tra le donne, che, tra i 25 e i 34 anni, superano di un terzo gli uomini. E’ stato peraltro rilevato che i laureati non solo guadagnano mediamente di più rispetto a chi ha un titolo di studio inferiore, ma anche che i loro figli riescono a raggiungere maggiori traguardi negli studi. Accanto a dati indubbiamente positivi, occorre compiere delle riflessioni, perché quando si tagliano i fondi sull’educazione si ha la netta impressione di limitare le opportunità del futuro. La prima considerazione è il tipo di laureati che attualmente produce l’università italiana, quando (lo hanno detto quasi all’unisono i rettori) gli studenti che si iscrivono al primo anno hanno deficienze gravi nelle abilità di base: leggere, scrivere e far di conto. Inoltre, l’alto numero dei laureati incide assai relativamente nello sviluppo economico e democratico dei territori. In Calabria, per esempio, c’è la terza percentuale assoluta di dottori nelle varie discipline e lascio a voi giudicare i risultati, che peraltro convivono con il maggior tasso di dispersione scolastica nazionale.
DATI contraddittori, certamente da approfondire. Appunto per questo mi sento di avanzare una modesta proposta, necessariamente provocatoria. Si tratterebbe di utilizzare le eccellenze delle università italiane per colmare il problema dei problemi della società italiana: la questione meridionale. Dovrebbe accadere il processo inverso di quello che attualmente si verifica: non solo mettere in condizione i più brillanti giovani laureati del Mezzogiorno di contribuire allo sviluppo delle regioni dove sono nati e hanno studiato, ma creare anche gli spazi per attirare i migliori talenti del Nord. Sarebbe un bel modo – certo improbabile ma sicuramente efficace – per festeggiare i prossimi 150 anni dell’Unità italiana.
Beppe Grillo è fatto così. Quando si tratta di chiedere al suo pubblico di aprire cuore, menti – e portafogli – il comico genovese è loquace. Anzi loquacissimo. Urla dal palco. Scrive sul blog. Si sgola a furia di interviste. Ma quando si tratta di spiegare se danari ed energie messi insieme dai suoi fedelissimi siano stati spesi bene (oppure male); beh, il Beppe nazionale si fa laconico. Taciturno. A volte – come in questo caso – pure troppo.
Già. Perchè scorsa settimana è successo anche questo. Che il comico genovese – su un’annosa storia di una maxicolletta da 350mila e passa euro e di un microscopio ultracostoso – ancora non ha rotto un silenzio che dura da mesi. E così – martedì scorso, in una conferenza stampa ad hoc, nella ridente località La Busa, frazione di Spilamberto e provincia di Modena – a parlare sono rimasti solo loro: Stefano Montanari e Antonietta Gatti. Che sono marito e moglie. Che di professione fanno i ricercatori. Che hanno un’azienda che si chiama Nanodiagnostics. E che sono esperti di Nanopatologie. Cioè di alcune delle malattie “preferite” da Grillo. Perchè va detto che Beppe alla salute dei suoi fan ci tiene. E – su ’sti malanni dovuti a polveri sottilissime; o per farla più semplice all’inquinamento – gli ha fatto (ai fan) una capa tanta. A colpi di post. E di show.
E Montanari –laureato in farmacia; brillante conferenziere, nonchè ospite di tanti spettacoli del comico genovese – ha raccontato. Ha raccontato – con tanto di comunicato stampa – di aver conosciuto il signor Beppe quasi per caso (”Fu il dottor Marco Morosini del Politecnico di Zurigo a segnalare i nostri studi a Beppe Grillo”). Di aver cominciato da allora – era il febbraio del 2005 – a partecipare agli show del comico nei palazzetti, per parlare di nanopolveri e degli odiati (da Grillo) inceneritori. Di come un anno dopo, nel 2006 – sventura! – il microscopio indispensabile per portare avanti le ricerche su polveri&malanni rischiava di scomparire. E di come Grillo – generosamente – si era offerto di dargli una mano.
E com’è che Grillo voleva aiutare i due ricercatori che da La Busa di Spilamberto, dove ha sede la Nanodiagnostics, lottavano contro i malanni del mondo? Semplice: con una colletta. Che lanciò – anche dal suo blog – con toni tra l’epico e l’apocalittico:
Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti. Scoperchiare certi pentoloni in cui bollono inceneritori, acciaierie e centrali elettriche ad olio pesante, e fare ombra a tromboni e pseudoscienziati sono attività che non attirano simpatie. E allora, non potendoli attaccare scientificamente, si è pensato di togliere lo strumento con cui Antonietta Gatti e Stefano Montanari provocano grossi fastidi. Si tratta di un microscopio elettronico a scansione ambientale del costo di circa 350.000 euro con il quale i due hanno scoperto i meccanismi con cui le nanoparticelle prodotte dalle combustioni sono capaci di uccidere, (…ma) Via il microscopio e noi, che non ci possiamo permettere di perdere Antonietta e Stefano, gli daremo un altro microscopio. In fretta e più potente del primo. Da oggi parte una sottoscrizione per l’acquisto da parte della Associazione Carlo Bortolani Onlus.
E tutto sarebbe andato bene, anzi benone. Perchè tanti benefattori – tra cui tanti fan di Grillo – avevano finito per cacciare il quattrino. Perchè il microscopio da 350mila e passa euro, alla fine,era stato comprato. Perchè nel frattempo il verbo sulle nanopolveri era stato diffuso; e il tema degli inceneritori cattivi era diventato uno dei mantra più diffusi tra i grillini di ogni latitudine. Che lottavano senza posa contro chi voleva incenerire i rifiuti, citando proprio gli studi dei due ricercatori modenesi.
Dicevamo: sarebbe. Ma le cose non sono finite così. Perchè purtroppo ora il feeling che univa il comico genovese ai due scienziati è svanito come le bolle di uno spumante sgasato: “Noi siamo stati utili a lui. E lui è stato molto utile a noi. Ma ora la cosa è finita. L’amore è morto”, ha detto Montanari a chi – tra cui chi scrive – gli chiedeva dei suoi rapporti con Grillo. E con l’amore rischia di svanire da La Busa di Spilamberto anche il microscopio.
Per la seconda volta. E perdindirindina.
E sì. A fine giugno – dunque tre mesi fa – la onlus Bortolani, quella della raccolta fondi, ha deciso di donare il microscopio all’università di Urbino. Cosa che la onlus ha comunicato (anche) sul suo sito. Ma cui Grillo non ha minimamente accennato sul suo blog. Sia come sia. Motivo della partenza del microscopio per Urbino? Scriveva il 30 giugno scorso la onlus Bortolani:
(…) coerentemente con la finalità della raccolta fondi, che tale strumento non poteva e non potrà essere utilizzato in alcun modo a scopo di lucro da parte di singoli o di società. Questa (…) sarebbe una truffa ai danni dei benefattori. Abbiamo donato il microscopio alla Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Urbino per coinvolgere altri scienziati considerata anche l’oggettiva sottoutilizzazione dello strumento in quanto per tre anni esso è stato nella disponibilità esclusiva di chi, come il dott. Montanari, abbiamo visto impegnato in campagna elettorale in tutta Italia come candidato Premier della lista politica nazionale “Bene Comune” e a promuovere libri da lui curati, o chi, come la Dott.ssa Gatti, svolgono altra professione part time impedendo il pieno sfruttamento del microscopio come l’importanza delle ricerche e il costo dello strumento richiederebbero. (…) Non ci stupiscono le reazioni e illazioni del dott. Montanari nei confronti della decisione della nostra Onlus di allargare la ricerca, ma a noi ciò che preme è il rispetto della legge e dei benefattori, i risultati scientifici e quindi la salute dei cittadini, non i bilanci di una società a scopo di lucro quale è la Nanodiagnostics srl dei dottori Montanari e Gatti.
Ohibò: il microscopio comprato con la maxicolletta era usato a scopo di lucro, cioè per farci i quattrini? Ma no, hanno risposto in coro i due ricercatori modenesi. L’idea – semmai – era quella di finanziare le loro ricerche, facendo (anche) analisi a pagamento. Ma, come ha detto Montanari ai pochi giornalisti che erano presenti a La Busa di Spilamberto, “noi qua” alla Nanodiagnostic “non prendiamo niente” come stipendio e anzi “dal 2004 ad oggi ci siamo rovinanti, perchè abbiamo messo tutto quello che avevamo qui dentro”. Non solo. Ma se il microscopio dovesse lasciare la Nanodiagnostic, tante loro ricerche – in primis quelle sulla cosiddettasindrome dei Balcani – finirebbero nel nulla.
Insomma: le versioni della onlus e dei due ricercatori decisamente non coincidono (per usare un eufemismo).
Ora: molto altro – in questi tre mesi – si è detto. E molto altro si è scritto. Ma – a modesto parere di chi scrive – i nodi veramente importanti sono due. Primo: chi ha donato lo ha fatto per sostenere i “liberi ricercatori” di Modena, non l’università di Urbino. E secondo: mentre le polemiche infuriavano, il signor Beppe – invece – non ha proferito verbo. Perchè? “E’ imbarazzato”, hanno detto i due ricercatori durante al conferenza stampa. Imbarazzato? Imbarazzato. Ahmbé, allora…
Ma nessun dubbio. Prima o poi il comico genovese lo vincerà questo “imbarazzo”. E riuscirà finalmente a dire la sua.
Un po’ come quando – qualcuno se lo ricorda più? – aveva convinto, con tanto di apposito V-day, centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza e firmare per i referendum sulla libertà di informazione. Firme finite in un enorme cestino. Perchè (in buona parte) non valide. E così:niente referendum. Beppe, anche allora, ci mise un po’. Ma poi spiegò che il problema (forse) era quellodi aver incontrato il giudice sbagliato. Certo: il partito radicale – che di referendum se ne intende – prima ancora che Grillo e i grillini cominciassero a raccogliere le firme,aveva sollevato un dubbio legato ai tempi: le firme, causa una legge vecchia di 40 anni, andavano raccolte a partire dall’8 maggio e non dal 25 aprile, giorno del V2-day. E certo: anche Repubblica – a disastro fatto – aveva spiegato che, con tutta probabilità, tante firme erano state cassate proprio per questo motivo. Ma si sa: come insegna il Beppe nazionale, i partiti sono morti e i giornali mentono sempre.
E infatti devono aver mentito – qualcuno si ricorda anche di questo? – pure sulla Biowashball, quella palla verde che, come ripeteva il comico genovese nei suoi spettacoli, doveva essere messa in lavatrice al posto del detersivo. Palla che lavava non proprio bianco che più bianco non si può, ma quasi. Per la cronaca: la rivista dei consumatori “il Salvagente” dimostrò – a colpi di test – che la “palla” non lavava affatto. E alla stessa conclusione – scomodando anche i ricercatori del Cnr di Bologna – era arrivata anche la trasmissione “Mi manda Rai Tre”. Ma anche allora: Beppe – dopo un po’ – li aveva sgamati. Erano tutti servi della lobby dei detersivi e dei saponi da bucato. Altrocchè. Del resto, spiegòsul suo blog, la palla verde la usava anche lui. E i panni venivano benissimo. C’era bisogno di aggiungere altro?
Evidentemente no. E evidentemente anche per il microscopio e per la maxicolletta, Beppe darà una versione più che convincente. Anzi pure più convincente delle altre volte. Perchè – se no – chi ha raccolto firme e donato fondi, potrebbe cominciare a sentirsi un tantino preso per i fondelli.
Su segnalazione del nostro commentatore Candidus si è sviluppato un piccolo off topic con Luigi, altro commentatore. L’oggetto del contendere merita maggiore attenzione, si tratta di un articolo pubblicato in cartaceo dal Giornale lo scorso 15 settembre, in una rubrica dal nome “La stanza di…” nella quale viene pubblicata una email di un lettore, tale Mario Tallarico. Nell’originale stampato, alla delirante email almeno segue una risposta del giornalista Mario Cervi (nella foto) che vorrebbe essere equilibrata, ma forse non gli è riuscita troppo bene.
Nell’edizione online invece viene pubblicata solo la lettera di Tallarico, che buttata lì senza una riga di commento da parte della redazione la dice lunga su alcune cose. La più significativa è come un quotidiano a tiratura nazionale possa pubblicare un tale delirio inneggiante addirittura alla eliminazione fisica dei propri avversari politici, arrivando ad evocare i metodi utilizzati da Putin nei confronti della Georgia ed alla repressione dei monaci tibetani da parte della Cina. Però il lettore, dopo aver affermato che sono gli unici sistemi validi per certa gente, dice che sono metodi che non approva. Passato il momentaneo eccesso di buonismo, eccolo sfornare una nuova frase: «Dopo una serie di bastonate inflitte a Franceschini, D’Alema, Travaglio, Santoro e Maurizio Mannoni, si vedrebbero subito i risultati, si vedrebbe il ritorno del rispetto nei confronti di Berlusconi». Troppo buono e molto pratico: non scomodiamo l’esercito in azione repressiva verso questi farabutti, per ristabilire ordine e disciplina prendiamoli più semplicemente a bastonate. Nella sua ottica interviene anche la richiesta di leggi straordinarie, una norma che preveda «l’attentato morale al capo del governo», un chiaro esempio di spirito democratico, abbinato all’auspicio della chiusura d’autorità di un nuovo giornale che, per inciso, ancora non aveva iniziato nemmeno le pubblicazioni. Chiusura e censura preventiva, il sogno di ogni dittatura che si rispetti. Altro esempio di idee chiare, definisce Marco Travaglio «l’uomo più viscido della sinistra disfattista». Beh, chi glielo spiega che MT non è mai stato un uomo di sinistra?
La risposta di Cervi è tiepida, quasi da buon padre comprensivo che cerca di correggere, senza molta convinzione, il proprio scapestrato e focoso pargolo. Richiamo alle regole che si traduce così, secondo il giornalista: «So che l’insofferenza di molti militanti del centrodestra per gli aspetti deteriori della polemica politica ha raggiunto un livello di guardia. La tentazione di misure forti è grande […]». Insomma sembra quasi che le mani prudano un poco anche a lui.
La vera perla giornalistica deve ancora venire, eccola: «E poi le “bastonate” generano martiri. La sinistra è bravissima nell’atteggiarsi a perseguitata anche quando non lo è». Dai insomma, non hai capito che poi a manganellare qualcuno oppure ammazzandolo si generano martiri? Tutto ciò è controproducente. Guarda cosa è successo dal nostro amico Putin dopo che hanno assassinato Anna Politkovskaja, non vogliamo mica essere additati da tutto il mondo come quelli che appoggiano chi fa fuori quei rompicoglioni dei giornalisti.
Non so che tipo di persone leggano abitualmente il Giornale, non posso però credere che siano tutte come il tizio che ha mandato la mail. Pubblicare e dare spazio a questo tipo di incitamento alla violenza è significativo dell’aria che tira in quella redazione, dopo l’insediamento di Vittorio Feltri. Una testata che esiste per informare, e non per istigare gli animi, avrebbe dovuto semplicemente cestinare una lettera con quei toni e contenuti.
Di seguito pubblico il testo integrale della email e la risposta di Mario Cervi, in fondo al post trovate la versione in pdf dell’edizione cartacea. Il tutto da leggere prima dei pasti, potrebbe risultare vomitevole a stomaco pieno, buona lettura.
La lettera:
Non riesco a capacitarmi del fatto che si tolleri con tanta leggerezza il proliferare di giornali nuovi, vedi quello di Marco Travaglio, l’uomo più viscido della sinistra disfattista e sempre alla ricerca di nuovi modi per indebolire il premier, vista la continua ascesa dello stesso nel consenso degli italiani. Possibile che l’avvocato Ghedini non riesca a trovare un reato plausibile per la chiusura di queste «vipere» che strisciano con il continuo intento di mordere il premier e causarne la morte politica? Un giornale che palesemente offende e denigra il capo del governo va subito chiuso. Lasciamo poi le critiche a chi è nato per criticare tutti gli avversari politici. Una volta creato l’esempio gli altri giornali di sinistra si guarderanno dal continuare ad offendere il premier e la sua coalizione. Possibile che non si riesca a trovare una norma che preveda l’attentato morale al capo del governo? Io credo che l’unica soluzione a questo continuo stillicidio di calunnie sia quello di rispondere con i sistemi usati (che io non approvo) da Putin nei confronti della Georgia, e della Cina nei confronti dei monaci tibetani: «La forza». Dopo una serie di bastonate inflitte a Franceschini, D’Alema, Travaglio, Santoro e Maurizio Mannoni, si vedrebbero subito i risultati, si vedrebbe il ritorno del rispetto nei confronti di Berlusconi.
Mario Tallarico (email)
La risposta di Mario Cervi:
Caro Tallarico,
non si può dire che lei sia timido nelle sue opinioni, nelle sue proposte, nelle sue antipatie. Queste ultime condivise, diciamolo subito, da un imponente numero d’italiani. Marco Travaglio non le piace, e nemmeno le piace l’idea che presto vada in edicola un nuovo quotidiano di sinistra. Stando così le cose, lei propone il ricorso ai sistemi usati da Putin nei confronti della Georgia, e dalla Cina nei confronti dei monaci tibetani. Potrei dedicare a queste sue tesi un commento scherzoso, ma preferisco essere serio. So che l’insofferenza di molti militanti del centrodestra per gli aspetti deteriori della polemica politica ha raggiunto un livello di guardia. La tentazione di misure forti è grande (benché accompagnata dall’avvertimento contraddittorio e un po’ tartufesco che quelle misure «io non le approvo»). Allora si sollecita l’avvocato Ghedini a trovare un «reato plausibile» per colpire chi infanga il Cavaliere.
Capisco, caro Tallarico, le pulsioni emotive da cui deriva il suo ragionamento. Ma lo ritengo sbagliato. Le vere democrazie – l’Italia appartiene al loro ristretto club – si distinguono dalle quasi democrazie o dalle non democrazie proprio perché accettano le regole di un giuoco che può essere irritante e sfiancante. La libertà ha un costo molto alto. Tante volte, di fronte alle lungaggini procedurali e alle schermaglie parlamentari in cui si perdono provvedimenti urgenti, ci auguriamo in cuor nostro la mano forte d’un decisionista. In Italia si esagera, tutti d’accordo, nei cavilli delle leggi e dei regolamenti. Ma, ripensandoci a mente fredda, si arriva alla conclusione che l’esasperante lentocrazia italiana – abbinata al gossip imperversante – è sempre meglio, nel suo peggio, d’uno Stato di polizia e dei colpi di testa d’un dittatore.
Da giornalista, non approvo nessuna chiusura di giornale. Voci diverse – incluse le più ostili – sono utili alla dialettica delle idee. E poi le «bastonate» generano martiri. La sinistra è bravissima nell’atteggiarsi a perseguitata anche quando non lo è. Lo spostamento d’una trasmissione televisiva diventa, nell’ottica del vittimismo, un brutale diktat staliniano. Evitiamo di dare una mano agli specialisti di queste sceneggiate.
Non so come scriverlo perché non sono abituato alle vittorie. Certo, mi sono sempre esposto, sempre messo in mezzo ai più grandi scandali locali e non, ma di bandiere bianche avversarie non ne avevo mai viste.
La storia è nota, la fine inimmaginabile. Tutto comincia quando Marcello Dell’Utri viene invitato alla Fiera del Riso di Isola della Scala (VR) per presentare i suoi diari-bigiotteria di Benito Mussolini. Prima ancora che nascesse il polverone, avevo scritto una lettera al presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, che è anche sindaco di Isola, e per conoscenza all’Ente Fiera, che ha come socio unico proprio il Comune.
Tra le altre cose, avevo scritto: le chiedo, in virtù della mia buona fede, del mio disinteresse e della fiducia che ho in lei, di annullare l’evento con Marcello Dell’Utri e sostituirlo con la presentazione di un volume sull’antimafia, che i visitatori gradiranno senz’altro di più.Glielo chiedo nel nome di chi oggi non c’è più per aver combattuto quella mafia che Dell’Utri, stando alle sentenze, ha favorito.
Da quel giorno altre persone hanno intasato la casella mail di Miozzi con una lettera standard e hanno creato un gruppo su Facebook che ha raggiunto più di 450 iscritti che promettevano manifestazioni di protesta e contestazioni che avrebbero turbato la tranquillissima fiera ormai evento importantissimo in provincia. Ebbene ieri l’Ente Fiera ha deciso di annullare l’evento a causa delle proteste per la presenza del condannato per concorso esterno. Una vittoria straordinaria che non so quanti precedenti abbia. Dell’Utri non ha potuto contaminare Isola della Scala perché la gente non ha voluto, nonostante dai cosiddetti partiti d’opposizione non sia levato nemmeno un accenno di protesta; non puoi, tu bue, dare del cornuto all’asino.
Io non so che peso abbia avuto la mia lettera e le nostre lettere e non mi importa. Ma il risultato, ossia la sconfitta senza appello di Dell’Utri a causa di una insurrezione popolare, è un primo esaltante punto di partenza perché al nord si capisca che la gente non tollererà appuntamenti e incontri con persone colluse con la mafia.
Scriverò una mail al senatore Dell’Utri, e nel testo ci sarà scritto soltanto: «1-0».
«La città è sporca, come non accadeva da mesi». A lanciare l’allarme è Daniele Fortini, amministratore delegato dell’Asìa, l’azienda di igiene ambientale del Comune di Napoli . «Non solo ingombranti ma rifiuti domestici vengono abbandonati dappertutto – ammette – Laterizi e materiali di risulta vengono lasciati anche davanti ai portoni dei palazzi ostruendoli. E dobbiamo approntare servizi straordinari per rimuoverli».
Per Fortini «si tratta, in parte, di un fatto fisiologico. A settembre, al ritorno dalle vacanze, è un fenomeno che si verifica in tutte le città italiane costrette a rimodulare i servizi – spiega – Qui è in aumento perché abbiamo una bassa meccanizzazione, però abbiamo acquistato 10 piccole macchine per spazzare. Ma soprattutto si sono ripresentati gli sversamenti illegali. Eppure è un reato che prevede l’arresto».
Napoli rischia, dunque, una nuova emergenza rifiuti. Anche perché i dipendenti dei disciolti consorzi di bacino sciopereranno lunedì contro una sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima l’assunzione di 251 lavoratori. Il fenomeno degli sversamenti fuorilegge riguarda in particolare le periferie ma si estende un po’ in tutto il capoluogo partenopeo, dai rioni collinari fino al centro. Ecco alcuni esempi: in molte viuzze dei Quartieri Spagnoli si vedono elettrodomestici abbandonati, pneumatici, persino pezzi di tavoli e armadi.
Accade in vico San Carlo alle Mortelle, a pochi passi dalla voragine apertasi mercoledì e dalla «Napoli bene». Un’altra strada martoriata dalle mini-discariche è via Case Puntellate, al Vomero. Lì, proprio ieri, ignoti hanno depositato indisturbati due vecchi materassi. Cumuli di spazzatura mista a ingombranti si trovano anche in via Camaldolilli, nella zona collinare della città, e in diversi punti di Pianura. Per non parlare dell’area nord, di Materdei e dell’asse viario che collega il Vomero con Soccavo.
Una situazione che appare esplosiva, nonostante l’approvazione della legge ad hoc da parte del governo Berlusconi che prevede l’arresto per chi viene colto in flagrante a depositare immondizia senza autorizzazione. In queste condizioni ogni sforzo fin qui compiuto rischia di essere vanificato: è il caso del progetto di costruzione delle isole ecologiche che, tra mille ritardi e difficoltà, viene portato avanti a Palazzo San Giacomo, ma anche del numero verde (800161010) istituito dall’Asìa proprio per la raccolta a domicilio degli ingombranti.
Un servizio dedicato che permette all’azienda di igiene ambientale guidata da Pasquale Losa di evadere 6mila richieste al mese con un incremento di circa il 40% per cento rispetto al 2008. Ciò che manca, invece, sono i controlli da parte della stessa società mista e delle forze dell’ordine nei confronti dei troppi trasgressori. Un’altra tegola, intanto, potrebbe abbattersi sul Comune di Napoli che sta tentando lo sprint sul fronte della differenziata.
Oggi la raccolta ha raggiunto il 18% ma l’obiettivo da centrare, pena il commissariamento, è quello del 25% entro la fine dell’anno. Una sfida che, con un’eventuale riduzione di fondi all’Asìa, rischia di essere persa. «A ottobre raggiungeremo il 20% e speriamo di avvicinarci al 25% entro il 31 dicembre – dice Fortini – Quanto ai fondi, nel 2009 avevamo chiesto 170 milioni e tanti ne avremo. È chiaro, però, che per l’anno prossimo ci aspettiamo un incremento dei contributi da parte della giunta perché siamo stati costretti ad assumere 350 lavoratori del consorzio di bacino Napoli 5. Peraltro nel 2010 la soglia di differenziata da raggiungere sarà del 30%».
Qualche giorno fa, il 15 settembre, si è consumato sull’altare della TV in prima serata un evento piuttosto significativo, anche se messo troppo rapidamente a tacere dai media. Si tratta del flop mediatico di Porta a Porta, come hanno rivelato gli infimi indici di ascolto (13,47%) la trasmissione è stata snobbata dalla gran parte dei telespettatori. Una fiction l’ha battuta di gran lunga (22,61%) e non si trattava di una anteprima mondiale con protagonista, che so, Robert De Niro. Una semplice e nostrana produzione ha sovrastato il monologo del premier Silvio Berlusconi nel salotto di Bruno Vespa. Ricordate? Per l’occasione mediatica era stato creato il vuoto, il nulla attorno all’evento. Spostamento di Ballarò, soppressione della puntata di Matrix. E se fossero andati contemporaneamente in onda altri talk show, quale record negativo di ascolto avrebbe stabilito Porta a Porta? Leggi il resto –> »
Senza presunzione alcuna, come semplice fruitore del servizio pubblico radiotelevisivo (il canone lo pago regolarmente) ed in nessun’ altra veste, provo a commentare la puntata di apertura della nuova stagione di Annozero. Ben vengano i programmi TV che fanno pensare, discutere, vanno a finire sui giornali non per una tetta che fuoriesce “per caso” bensì per quello che esprimono. Giusti o sbagliati, di parte o meno, di questi contenuti in via di estinzione abbiamo davvero bisogno all’interno del piccolo schermo televisivo, saturo del nulla che intrattiene e fa audience. Ma solo per mancanza di alternativa.
Pagelle della puntata odierna, non sono in ordine alfabetico o cronologico quindi prendeteveli come risultano dai miei appunti:
– Franceschini: irritato. Quando Bocchino lo ha punzecchiato a proposito del dimissionario ed indagato assessore alla Sanità della Regione Puglia (Alberto Tedesco) ha quasi negato il fatto ineccepibile della sua promozione a Palazzo Madama esattamente quando stava per arrivargli un avviso di garanzia. Poi per il resto della puntata si è praticamente spento. Voto: 5 meno meno, e sono stato molto buono solo perché è di Ferrara
– Bocchino: ferreo allineato. Bravo nel prendere in castagna Franceschini ed il marcio del PD al momento giusto. Voto: 6 meno, missione compiuta e poi è risultato defilato dalle successive discussioni
– Belpietro: non classificato. Grigio come un diligente funzionario del KGB. Voto: n.c. – da rivedere nelle prossime puntate
– Travaglio: opaco. All’inizio sono stato sul punto di cambiare canale, questa sera non l’ho trovato divertente o accattivante. I pochi tasselli sagacemente ironici non hanno sorretto un monologo costruito su cose lette e rilette da mesi sui giornali. Tanto rumore per nulla, per me poteva anche andare in vacanza ai tropici se è tutto qua il suo contributo. Ha anche sfiorato una situazione a rischio legale: sulla scia dei gossip attorno alle numerose (e presunte) amanti del premier, la situazione veniva paragonata alle molte amanti del presidente Kennedy, e lui se n’è uscito con una bella battuta: “Ma Marylin Monroe poi non l’ha fatta ministro!”. Per sua fortuna non ha continuato con riferimenti più personali, altrimenti secondo me si beccava un’altra querela. Voto: 4
– Mentana – sintesi della sua presenza: io non c’ero, e se c’ero dormivo. Un disoccupato di lusso che non prende alcuna posizione per non bruciarsi delle possibilità. Meraviglioso, ma non glielo avevano detto che il tema della puntata era l’informazione? Voto: 1 più, di incoraggiamento
– Concita: sempre e costantemente fuori centro, ha cercato di forzare i giochi senza essere mai convincente, meglio che si limiti a scrivere. Voto: 6, ma solo per innata galanteria nei confronti delle donne. A proposito di donne, vediamo cosa mi scrive di Concita una cara amica, la cito integralmente: “La de gregorio mi sta superantipatica….appicca fuocherelli ovunque..ha il gusto del come dire…..pprrrr prrrr qua e là……con quell’aria da difensora delle baldracche…..come se le donne salvo alcune povere disgraziate…non potessero scegliere…se una si diverte lo faccia pure ma poi non rompa le palle!!!!!!!!!!!
Che gli uomini siano stronzi e maiali non vi è dubbio ma una può sempre dire no ti pare!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tenersi la sua mediocrità professionale ma la coscienza superiore!!!!!!!!!!!!!!!Ne avrei da raccontare!”
– Vauro: divertente, quasi sempre. Nessuno ha riso alla vignetta di dubbio gusto sul Papa, bisogna proprio inserirlo per forza nel repertorio? Voto: 7, per alcune vignette molto divertenti, in particolare l’ultima
– Santoro: combattente. Come il Panda del WWF, sta lottando per la sopravvivenza. Aiutiamo lui e la biodiversità, ma sul serio: la piazza sta ancora aspettando tutti quei noti personaggi che avevano assicurato di essere disposti a manifestare solidarietà a lui ed agli altri cacciati dalla Rai dopo il famoso editto bulgaro. Voto a Michelino: 7, anzi 8 meno per la sostanziale obiettività ed equilibrio della trasmissione appena conclusa.
E veniamo ora agli ospiti non in studio e gli intervistati:
– Giorgio Bocca: un vecchio sapiente, vecchio appunto. Se passa da queste parti, a titolo confidenziale gli potrei fare un rapido esempio di come chiunque con un minimo di dimestichezza informatica possa accedere alla situazione immobiliare di qualsiasi cittadino italiano. In pochi secondi al giorno d’oggi è fattibile, basta avere il codice fiscale del bersaglio. Quindi la sua teoria di un collegamento fra gli attacchi della stampa di destra a Di Pietro e gli archivi di Polizia e Servizi è una baggianata. Voto: 8 e mezzo, per il dovuto rispetto, per il suo passato ed i suoi libri
– (Quasi ex) dipendenti Nortel Network di Roma: avete tutta la mia solidarietà, la vostra vicenda è un esempio di come l’alta professionalità e gli eccellenti prodotti (che conosco) che fornivate non contano assolutamente un cazzo di fronte alle speculazioni finanziarie. Voto: 12 più, ed in bocca al lupo
– Feltri: anguillone. Sfuggente a domande documentate. Ma imprecise, l’intervistatore poteva fare di meglio. Voto: Feltri 2+ (il più è un premio alla fedeltà scodinzolante al padrone, pardon, l’editore del momento) e 5 all’intervistatore
– D’Addario: recita il ruolo della vittima innocente, quella turlupinata dalle promesse non mantenute. Un corpo in cambio di un brillante futuro come imprenditrice e candidata alle elezioni. Da brava mignotta, dotata di registratore nascosto, non si sa mai. Voto: 8, una brava professionista
– Facci: superbo. Dimostrazione di come si possano fare delle scelte a prescindere dalle conseguenze. Coerenza e palle. Comunque la si pensi, gli va riconosciuto. Emblematica la risposta al quesito: ” C’è un problema sulla libertà di informazione nel nostro Paese?”. “Si”, ha risposto Filippo Facci. Voto: 9 più, ottimo professionista
Assenti:
– Granbassi: in bocca al lupo per i mondiali di scherma, allenati bene e soprattutto a lungo. Faremo il tifo per te sicuramente, ma prenditela comoda per tornare.
In quanto a contenuto multimediale, ecco la prima parte dell’intervista a Filippo Facci, poi a seguire quella a Giorgio Bocca in coda alla quale c’è la conclusione di FF
I più affezionati lettori di questo blog sanno già che non mi taglierò le vene se Marco Travaglio non potrà esprimersi nel suo monologo di apertura ad Annozero. Anche la trasmissione in se non mi ha entusiasmato nella scorsa stagione, ho visto Santoro fare di meglio in precedenza.
Il pesante problema di fondo riguarda però la pluralità e libertà di informazione. È assolutamente sacrosanto, comunque la si pensi, che tutte le voci trovino spazio all’interno dei mezzi di informazione. Purtroppo è sempre più evidente che il servizio radio-televisivo è divenuto poco pubblico e sempre più orientato al controllo e filtraggio delle informazioni. Inutile fare esempi quotidiani, sono già abbastanza evidenti. È altrettanto palese l’avversione del premier Silvio Berlusconi alla critica, ultimamente è sempre più scuro in volto sotto il cerone, sta diventando una rarità vedere esibito il suo smagliante sorriso di fronte alle telecamere. Ultimamente ci sono inciampato per caso, era al funerale di Mike Bongiorno: mentre si stava allontanando dalla cerimonia, Silvio si è piacevolmente intrattenuto davanti a microfoni e telecamere. Giusto per tessere le lodi degli italiani, brava gente soprattutto perché hanno in Lui una fiducia smisurata. Si intravedeva la facciata del Duomo di Milano sullo sfondo, si trovava ancora là nella piazza. Una strana occasione per sorridere, quella del dopo funerale di un suo ex grande amico.
Tornando ad Annozero, oggi alla conferenza stampa di presentazione Santoro è stato categorico: no Travaglio, no Annozero, almeno così hanno titolato praticamente tutti i giornali online. Ipotizzando addirittura che la trasmissione non venisse mandata in onda senza il mitico monologo. In realtà, vedendo il filmato e leggendo bene le dichiarazioni, lo scrittore torinese viene dato per certo in trasmissione. Magari solo come ospite, ma sarà sempre in studio. A sostenerlo sono in particolare le agenzie di stampa, che seppure nella sintesi vanno oltre le interpretazioni sensazionali. Ne cito giusto due: ANSA ed ASCA. Il succo della questione è chiaro: Michele Santoro dice chiaramente che MT fa parte della trasmissione, quindi senza di lui non c’è Annozero. E da qui derivano tutti i superficiali titoli della stampa di cui sopra, mentre il conduttore non ha mai affermato che non andrà in onda giovedì prossimo.
Oggi in conferenza stampa c’è stato anche un momento di forte contrasto: Massimo Liofredi, direttore di Rai 2, sosteneva che il ritardo nella formalizzazione dei contratti allo staff della trasmissione è derivato esclusivamente dalle richieste del conduttore di Annozero, in quanto avrebbe chiesto delle troupe “particolari”. A quel punto il conduttore non ha potuto trattenere l’ira e lo ha definito un bugiardo, sfidando il manager della Rai a querelarlo.
Comunque Travaglio non si tocca, o c’è o non si fa Annozero. La sua presenza non è stata mai messa in discussione da Michele Santoro, e nemmeno dallo stesso Travaglio. Quest’ultimo il 4 settembre aveva confermato la sua presenza, come riportato da note di agenzia, mentre il conduttore, intervistato da affaritaliani.it, non aveva dubbi al riguardo. Ne abbiamo parlato in questo post.
Una volta definita ed inquadrata la questione, si torna comunque al punto di partenza: qualcuno sta mettendo tutti i bastoni a sua disposizione fra le ruote di Annozero, che fra l’altro a conti fatti porta anche un bel mucchio di soldi in pubblicità alla Rai. Teoricamente quindi una tattica suicida della televisione pubblica, che in un modo o nell’altro tende a silurare un programma con ottimi ritorni economici e i termini di ascolto. Sono forse impazziti?
La risposta è certamente no, voi conoscete già le vere ragioni. Quello che è mancato davvero in questa ridda di dichiarazioni è stato un bel gesto, solo Travaglio avrebbe potuto farlo. Qualcosa insomma tipo dichiarare pubblicamente che avrebbe partecipato gratis alla trasmissione, pur di salvaguardare la libertà di informazione.
Ma la passione e gli ideali sono un patrimonio metafisico, il portafoglio no.
(ANSA) – Ottocento euro di multa per Fabrizio Del Noce, direttore di Raifiction, ritenuto responsabile del reato di lesioni, assoluzione dall’accusa di violenza privata, perché il fatto non sussiste per l’inviato di Striscia la notizia, Valerio Staffelli. Questa la sentenza emessa questa sera dal giudice monocratico di Roma Paola Della Monica dopo due ore di camera di consiglio a conclusione del processo, cominciato nel 2004, sulla lite in diretta tra l’allora direttore di Raiuno e l’inviato del tg satirico di Antonio Ricci che si riferiva a due distinti episodi risalenti al 2003-2004.
L’accusa aveva chiesto quattro mesi di reclusione per Valerio Staffelli. I legali di Del Noce, gli avvocati Giandomenico Caiazza e Giuseppe Benedetto, che proporranno appello, avevano chiesto l’assoluzione del proprio assistito perché a loro avviso il direttore di RaiFiction “ha agito per legittima difesa in virtù della violenza privata subita”; nessuna specifica richiesta risarcitoria, rimettendosi al giudice per la valutazione. Gli avvocati Andrea Crighi e Salvatore Piro, difensori di Staffelli, avevano sollecitato l’assoluzione sostenendo che “la petulanza non è violenza privata” e chiesto un risarcimento di 200mila euro.
La lite scoppio’ il 30 novembre del 2003, in un ristorante di Roma, per una domanda fatta da Staffelli a Del Noce che gli chiedeva di commentare le dichiarazioni fatte da Paolo Bonolis circa l’esistenza ”di un regime in Rai”. Del Noce evito’ di rispondere. Staffelli fu colpito al volto con un microfono che Del Noce gli aveva strappato di mano. Il secondo episodio, il successivo 20 gennaio, quando l’inviato di ‘Striscia’ falli’ un’intervista a proposito della presenza di un disabile in una trasmissione televisiva. Del Noce e’ stato condannato anche al pagamento di 8.000 euro di spese processuali e al pagamento di un risarcimento da quantificare in sede civile.
STAFFELLI, VITTORIA PER TUTTI I GIORNALISTI – ”Questa sentenza e’ un bene per tutti noi , per tutti i giornalisti: potremo continuare a fare domande senza aver paura di essere picchiati, la richiesta di condanna a quattro mesi di reclusione mi aveva preoccupato perche’ se fosse stata accolta sarebbe stata la fine della liberta’ di stampa”: cosi’ l’inviato di Striscia la Notizia, Valerio Staffelli, ha commentato dal tribunale la sentenza di assoluzione emessa dal giudice monocratico di Roma, nel giorno in cui Striscia la notizia, di cui e’ partita ieri la nuova edizione, segna anche un successo i termini di ascolti. Staffelli poi ha sottolineato la lunghezza del procedimento a suo carico: ”Non ero mai stato in un’aula di tribunale rimango a bocca aperta quando penso che sono passati sei anni da quel giorno – ha detto Staffelli – quando con le immagini tv la cosa poteva essere chiarita e risolta subito: non so perche’ il processo sia durato tanto, abbiamo speso molti soldi in viaggi, in avvocati e consulenti. Rifarei tutto cio’ che ho fatto, non ho alcun ripensamento e credo che questa sentenza sia un buon auspicio per tutti i giornalisti”. Alla domanda su cosa ne pensa, a proposito della liberta’ di stampa, sulle querele di Silvio Berlusconi fatte a Repubblica sulle ”dieci domande al premier”, Staffelli ha risposto: ”La nostra politica e’ quella di non commentare il lavoro degli altri. Scusate ancora sono molto emozionato”.
Sembrano quasi surreali i commenti politici dopo un evento tragico quale l’attentato di Kabul ai militari italiani. La vita comunque continua in tutte le sue espressioni, compresa la politica. Quella italiana non ci sta facendo un gran figurone, anzi lascia proprio a desiderare.
Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha riferito in parlamento con toni appassionati verso i poveri caduti. Meno brillanti si sono in seguito rivelate le sue parole sul proseguimento sempre e comunque della missione in Afghanistan. Intendiamoci, non per demerito suo bensì per la risposta variegata delle componenti dell’esecutivo di cui fa parte. “Il Governo italiano non si farà intimidire”, dichiara in aula La Russa. Davanti alle telecamere, subito dopo inizia la serie di esternazioni di vari esponenti della maggioranza, chi più chi meno si discostano tutti dall’andare avanti a testa bassa. Umberto Bossi ad esempio, appare anni luce lontano dalle tesi di La Russa, ma non è una novità: ad agosto scorso aveva palesato il desiderio della Lega Nord di far tornare a casa i soldati, e non era la prima volta. Frattini parla di cambiamenti profondi da adottare nella missione in Afghanistan, e così via con le altre dichiarazioni.
Berlusconi mi ha spiazzato, ha dichiarato troppo in materia e non riesco ad interpretare il suo pensiero. Fra le altre cito: “non possiamo abbandonare” seguito da “ma presto a casa 500 soldati”, “siamo tutti speranzosi di poter portare a casa i nostri ragazzi al piu’ presto”, a Bossi strizza l’occhio sottolineando che “sia meglio uscire presto” seppure in accordo con gli altri paesi, poi parla di “transition strategy” e prima o poi auguriamoci che spieghi cosa significa, “meglio via presto ma solo con gli alleati” mentre Frattini dichiara che “resteremo”. Se avete capito qual’è la linea attuale del nostro governo in materia vi supplico di spiegarmela, grazie.
Non vado pazzo per la stampa italiana, oggi devo però dare atto a praticamente tutte le testate di aver saputo dettagliare il dolore di una nazione, con corretto risalto alle posizioni fin qui espresse dalla politica. Fra le prime pagine me ne sono piaciute particolarmente due, di appartenenza politica diametralmente opposta: Libero ed il Manifesto. Sul primo un editoriale di Mario Giordano, che spietatamente evidenzia come su 630 parlamentari ne fossero presenti solo un centinaio a Montecitorio, durante l’informativa del Ministro La Russa. Tutti solidali con i caduti a parole ma già con la valigia in mano per il week end. “Banchi vuoti come un frigorifero al polo Nord”. E la prima pagina di Libero ne trae la dovuta eloquenza.
Nel caso qualcuno riusisse ancora a negarlo, la prima del Manifesto ci ricorda dove abbiamo mandato i nostri militari: in guerra.
Se vogliamo cercare qualcosa di positivo nella “grande crisi” che ha colpito il mercato finanziario, posiamo trovarla nella maggior consapevolezza dei risparmiatori per il futuro.
Tutti coloro che hanno perso soldi (ma anche chi ha avuto la fortuna di non perdere) hanno, si spera, imparato una lezione importante: non ci si può più fidare ciecamente di chi dà consigli seduto alla scrivania di una banca.
Come ha ricordato nei giorni scorsi il più autorevole quotidiano finanziario, “anche il pastore cerca sempre di convincere il gregge che i suoi interessi e quelli delle pecore sono gli stessi” (citazione di Stendhal, che non era certo un finanziere…). Quindi, prima avvertenza: prima di seguire un “consiglio”, informatevi, chiedete ad altri, cercate di avere il parere di più “esperti” e di farvi una vostra idea. Magari cercatevi un consulente indipendente: lo pagherete, ma starete tranquilli che non vi venderà nulla, perché non è stipendiato da qualcuno che vuol farvi comprare i suo titoli…
Investire in titoli obbligazionari (che apparentemente sono i più tranquilli) ha dei rischi. Evitarli accuratamente, limitandosi ad investire in obbligazioni con un rating (anche se ormai molti contestano questo indicatore, ha sempre un suo significato) pari almeno ad A. Secondo suggerimento: cambiate banca se vogliono farvi investire in BBB dicendo che è “investment grade”…) o se vogliono farvi investire in loro obbligazioni senza rating.
Attenti alla durata dei titoli: se è lunga il rischio è maggiore. Terzo suggerimento per chi vuole stare tranquillo: limitarsi a titoli con scadenza tre/quattro anni massimo; e poco importa se rendono un quarto di punto in meno.
Molte obbligazioni hanno regolamenti complicati perché sono “strutturate” (vedi ad esempio le famigerate index linked legate a Lehman). Meglio starne alla larga se non si è esperti. Quarto suggerimento: pretendere una scheda dei titoli consigliati con tutte le caratteristiche ed il regolamento; se non si capisce niente, fatevi dei BTP o dei CCT, vivrete più tranquilli!
Molte obbligazioni bancarie non sono quotate sui mercati organizzati, ma hanno un prezzo fissato direttamente dalla banca. Una situazione che aumenta il rischio (quello di “liquidità”). Quinto suggerimento: alla larga dai titoli non quotati e da quelli che sul mercato fanno registrare pochi scambi, rischiereste di restare “prigionieri” fino alla scadenza (o di vendere ad un prezzo stracciato).
Chi può, non si concentri su un solo titolo, che, a parte il rischio concentrato, presenta l’inconveniente di pagare gli interessi solo una volta l’anno (o ogni sei mesi). Ultimo suggerimento: fatevi il famoso “giardinetto”, con tanti titoli di caratteristiche diverse (tasso fisso e tasso variabile; durata breve e durata media; euro e divisa estera se si vuole correre qualche rischio). Scegliete accuratamente le date di pagamento delle cedole per farvi una comoda “rendita finanziaria” incassando ogni mese qualcosa: vi servirà a pagare la rata del mutuo, la bolletta del gas, i libri di scuola dei figli.
Meglio tanti piccoli incassi che uno solo grande, ma spesso nel momento sbagliato.
Dopo un lungo periodo di vacanze (beato lui), torna su questo blog Gianluigi De Marchi con i suoi decisamente interessanti ed originali articoli. Buona lettura. (sf)
E’ notizia recentissima l’ispezione, da parte della Consob, presso 5 grandi banche (fra le quali Unicredit ed Intesa San Paolo) tesa a verificare l’effettiva applicazione delle norme MIFID. Sigla poco nota a risparmiatori, anche se di grande rilevanza per loro perché (almeno in teoria) si tratta di regole che dovrebbero essere seguite dalle banche per tutelare al meglio gli interessi dei clienti. Facciamo un breve riepilogo della situazione per capire di cosa si tratta e come evitare che questo strumento diventi (come in certi casi segnalatici è già avvenuto…) una forma di salvaguardia delle banche ed una eliminazione delle loro responsabilità.
La prima tappa è la cosiddetta “mappatura” del cliente, cioè il questionario in cui il cliente deve indicare il proprio profilo di rischio, la propria conoscenza del mercato ed una lunga serie di informazioni che concorrono a determinare la cosiddetta “adeguatezza” ed “appropriatezza” delle future operazioni. In altri termini, una volta compilato il questionario (che va letto attentamente e va compilato con la massima sincerità nel proprio interesse) la banca deve tener conto delle dichiarazioni ricevute e deve astenersi dal proporre o eseguire operazioni che non sono in linea con il documento. Morale: se dichiarate che volete vivere tranquilli, che volete investire in titoli sicuri, che non volete rischi, la banca non può, ad esempio, accettare ordini (o, peggio, proporvi lei operazioni) su azioni, obbligazioni di società (comprese quelle emesse da lei stessa o da società del gruppo), titoli non quotati su mercati organizzati e così via. Non può spingervi a sottoscrivere suoi titoli per 100.000 euro se disponete di 105.000 euro sul conto (ma anche se avete 200.000 euro l’operazione non appare del tutto “adeguata”). Insomma, una bellezza, finalmente potreste vivere tranquilli; invece…
Invece alcune banche forzano la mano ai clienti, li spingono a dichiarare profili di rischio più elevati proprio per avere “mano libera” in futuro, con il ricatto che “se non accetta un po’ di rischio, non potremmo neppure acquistare BTP a CCT”. Alcuni istituti di credito, addirittura, obbligano i clienti a vendere azioni già esistenti nel dossier, o addirittura fondi bilanciati acquistati prima della MIFID con la scusa che sono “incompatibili” con il profilo dichiarato ed obbligano clienti a venderli!
E quindi, “avvertenze per l’uso”: quando vi chiedono di compilare il modulo MIFID, leggete con attenzione le domande e rispondete correttamente senza seguire i “consigli” di chi vi sta di fronte; se lo avete compilato distrattamente, andate subito a rileggervi la copia che devono avervi consegnato e verificate che il vostro profilo corrisponda veramente alle vostre esigenze. E se così non fosse, precipitatevi in banca a cambiarlo, ne va della vostra tranquillità futura.
Sulla materia e su molto altro ancora, segnalo l’ultimo libro di Gianluigi De Marchi, del quale ho pubblicato una indegna recensione qui: http://dituttounblog.com/spazio-libri/sotto-la-banca-il-cliente-crepa
La trasmissione non l’ho vista, per un giudizio sulla stessa mi affido quindi ad un commentatore equilibrato, non certo un nemico giurato del premier: Luigi Crespi, sondaggista e massmediologo.
Durante la pubblicità sulla rete che stavo seguendo, non ho resistito però a dare una sbirciatina. Qualche secondo di zapping, nel quale ho notato un Berlusconi stranamente dimagrito davanti alle telecamere di Vespa. Mi sono accorto che anche gli altri presenti in studio sembravano più smilzi del solito. Non so perché, a quel punto il ricordo mi è andato a quando Berlusconi aveva qualche capello (autentico) in più ed è “sceso in campo”, presentandosi davanti ad un una telecamera con l’obiettivo filtrato. Il Cavaliere tiene molto all’immagine, soprattutto quella televisiva. Può darsi che questa sera lo abbiano reso meno grassoccio con un piccolo stiramento verso l’alto delle inquadrature in primo piano, da lontano sembrava normale. L’ho notato sia impostando il formato 16/9 che 4/3 sulla mia TV. Pensando di aver esagerato con il vino ho anche chiesto conferma a mia moglie, astemia, che vedeva esattamente lo stesso “effetto fitness“.
A parte la cura delle riprese televisive, all’inizio dalle parole che percepivo ho pensato di aver sbagliato canale ed essere capitato su Mediashopping, sembrava una tele vendita. (sf)
La consegna della case ai primi sfollati di Onna sarà anche un’ operazione propagandistica ma si basa su una realizzazione che realmente ha dello straordinario, un fatto unico che stride per differenza con vicende italiche finite in modo meno trionfale. Bastava questo, le facce commosse e sorprese di chi ha vissuto 5 mesi in tenda, le donne e i bimbi felici, erano la più grande promozione per Berlusconi e il suo governo, ma di tutto questo si è visto poco, veramente poco.
Infatti il protagonista di questa serata è stato Bruno Vespa che ha offuscato il Presidente del Consiglio. Berlusconi faceva il simpatico e come un “piacione” cercava di prendersi degli spazzi, Vespa lo incalzava, fino a ridicolizzarlo a volte non a torto, e tutto teso a mostrarsi ruvido con il potente di turno. Era lui l’uomo di potere, così potente da modificare le agende politiche e di far stravolgere i palinsesti televisivi, trascinando Berlusconi in una polemica velenosa che ha l’aggravante di averlo tenuto lontano dal suo Milan. Una comica, una messa in scena mal riuscita.
Sul conflitto d’interessi e libertà di informazione abbiamo toccato la farsa dove le domande erano ancor peggio delle risposte, su Gianfranco Fini laconico il Premier ha detto che non ci sono problemi se non quelli dello stesso Fini!
Sui temi dell’economia abbiamo assistito all’ossessivo copione che Berlusconi va ripetendo ormai da settimane. A Milano settimana scorsa, dalla Meloni qualche giorno fa, stesse metafore, stesse battute, stesse parole, stesse barzellette, come quella che la crisi è responsabilità dei media e non delle 400 banche che gli stati nazionali hanno contribuito a salvare. Ho letto il terrore, poi suo volti degli astanti quando ha preso in mano i suoi immancabili fogli pinzati, quelli che contengono le attività svolte dal governo, meno male che non ha ripetuto la lettura pedissequa come ha fatto nell’incontro con la Meloni e si è fermato ai titoli.
Vespa ha dovuto tirargli le orecchie molte volte, sulla sinistra catto-comunista, sul “campionato del miglior presidente della storia” con un aria insofferente gli ha ricordato che i meriti di De Gasperi erano relativi alle vicende fondative del nostro Paese, ma Berlusconi forte del suo 68.4% che de Gasperi si sognava, ha insistito sulla sua auto definizione del più grande di tutti, ha intimato il cambio generazionale nel PD e quando Mannheimer timidamente gli ha detto “guardi che tra i cattolici lei perde consensi” ha puntato il dito sulle calunnie di cui è stato vittima dimenticandosi che invece le cose forse non stanno cosi.
Non sono mancati i colpi di scena: la mancata telefonata di Floris che ha avvisato di avere fatto un’agenzia dove precisava che la sua trasmissione non era del PD, bene ha fatto perché non me ne ero mai accorto e poi la telefonata di Casini lucido e tagliente a cui il Premier ha risposto con “auguri” quando il leader dell’Udc gli ha ricordato che non ci si può alleare con chi si disprezza e che il suo partito non fa la politica dei due forni perche è l’unico all’opposizione da due legislature.
Sui temi della sicurezza e dei clandestini Berlusconi è apparso poco convinto come se portasse avanti idee che neanche a lui piacciono particolarmente.
Potrei andare avanti ma tutto va in una direzione: la performance di Berlusconi è stata pessima, incomprensibilmente pessima visto che ha consentito che si occultasse l’unica grande indiscussa e clamorosa notizia, la consegna delle prime case in Abruzzo, per parlare di facezie senza costrutto, per imporre banalità legate a quel teatrino della politica che lui ha sempre disprezzato e di cui oggi è diventato prima ballerina.
Incomprensibile come un genio della comunicazione, non solo politica possa farsi imbrigliare in uno schema ossessivo, ripetitivo e auto-celebrativo e non cerchi di ottenere lo stesso risultato dipanando i fatti.
Mi viene un dubbio vuoi vedere che i fatti non sono come sembrano?