Antonio Di Pietro: dal suo blog un invito alla illegalità

Wednesday, 16 September 2009
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dipietro-checiazzecca

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Ho letto e riletto e poi ho deciso: prima di andare a dormire qualcuno lo deve pur scrivere da qualche parte, non mi pare che lo abbiano fatto in molti ed allora eccomi alla tastiera.

L’onorevole Antonio Di Pietro (nella foto) ha ieri pubblicato sul suo blog antoniodipietro.it un articolo nel quale si invita a disdire il canone Rai, sostituendolo con l’abbonamento a Sky. Il motivo dell’esortazione è il decadimento dell’azienda televisiva pubblica in “una vergognosa gestione di un patrimonio pubblico che dissolve conti economici, share, patrimoni culturali delle tre reti oltre a danneggiare la popolazione lasciandola al buio dell’informazione“.

A parte le sue osservazioni sulla Rai, dalle quali tutto sommato non mi trovo eccessivamente lontano, Tonino commette un grossolano errore, confondendo il canone di accesso a Sky con l’abbonamento TV, che in realtà è una tassa di possesso.

Ripeto per i più distratti: il cosiddetto “canone Rai” non è altro che una tassa di possesso di “uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi”, come previsto dalla legge R.D.L.21/02/1938 n.246. La stessa normativa prevede che “trattandosi di un’imposta sul possesso o sulla detenzione dell’apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall’uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive”.

Capito Antò?

Insomma qualsiasi emittente televisiva decidiate di seguire, la tassa ripeto di possesso è ugualmente dovuta a norma di legge. È esattamente come se avesse scritto: non pagate più il bollo dell’auto (altra tassa di possesso) perché le strade sono piene di buche e la benzina costa troppo. Fatelo pure se volete: non pagate il canone, poi aspettate serenamente l’arrivo della cartella esattoriale. Quindi provate a giustificarvi, spiegando che avete seguito l’invito pubblicato sul sito dell’onorevole Di Pietro, e restate a guardare l’esito della vostra difesa.

Lo so, la legge è del ’38 e c’era ancora il Duce, la TV la stavano inventando e non la possedeva nessuno. Dimostrazione di come in Italia sia cambiato poco per alcuni aspetti: allora esisteva già chi inventava nuove tasse appena c’era la possibilità di farlo. Sapeste quante leggi del ventennio sono ancora in vigore, altro che paese moderno…

In sintesi, l’onorevole Antonio Di Pietro esorta i cittadini alla illegalità, che si attuerebbe con l’omissione del pagamento del canone pur mantenendo l’apparecchio televisivo. Questo non è esattamente bello e neppure elegante da parte di un ex magistrato, strenuo difensore della legalità ai tempi di “Mani pulite”. Ora che fa il politico tende più all’interpretazione delle norme, piuttosto che alla loro applicazione.

Insomma Antò, hai scritto una cazzata. Te lo fanno notare più commentatori del tuo stesso blog.

Per quanto riguarda i giornali online, oscuramento totale della notizia tranne che per corriere.it che la riporta, evitando però accuratamente di notare il problema dell’invito a non pagare una tassa. Idem anche per rainews24.it, che seppur essendo Rai a sua volta ignora completamente l’aspetto legale del canone.

Porta a Porta? No grazie, preferirei il servizio pubblico televisivo

Tuesday, 15 September 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

vespaberlusconi2

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Bruno Vespa, da buon professionista allineato, non poteva ignorare l’evento politico e mediatico del giorno: la cerimonia di consegna delle prime abitazioni provvisorie ai sopravvissuti di Onna. E fin qui niente di anomalo, fa il suo mestiere, anche se c’è chi pensa che potrebbe farlo con maggiore qualità e dignità.

Quello che preoccupa veramente è il vuoto che si è voluto creare, oserei dire con la forza del potere, attorno allo speciale di Porta a Porta che andrà in onda tra circa un’ora. Ballarò è stato spostato d’autorità dalla direzione della Rai. Per me è una trasmissione non entusiasmante per i suoi contenuti, ma fa audience ed avrebbe potuto offuscare la serata di gala di Berlusconi. Con singolare coincidenza, è stato annunciato che su Canale 5 la puntata di Matrix di questa sera non andrà in onda, ufficialmente “per cause tecniche”. Tutto a vantaggio dell’auditel e di Berlusconi-Vespa, ovviamente.

Sicuramente, per il proprietario di una rete Mediaset è facile ottenere qualcosa all’interno della sua azienda. Non c’è nemmeno da chiedere di spostare una trasmissione, lo si fa e basta. Con quello che una volta era una servizio pubblico invece che complicazioni! Tutti i giornali che ne parlano, polemiche, critiche: e che sarà mai, ha detto Cicchitto, in fondo Ballarò è slittato solo di un giorno…

Temo che lassù ci sia un qualcuno che dichiara di amarci mentre sta spudoratamente bluffando. Un premier che ultimamente sembra molto contrariato dalle critiche, normalmente espresse in una società civile ed in un paese libero. Se le cose stanno così, e non vedo come lo si possa negare, allora non siamo più cittadini di un paese libero e civile.

Questo è l’ennesimo, certamente non ultimo, episodio significativo sullo stato dell’informazione in Italia. Largo dunque alla propaganda, fanculo al pessimismo ed alle critiche. E se qualcuno osa minimamente alzare la voce nessun problema, anche se si tratta del Presidente della Camera. Di dossier pepati sembra che ne girino in abbondanza, giornali e TV su cui pubblicarli non mancano ed il gioco è fatto. Sembra un messaggio che si possa interpretare all’incirca così: attenti a quello che fate, vi tengo tutti per le palle quindi non fatemi diventare nervoso!

Infine mi stavo chiedendo: alla faccia delle polemiche, Bruno Vespa saprà informarci nel corso della lunga trasmissione sull’andamento della ricostruzione, oppure sarà il solito passaggio mediatico riservato al premier?

Dato che non mi sogno nemmeno lontanamente di guardare Porta a porta questa sera, lo saprò leggendo i giornali di domani. Non sono affatto curioso al riguardo, conosco già la risposta.

Forse mi leggerò un buon libro, oppure mi guarderò il simpatico ed ironico serial sceneggiato da Lucarelli su Rai 2. Molto meglio che veder transitare sul piccolo schermo il fantasma del servizio pubblico televisivo.

Le domande sulla ricostruzione in Abruzzo che Vespa non farà a Berlusconi

Tuesday, 15 September 2009
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Nota a margine: M.A.P. sta per Moduli Abitativi Provvisori. Secondo le dichiarazioni odierne di Guido Bertolaso i M.A.P. che verranno consegnati oggi alle 15 in presenza di Berlusconi, con l’accompagnamento serale della grancassa mediatica di Porta a Porta, sono abitazioni “assolutamente definitive”. Il messaggio è molto chiaro, non si tratta di una soluzione transitoria.

I sopravvissuti di Onna dovranno rimanere in queste casette di legno, almeno “fino a che non avranno ricostruito le proprie abitazioni”. Che tradotto suona così: volete una casa in muratura? Costruitela da soli! (sf)

da agoravox.it

La ri-costruzione de l’Aquila vale bene una messa …fuori dal palinsesto di Ballarò. A Porta a Porta, chi-non-lo-ha-Mai-visto-in-TV farà il miracolo giammai preannunciato. I record di Bertolaso e di De Bernardinis nel fare i C.A.S.E. ed i M.A.P.
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L'Aquila non riparte, se non per Porta a Porta

Tuesday, 15 September 2009
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portaporta-15-09

editoriale da tvblog.it

Questa sera, permettetemi di dirlo, si potrebbe consumare uno degli eventi più tragici degli ultimi anni dell’informazione in Italia. E non mi riferisco, o meglio non mi riferisco solamente al fatto che Ballarò sia stato spostato per lasciare campo libero a Bruno Vespa con il suo Porta a Porta (come ormai arcinoto). No. Mi riferisco al titolo dello speciale di Vespa, aquilano d’origine: L’Aquila riparte, come si poteva sentire negli spot mandati in onda a ripetizione durante Miss Italia; uno speciale che rischia di creare un’ulteriore illusione di efficientismo e perfezione negli ignari telespettatori che si gustano lo spettacolo informativo da casa e che vogliono sentirsi dire quanto vadano bene, le cose all’Aquila.

Verrà documentata la consegna delle case di legno di Onna, inaugurate dal Presidente del Consiglio proprio nel corso della giornata odierna, e Silvio Berlusconi sarà ospite della trasmissione. Le case in legno sono state costruite dalla Provincia autonoma di Trento – con il supporto della Germania e con fondi della Croce Rossa Nazionale. Ma non è nemmeno solamente questo il punto.

Il punto è che ci vuole un bel coraggio, un coraggio che rischia di fare rima con disinformazione, a intitolare uno speciale sulla situazione dell’aquilano: L’Aquila riparte. In che modo, esattamente, ripartirebbe, mi auguro che ce lo si spieghi abbondantemente questa sera, visto che chiunque abbia avuto occasione di vedere con i propri occhi quel che accade in loco sa bene che, no, non si riparte affatto. Non per qualche casa di legno consegnata. Ma qui interviene la potenza mediatica della tv, che fa sì che si pensi, fuori dal posto, che all’Aquila vada tutto fin troppo bene.

Cosa dovrebbe fare allora, l’informazione televisiva? Probabilmente documentare sia le (poche) cose buone fatte sia gli errori, mostrare tutti i lati della questione, essere dura e critica laddove necessario, non essere schierata, avere la schiena dritta. Ecco, fin dal titolo di questo speciale, conoscendo molto bene la realtà dei fatti all’Aquila, mi sento di poter mettere le mani avanti e di tremare di fronte allo scempio dell’informazione che rischia di venir fatto questa sera a Porta a Porta. Pronto a ricredermi, sia chiaro. Ma non credo che ne avrò bisogno. E quindi sento il preciso dovere, sconfinando un po’ in tematiche altre, di mettervi in guardia, cari lettori, e di invitarvi a vedere Porta a Porta, se lo farete, con molto spirito critico e con voglia di cercare veramente l’informazione libera e indipendente.

Di Pietro. La storia vera

Monday, 14 September 2009
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tonino-di-pietro

Colloquio dell’autore con Daniel Kraus, direttore generale dell’Assolombarda
arrestato il 1° ottobre 1993 e prosciolto il 24 febbraio 1996.
Tratto da «Di Pietro, la storia vera», di Filippo Facci, Mondadori, a ottobre nelle librerie

«La Guardia di Finanza venne a casa mia prima delle sette del mattino, svegliarono me e la mia famiglia. Gli agenti perquisirono il mio appartamento e sbirciarono persino tra i disegni dei miei bambini. Non trovarono nulla. Dopo i rituali in caserma eccomi a San Vittore».

Quanto vi restò?
«Ventun giorni, poi passai poco più di un mese agli arresti domiciliari»

Chi l’interrogò?
«Dapprima il gip Maurizio Grigo. Gli dissi che la pratica di cui parlava, per quanto ne sapessi, era stata regolare»

E poi?
«Alle 10 del mattino dopo, i miei difensori mi dissero che di lì a pochi minuti sarei stato interrogato dal dottor Di Pietro. Mi avvisarono che sarebbe stato un interrogatorio durissimo, la cui asprezza e brutalità non potevo neanche immaginare, mi dissero di prepararmi al peggio. «Lei deve sforzarsi di dire qualcosa, confessi, faccia dei nomi – mi avvertirono i legali – sennò qui non la tiriamo più fuori. Lei non interessa a Di Pietro in quanto Kraus, ma perché è una pedina che può tirarne fuori altre nel domino di Mani pulite». Ma io non avevo niente da dire. Dovevo forse inventare?»

Ma scusi, chi le parlò così? Gli avvocati?
«Sì».

E come si chiamavano?
«Federico Stella».

Se non sono troppo indiscreto, perché scelse Federico Stella?
«Stella era il legale dell’Assolombarda e in particolare del presidente Ottorino Beltrami. Dapprima fui scettico, poi acconsentii anche se successivamente preferii cambiare, anche perché Stella continuò a rimproverarmi di non aver collaborato e di non aver fatto i nomi. Ma torno a dire: dovevo inventarmeli?»

Continui.
«L’interrogatorio ebbe luogo poco più tardi, al primo piano di San Vittore. Di Pietro entrò, salutò i miei avvocati e sbrigativamente anche me. Mi lesse la dichiarazione di Molino e mi disse: «Lei cos’ha da dire?». Risposi che la pratica era regolare e cercai di spiegare perché. Lui m’interruppe: «Basta, basta. Non mi racconti le cose in modo professorale, io non non voglio sapere le cose belle, io voglio sapere le cose brutte, voglio sapere assolutamente quali sono le tangenti che sono state pagate. Vada nella saletta coi suoi avvocati – disse – e incominci a scrivere, io voglio sapere tutte le aziende che hanno pagato e lei mi deve fare i nomi, io non voglio filosofie, voglio nomi, nomi cognomi: chi, come, dove e perché». Entrava e usciva dalla stanza, interrogava contemporaneamente altre tre persone e ogni tanto tornava: «Fuori i nomi, lei ci deve dare le chiavi della siderurgia».

E lei?
«Io replicai: |“Ma scusi, io sono stato arrestato per via di una pratica, parliamo di questa pratica”. E lui: “No, io voglio parlare della siderurgia, lei mi deve dire tutte le aziende siderurgiche della Lombardia che hanno pagato tangenti. Voglio i nomi e se lei non me li dice resterà qui dentro tanti di quei mesi che le farò perdere io qualsiasi…” adesso non ricordo il termine preciso, insomma ogni velleità. Questa tortura è durata sei ore, ma senza tempi morti sarebbe durata mezz’ora».

E tornò in cella.
«Da inquisito non rividi più Di Pietro. Tempo dopo il pm Paolo Ielo, persona di grande correttezza, m’interrogò quel tanto che bastava per capire che non c’entravo nulla. E mi liberò».

E poi?
«Per più di un anno nulla. Niente interrogatori, niente confronti, niente accertamenti patrimoniali. Finché all’inizio del 1995 apprendo che la Procura di Milano ha inviato il fascicolo a Roma per competenza».

Come al solito. E a chi?
«Al pm Antonino Vinci».

E lui che cosa le disse?
«Nulla, non mi ricevette mai, né si preoccupò d’incontrarmi. Dopo un po’ chiese l’archiviazione. La sentenza diceva: «In sostanza nessun addebito può esser mosso al signor Kraus [e a Vittorio Barattieri, nda] neanche sotto il profilo formale».

Fine della storia.
«Si fa per dire. Il carcere è il carcere. Ho un figlio che essendo molto piccolo non ne risentì, ma mia figlia di otto anni, insomma… ha avuto dei problemi».

Nel senso che è rimasta turbata?
«Non è semplice da spiegare… per molto tempo continuò a disegnarmi… a disegnare il suo papà dietro le sbarre di una cella».

Riassunto. Un pubblico ministero saltabecca da un interrogatorio all’altro dicendo «parla o stai dentro» a uno e più venturi innocenti, spalleggiato da avvocati che non credono neppure ai loro clienti. Tutto questo basandosi sulla sola parola di un millantatore la cui parola non viene neanche sottoposta a verifiche.

Partorirai con dolore: il dramma di Simona

Monday, 14 September 2009
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simo2

Simona (nella foto) è una ragazza di 31 anni della provincia di Napoli.

Il 6 agosto, alla 20esima settimana di gravidanza, scopre che ci potrebbe essere il 20% di possibilità che la sua bambina sia affetta da “Ventricolomegalia borderline”… una malattina che rende il nascituro un vegetale.

La legge italiana permette l’aborto fino alla 22esima settimana e SOLO e SOLTANTO se la mamma soffre di disturbi psichici… altre soluzioni non ce ne sono… in italia… non esiste l’aborto terapeutico….

il 20% di possibilità negative non ha fermato la nostra eroina a continuare la gravidanza… Simona adesso aspetterà la 27esima settimana, aspetterà fin quando avrà la certezza della presenza o no della gravissima patologia…

fino ad allora… noi faremo compagnia a Simona… le staremo vicino… le daremo qualche conforto… le daremo una mano…

In queste pagine trovi tante info su Simona, naviga con attenzione nelle varie sezioni, lascia un messaggio in bacheca, aggiungiti all’EVENTO che abbiamo creato su facebook per rimanere collegati con Simona in tempo reale e non lasciarla sola…

Fatti, non solo parole !

da diamounamano.webnode.com – La storia di Simona

Abortire un figlio forse sano o tenerlo con la probabilità di lasciarlo sopravvivere in stato vegetativo. Questa la scelta che la legge italiana impone a molte mamme.
Simona Galiero, giovane dentista di Sant’Anastasia in provincia di Napoli, si trova davanti a questo bivio.

Il 6 Agosto scorso – alla 20esima settimana – durante l’ecografia strutturale di routine è stata riscontrata un’anomalia del feto.

“Ventricolomegalia borderline e la consapevolezza che si potrà riscontrare al 100% la persistenza della patologia solo alla 27esima settimana. Sai cosa significa? C’è la possibilità che mia figlia nasca con gravissimi problemi, tanto gravi da renderla un vegetale, e qui in Italia devo abortire prima di averne  l’assoluta certezza!”

La 22esima settimana è infatti il termine ultimo per poter praticare l’aborto terapeutico (ovviamente se si verifica anche un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna).
Un paradosso infinito che impone ad una madre già provata psicologicamente per la notizia subita, una prospettiva di sofferenza ancor più grande, l’esposizione forzata ad una scelta disumana, la solitudine più assoluta.
E non è tutto. La tecnica abortiva in questi casi consta nell’induzione al travaglio per espellere il feto. Un vero e proprio parto con tanto di classiche contrazioni, la possibilità di subire ore o perfino giorni di travaglio, nessun farmaco anestetico. Senza contare che nel caso il bimbo nasca vivo i medici sono obbligati a soccorrerlo, tenendolo agonizzante anche per giorni, in attesa che la sua morte avvenga in modo naturale.

“È Un calvario, una vera è propria tortura. Non solo dobbiamo morire di dolore per la scelta che facciamo, costrette per le condizioni disperate di salute del nascituro, ma anche per la modalità in cui tutto ciò si svolge. Siamo carne da macello.”

L’essere incinta di una bambina destinata a soffrire, la responsabilità di dover decidere per lei, la mancata terapia del dolore atta ad attenuare almeno la sofferenza fisica, il subire violenza psicologica da parte di chi dovrebbe trattarti con doppia sensibilità, il dolore del distacco dal figlio tanto atteso, l’aberrante situazione di subire un aborto gestito da medici obiettori.
Sofferenza che si aggiunge a sofferenza, un vortice di dolore causato anche dal taglia e cuci e dai rattoppi frettolosi con cui la 194 (legge sull’aborto) è stata trattata negli ultimo 20 anni.
E pensare che nei paesi in cui i diritti della persona sono veramente garantiti si può di interrompere la gravidanza nei tempi che occorrono e per di più non si è costretti a sottoporsi a torture atroci: la praticata standard è quella dell’aborto intrauterino.
È per questo che molte donne decidono di infischiarsene della legge italiana e di rivolgersi all’estero con tutti i problemi che ciò comporta (scelta della struttura, problemi con la lingua, l’assistenza medica e psicologica, i costi, etc).

E chi non può permetterselo? Torniamo sempre lì.

Abortire un figlio forse sano o tenerlo con la probabilità di lasciarlo sopravvivere in stato vegetativo. Questa la scelta che la legge italiana impone a molte mamme.
Simona, brillante dentista di Sant’Anastasia (NA), si trova sola con il suo problema.

Sola per colpa di una legge che non si cura minimamente di una mamma che ha un disperato bisogno di aiuto.

Sola per colpa di carnefici che in nome di una morale superiore si divertono a giocare sul suo corpo e sulla sua vita.

Toh, non siamo i soli a parlare della strage di delfini

Monday, 14 September 2009
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strage-delfini

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Sono moderatamente soddisfatto: il maggior quotidiano nazionale, il Corriere della Sera in edizione online, parla estesamente della mattanza perpetrata in Giappone a danno degli intelligentissimi mammiferi marini. Io l’avevo già fatto il 27 agosto scorso, prendendo spunto da un atricolo pubblicato da lastampa.it

Al Corriere hanno fatto un dettagliato ‘articolo firmato da Alessandro Sala, scegliendo fra l’altro la stessa foto utilizzata da me a suo tempo, mi è sembrata molto esplicita.

Sono felice che la storia sia diffusa dal maggiore organo di stampa del nostro Paese, che però pubblica una notizia non proprio fresca di giornata (vedi riferimenti e link nel mio articolo precedente) ed espone i fatti come se il problema fosse limitato a poche decine di esemplari massacrati nella baia di Taiji, in Giappone.

In realtà la strage riguarda migliaia di mammiferi marini in tutto il mondo, con i giapponesi ben schierati al primo posto fra gli sterminatori di balene e delfini.

Visto che se ne parla, almeno che lo si faccia completamente.

Processo di appello a Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: parla Antonino Giuffré, ex capo mandamento di Caccamo

Wednesday, 9 September 2009
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Forse a fine ottobre la sentenza di appello. Nel 2004 in primo grado il senatore Marcello Dell’utri è stato condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nelle motivazioni della sentenza viene riportato: « Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale. » (da wikipedia)

Sul precedente processo segnalo un articolo da narcomafie.it, con il link al testo integrale della sentenza (sf)

da www.agoravox.it

Bernardo Provenzano, un uomo affidabile e delle facce pulite. In 10 anni passa tutto. Quarta parte delle dichiarazioni di Giuffré (*).

Giuffré: Si parlava, come avevo detto, di esponenti delle aziende di Berlusconi, che si stavano, se ricordo bene, per essere chiamati, sempre ripeto, se ricordo bene, si parlava di persone della Fininvest che si stavano interessando per creare questo nuovo movimento politico e in modo particolare un esponente di spicco di queste, che si interessava in questo periodo, era il… il signor Dell’Utri
Pm Ingroia: Si riferisce a Marcello Dell’Utri?

Giuffré: Perfetto.

Pm Ingroia: Senta, ma lei ha detto: persone che si interessavano per la costituzione di questo movimento politico. La domanda che le pongo: erano persone che si interessavano soltanto alla costituzione di questo movimento politico? In che misura, insomma, Cosa nostra era interessata rispetto a questo movimento politico che si costituiva? Non so se la mia domanda è chiara.

Giuffré: Chiarissima. A Cosa nostra interessava che il vertice di questo movimento assumesse delle responsabilità ben precise per fare fronte a quei problemi, come enunciato in precedenza, e poi, successivamente, l’andare a mettere degli uomini puliti all’interno di questo movimento che facessero, in modo particolare, gli interessi di Cosa nostra in Sicilia, mi sono spiegato? […]

Pm Ingroia: E in particolare riguardo a Marcello Dell’Utri, cosa lei ha appreso, su questo, sempre su questo tema, comunque in generale?

Giuffré: Ho appreso che essendo questi una persona molto vicina a Cosa nostra e nello stesso tempo un ottimo referente per Berlusconi, era stato reputato come una delle persone affidabili. […]

Pm Ingroia: Dopo avere acquisito le garanzie, vi fu un’ulteriore attività da parte dell’organizzazione mafiosa?

Giuffré: Nel momento in cui… eravamo sicuri di non fare salti nel buio e di avere avuto delle sicurezza, sicurezze che in questo momento avremmo trovato un appoggio sicuro, […] si è passao ad un altro momento, cioè di cercare di… incoraggiare uomini politici come ho detto, cioè nuovi uomini politici […], cercare di farli candidare.

Pm Ingroia: Farli candidare in quali liste?

Giuffré: sempre, signor Procuratore, nelle liste di Forza Italia.

Pm Ingroia: senta, lei ricorda se, Provenzano, ebbe modo mai di fare previsioni in ordine ai tempi entro i quali l’organizzazione mafiosa Cosa nostra, avrebbe potuto, eh… fruire di vantaggi, benefici, per effetto di questi… nuovi contatti acquisiti in sede politica?

Giuffré
: Le previsioni erano di dieci anni, entro dieci anni si sistemava tutto. Queste sono testuali parole.

(*) Antonino Giuffré è uno dei più importanti pentiti di Cosa Nostra di sempre. Ha collaborato in moltissimi processi ed indagini, anche in quelli sulle stragi, data la sua posizione di vertice in quanto capo mandamento di Caccamo e quindi componente della “cupola”. I giudici del Tribunale di Palermo, nella sentenza Dell’Utri di primo grado, scrivono che la sua attendibilità <<deve ritenersi fuori discussione>> in quanto <<il quadro d’insieme delineato dal Giuffré sul tema della politica è stato pienamente riscontrato dalle altre acquisizioni dibattimentali>>.

Rai, Santoro contro Masi: "Contratti non firmati – Così ostacola Annozero"

Tuesday, 8 September 2009
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da ilgiornale.it

Annozero rischia. “A due settimane dalla partenza di Annozero nessuno dei contratti dei miei collaboratori è stato ancora firmato“. Lo scrive Michele Santoro in una lettera indirizzata al direttore generale della Rai, Mauro Masi, al direttore di Raidue, Massimo Liofredi e al Cda. “Allo stesso modo, con grave pregiudizio del lavoro preparatorio del programma – prosegue Santoro – non sono stati resi operativi gli accordi con operatori e tecnici che sono essenziali per le riprese esterne e le inchieste. Inoltre non sono stati diffusi gli spot che annunciano la data di inizio di Annozero“. Tra i contratti da firmare, trapela dalla redazione, anche quello di Marco Travaglio.

Assistenza legale a Report Problemi anche per il programma della Gabanelli. “Report è un programma dell’azienda, è un buon esempio di giornalismo sano e utile. Credo che la Rai, l’assistenza legale gliela debba dare”. Lo ha detto il direttore della Rai Paolo Ruffini a proposito del problema della mancanza di assistenza legale ai giornalisti di Report. “È un programma che si base su una squadra di freelance. A questi giornalisti la Rai ha garantito copertura legale negli anni e su richiesta della rete. Su questo tema c’è una questione che è stata sollevata la questione di rivedere la clausola dell’assistenza legale, nonostante il parere contrario della rete. La mia opinione è che Report è un patrimonio e quindi è utile all’azienda”.

Proteste Anche Santoro è sul piede di guerra. Il conduttore denuncia che “una simile situazione non si era mai verificata da quando lavoro in televisione, né era mai accaduto che obiezioni e perplessità in materia editoriale si presentassero sotto forma di impedimenti burocratici; perché questo modo di fare non può che minare l’autonomia dell’azienda e le sue finalità produttive. Nonostante le vostre ripetute assicurazioni di questi giorni e nonostante l’atteggiamento di grande collaborazione da me tenuto – sottolinea Santoro – la situazione non è sostanzialmente cambiata. Mi risulta che anche altri programmi di punta del servizio pubblico, in particolare di Rai3, abbiano gli stessi problemi e si trovino a dover superare ostacoli pretestuosi per la messa in onda. Si tratta di pezzi pregiati che offrono al pubblico importanti motivazioni per continuare a pagare il canone e contemporaneamente risultano tra i più appetibili per la pubblicità in un momento assai difficile del mercato. Voi stessi mi avete comunicato (quasi come un ordine) la decisione di introdurre in Annozero un terzo break pubblicitario”.

Cifre Santoro punta sui dati del programma: “A prescindere dalla discutibile decisione, ciò conferma che siamo una delle pochissime trasmissioni della Rai (credo si contino su una sola mano) che con le entrate degli spot supera abbondantemente i costi del programma. La nostra media del 16,70% di share supera di sei punti la media di rete per 34 prime serate; un’eventuale soppressione del programma aprirebbe un buco difficilmente colmabile nella programmazione, arrecando un danno ai bilanci della Rai valutabile in decine di milioni di euro”.

Sentenza della magistratura “Dal momento che giornali e agenzie vicini al presidente del Consiglio – rileva Santoro – continuano a diffondere notizie su vostre intenzioni che a me non risultano ma che voi non provvedete a smentire, sono costretto a ricordare, a voi prima di tutto ma anche al presidente della Rai e ai consiglieri di amministrazione, che io sono in onda non per le decisioni di un partito ma per una sentenza della magistratura interamente confermata in appello. Perciò pende un procedimento presso la Corte dei Conti che vorrebbe attribuire a responsabilità individuali i costi che la Rai ha dovuto accollarsi per le condanne subite”.

METER: "100 COMUNITA' PEDOFILE SMASCHERATE SU UN SOCIAL NETWORK

Tuesday, 8 September 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Questa notizia non è stata affatto trattata da stampa nazionale e media, perché? Evidentemente fa più notizia parlare di Noemi, Papi e roba simile.

L’Associazione Meter, fondata da don Fortunato di Noto, ha contribuito a smascherare un centinaio di comunità pedofile con oltre 18.000 iscritti in tutto il mondo, presenti in un social network non meglio specificato. La notizia è del 3 settembre, a pubblicarla testate minori ma almeno bene informate fra le quali il Giornale di Siracusa, Toscana Oggi e Live Sicilia, Corriere di Ragusa, l’Eco di Bergamo ed altri. Tutto sommato pochi i siti siti online che ne hanno parlato, fra questi giornalettismo.com che dettaglia puntualmente. Eppure le agenzie di stampa (Agi, Ansa, Apcom, avevano fatto il loro dovere diramando la notizia. Delle testate maggiori, le edizioni online de l’Unità, il Riformista e la Gazzetta del Mezzoggiorno e La7.it hanno riportato solo un trafiletto, praticamente il lancio di agenzia.

Eppure, a quanto riportato sul comunicato dell’Associazione Meter, il problema non è circoscritto a poche persone. Appare quindi molto strano che i media nazionali abbiano ignorato la vicenda.

Le cose nauseabonde purtroppo non mancano anche nei social network, ne avevo fatto qualche esempio in un articolo di questo blog giorni fa. In questa vicenda non viene neppure specificato in quale community è stato localizzato il problema, non se ne starà parlando per riservatezza oppure per coprire gli interessi economici dei gestori del network?

Addio a Mike Bongiorno

Tuesday, 8 September 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

I primi ricordi che ho di Mike Bongiorno sono in bianco e nero.

Ricordo che quando ero ragazzino con la mia famiglia, come tutte quelle che conoscevo, attendevamo l’appuntamento settimanale con il quiz serale di Mike. Di “Lascia o raddoppia” mi parlava sempre mia nonna, ho un ricordo molto sfumato di “Campanile sera” mentre delle altre trasmissioni conservo nella memoria immagini nitide.

Rischiatutto” è  stata forse la trasmissione che ha lasciato il segno più profondo. Mi sembra andasse in onda il giovedì, l’Italia di allora si riversava davanti al piccolo schermo, poi per i giorni a seguire fra la gente si continuava a parlare della puntata. Oltre al grande conduttore, ha reso celebri i personaggi a corollario: la graziosa Sabina Ciuffini, “valletta” del programma per lungo tempo, il concorrente Inardi dalla cultura e memoria straordinaria,  e fra tanti altri la famosa signora Longari: pochi della mia generazione non hanno mai sentito la famosa battuta”Ahi ahi signora Longari, mi è caduta sull’uccello!“.

Mike era fatto così, davanti alle camere si comportava con la spontaneità di un tizio qualsiasi che assiste alla scena. Non si atteggiava a personaggio, non interpretava una parte. Forse per questo è piaciuto tanto ai telespettatori, la sua naturalezza è stata la sua forza più intensa, unita ad una professionalità che molti conduttori di oggi se la sognano.

È stato il presentatore di numerose edizioni del Festival di Sanremo, da sempre chiunque si sia trovato al suo posto sul palco dell’Ariston ha dovuto fare i conti con l’ombra di Mike, immancabile termine di paragone.

Dopo la Rai, con la migrazione a Canale 5 e molto è cambiato. Lui certo era lo stesso Mike Bongiorno di sempre, ma i programmi che si è trovato a condurre in Mediaset erano di tutt’altra pasta. Troppo ammiccanti ad una fascia popolare di ascolto, Mike invece si era sempre rivolto a tutti indistintamente. Il suo lavoro continuava a farlo molto bene, anche se “La ruota della fortuna” alla fine è diventato una sorta di strumento di tortura mediatica. Era ormai un tale tormentone da costringerti a cambiare canale dopo due secondi di visione.

È stato un grande professionista, fino alla fine. Tanto umano da cortocircuitare con il suo volto e la sua voce lo spazio tra schermo e spettatore. Fosse stato un calciatore, da domani tutte le squadre avrebbero ritirato la maglietta con il suo numero sopra.

Vorrei solo tornasse un’ultima volta a lanciare il suo grido di “ALLEGRIAAAA” ma ormai è troppo tardi, ci ha lasciato.

Addio Mike

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Per quanto ancora dovremo sorbirci Noemi in tutte le salse?

Monday, 7 September 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

noemi-intervista-daily-mail

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Per favore basta! Praticamente tutti i giornali del mattino riportano in prima pagina la “notizia” di Noemi Letizia intervistata dal Daily Mail americano e ripresa in seguito da Sky TG24.

Fiumi di inchiostro versati da editorialisti per commentare i circa 30 minuti di intervista. Giuseppe D’Avanzo su Repubblica la definisce “la conversazione di Noemi Letizia con Sky”, un po’ troppo superficialmente non si è nemmeno accorto che l’emittente via satellite italiana ha solo ritrasmesso la conversazione con la giornalista americana. Ma l’avrà visto il filmato?

E chi sarà mai questa Noemi! Dal video esce fuori una ragazzina abbastanza ingenua, come è normale alla sua età. Un look da piccola Paris Hilton, mi auguro per lei che la similitudine si limiti all’immagine. Ogni tanto prova a spiccicare qualche parola nella lingua della giornalista, un disastro assoluto di grammatica inglese. Nessuna rivelazione clamorosa, giusto un ribadire quanto è stato già rivelato dai giornali.

È ormai accertato che Silvio Berlusconi risponde con le carte bollate a chi pone domande su questo genere di argomenti, mi domando se possa tornare utile lo stesso tema, se non sono intervenuti fatti nuovi.

Ed allora, a che pro tutto questo spazio sui media? Non è stato aggiunto nulla alle tesi dei detrattori di Papi, come anche per i suoi fans. Le contraddizioni su come e quando Papi e Noemi si siano conosciuti non vengono chiarite, niente di nuovo anche a costo di sviscerare tutto il video.

In sintesi, una mezz’ora di brutta televisione che ha monopolizzato i quotidiani di oggi.

ÈSPORT: Valentino, asino che vola in pista

Monday, 7 September 2009
Pubblicato nella categoria E'SPORT!

valentino-misano-2009

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Che dire ancora di questo fantastico e scanzonato ragazzo quasi romagnolo di Tavullia, mai troppo sopra le righe quando parla dei suoi avversari e così facile all’auto ironia.

Dopo lo scivolone di Indianapolis, nel caso ce ne fosse bisogno, Valentino ristabilisce la gerarchia all’interno del suo box, dimostrando giro dopo giro che di Re in pista ce n’è ancora uno solo.

Bravissimo Lorenzo a stargli dietro, almeno finché ha potuto. La differenza tra i due del team Yamaha sta anche nella facilità del sorpasso di Vale allo scatenato Dani Pedrosa, che ha poi rallentato la rincorsa di Lorenzo. Rossi non è però scappato via subito, si è quasi messo ad aspettare il giovane Jorge. Appena questo è riuscito a passare lo spagnolo della Honda, Vale si è messo a tirare come un forsennato, ribadendo ad ogni tornata che a dettar legge sui tempi, in gara come in prova, era ancora e sempre solo lui.

Record della pista frantumato più volte da Rossi, con Lorenzo fino alla fine non ha mollato, inseguendo Vale fino alla bandiera a scacchi.

Gran festa finale dei tifosi e grande gioia di Rossi, che si è presentato in gara con il ciuchino di Shrek disegnato sul casco. Poi sul podio, tanto per ribadire la sua imperizia nella gara precedente, un bel paio di orecchie da asino per riderci sopra.

E dalla prossima gara, Casey Stoner di nuovo in pista in sella alla Ducati. Riuscirà a tornare quello di prima?

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47° CAMPIELLO LETTERATURA – stravince la Mazzantini con "Venuto al mondo"

Sunday, 6 September 2009
Pubblicato nella categoria CULTUR@

mazzantini-campiello

dal blog di Nicoletta Salata

Bruno Vespa ha appena presentato dal Gran Teatro La Fenice di Venezia il XLVII Premio Campiello Letteratura. Con lui sul palco, attraversando la platea e recando in mano lo scrigno contenente le 300 schede, Maria Grazia Cucinotta che, temporaneamente…dismesso il ruolo di madrina del Festival del Cinema al Lido, su tacchi vertiginosi  che l’allungano più di quanto non fosse necessario fa apparire il salottiero della notte più bassino di quanto non sia realmente, soprattutto per un bizzarro effetto ottico, naturrally.

In…caricata di leggere gli incipit dei cinque libri l’attrice sembra piuttosto giù di…talento; pazienza per la dizione che rivela palesemente l’inflessione regionale ma anche l’interpretazione lascia a desiderare e perfino la lettura è stentata e non fluida. Forse l’eccessiva scollatura, tra l’altro asimmetrica per taglio dell’abito o mal riposta o non equamente distribuita la…mercanzia, ha scombinato anche le altre sue doti, in questo caso davvero meno evidenti e  di scarso effetto.

In platea fin dall’inizio viene inquadrato Sergio Castellitto, notoriamente marito e…socio in affari della Mazzantini. Ad un certo punto anche Emma Marcegaglia sfuma in un primo piano, che la mostra in abito verde…padania (del resto siamo in territorio..serenissimo!) la cui profonda scollatura sembra far concorrenza a quella di Maria Grazia. Fortuna che almeno la Loewenthal non solo è coperta ma…ricoperta proprio lì da una serie di geometrici jabot ad effetto..utili fronzoli.

Ad aprire la serata  per i più classici e formali onori di casa, Andrea Tomat, Presidente di Confindustria Veneto.

Sale quindi  sul palco Giovanni Allevi, reduce dal concerto del primo settembre all’Arena di Verona dove ha suonato e diretto la All Stars Orchestra, una super orchestra composta da oltre ottanta elementi provenienti da  importanti e prestigiosi ensemble musicali del mondo.

Colore scuro per il solito look jeans + t-shirt attillata e nero corvino dei folti riccioli che adornano la testa nella quale, come lui asserisce ad ogni occasione, nasce e si compone la sua musica senza bisogno del pianoforte se non a stesura definitiva e completa. La sua presenza anche alla Fenice alimenterà l’ossessione sempre più imbufalita dei suoi detrattori!

Questa la cinquina dei finalisti (che uno alla volta raggiungono il palco e vengono presentati con una scheda riassuntiva relativa al proprio libro):

Elena Loewenthal, Conta le stelle, se puoi, Einaudi

Margaret Mazzantini, Venuto al mondo, Mondatori

Pierluigi Panza, La croce e la sfinge, vita scellerata di Giovan Battista Piranesi, Bompiani

Francesco Recami, Il superstizioso, Sellerio

Andrea Vitali, Almeno il cappello, Garzanti

In blocchi di cinquanta schede per volta vengono dati i risultati parziali dei voti. La Mazzantini è da subito in testa alla cinquina.

Vespa, riferendosi all’abbellimento del di lei vestito, s’incuriosisce dell’ornamento e appurato che si tratta di, peraltro evidenti, piume di struzzo, definisce la scelta “di buon auspicio”. Che sappia io nell’antichità era il volo degli uccelli a fornire indicazioni sul da farsi non le loro piume!! E poi lo struzzo manco vola!!

Bruno la combina ancora più  grossa quando a 250 voti annuncia “ha vinto la Mazzantini”, e aggiunge “lo struzzo è ammortizzato”! Lei si alza per farsi acclamare ma poi si rende conto della notizia affrettata e fuori luogo dato che mancano ancora 50 voti. Che non faranno cambiare i risultati fin qui raggiunti ma che per correttezza vanno attesi ed attribuiti.

Dopo la terza esibizione di Allevi finalmente la vittoria è ufficiale. Con 129 voti su 285 validi vince “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini.

Ringrazio la giuria “nobile” ma soprattutto la giuria “popolare” (pare ne abbiano fatto parte Concita de Gregorio-L’unità, Gianni Riotta-Sole 24 ore, Dario Franceschini-PD, Luca Zaia-Ministro Polit. Agricole,Ennio Fantastichini-attore, Michele Maffei-schermidore, ecc; davvero “pop” questa giuria!) perché infondo io scrivo per il pubblico semplice ma intelligente che oltre a guardare la televisione legge anche delle storie.  Ho messo molta passione, nostalgia per la vita in un libro che mi ha lacerata; dopo aver scritto tornavo a casa piangendo. Lo dedico a tutti i bambini morti sotto le granate di Sarajevo”.

Mentre i fotografi immortalano il momento che prelude alla fine della serata e Vespa comincia a rassegnarsi a diradare le sue, definiamole strane, battute, Castellitto sale sul palco per acclamare la moglie ma non si lascia sfuggire che: “stasera comincia il cammino del film”.

Buona lettura e a seguire, come era prevedibile, buona visione!

Recensione del libro (qui le recensioni anche degli altri quattro libri)

“Una mattina Gemma lascia a terra la sua vita ordinaria e sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all’aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l’amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi, giovani sprovveduti, invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d’amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una Guerra che mentre uccide procrea. In questo grande affresco di tenebra e luce, in questo romanzo intimo e sociale, le voci di quei ragazzi si accordano e si frantumano nel continuo rimando tra il ventre di Gemma e il ventre della città dilaniata. Ma l’avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché Margaret Mazzantini ha scritto un coraggioso romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l’aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L’assedio di Sarajevo diventa l’assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dal calcio della Storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Il cammino intimo di un uomo e di una donna verso un figlio, il loro viaggio di iniziazione alla paternità e alla maternità diventa un travaglio epico, una favola dura come l’ingiustizia, luminosa come un miracolo. Dopo Non ti muovere, con una scrittura che è cifra inconfondibile di identità letteraria, Margaret Mazzantini ci regala in romanzo-mondo, opera trascinante e di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematica come una parabola. Una catarsi che dimostra come attraverso il male della Storia possa eromprere lo stupore smagato, sereno, di un nuovo principio. Una specie di avvento che ha il volto mobile, le membra lunghe e ancora sgraziate, l’ombrosità e gli slanci di un figlio di oggi chiamato Pietro”.

VOLTIAMO PAGINA

Sunday, 6 September 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

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IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO
SABATO 5 SETTEMBRE 2009 PAGINA 8

L’ESTATE DEI VELENI – IL COMMENTO di MARIO CALIGIURI

TUTTO iniziò probabilmente in una afosa giornata di luglio del 1851, quando l’inglese lord Gladston in una lettera al suo pari lord Aberdeen definì i Borbone del Regno di Napoli «la negazione di Dio». Da allora non hanno più smesso. Intendo dire che è sempre stata costante l’attenzione, non certo disinteressata, per le vicende italiane da parte dei governi e della stampa straniera, scatenando sistematicamente sul suolo nazionale dibattiti al calor bianco. Come se quello che succede in Italia avesse bisogno di essere svelato da altri, gli stessi poi che vogliono imporci le loro politiche (magari sull’emigrazione irregolare) e che acquistano le nostre aziende di Stato (magari dopo tangentopoli).

Peraltro non mi sembra che avvenga il contrario, poiché non ho notizie di inchieste giornalistiche italiane che suscitino dispute in altri Paesi. Se, per esempio, l’Economist o una qualunque altra testata giornalistica o televisiva parla di noi, i politici italiani fanno a gara per commentare, in quanto ritengono di rafforzare la propria posizione, inevitabilmente domestica, con i «documentati», «oggettivi» e «indipendenti» giudizi che provengono da oltralpe, da oltremanica o da oltre mare. Sempre ovviamente da «oltre», forse perché il presente ci sembra troppo banale o, testardamente, insiste col darci torto.

Un recentissimo sondaggio, registrando come sempre «quello che si pensa quando non si pensa», ci fa sapere che, il 50% della stampa in Italia è a rischio libertà. Ma come? Tutti possono dire quello che vogliono e con tutti i mezzi: giornali, tv, internet e dall’estero ci inzuppano anche il pane. In questo modo da un lato dimostriamo la nostra visione provinciale dei fenomeni e dall’altra non abbiamo ancora capito che proprio coloro che sono maggiormente informati cambiano raramente opinione.

Ci viene in soccorso il sommo Altan: «Tutti possono dire quello che vogliono, tanto nessuno ascolta». Inoltre, come andiamo sostenendo da tempo, anche nella società italiana si combinano il basso livello di istruzione sostanziale e l’incessante pressione mediatica, attraverso posizioni artatamente contrapposte al solo scopo di confondere i cittadini sulla realtà dei fatti, i quali non riguardano quasi mai le cose che contano.

Adesso è in prima pagina il gossip. Chissà quando affronteremo i problemi delle persone comuni e di quello che la politica fa per risolverli.

È chiedere troppo?