Se Santoro scarica Travaglio…

Saturday, 5 September 2009
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annozero-santoro

da iltempo.it

Far “bilanciare” AnnoZero o rinunciare all’opinionista. I vertici dellaRai ipotizzano un “controcanto” con un altro giornalista

Mikhail non lo ammetterà mai. Al massimo ammiccherà con una delle sue smorfie sornione, carezzandosi il mento. Come il Peppino De Filippo che bofonchiava «e ho detto tutto!», gesticolerà discreto per alludere a un complotto del potere, poi dissimulerà. Ma al generale Santoro non spiacerebbe così tanto se qualcuno gli «risolvesse» l’affaire Travaglio, in un modo o nell’altro. Magari restituendo solo a lui, al “Chi”, quel microfono da troppo tempo prestato ad altri presunti trombettieri della verità rivelata.

Da giorni, nei corridoi di Viale Mazzini, volano spifferi sull’ipotesi di controbilanciare la “copertina” di “AnnoZero” – la spinosa nota di Travaglio, che nelle scorse edizioni veniva approvata dalla direzione di Raidue – con l’intervento di un giornalista di sensibilità più moderata. Sono circolati nomi: Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, perfino (improbabile) Giuliano Ferrara.

Più quel Filippo Facci che duella su ogni fronte polemico proprio con Travaglio.

Paradossalmente ma non troppo, la ventilata «normalizzazione» del programma potrebbe rivelarsi un vantaggio per il suo conduttore: con un Marco neutralizzato, Mikhail tornerebbe a recitare il ruolo dell’Eroe Unico della controinformazione, del faro tv nella notte più cupa della sinistra, dove troppi naufraghi sembrano essersi invaghiti di un opinionista che rosso non è mai neppure stato, un liberal-montanelliano-sabaudo che vende libri a milioni profittando degli spazi editoriali concessigli dall’Italia berlusconiana che si diletta a vivisezionare. Uno, Travaglio, che fa il gesto di scoperchiare sparsi verminai e poi cinguetta narciso: «Chi ha paura di me? Tanti, a giudicare da quanti si arrabbiano per le cose che faccio».

Uno che dei colleghi ama dire: «Colpirne tre o quattro è servito ad educarne moltissimi. La censura va avanti con il pilota automatico: non c’è bisogno di altri editti bulgari. Sono diventati tutti obbedienti. Hanno paura perfino della propria ombra». Ecco, questo Giucas Casella dei retroscena rischia di rubarti definitivamente la scena.

Non bastasse, il 23 settembre, immediata vigilia di “AnnoZero” dovrebbe andare in edicola il primo numero de “Il Fatto Quotidiano“, il nuovo giornale diretto dall’ex “Unità” Antonio Padellaro e dallo stesso Travaglio. Un foglio che, annuncia l’incantatore, «darà le notizie che gli altri non danno». Avrà piacere, Mikhail, di trasformare il suo programma in uno spottone per l’ospite? O non gli converrà, piuttosto, agevolare l’azienda nella ricerca di una soluzione ancora più drastica? Una settimana fa Santoro si è incontrato con il direttore generale di Viale Mazzini Masi e con quello di Raidue Liofredi, mentre il presidente Garimberti faceva sapere che «la libertà di espressione non deve essere abuso.

È il momento di chiarire le responsabilità, qui nella tv pubblica. No al manganello e no al bordello». In un clima del genere, c’è chi sostiene che Mikhail non abbia intenzione di reclamare a tutti i costi la permanenza in onda di Travaglio.

A venti giorni dal debutto, nessun contratto è stato firmato: né per i redattori, né per il debordante Vauro, nè per Margherita Granbassi (lei sì che dovrà affilare la lama, ma in pedana). Né tantomeno per il liberal-montanelliano-sabaudo, che confida nell’«amicizia» con l’anchorman, mai immaginando un proprio ridimensionamento o addirittura la giubilazione.

Ma forse converrebbe pure a lui, giocare al martire imbavagliato: Di Pietro già urla allo scandalo. E converrebbe a Mikhail, a quel punto riconfermato Eroe Unico dell’eterna rivoluzione. Lascerà fare a quei cattivoni dei vertici Rai.

Santoro non può sporcarsi le mani, come fece Stalin con Trotsky: del resto, Travaglio mica è comunista.

A me Superman mi fa una…

Saturday, 5 September 2009
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Nel caso sia sfuggito, ecco un filmato che diverrà presto un “cult”

BOFFO SI E’ DIMESSO, BRAVO! MA NON E’ UN MARTIRE

Saturday, 5 September 2009
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boffo8

dal blog di Luigi Crespi

Ho letto con attenzione e considerazione le motivazioni con cui il direttore di Avvenire ha presentato le sue dimissioni. Dolenti ed addolorate, meritano il rispetto dovuto sul piano personale.Ciò che non capisco è la ragione per cui Boffo parli di un’attacco laicista, ritenere Feltri o il governo Berlusconi paladini della laicità mi pare però quanto meno astruso.

Boffo gioca a fare il martire e sbaglia, se la solidarietà dei Vescovi fosse stata compatta,  non si sarebbe dimesso. La verità è che anche dalle sue parti distinguo e riserve non sono mancate e queste pesano nella sua scelta obbligata.

Certo aveva un’alternativa alle dimissioni, mettere sul tavolo le carte processuali che il gip di Terni ha giustamente segretato, ma le sue dimissioni difendono il segreto di quelle carte, che solo lui potrebbe rendere pubbliche. Capisco, anzi intuisco le ragioni e non sarebbe neppure giusto infierire su una persona che mi pare abbia pagato un prezzo alto, ma sia chiaro non siamo davanti nè ad una vittima né ad un martire.

CINEMA: Baarìa di Giuseppe Tornatore

Saturday, 5 September 2009
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locandina-baaria

di Gabriele Niola

CONCORSO VENEZIA FILM FESTIVAL

Attesissimo e caricato di mille aspettative Baarìa è poco di più di quello che siamo arrivati ad aspettarci: un lungo film fiume dotato dello stile tecnico, enfatico e magniloquente di Tornatore.

Si tratta di uno sforzo senza precedenti per il cinema italiano, non lo dico cifre alla mano, ma in base a quello che ho visto. Effetti speciali convincenti, ricostruzioni pazzesche, attori tutti in parte, narrazione organizzata alla grande, fotografia da grande film fiume, caratteristi eccezionali (c’è praticamente tutto il cinema siciliano) e musiche sparate a mille per tutto il film.

Ora però tocca chiedersi se tutto questo paghi. Cioè se questo racconto della storia di un paese dagli anni ’20 alla fine dei ’70 (che è il racconto poi dell’Italia meridionale tutta) sia valevole. Se la poesia forzata di Tornatore, le sue metafore insistite e semplici come la terra che racconta, i suoi primi piani intensi su musica rintronante di Morricone alla fine della fiera facciano un capolavoro. Perchè questo pretende di essere Baaria.

A me sembra che abbia tutti i difetti tipici del nostro cinema recente, che sia ombelicale al massimo (non c’è solo il paese di Tornatore e la sua famiglia ma anche il suo cinema con Malena, Nuovo Cinema Paradiso e via dicendo), che assolva la furbizia all’italiana e sciolga tutto nel dramma familiare annacquato. Che poi anche io mi commuovo a queste saghe familiari, ma davanti alle pretese giganti di Tornatore qualche lacrime non basta.

E di fronte ad uno dei finali più brutti degli ultimi anni anche i grandi pregi delle passate 2 ore e mezza me li dimentico.

CINEMA: Il Cattivo Tenente, la recensione da Venezia

Saturday, 5 September 2009
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di Gabriele Niola da screenweek.it

Dimenticate il film di Abel Ferrara, questo è un altro tenente cattivo di un’altra città che con quello di Keitel ha in comune unicamente la passione per il gioco d’azzardo e per le droghe. La religione non centra più nulla.
Nel mondo di Werner Herzog non c’è redenzione, passione e penitenza religiosa, la religione non è mai esistita nei suoi film e non c’è qui. C’è invece quella che lui chiama “l’estasi del male”, una sorta di compiacimento e gioia nel perpetrare malignità. Il suo cattivo tenente è cattivo quanto quello di Ferrara ma ha scopi diversi e una sorte diversa. Senza nessuna struttura precisa alle sue azioni non corrispondono automaticamente delle reazioni del mondo esterno, non gli portano benefici nè problemi, ma entrambe le cose casualmente e non segue un percorso preciso.

E’ infatti la casualità delle cose la componente più forte del film, come non esista nessun piano e nessun ordine vero ma solo uomini, donne, il male e gli animali. Animali a sfare! Ambientato a New Orleans con grande entusiasmo del regista il film è popolato di coccodrilli ed iguane che guardano gli uomi e vivono al margine di questa vicenda senza mai entrarvi.

Alcune delle scene migliori coinvolgono queste bestie che non hanno alcuna economia nella trama “Ho cercato di inquadrarle per farle sembrare stupide” ha detto Herzog. E ci riesce suscitando una fortissima ilarità. Proprio l’ilarità e la comicità del film sono la sua componente più insolita, considerando chi lo dirige. In questo film si ride tantissimo, le sporcature di commedia sono moltissime (e originali, non so se tutti rideranno) e nonostante il tono davvero cupo (e senza la minima speranza o il conforto della morale) lo stesso si ride di un umorismo nero e cinico, grottesco e caricaturale che sfrutta benissimo Nicolas Cage il quale , come sempre quando in mano a registi degni di questo nome, fa una signora prestazione.

Il Cattivo Tenente: Ultima Chiamata New Orleans è il primo film davvero americano di Herzog nonostante non sia il primo prodotto ad Hollywood. Ci sono stili e stilemi che non sono mai appartenuti al regista ma che vengono piegate alle sue esigenze. Ricorda molto alla fine la maniera in cui gente come Fritz Lang si muoveva nelle pieghe dei generi e degli stili americani.

Se sarà un edizione moscia questo film può vincere.

Regia: Werner Herzog
Cast: Nicolas Cage, Eva Mendes, Val Kilmer, Jennifer Coolidge, Fairuza Alejandra Balk, Brad Dourif, Shawn Hatosy, Shea Whigham, Denzel Whitaker
Durata: 120 minuti
Anno: 2009

Travaglio confermato ad Annozero

Friday, 4 September 2009
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santoro+travaglio

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

In questi giorni se ne sono sentite di tutti i colori sul nuovo ciclo di Annozero. Ho letto di pressioni da parte della Rai nei confronti di Michele Santoro, tese a limitarne l’autonomia tagliando le collaborazioni esterne, prima fra tutte quella di Marco Travaglio. Ieri il conduttore, intervistato da affaritaliani.it, ha smentito categoricamente.

Secondo Santoro, a mancare sarà forse Margherita Granbassi, impegnata nei campionati mondiali di scherma. Personalmente non la vedo come una perdita catastrofica per la trasmissione.

Le voci attorno ad Annozero non si esaurivano con le dichiarazioni del suo conduttore, spuntava una ipotesi di affiancamento come ospite fisso di un giornalista gradito al Governo per una sorta di contraddittorio. Sono stati fatti alcuni nomi, fra cui quello di Pietrangelo Buttafuoco ed anche quello di Filippo Facci.

Questa ipotesi di new entry per il momento sembra solo una voce non confermata, potrebbe però essere interessante assistere ad un contraddittorio al solito monologo. Visto il caratterino di Travaglio, è facile ipotizzare che se ne vedrebbero parecchie di scintille nel caso si dovesse confrontare, che so, con Facci, tanto per fare un esempio non del tutto casuale.

Marco Travaglio ha comunque confermato la sua partecipazione, in una nota di agenzia.

Siamo finiti su Dagospia, presto o tardi poteva accadere

Friday, 4 September 2009
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dagospia

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Ebbene si, il sito forse più gossiparo e certamente fra i più seguiti in Italia ha ripreso uno dei tanti post  (oltre 1.300) presenti qui. Se vi è sfuggito, sbrigatevi a leggerlo a questo indirizzo, altrimenti dopo pochi giorni se ne va in archivio e vi dovete abbonare per consultarlo.

In realtà si tratta di una serie di articoli che risalgono ad un anno fa, scritti da Gabriele Mastellarini e pubblicati sul suo blog ormai inattivo e del quale conservo l’archivio(**).

I nostri vecchi lettori conoscono già la storia di Marco Travaglio e delle sue vacanza siciliane, trascorse per due anni nei residence frequentati dall’ex maresciallo della DIA Giuseppe Ciuro detto Pippo, condannato prima per favoreggiamento di mafiosi e successivamente per peculato. Trovate la storia giudiziaria di questo soggetto, definito “una figura estremamente compromessa con il sistema criminale” in questo articolo del nostro archivio. Della storia di Ciuro si è occupata anche la TV, con una docufiction molto ben fatta dal titolo “Doppio gioco” andata in onda ad ottobre 2008 su Rai 3, ne ho scritto in questo articolo e successivamente siamo stati contattati anche dall’autore, Piergiorgio Di Cara. Quanto abbiamo pubblicato un anno fa ha fornito materiale a Filippo Facci per un articolo uscito sul Riformista, del quale conserviamo copia.

Alla fine dei giochi, grazie a Dago per la citazione, nel pomeriggio di ieri abbiamo avuto un picco di accessi. Ai fini pratici, abbiamo guadagnato con i Google Ads ben 11 (undici) centesimi di euro con i click dei visitatori, comunque l’importante è aumentare la nostra visibilità.

Nella storia pubblicata su Dagospia manca un particolare, a suo tempo lasciato in sospeso da Marco Travaglio e mai definitivamente chiarito. A seguito della polemica innescata in quei giorni,  su voglioscendere.it Travaglio ha pubblicato fotocopia dei titoli con i quali ha effettuato il pagamento del soggiorno siciliano. Solo dopo che gli venne fatto fece notare che quell’assegno era del soggiorno sbagliato, ovvero dell’anno precedente, Travaglio annunciò via blog che avrebbe pubblicato anche copia di quello corretto.

Che a me risulti, lo ha annunciato senza averlo mai fatto.

Nessuno lo ha poi incalzato ricordando la sua promessa solenne, secondo me perché in fondo non interessa ad alcuno il dove, come e con chi passa le vacanze Travaglio.

(**) nota di Gabriele Mastellarini alla redazione di dagospia.com e dituttounblog.com, via email:

Alle redazioni di dagospia.com e dituttounblog.com

In rif. all’articolo pubblicato in home page mi preme comunicare quanto segue:

1 – Da parte mia nessuna “DIFESA” del collega D’Avanzo che non ho mai conosciuto, né visto, né tantomeno sentito.
2- Gli articoli riportati risalgono allo “Speciale Travaglio a Trabia” realizzato nel 2008 per il mio blog attualmente “defunto” causa sopravvenuti impegni lavorativi e personali, ma il cui archivio fino al dicembre 2008 – dietro mia autorizzazione – è stato trasfuso nel blog dituttounblog.com (portato avanti da persone la cui identità mi è nota) la cui gestione mi è completamente estranea (non ho neanche le login d’ingresso né voglio averle).

Il tutto per la precisione
Cordialità
Gabriele Mastellarini

Home page di Dagospia intorno alle 16:00 di ieri, in primo piano la citazione

l’articolo completo su dagospia.com

Ma facciamolo questo decreto sulla privacy

Friday, 4 September 2009
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gossip-1208-barbara-berlusconi1-divacasinigossip020909chi3

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Torniamo indietro con la mente a qualche giorno prima di ferragosto: ricordate l’ira di Berlusconi per alcune foto “rubate” dai paparazzi nei paraggi di Villa Certosa? Ne è un esempio la foto a sinistra.

Allora il premier, particolarmente irritato dall’accaduto, arrivò addirittura ad ipotizzare un inasprimento delle norme a tutela della privacy.

Bene, le stiamo ancora aspettando. Nel frattempo, un periodico pubblica alcune foto assolutamente analoghe, nelle quali viene immortalata Azzurra Caltagirone, moglie dell’onorevole Pierferdinando Casini e figlia del noto imprenditore, mentre sale in barca dopo un bel bagno in mare, come da foto a destra. Opss, lo slippino cede e vengono fuori le chiappette. Fossero fuoriuscite quelle del marito sarebbe stato probabilmente uno spettacolo meno ambito per la pubblicazione. Roba innocente, che alimenta il gossip e riempie le pagine di certi giornali.

«Ora basta, è l’ennesima viola­zione della privacy. È un tema sempre più urgente che dobbia­mo affrontare e risolvere», tutto in nome del gossip! Così tuonò Berlusconi solo un paio di settimane fa.

Ma di chi sarà mai questo periodico che viola così spudoratamente le chiappe, pardon, la privacy? Ma guarda un po’, è il settimanale “Chi”, proprio quello di proprietà di Berlusconi al quale lui stesso si è affidato di recente per pubblicare la sua versione a proposito degli scandali a base di sesso che lo vedono protagonista, con tanto di foto di famiglia patinate a corollario.

Ma non si doveva tutelare maggiormente la privacy? Va a finire che la stampa lo ha di nuovo frainteso.

(foto da Affaritaliani.it)

Parapendio: a Poggio Bustone (Rieti) la finale della Coppa del Mondo, con tappa a Onna

Wednesday, 2 September 2009
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poggio-2a

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo:

COMUNICATO SPAMPA – Ufficio Stampa FIVL – Federazione Italiana Volo Libero

Dal 1 al 12 settembre a Poggio Bustone (Rieti) si terrà la finale della Coppa del Mondo di parapendio (PWC), schierati i 130 migliori piloti delle 26 nazioni che hanno partecipato alle precedenti tappe in Brasile, Corea, Turchia, Francia e Croazia. In palio il titolo di campione del mondo del circuito World Cup.

La conca reatina è stata scelta per le eccellenti condizioni meteorologiche, adatte al volo in parapendio. Organizzata dalla associazione Alta Quota di Poggio Bustone con la collaborazione della Pro Loco e di Cornizzolo Eventi, il patrocinio del comune di Poggio Bustone, della provincia di Rieti e della regione Lazio, la
manifestazione non nasconde l’obiettivo di fare del volo libero un’attività di richiamo turistico. Infatti la competizione creerà un notevole movimento di persone tra addetti ai lavori, piloti in gara ed appassionati che
convergeranno in loco per assistere alla gara.

Cerimonia d’apertura il 1 settembre, ore 20, in piazza Emo Battisti a Poggio Bustone, presenti il sindaco Alberto Cerroni, per la provincia il presidente Fabio Melilli e l’assessore allo sport Francesco Tancredi, i consiglieri regionali Annamaria Massini, Antonio Cicchetti e Mario Perilli, l’onorevole Guglielmo Rositani ed il senatore Angelo Maria Cicolani. Sfilerà il complesso bandistico di Poggio Bustone, mentre nella vicina piazza Regina Elena sarà imbandito un buffet per circa 250 tra ospiti e piloti.

Meteo permettendo, si disputerà una manche al giorno per determinare la classifica finale: i piloti s’innalzeranno in cielo dal decollo di Monterosato per toccare punti salienti del territorio sabino, con percorsi
di decine di km lungo la pedemontana reatina. Le correnti d’aria ascensionali saranno l’unico motore dei parapendio, silenzioso ed in perfetta sintonia con l’ambiente.

Particolare risalto avrà la giornata del 5 settembre, quando la carovana della PWC si trasferirà in Abruzzo per disputare una prova con decollo da Campo Imperatore e atterraggio ad Onna, il paese che il recente sisma ha reso tristemente noto.

Gustavo Vitali – Ufficio Stampa FIVL – Federazione Italiana Volo Libero
http://www.fivl.it – vitali.stampa@fivl.it – 335 5852431
skype: gustavo.vitali

foto:
http://www.gustavovitali.it/pagine/comfivl/poggio-bustone-pwc-09.html

per informazioni sulla PWC A POGGIO BUSTONE contattare
Giorgio Sabbioni – 348.7934144 – giorgio.sabbioni@tin.it
skype: gsabbio

altre informazioni ed immagini free per il download e la pubblicazione:
www.paraglidingcup.comwww.cornizzoloeventi.org

Sito ufficiale della Coppa del Mondo:
www.paraglidingworldcup.org

Tutti i nostri comunicati stampa all’indirizzo:
http://www.fivl.it/index.php/table/ultimi-editoriali/

Frecce tricolori: in Libia esibizione per un pubblico selezionato. E Calderoli si porta a casa due cammelli

Tuesday, 1 September 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

frecce-tricolori

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Tricolore per gli italiani, come è sempre avvenuto anche nelle esibizioni all’estero. Solo il verde, colore della bandiera locale per i libici. La richiesta di modificare il programma adattandolo alle esigenze scenografiche e propagandiste del colonnello Gheddafi genera un piccolo caso. Ieri la prova generale è stata annullata, ufficialmente per motivi di sicurezza, è poi trapelato che le autorità di Tripoli avevano richiesto la personalizzazione delle scie colorate. Seppure l’esibizione di oggi sembri ancora incerta, almeno per la stampa, il Ministro La Russa assicura che ci sarà comunque, a suo parere quello del colore del fumo è solo un “problema organizzativo.

Nel caso, fra i tanti che si godranno lo spettacolo ci sarà anche il presidente sudanese Omar al-Bashir, verso il quale la Corte dell’Aja ha emesso un mandato di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur.

A fargli buona compagnia, il leader indiscusso dei pirati somali Mohammed Abdi Hassan Hayr.

Smentita la presenza nel parterre di Abdelbaset al-Megrahi, l’attentatore di Lockerbie accolto come un eroe al suo rientro in patria dopo la discussa scarcerazione.

Il clima che si respira fra il Governo italiano e quello libico è tale da indurre Roberto Calderoli, ministro leghista alla Semplificazione, a farsi carico di accogliere ed accudire i due cammelli che Gheddafi ha donato a Berlusconi. E pensare che solo tre anni fa fece infuriare il mondo arabo, Libia compresa, esibendo in televisione una t-shirt con una vignetta anti islam. Ne derivarono proteste di piazza anti-italiane in molti paesi arabi, a Tripoli si verificò un assalto alla nostra ambasciata che costò la vita a 17 persone.

Una bella e grossa pirlata, ora Calderoli grida: «Evviva la Libia» e si prepara a portare al pascolo i cammelli del colonnello Gheddafi.

Lui la definisce «realpolitik», temo che se lo venisse a sapere Otto von Bismarck sarebbe tentato di uscire dalla tomba per venire a prenderlo a calci nel culo.

E alla fine Feltri fa un favore al vescovo anti-Berlusconi

Tuesday, 1 September 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

vescovo-mogavero

di Franco Bechis dal suo blog

Con un pò di approssimazione ieri pomeriggio alcune agenzie di stampa hanno battutto la notizia: «La Cei chiede un passo indietro al direttore di Avvenire, Dino Boffo». Ad avanzare la richiesta (facendo poi mezza rettifica) non è stata in realtà l’assemblea dei vescovi, ma un autorevole esponente come mons. Domenico Mogavero (nella foto), vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici, che ha ipotizzato un «passo indietro» di Boffo, «pur incolpevole», per «il bene del giornale e della Chiesa». Mogavero è il leader dell’ala anti-berlusconiana dei vescovi italiani. Ironia della sorte è proprio lui- che accusava Boffo di eccessiva morbidezza nei confronti del premier- a schiacciare la palla alzata da Vittorio Feltri.

(…) Perché la sostanza di questa italianissima storia è proprio questa. Di cosa Feltri e il suo Giornale hanno accusato il direttore di Avvenire? Di avere criticato i costumi anche sessuali del premier in un paio di occasioni, una volta proprio a firma Boffo che rispondeva a una lettera assai critica di un lettore (e in quella redazione probabilmente l’effetto-escort ne ha originata più di una). Critica legittima, ma per fare la morale ad altri bisognerebbe avere una vita privata in ordine: altrimenti- sostiene Feltri- bisognerebbe tacere. Tesi a cui è stato allegata copia di un certificato penale di antico patteggiamento di Boffo per il reato previsto dall’articolo 660 del codice penale (molestie). E il contenuto di una informativa che lo accompagnava, scritta in linguaggio da questurino e assai simile a una di quelle veline che i servizi hanno in abbondanza prodotto nella storia italiana per dire che lo stesso Boffo era stato “attenzionato” per presunta inclinazione omosessuale.

Centinaia di veline simili contenevano pure balle utilizzate per le guerre fra bande di cui è piena la politica italiana, altre contenevano vox populi spesso vicina alla realtà. Ma insomma, il contenuto degli editoriali del Giornale di questi giorni era pressapoco questo: Boffo non dovrebbe permettersi commenti sulla moralità di Berlusconi. La campagna è stata appunto sposata dall’arcivescovo di Mazara del Vallo, che da mesi ha la linea diametralmente opposta: Avvenire e il suo direttore sarebbero stati troppo teneri nei confronti sia del premier che del suo governo. Mons. Mogavero non è uno che manca di chiarezza: si felicita pure che la vicenda Boffo abbia mandato gambe all’aria lo scandaloso (per lui) incontro fra Berlusconi e il cardinale Tarcisio Bertone a l’Aquila: Berlusconi è peccatore, di quelli che manco si debbono perdonare.

Il 24 giugno scorso sempre Mogavero chiedeva al premier italiano le dimissioni che oggi ventila per Boffo. Anche allora disse, come uno che la sa lunga: “non escludo un passo indietro del presidente del Consiglio”, che tutti come oggi interpretarono come un attacco diretto della chiesa italiana al governo. Insomma, il povero Boffo viene attaccato per avere criticato Berlusconi come per non averlo attaccato abbastanza.

Probabilmente oggi il direttore di Avvenire si difenderà anche dall’accusa principale, quella contenuta in quel patteggiamento. L’articolo 660 del codice penale all’epoca puniva con ammenda reati assai diversi fra loro. In quelle molestie rientravano il cane che abbaiava troppo, sms e telefonate indesiderate, schiamazzi e disturbi della quiete pubblica. In cassazione nel 2008 è arrivata una vicenda di una proprietaria di cani e gatti che con le loro flatulenze ammorbavano i vicini. Reati non proprio da galera.

Nel caso- ma nessuno parla- probabilmente si trattava di telefonate indesiderate. L’utenza era intestata al direttore di Avvenire, ma negli atti secretati è contenuta l’ipotesi che ad usare l’apparecchio non fosse l’intestatario: si trattava di terza persona cui era stato prestato il telefonino.

Secondo la ricostruzione fatta da fonti attendibili questa vicenda sembra intrinsecamente legata a un’altra drammatica storia di tentato recupero dalla tossicodipendenza, purtroppo tragicamente fallito.

Il riserbo adottato e quel patteggiamento, necessario ad evitare ogni tipo di clamore a protezione di più persone avrebbero questa motivazione.

Per come si sono messe le cose e per il linciaggio messo in atto credo che oggi sia impossibile tenere secretato il contenuto di quel patteggiamento…

Stampa e dintorni: quando a fare notizia è la querelle fra giornalisti

Monday, 31 August 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

feltrina-belpacci

post citato da Filippo Facci sulla sua pagina Facebook con la seguente prefazione:

Occhio, post lunghissimo e solo per maniaci.
Ai più non gliene fregherà niente: basta che non leggano. Tuttavia, grazie a un simpatico blog (http://dituttounblog.com/stampa-e-dintorni/feltri-farina-vs-belpietro-facci), mi è semplicissimo rispondere a quanti mi chiedono se scrivo ancora sul Giornale o che ne penso delle cazzate di Feltri.

Ricordo che mi sono dimesso da Mediaset e che non scrivo più sul Giornale dal giorno in cui Feltri è arrivato. Ora scrivo su Libero. La ricostruzione, qui di seguito, è del blog suddetto.

***

31 agosto 2009

In questi giorni i giornalisti non scrivono più le notizie, ma sono notizie loro stessi.

Patteggiamenti per molestie sullo sfondo di relazioni omosessuali, case acquistate parzialmente a nero e misteriosi furti di computer e telefonini (povero Bechis).

Oggi Renato Farina scrive un articolo in cui si dice “sinceramente felice per la solidarietà episcopale a Dino Boffo” e denuncia che, viceversa, a parte Vittorio Feltri e gli amici di Comunione e Liberazione, nella vicenda del Sismi e di Betulla nessuno prese le sue parti. E snocciola quindi i nomi di chi lo trattò “come un mascalzone”.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=378405

Per la verità, nel suo libro “Agente Betulla” (edizioni piemme, 2008) l’elenco dei difensori si fa leggermente più lungo, comprendendo, tra gli altri, anche i nomi di Francesco Cossiga, Stefano Folli e Riccardo Muti. Ad incuriosirmi è stato però il fatto che l’unico giornalista citato nell’articolo di Farina sia stato quel Filippo Facci che a suo tempo lo definì “il giornalista più zuccheroso della storia, caso da psicanalisi”, reo di aver pubblicato “sms anche molto privati”, sebbene a trattarlo a pesci in faccia siano stati in molti, compresi Travaglio e Lerner del quale, nel libro citato, l’onorevole dice “mi ha dato lavoro e per questo gli sono riconoscente. Non mi ha creduto a proposito di Sismi e dintorni. Da quel momento mi ha tolto anche il nome, mi chiama con le iniziali: erre effe”.

Era il novembre 2006: Feltri e Farina erano a Libero, Belpietro e Facci li trovavamo al Giornale. Del primo scambio di cortesie tra Feltri e Facci ha già raccontato il secondo sul suo profilo di Facebook, indicandolo come una prima spiegazione del suo addio al Giornale. Il primo del mese uscì un articolo di Facci sul Giornale che si scagliava contro la proposta dei consiglieri milanesi di Forza Italia di assegnare l’Ambrogino d’oro a Farina, il giorno dopo Feltri rispondeva a muso duro su Libero e poi, il 3 novembre, Facci controreplicava.

http://www.macchianera.net/2006/11/03/filippo-facci-vittorio-feltri-highlights/#more-5402

Non era finita qui. Il 18 novembre uscì sul Giornale una lunga ricostruzione della vicenda Betulla firmata da Filippo Facci, quella degli sms privati a cui fa riferimento oggi Farina.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=134586

Il giorno dopo, su Libero, Feltri si imbufalì: “Il Giornale è in declino, mentre Libero è in costante ascesa suscitando apprensione nelle sue “vittime”. Inoltre Farina è un grande giornalista, Facci viceversa è un piccolo giornalista benché da anni sbraiti e si agiti nell’errata convinzione di uscire in tal modo dall’anonimato. Ovvio. Il piccolo, davanti al grande caduto in disgrazia per motivi extraprofessionali, non rinuncia a menare le mani. Gliene fa e gliene dice di tutti i colori con la violenza di chi ha la certezza di restare impunito”. Ancora: “Facci quindi non è soltanto un giornalista piccolo piccolo, ma è un omino e in questo caso si comporta da grande vigliacco. Il suo articolo è un ‘antologia di scorrettezze, tra cui una quantità spropositata di privatissime telefonate intercettate e trascritte nei verbali nonostante non c’entrino un’acca con le indagini. Telefonate di Renato a me, ai suoi amici, a colleghi, nelle quali si discute di problemi personali, si confessano stati d’animo, preoccupazioni, depressioni. Queste sono violazioni della privacy”. E infine una stoccatina a Belpietro: “Da sottolineare che Farina è stato cinque anni vicedirettore del Giornale, e un minimo di stile imporrebbe un po’ di rispetto per lui da parte di chi si è giovato della sua opera. Ma lo stile c’è o non c’è, e uno come Facci o come il suo direttore non può darselo”.

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo336738.shtml

Siamo quindi al 20 novembre, atto finale della disfida, se escludiamo una breve risposta di Feltri ad un lettore nella quale afferma che lui di consigli da uno come Belpietro che perde migliaia di copie al giorno non ne accetta. L’assist all’attuale direttore di Libero lo fornisce la lettera indignata di un lettore del Giornale: In merito all’articolo di Filippo Facci a riguardo di Farina/Betulla pubblicato ieri, desidero esprimere il mio sdegno per tale infamità piena di acredine, dalla quale si recepiscono principalmente le cattiverie e gli odi personali e professionali che non fanno granché onore né a Facci, né a lei, che si capisce benissimo essere dietro a ciò. A prescindere dall’aspetto più o meno grottesco della personalità di Farina o del suo violare la deontologia della professione, nel vostro articolo lo avete linciato e demonizzato secondo il miglior stile sovietico, offrendo, a eventuali assassini, giustificazione e motivazione; non vi sentite dei vermi? Farina, pagato o no dai servizi poco importa, ha combattuto contro il nemico islamico di fatto, cosa che voi tutt’al più fate, sì o no, con le chiacchiere, perciò merita il rispetto a prescindere. Perciò, morale per l’esame di giornalismo: Facci ha dimostrato di essere un killer vigliacchetto e acredinoso e lei il mandante, ma bravi! Mi dispiace che vi ho apprezzato entrambi in altri frangenti. Vediamo se avete le palle per pubblicare questa lettera.

F.R.

E le palle Belpietro, evidentemente, ce le aveva eccome, anche per rispondere per le rime a Feltri:

Caro F. R., oltre a lei altri otto lettori si sono lamentati dell’articolo di Filippo Facci su Renato Farina. La sua e-mail è la più dura, ma sostanzialmente tutte le rimostranze si riducono a una considerazione: se Farina, oltre che per il suo giornale, negli ultimi anni ha lavorato anche per i servizi segreti, in fondo lo ha fatto nell’interesse del Paese, combattendo l’integralismo islamico e il terrorismo di matrice araba. Perché dunque accanirsi? Per invidia? Per fatto personale? Per questioni di bottega? No. Conosco Renato da parecchio e francamente vedermelo travestito da agente segreto, o anche solo da informatore di un’agenzia militare di controspionaggio, mi fa ridere. Renato non ha combattuto nessuna «quarta guerra mondiale», come ama definirla, ma banalmente si è arruolato a pagamento in una personalissima battaglia al servizio di una bulimia da potere di cui è vittima da tempo, in preda a una smania egocentrica che lo attanaglia da anni. Chi lo conosce ha spesso riso dei suoi tic, scherzato sulle sue ossessioni d’apparire, sulle sue millanterie, che talvolta erano così scoperte da sembrare innocenti e suscitare affetto e comprensione. Ma sulla vicenda Sismi c’è poco da ridere. Questo giornale denuncia ogni giorno l’islamizzazione strisciante dell’Italia e critica l’arrendevolezza degli organi dello Stato, in particolare della magistratura. Quante volte abbiamo rivelato la costruzione di moschee finanziate da organizzazioni integraliste? Quante altre ci siamo trovati ad accusare giudici che scarceravano arabi sospettati di far parte di organizzazioni terroristiche, definendoli resistenti anziché attentatori? Quanti articoli di Ida Magli o Giordano Bruno Guerri abbiamo pubblicato su questi argomenti? Per quel che ci riguarda, il fondamentalismo e il terrorismo islamico vanno combattuti con ogni mezzo e, dunque, non ci scandalizzerebbe affatto se sapessimo che alcuni membri di associazioni criminali arabe sono stati prelevati all’insaputa della magistratura e consegnati agli Stati Uniti. Non critichiamo affatto chi ha preso in consegna Abu Omar e lo ha dato in custodia alla Cia. Anzi: se ci fosse un partito che si facesse promotore di una legge per consentire alla nostra intelligence di agire contro i terroristi senza timbri e lasciapassare – come accade appuntonegli Usa – noi l’appoggeremmo. Magari avessimo agenti segreti veri, che lavorano a tutela della sicurezza dello Stato. Però, scusi, non siamo per niente disposti a sostenere una banda di pirla, pagata dallo Stato, che in nome della difesa nazionale gioca a fare gli 007 e una volta presa con le mani nella marmellata tira in ballo la quarta guerra mondiale, la Cia parallela, tentativi di assassinio, Milosevic e perfino la sicurezza personale del Papa. La guerra al terrorismo islamico è una faccenda troppo seria per lasciarla fare a Pio Pompa e a Farina. Insistere a dipingere Renato come vittima del «conflitto arabo-occidentale» non solo è una stupidaggine, ma è una colossale presa per i fondelli, una ridicolizzazione della guerra vera, quella che prima o poi ci toccherà combattere a viso aperto. Il raccontino di un Farina colpito nell’adempimento del dovere di crociato cristiano in funzione anti Islam è un intruglio che, abbia pazienza, non riusciamo a berci e non vogliamo dar da bere neppure ai nostri lettori.

m.b.

Post scriptum. Il direttore di Libero, che è conosciuto per essere campione di stile, è tornato a minacciare Facci. Dopo aver scritto che ne ha stecchiti per molto meno, ieri ha detto che chi tocca Farina dovrà fare i conti con lui. Gli diamo un consiglio gratis: cominci a fare i conti con quelli che hanno inguaiato Farina e si chieda se giocavano a fare i James Bond solo perché erano stupidi o c’è dell’altro. Già che ci siamo, aggiungiamo un secondo consiglio, anche questo gratis: visto che Renato è stato costretto al silenzio da una sentenza dell’Ordine dei giornalisti (organismo del quale da dieci anni – e da non ieri – auspichiamo l’abolizione) e non può scrivere e dunque difendersi, perché non lo intervista ogni giorno su Libero, così gli fa raccontare la sua verità? Anzi, Vittorio, ti dico di più: se non hai spazio, o coraggio, le interviste a Renato te le pubblica il Giornale. Sempre gratis, s’intende.

Siamo alla fine dell’agosto 2009. Vittorio Feltri ha lasciato Libero ed è stato richiamato alla direzione del Giornale portandosi dietro Renato Farina, ora parlamentare del PdL. Filippo Facci, che già non tollerava Feltri quando faceva il giustizialista ai tempi di Mani Pulite e che si era distinto nell’ultimo anno e mezzo per aver attaccato duramente prima il PdL per le sue liste elettorali e poi il Governo per la nomina a ministro della Carfagna, per le sue posizioni sul caso Englaro e per la vicinanza col Vaticano, spendendo nel frattempo una buona parola per Paolo Guzzanti nel momento in cui quest’ultimo decideva di abbandonare Berlusconi, evidentemente, lì non poteva più stare ed è approdato a Libero, il cui nuovo direttore è Maurizio Belpietro.

Le coppie si sono ricomposte. Ma a chi giova tutto ciò?

D.K.

TUTTI I RETROSCENA DEL SEQUESTRO "BUCCANEER".

Sunday, 30 August 2009
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bucanner

Il marinaio descrive le settimane in cui il cargo è rimasto sequestrato nelle acque del Puntland. «A bordo c’era un pirata somalo laureato a Firenze che conduceva le trattative. Dopo tre mesi giocavamo a carte con i sequestratori. Dall’oblò vedevamo una nave italiana, che non è mai intervenuta». Nuovi scenari nel sequestro del cargo italiano. Parla il nostromo Speziali: «Un agronomo somalo a bordo trattava per il governo italiano»

di Gabriele Mastellarini per Il Manifesto di sabato 29 agosto

Ancora tanti buchi neri nella vicenda del Buccaneer, la nave sequestrata per quattro mesi nel golfo di Aden da un gruppo di 17 pirati somali, «due nella sala macchine, tre in cucina e dodici in cabina e sul ponte». Sono passate appena due settimane dal rilascio dei 16 marittimi (10 italiani) che componevano l’equipaggio e sul caso è già sceso uno strano silenzio. Ad aprire nuovi scenari potrebbero essere le parole del nostromo del Buccaneer, Filippo Speziali, che avvalora la tesi di una trattativa conclusa con successo. Si parla di un riscatto tra i 4 e i 5 milioni di dollari.

Abbiamo ascoltato Speziali in due distinte circostanze a Martinsicuro (Teramo), dove risiede, e a San Benedetto del Tronto, sua città natale. «Sono stato io, dietro ordine del comandante, ad aprire la porta del ponte per far entrare il primo pirata», ricorda il marinaio che conferma la presenza a bordo (anticipata da Massimo A. Alberizzi del Corriere) dell’agronomo somalo Sadiq, personaggio chiave dell’intera vicenda. Sadiq sarebbe stato incaricato dal governo italiano per portare avanti le trattative.

«In mezzo al loro gruppo c’erano delle persone che parlavano correttamente l’inglese – dice Speziali – e c’era un somalo che parlava correntemente l’italiano, perché lui è un perito agrario laureato a Firenze che ha fatto 20 anni in Italia, è stato nella zona di Trento, poi a Firenze e dopo è ritornato giù». Sul pagamento del riscatto, Speziali risponde così: «Non c’è stato detto nulla, ma si può immaginare un qualcosa. C’erano delle trattative somale – continua – con dei personaggi che noi personalmente non abbiamo mai ascoltato perché il somalo (Sadiq, ndr) aveva un satellitare, un cellulare che parlava fuori dal ponte o andava in coperta, per cui le sue conversazioni non le abbiamo mai ascoltate. Parlava in italiano. Penso che parlava anche con i suoi colleghi a terra. In somalo e italiano».

Il nostromo racconta anche un episodio emblematico avvenuto una settimana prima del rilascio. «Il 3 agosto ho parlato con il comandante (Mario Iarlori, un altro abruzzese) perché volevamo attaccare i pirati tra il sabato e la domenica quando loro si ubriacavano, ma il comandante mi ha detto: “Filippo non ti preoccupare che tanto le cose si aggiusteranno”». Passano pochi giorni e l’11 agosto i marinai del rimorchiatore vengono liberati. Ufficialmente «senza nessuna contropartita in denaro» come ha affermato il Ministro degli Esteri, Franco Frattini. Eppure nell’ultimo mese, il clima a bordo del Buccaneer era cambiato radicalmente. «I pirati dopo tre mesi ci hanno dato confidenza, loro avevano raggiunto quello che volevano da tanto tempo. Mi hanno autorizzato a pescare – ricorda Speziali – e con due pirati ci giocavo anche a carte».

Il nostromo conferma la presenza di una nave dell’esercito italiano (si tratta della San Giorgio) a pochissime miglia dal Buccaneer per tutta la durata del sequestro. «Lì vicino c’era una nave militare che noi vedevamo dall’oblò. Era a cinque o sei miglia. A prima vista noi abbiamo creduto che fosse italiana e nel finale si è scoperto che, effettivamente, era italiana. Andava avanti e indietro. Si avvicinava e si allontanava. Ma era sempre lì. Sul radar era puntino fisso». Perché non sono intervenuti prima? «Questo non lo so – risponde – sono cose che io personalmente non mi sono neanche immaginato».

Smentita la tesi del trasporto di rifiuti tossici, inizialmente avanzata dalle autorità somale. «Questa è una voce che può essere stata messa in giro da qualcuno,per depistare le indagini», risponde Speziali. Poi spiega: «Il Buccaneer è costituito da due chiatte che servono semplicemente per fare lavori esclusivamente di carico ma le chiatte erano completamente vuote perché una era nuova, vergine, appena comprata dalla Micoperi (la società armatrice) e l’altra era una chiatta vuota che abbiamo trasportato per conto di un’altra compagnia. I pirati ci hanno fatto aprire tutti i passi d’uomo per verificare se c’erano rifiuti tossici e dopo averli aperti non abbiamo trovato nulla. Entrambe le chiatte erano completamente vuote».

ASCOLTA: UN PASSAGGIO DELL’INTERVISTA RILASCIATA A MARTINSICURO DA FILIPPO SPEZIALI A GABRIELE MASTELLARINI TRASMESSA DAL GR1 DELLA RAI IL 20 AGOSTO
http://www.radio.rai.it/grr/grcontinua.cfm?GR=1&L_DATA=2009-08-20&L_ORA=13:00#

VEDI L’INTERVENTO DI FILIPPO SPEZIALI IN COMUNE A SAN BENDETTO DEL TRONTO http://www.youtube.com/watch?v=oxC1Qg10XFs

LINK ALLE FOTO DI FILIPPO SPEZIALI A SAN BENEDETTO DEL TRONTO
http://multimedia.quotidianonet.ilsole24ore.com/?media=12620&tipo=photo&id=302751&cat_principale_page=1&canale=0&canale_page=1

Io non mi sento italiano. Proprio per nulla.

Friday, 28 August 2009
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italia

Lettera aperta a Sergio Romano – editorialista del Corriere della sera.

Carissimo direttore,
sono un ragazzo poco più che ventenne della provincia di Bergamo. Sono a scriverle perché mi trovo in una situazione imbarazzante.

Martedì 25 Agosto ho partecipato ad un incontro pubblico a cui erano presenti l’onorevole Mario Borghezio e l’onorevole Magdi Cristiano Allam. Ad un certo punto della serata si parla del tema dell’immigrazione. Un signore della platea si alza e urla ripetutamente “Viva le camere a gas”. Ora, alla serata erano presenti almeno 50 pubblici ufficiali tra carabinieri, uomini della scorta, polizia e sindaci. NESSUNO ha chiesto le generalità al signore che con sempre più veemenza asseriva l’orribile frase.

Questo è solo l’ultimo degli episodi.

Affacciandomi al mondo del lavoro vedo che se si vuole creare impresa bisogna avere un fondo tangenti ben corposo perché il marasma legislativo italiano fa sì che anche la più scrupolosa delle aziende italiane non possa essere in regola viste le norme contraddittorie tra di loro (basti pensare al decreto sulla sicurezza 81/08 dicotomico in molte parti).

Se penso al mondo dell’università di cui faccio parte, vedo che l’interesse personale dei baroni va ben oltre l’interesse generale dello Stato. Il rettore del Politecnico non può sedere nel consiglio di amministrazione di Eni, nel cda di Expo 2015 ed avere uno studio privato. Faccio fatica a fare le mie cose in 24 ore, non credo lui possa fare molto di più pur competente che sia. La meritocrazia non si sa nemmeno cosa sia.

Se penso al mondo dell’informazione non posso che pensare a Emilio Fede e al TG3. Esempio della non oggettività dell’informazione sempre più asservita al potere. Penso ai fondi statali per l’editoria e mi viene ribrezzo per lo spreco di soldi. Se un giornale è fatto bene la gente lo compra, non serve mantenere in vita tutti i quotidiani esistenti. E penso alle nomine dei direttori del gruppo Mondadori. Belpietro, Feltri e Giordano cambiano ufficio ma non cambiano il loro “padrone”.

Se penso alla società in cui vivo, mi accorgo che i gusti sessuali che ognuno esercita nella propria camera da letto possono costare la vita. E gli aggressori sono a piede libero. Penso ad una società fortemente xenofoba, a cui “napoletano” si associa –se tutto va bene – il termine “camorrista”. Penso ad una società stanca, incapace di alzare la voce. Penso ad una società che da vent’anni vota sempre le solite facce. Mai uno nuovo (né a destra né a sinistra).

Se penso al popolo padano di cui “faccio parte” mi accorgo che chi reclama la tolleranza zero e la cancellazione del bubbone che affligge l’Italia (parole di Borghezio), poi –la sera – va con le prostitute africane, sfruttate, aumentando il livello di criminalità organizzata che di giorno combatte a colpi di decreti sulla sicurezza e tagli alle polizie locali. Le stesse persone che però hanno la pistola in casa per difendersi dal “Maruchin” e che hanno la colf rumena pagata in nero.

Se penso alla politica, spulcio i nomi dei deputati e vedo che gli inciuci sono all’ordine del giorno. In uno stato democratico il presidente di Federfarma non può essere la moglie del ministro della Salute.
Se penso alla coerenza della diplomazia, vedo che la Farnesina attacca il regime iraniano ma i fondi destinati allo sviluppo in Iran con accordi bilaterali aumentano sempre più.

Se penso all’Europa, non penso. Non esiste l’Europa. Esiste solo l’Ecofin e la Banca Centrale Europea. L’identità europea è un’altra storia.

Se penso al mondo che verrà, quello su cui mi piacerebbe investire ed esprimere il mio estro, vedo che nessun politico è in grado di parlarmi del domani. Ma solo delle prossime elezioni.
Mi accorgo che l’unica cosa di legale che c’è in Italia è l’ora. Ma solo perché la si cita due volte l’anno. Altrimenti anche lei sarebbe corrotta.

La domanda che mi pongo è: vale la pena rimanere in Italia? Uno stato che è governato da mille non stati che esercitano le loro pressioni in tutti i settori? Val la pena fare un investimento senza garanzie di ritorno? Val la pena stare su una barca che sta affondando, che naviga a vista e non ha la più pallida idea di quale sia la sua meta?

La prego, mi dia almeno qualche motivo che mi spinga a non allontanarmi da questa nazione a cui sono legato per motivi affettivi e nulla più.

Fabio I. – studente

ESCLUSIVO: DOPO IL DIVORZIO CON "IL GIORNALE" FILIPPO FACCI RIVELA A DITUTTOUNBLOG.COM LA SUA NUOVA DESTINAZIONE

Thursday, 27 August 2009
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facci-fb

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Filippo Facci, ex editorialista del Giornale in rotta di collisione con il neo direttore Vittorio Feltri mi ha fatto dono di una primizia via email, e di questo lo ringrazio profondamente.

Mentre tutti si domandano dove approderà, Filippo in esclusiva ha rivelato che… Leggi il resto –> »