L'olfatto di Marco Travaglio: "Puzza. Non puzza"
Wednesday, 16 July 2008di Marco Caruso (*)
L’odore dei soldi.
In odore di mafia.
Travaglio non guarda in faccia le persone. Le annusa. E poi le giudica.
Non c’è che dire: ha scelto sicuramente il senso più incerto di tutti per farsi guidare nel suo mestiere di giornalista.
Dicono ci voglia “naso” per farlo, certo, ma intendono intuito, non altro.
Travaglio invece ha preso in parola il motto ed eccolo lì a sniffare l’aurea delle persone su cui indaga.
E alla fine sentenzia: puzza; o non puzza.
Non so se avete letto il libro più famoso di Patrick Suskind, Il Profumo, ma il “megafono delle procure” (come lo chiama Facci) mi ricorda tanto l’inquietante protagonista del romanzo, quel Jean-Baptiste Grenouille in grado col suo olfatto micidiale di distinguere anche il più piccolo componente della più sofisticata delle essenze.
Travaglio ne è la brutta copia, l’imitazione snaturata del “dono”.
Il fatto è che il regno dei profumi è particolarmente etereo. Il rischio di sbagliarsi è altissimo. E se si confondono le dosi…viene fuori una schifezza che sa di rancido.
Marco Travaglio sbaglia continuamente le dosi. E tutto ciò che scrive sa di rancido.
Non a tutti, ovvio. Ha un discreto audience. Ma sta tutto da una parte. E si nutre dell’antiberlusconismo di cui è intriso ogni lavoro del nostro. Un cane che si morde la coda insomma.
Ha individuato il pubblico (quello di sinistra che odia il Cavaliere); scrive per quello e lo fa cercando di accattivarselo col suo piglio da giustiziere del regime che ha egli stesso (insieme ad altri) paventato.
Un capolavoro. Non di giornalismo, ma di machiavellica strategia commerciale. E forse anche un po’ politica.
Il risultato è una serie indicibile di calunnie e diffamazioni che a stargli dietro sarebbe da dedicargli un giornale quotidiano tutto per lui.
L’ultimo “caso Schifani” è il prodotto di questo “metodo” investigativo: selezioni il prescelto tra le fila dell’odiato, copi-incolli stralci scollegati di verbali che manco lo riguardano, reimpacchetti il tutto, gli appiccichi dietro il prezzo…e il libro è fatto. Ora non resta che pubblicizzarlo. Mega sintesi del libro e subdola diffamazione del protagonista di quel racconto parziale. Polemiche, ovazioni, chi sta di qua, chi di là e il gioco è fatto: migliaia di copie in vendita; migliaia di euro in arrivo. E le dichiarazioni dei redditi lievitano!
In realtà però le cose stanno diversamente.
Poichè si parla di Schifani, presentato da Travaglio come uomo delle istituzioni “in odore di mafia”, chiariamo i fatti di cui si (s)parla.
L’accusa travaglina è: nel 1979 il presidente del senato era amico di certi tizi che vent’anni dopo (ma lui questo non lo dice) sono stati processati per mafia.
La ricostruzione completa dei fatti però è un’altra.
Vediamo.
Tratto da Il Giornale.
[…] Render noto che nella società di brokeraggio di cui fece parte, c’erano anche Nino Mandalà e Benny D’Agostino che anni dopo sono stati riconosciuti come mafiosi, poteva anche starci. Ma a patto che si rendesse noto pure che nella società, messa su grazie ad accordi con autorevoli broker assicurativi del Nord, Schifani era entrato nel ’79 su richiesta dell’avvocato ed onorevole dc, La Loggia, uno che con la mafia non aveva assolutamente nulla a che fare. Aveva anzi cercato di tirarsi indietro dall’invito a partecipare, accampando scuse economiche da giovane di studio qual era. Ma poi fu convinto a farvi ingresso, versando i 3 decimi di quel 3 per cento di cui risultò proprietario: 1 milione e mezzo o poco più. Non solo: appena un anno e mezzo dopo, liquidò la sua quota (dicembre ’80). E all’epoca Mandalà era rispettato e noto concessionario delle benzine Fina, mentre D’Agostino faceva parte di una famiglia ben conosciuta che costruiva porti e banchine in tutta la Sicilia. Entrambi incensurati e senza macchia alcuna.
«Potevo sapere io, che 18 anni dopo, i due sarebbero risultati collusi? Avevo forse una sfera di cristallo?» s’è lamentato ieri Schifani con chi – come la Finocchiaro o il suo predecessore Marini – ha voluto fargli pervenire un chiaro segnale di solidarietà.
Ma questo Travaglio non l’ha raccontato. E si sa che lui è uomo d’onore. Come non ha specificato, il grimaldello dipietrista (come sempre di più si sostiene a Montecitorio e a Palazzo Madama) che lasciato lo studio La Loggia, Schifani era divenuto un brillante urbanista. Tanto da essere nominato dagli avvocati palermitani (e non dai politici) come loro rappresentante nella speciale commissione urbanistica del capoluogo siciliano. Cominciarono a chiamarlo un po’ ovunque, Schifani, per collaborare alla stesura dei piani regolatori di comuni piccoli e grandi, di centrodestra e centrosinistra. Il sindaco di Lercara Friddi, Biagio Favaro, esponente della Rete di Orlando, se ne servì spesso. Ma Travaglio questo non l’ha ricordato, lui è uomo d’onore. Si è soffermato invece, l’ospite di Fazio, su presunte rivelazioni del pentito Francesco Campanella (già Udeur) secondo il quale Schifani avrebbe avuto una consulenza urbanistica dal comune di Villabate il cui consiglio sarebbe stato sciolto d’autorità più tardi. Corretto, come no! Peccato Travaglio non abbia però fatto notare come non solo esistano relazioni scritte e firmate da Schifani nel corso della sua consulenza di 12 mesi. E che non abbia ricordato come lo stesso Schifani, eletto in Senato nel ’96, lasciò l’incarico. E non è ancora tutto: nel piccolo comune si rivotò nel ’98, ma solo nel ’99 il ministero dell’Interno decise di intervenire e di sciogliere il consiglio comunale in odore di mafia. […]
Insomma, ora dovrebbe essere tutto almeno un po’ più chiaro o, quantomeno, più esauriente che pria.
Ma capiamo bene quanto Travaglio possa sentirsi angosciato: lui, che s’ispira a Lirio Abbate e che aspira ad un posto nell’olimpo dei martiri con tanto di scorta, deve sopportare l’idea che un certo Schifani, l’altro ieri in odore di mafia, oggi presidente del Senato, solo ieri fosse stato minacciato sul serio dalla mafia stessa per essersi così tanto e così ben profuso nella battaglia per la stabilizzazione del carcere duro per i boss, ex 41bis…e lui la scorta la ottenne davvero.
Ahilui (Travaglio)…l’invidia gioca brutti scherzi!
(*) http://ilpensatore.wordpress.com/

Ferdinando dice:
Wednesday, 16 July 2008 alle 11:25
Carissimi,
navigo tra i travagli di facci e quelli di tanti altri blog che si rimpallano balle e controballe da più di un mese.
Dal primo VDAY è stato un crescendo di polemiche che hanno investito i personaggi abbandonando i contenuti. Si analizzano i miliardi di commenti critici per dire “guarda non ti fidare di quella persona perchè gli scheletri ci sono anche nel suo armadio”
ragazzi gli scheletri sono dappertutto e se ti dico che “non bisogna puntare sul nucleare” ma su “altri tipi di energie per diana” non ti focalizzare sulla diana ma apri un dibattito costruttivo sulle fonti di energia.
Gabriele, è giusta per te l’immunità delle 4 cariche dello stato? è giusto che ci siano condannati in parlamento? è giusto continuare a sprecare denaro pubblico per fare gli interessi di pochi?
Ieri sera ho visto il servizio sulla nuova altissima velocità NTV… ma i problemi attuali delle ferrovie?
Mi sembra di tornare a 30 anni fa quando passava il circo per le strade e tutti dimenticavano i problemi.
Fortza Paris dice:
Wednesday, 16 July 2008 alle 12:04
Peccato non compro il giornalaccio, non va bene neanche per il macero
Domenica dice:
Wednesday, 16 July 2008 alle 23:23
Una osservazione non polemica di una signora ancora in gioco: ma i cronisti d’alto bordo, invece di inseguire le intercettazioni a “luci rosse” e il lodo immunitario che non fa male a nessuno, perché non hanno seguito la pista abruzzese della quale da un paio di anni si parlava “ciù ciù ciù” nel milieu? E se l’orso, in crisi di (in)coscienza rivelerà che il miele serviva a tutti i PlantigraDi, in crisi dopo il blocco della provvista estera di Consorte, e non solamente a lui, che cosa penserà la gente? Sanità, sanità vò cercando…
Intanto sono andati a rassicurare l’orso in carcere (o ad invocare con lo sguardo il suo silenzio): non ti lasceremo solo, Ottaviano.
Carlo Gambino dice:
Saturday, 19 July 2008 alle 14:03
La frase di Schifani «Potevo sapere io, che 18 anni dopo, i due sarebbero risultati collusi? Avevo forse una sfera di cristallo?» è un’assurdità buona per i fessi…
Caro Mastellarini, ragiona un attimo, orsù.
Secondo te, a Palermo, un avvocato che si mette in affari con della gente NON SA CHI questa gente sia? Io sono palermitano e so SEMPRE con chi ho a che fare. E non sono certo un avvocato né un uomo d’affari né un politico. La realtà a Palermo è tale che DEVI SEMPRE sapere con chi hai a che fare. Sai com’è, qui da noi esiste una cosa che si chiama mafia.
“Il sindaco di Lercara Friddi, Biagio Favaro, esponente della Rete di Orlando, se ne servì spesso. Ma Travaglio questo non l’ha ricordato, lui è uomo d’onore.”
18 anni fa conobbi Totò Riina. Processatemi!
Non l’ha ricordato perché non è cosa infamante, né per Schifani, né per Favaro. Che discorsi.
Carlo Gambino dice:
Saturday, 19 July 2008 alle 20:05
Diciotto anni fa avevi dodici anni, Gabriele. E anche se fosse vero, vorrei proprio sapere chi te l’ha presentato! 😀
E ad ogni modo, su UNA cosa sono (forse) d’accordo con chi reputa inappropriate le parole di Travaglio su rai3 da Fazio: dire “Alla seconda carica dello Stato uno che ha frequentato gente in odore di mafia” (il succo era questo) serve a poco, soprattutto a noi siciliani che tentiamo di sopravvivere in un ambiente che sa di mafia in ogni momento.
Sarebbe bastato che Travaglio citasse le frasi pronunciate da Schifani nel corso della sua carriera politica. Roba da far impallidire, mai smentita dall’interessato. Ecco, quelli erano argomenti che senza dubbio avrebbero fatto riflettere tutti sull’inopportunità dell’avere Schifani alla presidenza del Senato.