Travaglio-satirico controtutti
Friday, 27 June 2008In pieno delirio di onnipotenza, il travaglino catodico attacca Sergio Romano, il Financial Times e chi più ne ha più ne metta.
Sul caso Mills ecco l’articolo odierno di Travaglio e un’opinione di Bruno Vespa (certamente più politicizzato, ma molto più autorevole del giornalista satirico).
di Marco Travaglio per L’espresso in edicola
Lo strano caso di Mister B.
Bill Clinton, allora l’uomo più potente del pianeta, subì tre processi senza fiatare. Non si capisce perché Berlusconi debba sfuggire alla giustizia L’avvocato inglese David Mills e, a destra,
Silvio BerlusconiCi mancava giusto monsignor Rino Fisichella, il cappellano della Casta, a invitare la magistratura “a rendere meno acuto il conflitto fra istituzioni e ridurlo con appropriate riforme”. Ora, a parte che non spetta ai giudici ridurre i conflitti con appropriate riforme, qui c’è il solito equivoco creato ad arte ogni qual volta – accade da 15 anni – Silvio Berlusconi non vuol farsi processare: l’equivoco del “conflitto fra politica e magistratura”.
Non c’è alcun conflitto. C’è un processo per un reato gravissimo: corruzione giudiziaria di un testimone, l’avvocato David Mills, che nel 2004 confessò al suo commercialista di aver ricevuto 600 mila dollari da ‘Mr. B.’ in cambio di due false testimonianze che lo tennero “fuori da un mare di guai”. Certo un’eventuale condanna sarebbe seccante per Mr. B., anche perché fa il capo del governo. Ma doveva pensarci prima di diventarlo.
Quando fu rinviato a giudizio, il 30 ottobre 2006, sedeva nei banchi della minoranza. Infatti accusò i giudici di “voler colpire il capo dell’opposizione”. Poi cadde Prodi e l’on. avv. Ghedini chiese di rinviare il processo a dopo il voto perché “non sia utilizzato strumentalmente in campagna elettorale”. La presidente Nicoletta Gandus, nota bolscevica, lo accordò. Ora le dicono che non può sentenziare nemmeno adesso, perché nel frattempo l’imputato è tornato premier “votato da 17 milioni di italiani” (Sergio Romano, ‘Corriere della Sera’).
Resta da capire quando si possa processare Mr. B. e quante leggi si debbano ancora sfigurare per garantirgli l’impunità. Lo stuolo di badanti che l’assiste in Parlamento, nelle tv e nei giornali (anche un ‘Financial Times’ insolitamente male informato) e lavora al lodo Schifani-2 ripete che anche “negli altri paesi” i premier sarebbero invulnerabili. Balle.
Come spiegò nel 2003 l’ex presidente della Consulta Leopoldo Elia, ”
in nessun paese d’Europa esiste nulla di simile al lodo Schifani. La sospensione dei processi per fatti estranei all’esercizio della carica vale solo per tre capi di Stato: Grecia, Portogallo e Israele. Il premier non ha alcuna protezione da nessuna parte”.
Il presidente israeliano Moshe Katsav s’è dimesso un anno fa perché accusato di molestie sessuali (ovviamente slegate dalla sua carica). E il premier Ehud Olmert, coinvolto in certi fondi illeciti, presto lo seguirà. Bill Clinton, l’uomo più potente del pianeta, subì tre processi senza fiatare. In Francia una prassi costituzionale ha consentito a Jacques Chirac di rinviare a fine mandato il processo per fondi illeciti al partito: ma era capo dello Stato.
Per il resto, in tutto il mondo libero il premier e le altre cariche sono regolarmente processabili durante il mandato. Ma non accade quasi mai, perché chi è imputato non viene candidato; e chi viene imputato una volta eletto, si dimette. All’estero ci pensano prima, noi dopo. Prima il peccato, poi l’indulgenza plenaria. Vero, monsignore?
di Bruno Vespa per “Panorama” del 20 giugno 2008
Lettera al giudice del caso Mills
Non sappiamo, ovviamente, se nel processo Mills Silvio Berlusconi sia innocente o colpevole. Poiché tuttavia la ricusazione del presidente della corte che lo giudica, anticipata in una lettera al presidente del Senato, ha mescolato ancora una volta politica e giustizia in termini che all’opinione pubblica possono arrivare poco chiari, sarebbe meglio se il presidente del Consiglio si presentasse davanti ai giudici (e alle telecamere) e leggesse una dichiarazione fatta pressappoco così.
«Signor Presidente, le ragioni per cui trovo ingiusto questo processo sono di merito e di metodo. Sul merito si sono pronunziati i miei legali, senza aver peraltro trovato ascolto presso l’ufficio del pubblico ministero. Non ho corrotto il signor Mills e d’altra parte sarebbe singolare corrompere il proprio consulente legale che si potrebbe ben diversamente blandire e retribuire. Ma è sul metodo, signor Presidente, che vorrei fare da qui una inquietante segnalazione agli italiani.
«1 miei legali mi hanno informato che questo processo si sarebbe prescritto da tempo se il pubblico ministero non si fosse prodotto in una delle tante riforme del Codice di procedura penale che mi accompagnano periodicamente ormai da 15 anni. Si sarebbe infatti teorizzato che la corruzione non scatta nel momento in cui il corrotto percepisce il denaro o ne accetta la promessa, ma dal momento in cui si avrebbe la prova che ha cominciato a spendere la somma percepita. E poiché questa prova si sarebbe avuta 2 anni dopo la presunta elargizione corruttiva, ecco spostarsi in avanti i termini di prescrizione.
«Ma e ‘è di più e qui sono costretto a chiamarla in causa, signor Presidente. Nei 15 anni in cui la mia attività politica è stata accompagnata da una clamorosa campagna giudiziaria, la mia fiducia nella magistratura talvolta ha vacillato, ma al fondo
non è mai venuta meno perché le tante fantasiose costruzioni della procura della Repubblica non hanno mai trovato, alla fine, il riscontro di una condanna definitiva. Ma in questa occasione, signor Presidente, mi consenta di chiedere agli italiani con quale serenità si sentirebbero giudicati da un collegio di tribunale guidato da una persona come lei, una dei leader storici della corrente di Magistratura democratica, che negli ultimi anni non ha mancato occasione per esprimere le più dure pronunce politiche nei miei confronti e in quelli dei governi che ho presieduto.
«Ella, signor Presidente, ha sottoscrino un documento in cui si auspicava fortemente la cancellazione delle principali leggi adottate dal mio governo fatte, a suo dire, “quasi esclusivamente al fine di perseguire gli interessi di pochi, ignorando quelli della collettività. Si tratta di leggi che hanno devastato il nostro sistema giustizia e compromesso il principio della ragionevole durata dei processi”.
«Di più: il 3 giugno 2006, alla vigilk del referendum abrogativo della riforma federale dello Stato, Ella si pronunziava in questi termini: “È importante opporsi a questa devolution perché è espressione della generale posizione antidemocratica… È sovrastata da un incombente potere autoritario e centralista, concentrato nelle mani del capo del governo”». In quale paese libero sarebbe consentito a un magistrato che si esprimesse così di giudicare il capo del governo che queste norme ha approvato?
«Per questo, signor Presidente, sono costretto a ricusarla. I miei legali ritengono che il processo Mills sarebbe comunque avviato alla prescrizione e si concluderebbe certamente con una assoluzione nei successivi gradi di giudizio. Ma non posso consentirle di emettere in questa sede una sentenza che sarebbe molto difficile non considerare politica».

DeanKeaton dice:
Friday, 27 June 2008 alle 11:02
Gentile Mastellarini,
vorrei segnalare ai suoi lettori, a proposito del caso Mills, anche l’articolo “Quel che so di Mills” di Filippo Facci. Quello de “Il Riformista”, non de “Il Giornale”.
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=IIVYT
Saluti
Charly dice:
Friday, 27 June 2008 alle 12:22
Bravo Mastella! Hai trovato il tuo porto (a porto). Certo definire Vespa autorevole è roba forte, ma ognuno si scegli i protettori che più gli aggradano…
Mastellaroni dice:
Friday, 27 June 2008 alle 15:25
Caro Mastellarini,
adesso Travaglio avra’ pure dei difetti, ma dire che Vespa e’ piu’ autorevole di lui mi sembra azzardato.
Forse una parte della magistratura sara’ anche politicizzata, ma ora non facciamo credere che mr. B. sia perseguitato, se si fosse comportato in modo piu’ limpido non avrebbero mai avuto modo di attaccarlo. L’articolo del Financial Times di cui si parla e’ abbastanza superficiale dal mio punto di vista. In ogni caso concordo pienamente con MT riguardo cio’ che ha citato nell’articolo.