Jacopo Barigazzi, l'uomo che non c'era (ma c'e')
Thursday, 21 August 2008di Guia Soncini (www.guiasoncini.com)
Ogni tanto, su qualche femminile anglofono, con la stessa costanza della dieta fallita e dei litigi di coppia sulla programmazione delle vacanze, salta fuori il tema del googling, ovvero come sarebbe costume diffuso, per le fanciulle al primo appuntamento, impiegare il tempo dei preparativi (quello che nello scorso decennio si sarebbe dedicato alla ceretta) a cercare su google vita e opere del tizio con cui si passerà la serata.
Ora, non so voi, ma io ho un solo parametro per distinguere gli uomini che ho davvero amato (quasi nessuno) da quelli di cui fatico a ricordarmi il cognome già la mattina dopo (comunque pochissimi: concorro alle semifinali della santità, la mia più prossima avversaria è la Binetti), e questo parametro è: zero occorrenze. Un uomo che voglia contare qualcosa nella mia vita su google non deve avere neppure un risultato. È una constatazione empirica (quelli che fin qui hanno contato qualcosa hanno in effetti zero risultati) ma è anche un pregiudizio: delle persone perbene non si occupa la stampa né i blog né nessun’altra schifezza che concorre a formare quella cosa chiamata circuito informativo, e io tendo a innamorarmi delle persone perbene.
Tutto questo per dire che, di questa storia di Furio Colombo che ha cercato su google Jacopo Barigazzi, cioè la firma dell’articolo su Newsweek che diversamente dal solito non demoliva Berlusconi, non l’ha trovato, e ha desunto che fosse lo pseudonimo di qualche parente di Berlusconi stesso, mi hanno colpito un paio di cose.
La prima è che siamotuttifuriocolombo: «E chi cazzo è Jacopo Barigazzi?» è stato anche il mio primo pensiero, prima ancora di leggere l’articolo, e l’inserimento di nome e cognome su google è stata l’azione successiva; c’erano altri suoi articoli sul sito di Newsweek e (nelle prime pagine, quelle che ho guardato) non molto altro, a parte una che su un blog del Sole 24 ore diceva che avevano fatto la scuola di giornalismo insieme, o qualcosa del genere (non ho la pazienza di andare a ricercare la citazione esatta).
La scarsità di risultati non mi ha però indotto a prenderlo in considerazione come buon partito. Vuoi vedere che il mio inconscio mi impedisce di soppesare la smaterassabilità di uno che scriva che Berlusconi non è tanto male?
(Ulteriore inciso: di fronte alla citatissima frase di Serra che dovrebbe frequentare meno intellettuali e qualche idraulico, il mio primo pensiero è stato che dovrei frequentare qualche berlusconiano, almeno uno, possibile che non ne conosca uno? C’è un elenco da qualche parte da cui possa pescare un nome di un elettore di Forza Italia cui chiedere di diventare amichetti? Per completezza, per curiosità antropologica, per dimostrare apertura mentale. Per vedere come sono fatti. Per noia.)
Tornando a Colombo e Barigazzi. La seconda cosa che mi ha colpito è che tutti quelli che si sono presi la briga di fare ricerche e poi scrivere in rete quant’è pirla Colombo citano come prova dell’esistenza in vita di Barigazzi il fatto che abbia un profilo su Linkedin. Ora io non dico che uno debba sapere come funziona Linkedin (e in generale quelle puttanate chiamate social network), cioè che il profilo di Barigazzi potrei benissimo averlo creato io attribuendogli qualsivoglia precedente occupazione, però mi chiedo: se uno non sa cos’è e come funziona, perché lo cita come prova dirimente? E, soprattutto: ma Linkedin e google a parte, possibile che ’sto povero cristo di Barigazzi non abbia tra i suoi difensori un amico, un collega, un’ex fidanzata che dica “esiste perché ci ho cenato ieri”, “esiste perché sono stato a casa sua”, “esiste perché mi ha attaccato una malattia venerea”? Mi vien voglia di offrirgli un piatto di minestra, povero.
Per saperne di piu’ sul caso Barigazzi-Colombo leggi anche
http://dituttounblog.com/editoriali/barigazzi-colombo-newsweek
http://www.dituttounblog.com/articoli/cazzi-barigazzi-colombo-dagospia
http://dituttounblog.com/articoli/colombo-barigazzi-polisblog-corriere
http://dituttounblog.com/articoli/clamoroso-parla-jacopo-barigazzi

skagerrak dice:
Friday, 22 August 2008 alle 14:50
Lo volete lo scoop?
il 26 marzo 2006 “L’unità” di Colombo pubblica un articolo che ne riprende uno del settimanale Newsweek.
Indovinate chi è il “giornalista” che parlando male di Berlusconi ha avuto l’onore di essere menzionato nell’organo ufficiale della Sinistra…
L’Unità 26/03/2006
Dall’amico americano, certo, il Berlusconi non si sarebbe aspettato un tiro mancino come questo, proprio a ridosso delle elezioni. L’edizione europea del settimanale Newsweek lo sbatte in copertina con una faccione accigliato e un titolo cattivo: Why Silvio Isn’t Smiling, perché Silvio non ride. All’interno, in un lungo articolo su «ascesa e caduta di Berlusconi», la rivista statunitense fa un’analisi della sua esperienza politica sottolineando come questi cinque anni alla guida del governo italiano abbiano soprattutto fatto male all’Europa. «Il pericolo reale che l’Italia di Berlusconi pone per l’Europa è economico. Durante il suo governo la quarta economia d’Europa è diventata l’anello debole dell’unione. Da un già anemico tasso di sviluppo del 1.8% l’italia ha rallentato sino allo 0.0.%. Niente!…». E Newsweek conclude: che Berlusconi «vinca o perda, l’Europa dovrà fare i conti con lui e col suo lavoro per molti anni a venire».Ma i giornalisti americani (provate a vedere chi sono qui sotto…N.D.R.) non sono poco convinti che Berlusconi possa farcela: «la macchina politica di Berlusconi è allo sfascio. Il suo primo dibattito televisivo è stato un disastro. La sua coalizione e il suo governo sono fuori controllo. Berlusconi sta attaccando ormai anche la grande impresa – nocciolo dei suoi sostenitori ieri – sempre più preoccupata per quel che sembra l’inarrestabile declino italiano. Ma mentre molti dei mali che affliggono l’Italia possono essere attribuiti al suo fiammeggiamente primo ministro, quelli più seri e che maggiormente minacciano il resto d’Europa sono destinati a durare indipendentemente da chi vincerà le elezioni».
La conclusione dell’articolo è sconfortante, non tanto per il premier, quanto per gli italiani e per il suo successore: «Le sue fughe e le sue figuracce sono state per troppo tempo un diversivo per i sempre più gravi problemi dell’Italia. Le difficoltà del Paese sono così formidabili che il suo successore dovrà essere quasi un superuomo per poter superare».
The Rise and Fall of Berlusconi
Is Italy’s flamboyant leader going down in flames?
By Jacopo Barigazzi In Milan, Eric Pape In Paris, Barbie Nadeau In Rome And Friso Endt In The Hague | NEWSWEEK
From the magazine issue dated Apr 3, 2006
Wittgenstein » Blog Archive » Voltare pagina dice:
Friday, 22 August 2008 alle 16:39
[…] arriva il bello. Viene fuori che l’Unità stessa citò un articolo del Barigazzi che ora sostiene inesistente o irrilevante due anni fa: perché criticava […]
Colombo, Barigazzi, ma soprattutto Guia Soncini « Champ’s Version dice:
Friday, 22 August 2008 alle 22:32
[…] Quanto scritto nei commenti qui è una cosetta su cui riflettere; se è vera, infatti, attiene ad una cosa chiamata onestà […]
Aulin dice:
Monday, 25 August 2008 alle 13:40
Bilanci falsi per 30 mld
L’Ue smaschera Prodi
di Claudio Borghi
Scoperto l’ultimo bluff dell’Unione: hanno spostato da una Finanziaria all’altra un patrimonio per incolpare Berlusconi dei loro conti in rosso. Ecco svelato il sistema di Padoa Schioppa: creare delle voci “una tantum” per gonfiare il deficit
L’esperienza della sinistra al governo nella scorsa legislatura potrebbe presto arricchirsi di un altro primato: quello del «falso in bilancio» più grande della storia, una cifra vicina ai 30 miliardi di euro (sessantamila miliardi delle vecchie lire) con i quali si sarebbero inutilmente «sporcati» i conti pubblici italiani allo scopo di far sembrare peggiore la situazione ereditata dal governo Berlusconi e accreditarsi come risanatori. Di questa cifra Eurostat ha già accertato l’inesistenza di quasi 15 miliardi e, secondo quanto risulta al Giornale, i conti italiani sarebbero «sotto revisione» per quanto riguarda la somma rimanente.
Facciamo un passo indietro: l’indicatore più popolare per misurare la «performance» della politica economica di un governo è l’evoluzione del rapporto fra il deficit e il Prodotto interno lordo. Questa misura è importante sia in senso assoluto (perché se eccede stabilmente il 3% l’Europa apre una procedura di infrazione) sia in senso relativo perché si possono confrontare i comportamenti dei diversi Stati fra di loro e rispetto alla media europea. Ogni governo è «responsabile» degli anni per i quali firma la legge finanziaria che, come è noto, stabilisce spese e entrate per l’intero anno. Pertanto economicamente vengono per convenzione attribuiti al centrosinistra i risultati degli anni dal 1997 al 2001, al centrodestra quelli degli anni dal 2002 al 2006, di nuovo a Prodi gli anni 2007 e 2008. Ebbene, Prodi, Padoa-Schioppa e Visco si inventarono delle voci «una tantum» che pesarono sul deficit italiano del bilancio 2006 per circa due punti in modo da consegnare alle stampe e a un’imbarazzata Istat un dato pesantissimo: meno 4,4%, il risultato peggiore dal 1996 e che sarebbe rimasto alle cronache come responsabilità del governo di centrodestra. Peccato però che queste voci fossero inesistenti.
La prima di queste voci fantasma, relativa a possibili rimborsi sull’Iva delle auto aziendali e pesante per ben 15 miliardi di euro, è già stata cassata da mesi (nel silenzio generale) da Eurostat che ha provveduto a classificare come «metodologicamente scorretto» il carico di spese solo eventuali e non ancora verificatesi sul bilancio 2006. La cosa è immediatamente verificabile dal sito di Eurostat dove il rapporto deficit/Pil per l’Italia nell’anno in questione appare ora ridotto al 3,4 per cento.
Nella stessa nota in cui Eurostat accerta il primo falso nel bilancio statale però c’è anche una nota che indica come le voci relative a «investimenti infrastrutturali» siano sotto esame. Di cosa si tratta? È una storia incredibile, che indica con quanta spregiudicatezza si sia mosso il governo Prodi pur di poter addossare al governo precedente responsabilità non sue. L’ultimo dei 1.364 commi della legge finanziaria per il 2007 (quella famosa del «più tasse per tutti») è molto strano: dice, come da prassi, che la legge entra in vigore il 1° gennaio «tranne» quattro commi che, in modo del tutto irrituale, entrano in vigore il 27 dicembre. Tali commi prevedono l’accollo dello Stato dei debiti delle Ferrovie dell Stato per 13 miliardi che quindi, per tre soli giorni, venivano caricati totalmente sull’esercizio 2006. Un vero e proprio colpo di mano che era inoltre finanziariamente indeterminato, perché il decreto attuativo sarebbe stato emesso solo in seguito.
C’è di peggio: esiste la prova che Eurostat aveva imposto sin dal 2005 un diverso criterio di imputazione del deficit. L’istituto europeo aveva classificato tale somma come debiti dello Stato nel 2005 e, secondo quanto si può leggere sul rapporto che accompagnava la riclassificazione, aveva stabilito tassativamente che fossero imputate come deficit solo e solamente le cifre relative a debiti giunti a scadenza e non onorati dalle Ferrovie e, in ogni caso, solo per gli anni in cui queste scadenze fossero avvenute. Non c’era quindi nessuna ragione per disporre l’accollo di una simile cifra e soprattutto nessuna motivazione per una così clamorosa forzatura contabile, congegnata in modo da gonfiare il deficit 2006, anzi, Eurostat aveva espressamente deciso tutt’altro.
Alla luce di tutto ciò si capisce l’imbarazzo dei contabili europei nell’avere «sotto revisione» dei numeri che risultano falsati per quasi 30 miliardi con conseguente difficoltà di raccordo di cifre che impattano l’intero bilancio dell’eurozona. Se, come pare, anche l’accollo dei debiti delle Ferrovie – dato il palese artificio contabile e l’esplicita indicazione contraria del 2005 – verrà cassato da Eurostat, bisognerà riscrivere la storia economica delle ultime legislature, ammettendo che il risanamento era stato in effetti iniziato dal governo Berlusconi, dato che il centrodestra, senza il «superfalso» in bilancio della sinistra, risulta aver ricevuto un deficit/pil al 3,1% ed averlo riconsegnato migliorato al 2,5% (in controtendenza con la media dell’Europa a 15 nazioni che, nel periodo, ha al contrario leggermente peggiorato tale rapporto). Risulterebbe invece così pressoché nullo il risultato dell’ultimo governo di Prodi, Diliberto e Di Pietro, ai quali potrebbe rimanere invece il poco ambito riconoscimento come «autori del massimo falso in bilancio» in Europa: curioso destino per chi ne aveva fatto un simbolo delle malefatte del centrodestra.
Margherita dice:
Monday, 25 August 2008 alle 14:47
caro Emanuele, usi il verbo cacciare con evidente piacere, ricordati che quasi tutti i lettori pochi purtroppo comprano l’Unità solo per Travaglio. più parlate male di Travaglo più noi floresdarcaisti e dipietristi lo amiamo
asdrubale dice:
Monday, 25 August 2008 alle 18:25
Povero Furia, smentito pure dalla gruber, non ne azzecca più una.
Quando suona, suona per tutti (la campana).