NON SPARATE SUL SOLDATO COLOMBO. Corriere, Polisblog e Rocca (Il Foglio) lo pizzicano su Barigazzi, ma lui insiste su L'Unità di oggi, prontamente rismentito da noi e da dagospia

Thursday, 21 August 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

Da Polisblog.it. Chi è Jacopo Barigazzi, l’articolista di “Newsweek” reo di aver promosso i primi 100 giorni di Berlusconi? Per Furio Colombo già direttore de L’Unità, si tratta di uno pseudonimo: “Se cercate in rete troverete che Jacopo Barigazzi è l’autore di un trattato sulle fratture del cranio pubblicato nel 1518″.

Ecco perchè le lodi del settimanale americano al Cavaliere vengono subito etichettate da Colombo come “un miracolo tra i tanti del nostro padrone”. In realtà, secondo l’editorialista del quotidiano fondato da Gramsci, Berlusconi il pezzo se lo è scritto da solo: il giornalista non esiste, è un “corrispondente fantasma”, come si sono affrettati a chiamarlo tutti i giornali dopo la gaffe di Colombo.

Eppure, ancora oggi, c’è chi, in rete, pensa davvero che Jacopo Barigazzi sia solo un fantomatico medico del sedicesimo secolo. Bastava leggere Linkedin come abbiamo fatto noi, per scoprire che il cronista che ha firmato il pezzo “Miracolo in 100 giorni” è un giornalista a tutti gli effetti e, al momento, non solo lavora per Newsweek ma anche per la nostra Adnkronos.

Il Corriere della Sera del 18 agosto 2008
Colombo, Newsweek e il mistero dello studioso di teschi del ‘ 500
ROMA – «Molto in questo Paese, è crudele, molto è inventato, molto è pura apparenza». È un fondo indignato quello di Furio Colombo sull’Unità di ieri.
Vede «allarmanti analogie» con il fascismo e anche con il nazismo (la Polonia invasa nel ‘ 39). Stigmatizza Amato e Bassanini che «collaborano» con il nemico (Berlusconi). E, nella foga, se la prende con l’autore dell’«articolo d’elogio» a Berlusconi, apparso su Newsweek, ricorrendo addirittura a un omonimo di cinque secoli fa. «Se cercate in rete troverete che Jacopo Bigazzi è l’autore di un trattato sulle fratture del cranio pubblicato a Bologna nel 1518». Cercando «Bigazzi», però, si trova il co-conduttore della «Prova del cuoco», Giuseppe. Un banale refuso quello di Colombo: il vero nome del giornalista è Jacopo Barigazzi. Colombo aggiunge: «Troverete anche… Ma è bene non guastare il divertimento degli investigatori virtuali». In rete si trova un fiorire di blog che accusano Barigazzi di essere un signor nessuno. E anche alcuni che lo accusano di nascondersi sotto lo pseudonimo dell’ autore del trattato del 1518, siti che potrebbero aver ispirato l’ ex direttore dell’Unità nella sua invettiva sull’ autore dell’ articolo incriminato. Altra traccia, un’intervista a Berlusconi. Colombo scrive: «È solo un miracolo tra i tanti del nostro padrone». Ma Barigazzi, il cui articolo era elogiativo per metà, è ben conosciuto nella stampa italiana. Laureato in Filosofia a Milano, ha seguito un master di giornalismo e lavorato a Cnbc e Reuters. Ora scrive per l’ Adn Kronos ed è corrispondente di Newsweek. Un suo articolo del 15 aprile descriveva «l’ampio sorriso da lucertola» di Berlusconi, «la sua scintillante miriade di conflitti d’ interessi» e spiegava che «a 71 anni, sembra offrire sempre le stesse vecchie cose».

Da camilloblog.it, il blog di Christian Rocca (giornalista de Il Foglio)

Fondato da Antonio Gramsci e affondato da Furio Colombo
La cosa che mi ha fatto più ridere ultimamente è l’ennesima scivolata di Furio Colombo su Jacopo Barigazzi di Newsweek. Dopo non averlo trovato su Internet, anche perché digitava un altro nome, e dopo aver suggerito che in realtà Barigazzi non esiste, ora sostiene sempre sul giornale da lui affondato che Barigazzi è un giornalista sconosciuto (a lui certamente), una nullità, uno che non esiste perché non è iscritto alla sede della stampa estera a Roma. Barigazzi, però, sta a Milano.
E ora, come ha scritto il Foglio oggi, non vedo l’ora che esca il nuovo giornale (Le manette? Il Penitenziario? Il Secondino? Il momento magico?) edito da Tonino Di Pietro e Chiarelettere, starring Colombo, Padellaro, Travaglio e diversi sostituti procuratori.

L’Unità 21 agosto 2008 Il caso del corrispondente fantasma

di Furio Colombo
Capisco che sia imbarazzante elogiare Berlusconi su un giornale americano (Newsweek) mentre l’autore dell’elogio, italiano, sta in Italia, e dunque non rappresenta l’opinione di quel grande Paese lontano. Capisco che lo sia ancora di più se la persona riteneva soltanto di eseguire un ordine ricevuto, da portare a termine ripetendo, frase per frase, i testi del dottor Bonaiuti.

Capisco che ti auguri che la piccola vicenda (il favore di un pacchetto azionario a un altro pacchetto azionario) fili via liscia, ma poi vedi il tuo pezzo citato da tutta la stampa italiana come «il riconoscimento tanto atteso della grande stampa americana al successo dei primi cento giorni di Berlusconi». Capisco che ti auguri di non essere notato tra la folla, in modo da non essere professionalmente ricordato per questa impresa che è falsa o perché è falso l’autore (che in Rete risulta un medico bolognese del Sedicesimo secolo) o perché è falso il testo (non si tratta di una valutazione americana del “successo” di Berlusconi ma di un impasto fatto in casa).

Comunque, il merito di questo giornale è di avere, unico e solo, puntato il dito verso lo strano evento. Eppure siamo nel Paese che ha ventidue scuole di giornalismo (senza contare i masters).
Quel puntare il dito sul fantasma redivivo di Jacopo Barigazzi è stato fatto in sole tre righe, verso la fine dell’editoriale di domenica 17 agosto.
Le ripeto (mi ripeto e chiedo scusa) per comodità del lettore: «Se cercate in Rete troverete che Jacopo Barigazzi è l’autore di un trattato sulle fratture del cranio pubblicato a Bologna nel 1518».

C’era, nel testo dell’Unità, un refuso. Ma non è questo che ha fatto saltare i nervi ai colleghi del Il Giornale . So che chi non segue Il Giornale, organo principe della vasta editoria di Berlusconi non ci crederà. Ma un certo Federico Novella (non ho verificato, ma spero che almeno lui esista) ha dedicato alle mie tre righe una pagina intera in cui l’autore di quelle tre righe (sì, le tre righe che avete appena letto e niente altro, sull’argomento) viene accusato di “delirio” (nel titolo) di un po’ di demenza, «un parente con manie che non preoccupano più, al massimo suscitano un mezzo sorriso».

E anche: «Chissà che cosa gli sarà scattato nella testa al Colombo furioso quando ha visto il prestigioso settimanale “Newsweek” che intitolava “Miracolo Berlusconiano”».
Ma c’è di più, sempre a proposito di quelle tre righe: «Veleni quotidiani che l’editorialista continua a propagare nelle sue lenzuolate in prima pagina. Talvolta mancando non solo di buon senso ma anche di buona educazione». Come dire: “Per Dio, qualcuno lo faccia smettere”. Infatti aggiunge (sia pure per riempire, secondo il mandato non facile, l’intera pagina): «pensavamo che le invettive di Furio Colombo potessero elevarsi. Oggi scopriamo che si sono elevate troppo».

Ah, dimenticavo che la pagina, oltre che da una grande fotografia del sottoscritto, è completata da un secondo lavoro giornalistico firmato Paolo Bracalini. Il suo contributo è offrire la seguente prova di vita umana e professionale dello “editorialista” senza volto che ha definito “miracolo berlusconiano” i cento giorni del Lodo Alfano, delle impronte digitali ai bambini Rom, dello “stato di emergenza nazionale” improvvisamente dichiarato (come in Pakistan) nell’Italia di Ferragosto: «Ho prove certe della mia esistenza, dice al telefono Jacopo Barigazzi corrispondente dall’Italia del settimanale americano». Non una parola di più. Non una notizia di più sull’avventuroso editorialista.

***
Come vedete, per l’Unità un successo di cui vantarsi, anche se giungesse più o meno a conclusione di un vivace lavoro per questo giornale. Infatti una intera pagina di quotidiano, impostata sugli insulti e la denigrazione più scomposta per rispondere a un dubbio di tre righe, è una clamorosa e un po’ incauta conferma di quel dubbio. Tanto più che – nell’intera pagina – tra “deliri” e insinuazioni di fastidiosa senilità (ma stiano attenti al loro padrone, anche lui ha superato da un po’ i settanta) solo una riga è dedicata alla prova di esistenza dello editorialista fantasma. E si tratta di una prova di esistenza “per telefono”. In un thriller commerciale non si potrebbe fare di meglio.

Quanto ai fatti:
Uno: non c’è traccia del nome Barigazzi (scritto con o senza refuso) tra i centodieci nomi di giornalisti di tutto il mondo, compresi i collaboratori, che appaiono nella gerenza di ogni numero del “Newsweek”.
Due: l’ufficio di corrispondenza di Parigi non indica corrispondenti italiani con il nome Barigazzi o con altri nomi.
Tre: alla associazione Stampa estera (con sede in Via Dell’Umiltà 83/c 00187 Roma) nessuno, tesoriere incluso, ha mai sentito parlare di un Jacopo Barigazzi.

Questo non vuol dire che non esista o il nome o la persona o – in qualche altra mansione o lavoro – la reincarnazione del medico esperto di crani, quando correva l’anno 1518.
Vuol dire – e questa è la notizia – che quando “Newsweek” ha dovuto fare un favore a Berlusconi, lo ha fatto al livello più schivo e marginale possibile, in modo quasi segreto, con una persona quasi inesistente. La benevola “grande stampa” e Tv italiana hanno fatto finta di celebrare un trionfo.

Per approfondire leggi anche

http://dituttounblog.com/editoriali/barigazzi-colombo-newsweek 

http://dituttounblog.com/articoli/tutti-i-cazzi-di-jacopo-barigazzi

http://dituttounblog.com/articoli/cazzi-barigazzi-colombo-dagospia

 

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  1. asdrubale dice:

    Thursday, 21 August 2008 alle 20:35

    Povero Furio, come stava meglio alle isole Cayman.

  2. luigi dice:

    Thursday, 21 August 2008 alle 23:33

    Che Furio Colombo abbia perso il senno è fuor di dubbio. Che a dare lezioni di giornalismo a Colombo sia Christian Rocca mi sembra ancor più ridicolo. Scrive il nostro eroe:”Affondata(L’Unità) da Furio Colombo”. Ma uno che scrive (dagli USA) su un giornale tenuto artificialmente in vita dal denaro dei contribuenti italiani dovrebbe esimersi da questo tipo di analisi.La tiratura de Il Foglio arriva a malapena a 10.000 copie. Per fare un raffronto, il quotidiano abruzzese Il Centro sfiora le 30.000 copie giornaliere.
    Citiamo ancora Rocca: “E ora, come ha scritto Il Foglio oggi, non vedo l’ora che esca il nuovo giornale(Le Manette, Il Penitenziario, Il Secondino, Il Momento Magico?) edito da Tonino Di Pietro e Chiarelettere, starring Travaglio, Colombo, Padellaro e diversi sostituti procuratori”. Dunque il nostro editorialista liberal-neocon manifesta la sua allergia alle manette e al giustizialismo. Il 5 agosto 2008 Christian Rocca pubblica su Il Foglio e sul blog Camillo una recensione del film Batman Il Cavaliere Oscuro. Recensendo il film il Rocca si avventura in uno spericolato paragone tra Bush e l’uomo pipistrello. Ecco riportati ampi stralci dell’articolo: “La sceneggiatura sembra scritta da Dick Cheney, più che dai fratelli Christopher e Jonathan Nolan.
    Sì, è vero: tutti i film con supereroi raccontano la battaglia tra il bene e il male e il rapporto tra il grande potere e l’enorme responsabilità che ne consegue. Però qui Batman è proprio spiccicato a Bush, come scrivono sia gli entusiasti conservatori del Wall Street Journal sia gli inorriditi radical del Washington Independent. Sentite che cosa dice il valletto e fidato consigliere Alfred Pennyworth – una specie di Cheney di Batman – al supereroe sconsolato perché non si capacita della lucida follia del capo terrorista Joker: “C’è gente che pensa che sia divertente. Alcuni uomini non sono mossi da motivazioni logiche, come per esempio i soldi. Certi uomini non possono essere comprati, intimiditi, portati alla ragione. Non ci si può negoziare. Alcuni uomini vogliono soltanto vedere il mondo bruciare”. Joker, insomma, è Osama bin Laden o Ahmadinejad. Batman-Bush invece è il supereroe costretto a compromettere i suoi e i nostri valori per salvare Gotham e il mondo da un pericolo ben più grave. Batman a un certo punto usa un sofisticato sistema segreto di intercettazioni universali per individuare la postazione di Joker, una versione cinematografica del programma di sorveglianza delle agenzie di intelligence di Bush. Batman non lo fa per ascoltare le conversazioni private dei cittadini di Gotham, ma il suo illegale sistema di controllo dei telefoni di tutta la città resta una violazione della privacy che fa rabbrividire uno dei suoi principali collaboratori, il quale sembra uscito da un editoriale del New York Times per come prova ad argomentare la sua opposizione. Batman arriva anche a torturare Joker per strappargli informazioni vitali, così come nella realtà è capitato agli agenti della Cia con i capi di al Qaida. Non è bello e non è giusto, ma il film sottolinea che talvolta è necessario. Batman è divorato dal suo dilemma: non vorrebbe mai abusare del suo potere per salvare la città, ma ogni volta che rifiuta di violare il suo codice morale e si trattiene, come quando sceglie di non uccidere Joker, il cattivo ne approfitta e la situazione peggiora”.

  3. Furio colpisce ancora! | www.dituttounblog.com - dituttounblog.com dice:

    Tuesday, 26 August 2008 alle 13:36

    […] ma vero, il Furio infilza un’altra gaffe a breve distanza dal “caso” Barigazzi. Domenica pubblica un lungo articolo sull’Unità.it dal titolo “L’opposizione”, nel quale […]

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