EDITORI IMPURI. Nicotri (L'espresso) dice la verità: "Su Corriere e Stampa non leggerete mai un'inchiesta sulla Fiat, su Repubblica non si parlerà degli affari di De Benedetti e sul Giornale di quelli di Berlusconi". "L'espresso. Una volta era L'espresso…"

Sunday, 5 October 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

Questo pezzo di Pino Nicotri riassume ciò che vado dicendo e scrivendo da molti anni. Leggetelo attentamente. (g. mast.)

di Pino Nicotri (giornalista de L’espresso) per giornalettismo.com

I giornali di carta stampata sono di fatto solo il retro di un manifesto pubblicitario, perché è il numero delle inserzioni pubblicitarie e non i fatti e le notizie a determinare il numero della pagine dedicate agli articoli, che comunque non possono eventualmente contrariare troppo l’inserzionista.

E in ogni caso ormai gli editori di giornali non sono più solo editori, ma anche finanzieri, industriali, imprenditori dei tipi e dei settori più vari, che usano il proprio giornale o la propria quota di giornale come vetrina per se stessi o come taxi per i propri affari o come strumento per tacere sulle proprie magagne anziché per parlare delle magagne di tutti.

La Stampa e il Corriere della Sera non hanno mai potuto e non possono fare inchieste serie sulla Fiat e sulla qualità delle sue auto, così come oggi il Corriere non può parlare come forse sarebbe il caso delle imprese di Salvatore Ligresti, uno dei suoi proprietari. E se il “salotto buono” annovera impresari e gentiluomini come Ligresti, e se ha rischiato di vedersi accomodare sui suoi divani i “furbetti del quartiere“, chissà cosa saranno i salotti cattivi, peraltro sempre più numerosi.

Il Giornale non può dire la sua come dovrebbe non solo sul suo padrone ufficiale, Paolo Berlusconi fratello di Silvio, ma neppure su Silvio e la marea di bella, brava e onesta gente di cui da sempre e solo si contorna. Idem per Repubblica e L’espresso, che una volta era L’Espresso: non ci leggeremo mai una inchiesta seria sugli affari di Carlo De Benedetti, per non dire su quello dei suoi figli, anche loro miracolati dalla sorte come i vari Agnelli e berluschini.

Le genuflessioni dei mezzi di comunicazione non deve avere avuto un ruolo secondario nel fatto, tutto italiano, che le grandi dinastie imprenditoriali da noi vanno in vacca al più tardi alle terza generazione, con la già seconda più intenta a godersi la vita e la fortuna accumulata dai padri fondatori che a fare l’interesse aziendale e generale.

Idem per i giornali di sinistra, che difficilmente possono fare analisi sulle incapacità e a volte magari disonestà delle propria “aree di riferimento”, ma anche dei propri politici “di riferimento”, e relativi amici e amici degli amici. Ognuno ha i suoi furbetti.

Tratto da: http://www.giornalettismo.com/archives/6466/eccoci-qua/

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  1. asdrubale dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 11:06

    Si vabbè, ma è il segreto di Pulcinella.

  2. Luca Viscje Brasil dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 16:35

    Sono contento e stupito del fatto che queste cose le dica un giornalista. Certamente ce ne sono di bravi, onesti e che ancora riescono a fare liberamente il proprio mestiere, ma sono talmente pochi (e relegati a piccole testate) che mi stupisco quando ne incontro uno.

    Ogni giornale ha un argomento tabù, ma l’argomento tabù per tutti sono LE BANCHE. Che sono dentro dappertutto.

    Un saluto.

  3. Paolo Rossi dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 17:24

    non è bello, ma se gli interessi sono chiari il pluralismo può essere una difesa contro l’invadenza dei media.

    e comunque sulle notizie vere, sul Corriere scusatemi ma si legge veramente tutto. Abbiamo anche letto, in tempi non sospette, analisi impietose di Massimo Mucchetti, giornalista di razza, sull’azionista Telecom.

    Il corriere non farà inchieste sulla fiat, ma non nasconde le notizie

    Rossi l’abbiam capito che sei corrierista
    complimenti
    gm

  4. Paolo Rossi dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 18:00

    Semplicemente mi piace il corriere

  5. Gabriele Mastellarini dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 19:13

    @ Rossi

    Anche a me piacerebbe scriverci…
    ps. se vi serve un collaboratore son disponibile
    grzie

    gm

  6. Alberto Santangelo dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 19:23

    Chi i giornalisti italiani siano tra i più servili nel mondo non è una gran notizia. E’ un problema che riguarda anche la maggior parte dei blogger (Grillo&Casaleggio).

  7. Wil Nonleggerlo dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 19:59

    L’argomento di questo post è un ulteriore conferma alla difficile libertà informativa del nostro paese.

    Non centra nulla, ma io amo il quotiano, mi piace il suo formato, il fatto di prenderlo in edicola al mattino, insomma non vi rinuncierei mai.

    Tutto nacque per caso molti anni fa, avevo circa 14 anni e mio zio, portiere di notte in un lussuoso hotel della città, mi portava ogni giorno una copia di Repubblica, ogni tanto del Corriere.

    Senza accorgermi iniziai a leggere testi ed editoriali, firme e commenti.

    Oggi, dopo 10 anni ruoto l’acquisto dei quotidiani in maniera vorticosa. Se mio papà rimane costante sul Corriere il lunedì ed il venerdì, utilizzo gli altri giorni per acquistare l’Unità, la Stampa, Repubblica, Liberazione, il Manifesto, il Foglio, il Messaggero.

    Amo cambiare. Ovviamente questo è un vezzo, ci aggiungo una buona dose di internet e libri.

    Se dovessi dire su due piedi il quotidiano che preferisco, oggi come oggi forse propenderei per la Stampa.

    Wil

  8. Gruppo Delfini Curiosi dice:

    Sunday, 5 October 2008 alle 21:11

    Di servi ce ne sono sempre stati troppi, tanti quanti i ruffiani.

  9. Fabrizio Spinella dice:

    Monday, 6 October 2008 alle 23:32

    Quando Massimo D’Alema (chinate il capo) era presidente del gruppo PDS alla Camera, in una intervista a La Stampa diede del “mascalzone” a un magistrato della Procura della Repubblica di Roma: «Anche noi (comunisti) siamo stati accusati di aver preso i soldi dal PCUS. Ma poi siamo stati assolti. E mentre quel mascalzone del pubblico ministero chiese l’archiviazione per effetto dell’amnistia, il GIP ha emesso una sentenza più favorevole per noi: in essa spiegò che il PCUS aveva dato soldi al PCI fino al 1979, mentre solo dal 1981 furono proibiti per legge i finanziamenti stranieri ai partiti».
    Chi ha un buon archivio e una buona memoria, vada a leggere se ci furono reazioni.

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