Lettera aperta al fondatore de "L'espresso", Eugenio Scalfari
Friday, 13 June 2008AL FONDATORE DE L’ESPRESSO, DOTT. EUGENIO SCALFARI
Egregio direttore,
Mi permetto di disturbarLa per pochi secondi e raccontarLe una vicenda che, forse, potrà interessarLe visto che stamane se ne parla anche sulla prima pagina de “Il Giornale”, storica testata fondata da Indro Montanelli.
L’argomento di cui si parla è L’espresso, lo splendido settimanale da Lei pensato più di cinquant’anni fa e divenuto, nel corso degli anni, simbolo di indipendenza, di giornalismo libero e d’inchiesta, iniziando proprio dalla famosa inchiesta sul “Sacco di Roma”, scritta da Lei mezzo secolo fa.
Io, a suoi occhi, sono un Signor Nessuno. Un umilissimo cronista di provincia che, alla soglia dei trent’anni, ha provato a lanciarsi in questo mestiere collezionando alcune prestigiose collaborazioni in riviste scientifiche, giornali e periodici nazionali. Da un anno e mezzo il sottoscritto era riuscito a ritagliarsi uno striminzito (ma, per me, enorme) spazio nelle pieghe de L’espresso, nella gran parte dei casi nella prestigiosa rubrica Riservato. Rubrica che, in passato, ha visto alternarsi firme prestigiosissime del giornalismo nazionale quali (ne cito solo alcuni) Antonio Padellaro, Bruno Manfellotto e il compianto Claudio Rinaldi che, negli ultimi anni, ne occupava un posto fisso con la sua rubrica.
Per quanto mi riguarda, nel corso di quest’anno e mezzo, ho dato il mio umilissimo contributo, da ultima ruota del carro insomma, anche se talvolta miei articoli più ampi sono stati pubblicati nelle pagine di Attualità ed Economia.
Mi scusi l’eccessiva introduzione, vengo subito al dunque. Da una settimana a questa parte i miei rapporti con la testata di via Colombo risultano “sospesi sine die”. Non riuscendone a capire i motivi, ho provato a chiedere spiegazione al direttore, ma la sua segreteria mi comunica che (testuale) “purtroppo i numerosi impegni del direttore, non le permettono di inserire in agenda altri appuntamenti”. Non sono certo io a poter cambiare una fitta agenda di incontri ma almeno – per un principio di buona educazione che Lei certamente comprenderà – mi si poteva dare un appuntamento con un vicedirettore, un caporedattore, un caposervizio, un redattore, un usciere, insomma qualcuno dal quale potessi capire l’accaduto ed esporre la mia versione. Come in un Paese civile qual è l’Italia.
Ma l’Italia è anche il Paese delle chiacchiere e dei pissi-pissi. E dal palazzone dell’Eur qualche “pissi-pissi” è uscito, arrivando dritto dritto al mio orecchio.
Le correnti di pensiero, caro direttore, sono due. La prima – più ufficiale – è una mia esclusione dalle pagine dell’espresso per aver rettificato su un popolare sito web ad un intervento della dottoressa Augusta Iannini in Vespa, notissimo magistrato e moglie dell’ex direttore del Tg1. Da comune cittadino (e non parlo da giornalista) ho fatto notare alla gentilissima dottoressa Iannini che la sua versione su un dato fatto verificatosi nel 2003 non combaciava con la realtà e mi sono limitato a presentare un articolo del Corriere della Sera.
Forse l’espresso si è sentito impropriamente tirato in ballo nella querelle (che è rimasta sul filo del sarcarsmo e dell’ironia) e, per questo, me ne scuso pubblicamente con Lei e con tutti i colleghi e i collaboratori della testata. Insomma, accetto la squalifica, ma che sia temporanea e non un benservito, in fondo, non credo di aver fatto nulla di così grave.
Poi c’è la seconda corrente di pensiero, quella dei pissi-pissi che vedo riconfermata oggi sul “Giornale” nell’articolo “Il divo”, firmato dal giornalista Filippo Facci. Lo stesso Facci, sabato scorso, aveva ripreso dalle stesse colonne alcune mie riflessioni liberamente pubblicate sul mio blog www.dituttounblog.com, dalle quali l’espresso è completamente estraneo, come è facilmente intuibile.
Sfortuna ha voluto che quelle opinioni riguardassero un noto giornalista-satirico torinese che, ironia della sorte, è tenutario di una rubrica sulle pagine de l’espresso. Ma che non ci sia stima tra colleghi, specie se collaboratori, non credo sia un problema per l’espresso purché quello che si pubblica sia interessante per i lettori. Cito, a mero titolo di esempio, il recente caso Eco-Arosio. Non credo che tra i due, oggi come oggi, ci sia un rapporto di amicizia ma vedo che entrambi lavorano congiuntamente al progetto de l’espresso, per il bene dei lettori e per far crescere la testata.
Ma nel mio caso, e torno all’articolo del “Giornale”, sembrerebbe (parlo al condizionale, sia chiaro) che il più noto collega torinese abbia posto una sorta di aut-aut all’espresso: o la mia firma o quella dello sconosciuto Mastellarini. Spero non sia davvero così, perché si tratterebbe di una cosa squallida, degna della Repubblica Sociale Italiana e non della Repubblica Italiana.
Fatto sta che io oggi sono fuori dall’espresso e nessuno vuol parlare con me.
Queste le mie riflessioni, il resto lo lascio a Lei egregio direttore. Vorrei essere giudicato per quello che ho scritto e ho detto e non essere “epurato” per conto terzi. Ma se così fosse lo accetterò ugualmente, accodandomi alla schiera degli esclusi dall’espresso, ultimo dei quali il collega Enzo Vizzari recentemente defenestrato non so ancora per quale motivo.
Con stima.
Gabriele Mastellarini

Wolf dice:
Friday, 13 June 2008 alle 11:17
Gentile Gabriele,
leggo la sua lettere, via imbeccata di Facci. Credo che le sue ultime amare riflessioni siano esemplificative. Lei paga forse la giovane età, perché parole più pesanti le ha scritte D’Avanzo su Repubblica, ma chiaramente egli è intoccabile ed è un gigante nei confronti della pulce travaglio. Le dico subito che io sono un liberale ed il travaglio mi fa orrore. Detto questo le esprimo solidarietà e mi domando se la FNSI spenderà parole a sua eventuale tutela. Regards.
cragga dice:
Friday, 13 June 2008 alle 11:24
Ciao,
ti segnalo che i feed visualizzano solo 2 voci e non le solite 10/15
c
enzo dice:
Friday, 13 June 2008 alle 14:01
Signor Gabriele, confesso che fino a stamattina lei era per me un perfetto sconosciuto. Apprendo la sua vicissitudine con l’Espresso tramite l’Appunto di Filippo Facci, giornalista che adoro per la sua verve, e mi creda non mi sono meravigliato affatto di quello che le sta accadendo.
In questa benedetta Nazione si parla di democrazia, di libertà di espressione, si danno patenti ideologiche ogni battito di ciglia, ma questo sempre e secondo il loro tornaconto, specialmente quello politico.
Mi creda Gabriele, ancora oggi, la cosiddetta casta preferisce le travagliate alla alle normali riflessioni che giornalisti come lei cercano di comunicare alla gente comune; gente comune che si è rotta ampiamente le scatole a sentire certe prese di posizione che non hanno nulla a che vedere con il comune vivere giornaliero.
Chiedo scusa di eventuale errori, interargire con un giornalista è cosa difficile ma il tutto era per esprimerle la mia più totale solidarietà e non speri nella FNSI, quelli vivono in un altro mondo. Tanti auguri.
Mauro dice:
Friday, 13 June 2008 alle 15:10
Secondo me, questo sì che è un VERO “editto bulgaro”!
amsicora dice:
Friday, 13 June 2008 alle 17:27
la vicenda è incredibile.
spero si risolva presto nel migliore dei modi
Maury dice:
Thursday, 19 June 2008 alle 12:13
Caro Gabriele non e’ niente altro che la riprova di quello che ti ho gia’ scritto nel commento della tua risposta a “Libero”.Pazienza e vedrai che prima o poi anche San Travaglio da Torino si prendera’ un paio di calci nei cxxxxxxi!!!
Maury