Travaglio vs. Mastellarini. Dov'è finita la libertà di stampa?
Friday, 13 June 2008di Francesco Caridi (giornalista professionista, scrittore)
Il fatto: il giornalista Gabriele Mastellarini, tra i suoi “pezzi”, cita episodi che riguardano la magistrato Iannini (ne “L’Espresso”) e critica nel suo blog il collega Marco Travaglio (sedicente autore di satira). I due naturalmente s’incavolano: la magistrato, con eleganza ed ironia; il collega, con una parolaccia. La polemica con la magistrato è ripresa da “Dagospia” e circola tra gli addetti ai lavori; quella con Travaglio è ripresa dal caustico Facci ne “il Giornale” e diventa di dominio pubblico. Il fatto che la polemica avvenga tra due collaboratori de “L’Espresso” suscita ovviamente maggiore curiosità, specie dopo l’affondo di D’Avanzo de “la Repubblica” (dello stesso gruppo editoriale) contro il modo di fare giornalismo di Travaglio.
La situazione: Travaglio è professionalmente “assicurato”, ha i suoi numi tutelari nella sinistra radicale, vende i suoi prodotti alla gente di bocca buona e, visto che il mercato editoriale esige rimasticature, riproduce se stesso, sempre nello stesso numero dell’uomo-cannone (che le spara quindi grosse); mentre Mastellarini, che è più giovane e più colto di lui, non è protetto da nessun contratto e da nessun padrino, cerca di farsi spazio con la serietà dei suoi articoli (anche ne “il Mondo”, il “Sole 24 Ore”, in riviste culturali) e, come nella vicenda della magistrato Iannini, se eccede, riconosce l’errore o la presunta caduta di stile. In lui non c’è malafede, ma entusiasmo.
Il sospetto: qualcuno avrebbe fatto sapere a Mastellarini che i suoi “pezzi” non sono più graditi a “L’Espresso”. Per quale motivo?
C’è chi pensa alla magistrato Iannini, che è donna potente ed influente come il marito Bruno Vespa (troppo intelligente per dedicarsi a ritorsioni, con tutto quello che ha da fare con i potenti di turno). Ma, siccome la magistrato Iannini è stata già altre volte presa di mira da “L’Espresso” (e suo marito pure), non penso che ora la direzione della rivista abbia inteso farle il regalo di “punire” Mastellarini.
C’è chi d’altro canto pensa a Travaglio, che ha una rubrica fissa su “L’Espresso”, dove ricicla e rimastica quello che ha già scritto altrove. Travaglio si mostra perfido, insulta con giri di parole, è un “fascista” piemontese che nasconde la sua predilezione politica giovanile, è un cattolico che fa peccato contro il prossimo ogni qual volta apre la bocca. Per questo, non si può escludere che abbia influito sulla scelta de “L’Espresso” di fare a meno dei “pezzi” di Mastellarini: “O io, o lui”. Classico.
A questo punto, dato che è stato chiamato in causa “L’Espresso”, che non è un bollettino parrocchiale, sarebbe il caso che la direzione del settimanale spiegasse a Mastellarini perché non vuole più i suoi “pezzi”.
Il silenzio invece autorizzerebbe commenti malevoli per una testata di sinistra che si erge giustamente sempre a difesa della libertà di stampa.
Pubblicato su “La Riviera”, settimanale di informazione, attualità e cultura, pag.1
