Pubblicità: consulenti del lavoro bocciati

Monday, 14 July 2008
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Gabriele Mastellarini per “Il Mondo”

«Di che taglia è la vostra azienda?». «La busta paga? Diamola a un service». Dieci anni fa la società Inaz Paghe pubblicizzava così il servizio di elaborazione informatica delle retribuzioni.

Slogan contestati dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma che presentavano denuncia all’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato, accoglieva solo in parte le tesi dei professionisti. L’Authority, all’epoca presieduta da Giuseppe Tesauro, bocciava il claim «La busta paga? Diamola a un service», perché «non trasparente», ma legittimavao l’altro messaggio promozionale che «non costituisce pubblicità ingannevole».

I rappresentanti dei consulenti del lavoro non mollavano e dopo cinque anni, il 15 maggio 2003, hanno visto premiati i loro sforzi dal Tar del Lazio secondo il quale «il servizio full service proposto da Inaz induce in errore i suoi naturali destinatari, facendo ritenere che le imprese si possano rivolgere alla società privata per l’assolvimento di tutti gli adempimenti relativi ai propri dipendenti».

Partita chiusa? Macché. Dopo cinque anni, precisamente il 9 giugno scorso, il Consiglio di Stato ha ribaltato il Tar del Lazio chiudendo, definitivamente, la vicenda. «I messaggi sono obiettivamente non ingannevoli, in quanto rappresentano in modo corretto l’attività offerta dalla società», scrivono i giudici amministrativi lasciando l’amaro in bocca al Consiglio Provinciale di Roma e al Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro che dovranno rassegnarsi agli spot di Inaz Paghe, purché la concorrenza non sia sleale. 

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