Il basso imperatore del basso impero

Thursday, 25 June 2009
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berlusconi-stern

dal blog di Gianni Barbacetto

Il satrapo anziano, l’utilizzatore finale, l’uomo col cerone in faccia s’incammina tristemente verso il declino. Non sappiamo quanto durerà questa agonia, ma sappiamo che è già iniziata e che è irreversibile. Per quanto si sforzerà di dimostrarsi un uomo di Stato, chi lo guarda avrà sempre in mente le immagini delle feste a Palazzo Grazioli o a Villa Certosa, la ragazzina minorenne che viene da Casoria, l’harem delle squillo di lusso che lo chiamano “papi”, le farfalline in regalo per tutte, il ballo stretto con la escort “Alessia”, il lettone dove lei lo ha aspettato e dove ha passato la notte con lui. Fatti privati? Gossip? Complotto internazionale? I suoi dipendenti e i suoi servi, politici e giornalisti, ripetono il ritornello. Ma restano i fatti. Certo: il Tg1 di Augusto Minzolini, lo Squalo diventato acciuga, non li racconta. Certo: Alfonso Signorini, sugli house organ di famiglia (scusate la parola), “Chi” e “Il Giornale”, tenta di mostrare un nonno affettuoso dall’immagine irreprensibile. Ma i fatti resistono perfino alla poderosa propaganda di regime.

C’è uno strano imprenditore barese, Gianpiero Tarantini, che procura appalti per sé e affari per altri con una intensa attività di lobbing a suon di sesso e droga, prostitute e cocaina. Riesce a diventare amico del presidente del Consiglio, inviandogli frotte di ragazze disponibili a fare da cornice alla sua vecchiaia di uomo potente e solo. Fatti privati, come dicono i servi? No, per molti motivi, che elenchiamo in ordine di peso crescente.

1. Il presidente del Consiglio non è un privato cittadino, che può fare nel suo letto ciò che vuole: è un uomo pubblico, deve avere uno stile di vita sobrio, adeguato al suo ruolo.

2. Deve mostrarsi anche coerente con i principi che professa: se si proclama cattolico e vuole i voti dei cattolici, non può contraddire troppo palesemente la morale cattolica.

3. Tarantini è un imprenditore il cui fine è realizzare affari, fare soldi: se il presidente del Consiglio accetta, come “utilizzatore finale”, le ragazze che lui gli manda, poi per “ringraziarlo” dovrà dare in cambio qualcosa. Contatti? Appalti? Entrature? Ma questo scambio ha un nome: corruzione.

4. I comportamenti sessuali di una persona restano privati solo finché non interferiscono con il suo ruolo pubblico e istituzionale. Nel caso di “papi”, le interferenze sono molteplici: ha chiesto assunzioni in Rai (tramite Saccà) per compensare le sue amichette; ha promesso candidature elettorali e carriere politiche a ragazze che lo avevano compiaciuto (alcune candidature sono state confermate, altre bloccate solo dopo le critiche di Fini e la denuncia di Veronica; del resto, anche la escort Patrizia D’Addario, in arte “Alessia”, è stata candidata alle elezioni a Bari nella lista “La Puglia prima di tutto”); gli affari di letto diventano più importanti degli affari di Stato, se è vero che la notte del 4 novembre 2008 “papi” ha preferito trattenersi con le squillo piuttosto che partecipare, come programmato, alla notte elettorale in cui Obama è diventato presidente degli Stati Uniti.

5. Un uomo che ha incarichi istituzionali non deve mai mettersi in condizione di essere ricattabile. Perché ne andrebbero di mezzo non gli affari suoi, ma gli affari di Stato. Un uomo di Stato ricattabile è un pericolo per le istituzioni. E quanta ricattabilità si incontra nelle vicende di “papi”, dalle telefonate dell’inchiesta Saccà (per esempio quelle tra Evelina Manna e Elena Russo) fino alle escort baresi.

In questo clima da basso impero, tra una festa e l’altra in stile brianzolo-briatoresco, la crisi economica continua, la disoccupazione sale, il pil scende. Per evitare il ridicolo, oltre che l’ingorgo in Parlamento, la maggioranza di governo ha fatto slittare a settembre la discussione della nuova legge sulla prostituzione, che punisce anche il cliente delle prostitute (l’«utilizzatore finale»). Va avanti invece sulle intercettazioni, con la tentazione di utilizzare la nuova legge-bavaglio per bloccare anche l’indagine di Bari. Intanto le ragazze coinvolte nelle feste si moltiplicano e si cominciano a individuare organizzatori e “api regine”. Sul piano politico, si apprende quali sono i meriti acquisiti presso Berlusconi da una candidata al Parlamento europeo, Licia Ronzulli, molto spinta da “papi” e dal partito, tanto da superare in preferenze, lei giovane e sconosciuta, tanti politici più esperti e scafati: è stata l’organizzatrice delle feste a Villa Certosa, la responsabile della “logistica”, efficientissima a smistare ospiti e ragazze. Questo è gossip o politica? (25 giugno 2009)

Berlusconi: "Le vere storie d'amore non si cancellano mai"

Tuesday, 23 June 2009
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b-berlusconi

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

La frase del titolo è del nostro amato premier, l’ha detta durante un intervista al settimanale “Chi” ed è riferita alla moglie, Veronica Lario.

Ebbene, nel corso della sua struggente storia d’amore, già molti mesi prima che la consorte annunciasse la volontà di divorziare, Silvio Berlusconi si intratteneva nelle sue residenze con frotte di giovani ragazze che gli potevano essere figlie. Patrizia D’Addario (trent’anni più giovane del premier) sostiene di aver passato la notte con lui la sera dell’elezione di Barack Obama, ovvero il 4 novembre dello scorso anno. A confermarlo, i racconti delle altre partecipanti ai festini. Checché ne dica Minzolini nei suoi editoriali al borotalco dal Tg Nebbia, qualche fatto da raccontare c’è, anche se al momento non penalmente rilevante per Berlusconi. Poi vagli a dare torto alla moglie se lo vuole mollare, è anche verosimile pensare che le sue attività goderecce avranno un certo influsso sulla gestione legale della separazione e del divorzio.

Berlusconi nel corso dell’intervista aggiunge anche: “Non ho nulla di cui dovermi scusare con nessuno. Non c’è nulla nella mia vita privata di cui io mi debba scusare“.

Don Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana, forse ha una visione diversa della vicenda, e scrive: “E’ stato superato il limite della decenza“, invocando una valutazione etica da parte della Chiesa. Sciortino definisce “indifendibile” la posizione del premier ed aggiunge: «Non basta la legittimazione del voto popolare o la pretesa del “buon governo” per giustificare qualsiasi comportamento, perché con Dio non è possibile stabilire un “lodo“, tanto meno chiedergli l'”immunità morale”».

Hai visto mai che dopo le toghe non si cominci a parlare anche di tonache rosse.

C'è una cosa che Berlusconi dovrebbe fare: ritirare il ddl Carfagna sulla prostituzione

Tuesday, 23 June 2009
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carfagna-montecitorio

di Franco Bechis* per www.francobechis.it

C’è un disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri guidato da Silvio Berlusconi nel settembre 2008 e trasmesso in Senato dal primo firmatario, il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, che rischia di dovere essere cestinato. Porta il numero 1079 e il titolo «Misure contro la prostituzione». E’ molto duro e punisce anche i clienti delle belle di notte.

Spiegando «Se la prostituzione come tale deve considerarsi fenomeno di allarme sociale, non può ammettersi un distinto trattamento fra chi la eserciti e chi se ne avvalga (il cliente)». Per entrambi quindi, in casi dettagliati dalla norma, si rischia l’arresto da 5 a 15 giorni. Norme ancora più dure per chi «compie atti sessuali con minori»…

Secondo le norme in vigore salvo rari casi specificati un minore sopra i 16 anni (e con una casistica più ristretta sopra i 14 anni) può decidere liberamente di avere una relazione sessuale con un adulto maggiorenne, indipendentemente dalla sua età. Secondo il ddl Berlusconi-Carfagna invece «Chi compie atti sessuali con minori in cambio di denaro o qualunque tipo di utilità (anche non economica), anche solo promessi, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da 1.500 a 6 mila euro». Norme assai dure proposte dal legislatore, allo scopo di punire severamente la tratta delle ragazzine- quasi sempre straniere- costrette spesso con la violenza a prostituirsi in Italia.

E’ proprio per questo disegno di legge e per i suoi contenuti particolarmente cogenti e limitanti la libertà dei cittadini che nessun membro del governo in carica ha diritto ad invocare la privacy sulle proprie abitudini sessuali. Chi avendo nelle mani il potere legislativo restringe anche in questo campo limitandola (anche per ottime ragioni) la libertà di tutti, è tenuto poi a rendere conto anche dei suoi comportamenti privati nello stesso campo.

Questa- che nessuno invoca– è la vera questione politica che emerge dalla inchiesta di Bari nata sugli appalti nella Sanità pugliese e poi deviata sulle feste, le cene e i ricevimenti del premier Silvio Berlusconi nelle sue residenza private.

L’unico tema politico in un paese liberale è che chi ha il potere legislativo non vieti ad altri quello che invece concede a se stesso. Per questo oggi quel disegno di legge, che il governo per altro ha abbastanza abbandonato nel suo iter legislativo, stride con quanto sembrerebbe emergere dalle deposizioni di alcune ragazze davanti alla procura di Bari. Lo dico perché non è uno scandalo, anzi, è legittimo che la vicenda Bari si trasformi in polemica politica. E non è invocabile la privacy sullo stesso tema su cui il premier legifera oltretutto in modo assai restrittivo della libertà altrui.
Detto questo appare evidente come la vicenda barese sia stata utilizzata dagli avversari politici esclusivamente come clava da bandire in campagna elettorale, e non per sventolare un vessillo liberale. E’ una vicenda da prendere assai con le molle, frutto di dichiarazioni di una ragazza che si reca dal presidente del Consiglio italiano allo scopo confessato di vendicarsi di un presunto torto subito e poi provare a ricattarlo. Vicenda cui una fuga di notizie che non si sa se provenga dalla magistratura inquirente o dalla forze di polizia giudiziaria offre il detonatore, e alcuni quotidiani e uomini politici la cassa di risonanza buona per consentirle di fare il giro del mondo.

Curioso tanto scandalo in un paese che ha concesso la massima onorificenza pubblica, il seggio da senatore a vita a Emilio Colombo, e lo ha fatto per il suo ruolo politico, mettendo giustamente in secondo piano ogni aspetto della sua vita privata o sanitaria.

Il paese che oggi dedica tanta attenzione alle foto-ricordo di due ragazze in un bagno di palazzo Grazioli è lo stesso che due anni fa linciò in ogni modo Maurizio Belpietro, reo di avere pubblicato una foto che era stata sequestrata: quella di Silvio Sircana, portavoce del premier Romano Prodi, in auto fermo a parlare con un travestito. Molti di quelli che oggi si scandalizzano per la vita privata di Berlusconi, allora si indignarono per il “fango” gettato su Sircana e sull’utilizzo di alcuni media per fare solo “gossip senza rilevanza penale”. Walter Veltroni chiese di “rispettare le persone ed evitare che finiscano nel frullatore. Non si può rovinare la vita delle persone per vendere mille copie in più». Berlusconi prese le parti di Sircana e perfino delle veline intercettate da un pm di Potenza. Fu coerente e liberale, anche se oggi non ha par condicio.

Ma è proprio per quella coerenza che dovrebbe riporre nel cassetto quel ddl sulla prostituzione. O rivederne alcune norme, che rischiano di essere assai illiberali…

* Direttore di Italia Oggi

Berlusconi intima il silenzio. Il Tg1 di Minzolini si accuccia obbediente

Monday, 22 June 2009
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staino-tiggi

Editoriale di Alessandro Cardulli per www.dazebao.org

Il silenzio. Ma non quello che si sente suonare nelle caserme oggi, purtroppo non più da un trombettiere ma su un nastro registrato. O quello di  parate, cerimonie militari, dal vivo, con il trombettiere in carne e ossa. O quello, struggente, malinconico, di Nini Rosso che vendette ben dieci milioni di dischi e che, quando ci lasciò, colpito da un mare incurabile, quasi quindici anni fa risuonò in suo onore.

No, il silenzio di cui parliamo è qualcosa di più prosaico, quasi volgare: è l’ordine impartito da Berlusconi a tutti i suoi cortigiani di non parlare più del marciume che emerge dall’inchiesta di Bari, delle testimonianze delle “segnorine”, di quel Tarantino che, ogni volta che parla, peggiora la situazione. Facciamo un esempio: dice che le fanciulle non più in fiore che portava alle feste di Berlusconi non le pagava, le rimborsava, quasi fosse un’altra cosa. Non solo, ripete come un disco inceppato che il premier non sapeva niente e chiede scusa a Silvio per il disturbo che gli ha creato. Forse non si rende conto  che così inguaia ancora di  più il nostro ”papi”.

Nessuno aveva ancora posto il problema se Silvio sapeva e non sapeva. Lui ha fatto cadere l’attenzione su un particolare non secondario. E’ mai possibile che Silvio pensasse che le “segnorine” partecipassero alle feste, magari qualcuna anche tirandosi giù le braghe, scusate gli slippini nel caso li indossassero, per amore? Amore a prima vista, perché fino all’ingresso a Palazzo Grazioli o a Villa Certosa lo avevano visto solo in tv. E’ vero che il settantatreenne presidente del consiglio ha un suo fascino particolare ma non tanto, crediamo, da far prender posto nel suo letto a una ragazzotta di belle speranze. Del resto, che alberghi come l’Hotel De Russie, cinque stelle di fronte alla scalinata di Piazza di Spagna costano, quasi cinquecento euro a sera per una camera normale, il Valadier, nei pressi di Villa Borghese, un po’ meno, ma sempre una cifra. E poi tutti i regalini esposti come trofei dalle visitatrici dell’Hotel Grazioli o dell’Hotel Certosa. Tutte contente le novelle vispe Terese di oggettini che il cavaliere ha loro raccontato di aver personalmente disegnato.

Ma,  dice Briatore, che di queste cose se ne intende, “ Silvio ne avrà distribuiti a migliaia. Mia moglie Elisabetta ne ha non so quanti”. Insinua qualcosa il Briatore? Scherziamo. La realtà è che si sussurra che il premier abbia un fornitore particolare che gli fa pervenire tutto il made in China che vuole. Piccole cose, ma in un mare di fango. Ha ragione Berlusconi, meglio tacere, non rispondere, fare silenzio. Del resto il povero Ghedini è sempre più smunto, con le occhi cerchiati come un pugile suonato, pallido, nervoso. Feltri, nel nobile tentativo di difenderlo, mette in discussione la virilità del cavaliere. Non sia mai. Anche Confalonieri, il suo compagno di merende, non sa più a che santo rivolgersi. Ferrara è colto da trabocchi di bile. Mario Giordano, lo stridulo direttore del Giornale, rilegge gli articoli in cui raccontava le giornate radiose del capo in venerazione della famiglia, Veronica, i figli, i nipoti. Villa Certosa veniva descritta come una chiesa. Si mette le mani nei capelli quando scopre che chiesa sarà, ma sconsacrata dopo le prese di posizione di Avvenire, il giornale dei vescovi.

Allora, davvero, il grande silenzio evocato dal capo. Il primo a rispondere è Augusto Minzolini, il neo direttore del Tg 1, quello che informa (dovrebbe) il maggior numero di italiani. Nel suo Tg il silenzio regna sovrano. Delle vicende di Berlusconi non si parla. Di politica non si parla. Non si sa mai. Solo Berlusconi, se in prima persona, e non contraddetto da alcuno, può occupare il piccolo schermo. Bari? Cos’è? Non si conosce neppure il nome. Scompaiono anche i magistrati rossi perché nominandoli, si deve anche dire che fanno. Silenzio. Si dice che l’ideale per Minzolini sarebbe fare un telegiornale dove c’è solo la sigla. Le notizie non esistono. Sono un’invenzione di chi complotta contro Berlusconi. Anche il lungo servizio su come mangiano gli italiani ha suscitato le perplessità del direttore: non si sa mai che qualche malintenzionato dal nostrano amore per la pasta possa risalire alle cenette a base di champagne, no spumante italiano, proprio champagne, all’Hotel Grazioli o all’Hotel Certosa.

No, solo la sigla, basta e avanza. Appena insediato si è subito accucciato. E con lui, pare, anche i giornalisti. Un silenzio gelido, meschino, servile. Quello di Nini Rosso era un’altra cosa.

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Ministro Carfagna, è ancora contro la prostituzione nelle “case”?

Monday, 22 June 2009
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da www.ilponente.com

Il caso ‘’squillo” a Palazzo Grazioli e Villa Certosa fa affiorare alla mente le parole dell’11/9/08 della ministra Mara Carfagna: ”Mi fa orrore questo fenomeno, non comprendo chi vende il proprio corpo per trarne profitto, ma comprendo che esiste e non si puo’ debellare, come la droga. L’idea di prostituirsi in cooperative e nelle case chiuse mi fa rabbrividire, come donna impegnata in politica sono consapevole che il fenomeno esiste e va contrastato”.

E in un’intervista del 14/9/08 (pubblicata nel sito governoberlusconi.it) la stessa ministra aggiungeva: ”Non abbiamo toccato la legge Merlin nella parte in cui sancisce il divieto di esercitare la prostituzione all’interno delle case ”chiuse”… Per un’organizzazione criminale sarebbe difficilissimo operare in una casa”.
Ammesso e non concesso che Massimo D’Alema avesse avuto sentore (forse dal ministro Raffaele Fitto?) dell’inchiesta di Bari, in realta’ l’11/9/09 la moglie del premier, Veronica Lario, aveva scritto al Corriere della Sera: ”La verita’ del rapporto tra me e mio marito non e’ neppure stata sfiorata”.

Quali altre scosse dobbiamo aspettarci? E perche’ la Chiesa tace? Forse per non entrare nella vita privata del Presidente del Consiglio? Giusto.

Allora perche’ il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari per la Pastorale della salute, il 27/2/09 ha detto: ”Abbiamo un comandamento, il quinto, che dice di non uccidere. Chi uccide un innocente commette un omicidio e questo e’ chiaro. Se Beppino Englaro ha ammazzato la figlia Eluana allora e’ un omicida”?

Ma esiste anche il sesto comandamento, o sbaglio?

Alla faccia del ”family day”.

Credo che Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi abbiano commesso un grosso errore, dovevano chiamarla ”Zozza Italia”.

Giovanni Panunzio, insegnante di religione

Questa volta non andrò a votare al referendum

Friday, 19 June 2009
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maiale

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

No, questa volta non ci sto. Ho iniziato a partecipare ai referendum nel 1974, anno della storica battaglia sul divorzio, seppure non potessi ancora votare per motivi anagrafici. Ho contribuito con volantinaggio a favore del divorzio: davanti alle chiese, la domenica mattina al momento del massimo afflusso, quello della messa. Non vi dico le urla che si sono sentite da parte dei parroci.

L’anno successivo mi è stato recapitato il primo certificato elettorale e da quel momento mi sono sempre, e ribadisco sempre, recato ad esprimere il mio parere sui quesiti referendari, ritenendolo strumento di democrazia. Ho deciso che è giunto il momento di fare una pausa.

Gli attuali quesiti, se avranno successo, trasformeranno una legge elettorale porcata in una vera maialata. Nel caso altamente improbabile del raggiungimento del quorum, se vincessero i “SI”  non verrebbe attuato nessun correttivo alla principale iniquità della attuale legge: l’impossibilità per gli elettori di poter esprimere la preferenza ai candidati. In compenso, al singolo partito di maggioranza relativa verrebbe magicamente assegnato un premio, così da permettere alla lista (non più alla coalizione) che ottiene almeno un voto in più di tutti gli altri di governare con ampio margine.

Indipendentemente dal fatto che è ben noto quale sia l’attuale partito di maggioranza relativa, la possibilità che in futuro la situazione possa cambiare non implica affatto un miglioramento. I partiti stanno allegramente sguazzando nella porcata: il dissenso interno e la dialettica sono azzerati, pena la non candidatura dei non allineati. Per bene che vada, il dissidente può ottenere un posto solo in posizioni in fondo alle liste, come dire tanto per fare numero e con la certezza matematica di non avere alcuna possibilità di venire eletto. La forza dei candidati, nell’ormai lontano ricordo del sistema proporzionale, era il peso delle preferenze ottenute alle elezioni. Oggi invece vale di più il personaggio mediocre, ma fedelissimo nel leccaculismo ai vertici, anziché il preferito dalla base.

Ed allora mi domando: perché contribuire a questo scempio? L’unico quesito degno potrebbe essere quello della scheda verde, che vorrebbe abolire la possibilità per un singolo di candidarsi in più circoscrizioni. Non cambierebbe nulla, a dettare legge sarebbero sempre e comunque i personaggi che hanno in mano il vero potere, all’interno dei partiti.

A parte i risultati di questi referendum, va fatto notare come persone ed organizzazioni che si sono prodigate nel raccogliere firme a favore degli stessi abbiano cambiato idea strada facendo. Non per fare nomi, ma solo un cognome: Di Pietro ha mobilitato l’Italia dei Valori per la raccolta delle firme, poi ha forse letto meglio i quesiti e c’ha ripensato. Oggi indica di votare “NO” ai referendum, quegli stessi che anche lui in prima persona ha voluto. Bella coerenza, complimenti.

Il lato scoperto del governo

Friday, 19 June 2009
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daddario-aprile

Da più di cinquanta anni la vita privata dei presidenti dei Consiglio italiani, ma anche di importanti leader politici e di rappresentanti delle istituzioni viene protetta e blindata in ogni modo dalla sicurezza pubblica.

Non sono mancati premier e importanti esponenti di ogni partito, anche della Dc, che nella vita privata hanno razzolato assai meno bene di quel che sarebbe apparso nelle dichiarazioni e battaglia pubbliche. Amanti, relazioni anche omosessuali, feste private non sono mancate. Non una foto, un video, un resoconto, un’indagine è scappata.

E’ questo il lato che più preoccupa perfino gli esponenti più seri dell’opposizione delle vicende che riguardano Silvio Berlusconi: il tema è l’assenza di protezione e sicurezza.

All’ora di pranzo sotto il mio ufficio ho incontrato ieri un uomo serio e cristallino come l’ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, oggi parlamentare del Pd. Il colloquio è stato privato, mi perdonerà però se ne rivelo parte del contenuto, perché le sue osservazioni raccontano molto del disagio che si vive anche in quel partito e soprattutto centrano il tema più delicato di quel che sta avvenendo in queste ore.

“Ho incontrato a cena ieri sera dei colleghi del Pdl”, spiegava Sposetti, “e ho chiesto loro se sono impazziti: volete preoccuparvi di garantire una volta per tutti la sicurezza del presidente del Consiglio? Ma non è un tema solo loro. Berlusconi è il presidente del Consiglio d’Italia, io ho rispetto per le istituzioni. Qui non è questione di vita privata o meno.

Come è possibile in Sardegna o a Portofino fare cinquemila fotografie che ritraggono il premier e i suoi ospiti in casa? Certo, si è trattato di un flash. Ma come ci riesce un flash può arrivarci una pallottola. Che fa la sicurezza? E nessuno è preoccupato della gravità di quanto sta accadendo? E’ protetta così la residenza romana del premier? Chiunque può introdurvisi, scattare foto, effettuare registrazioni, farle circolare senza che nessuno sia in grado di impedirlo o di saperlo prima?”.

Sposetti è appunto politico limpido, di quelli rari. Ha senso delle istituzioni come chi è cresciuto a quella grande scuola politica del partito comunista. Ma la sua preoccupazione non è solitaria. “Beh, certo che tentare di sfruttare politicamente quel che sta accadendo è da matti”, sostiene ad esempio Bobo Craxi, pur ritenendo che un presidente del Consiglio dovrebbe evitare situazioni che lo mettano troppo a rischio, “ma sbagliamo noi a non capire la gravità”. Non è un tema di donnine. Ma di sicurezza delle istituzioni

Nota di Franco Bechis via Facebook

FINI: A RISCHIO LA FIDUCIA NELLA POLITICA

Friday, 19 June 2009
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(AGI) – Roma, 19 giu. – Gianfranco Fini non ritiene vi siano pericoli di instabilita’ politica, ma non nasconde la sua preoccupazione sull’effetto che le attuali turbolenze potrebbero provocare sui cittadini.

“Non vedo rischi di instabilita’ per il governo”, ha dichiarato il presidente della Camera dopo il suo intervento al Cnel sul ‘Futuro del parlamentarismo in Italia e in Germania’. Esiste, ha pero’ aggiunto, “un rischio di minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, cioe’ del fondamento della democrazia”. E questo, ha ammonito, e’ “un tema che non riguarda governo o opposizione, ma tutti gli attori della politica italiana“.

Una via da percorrere per evitare questo rischio, e “ce ne sono tante di strade”, e’ quella delle riforme condivise, ha sottolineato Fini. “Se si parte dal presupposto che le istituzioni sono di tutti, sarebbe opportuno che quando si parla di riforme non si seguisse la via delle modifiche a maggioranza, ma quella delle riforme condivise”, ha spiegato il presidente della Camera.

Sempre in quest’ottica, Fini ha poi rinnovato il suo appello ad andare a votare al referendum domenica. “Non bisogna perdere l’occasione di andare a votare al referendum, a prescindere che si voglia votare si’ o no”, ha detto, “rinunciare al potere di far sentire ai palazzi della politica la propria voce significa rinunciare a un’importante modalita’ per riavvicinare cittadini e politica”.

Dieci domande a Massimo D'Alema

Friday, 19 June 2009
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dalemometro

Personalmente, mi sono sembrate più pungenti ed attuali le “dieci domande” formulate da Repubblica a Berlusconi. Però anche queste sono niente male (sf)

da Il Tempo online

D’Alema non manovra inchieste giudiziarie: le utilizza sul piano politico. Invece di accusare di mascalzonaggine gli altri, risponda alle dieci domande che gli ho posto dal giornale on-line Il Predellino e cerchi di essere convincente. Nel 1994 il suo collega di partito Luciano Violante dovette dimettersi dalla presidenza della commissione antimafia per aver dichiarato di essere a conoscenza di un’inchiesta sul traffico di armi che avrebbe coinvolto uno degli uomini di punta della nascente Forza Italia. L’inchiesta, se mai ci fu, si risolse in una bolla di sapone.

Spieghi D’Alema perché ha impiegato tre giorni per smentire la sua intervistatrice, Lucia Annunziata che lunedì, proprio sul Corriere della Sera aveva detto, interpretando le parole di D’Alema «sospetto l’arrivo di altri scandali, di altre foto spiacevoli… temo storie torbide…».

Massimo D’Alema non ha mai vinto una elezione. Non conosce il metodo democratico. La sua ascesa al potere è costellata di manovre di Palazzo, di operazioni dietro le quinte. È stato così nel 1994 contro Berlusconi, è stato così contro Prodi nel 1998. Appare così anche oggi perché, in questa storia ci sono – diciamo – troppe coincidenze e troppe allusioni per non pensare che la distruzione dell’immagine di Silvio Berlusconi che si sta tentando in queste settimane sia priva di registi e di supporter.

Persa la guerra giudiziaria, oggi la via scelta dalla sinistra per la rottura antidemocratica passa attraverso la demolizione dell’identità del leader che da quindici anni, con la forza del consenso popolare, blocca alla sinistra la strada della conquista del potere. Signor Presidente, come ha fatto a «prevedere» le imminenti scosse di cui ha parlato domenica scorsa?

Ecco le mie dieci domande.
Signor Presidente, perché ha sostenuto che «Berlusconi è animato dal mito dell’eterna giovinezza» e perché ha sostenuto che si tratta di «un mito pericoloso»?

Signor Presidente, come spiega che la giornalista a cui ha rilasciato le dichiarazioni di cui sopra, Lucia Annunziata, ha detto il giorno dopo, al «Corriere della Sera», che Lei, Presidente, si riferiva espressamente a questioni giudiziarie?

Signor Presidente, perché ha aspettato solo mercoledì per sostenere il contrario e cioè che Lei si riferiva a fatti politici e non giudiziari; quali sono le ragioni di una smentita tanto tardiva della dottoressa Lucia Annunziata?

Signor Presidente, lei è stato a lungo responsabile del Suo partito in Puglia, può dirci quali rapporti ha stabilito e mantenuto con la procura della Repubblica di Bari?

Signor Presidente, può raccontarci come ha conosciuto l’attuale sindaco di Bari, Michele Emiliano?

Signor Presidente, può raccontarci per quale ragione il Suo partito decise di candidare il dottor Michele Emiliano a sindaco della città?

Signor Presidente, Lei ritiene che la cosiddetta inchiesta Arcobaleno, relativa alla Missione Arcobaleno, voluta nel ’99 in Albania dal governo da Lei presieduta fosse infondata?

Signor Presidente, come mai il suo partito ha favorito la carriera politica di più di un magistrato pugliese?

Signor Presidente, può spiegare perché nel 1994, nel 1998 e oggi si attribuiscono a Lei piani politici la cui finalità è il rovesciamento dei governi espressi dalle urne?

Giorgio Stracquadanio (deputato Pdl)

Patrizia D'Addario, la super testimone delle serate a pagamento con Berlusconi: una ex squillo alla corte del Re

Friday, 19 June 2009
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IL CALENDARIO DI PATRIZIA D ADDARIO

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Sono un pochino sorpreso dal fatto che i media più vicini al premier non ne abbiano fatto parola, giusto per dare addosso alla testimone scomoda delle abitudini libertine di Berlusconi, al fine di sminuirne il racconto. Libero osa pubblicare una piccola parte del passato della gnocca chiacchierona, con menzione al sexy calendario del 2004 dal quale ho tratto la foto del titolo. Già, come se fosse un problema morale fare un calendario con le tette al vento prima di entrare in politica, per informazioni chiedere al Ministro Mara Carfagna.

Addirittura neppure Dagospia approfondisce la notizia, ma già ieri mattina presto www.lastampa.it ha pubblicato un articolo che descrive l’avvenente super testimone dei festini di Berlusconi, Patrizia D’Addario (nella foto) come una che non è nuova ad elargire le proprie prestazioni a pagamento. Anzi, diciamolo pure chiaramente. Secondo l’articolo de La Stampa la signora ha praticato il mestiere più antico del mondo, cito testualmente: “ha ammesso lei stessa, agli inquirenti, e in tempi non sospetti, d’aver lavorato a lungo come prostituta“. Più chiaro di così, manca solo di fare un disegnino con i dettagli, per i più distratti.

Se le testate “amiche” del premier non hanno calcato la mano sul discutibile passato della testimone una ragione ci sarà pure: potrebbe essere, ad esempio, una strategia dell’insabbiamento. Sarebbe imbarazzante per i fans di Berlusconi, mavalà Ghedini in testa, giustificare la presenza di una ex prostituta che arriva così vicina al premier, gli fa visita a Palazzo Grazioli e la seconda volta ci passa la notte. Poi per non parlare della sua presenza nell’entourage politico del PdL, con tanto di candidatura. Un inserimento che inizialmente poteva essere addirittura nelle liste per le elezioni europee, a quanto ha dichiarato la signora della foto. Certo che una ex squillo come europarlamentare, dopo le polemiche sulle veline e velone, sarebbe stato forse eccessivo anche per un partito come il PdL.

L’errore di proporre agli elettori una persona dal passato non limpidissimo, sempre a quanto raccontano i giornali, verosimilmente non sarebbe poi stato un problema insormontabile: c’è di peggio nei candidati di tutti i partiti. Anche se al PdL va dato atto di primeggiare ampiamente in questa classifica negativa. Di fatto, la D’Addario si è dovuta accontentare di essere inserita nelle liste per le amministrative.

Quando ormai l’elenco era stato presentato, attorno alla candidata topolona veniva però fatta terra bruciata. Alle elezioni comunali non ha certo ottenuto pieno appoggio, la signora D’Addario non è stata ammessa neppure a partecipare alla convention pre-elettorale del PdL, a quanto ha lei stessa dichiarato al Corriere. Probabilmente è stata votata solo dai parenti stretti, ha totalizzato solo sette preferenze. Doppiamente trombata quindi.

Sentitasi ingannata da false promesse ha deciso di vuotare il sacco, il resto della storia è sui giornali da un paio di giorni.

Vista la discutibile caratura del personaggio, sono pienamente legittimi i dubbi sull’efficienza dei servizi di sicurezza che dovrebbero farsi carico di salvaguardare il premier, chiunque esso sia, quando viene a contatto con i non addetti ai lavori. E per di più all’interno della sua residenza, con introduzione, sembrerebbe, di registratore audio/video. Quanto accaduto può offrire molti spunti di riflessione a livello etico e morale, è evidente però che ci sono delle responsabilità per quanto riguarda la sicurezza. A meno che qualcuno molto autorevole non abbia disposto diversamente, in occasione di queste speciali serate.

Tanto per concludere in bellezza, dell’atmosfera orgiastica che aleggia sulla vicenda se ne sono accorti benissimo dall’estero, tutti i media ne parlano. Niente invece dal nostro caro Tg1, che da quando ha il nuovo direttore si potrebbe anche chiamare Tg nebbia, tale è l’efficienza nel nascondere le notizie. Giusto per fare un esempio, The Times online ha poco fa pubblicato un articolo dal titolo: “La showgirl Patrizia D’Addario dice di aver girato in segreto un video nella stanza da letto di Berlusconi”. Se è vero, aspettiamoci il filmato del talamo presidenziale prima o poi. Dopo le tette ed i culi di Villa Certosa, con tanto di Topolanek nudo, è proprio quello che ci mancava.

Tutto quanto fa spettacolo, di conseguenza si continua a parlare prevalentemente di gossip, per la rimanenza c’è sempre il calcio. Sempre meglio che ricordare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, il PIL a meno 5% ed il debito pubblico fuori controllo. Viva l’ottimismo, i pessimisti mandiamoli a puttane!

D’Addario: nuove accuse sui puttan-party di Berlusconi. E qualcuno pensa davvero che agli italiani interessi?

Friday, 19 June 2009
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IL CALENDARIO DI PATRIZIA D ADDARIO

di Valeria Rossi per www.ilponente.com

Dichiarazioni della D’Addario: altro complotto, altro regalo, secondo il governo. Io, sinceramente, non capisco quale sia il problema.

La sciura D’Addario mente? Non è vero che è stata “scritturata” in due diverse occasioni per partecipare alle allegre festicciole del premier? Amen! Tanto ce ne sono altre mille che potrebbero dire la stessa cosa, e questo mi sembra ormai assodato oltre ogni ragionevole dubbio.

Lo dimostrano i racconti di chi è – o è stato – “nel giro” del premier (racconti raramente avvalorati da nomi e cognomi, ma alla fin fine il termine “vox populi” significherà ancora qualcosa…); lo dimostrano – e qui i nomi e cognomi ci sono eccome – le intercettazioni che dimostrano come, con Craxi ancora vivo e vegeto, il nostro premier si dannasse perché due ragazze di “Drive In” gli avevano tirato il pacco alla festa di Capodanno (Berlusconi: Craxi è fuori dalla grazia di Dio! Dell’Utri: Ma perché? Che te ne frega di Drive In? Berlusconi: Come, che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l´anno, non si scopa più!).

E poi Noemi che fa il karaoke con “papi“, e poi Veronica che lo manda a quel paese facendo accuse tutt’altro che leggerine, e poi Villa Certosa con l’ uccellino di Topolanek che svolazza nei paraggi di fanciulle in bikini… ma andiamo!

Ghedini potrà anche partirsene con otto ore di “ma vaaaaa ma va laaaaa manonèveroooooo ma valaaaaa” (come ha fatto regolarmente anche oggi), ma il fatto resta, a mio avviso , indiscusso: il nostro premier è un vecchio satiro arrapato. Un puttaniere, per dirla proprio in italiano.

Che non si limita a soddisfare i propri istinti ma, potendoselo permettere, offre figa a volontà (sempre per dirla in italiano) a tutti gli amici sufficientemente importanti e sufficientemente potenti (doppio senso non voluto, ma che ci lascio perché ci sta pure bene).

Ma la domanda vera, secondo me, non è questa.

Personalmente non ho dubbi sull’ossessione di Berlusconi per il sesso; né mi meraviglia il fatto che per averne a bizzeffe per sé e per gli amici suoi gli tocchi pagare. Capirai… credo che manco George Clooney raccatterebbe tanta carne fresca solo grazie al suo aspetto fisico o al suo carisma. Figuriamoci un vecchio tappetto rifatto, sì, e con la capoccetta ritappezzata… ma pur sempre arrapante come un bradipo asmatico.

E poi gli amici… voglio di’! Pazienza che una ventenne in cerca di gloria accetti di scopare UN vecchiaccio bavoso, ma in grado di sistemarla per la vita: ma se poi si ritrova in giro pure gli amici del Berlusca, ragazzi… ce ne vuole, di stomaco. E una volta Topolanek, e una volta Gheddafi, e magari un giretto pure con Putin…insomma, che queste battano cassa mi pare il minimo (per non parlare – per ora non è saltato fuori niente, ma presumo che non sia folle pensarlo –  di ipotetiche feste con l’entourage stesso del premier. Ve la vedete una che si tromba cose come La Russa, Bondi o Bocchino senza presentare un conto almeno a sei zeri? Insomma, anche il puttanesimo ha dei limiti!).

Assodato questo, però, la domanda è un’altra: ma agli italiani ne frega davvero qualcosa?

La risposta, mi pare evidente, è “no” (in un articolo di qualche giorno fa ho già spiegato che secondo me, più che scandalizzarsi,  lo invidiano). Ne frega (forse) a quella mini-minima parte che ha ritirato il proprio consenso a Berlusconi alle ultime europee… sempre ammettendo che c’entrasse il suo comportamento da vecchio satiro e non il processo Mills; o le sue innumerevoli gaffe internazionali; o il quantitativo industriale di balle che racconta quotidianamente; o il fatto che sempre quotidianamente dica tutto e il contrario di tutto, autosmentendosi alla faccia dei video su youtube (che lo inchiodano), delle registrazioni, delle foto e di tutto quello che secondo lui “non esiste” solo perché non lo trasmette il Tg5  (e in effetti, purtroppo, molte di queste cose non esistono proprio per l’Italia intera).

Insomma, ci sono talmente tanti motivi per smettere di fidarsi di quest’uomo, che le storielle a luci rosse, ammesso e non concesso che abbiano influito, l’hanno fatto in misura infinitesimale.

SE agli italiani interessasse la moralità del loro Presidente del Consiglio, oggi Berlusconi avrebbe il 15% di preferenze (e forse neppure).

Ma allora: perché, PERCHE’ continuare a gridare al complotto? Perché presumere che D’Alema, quando ha parlato di possibili “scosse”  sul governo, si riferisse all’ennesima donna che raccontava di feste e festini a Villa Certosa piuttosto che a palazzo Grazioli?

I casi sono due: o D’Alema è un emerito illuso, convinto che non sia una questione morale ma una questione di numeri (una puttana, -1%, dieci puttane, -10% e così via)… oppure D’Alema sa benissimo che neanche una VAGONATA di puttane scalfirebbe l’incomprensibile (per me) fiducia  che la gente continua a riporre nel ducetto de noantri. E se così fosse, attenzione… la “scossa” potrebbe essere di ben altra portata e  questa ennessima puttan-story potrebbe anche essere la solita arma di distrazione di massa tesa a dirottare l’interesse di mass media e opinione pubblica.

Certo, resta da chiedersi a cosa potesse mai riferirsi D’Alema;  cosa possa realmente dare una “scossa” a questo governo quando non c’è riuscita neppure la condanna per mafia  a Dell’Utri (a proposito, c’è il processo di appello in corso, anche se nessuno ne parla) o la condanna di Mills, corrotto dal corruttore Berlusconi.

O D’Alema pensa che sia un arrivo un nuovo sisma dalle parti di Villa Certosa (dove, a proposito, il premier usa dilettare gli ospiti con finti terremoti, con tanto di effetti sonori; una prova di squisito buon gusto nei confronti dei terremotati veri), oppure dovrà trattarsi di qualcosa di veramente eclatante. Ma teniamo occhi e orecchie bene aperti… perché se non passa su  Mediaset, di qualsiasi cosa si tratti, rischiamo di non saperlo mai.

Meno male che domani D’Alema viene a Savona. E magari ce lo dice.

"Ci pagavano per andare alle feste di Berlusconi"

Thursday, 18 June 2009
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daddario02g

Da Villa Certosa a Palazzo Grazioli, donne a pagamento fanno da contorno a Berlusconi. L’avvocato Ghedini dichiara che il premier non sarebbe “penalmente punibile” in quanto “utilizzatore finale” delle ragazze. Da quando in qua le donne sono equiparabili ad oggetti da utilizzare? Nella foto, Patrizia D’Addario e Silvio Berlusconi (sf)

da lastampa.it

Patrizia D’Addario non è l’unica donna a essere stata sentita dal pm di Bari, Giuseppe Scelzi, sulla sua partecipazione agli incontri a Palazzo Grazioli. Altre tre ragazze, anzi donne, hanno verbalizzato (una a Roma) di essere state pagate per partecipare alle feste, veri e propri festini, di Villa Certosa (Porto Rotondo) e palazzo Grazioli (Roma). Confermando così lo scenario delineato da Patrizia D’Addario al «Corriere della Sera». La donna ha raccontato alla Procura di Bari di aver chiesto duemila euro per andare a una festa da Silvio Berlusconi. E di aver rivolto al Presidente una richiesta per risolvere il suo problema: rendere edificabile un suolo agricolo per costruire un residence. Una delle testimoni, con l’autorizzazione del pm Giuseppe Scelzi, sarebbe riparata all’estero. Una fuga dettata dalle preoccupazioni delle conseguenze delle sue dichiarazioni: «Temo per la mia sicurezza».. Quattro testimoni raccontano di essere state «ingaggiate» dall’imprenditore della sanità Giampaolo Tarantini – indagato per induzione alla prostituzione – per partecipare ai festini nella capitale e in Sardegna. Alle donne, l’amico di Berlusconi che ha una villa a Porto Rotondo, garantiva un «cachet», il volo in aereo, il taxi, l’albergo, l’auto con l’autista e, prima di entrare nelle dimore del Presidente, «mi raccomando tenete i finestrini alzati».

Alle donne venivano date anche disposizioni su come vestirsi. Nei racconti delle testimoni, soldi, aerei, alberghi di lusso e i soliti regali del Cavaliere: farfalle e ciondoli. Alla Procura di Bari, Patrizia D’Addario ha consegnato anche le registrazioni degli incontri con il premier. La donna, candidata alle elezioni comunali in una lista – «La Puglia prima di tutto» – collegata a quella del candidato a sindaco del Popolo delle libertà, Simone Di Cagno Abbrescia, ha deciso di rivolgersi ai magistrati dopo aver subito uno «strano» furto a casa. Questo filone sulla induzione alla prostituzione nasce all’interno dell’inchiesta di Bari sulla malasanità. E’ appena agli inizi e già deflagra prepotentemente a Roma, nei palazzi delle istituzioni. Perché il filo d’Arianna di banali intercettazioni di indagati nell’ambito di una inchiesta su appalti pilotati – sembra che nelle conversazioni si parli anche di cocaina – ha portato anche ai festini nelle dimore di Silvio Berlusconi. La prima volta di Patrizia D’Addario è stata a metà ottobre dell’anno scorso.

Lei ricorda di non essere stata l’unica, quella sera, a Palazzo Grazioli. E che Berlusconi mostrò alle ragazze il video con Bush, raccontò barzellette e intonò le sue canzoni. Per quella sera, visto che non rimase a palazzo Grazioli, fu pagata soltanto mille euro. Due settimane dopo, la notte di Barak Obama presidente degli Usa, Berlusconi le chiese di rimanere. E si impegnò ad aiutarla a risolvere il problemino barese della licenza per costruire il suo residence. Quando rientrò in albergo, una sua amica le disse: «Ma te la busta l’hai presa?». Lei rispose di no. Ma evidentemente c’era la promessa dell’intervento su Bari, per quella licenza. Agli inizi di marzo, alla donna viene promesso da Giampaolo Tarantini un posto in lista alle Europee. Ma alla fine ha strappato soltanto una candidatura alle comunali, in una lista collegata.

Giampaolo Tarantini, il titolare (insieme al fratello Claudio) della «Tecnohospital», e che potrà avere sviluppi clamorosi è al centro dell’inchiesta. Naturalmente, le dichiarazioni delle quattro testimoni dovranno adesso essere verificate, come pure gli inquirenti dovranno accertare se quelle registrazioni, nelle quali si sente parlare Silvio Berlusconi, consegnate da Patrizia D’Addario, sono effettivamente autentiche. Sono due i filoni «madre» delle inchieste sulla sanità pugliese. Il primo, quello del sostituto procuratore antimafia Pino Scelzi – è il magistrato che agli inizi del 2000 chiese l’arresto del presidente del Montenegro, Milo Dukanovic, per contrabbando di sigarette – che vede indagati per corruzione primari del Policlinico, direttori sanitari, i fratelli Tarantini. Il succo dell’inchiesta è che gli appalti per le forniture sanitarie siano stati pilotati. Il secondo filone, quello del pm antimafia Desirè Digeronimo, ha già visto una vittima eccellente: l’assessore regionale alla Sanità del governatore Nichi Vendola, Alberto Tedesco. Che si è dimesso. Indagato nell’ambito di una inchiesta partita sulla gestione degli appalti sui rifiuti ad Altamura. E approdata agli appalti nella sanità.

Di sicuro, per colpa delle maledette intercettazioni.

Soldati della brigata Folgore combattono in Afghanistan – Filmato dal quotidiano spagnolo "El Mundo". Ed i nostri media invece cosa raccontano?

Wednesday, 17 June 2009
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Facciamo la guerra e ce lo dicono i giornalisti spagnoli (nota di Sandro Ruotolo su Facebook)

Un fortino con all’interno i militari italiani. Un colpo, forse di mortaio. La concitazione nel rispondere al fuoco. Sono solo alcune delle immagine contenute in un video di circa 6 minuti pubblicato il 16 giugno dal quotidiano spagnolo El Mundo, dal titolo: “Un giorno di autentico combattimento in Afghanistan“. Il servizio mostra i militari italiani della Folgore mentre combattono accanto ai soldati Usa in Afghanistan e riporta una breve intervista al generale italiano Rosario Castellano, comandate della brigata paracadutisti Folgore dispiegata in Afghanistan.

L’attacco al fortino e la risposta degli italiani – Nelle immagini si vede il forte di Bala Murghab, nella provincia afgana di Badghis, dove soldati americani prendono posizione mentre nelle vicinanze truppe italiane e statunitensi, appoggiate da elicotteri Mangusta, compiono un’operazione contro i Talebani. Al forte arriva anche il generale Castellano, che spiega ai cronisti spagnoli come presto anche le truppe di Madrid arriveranno nell’area, ufficialmente sotto controllo spagnolo, e daranno il cambio agli italiani della brigata Folgore. Il generale sale su una torretta di vigilanza, ma un razzo cade vicino e i soldati scortano il loro comandante fino a un blindato, a bordo del quale Castellano lascia il castello.

da YouTube – link al filmato completo dal sito di El Mundo

Altra bufera in arrivo per Papi?

Wednesday, 17 June 2009
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berlusconi_1000

Pubblichiamo, finché non passa il lodo Alfano-bis. Chissà che in qualche modo non c’entri Sabina Began anche questa volta (sf)

di Fiorenza Sarzanini per corriere.it

I misteri, i sospetti e le intercettazioni dell’inchiesta di Bari

Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier

Appalti nel settore della sanità concessi in cambio di mazzette. Sarebbe questa l’inchiesta che agita e rafforza l’idea del «complotto» nell’entourage del presidente del Consiglio. Nel corso dell’indagine sarebbero state infatti intercettate conversazioni che riguardano alcune feste organizzate a palazzo Grazioli e a Villa Certosa. E i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane. Gli accertamenti su questo fronte sono appena all’inizio, ma le voci corrono velocemente.

Dunque non si esclude che possa essere proprio questa la «scossa al gover­no» della quale ha parlato domenica scorsa Massimo D’Alema per invitare l’op­posizione «a tenersi pron­ta». Del resto due giorni fa era stato lo stesso ministro per i Rapporti con le Regio­ni, Raffaele Fitto, pugliese doc, a chiedere con una di­chiarazione pubblica a qua­li informazioni avesse avu­to accesso D’Alema, paven­tando così il sospetto che si riferisse proprio ad un’in­dagine condotta a Bari. Gli accertamenti sono stati avviati qualche mese fa e riguardano l’attività di un’azienda, la Tecnohospi­tal che si occupa – come è ben evidenziato anche nel suo sito internet – di «tec­nologie ospedaliere». A gui­darla sono due fratelli, Giampaolo e Claudio Taran­tini, che qui in città sono molto conosciuti. Impren­ditori che nel giro di pochi anni hanno fatto crescere la propria azienda fino ad ottenere numerose com­messe.

Ed è proprio su que­sto che gli ufficiali della Guardia di Finanza hanno cominciato a svolgere veri­fiche. L’obiettivo è quello di stabilire se la ditta sia sta­ta favorita negli appalti, da qui l’ipotesi investigativa di corruzione. Giampaolo è noto anche a Porto Rotondo, dove tra­scorre le estati in una splen­dida dimora che si trova non troppo distante da Vil­la Certosa. Con Silvio Berlu­sconi avrebbe avuto rap­porti nel corso degli anni. E sarebbe proprio lui ad avere parlato, durante alcu­ni colloqui telefonici, delle feste alle quali era stato in­vitato dal premier. In particolare sarebbero stati captati diversi contat­ti con ragazze che veniva­no invitate a recarsi nelle residenze di Berlusconi per partecipare a questi eventi.

A suscitare l’interesse dei magistrati è stato il riferi­mento al versamento di sol­di alle donne che accettava­no di partecipare. Bisogna infatti verificare se si tratti di una millanteria o se inve­ce possano esserci stati epi­sodi di induzione alla pro­stituzione. Gli accertamen­ti su questo aspetto dell’in­chiesta sono appena all’ini­zio. Si parla di alcune ragaz­ze che sarebbero state con­vocate in Procura come per­sone informate sui fatti, ma nulla si sa sull’esito di questi interrogatori. Si tratta comunque di una inchiesta destinata a far rumore e infatti dopo la sortita di Massimo D’Ale­ma si sono rincorse voci e indiscrezioni sulla possibi­lità che l’indagine potesse avere sviluppi immediati. Un’inchiesta che però ali­menta i sospetti denunciati dal Cavaliere in questi gior­ni di tentativi giudiziari di indebolirlo.

Aggiungerei: pirla

Wednesday, 17 June 2009
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Con la scusa della par condicio in campagna elettorale, il direttore di RaiDue Antonio Marano censurò l’intervista a Beatrice Borromeo e Vauro che doveva andare in onda ne “L’era Glaciale”, condotto da Daria Bignardi. Ricordate? Ne abbiamo parlato il 13 maggio in questo articolo.

Un certo Marco Travaglio, evidentemente ansioso di vedere il pezzo tagliato, ha atteso pazientemente che le elezioni (europee) passassero e che l’intervista fosse trasmessa nell’ultima puntata, ma così non è stato. Anche perché siamo ancora in campagna elettorale, domenica si vota per i ballottaggi e per i referendum. La delusione della mancata messa in onda deve essere stata particolarmente irritante per il giornalista, scrittore e molto altro ancora. Tanto da scriverne, prendendosela però con la Bignardi anziché con il direttore della rete che decretò il taglio. La cosa ha fatto un tantino infuriare Luca Sofri, marito di Daria Bignardi e top blogger italiano nella categoria dei giornalisti. Ecco il suo post, assolutamente condivisibile, tratto da www.wittgenstein.it, e che non a caso si conclude con il richiamo alla condanna penale in primo grado per Marco Travaglio (sf)

Ci sono tre tratti che contraddistinguono il lavoro dello pseudogiornalista Travaglio da sempre: incompetenza, malafede e vigliaccheria. Ormai sono visibili ai più, anche a quelli che si erano un tempo lasciati ingannare dalla sua supponenza. Quindi non ci tornerei, per amor di me stesso, se non fosse che la sua vigliaccheria si esprime stavolta nei confronti di un amore a me più importante.

un mese fa, con la scusa della par condicio Daria Bignardi tagliò l’intevista a Vauro e a Beatrice Borromeo, ma giurò di trasmetterla nell’ultima puntata dell’Era Glaciale: infatti, nell’ultima puntata ha intervistato Mario Calabresi, Massimo Lolli, Vittorio Malingri e Morgan. Vergogniamoci per lei

Bugiardo e falso, Travaglio attribuisce a Daria Bignardi il taglio dell’intervista, che sa essere stata una scelta del direttore di RaiDue, ovvero del suo stesso direttore di Anno Zero, che Travaglio non ha il fegato nemmeno di citare.

Bugiardo falso e stupido, Travaglio ritiene che Daria Bignardi abbia trovato una “scusa” per tagliare un’intervista che aveva scelto di fare lei stessa.

Bugiardo e falso e vile, Travaglio si inventa che Daria Bignardi abbia “giurato” che l’intervista sarebbe stata trasmessa nell’ultima puntata: e anche in questo dirotta dove gli è più facile le accuse che ha paura di fare ad Antonio Marano, anche perché Marano lo prenderebbe a ceffoni visto che simile promessa non l’ha mai fatta nemmeno lui.

Bugiardo e falso e incompetente, Travaglio non sa o finge di non sapere che la par condicio termina con i ballottaggi e che quindi nessuno avrebbe mai potuto annunciare quell’intervista per l’ultima puntata: Marano annunciò infatti che sarebbe andata in onda su RaiDue una volta finita la par condicio. Ma di Marano Travaglio non osa neanche fare il nome, ora che ha una poltrona in prima serata da tenersi stretta e il gessato che gli si addice.

Poi uno si chiede come abbia fatto a perdere una querela da Cesare Previti.