"Papi, vieni in tenda che c'è Noemi!"

Tuesday, 16 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

manif-16-06-3

“Se qualcuno volesse prenotarsi per la crociera, può dare i suoi dati al portiere della Camera, grazie”.

“Questo governo trova 13 miliardi per comprare i caccia bombardieri, non trova i soldi per ricostruire”

“Vogliamo i soldi, non le promesse!”

Questi e quello del titolo sono alcuni degli slogan dei manifestanti abruzzesi in sit-in davanti a Montecitorio. Segui la diretta video su ilcorriere.it e la cronaca della giornata su ilcentro.gelocal.it – video del corteo su repubblica tvla protesta sparisce dal Tg1

(sf)

sullo striscione: “Case a settembre? Ma chi sci? Megggaiver?” (Case a settembre? Ma chi sei? McGiver?)

manif-16-06-2

Dalla maggioranza: "il decreto Abruzzo non cambia" – Aquilani in marcia verso Roma

Tuesday, 16 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

forti-gentili-incazzati-neri

Oggi a Roma in  Piazza Montecitorio manifestazione di protesta degli aquilani: dalle tendopoli, dagli alberghi sulla costa,  i comitati cittadini,  tutti incazzati con il governo che non mantiene le promesse pre-elettorali. Da segnalare la copertina de l’Unità oggi in edicola, che titola: “Abruzzo, le tendopoli «blindate»- Pugno di ferro, continui divieti, pressioni: gli sfollati in gabbia subiscono la Protezione civile – Ma oggi saranno a Roma per protestare”. Complimenti, dopo mesi che se ne parla sulla rete, qualcuno finalmente ha raccontato loro che nelle tendopoli vige un regime para militare.  Nei giorni scorsi la Protezione Civile ha negato il volantinaggio dei comitati cittadini all’interno delle tendopoli.  Forse all’Unità, come tutta della stampa del resto, finora erano troppo impegnati a badare agli show politici e personali di altri, mentre la gente vera sta soffrendo nelle tendopoli. (sf)

(ANSA) – ROMA, 15 GIU – Sul decreto per far fronte ai danni provocati dal terremoto in Abruzzo il governo tiene duro, e minaccia di blindare il testo con la fiducia. L’Esecutivo confida pero’ che alla fine l’opposizione ‘possa avere un atteggiamento responsabile’, come in Senato. E nel giorno in cui la Camera inizia l’esame del Dl (su cui gravano poco meno di 500 emendamenti, quasi tutti dell’opposizione), la Commissione Ue annuncia che si appresta a proporre il via libera per l’erogazione di 493 milioni entro l’estate.

da ilcentro.geolocal.it

L’AQUILA – L’orientamento della maggioranza di centrodestra è quello di non cambiare il decreto sul terremoto in Abruzzo nel corso dell’esame alla Camera che partirà nel pomeriggio. E’ quanto emerso dalla visita, che si è appena conclusa, effettuata dalla commissione Ambiente della Camera che ha esaminato in questi giorni il decreto sul terremoto. A Montecitorio si annuncia una battaglia serrata visto che le forze di opposizione hanno annunciato che se le cose rimarranno così saranno ripresentati tutti gli emendamenti, circa 150, che erano stati ritirati in commissione in seguito alla possibilità di trovare un accordo.

ASCOLTA La visita della Commissione ambiente all’Aquila

Il decreto sarà approvato così come è. Per il centrodestra, rappresentato all’Aquila in particolare dal presidente della commissione, il leghista Angelo Alessandri, e dal relatore del decreto Roberto Tortoli (Pdl), la scelta deve essere la conversione in legge del decreto così com’è per dare poi spazio ad ordinanze attuative e ad altri decreti, mentre per l’opposizione vanno chiariti subito alcuni punti fondamentali a partire dalla copertura finanziaria.

“Aquilani tutti a Roma”. Cresce intanto la mobilitazione dei terremotati aquilani per ottenere più finanziamenti per la ricostruzione. Sit-in domani davanti alla Camera dei deputati dove è previsto l’avvio del dibattito sul decreto Abruzzo. La manifestazione è promossa dai comitati cittadini di «terremotati, sfollati e accampati», riuniti a Roseto per mettere a punto l’organizzazione. «A Roma saremo duemila», hanno assicurato. I comitati chiedono il 100% del rimborso sulle case, trasparenza e partecipazione. Leggi l’articolo

Alessandri: “Ci sarà più di un decreto per l’Abruzzo”. Nonostante la decisione della maggioranza di lasciare invariato il Decreto terremoto, il presidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, Angelo Alessandri, lascia aperta qualche possibilità. “Sono convinto che non sarà l’unico decreto per l’Abruzzo. Come si è fatto per Napoli, bisognerà tornare con coperture diverse, appena si raccolgono altri soldi, per vedere altre priorità”. Alessandri ribadisce inoltre il ruolo chiave di Guido Bertolaso. “Bisogna dargli fiducia. La Protezione civile è la macchina operativa più veloce di questo paese. Sta dando risposte concrete, far polemiche strumentali in questo momento non dà una mano alla ricostruzione di questa città “.

Lolli: “Sarà una battaglia durissima”. “Mi auguro che nel decreto cambi qualcosa. Se pensano che va bene così sarà battaglia durissima”, ha detto il parlamentare del Pd, l’aquilano Giovanni Lolli, durante il sopralluogo che la Commissione ambiente della Camera per le vie del centro storic. “Se tutto dovesse rimanere così mi sentirei offeso e arrabbiato – ha aggiunto -. In questo caso ci avrebbero raccontato molte bugie”. Lolli ha poi sottolineato che all’Aquila servono risorse ingenti “non tutte in una volta, ma nel Dl bisogna chiarire la portata precisa delle risorse a disposizione”.

Cialente: “Serve una tassa di scopo”. “Crediamo che le decisioni che si vanno delineando, di non cambiare il decreto e soprattutto di non pensare a una tassa di scopo, si possano giustificare solo con il fatto che non si è capito cosa è successo”. Ha detto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, accompagnando per le vie del centro storico i componenti della commissione Ambiente che stanno verificando i danni procurati dal terremoto.

Tortoli: “Stanziati 8,5 milardi, non sono pochi”. “Il quadro generale dei danni è molto complesso, non ci si può aspettare che venga risolto da questo primo decreto. Posso solo indicare una cifra: nel Dl in questione sono stati individuati 8.500 milioni di euro vale a dire oltre 17 mila miliardi. Non mi pare sia una cosa di poco conto”. Così il relatore del decreto terremoto, Roberto Tortoli, in visita nel centro storico dell’Aquila con i componenti della Commissione ambiente della Camera. “Credo che valga la pena in questo momento prendere atto che c’è stato anche un impegno in questo caso del cento per cento dello Stato come presenza, attivismo e altro – ha spiegato ancora Tortoli – sottolineo che c’è un impegno preciso dello Stato non solo del Presidente del Consiglio a risolvere tutti i problemi delle prime e delle seconde case”.

Vado da Obama bello e abbronzato

Tuesday, 16 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

obama-sorry-4-berlusconi

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

La stampa online è tutta focalizzata su Silvio ed Obama, manco il premier ci fosse andato a nuoto in America, o con la caravella di stato. Tutti ovviamente riportano la frase di Berlusconi: “Obama come Bush”, sembra però che non abbia chiesto a Barak di dotarsi di ranch nel Texas. Eccezionalmente per una visita all’estero, non vengono al momento segnalate gaffes o battutacce da parte del nostro premier.

E mentre Berlusconi sta tornando a casa dopo la trasferta negli USA, gli aquilani si stanno svegliando presto per andare a Roma: oggi manifestazione di protesta davanti alla Camera, vedi il post che segue. Ma per questo non c’è  traccia sulla prima pagina dei giornali online. Praticamente tutti però hanno trovato lo spazio per parlare della emerita cazzata (scusate il francesismo) del figlio di Fidel Castro preso per il culo in chat da un tizio che si fingeva una gnocca. Meglio mettere in prima pagina l’ennesima cretinata e la notizia di Belen esclusa dal cast di un film piuttosto che parlare ancora dei terremotati, quei poveracci non fanno più notizia. Unica eccezione da segnalare: iltempo.ilsole24ore.com, che tenderà pure a destra ma piazza in prima il titolo “La rabbia dei terremotati arriva a Montecitorio” subito sotto all’articolo sull’incontro dei due abbronzati. Complimenti a chi le notizie non le fa sparire nel nulla.

berlusca-abbronzato

Caso Agnelli: Furio Colombo parli

Monday, 15 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

furio-colombo-1

Premessa: giovedì scorso in un articolo pubblicato da Repubblica veniva diffusa la notizia dell’attacco legale sferrato da Margherita Agnelli, figlia ed unica erede diretta dello scomparso avvocato Gianni, nell’ambito del procedimento civile per la definitiva attibuzione dell’eredità dell’Avvocato. Margherita ha presentato al Tribunale di Torino una memoria con la quale richiede rendiconti dettagliati di operazioni finanziarie all’estero, curate dall’avv. Franzo Grande Stevens, da Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron. Secondo la figlia del grande Gianni, questa parte del patrimonio finora le sarebbe stato tenuto nascosto dai tre amministratori. Su questo tema interviene con una nota Fabrizio Spinella, che rivolge una sorta di appello a Furio Colombo, che per anni è stato molto vicino all’Avvocato. (sf)

Furio Colombo per circa dieci anni (1984-1994) fu designato da Giovanni Agnelli nel Consiglio di amministrazione della Overseas Union Bank & Trust di Nassau, che era una azienda finanziaria controllata dalla FIAT che secondo vecchie verifiche giudiziarie avrebbe anche distribuito fondi fuori bilancio a personalità politiche italiane di quasi tutti i partiti della Prima Repubblica, oltre a costituire provvigioni segrete per manager, mediatori e collaboratori vari.

Perciò, il Colombo saprebbe molto delle movimentazioni monetarie estere del suo datore di lavoro Agnelli. Ma stranamente, non si è udita la sua voce nella querelle che vede Margherita Agnelli rivendicare chiarezza sui depositi esteri controllati dal padre e sottratti alla sua disponibilità dagli amministratori del patrimonio. Furio Colombo, che nei soliti slanci moralistici (ovviamente con piglio anglosassone, ça va sans dire) altre volte si è stracciato le vesti per le operazioni estere delle aziende della famiglia Berlusconi già passate al setaccio della Procura milanese, adesso tace, e non fa nemmeno lof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchette, chchch, come la fontana malata di Palazzeschi.

Parli, il Furio Colombo, dica quello che sa o quello che immagina (per la sua vecchia prossimità domestica con l’Avvocato) su questa vicenda, e su altre che egli conosce bene. Magari, lo dica confidenzialmente alla signora Margherita Agnelli (alla quale i signori sopravvissuti dell’Accomandita di Famiglia negano sprezzantemente perfino il patronimico, chiamandola nei comunicati soltanto con il cognome del secondo marito: ma che signori!)

Fabrizio Spinella

Il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia ciò che penso della vita…

Saturday, 13 June 2009
Pubblicato nella categoria CULTUR@

… con il suono delle dita si combatte una battaglia, che ci porta sulle strade della gente che sa amare

demetrio

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Oggi 13 giugno 2009 è il trentesimo anniversario della scomparsa di Demetrio Stratos, vocalist e tastierista degli Area.

E chi saranno mai ‘sti Area, direte voi. Se non lo sapete scopritelo, ci sono dei limiti alla trasmissione delle idee via blog, ma sicuramente è impossibile trasmettere delle sensazioni. Come quelle dei concerti di quel gruppo assolutamente anomalo e fuori dagli schemi, che nel ’73 pubblicò il primo Lp (allora si chiamavano così, ed erano su vinile)  “Arbeit Macht Frei” aperto da un brano che si intitola “Luglio, agosto, settembre (nero)”.

Ora, se non associate nulla di quanto ho appena scritto a situazioni storiche specifiche è inutile che vi dica altro, avete la fortuna di poter disporre di Google: cercate.

Gli Area erano un gruppo musicale di un genere mai visto prima in Italia, perno della loro musica era il vocalist scomparso, Demetrio Stratos, un greco vissuto per la maggior parte del tempo in Italia. Era un virtuoso della voce, la utilizzava come uno strumento puro. I suoi vocalizzi non hanno eguali nella storia musicale italiana, ed aveva un ricco contorno in quel gruppo che oggi viene definito di rock progressivo (anzi progressive rock, ormai va di moda l’inglese). All’epoca veramente non ci si poneva il problema di come classificare i gruppi, si andava ad ascoltarli ai concerti e basta. A quei tempi si vivevano le sensazioni in prima persona, chi faceva il fighetto intellettuale ragionandoci sopra con fare saputello, per etichettare qualsiasi cosa senza averla davvero provata, veniva guardato come un collezionista di francobolli scadenti usati. Mica come adesso, che per darsi un tono bastano pochi termini forbiti.

Dei concerti degli Area ne ricordo due in particolare: uno nella mia cittadina, all’aperto in posizione dominante e con vista panoramica. All’imbrunire arrivarono questi qua, avevano appena fatto uscire il loro terzo disco “Crac!”, più o meno doveva essere il 1975. La prima sensazione fu di trovarsi davanti a delle persone normalissime, come esseri umani intendo. Poi appena sfioravano gli strumenti ti proiettavano in un’altra dimensione.

Giulio Capiozzo (purtroppo scomparso nel 2000) il batterista, era uno spettacolo della natura già solo mentre riscaldava i polsi sulle rullate. Patrizio Fariselli faceva volare le dita sul piano elettrico come se ci fosse nato attaccato. Per Ares Tavolazzi sembava avessero inventato delle corde speciali per il basso, le faceva vibrare come fossero vive. Invece per capire da dove diavolo nascevano i suoni prodotti da Giampaolo Tofani lo dovevi guardare: era una semplice chitarra elettrica.

E poi c’era lui, Demetrio: una estensione vocale da far venre i brividi. Di fronte al sole che tramontava sul lago, ricordo ancora le sue parole: “Con questo tramonto e con un Hammond potrei stare qui per sempre”.

Sarà perché allora avevo più o meno solo 18 anni e gli occhi di un ragazzo sono affamati di cose nuove ed intense, ma credo di aver visto in quella occasione dei veri musicisti. Li sono andati a vedere di nuovo più o meno un anno dopo, in un piccolo cinema utilizzato come teatro a Roma, alla Garbatella. Si erano evoluti, erano cambiati in vena ancora più sperimentale per quanto riguarda la voce di Demetrio, forse più jazz-rock per le sonorità. Dal vivo rendevano molto meglio che su disco, il secondo video che propongo in fondo all’articolo rende l’idea.

E poi nel 1979 Demetrio Stratos se n’è andato per una malattia fulminante, lasciando un grande vuoto. Dopo la sua scomparsa, gli Area non sono stati più gli stessi: da segnalare solo un album del 1980, Tic&Tac completamente jazz-rock. Molto piacevole, ma niente di innovativo.

Ricordo Demetrio Stratos da questo modesto blog con un paio di brani: il primo rende solo in parte l’armonicità e l’estensione della sua voce, l’ho scelto per il messaggio che porta con “Gioia e rivoluzione”. Il secondo parla di un tedesco, un dadaista di nome Apfel che, intorno al 1920, ha effettuato il primo dirottamento del secolo. Allora non c’erano aerei e si è dovuto accontentare di una nave carica di tedeschi: l’ha portata ad Odessa, in Russia, per farne dono ai bolscevichi che avevano fatto la rivoluzione. Non sapendo però che farsene di una nave dirottata e piena di tedeschi, hanno fatto una grande festa, facendo saltare in aria sia la nave che i tedeschi. Se sentite suoni strani durante l’ascolto non è nulla di preoccupante: è quel burlone di Patrizio Fariselli che si mangia una mela davanti al microfono, fa parte dello spettacolo.

E per chi vuole approfondire la storia degli Area, come punto di partenza propongo www.ondarock.it

Gioia e rivoluzione


La mela di Odessa



C'è chi se la passa peggio

Saturday, 13 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

elezioni_iran-a

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

E pensare che mi lamento spesso, come tanti altri del resto, della nostra situazione politica. Poi vedo in tv le immagini dell’Iran alle elezioni, vedo la gente che acclama Ahmadinejad e penso che in fondo non stiamo messi poi tanto male.

Caro Franceschini ti scrivo… non fare brutti scherzi

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

dario-franceschini-707131

dal blog di Benny Casalanzio Borsellino

Caro Franceschini ti scrivo così mi distraggo un pò,
e siccome sei molto distratto più forte ti scriverò.
Da quando avete fondato il Pd c’è stata una grossa novità,
dal 35% dell’inizio siamo finito ormai al 26,
qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco tra la gente, compreso quando è festa
e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane, per vedere Di Pietro che vi raggiunge.

Ma la segreteria mi ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
ma che forse non si chiameranno Primarie, ma solo Congresso,
sarà una beffa micidiale,
ogni Cristo scenderà dalla croce
e quel 26 diventerà 3,3, e io vi rincorrerò per tutta Roma.

Se invece deciderete per le primarie,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l’amore ognuno come gli va,
tutti nudi di fronte alla Binetti,
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età, e qualcuno lo conosciamo già.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento, in pigiama in camera mia a parlare con la Segreteria,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare, che le Primarie si possan fare.

E se quest’anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in queste primarie ci sia anch’io.

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, faremo le Primarie e io ci sarò,
io mi sto preparando è questa la novità

Case ai terremotati, i conti non tornano

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

terremoto-abruzzo-486x324

da www.metronews.it

Questa mattina, alle 12 a Coppito, uno dei comuni distrutti dal terremoto, saranno aperte le buste della gara d’appalto e avrà un nome la ditta che dovrà costruire le 3 mila casette antisismiche nelle quali sistemare 13 mila sfollati. Un appalto a tempo di record ma non tutti sono contenti. I cittadini e i tecnici contestano le modalità della ricostruzione e i pochi soldi a disposizione. Ad esempio, per le casette ci sono “sonanti” solo 400 milioni di euro. Il resto, nei prossimi anni. A conti fatti, una volta sistemati i 13 mila nelle casette, restano altri 40 mila sfollati (compresi gli abruzzesi che sono ancora negli alberghi). Considerando che da queste parti le temperature cominciano a calare a fine settembre, e che le casette saranno pronte da «fine settembre a novembre», come ha detto Berlusconi, che fine faranno gli sfollati? All’appello mancano gli annunciati sgravi fiscali per i comuni limitrofi al cratere del sisma. E c’è il capitolo ricostruzione: solo per sistemare il centro dell’Aquila servono 3 miliardi. Ma da spenderne per il 2009 ci sono solo 69 milioni.

Case in cemento in arrivo e soldi insufficienti: sono i due lati della stessa medaglia, quella degli aiuti all’Abruzzo stravolto dal terremoto. La prima consegna delle casette di cemento (per 2.400 persone) è prevista per il 26 settembre. Il tutto, ci fa sapere la Protezione civile, psi concluderà a fine dicembre. Quando la neve sarà alta. Sono preoccupati, gli abruzzesi, e lo diranno mercoledì, in un sit in a Roma. E ieri anche il Servizio bilancio della Camera ha chiesto chiarimenti sui fondi. Per il 2009 sono stanziati 1.152 milioni di euro. I restanti 7 miliardi di euro sono spalmati fino al 2032. Vuole certezza anche l’Anci, che ieri in audizione alla Camera ha chiesto una tassa nazionale per la ricostruzione. Duro il presidente abruzzese Centi: «Con questi soldi a malapena, si riusciranno a fare le case antisismiche ». Destano perplessità i 500 milioni previsti dalle entrate del gioco. Una previsione azzardata, secondo i tecnici della Camera. Senza contare il contributo di 400 euro per chi aveva trovato una sistemazione autonoma e che non è mai arrivato. Il comune dell’Aquila l’ha sollecitato più volte. E sulla carta sono rimasti anche gli 800 euro promessi a co.co.pro., commercianti e professionisti.

Decreto ammazza Abruzzo: promesse non mantenute, manifestazione a Roma

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

terremoto_abruzzo2009

da www.ilcapoluogo.com

Martedi’ 16 giugno a Roma in  Piazza Montecitorio alle ore 12:00 manifestazione in piazza per l’Abruzzo di tutti i comitati cittadini,  gli aquilani sulla costa e  nelle tendopoli, le cittadine e i cittadini solidali con l’Aquila.

Una manifestazione per protestare contro il decreto ammazza Abruzzo. “Quello che sta succedendo a L’Aquila è lo specchio di un programmatico e costante svuotamento di significato della parola democrazia – dichiara uno dei promotori. L’esperienza del Friuli, la migliore tra le esperienze post-sisma, ci insegna che la chiave di volta di una ricostruzione efficiente è quella dal basso, in cui i cittadini non sono spettatori passivi ma forze attive nel pretendere trasparenza, partecipazione e ricostruzione al 100%. Tutto questo ha un prezzo, l’impegno quotidiano, e sarà possibile soltanto superando inutili divisioni e paure. Coinvolgiamo le persone intorno a noi, alziamo la voce e non chiudiamo gli occhi perché nessuno li terrà aperti al posto nostro. La campagna 100% prosegue: non abbiamo più la città, né case né lavoro”.

“Con la bocciatura di tutti gli emendamenti proposti ieri Berlusconi non ci fa affatto bella figura. E sa ancor piu’ di beffa il fatto che si siano volute aspettare le elezioni per infierire su questo territorio con due colpi mortali: la bocciatura totale delle richieste sul decreto e l’ordinanza per il recupero fiscale immediato per le popolazioni vicine al cratere”. Lo afferma in una nota il Presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane.

“Si sta verificando quello che temevamo: il Governo – aggiunge Pezzopane – non ha idea di dove prendere i soldi e sta cercando di nascondere con false rassicurazioni una situazione di grave difficoltà che pagheremo noi per primi. Ma si sappia a Roma che noi non molleremo e già da domani valuteremo le prossime forme di impegno e di mobilitazione affinché alla prossima occasione, la discussione alla Camera dei Deputati del Decreto, il Governo mantenga gli impegni presi ufficialmente davanti ai nostri cittadini. Abbiamo già fissato un incontro alle 15.30 presso la sede Carispaq, con tutti i consiglieri provinciali, i sindaci, le forze sociali, i parlamentari del territorio, e tutti quelli che vorranno sostenere questa sacrosanta battaglia. Non è terra questa – conclude Pezzopane – che può tollerare tradimenti e abbandoni, soprattutto ora”.

E’  intervenuto sul decreto anche Giampaolo Arduini: ” Non nascondo le perplessità sulla conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39 ed in particolare sulla necessità di offrire certezze e non solo vaghe promesse. La necessità di   vere case per i senza tetto, scuole per i nostri figli, aule per l’università e la certezza del rilancio dell’economia attraverso la realizzazione della zona franca, rappresentano oggi gli elementi ineludibili per tutta la collettività”. Su quest’ultimo fronte, quello della Zona Franca: “Chiameremo Clemente Mastella ad essere al nostrofianco per sostenere la proposta nel Parlamento europeo – ha precisato Arduini – per una battaglia che mi auguro possa   iniziare subito, così come immediatamente, sin dall’estate del 2008, Mastella seppe intuire, suggerendo l’istituzione di una zona franca per  tutto il territorio aquilano”.

L’on.  Pierluigi Mantini lancia un appello “digiuno per i diritti in Abruzzo”: Il decreto non si modifica! Non è possibile, non possiamo arrenderci, c’è tempo fino a martedì 16 giugno per votare alla Camera, per riconoscere i diritti essenziali nella legge:

  • indennizzi per tutti i proprietari degli immobili e non solo “per i residenti”;
  • indennizzi pieni per gli immobili produttivi, commerciali, professionali;
  • risorse per garantire i servizi essenziali dei comuni terremotati che, non avendo più tributi, non possono funzionare;
  • risorse per la “zona franca”, i beni culturali, la ricostruzione del centro storico de L’Aquila.
  • Vogliamo i nostri diritti riconosciuti nella legge e non affidati al vento delle “ordinanze”.

Siamo cittadini, non dobbiamo essere costretti a mendicare aiuti. È una questione di vita e di dignità, non di polemica politica.

La credibilità degli impegni presi dal governo con gli abruzzesi è un bene prezioso, la fiducia nelle istituzioni non va tradita. Il governo ci ascolti, siamo concreti e realisti, ancora “forti e gentili”, vogliamo credere nella legge e nel nostro futuro.

Iniziamo in tanti un digiuno di dialogo, con speranza, con dignità, con fermezza civile. Ognuno può sottoscrivere l’appello e indicare la propria giornata di digiuno a dirittiperlabruzzo@yahoo.it

E’ in prima linea l’ Italia dei Valori con il parlamentare abruzzese Augusto Di Stanislao che ha presentato oltre 80 emendamenti come primo firmatario.

Una serie di emendamenti che vanno dal coinvolgimento dei sindaci per la realizzazione dei moduli abitativi che andranno ad insistere sul loro territorio allo stabilire che tali moduli debbano essere presenti sul territorio solo il tempo necessario a superare l’emergenza e non, come previsto ora, strutture permanenti con un pesante impatto ambientale sul territorio; da una serie di soluzioni per ripristinare il prima possibile le attività pubbliche istituzionali come l’università, trovando strutture che consentano la loro rapida ripresa a definire fondi concreti e precisi e non indicativi e approssimativi, per ricostruire e rimettere a norma gli edifici distrutti. Si parla di contributi e agevolazioni per piccole e medie imprese, per i dipendenti, per i proprietari di case, ma anche per gli affittuari; si estende, tra l’altro, la platea dei beneficiari dei contributi considerando anche incluse le persone fisiche, compresi i lavoratori dipendenti che – pur non residenti – abbiano in taluno di detti comuni stabili centri di interesse economico-patrimoniali ovvero fonti continuative di reddito e i contributi devono riguardare anche beni localizzati al di fuori del cosiddetto “cratere”.

” Gli aquilani non hanno bisogno di una nuova città hanno bisogno e vogliono la loro città così come la ricordano fino al 5 Aprile scorso, non hanno bisogno di nuovi edifici o strutture, ma di ricostruire quelli che avevano e  in cui vivevano. Mi batterò perché questo accada nel minor tempo possibile, ma soprattutto tutelando tutti i cittadini e le istituzioni locali coinvolte” .

Conclude l’onorevole- ” Infine ho proposto al di fuori degli emendamenti che si costituisca  il Consorzio Regionale di Imprese per la realizzazione di beni e servizi e tutto ciò che può servire alla ricostruzione utilizzando le filiere imprenditoriali presenti in Abruzzo con la destinazione, da parte del Consorzio, del 50% dei profitti alle attività sociali, culturali e solidali per le popolazioni colpite dal sisma”.

Leggi anche: “Terremoto, i sindaci: «Illusi dal premier, ora la Camera deve aiutarci»” dal Messaggero

Veneto. Insulti, spintoni e sgambetti: Pdl e Lega, ballottaggi ad alta tensione

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

festadella_lega

da www.gazzettino.it

Mogliano, azzurri pronti a votare Pd, a Vittorio spaccati in liste nemiche. Belluno, Bottacin: «Non mi hanno sostenuto»

VENEZIA (12 giugno) – Insulti, spintoni, sgambetti: ma non sono alleati? La campagna elettorale in Veneto non è finita col voto di domenica. Anzi, i suoi effetti stanno ingarbugliando una situazione già di per sé caotica. Sullo sfondo, ancora e sempre, le aspirazioni della Lega in vista delle regionali 2010 e le faide interne al Pdl.

Leghisti e pidiellini ormai non si fidano più gli uni degli altri, e i ballottaggi del 21 giugno prendono sempre più le sembianze di una resa dei conti. Se fino a ieri l’accusa di non fare il massimo per raccogliere voti a beneficio del candidato altrui era solo velata, ora è esplicita. E chi cerca la rissa, spesso la trova.

Il caso più eclatante è accaduto l’altro pomeriggio al Senato, con il leghista sindaco di Chiarano Giampaolo Vallardi che ha attraversato l’aula per affrontare in un faccia a faccia il collega del Pdl Maurizio Castro: «Hai il coraggio di ripetere quello che hai detto venerdì scorso in un comizio nel mio paese?». Dicono i testimoni che a Chiarano il senatore ex An avrebbe definito i leghisti «contadini ignoranti» e avrebbe espresso apprezzamenti poco lusinghieri su Vallardi. Da qui, spintoni e parolacce sedate a fatica dal presidente del Senato, Schifani.

In realtà la parte più fastidiosa (per la Lega) del comizio preelettorale di Castro era stata la sponsorizzazione nemmeno troppo nascosta del candidato sindaco locale di centrosinistra, concorrente di Vallardi. Un alleato che a tre giorni dalle elezioni ti viene in casa per aiutare l’avversario non è, oggettivamente, piacevole: ma non è nemmeno un caso raro. Il trevigiano, da questo punto di vista, è un terreno di battaglia senza più regole. Un tutti contro tutti che lascia immaginare quale sarà lo scenario da qui a un anno.

A Vittorio Veneto, per esempio, Lega e Pdl risentono ancora dell’eco degli epici scontri finali della Grande Guerra. La Lega ha puntato su Gianantonio Da Re che dopo il primo turno è largamente in vantaggio grazie anche all’appoggio di una lista di centrodestra costituita da pidiellini fedeli all’ex assessore regionale e ora deputato Fabio Gava. Il Pdl invece, guidato da uomini legati a Maurizio Sacconi, è andato per conto suo con Giorgio De Bastiani, finendo escluso dal ballottaggio. Scontri memorabili dentro il partito di Berlusconi che portano il candidato sconfitto ad annunciare senza mezzi termini «libertà di voto» al secondo turno. Sottinteso: se qualcuno votasse per il candidato del centrosinistra, non ci farebbe un dispetto. Altro che apparentamento; d’altra parte, Da Re ha un vantaggio tale da non averne bisogno. E intanto i leghisti si fregano le mani di fronte alle annunciate azioni disciplinari del Pdl locale verso i gaviani.

Più giù, a Mogliano, la situazione è ancora più complessa. Il segretario veneto della Lega Gian Paolo Gobbo ha per tempo arruolato l’ex sindaco di centrosinistra Giovanni Azzolini, un moderato che aveva perfino vinto le primarie nel Pd senza esserne iscritto prima di essere scalzato da dimissioni in massa dei consiglieri ordinate dal partito. I leghisti non ci hanno pensato due volte e si sono accaparrati il candidato vincente presentando il piatto già pronto agli alleati del Pdl: «Se vi va bene, è così. Altrimenti andiamo da soli». Ad andare da solo è stato allora il Pdl, con il risultato che il partito è arrivato quarto, superato perfino da due candidati di centrosinistra.

Ovviamente adesso la Lega non vuole neanche l’apparentamento, e il Pdl minaccia (almeno a parole) di appoggiare addirittura lo sfidante del Pd.
Nel capoluogo, poi, l’ultima baruffa riguarda lo spostamento dello stadio, con il capogruppo del Pdl Renato Mauro (sacconiano) che il giorno dopo le elezioni ha cominciato ad attaccare il prosindaco Gentilini: il quale piuttosto che spostare il Tenni concederebbe qualche panchina ai barboni marocchini. Risultato: il coordinatore cittadino del Pdl (gaviano, naturalmente) smentisce il suo capogruppo.

Niente in confronto alla resa dei conti in corso a Belluno. Qui alle Provinciali il candidato leghista Gianpaolo Bottacin si è ritrovato – a suo dire – con 10mila voti in meno rispetto al previsto, che gli sarebbero bastati per vincere al primo turno ed evitare un rischioso ballottaggio con il presidente uscente della Provincia Sergio Reolon. «Voti mancati dal Pdl», accusa.

Il senatore Maurizio Paniz, plenipotenziario berlusconiano, risponde per le rime e ricorda che la candidatura di Bottacin è stata avanzata dalla Lega senza nessun incontro preliminare: «Prendo atto della nomina», era stato il significativo commento di Paniz. Che adesso mette le mani avanti: «Il ballottaggio è una questione tra candidati e conta la loro forza, non c’entrano più i partiti. Bottacin dovrà impegnarsi molto per vincere». Insomma, ha voluto la bicicletta e adesso pedali.

Il segretario provinciale della Lega e parlamentare Gianvittore Vaccari si lamenta per le dichiarazioni di Paniz «assolutamente ingenerose, fuori luogo, non condivisibili e inaccettabili». Ieri a tarda sera, al rientro da Roma, vertice a tre per cercare di rimediare. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, per ora si scorgono solo tuoni e fulmini. E la tempesta rischia di durare un anno.

Intercettazioni, Franceschini ha preparato la trappola e finisce intrappolato

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

italia_oggi-12-06-09

Intercettazioni, un po’ di PD tradisce Franceschini e vota Berlusconi – articolo di Franco Bechis in edicola con Italia Oggi

Con 318 sì e 224 no e un solo astenuto la Camera dei deputati ieri ha approvato con scrutinio segreto il contestatissimo disegno di legge governativo per limitare le intercettazioni telefoniche. In aula erano presenti 297 deputati di maggioranza e 245 dell’opposizione.

Il voto segreto è stato chiesto all’ultimo minuto dal Pd di Dario Franceschini e subito concesso fra qualche polemica dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Una trappola per Silvio Berlusconi e il suo governo, che potevano essere traditi da franchi tiratori. Ma chi ha preparato la trappola è finito intrappolato.

Perché sono stati 21 deputati Pd e Udc a tradire nel segreto dell’urna e votare per il ddl presentato da Berlusconi… Anche su questo tema che appariva assai scivoloso per l’esecutivo dunque la volpe-Franceschini è finita in pelliccia.

E bisogna dire che al povero segretario del Partito democratico non ne sta andando bene una. In tutti questi mesi, in cui pure si è dato un gran da fare provando perfino a mostrare unghie e denti violentando la sua mite natura, ha portato il suo Pd dal 26% dei sondaggi dell’ultimo giorno di Walter Veltroni al 26 per cento dei voti veri delle europee (7 per cento in meno dei voti veri di un anno prima). Ha provato a celebrare lunedì scorso il buon funzionamento del suo freezer politico come una sorta di vittoria di Davide contro Golia. Nel giro di 24 ore sono arrivati i risultati delle amministrative – i peggiori da sempre per il centrosinistra – e il povero Davide è rimasto lì con la fionda in mano e un occhio nero capendo troppo tardi di avere sbagliato mira.

Un po’ intontito le prime ore, poi si è fatto prestare le prime cure e ha deciso di cambiare rotta, buttarsi sulla grande politica internazionale e gridare il suo no all’ingresso di Muammar Gheddafi in Senato comprendendo troppo tardi che era stato proprio il Pd con Nicola Latorre e Massimo D’Alema a stendere la guida rossa per l’arrivo del leader libico.

Altra scivolata, bisognava recuperare. Così nella notte con i suoi Franceschini ha preparato la trappola del voto segreto sulle intercettazioni. Si è letto il fondo grondante indignazione di Repubblica e ha subito issato la nuova bandiera, convinto di potere arringare le truppe avversarie e convincerle sotto traccia di deporre le armi e anzi, consegnarle al nemico, mettendo in ombra perfino Antonio Di Pietro. E’ accaduto l’esatto contrario. Finendo con il beatificare perfino quel ddl intercettazioni che non è certo il fiore all’occhiello del governo Berlusconi…

Caso Moro – Dopo più di trent'anni per il governo non è ancora tempo di scoprire le carte segrete

Friday, 12 June 2009
Pubblicato nella categoria DOSSIER CASO MORO

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Se date un’occhiata all’elenco delle categorie di questo blog nella colonna a destra, noterete la presenza della voce “DOSSIER CASO MORO“, ereditata dall’archivio del blog di Gabriele Mastellarini, attualmente non attivo. Quel bravo giornalista, del quale sono fiero di essere amico, quando faceva il freelance si è occupato intensamente del carteggio segreto del caso Moro, presentando formale richiesta di accesso alla documentazione non più coperta dal segreto di Stato grazie alla legge 124/07 approvata ad agosto 2007.

Tra i vari “misteri d’Italia” sui quali è stato apposto il segreto di Stato segnaliamo: la strage del treno Italicus, il caso Eni-Petromin (scandalo dei petroli), la morte dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni, etc. Basta andare su Google per saperne di più.

Gabriele presenta una formale richiesta alla Presidenza del Consiglio per accedere ad alcuni documenti protetti dal segreto di Stato, che è stato – con la legge del 2007 – “annullato”. In risposta, l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi replica che l’applicazione della legge è demandata ad un apposito decreto con conseguente regolamento di attuazione, non ancora definito. Il decreto viene successivamente emanato dal Governo Prodi, prima della fine della scorsa legislatura.

Ma la questione segreto di Stato non va avanti e le istanze continuano. Mastellarini va anche al Tar del Lazio e il tema assume sempre più importanza nazionale.

Successivamente, il 22 maggio 2008, il governo presieduto da Berlusconi si trova costretto ad emanare un decreto con cui sono state attribuite al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dott. Gianni Letta, le funzioni in materia di servizi di sicurezza. Ivi compreso l’accesso ai documenti sui quali è decaduto il segreto. Letta, a sua volta, nomina un’apposita commissione per stabilire la modalità di accesso (anche se la legge parla chiaro) fissando al 30 aprile 2009 il giorno di scadenza della commissione. Ma il 20 marzo scorso l’attuale Presidenza del Consiglio dei Ministri  con decreto pubblicato nella GU n. 103 del 6-5-2009 proroga al 30 settembre 2009 l’attività della commissione che – da notizie di stampa – sembra non aver ancora cavato un ragno dal buco.

Di proroga in proroga, quando arriverà la verità?

Grillo No Nukes – Clamoroso: Beppe Grillo salva la vertenza anti-nucleare

Thursday, 11 June 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

beppe-grillo-1

Ventimila euro sono una bella cifretta per le persone normali. Per Beppe Grillo questo importo assume un’altra dimensione, seppure non irrilevante. E così ha deciso di metterli a disposizione delle associazioni che si stanno battendo contro la discarica nucleare prevista alle porte di Alessandria, per far fronte alle spese legali del ricorso presentato al Consiglio di Stato. In passato questo blog non ha esitato a criticare Grillo quando ne abbiamo ravvisato l’opportunità, in questo caso salutiamo il bel gesto del comico genovese, riportando l’articolo relativo tratto da www.libreidee.org. Da sottolineare anche il totale silenzio mediatico sulla vicenda della discarica. (sf)

«Una notizia fantastica». Così Lino Balza di “Medicina democratica”, animatore della vertenza contro la prima “discarica nucleare abusiva” d’Italia a Bosco Marengo, alle porte di Alessandria, commenta la svolta delle ultime ore nel drammatico braccio di ferro con il governo: il 16 giugno gli ecologisti potranno sostenere il ricorso al Consiglio di Stato, grazie al clamoroso intervento personale di Beppe Grillo, che garantisce la copertura dei 20.000 euro necessari alle spese legali. Scoglio che fino a ieri pareva insormontabile, vista la scadenza ravvicinata e i tempi necessari per una nuova sottoscrizione popolare a sostegno del ricorso.

Svanita quindi la grande preoccupazione degli oppositori, così come il loro isolamento. Ai volontari delle associazioni ambientaliste, a lungo rimasti completamente soli nella battaglia contro quello che ritengono un cavallo di Troia (abusivo) per il ritorno del nucleare in Italia, erano occorse settimane per raccogliere faticosamente i 4.000 euro necessari a presentare il primo ricorso, al Tar del Piemonte, che ha accolto le osservazioni avanzate: creare un deposito di scorie radioattive a Bosco Marengo sarebbe pericoloso e illegittimo, perché in contrasto con la legge del 2003 che impone lo stoccaggio di materiali radioattivi in un unico sito nazionale protetto, che ancora non è stato individuato.

Di fronte al primo (inatteso) successo degli ambientalisti alessandrini, sostenuti da associazioni come Medicina Democratica, Legambiente, Pro Natura e Movimento per la Decrescita Felice, il governo ha ottenuto facilmente il trasferimento del giudizio a Roma: il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta formulata dalla Sogin, ex Fabbricazioni Nucleari (Enea), società che gestisce il sito di Bosco Marengo dove sono stoccati 550 fusti di materiale radioattivo. «Una decisione così repentina ci aveva messo in difficoltà», ammette Lino Balza: «Si trattava di trovare 20.000 euro in pochi giorni, per poter sostenere anche a Roma le nostre ragioni, peraltro già confortate dal giudizio del Tar del Piemonte, a noi favorevole».

Così, dopo un appello via Internet per riaprire le sottoscrizioni, è arrivato l’intervento risolutivo di Beppe Grillo, «vero salvatore della patria», dice Balza. «Quando abbiamo lanciato la seconda sottoscrizione popolare, senza soldi, eravamo col culo per terra come chi è stato scippato per strada», spiegano gli ambientalisti di Alessandria. «C’è stata una ribellione generale: non è giusto, è intollerabile la prepotenza del potere». Ma non si è solo gridato, sono riprese anche le sottoscrizioni. «Fra tutte, risolutiva in questo momento, è stata quella che abbiamo cercato e trovato: quella di Beppe Grillo».

La partita è quindi riaperta: contro ogni pronostico, il 16 giugno gli ecologisti saranno in grado di affidare le loro ragioni all’avvocato Mattia Crucioli di fronte al Consiglio di Stato, per cercare di bloccare i lavori di smantellamento della Sogin di Bosco Marengo, che il governo (con il consenso del Comune, della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria) vorrebbe trasformare nella prima discarica nucleare d’Italia, anche se l’impianto non ha le caratteristiche previste dalla legge, che impone che le scorie radioattive siano “sepolte” in assoluta sicurezza in un deposito speciale, che in Italia non è ancora stato trovato.

«La partita che si gioca a Bosco Marengo, infatti, non è su un campetto di periferia ma condizionerà il rilancio del nucleare in Italia», avverte Balza. «L’hanno capito le popolazioni degli ex impianti nucleari e delle nuove sedi ipotizzate, gli antinuclearisti italiani tutti». Proprio per la pericolosità relativa del materiale custodito dalla Sogin, affermano gli ecologisti, si conta di abilitare Bosco Marengo in modo abbastanza agevole, trasformando l’impianto in discarica nucleare autorizzata, ancorché “temporanea“, in attesa del sito nazionale per lo stoccaggio atomico.

«Un escamotage – accusano gli ambientalisti – per rinunciare per sempre al sito nazionale idoneo e, intanto, una volta superata la prova di Bosco Marengo, legalizzare come “discariche temporanee” gli altri siti nucleari italiani: cosa che permetterebbe il ritorno dell’Italia alla produzione di energia nucleare, mediante un cavillo burocratico». Un “cavillo”, per di più, nascosto tra i faldoni di un piccolo dossier, che testimonia una controversia apparentemente minuscola e provinciale, lontana dai media e dall’agenda politica nazionale.

Condizioni ideali, denunciano Balza e compagni, per tentare un “golpe legale”, ovvero una sorta di “soffocamento burocratico” del problema: niente soldi, niente ricorso; e senza il secondo ricorso, il governo (attraverso la Sogin) avrebbe avuto più facilmente via libera: Bosco Marengo trasformato in discarica nucleare e quindi, a ruota, tutti gli altri siti nucleari italiani, nessuno dei quali rispondente ai criteri che la legge, dal 2003, prescrive per le discariche radioattive. Tutto questo, nel silenzio mediadico generale, se si esclude un ampio reportage del “Secolo XIX”, il quotidiano di Genova.

Ora, invece, tutto cambia: il guastafeste Beppe Grillo, uno dei più noti blogger del mondo,  reduce dall’audizione al Senato nella quale ha accusato i parlamentari di essere condannati dalla storia, proponendo un disegno di legge per la “bonifica” delle Camere dalla presenza di individui nei guai con la giustizia, è sceso in campo personalmente per salvare la vertenza anti-nucleare che, partendo in sordina da Alessandria, in realtà coinvolge l’intera questione del ritorno del nucleare in Italia.

Doppio risultato, dunque: la possibilità di continuare a combattere la battaglia legale per l’ambiente, affrontando il “secondo round” del 16 giugno al Consiglio di Stato dopo la prima vittoria al Tar del Piemonte, e l’opportunità concreta di ottenere finalmente la giusta visibilità, grazie all’impegno diretto del più importante mattatore mediadico italiano. «Auspichiamo che ora Beppe Grillo, che ha salvato la nostra battaglia, si ponga alla guida di questa vertenza nazionale: col suo riscontro mediatico è una garanzia, anche in prospettiva», dice Lino Balza. «Intanto, continuiamo a contare anche sulle nostre forze, raccogliendo versamenti. E nel frattempo, ci auguriamo che anche i grandi partiti e le associazioni nazionali, che a parole si dicono contro il nucleare, passino dalle parole ai fatti».

nucleare1244717973

Ricostruzione in Abruzzo: dopo le elezioni il decreto 39 diventa tutta una lotteria, altro che soldi veri!

Thursday, 11 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

abruzzo-tendopoli-terremoto

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Ricordate le promesse pre-elettorali sulla ricostruzione dell’Abruzzo? In una conferenza stampa del 29 maggio scorso qualcuno promise solennemente che al decreto 39, detto “Decreto Abruzzo”, sarebbero state apportate significativi miglioramenti, assicurando che il governo avrebbe provveduto a presentare gli emendamenti necessari. Quel qualcuno era il premier Silvio Berlusconi, alla tredicesima visita del dopo terremoto.

Passate le elezioni, dopo il trionfo del PdL in tutta la regione, il governo ieri ha clamorosamente bocciato tutti gli emendamenti presentati alla Commissione Ambiente della Camera.

Ma non è finita qui, nella stessa seduta è emerso chiaramente che i fondi stanziati sono inferiori agli 8 miliardi promessi e sbandierati di fronte alle telecamere, si tratta di soli 5,8 mld spalmati in 23 (ventitre) anni, nel periodo 2009-2032.

Sembrerebbe già abbastanza ma il meglio deve ancora venire: i soldi “stanziati” sono quasi del tutto virtuali, nel senso che adesso non ci sono ma forse prima o poi si materializzerano. Tanto per cominciare, 500 milioni arriveranno da nuove lotterie ad estrazione istantanea, modifiche nel gioco del lotto per incrementare gli introiti fiscali e nuove forme di scommesse a distanza a quota fissa.

Ulteriori fondi dovranno essere reperiti dal Fondo per le Aree Sottoulitizzate (FAS), perpetrando l’ormai consueto saccheggio di stanziamenti destinati in gran parte al meridione. La somma indicata in questo capitolo è rilevante, tra i 2 e i 4 miliardi da sottrarre al FAS da qui al 2013.

Completano la copertura (si fa per dire) finanziaria del “Decreto Abruzzo” post-elettorale fondi che potranno (nota bene, non dovranno) essere reperiti mediante il contrasto all’evasione fiscale. La ciliegina sulla torta riguarda i “fondi originati da futuri provvedimenti legislativi”. Per la serie chi vivrà vedrà, prima o poi qualcuno da qui al 2032 forse varerà un provvedimento legislativo per trovare altri soldi.

Questa è la risposta del governo alle richieste presentate dagli amministratori locali, in audizione ieri pomeriggio alla Camera. Da registrare la successiva dichiarazione del sindaco de l’Aquila, Cialente: «La ricostruzione non si fa col Gratta e vinci, non servono caramelle e cioccolato come durante la guerra. Servono soldi»

Tracollo del centro sinistra nelle amministrative 2009 – E dall'altra parte non c'è da stare allegri

Tuesday, 9 June 2009
Pubblicato nella categoria EDITORIALI

DARIO FRANCESCHINI

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Il centro sinistra perde amministrazioni locali a valanga, una vera Caporetto. Anche nelle tradizionali roccaforti il vento è cambiato, resistono ancora i Fort Alamo di Firenze e Bologna dove si va comunque al ballottaggio.

Il Ministero dell’Interno non ha ancora online i dati delle europee suddivisi per provincia. Aiutandomi però con quanto pubblicato da alcuni siti locali e facendo due conti approssimativi, la debacle del centro sinistra è ben più grave di quella già vissuta nelle europee.

C’è un altro fattore di riflessione: il centro destra vince a mani basse senza Berlusconi capolista. La cavalcata trionfale per Silvio doveva arrivare a livello nazionale, aveva fatto di tutto e di più per monopolizzare con la sua immagine gli spazi televisivi e sui media in generale. Prima e dopo l’apertura dei seggi il suo nome compariva praticamente su tutti i media, in un modo o nell’altro. Molti titoli parlavano di “referendum su Berlusconi” con una sorta di propaganda occulta, non è mancato anche lo spottone mondano per la partecipazione al matrimonio del governatore del Veneto Galan.

La strategia e la sovraesposizione questa volta non hanno funzionato alla perfezione. Mi domando quale sarebbe stato il risultato con una vera campagna elettorale, con un candidato normale che avesse illustrato il suo programma e basta. Senza gossip, senza passeggiate abruzzesi, senza la proprietà di tre canali televisivi e senza molto altro ancora. A giudicare da come sono andate le amministrative, forse il centro destra avrebbe potuto ottenere un risultato migliore, può darsi che non sia il solo a pensarlo.

Comincia probabilmente una nuova stagione politica per il Cavaliere, alle prese con uno scenario per lui inconsueto: dovrà fare i conti con alleati esterni ed interni al PdL, non tutti digeriscono bene la sua onnicomprensiva figura di leader del partito-azienda. Fra le altre cose, la Sicilia questa volta ha lasciato a piedi Berlusconi disertando in massa le urne, Micciché sta palesando la sua insofferenza e non è detto che rimanga nel PdL. La stampa amica del Cavaliere oggi mi sembra maggiormente obiettiva nell’analisi del voto, esprimendo un certo disagio.

È il caso de “Il Secolo d’Italia” che ironizza sulle capacità “miracolose” di Silvio Berlusconi che questa volta hanno fatto una mezza cilecca, con la perdita secca di due milioni di voti da parte del Pdl. Le cause dello stop, secondo il quotidiano, vanno attibuite alla crescita dell’astensione, come anche all’errore di prestarsi ad un referendum pro o contro Silvio, lasciando temi forti come l’immigrazione e la sicurezza ad esclusivo beneficio della Lega. Nell’articolo traspare anche una certa insofferenza per la crescita del carroccio.

Dal fronte del “Giornale” di famiglia invece l’amarezza è di segno contrario: il Capo supremo è stato lasciato da solo a condurre la campagna elettorale, e mica può fare anche i miracoli. Se la prendono anche loro con la Lega, che si comporta come se stesse all’opposizione e nello stesso tempo “mena vanto per i successi governativi”. Durissimo poi con gli ex di AN confluiti nel PdL: “Il centrodestra ha un condottiero con marescialli – o piuttosto colonnelli – modesti. Per lo più nell’ora del cimento il vicecapo, Gianfranco Fini, s’è defilato. La vittoria è venuta ugualmente ma il trionfo è mancato. Non è detto che sia peggio così.”

Da parte della Lega Nord arrivano ovviamente voci soddisfatte per il risultato dello spoglio, con promesse di tipo calcistico: “Al Nord il derby con il Pdl finira’ 2-1 per noi”. Avrei voluto trovare qualche fiore padano adatto all’occasione ma purtroppo al momento il sito www.lapadania.com è fermo per manutenzione. Non mi sembra proprio il momento politico adatto per fare lavori al sito del giornale di partito, ma è così.

Ora che ci penso, non si è rivisto ancora il sorriso smagliante di papi in tv negli ultimi due giorni.