L'Europa che ci aspetta

Tuesday, 9 June 2009
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bandieraeu

merita il risalto di un intero post questo commento di Fabrizio Spinella

Strani calcoli, tipici degli italiani che ragionano d’Europa e di elezioni dell’Unione come se si trovassero a discutere in un piccolo municipio.

Primo concetto politico che valga in Europa (in Italia invece si è legati alle sottosezioni e ai multipli dello 0,00001…): Destra e Sinistra. La Destra vince, la Sinistra perde. Il funzionamento del Parlamento e della Commissione europei ha una rigida classificazione in gruppi principali, PPE e PSE, dai quali dipendono le scelte normative più rilevanti per i Paesi membri. Le formazioni minori si legano per affinità o per prossimità ideologiche ai gruppi maggiori, ma non li possono condizionare.

Secondo concetto realistico: il confronto tra elezioni diverse è sempre arduo, perché l’opinione si batte con il fatto, a conferma che siamo la patria del sofisma, non di Pitagora. Rispetto alle Europee del 2004 la Destra (PDL) aumenta i consensi, in termini numerici, nonostante l’astensione di parte del corpo elettorale. Rispetto alle Politiche nazionali, invece essa cede due punti circa in percentuale. Per la Sinistra, la verifica è negativa (relativamente) sia in termini numerici che in termini di percentuali.

Terzo concetto, di evidenza: i consensi si tramutano in seggi. L’Italia dei Valori ha sette seggi (e i suoi eletti sembrano di matrice di sinistra più marxista e giustizialista che democratica e liberale: sarà un bel vedere il loro comportamento ideologico rispetto all’antiideologico Di Pietro, che con questa vittoria di Pirro prepara il suo tumulo), può assumere soltanto azione di disturbo, oppure deve soggiacere alle direttive del gruppo cui verosimilmente aderirà pagando dazio anche di stile.

Il PD dovrà anche rideterminarsi, nelle sue componenti contraddittorie, all’interno del PSE, pretendendo la costituzione di un nuovo gruppo genericamente dei Progressisti. Ma fa finta di ignorare che i Socialisti del Parlamento Europeo hanno un formidabile attaccamento all’identità ideologica. Né il numero dei seggi conquistati dal PD si tramuterà automaticamente in diritto di veto rispetto ad altre soluzioni con gli affini o i prossimi del PSE.

Per il PDL sarà più facile, per la consuetudine stabilizzata dei rapporti tra componenti del PPE. Vedrete: la legislatura europea servirà come laboratorio per la ricomposizione di rapporti nazionali del PDL con l’UDC, posto che il partito di cui è segretario Casini fa parte dello stesso gruppo dei Popolari Europei.

Aiutati, quindi, che l’Europa ti aiuta: tutti sperano in segreto, per costruire qualcosa di nuovo in Italia, a Destra come a Sinistra. Per Di Pietro, vedrete, il tumulus.

Silvio al verde

Tuesday, 9 June 2009
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pansa

di Giampaolo Pansa per il Riformista

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E quasi sempre vincono. È andata così nelle elezioni europee. In Italia i vincitori sono due partiti che della durezza hanno fatto una ragione di vita. La Lega di Umberto Bossi sul versante del centrodestra. E l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro su quello di centrosinistra.

Era un esito che sondaggisti e opinionisti avevano intravisto. Però non nella misura decisa dagli elettori. Da oggi, infatti, la sorte dei due blocchi dipenderà sempre di più dalle ali estreme, entrambe celoduriste. Saranno loro a dettare legge ai partiti più grandi, il Pdl e il Pd. A ricattare i leader usciti ammaccati dalle urne: Silvio Berlusconi e Dario Franceschini. E a tenerli di continuo sulla corda. Avanzando ogni giorno nuove pretese.

Il Cavaliere aveva dato fuori di matto nel diffondere ottimismo a gogò. Nel comizio di Milano si era spinto a un pronostico bombastico. Ricordiamo il suo incauto urlo di vittoria: «Nelle elezioni europee siamo vicini al 45 per cento. Prevedo un risultato strabiliante, che cambierà la geografia politica italiana». È andata nel modo opposto. Il dato del Pdl è modesto, pur non essendo un crollo. E adesso Berlusconi si scopre con il fuoco in casa. Ovvero con una Lega al 10 per cento. Che si avvicina al 20 per cento nel Nord-Est.

A farla corta, Umberto ha fottuto Silvio. Gli ha portato via molti voti. Ha mutato gli astensionisti del Pdl in elettori leghisti. E presto presenterà il conto della propria vittoria. Di quali voci sia fatto lo sappiamo. Prima di tutto, il federalismo realizzato. E poi una politica della sicurezza sempre più decisa. Con una barriera robusta contro l’immigrazione clandestina. Per contenerla, controllarla, ridurla al minimo indispensabile e punirla.

Penso che il successo della Lega sia dovuto soprattutto a quest’ultimo fattore. Lo conferma il dato che viene da una delle roccaforti rosse: Reggio Emilia. Il voto per l’Europa in questa città ha visto la Lega conquistare il 13,21 per cento, un tetto che sembrava da fantapolitica. Per valutarlo bene, dirò che, sempre a Reggio città, il Pdl è soltanto al 21 per cento. Mentre il Pd ha il 43% dei voti, una miseria rispetto alle vecchie percentuali bulgare dei Ds e prima ancora del Pci.

Conosco abbastanza Reggio Emilia per dire che qui la Lega ha stravinto interpretando gli umori di molti reggiani. È facile fare gli schizzinosi per chi abita in posti toccati appena di striscio dall’immigrazione. A Reggio non è così. Di sera, la città sembra abitata soltanto da migranti extracomunitari. Il reggiano che esce di casa non corre pericoli immediati. Però non riconosce più il luogo dove è nato e vissuto. Lo stesso accade di giorno. Basta fare due passi per via Emilia.

Immagino che accada più o meno così in tutti i centri del Nord dove Bossi ha vinto o stravinto. Con un riflesso scontato: a Roma, il grande successo della Lega renderà il governo più rigido sulla sicurezza. In qualche modo, lo estremizzerà. Certo, è un verbo orrendo. Ma spiega bene che a Palazzo Chigi dovranno dare retta più ai falchi che alle colombe. Al punto che vedremo i falchi crescere. Mentre le colombe rischieranno l’estinzione.

Pure nel centrosinistra s’imporrà un estremismo uguale, anche se contrario, a quello leghista. Di Pietro l’abbiamo già visto all’opera da mesi. E sappiamo a memoria il suo vangelo. La democrazia italiana è in pericolo per la deriva autoritaria del berlusconismo. Siamo al regime di Putin. Ci avviciniamo a quello dei colonnelli in Argentina. Presto saremo alla Repubblica di Weimar che partorì Hitler. A Palazzo Chigi siede un magnaccia impegnato a piazzare le veline che parlano troppo. Come dimostra l’ultimo caso, quello di Noemi. Con il Caimano dobbiamo giocare a rugby e non a golf, come faceva Veltroni e adesso Franceschini.

E sarà proprio contro Dario F. che l’estremismo dipietrista sparerà ad alzo zero. Ha già iniziato a farlo a urne appena chiuse. Dopo aver accertato la propria vittoria, Tonino ha subito spiegato due cose. La prima è che l’Italia dei Valori porterà al calor bianco la battaglia contro «un governo fascista, razzista e piduista». La seconda l’ha presentata al Pd sotto forma di un ricatto. «Ora Franceschini deve scegliere fra noi e l’Udc di Casini».

Mezzo mondo sa che Di Pietro disprezza Franceschini. Lo considera un democristiano di pasta frolla. Incapace di fare una vera opposizione al fascismo del Caimano. Un pessimo giocatore di golf, per di più troppo molle per darsi al rugby. È dunque fatale che il secondo fronte del dipietrismo sarà quello contro il Pd. Manderà addosso a Dario i suoi carri armati, primo fra tutti il giudice De Magistris. Con l’obiettivo di radere al suolo quel che rimane dei democratici.

Il giudizio di Di Pietro è che Dario non ha perso quanto doveva. Anche lui si era augurato che il Pd e il suo leader affondassero. Ma non per ricostruire un partito dalle fondamenta, come mi auguravo io. A Tonino del Pd non importa niente. Sa che con i democratici non andrà mai al governo. Del resto a lui che cosa importa del governo? Gli interessa soltanto una cosa: crescere ancora. Per questo ripete: «Siamo il quarto partito italiano». Con l’aria di aggiungere. «Presto saremo il terzo».

Come sarà possibile convivere con due estremismi? Giriamo la domanda ai soloni di Repubblica. Sino a oggi hanno sbagliato tutto. Non sono riusciti a distruggere Berlusconi, come si erano proposti di fare. Hanno soltanto irrobustito la Lega e reso Di Pietro un gigante. Dunque, anche Largo Fochetti ha perso le elezioni. Ve lo diciamo noi. Perché loro non lo ammetteranno mai.

Bruschi risvegli

Tuesday, 9 June 2009
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berlusconi-assorto

da ilrumoredeimieiventi.blogspot.com

Ha fatto tutto da solo anche questa volta? Silvio Berlusconi dal quartier generale del suo partito mastica amaro. Dati alla mano il preventivato sfondamento e la morte prematura di un partito già alla frutta (Pd) non c’è stato. E se il centrodestra tiene, come in tutta Europa (il voto di PdL + Lega è lo stesso delle politiche), così non si può dire per la coalizione del Popolo della Libertà che – fra una dichiarazione di Bonaiuti e un’imprecazione verso El Pais – adesso ha bisogno di fare mente locale sul responso delle urne. Ed Il Cavaliere – furibondo – ha rivendicato la sua leadership all’interno del PdL: “Senza di me affluenza ancora più bassa. Ho fatto tutto io” nonostante il futuro per lui non si delinei certamente tranquillo.

Il dato più veritiero da rilevare – mettendo finalmente in soffitta veline, napoletane e nude look che non hanno spostato nulla – è però un altro: La Lega e la compagine di An, ormai coesa nel PdL, sono diventati identità territoriali. Nel Nord Est, al di là dell’Emilia Romagna, il partito di Umberto Bossi ha rosicchiato parecchio al Popolo della Libertà (a Reggio Emilia ad esempio ha portato a casa un 14% inaudito) che, al termine della corsa con il Pd, si è ritrovato con un pareggio striminzito. Al centro Italia invece è indubbio che i voti del PdL siano arrivati dagli ex di Alleanza Nazionale che adesso batteranno cassa. Così come Bossi, nonostante le sue dichiarazioni, non perderà occasione per sventagliare i dati davanti al naso del Cavaliere. Se è vero che Berlusconi rimane il collante fondamentale per il nuovo partito di centrodestra italiano è anche vero, ed i dati lo confermano, che gli alleati stanno incominciando ad assumere una nuova identità: ora contano anche loro e Berlusconi dovrà far ammenda molto più che nel passato. Anche il 15% di Lombardo in Sicilia dovrebbe far squillare campanelli d’allarme (ci sono state punte in alcune città ben oltre il 20%), visto che, dopo i noti fatti della giunta siciliana, ora per Berlusconi saranno “volatili per diabetici”.

Ma c’è un altro fattore importante da tenere in considerazione: il bipolarismo gli italiani non lo digeriscono e, appena ne hanno la possibilità, lo comunicano. Se tutta Europa propende verso questo sistema a due – ed i dati europei lo confermano – in Italia la cosa cambia. Il dualismo conservatori/riformismi fa acqua da tutte le parti confermando, se ancora ce ne fosse bisogno, come il nostro paese non sia ancora pronto, culturalmente, per affrontare questo sistema semplificato. Le motivazioni sono diverse: un paese demograficamente vecchio non consente cambiamenti repentini e se i giovani, più scevri dalle vecchie ideologie, riescono bene ad affrontare la modernità così non possiamo dire per i più “attempati” ancorati per forza di cose alle tradizioni ed alla storia passata, storia che ha radici profonde, ricchissima di ideologie e di diversità causa una Repubblica troppo giovane per poter dimenticare i “vecchi confini e reami”. Il “colpo di Stato bipolare”, voluto da D’Alema e Berlusconi (che non ha paragoni con la vecchia bicamerale da dilettanti Marini/D’Alema), non riesce ancora a far breccia nel cuore degli italiani e, se fossimo in un paese normale, la politica avrebbe il dovere di chiedersi il perché.

In Europa intanto soffia “vento forte di Destra”. Solo i conservatori Greci perdono (ma con gli stessi seggi dei socialisti) mentre in Germania, Francia e Spagna la sinistra sprofonda, segno che il pragmatismo conservatore (qualcuno parla di xenofobia, ma non è del tutto così) funziona molto meglio rispetto alle favole della buona notte. 263 seggi del PPE contro i 163 del PSE sono un dato incredibile che dovrebbe far riflettere in tanti.

Tornando ai fatti nostri invece se il Pd ha rinviato almeno per un po’ il suo funerale Berlusconi dall’altra parte non ride, costretto da adesso in poi, a barcamenarsi tra i suoi alleati che hanno rialzato la testa. Il bipolarismo indigeribile, l’antipolitica populista che avanza (IdV) e nuove identità territoriali potrebbero portare verso nuovi equilibri in un disegno che, fino a poche settimane fa, sembrava ormai scolpito nel marmo.

L'ultimo treno per Strasburgo

Monday, 8 June 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

L’unica nota positiva delle elezioni europee è che finalmente ce le troviamo alle spalle. La campagna elettorale è stata un concentrato di aria fritta e di protagonismi personali, contenuti e programmi prossimi allo zero assoluto.

A notte fonda, analizzando i risultati sono evidenti quelli conseguiti dall’Italia dei Valori e dalla Lega Nord. La prima formazione raddoppia i consensi rispetto alle politiche di aprile 2008, la Lega cresce di più di un punto percentuale.

Tra PdL e PD, i maggiori partiti dello scacchiere politico italiano, il problema non era certo quale dei due avrebbe vinto le elezioni, bensì di quanto Berlusconi sarebbe riuscito a superare gli avversari. Silvio puntava con decisione al plebiscito, concludendo la campagna elettorale a Milano si attribuiva fra il 40 ed il 45 per cento dei consensi citando fantomatici sondaggi. Fra l’altro quando ormai non si poteva più, per legge, diffondere alcun dato sulle intenzioni di voto.

Silvio ha fatto di tutto per ottenere un grande risultato. Come ormai di consueto, all’avvicinarsi della scadenza elettorale occupava i vari tiggì e tutti gli spazi disponibili in televisione scatenando il consueto flood mediatico. Era così onnipresente su tutti gli schermi che nessuno sarebbe rimasto sorpreso più di tanto nel vederlo comparire anche in quello del videocitofono, andando ad aprire a chi stava suonando alla porta.

A parte i sondaggi rimediati non si sa dove da Berlusconi e citati la settimana scorsa, quelli ufficiali prevedevano il PdL attorno al 40% ed il PD al 26%. La vittoria di Berlusconi era scontata, così come la perdita di consensi da parte del PD. E come anche la crescita di IdV e Lega. Poi è arrivato il divorzio, la sentenza Mills, Noemi Letizia, le feste con tanta gnocca a Villa Certosa, l’uso disinvolto dei voli di Stato. E cinque punti percentuale in meno rispetto alle previsioni di terze parti.

Mentre per il PD il magro risultato è più o meno quello previsto, di ben 7 punti inferiore a quello delle politiche 2008,  l’ultimo mese di campagna elettorale è costato caro al PdL, che non ottiene il voto plebiscitario per Berlusconi, anzi perde più di due punti rispetto alle politiche.

Del successo di Bossi e Di Pietro, dello stop di Berlusconi e della frana del PD si sono accorti tutti i giornali. Anzi quasi tutti, “Il Giornale” si genuflette e nel titolone in prima pagina dice che Papi li ha mandarli tutti a quel Paìs. Chissà cosa fuma Giordano prima di decidere i titoli: incenso?

Da registrare che l’ultimo partito a prendere il treno per Strasburgo è l’UdC che incrementa la propria fetta di elettori e supera abbondantemente il quorum. Rimangono invece fuori i Radicali, che raccolgono meno del 3%. Rimangono a casa anche le formazioni della sinistra radicale, che oltre ad esibire simboli elettorali anacronistici non hanno ancora realizzato che più si dividono e più tendono a diventare specie in via di estinzione.

Speciale Elezioni. Compito in classe: descrivi la campagna elettorale della tua città.

Saturday, 6 June 2009
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il grande ritorno di Nicoletta Salata per dituttounblog.com

SVOLGIMENTO:

Tra le tante cose che si  potrebbero raccontare su questa campagna, montagna o cuccagna ecco una breve descrizione di quelle che mi hanno maggiormente colpito.

In giro per la città è un via vai, un su e giù, un andirivieni di svariate tipologie di  autoveicoli che trasportano le immagini dei vari candidati.

A seconda della dimensione del mezzo la foto del potenziale sindaco o consigliere o rappresentante nazionale di un dato partito,  aumenta o diminuisce di grandezza. Ho potuto ammirare gigantografie di vertiginoso impatto scorrere lungo strade cittadine e subito dopo sopraggiungere da lontano altri mezzucci assai più piccoli che scomparivano rivestiti dalla foto che li ricopriva. Ho visto anche un’ Apecar molto vintage che se da un lato incuriosiva bonariamente l’attenzione per questo suo gusto rétro, dall’altro faceva un po’ modestia, miseria  o vorrei ma non  posso.

Questa differenza di appariscenza e numero di autoveicoli ad uso pubblicitario per ciascun schieramento, mi dimostra semplicemente una già nota realtà che potrei qui trasformare in morale della favola: e cioè che chi ha più mezzi, più mezzi ha!

E chi ne ha di più ha utilizzato anche quella tipologia di pubblicità esterna che prende il nome di “vela”. Insomma si può dire che in alcuni momenti la città sembrava lo scenario di una battaglia navale, dato che una vera e propria flotta di questi invadenti ed ingombranti natanti su ruote hanno attraversato in lungo e in largo l’oceanico traffico cittadino. Da immortalare la scena in cui ad una delle rotonde spartitraffico del centro si sono incrociati, usando una terminologia velistica, lo spinnaker (o fiocco pallone!) e la  tempestina (o tormentina!). Oppure,  quali varianti della parola vela: la velona e la velina…! Figure peraltro femminili che  in queste elezioni hanno avuto la loro denigratoria parte. E che  per bocca di un tale Eolo d’Ario  nella cui fauci sono convogliate turbolente come i quattro venti, esse hanno soffiato, alcune volte evidentemente in…poppa, ma tendenzialmente contro vento.

Talvolta questi mezzi mobili si fermano in qualche area di sosta, gettano l’ancora e si mettono in bella mostra. Naturalmente in zone strategiche di passaggio, in modo tale da essere avvistati da un maggior numero di persone. Che potremmo anche definire propriamente naufraghi, perché in mezzo a tanto caos e messaggi si finisce per perdere la rotta. Quand’anche  fosse la dritta!

Chiudo questa mia un po’ scherzosa riflessione sulla pubblicità mobile dicendo che (almeno e per fortuna) non si è sentito urlare da un carretto (dicasi propaganda fonica), a mo’ di strillone o arrotino, qualcuno che promuoveva a squarciagola il suo prediletto. Anche perché, semmai,  “il carretto passava e quell’uomo gridava: gelati”!

Sempre a proposito di pubblicità, ho notato che le strutture adibite all’affissione dei manifesti elettorali registrano un numero sorprendente di cambiamenti. Come un calendario giornaliero al quale ogni mattina si strappa il foglio precedente e che non è mai uguale al giorno prima, queste bacheche d’immagini misto mare (stiamo sempre solcando le acque marine!) si rinnovano in continuazione.  Passi ad un’ora ics e vedi affisso il bel faccione, spesso ripassato al photoshop e pure con scarsi risultati perché magari conoscendo di  persona il tale ti sembra tutto sommato meglio dal vivo (ne ho visto uno che è così sbiancato che pare morto); transiti  più tardi o la mattina successiva e ti accorgi che qualcosa è cambiato.

Per terra strisce di manifesti strappati e nuovi volti appesi. Oppure strati di manifesti sovrapposti che se dovesse piovere (la colla c’è già in abbondanza),  qualche chilo di cartapesta è garantito. Del resto con la cartapesta si fanno notoriamente pupazzi e burattini.

Tra l’altro il futuribile professore di educazione civica, nel corso di una fantomatica ed immaginaria lezione, ci ha spiegato che esiste una legge che regolamenta le affissioni elettorali.

Si tratta della Legge 4 aprile 1956, n. 212 – “Norme per la disciplina della propaganda elettorale”, aggiornata dalla  Legge 24 aprile 1975, n. 130 – “Modifiche alla disciplina della propaganda elettorale ed alle norme per la presentazione delle candidature e delle liste dei candidati nonché dei contrassegni nelle elezioni politiche, regionali, provinciali e comunali”.

Questa legge dice tra l’altro che i manifesti devono essere affissi esclusivamente negli appositi spazi destinati in ogni Comune, che sono proibite le iscrizioni murali e quelle su fondi stradali, rupi, argini, palizzate e recinzioni, e che “chiunque sottrae o distrugge stampati, giornali murali od altri, o manifesti di propaganda elettorale previsti dall’art. 1, destinati all’affissione o alla diffusione o ne impedisce l’affissione o la diffusione ovvero stacca, lacera o rende comunque illeggibili quelli già affissi negli spazi riservati alla propaganda elettorale a norma della presente legge, o, non avendone titolo, affigge stampati, giornali murali od altri o manifesti negli spazi suddetti è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da lire 100.000 a lire 1.000.000”.

Eppure questa stratificazione, nemmeno perfetta in quanto in alcuni casi fuoriesce una parte del candidato del foglio di sotto e si combina con quella dell’ultimo appiccicato, non può essere opera del vento! Qui c’è lo zampino…del rivale attacchino!

Un altro pensiero è che, a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale e dal voto, restano in alcuni elettori ancora dubbi su come si vota. Ho sentito i miei amici di V° discutere sul “voto disgiunto”  della scheda azzurra. Lamentavano il fatto che, interpellati alcuni candidati a Consigliere comunale, ne avessero ricevuto contrastanti risposte. Qualcuno ha dichiarato infatti che “disgiunto” sta a significare che nella stessa scheda si può votare per un candidato Sindaco e per un candidato Consigliere appartenente ad una diversa coalizione. Coalizione, non partito. Il che significa dare due voti piuttosto in contrasto l’uno con l’altro, o in opposizione per dirla forse più tecnicamente.

Qualcun altro avrebbe sostenuto invece che ciò non è esatto, anche perché è totalmente illogico, e che il voto al candidato Consigliere s’intende “disgiunto” perché egli può essere di un partito diverso di quello del candidato Sindaco, ma deve rientrare nella stessa coalizione.

Per quel che ne ho capito io la prima versione è quella esatta; ho anche capito però che non è possibile che questi candidati siano così ignoranti.

Se poi si aggiunge che un altro candidato Consigliere, questa volta di Quartiere, fino a dieci giorni fa non sapeva che si vota anche per le Provinciali e le Europee viene da chiedersi se non sia il caso di fargli fare un esame di ammissione a questi cialtroni.

L’ultimo aspetto che segnalo tra i numerosi  che mi hanno colpito, è quello relativo alla cassetta della posta. Da qualche tempo essa si riempie tutti i giorni di buste, dépliant, volantini, fino ai più ridotti santini formato tascabile, da portare eventualmente con sé in cabina come promemoria (il rischio di confondersi è elevato) o tuttalpiù conservarli come segnalibro. Di quelli già letti e che non si rileggeranno mai più.

Chi la svuota una volta al giorno riesce a smaltire questa invasione cartacea, ma chi per esempio dovesse esser stato assente per diversi giorni da casa, faccia attenzione quando apre la porticina: una cascata di corrispondenza, perché no..indesiderata, potrebbe cascargli addosso. Volendo si può anche posizionare sotto un sacchetto e scaricare il tutto direttamente al bidone. Non so se sia più indicato quello della raccolta carta o del secco non riciclabile.

Di tutto questo materiale promozionale, ho sentito mio padre dire che solo un mittente ha indicato riassumendole, le modalità del voto. I colori delle schede, come dare le preferenze ecc… Peccato non sia della sua corrente politica, ma lo ha molto apprezzato.

Insomma, alla luce di questa panoramica ingarbugliata in cui le informazioni sembrano non essere chiare e altre sono sfociate in tutt’altro, voglio concludere dicendo che sono proprio contento di non essere ancora maggiorenne.

Ma mi rivolgo lo stesso a Lei, ipotetico candidato da me prescelto: io non ho l’età, non ho l’età per…votarti…ma se andassi in cabina, come un Fregoli qualsiasi mi trasformerei in castigatore, in cacciatorpediniere e metterei sul tuo nome una bella x di colpito e affondato.

Come dite, vorreste sapere dove e chi?

Eh no, mi è stato insegnato che il voto è un segreto.

E’ fin troppo palese invece che finché la barca va, c’è chi la lascia andare.

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Politica, malaffare e volontà popolare

Friday, 5 June 2009
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Una volta la politica era sporca, intrallazzava, faceva affari sulle spalle dei comuni cittadini. Nella seconda repubblica per fortuna tutto è cambiato, personaggi del genere sono scomparsi dalla scena politica… naturalmente oggi come oggi nessuno assomiglia nemmeno lontanamente al personaggio del film “Signori e Signore buonanotte” di Ettore Scola, protagonista Marcello Mastroianni. Se trovate delle somiglianze con qualcuno vi state certamente sbagliando, buona visione del filmato

Il Papi furioso – Il divorzio, la ninfa Noemi, i festini a Villa Certosa, l'ape regina Sabina Began e Topolanek ignudo

Wednesday, 3 June 2009
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berlusconi-stern

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Quello del divorzio, di Noemi e delle feste di compleanno sembrava fino a qualche giorno fa un filone in via di esaurimento degli attacchi editoriali al premier Silvio Berlusconi. Dopo la sua poco convincente “discesa in campo” a Porta a Porta qualche giornalista ha continuato invece a mettere a confronto le sue molte e talvolta contraddittorie dichiarazioni con quelle degli altri attori, in primis Noemi Letizia e suo padre. Ne è scaturito l’editoriale di D’Avanzo su Repubblica, con le famose dieci domande alle quali difficilmente prima o poi Silvio Berlusconi si degnerà di rispondere. Il silenzio del principale oggetto dell’inchiesta voleva essere probabilmente una mossa per lasciar calmare le acque. Avrebbe provveduto il tempo a mettere a tacere critiche e domande imbarazzanti, scaturite comunque da situazioni nelle quali egli stesso ha contribuito ad alimentare gli argomenti di chi lo critica.

Come abbiamo ricordato in precedenza su questo blog, l’immediata e stizzita risposta si è condensata in un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi nel quale si denunciavano le motivazioni che avevano scatenato l’inchiesta: l’odio e l’invidia. Teniamo a mente i “moventi” di Repubblica, li troveremo di nuovo nel corso del racconto.

Mentre la notizia stava pian piano spegnendosi sulle prime pagine dei quotidiani italiani, dall’estero invece era tutto un fiorire di titoli su Berlusconi ed il suo rapporto con la minorenne Noemi, articoli rinforzati da impietose analisi della situazione politica ed economica del nostro Paese. Il premier rispondeva a chi glielo faceva notare con una ipotesi poco verosimile: la sinistra italiana è in grado di influenzare i media stranieri, pertanto gli attacchi venivano rilanciati da prestigiose testate estere su commissione dei suoi nemici politici nostrani.

Non fanno in tempo ad attenuarsi queste polemiche che entra in ballo la festa di Capodanno 2009 a Villa Certosa, alla quale ha partecipato anche la allora minorenne Noemi Letizia insieme ad una sua amica, senza la presenza dei genitori. Non ci sarebbe nulla che trascende la normalità fin qui, quasi tutte le adolescenti di quella età difficilmente restano a casa per la festa di fine anno se possono sgattaiolare insieme alle amiche ad una festa, meglio se a casa di conoscenti dei genitori. L’unico neo della “rivelazione” sta nel fatto che in precedenza Berlusconi ha sempre dichiarato di aver visto la giovane sempre in presenza dei genitori, dimenticandosi di questa circostanza e dei racconti della stessa Noemi.

Con perfetto sincronismo, negli stessi giorni l’Espresso pubblica un’inchiesta sulle feste e festini del premier a Villa Certosa, focalizzando in particolare l’attenzione sulla massiccia presenza in quelle occasioni di uno stuolo sterminato di giovani ed avvenenti ragazze. Le stesse sarebbero state abitualmente reclutate per l’occasione da Sabina Began, come già scritto in questo blog si tratta di una bella modella detta “l’ape regina” per lo stuolo di belle ragazze che riesce ad attirare al suo seguito. Ne procurava 50 alla volta, riccamente ricompensate da dierie giornaliere e addirittura con ricchi regali (monili, braccialetti, giolelli in genere) elargiti da Lui in persona, che li faceva tintinnare per il piacere di sentire i gridolini delle convenute. Va da se che i festini di Berlusconi appaiono assai meno adatti ad una adolescente in questo contesto, e la stampa non tarda a riaprire la discussione sulla moralità di Berlusconi.

Altro colpo, e probabilmente non sarà l’ultimo, arriva dalla notizia di una serie di foto scattate in diversi momenti, dentro e fuori l’ormai celebre villa in sardegna di Berlusconi, nelle quali non mancano foto di ragazze discinte mentre se la stanno allegramente spassando. A quanto pare le foto erano disponibili da tempo sul mercato senza aver destato l’interesse della stampa, tanto è vero che nessuno le ha acquistate. Il periodaccio che sta attraversando Berlusconi potrebbe però essere peggiorato dalla pubblicazione di nuove immagini a supporto dei suoi detrattori, così in men che non si dica il fido avvocato e deputato Ghedini si muove per bloccarle. Viene presentata istanza all’Autorità Garante della Privacy, che si riunisce in seduta straordinaria venerdì scorso. Al momento non è noto se il Garante abbia deliberato qualcosa in merito alla richiesta. In parallelo, Ghedini si rivolge alla vituperata magistratura, fra l’altro sbagliando procura (Roma anziché Tempio Pausania) ma non fa niente, questa volta i magistrati interpellati non ce l’hanno su con Silvio e dispongono il sequestro dell’archivio del fotografo sardo, che oltre alla violazione della privacy viene anche sospettato di truffa, e chi più ne ha più ne metta. Quanta solerzia da parte dei PM romani, quanto zelo. Si domanda le ragioni della immediatezza della risposta anche la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) che risponde all’eccessivo zelo dichiarando due giorni di sciopero delle redazioni, e dichiarando: “Il Sindacato dei giornalisti non ha mai rivendicato un inesistente diritto al pettegolezzo o all’intrusione nella vita privata. Ma i personaggi pubblici -i politici come gli attori, che chiedono in permanenza la presenza delle telecamere e dei teleobiettivi- non possono dimenticare che per loro la soglia della riservatezza e’ attenuata: come avvenne per Silvio Sircana, all’epoca portavoce del Presidente del Consiglio Prodi, che era stato fotografato in una strada di Roma mentre a bordo della sua auto parlava con un trans; o come avvenne per Clemente Mastella, all’epoca ministro della Giustizia, fotografato mentre usava l’aereo di Stato per andare al Gran Premio a Monza. L’on. Berlusconi non puo’ pretendere un trattamento diverso.”

Gli scatti, oltre ai momenti di sexy relax, riguardano infatti anche l’utilizzo di aerei di Stato da parte di “accompagnatori” del premier, quali il cantante napoletano Apicella ed una bella brunetta che qualcuno definisce una ballerina di flamenco, altri non si sbilanciano e riferiscono che viene trattata con grande riguardo dal personale che la accoglie all’aeroporto. Questo uso disinvolto delle risorse pubbliche fa insorgere l’opposizione, che probabilmente ha già dimenticato del famoso viaggio aereo di Rutelli e Mastella, quest’ultimo con familiare al seguito, per andare a godersi il Gran Premio di Monza. In quella occasione ricordo che il Presidente della Camera Bertinotti arrivò addirittura a criticare la stampa, rea di aver invaso oltre misura la privacy dei ministri in questione. Quale ovvove!

Le motivazioni ufficiale di tutto questo putiferio d’urgenza riguardano la violazione della privacy di Villa Certosa, fra l’altro emerge che nelle foto è stato catturato l’ex primo ministro ceko Topolanek mentre girava nudo. Ufficialmente quindi lo zelo dei PM è riferito alle chiappe nude dell’illustre ospite. Difficile credere che questa sia tutta la verità, vista l’aria che tira al momento si poteva essere indotti a pensare che si trattasse di altre chiappe e tette al vento, tanto da determinare tutta l’urgenza nel muoversi, ma questa è la versione ufficiale.

Con questo susseguirsi di eventi, dall’estero rincarano la dose, rilanciano e ci vanno giù duro, è tutto un fiorire di titoli espliciti. Il Times titola “Cade la maschera del clown“, mentre anche Financial Times, Independent e Daily Telegraph non fanno certo sconti. Anche le testate francesi, tedesche, spagnole e degli Stati Uniti non lasciano passare inosservata tutta la vicenda, definendo Berlusconi in modi molto variegati che evidenziano tutti come un comportamento come il suo, un uomo di quasi 73 anni, sarebbe moralmente disdicevole già per un cittadino normale, assolutamente inadeguato per un primo ministro.

Si registrano ovviamente anche reazioni da parte della stampa “amica” del premier, per non dire anche di sua proprietà. Il Giornale attacca il gruppo editoriale di fazione opposta dichiarando che i concorrenti circuiscono potenziali testimoni promettendo compensi in cambio di rivelazioni contro Berlusconi. Repubblica smentisce e pubblica a riprova l’audio registrato della conversazione con la presunta spifferatrice corrotta. Libero pubblica a pagina intera il titolone che addossa a Veronica tutte le responsabilità del divorzio: era lei che cornificava quell’anima candida di suo marito! L’hanno saputo dalla Santanché.

Le reazioni di Berlusconi sono di nuovo sdegnate, grida al complotto delle sinistre come se tutti i media che ne parlano fossero schierati contro di lui, e non contro i suoi comportamenti. Evidentemente il suo ruolo e la sua persona coincidono, nella personale visione delle cose di Silvio. È talmente infuriato che questa volta non affida ad intermediari il suo pensiero e dichiara che la campagna di stampa contro di lui è spinta dall’odio e dall’invidia.

L’odio è discutibile, l’invidia sa tanto di compiacimento per la propria posizione di straricco che si sente leggittimato dal suo essere nel fare impunemente ciò che gli aggrada maggiormente. Non mancando poi di ricordare che Lui è stato investito dal popolo. Si, a governare, non a fare tutto ma proprio tutto.

Non vi ricorda lontanamente Alberto Sordi in quel famoso film quando pronuncia la frase: “Io so’ io, e voi nun siete un cazzo“?

PENSIONATI “MEDI” PENALIZZATI

Wednesday, 3 June 2009
Pubblicato nella categoria NONSOLOSOLDI

di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com

Se c’è una categoria di persone che con la crisi economica sta peggio delle altre è quella dei pensionati. Non hanno potere, non hanno capacità di aggregazione, non hanno voce per difendersi. E così chi ha lavorato tutta la vita facendo a volte sacrifici enormi, si trova a combattere con i conti sempre più difficili da far quadrare.

La situazione è drammatica per chi sta ai minimi sociali, ma si sente anche fra coloro che, più fortunati, hanno pensioni medie avendo versato contributi maggiori nel corso della vita lavorativa. E’ quanto emerge da studi compiuti di recente sulle pensioni “medie” (oltre 2.000 euro il mese) che, a partire dal 2005, sono fortemente penalizzate nel meccanismo di indicizzazione (che dovrebbe coprire gli effetti negativi dell’incremento del costo della vita). Vediamone brevemente il meccanismo.

Le pensioni sono rivalutate annualmente per scaglioni: solo la fascia minima è coperta al 100%, oltre la percentuale si riduce al 90% (fino a circa 2.000 euro mensili) ed al 75% (oltre tale limite). E’ una forma di tassazione che colpisce chi sta meglio (principio tributario in sé giusto), ma che non tiene conto del fatto che anche le aliquote fiscali crescono al crescere del reddito, quindi la tassazione è doppia. Fatti due conti, emerge che dal 2000 al 2008 i prezzi sono aumentati del 20%(secondo l’indice ISTAT; e stendiamo un pietoso velo sulla loro reale concretezza…), mentre le pensioni “medie” (superiori ai 2.000 euro mensili) sono cresciute del 12%. Una penalizzazione evidente, che nel tempo è destinata ad aumentare inesorabilmente, poiché il costo della vita è sempre crescente nel tempo; e se l’inflazione dovesse schizzare (come molti temono) oltre il 5% annuo, i pensionati “medi” perderebbero ancora di più. Tutto ciò mentre i contributi a carico di chi lavora aumentano anche a causa dell’inflazione.

Morale: i contributi aumentano, ma le prestazioni (pensioni) restano invariate…Uno degli slogan ricorrenti nel corso degli ultimi anni è stato quello della riduzione del carico fiscale (“non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani”!). E’ vero, l’IRPEF non è aumentata, in molti casi è diminuita, ma non di solo IRPEF vive il Fisco, per parafrasare un detto evangelico. Esistono tante altre forme (e queste è una di quelle) per mettere le mani nella tasche degli italiani e prelevare soldi, al di là delle belle promesse…

Santoro's family

Wednesday, 3 June 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

Pubblichiamo il rendiconto integrale della interpellanza parlamentare n.2-00387, primo firmatario l’On. Laboccetta (PdL), co-firmatari altri n. 42 parlamentari di cui n. 39 PdL, n. 2 Lega Nord ed uno MPA. Risponde la Senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia. La vicenda riguarda il proscioglimento, da parte del GIP, di Luigi De Magistris nell’ambito dell’inchiesta del Tribunale di Salerno a suo carico. La motivazione della interpellanza risiedono nel fatto che il GIP che ha prosciolto De Magistris è la cognata di Michele Santoro, famoso giornalista e conduttore televisivo. Il giudice Maria Teresa Belmonte ha trattato il procedimento senza richiedere di astenersi dal farlo per motivi di opportunità, secondo i firmatari dell’interpellanza. Il sottosegretario conclude la sua risposta dichiarando che il Ministro Alfano “si riserva di disporre accertamenti ulteriori a mezzo dell’Ispettorato generale”.

Per dovere e completezza di informazione, va aggiunto che l’inchiesta è stata archiviata dal GIP Belmonte su richiesta dei tre PM che conducevano le indagini.

Amedeo Labocetta risulta indagato a gennaio 2009 nell’ambito dell’inchiesta “Romeo” sugli appalti napoletani.

Iniziative ispettive, ai fini dell’eventuale esercizio dell’azione disciplinare, con riferimento all’archiviazione di un procedimento a carico dell’ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno – n. 2-00387)

PRESIDENTE. L’onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00387, concernente iniziative ispettive, ai fini dell’eventuale esercizio dell’azione disciplinare, con riferimento all’archiviazione di un procedimento a carico dell’ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, io ho l’onore e anche l’onere di illustrare questa interpellanza urgente che insieme ad oltre quaranta colleghi ho rivolto al Ministro della giustizia. Essa riguarda, purtroppo, vicende delle quali è nuovamente protagonista l’ex pubblico ministero di Catanzaro, il dottor De Magistris.
Già altre volte l’Assemblea e, per quanto di sua competenza, il Governo, sono dovuti intervenire su iniziativa, non solo di questa parte politica, rispettivamente per richiedere, sollecitare e dare conto degli interventi che allarmanti fatti relativi all’attività di De Magistris hanno suscitato.
Non si sono ancora spenti gli echi del più grave contrasto mai verificatosi nella recente storia del Paese tra procure della Repubblica che portarono gli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro a confrontarsi in una durissima battaglia a colpi di sequestri e controsequestri di fascicoli e alla reciproca incriminazione dei capi degli uffici giudiziari inquirenti dei due distretti. Allora furono le farneticazioni del dottor De Magistris e la disinvoltura di alcuni magistrati a provocare l’inaudito Pag. 14scontro, sul quale dovette intervenire anche il Presidente della Repubblica, nella funzione di Presidente del CSM, e di massimo magistrato civile, quale Capo dello Stato.
È a tutti nota – finanche osservatori non interessati ne sono rimasti colpiti – la gravità dei provvedimenti che il CSM ha adottato nei confronti del De Magistris, ordinando il trasferimento di funzione e sede degli altri magistrati resisi responsabili di illeciti disciplinari e che hanno avuto come risultato quello dell’ulteriore delegittimazione della magistratura. Ben altra attenzione dovrebbe, invece, essere riservata alla nostra magistratura, che per la stragrande maggioranza è composta da donne e uomini chiamati all’alta funzione di dirimere le umane controversie e di garantire l’esercizio della pretesa punitiva dello Stato e la tutela del diritto della libertà e che esercitano tale alto compito con sobrietà e compostezza.
Non sono in discussione le prerogative che la Costituzione e la legge sulle guarentigie riconoscono alla magistratura, ma il Parlamento e il Governo hanno l’obbligo di intervenire quando vengono poste in essere condotte che necessitano di una rigorosa censura. L’ultima grave vicenda in ordine di tempo è quella che abbiamo evidenziato nella nostra interpellanza e che presenta caratteristiche tali da imporre opportune iniziative da parte del Ministro guardasigilli. È stata disposta l’archiviazione da parte del GIP di Salerno di un procedimento penale per fattispecie criminose connotate di rilevante gravità a carico del De Magistris e di alcuni giornalisti. I reati ipotizzati erano quelli di diffamazione a mezzo della stampa e di divulgazione di notizie che dovevano rimanere segrete. Il fatto in sé si inquadrerebbe, come naturale, in un fisiologico svolgersi dell’iter procedimentale che impone al pubblico ministero, una volta esaurite le indagini, di domandare l’archiviazione quando la notizia di reato si dimostra infondata, o quando manca una condizione di procedibilità o altra ragione prevista dal nostro codice di procedura penale. Speculare rispetto a questo obbligo, sussiste l’obbligo del GIP di disporre l’archiviazione quando ne ritenga sussistenti le condizioni.
Quando, invece, per le ragioni già contenute nell’interpellanza e che ora brevemente illustrerò vi è motivo di dubitare della serenità di giudizio e della terzietà del giudice e diventa forte il sospetto di una conduzione non imparziale del procedimento penale, si impone l’intervento dell’Esecutivo per fugare ogni dubbio. L’archiviazione è stata disposta dalla dottoressa Maria Teresa Belmonte, GIP presso il tribunale di Salerno e moglie di Giocondo Santoro, avvocato, che in dispregio alle norme deontologiche esercita la professione forense nella stessa sede giudiziaria, in evidente situazione di incompatibilità. Già questo primo profilo imporrebbe un intervento tutorio, ma se si aggiunge che la dottoressa Belmonte è la cognata di Michele Santoro, le ragioni di sconcerto diventano maggiori. Il giornalista televisivo, conduttore della trasmissione Annozero, si è reso promotore, utilizzando il mezzo televisivo, di una vera e propria campagna mediatica tesa a divulgare l’immagine oggettivamente falsa di un De Magistris vittima di un complotto – sono le parole dello stesso De Magistris – ordito ai sui danni dalle più alte cariche dello Stato, dal CSM, dall’allora Ministro della giustizia, da magistrati, avvocati e politici. È un complotto che, a voler seguire le sue farneticazioni, sarebbe stato teso a delegittimare l’operato, a suo dire, diretto alla moralizzazione della vita pubblica.
La trasmissione Annozero è stata ed è la ribalta mediatica dalla quale il dottor De Magistris ha tentato di propagandare una sua immagine di magistrato corretto, equilibrato e che invece si è dimostrata unicamente il trampolino di lancio del De Magistris verso l’approdo parlamentare, questa volta europeo, che a ben vedere appare costituire l’unico vero fine della sua attività di magistrato, le cui indagini a nulla hanno condotto e condurranno.
Che dalla vicenda risalti l’immagine di una magistratura supinamente tesa alla tutela di interessi di parte è fatto oggettivamente Pag. 15sconcertante e che colpisce pesantemente la pubblica opinione. Se poi si aggiunge che la richiesta di archiviazione sia stata sottoscritta dalla dottoressa Gabriella Nuzzi, già sostituto procuratore a Salerno e gravemente sanzionata dal CSM con il trasferimento di sede e funzione proprio in relazione all’anomala gestione dei precedenti penali nei quali era coinvolto il De Magistris, l’inaudita gravità dei fatti appare di tutta evidenza. La dottoressa Nuzzi è quel sostituto procuratore della Repubblica diventato laico confessore del De Magistris, sempre disponibile a riceverne le dichiarazioni e le propalazioni che furono poste a base della sciagurata iniziativa dell’autorità giudiziaria di Salerno di disporre perquisizioni a carico di altri magistrati del distretto di Catanzaro e del provvedimento di sequestro dei fascicoli dei procedimenti penali colà pendenti una volta affidati al De Magistris e che provocò lo scontro tra le procure, a cui si è fatto già cenno e che è stato già portato all’attenzione di quest’Aula e oggetto dei noti provvedimenti disciplinari del CSM. Ve ne è, secondo me, a sufficienza.
Riteniamo che il Ministro interpellato deve disporre un’ispezione presso l’ufficio del giudice per le indagini preliminari presso la procura della Repubblica di Salerno al fine di esercitare l’azione disciplinare per la quale, a mio parere, sussistono tutte le condizioni.
Non mi si venga a dire che la dottoressa Belmonte, cognata di Michele Santoro, aveva formalmente chiesto l’autorizzazione per trattare la delicata questione del dottor De Magistris e che questa le era stata concessa. La questione per la quale la dottoressa Belmonte aveva deciso di astenersi riguarda altri procedimenti, non questo. La dottoressa Belmonte avrebbe, per una questione di deontologia professionale e di stile, dovuto evitare di occuparsi delle vicende del dottor De Magistris. Non l’ha fatto e ha fatto male. È anche con questi comportamenti che si delegittima la magistratura. Per me, questo comportamento è sicuramente censurabile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ritengo che nessuno dei presenti ignori quanto è di recente accaduto tra le procure di Catanzaro e di Salerno e quanto la vicenda abbia destato l’interesse delle istituzioni, compresa la più alta carica dello Stato.
Oggi, in attesa di possibili sviluppi disciplinari e dopo il provvedimento con cui il Consiglio superiore della magistratura ha inteso porre la parola fine alla diatriba tra procure, disponendo il trasferimento di ufficio di alcuni magistrati coinvolti e la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per uno di essi, viene nuovamente adombrato, dagli onorevoli interroganti, il sospetto di una magistratura piegata agli interessi di parte, e non terza nell’esercizio della funzione giudiziaria.
A fronte di tale sospetto, ricordo che l’onorevole Guardasigilli è prontamente intervenuto, disponendo in data 9 ottobre 2008, 3 dicembre 2008 e 5 dicembre 2008 gli accertamenti preliminari che si sono, poi, conclusi con le iniziative di carattere disciplinare e cautelare assunte dall’onorevole Ministro in data 8 gennaio 2009, nei confronti dell’allora procuratore di Salerno dottor Apicella e dei sostituti procuratori, dottor Verasani e dottoressa Nuzzi. Nel caso che ci occupa, la materia del legittimo dubitare degli onorevoli interpellanti riguarda il provvedimento di archiviazione emesso nei confronti del dottor Luigi De Magistris il 27 aprile 2009 dal GIP di Salerno dottoressa Belmonte, nell’ambito del procedimento penale n. 3120/07.
L’imparzialità della decisione dell’organo giudicante e la sua legittimazione a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata nei riguardi del dottor De Magistris dal pubblico ministero dottoressa Nuzzi saranno oggetto di disamina da parte delle competenti articolazioni ministeriali, anche per quanto riguarda il profilo della parentela del GIP con il giornalista Pag. 16Michele Santoro (alla cui trasmissione ebbe a partecipare il dottor De Magistris).
Detto ciò, faccio presente – alla luce di quanto, allo stato, è emerso – che la parentela del GIP Belmonte con il giornalista Michele Santoro non rientra tra le ipotesi di astensione obbligatoria previste dall’articolo 36 del codice di procedura penale e non costituisce di per sé una situazione di fatto suscettibile di rilievo disciplinare a norma del decreto legislativo n. 109 del 2006.
In ogni caso, non risulta che nel procedimento citato vi sia stata una richiesta di astensione del GIP Belmonte dal trattare la posizione del collega dottor De Magistris, sia pure sotto il profilo delle gravi ragioni di convenienza, previste come causa di astensione alla lettera h) dell’articolo 36 del codice di procedura penale.
Ritengo opportuno segnalare, però, che analoga richiesta di astensione risulta presentata in data 26 gennaio 2009 dal GIP Belmonte, nell’ambito del procedimento penale n. 10590/07, a carico dell’allora procuratore di Catanzaro dottor Lombardi, ed avente ad oggetto fatti analoghi a quelli trattati nel procedimento n. 3120/07 a carico del dottor De Magistris.
Nella sua dichiarazione di astensione, la dottoressa Belmonte ha precisato di aver rinvenuto sul sito della Camera dei deputati un’interrogazione a risposta scritta presentata nella seduta n. 110 del 7 gennaio 2009 proprio dall’onorevole Laboccetta e, rappresentando di essere coniugata con il fratello del conduttore della trasmissione televisiva Annozero, ha ipotizzato la riconducibilità della propria parentela all’ipotesi di astensione per «gravi ragioni di convenienza» di cui all’articolo 36 del Codice di procedura penale.
Comunico, infine, che la dichiarazione di astensione del GIP dottoressa Belmonte è stata sottoposta al vaglio del Presidente di Salerno, che ha espresso parere contrario all’istanza in data 27 gennaio 2009, e che la stessa è stata successivamente trasmessa al Presidente del tribunale di Salerno, che l’ha respinta in data 29 gennaio 2009.
Tutti i provvedimenti menzionati sono stati opportunamente notiziati al Consiglio superiore della magistratura per eventuali osservazioni. Ciò premesso, segnalo da ultimo che, con specifico riguardo al procedimento penale oggetto della presente interpellanza, l’onorevole Ministro della giustizia si riserva di disporre accertamenti ulteriori a mezzo dell’Ispettorato generale.

PRESIDENTE. L’onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Sono parzialmente soddisfatto: ritengo che il Governo abbia compreso la gravità delle circostanze denunciate dagli interpellanti, a dimostrazione dell’attenzione che è dedicata a questi temi.
Certamente fa piacere constatare che, quando sono messe in rilievo condotte che possono costituire un vulnus nei confronti della magistratura in genere, perché, al di là del dato personale contingente, è il sistema giudiziario nel suo insieme che va tutelato, il Governo, il Ministero della giustizia e le sue articolazioni non abdicano al loro potere di controllo e di intervento nel quadro del sistema di guarentigie che il legislatore costituzionale e ordinario ha disegnato.
È ormai opinione comune e diffusa che un magistrato della Repubblica si sia fatto portatore di interessi in contrasto con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Chi non ricorda le dichiarazioni gravemente infamanti nei confronti di una moltitudine di soggetti appartenenti all’ordine giudiziario, rese, pure allora, utilizzando il mezzo televisivo, insolitamente compiacente, e che mal si conciliavano, a dir poco, con i doveri di correttezza, trasparenza e legalità che devono, per definizione, ispirare i comportamenti di un magistrato.
De Magistris, nel frattempo punito dal CSM con una delle più gravi sanzioni previste dall’ordinamento, ha avuto buon gioco nell’inserirsi in un sistema, questo sì collaudato ed esteso, che gli ha garantito Pag. 17un’inaudita esposizione mediatica e la copertura giudiziaria per continuare a perseguire un lucido disegno non nuovo né originale, per la verità, che lo possa condurre a occupare un comodo seggio parlamentare in Europa.
Signor Presidente, il sottosegretario ha riferito degli accertamenti disposti, se ho ben capito. Devo dire che il Governo ha colto pienamente in questo punto l’esigenza che in vicende come questa, il cui esito può ledere l’immagine della nostra nazione e la nostra stessa cultura democratica e costituire un pericolo per le garanzie costituzionali dei cittadini, quelle più elementari, ci si debba muovere con incisività, determinazione e tempestività.
Adesso, insieme ai miei colleghi, resto pazientemente in attesa di conoscere l’esito dell’ispezione annunciata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

CINEMA: TERMINATOR SALVATION

Wednesday, 3 June 2009
Pubblicato nella categoria CINEMA

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di Gabriele Niola* per dituttounblog.com

La saga di Terminator non è fondata su androidi che inseguono umani per terminarli. E’ fondata sulla lotta tra due singole entità che cercano ognuno di dare una forma diversa al futuro del pianeta. Un futuro che è tanto più affascinante o inquietante quanto meno è mostrato.

Poche inquadrature per film, solitamente dei flash forward sotto forma di sogno o meglio di incubo, sprazzi di un futuro distopico da evitare, di un mondo in arrivo e di una guerra contro le macchine da sventare combattendo uno solo di quegli esemplari che di volta in volta è un T-800 (il mitico “modello Schwarzenegger”), un T-1000 (il modello a base di metallo liquido) o una Terminatrix (l’idiota modello a forma di donna del terzo e dimenticabile capitolo della saga).

Per questo il quarto capitolo, intitolato Terminator Salvation, tradisce la saga stessa, perchè si sposta in quel futuro prima annunciato per mettere in mostra stavolta direttamente la guerra uomini/macchine e non le battaglie singole per evitarla. Il risultato è che manca quell’etica splendidamente western delle due entità contrapposte in un mondo che non comprende i loro valori e ci si sposta invece sul terreno del cinema d’azione più mainstream. E come film d’azione Terminator salvation non sarebbe nemmeno male. Se non avesse quel nome e non portasse sulle spalle il peso di quella saga!

La trama è abbastanza banale e in fondo prevedibile, ma viene quasi da piangere al pensiero di quel che poteva essere questo quarto capitolo. Perchè la più banale delle inquadrature su John Connor, il più banale dei riferimenti al suo status di leader della resistenza fa commuovere lo spettatore conoscitore della saga. John Connor, il nemico numero 1 delle macchine, la speranza dell’umanità nella più metaforica delle battaglie immaginate, l’uomo per sventare la cui nascita è stato partorito e mandato indietro nel tempo il T-800. Un mito vero.

Normale quindi che un certo fascino il film lo abbia comunque. Ogni qualvolta si evocano i grandi temi trattati in precedenza dai due immortali film diretti da James Cameron e ogni qualvolta si nomina John Connor subito il tono si alza e nei suoi duelli con le macchine si respira il ricordo del fascino delle storie costruite in precedenza non il fascino di questo film.

Perchè di originale Terminator Salvation non ha nulla se non una trama stantia e una costruzione di quel futuro annunciato che guarda ad altri referenti irraggiungibili (Blade Runner addirittura!).

Lacrime alla comparsa del T-800 originale con tanto di colonna sonora dell’epoca.

* Gabriele Niola,

giornalista di cinema, tecnologia e tecnologie del cinema per testate come La Repubblica, Il Secolo XIX, Il Mondo, Affari&Finanza, Punto Informatico, Blogosfere, Ciak, MyMovies.it, Cinemazone, ScreenWeek.it, Radio Rock e Radio24, lavora su un mondo che si situa a metà tra la tecnica e l’arte, un universo che trova la sua attualizzazione migliore in rete. Cura per la Festa Del Cinema di Roma la rassegna di Cinema e Web, sull’evoluzione del linguaggio cinematografico in rete, che presenta il meglio della produzione audiovisuale girata e concepita per una diffusione via Internet, nonchè si occupa, più in generale, delle nuove frontiere dell’industria culturale.

Sito personale: http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com

LA LOBBY DELLE ASSICURAZIONI VINCE ANCORA…

Wednesday, 3 June 2009
Pubblicato nella categoria NONSOLOSOLDI

g-demarchi

di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com

Quando si parla di “poteri forti” si fa sempre riferimento a chi gestisce capitali enormi e, grazie a questo fatto, può ottenere dal governo tangibili benefici. Parliamo, ovviamente, di banche ed assicurazioni, le cui organizzazioni esercitano quella che (con un termine pudicamente inglese per non farsi capire) è definita “lobby”, cioè azione di pressione finalizzata appunto ad ottenere leggi e provvedimenti vantaggiosi per sé.

L’ultimo esempio è costituito dall’abolizione di una delle cosiddette “lenzuolate” liberistiche (uno dei pochi provvedimenti positivi del precedente governo), che prevedeva che i contratti assicurativi del settore “danni” non potevano essere pluriennali ma annuali. Il motivo del provvedimento era chiaro: impedire alle compagnie di obbligare i clienti a restare vincolati per 5 o 10 anni alla società, impedendogli di recedere dal contratto perché aveva trovato condizioni migliori da un’altra parte. Se si pensa che la polizza pluriennale obbliga in maniera drastica a pagare i premi anche se, per assurdo, la copertura non servisse più, si capisce quanto la liberalizzazione sia utile. Se si pensa che chi non paga premi pluriennali può rischiare il pignoramento dei beni per violazione contrattuale, si capisce quanto la liberalizzazione sia utile. Ebbene, la “lobby, dopo aver combattuto la “lenzuolata”, ha vinto e così ritorna la polizza pluriennale (è in corso di approvazione il disegno di legge governativo).

Perché tanto astio contro le polizze annuali e tanto accanimento per reintrodurre i contratti pluriennali? Semplice, motivi d’interesse, di cassetta, di provvigioni. Pochi sanno (e tutti dovrebbero sapere) che un contratto decennale frutta all’agente provvigioni immediate per 10 anni, che la compagnia anticipa alla firma del contratto. Chi si copre contro malattie o infortuni per 10 anni paga (senza saperlo) commissioni al venditore che incassa, all’atto della vendita, un importo pari, in certi casi, all’intero premio versato. E’ la compagnia di assicurazione che anticipa tutto quello che dovrebbe pagare nel tempo, in modo da stimolare il collocamento dei vari prodotti. Teoricamente, trattandosi di un anticipo, se il cliente revoca la polizza, la compagnia dovrebbe pretendere il rimborso delle commissioni, che sono un suo credito; ma non lo fa per accordi con i sindacati degli agenti e preferisce appellarsi alle norme contrattuali e perseguire il povero assicurato pretendendo l’adempimento del contratto.

Il cosiddetto “precontato” è il vero motivo che impone le polizze pluriennali e che spinge la “lobby” a combattere le polizze annuali; quando i “poteri forti” capiranno che solo comportandosi correttamente potranno sperare di avere buoni rapporti con i clienti?

Amarcord – Così dall'estero: "Berlusconi: un senile settantenne schiavo di pompe al pene e iniezioni misteriose"

Sunday, 31 May 2009
Pubblicato nella categoria AMARCORD

articolo del 9 dicembre 2008 pubblicato su www.gabrielemastellarini.com e nell’archivio di dituttounblog.com

Articolo di Alexander Stille per “The New Yorker” (ora anche sul “Sunday Times”), tradotto da Italiadallestero.info (http://italiadallestero.info/archives/1854)

Il settantaduenne Presidente del Consiglio italiano non è nuovo agli scandali. Essendo sopravissuto ad addirittura diciassette processi penali senza essere definitivamente condannato, ha abituato il pubblico italiano a sentimenti di shock o indignazione. Lo scorso gennaio, l’ufficio del procuratore di Napoli ha citato Berlusconi e stilato un rapporto che contiene estratti di più di un migliaio di intercettazioni telefoniche che raffigurano la TV di stato italiana, la RAI, come un “sofà” privato che Berlusconi ha utilizzato per favorire aspiranti attrici (che lui chiama “le mie fanciulle” [in italiano nel testo, N.d.T.]) e per provare a far cadere il precedente governo. Il rapporto tuttavia non ha avuto alcun impatto. Nelle elezioni tenutesi in primavera, Berlusconi è tornato trionfalmente al potere con la sua coalizione di centrodestra chiamata Popolo della libertà, dopo meno di due anni passati all’opposizione.

Ma all’inizio dell’estate, quando i magistrati napoletani hanno rivelato l’esistenza di altre centinaia di intercettazioni di natura strettamente personale, di cui avevano richiesto la distruzione, la fabbrica del gossip italiana ha iniziato ad agitarsi. Dimentichiamoci dell’abuso di potere e dei possibili comportamenti illegali: dateci il sesso! Le cronache della stampa hanno speculato sul fatto che i nastri contenessero commenti piccanti che coinvolgevano Berlusconi e tre membri femminili del governo. Le chiacchiere a proposito delle scappatelle del Presidente del consiglio sono spesso politicamente “variopinte”: i critici di Berlusconi parlano di un senile settantenne schiavo di pompe al pene e iniezioni misteriose; i sostenitori invece amano dipingerlo come un instancabile Don Giovanni, capace di soddisfare due-tre donne alla volta.

Durante la campagna elettorale, Brelusconi ha alimentato i pettegolezzi su quanto fossero state più belle le donne del suo partito rispetto a quelle degli avversari del centro-sinistra. Riferendosi a Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati e suo partner principale all’interno della coalizione, ha così raccontato della loro decisione di candidare almeno il 30% di donne: “è già in atto una corsa per analizzare il passato mio e di Gianfranco e dire che sono state tutte nostre fidanzate”. Ed è andato avanti: “Siamo come dei supereroi in questo senso, sia chiaro, ma tutti abbiamo i nostri limiti”. In ogni caso, Berlusconi ha installato nel parlamento, e addirittura nel governo, un certo numero di “attricette” che si sono guadagnate la fama all’interno del suo impero televisivo.

Antonio Di Pietro, un ex-magistrato che guida uno dei principali partiti dell’opposizione, ha chiamato pubblicamente Berlusconi “un magnaccia”, un termine colorito che sta per protettore [pimp nell’originale, letteralmente pappone, N.d.T.], a causa del tempo che passa in cerca di lavoro per delle “showgirl” invece che occuparsi di problemi di governo. Quest’estate, durante una manifestazione, la popolare comica italiana Sabina Guzzanti disse a proposito di una delle donne ministro nominate da Berlusconi, Mara Carfagna, una ex-concorrente di Miss Italia che ha lavorato anche come showgirl nelle televisioni di Berlusconi prima di accedere in parlamento: “Non puoi nominare qualcuno Ministro delle Pari Opportunità solo perché ti ha succhiato l’uccello!” (La Carfagna ha denunciato la Guzzanti per diffamazione e ha rapidamente negato qualsiasi relazione sessuale con Berlusconi.) Vittorio Feltri, direttore del giornale di destra Libero, ha fornito una lettura opposta. “Non sarei preoccupato se fossi Berlusconi” ha detto. “Anche Mussolini aveva le sue donne. Abbiamo bisogno di un Presidente del consiglio, non di un monaco trappista”.

Berlusconi parla apertamente di sesso e fa veramente poco per nascondere il fatto che si sia sottoposto ad un lifting facciale e ad un trapianto di capelli. Nella sua politica mescola forme arcaico – monarchiche con moderni elementi di controllo dei media. Il quotidiano di Milano, Il Corriere della Sera, recentemente lo ha citato, per metà lamentandosi e per metà vantandosi, sul fatto che sia trattato come un re il cui tocco regale possiede poteri taumaturgici. “Le donne incinte mi chiedono di mettere loro una mano sulla pancia, altre invece di metterle sui loro occhi perchè hanno problemi di vista”, ha detto Berlusconi. “Alcuni, pensate, sulla loro testa perché stanno diventando calvi. Ma in questi casi tutto quello che posso fare io è dargli il numero del mio medico.”

Oltre alle varie donne di cui si dice che abbia potuto goderne i favori, Berlusconi ha portato nel nuovo parlamento tre dei suoi avvocati difensori (che escogitano leggi che potrebbero aiutare il loro cliente), il suo commercialista, alcuni co-difensori di vari processi per corruzione, una lunga lista di dirigenti passati e tutt’ora in servizio nelle sue numerose aziende, giornalisti e direttori dei suoi giornali e il suo medico personale.

Come risultato, i seggi della camera dei deputati, progettata in parte dal Bernini, con i suoi splendidi pavimenti di marmo e alti soffitti, è diventata la nuova Via Veneto. Il centro della vita sociale è una lunga, magnifica stanza chiamata transatlantico, nome delle navi da crociera, in cui i membri del parlamento siedono su comodi divani di pelle o sedie o si aggirano intorno chiacchierando con i colleghi o con i cronisti.

Uno dei giorni in cui mi trovavo lí, qualcuno ha sussurrato “Ecco la Carfagna!” non appena il Ministro delle Pari Opportunità è apparsa tra la folla. La Carfagna ha subito un vero cambiamento dai tempi in cui andava in televisione, quando preferiva minigonne e maglie scollate. Uno dei video più popolari in Italia quest’estate era chiamato “Mi hanno visto il culo anche in Germania”, in cui Carfagna appariva in veste di showgirl che piroettava nell’aria durante una coreografia, con la gonna alzata fin sopra la vita. (In una festa di gala dell’anno scorso, Berlusconi si è rivolto alla Carfagna dicendo “Se non fossi già sposato, ti sposerei subito!”. Il risultato è stata una lite molto pubblicizzata tra lui e la moglie, Veronica Lario). Adesso la Carfagna ha un taglio di capelli corto e serio (ma molto alla moda) e veste con sobri tailleur grigi, ma ha solo 32 anni, ed i suoi grandi occhi marroni la fanno sembrare anche più giovane. Era accompagnata da un’assistente che teneva alla larga i giornalisti. Discutere di gossip, ha dichiarato la Carfagna, “non è parte del mio mandato di ministro”.

Decisamente meno sobria è il sottosegretario al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, un’altra ex-concorrente di Miss Italia, che una volta conduceva un programma TV chiamato “I misteri della notte”, che trattava della vita notturna nelle città di tutto il mondo. (Un popolare video su YouTube la ritrae mentre visita un club sadomaso a Barcellona con uomini in vestiti di pelle, donne con il seno scoperto e massaggi con frutta esotica). La Brambilla ha anche lavorato come cronista televisiva ed ha poi proseguito nella gestione dell’azienda di famiglia, nel campo dell’acciaio. Il posto nel turismo si diceva fosse la sua seconda scelta; dato il suo amore per gli animali, i dice che volesse diventare Ministro dell’Ambiente. Ha ancora un look televisivo, dai lunghi capelli rossi, alle camice scollate e alle micro-minigonne fino ai sandali “da schiava”, con tacchi alti otto centimetri ed un’elaborata ragnatela di legacci di pelle che le risalgono suggestivamente su per la gamba.

Il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, adesso trentacinquenne, al confronto è posata. La Gelmini non ha un passato nello show business; al contrario ha una significativa, anche se breve, esperienza in politica. Sta provando a mettere a punto un piano che dia un controllo locale maggiore alle scuole (sia la Gelmini sia la Brambilla negano ogni accusa di inadeguatezza). Nelle pause, Niccolo Ghedini, uno degli avvocati difensori di Berlusconi, ama aggirarsi intorno al bar del transatlantico, mangiando ciliegie. In passato, per alcuni anni ha fatto la spola tra il tribunale di Milano, dove Berlusconi è stato processato in seguito ad una serie di accuse di corruzione, ed il parlamento, dove ha aiutato a scrivere una serie di leggi che hanno tenuto Berlusconi e alcuni dei suoi amici più intimi fuori dalla galera. Quando ho parlato con lui, mi ha spiegato con calma e pazienza perché è stata una scelta appropriata per il nuovo parlamento approvare una legge che ha permesso all’impero televisivo di Berlusconi, Mediaset, di tenere una frequenza televisiva che la legge italiana e i regolamenti europei avevano assegnato ad un altro operatore. (Porre restrizioni sul possesso di una televisione non ha senso nell’era della TV digitale, ha argomentato). Mi ha anche detto perché era necessario varare una legge che sollevasse Berlusconi da qualsiasi procedimento giudiziario mentre è Presidente del Consiglio. (Il potere giudiziario in Italia è completamente autonomo; quindi, questo è il suo ragionamento, è importantissimo avere una migliore difesa per il potere esecutivo). La legge ha ostacolato un caso che era arrivato a giudizio in cui Berlusconi era accusato di aver pagato il suo avvocato inglese perché rendesse falsa testimonianza in due processi, incluso uno in cui l’oggetto del contendere era il ruolo di Berlusconi nella creazione di un conto bancario estero segreto appartenente alla Fininvest, la holding di Berlusconi, per finanziare il leader del Partito socialista Bettino Craxi. (Entrambi hanno rigettato le accuse). Più recentemente Berlusconi ha caldeggiato una proposta di legge che vieta l’uso delle intercettazioni in tutti i processi che non riaguardino mafia e terrorismo e che prevede fino a tre anni di carcere per i giornalisti che pubblichino intercettazioni fuoriuscite.

E’ difficile non essere affascinati dal deputato Umberto Scapagnini, il medico personale di Berlusconi, le cui teorie sulla longevità lo hanno portato all’interno della cerchia di Berlusconi. Ha tenuto il Presidente del Consiglio a un regime speciale di dieta, esercizio fisico, amminoacidi, vitamine e antiossidanti. “Berlusconi è il più straordinario soggetto psicofisico che abbai mai potuto esaminare”, mi ha detto Scapagnini. “E non sto dicendo questo perchè sono un lecchino. Sono uno scienziato rispettato a livello internazionale, non ho bisogno di accattivarmi il suo appoggio”. Scapagnini, che ha viaggiato lungo la via della seta e ha studiato le abitudini alimentari dei residenti di Okinawa alla ricerca dei segreti della longevità, ha contribuito a sviluppare un metodo per misurare quella che lui chiama la vera età biologica di una persona (la misura di certi ormoni, l’esame di 50 filamenti di DNA ed anche il sistema immunitario) che può variare anche significativamente rispetto all’età anagrafica. “Berlusconi è 15 anni più giovane della sua età anagrafica” ha continuato Scapagnini. “Ha un sistema immunitario incredibile e una resistenza accentuata. Ha una personalità magnetica e un’eccezionale capacità di comunicatore. E’ probabilmente il paziente che ha la maggior longevità che abbia mai esaminato. Se lo vedete in costume da bagno ha la muscolatura ed un tono muscolare di un uomo molto, molto più giovane”. Scapagnini spera di tenere in vita il Presidente del Consiglio fino all’età di 120 anni, che lui considera rientrare nella durata naturale della vita di una creatura umana.

Per quanto riguarda le donne, Scapagnini ha detto, “Certamente, ha una forte personalità sessuale e le donne sono fortemente attratte da lui. Naturalmente, dal suo punto di vista, come per ognuno di noi, non è un fatto spiacevole. Ma, come per tutto quello che riguarda Berlusconi, questo si è rapidamente trasformato in leggenda e lui è stato oggetto di una sgradevole violazione della privacy come mai sarebbe stato permesso negli Stati Uniti.”

Il sesso ha sempre giocato un ruolo considerevole nell’immagine accuratamente costruita di Berlusconi. Ha iniziato la sua carriera nelle costruzioni edilizie a Milano, creando appartamenti e introducendo un complesso residenziale chiuso all’americana nella zona; successivamente è divenuto un pioniere delle televisioni private, contribuendo a demolire il monopolio di stato nelle trasmissioni. Grazie alle molte coperture politiche, ha creato un monopolio virtuale sulle TV private in Italia; fin dai primi anni ‘80, è stato il proprietario di maggioranza dei tre più grandi canali televisivi privati, che, assieme ai tre canali della TV di stato, rappresentano più del 90% del mercato.

Nei discorsi ai suoi venditori, Berlusconi di solito si vanta di come, agli inizi della sua carriera come costruttore, abbia contribuito a concludere un affare importantissimo seducendo una segretaria. Berlusconi infatti ha introdotto il sesso nella televisione italiana e cambiato la cultura nazionale. Per la maggior parte del secondo dopoguerra, l’Italia è stata dominata dalla chiesa cattolica (insieme alla Democrazia Cristiana) e dal Partito comunista italiano, tutti abbastanza bigotti. Non solo Berlusconi ha trasmesso “Dallas” e “Dinasty”; ha introdotto un programma chiamato “Colpo Grosso” un falso gioco a premi con spogliarello che puntualmente terminava con i concorrenti – un uomo ed una donna – in biancheria intima, le donne in topless.

Berlusconi non si è mai risparmiato dall’usare i suoi contatti televisivi per avanzare nel mondo politico. Abbiamo un assaggio di questo in un’intercettazione del 1986, dopo che Bettino Craxi divenne Presidente del consiglio ed aiutò Berlusconi nell’acquisire un monopolio virtuale nel mondo delle TV private. A quell’epoca la polizia intercettò una telefonata tra Berlusconi ed uno dei suoi consiglieri più vicini, Marcello Dell’Utri, che era sospettato di riciclaggio del denaro sporco per conto della mafia siciliana. (E’ stato condannato per favoreggiamento alla mafia nel 2004 e la sentenza è finita in appello). Il 31 dicembre 1986 Dell’Utri e Berlusconi si scambiano gli auguri di fine anno e la conversazione finisce sul sesso:

BERLUSCONI:”Il nuovo anno comincia male!”

DELL’UTRI: “Perché?”

BERLUSCONI: ”Perché due ragazze del Drive In (uno spettacolo TV della Fininvest) avrebbero dovuto venire, ma invece ci hanno dato buca! E Craxi è fuori di se dalla rabbia!”

DELL’UTRI:”Che ti importa del Drive In?”

BERLUSCONI:”Che cosa mi importa? Significa che non scoperemo! Se l’anno comincia così, vuol dire che non scoperemo piu’”.

A parte tutto ciò, l’ultimo festival del pettegolezzo è sfociato in una seria indagine penale. I Procuratori della Repubblica a Napoli stavano investigando su Agostino Saccà, l’ex dirigente di Rai Fiction, e sulle sue relazioni con Berlusconi. I Procuratori della Repubblica sostengono che Saccà abbia abusato della sua posizione facendo favori a Berlusconi in cambio di aiuto nell’istituire una compagnia privata di produzione cinematografica in Calabria, un progetto che stava provando a far decollare mentre era ancora un dipendente pubblico. “Quando sarai in affari per conto tuo ti restituirò il favore” avrebbe detto Berlusconi a Saccà. Questo è ciò che molti temevano quando Berlusconi ha fatto il suo ingresso in politica: che avrebbe usato il suo vasto potere di uomo più ricco del paese per distorcere la funzione del governo – per, infatti, corrompere un funzionario della pubblica amministrazione nel servire Berlusconi invece che lo Stato.

Molte intercettazioni telefoniche sono state ottenute dal giornale L’Espresso e pubblicate sul suo sito web. Registrate nel 2007, quando Berlusconi era all’opposizione, sono uno studio di lecchinaggio:

SACCÁ: Presidente! Buonasera, Presidente….Come sta?

BERLUSCONI: Non c’è male….

SACCÁ: No…Va alla grande, lo devo dire, anche con così tante difficoltà…Rimane la figura più amata nel…

BERLUSCONI: Politicamente, non vado da nessuna parte…ma socialmente mi scambiano per il Papa.

SACCÁ: È proprio quello che intendo dire, lei è il più amato nel paese, lo dico senza nessuno scopo adulatorio…ma è stupendo perché c’è un bisogno di….c’è un vuoto…che lei riempie emotivamente per la gente…Lo sentiamo.

Poi tornano allo scopo della telefonata. Berlusconi vuole aiuto nel mantenere il controllo di centro-destra della RAI, anche se il centro-sinistra è al governo.

SACCÁ: Lei è l’unico che mi abbia mai chiesto qualcosa…

BERLUSCONI: Eccetto che a volte sulle donne… per migliorare il morale del capo.

Poi Berlusconi prosegue verso un nuovo obiettivo: vuole che due attrici siano assunte, una di loro per un esplicito fine politico. Saccà, come ogni buon dispensatore di protezione, non vuole sapere perché:

BERLUSCONI: Fammi spiegare questa cosa…

SACCÁ: No Presidente, lei non deve spiegare niente.

BERLUSCONI: No, te lo spiego: sto cercando di ottenere

SACCÁ: Presidente, lei è una persona molto civile e corretta…

BERLUSCONI: Sto cercando di avere… la maggioranza in Senato… e questa Evelina Manna potrebbe…perché è stata raccomandata da qualcuno con cui sto negoziando.

In quel periodo, Berlusconi stava cercando di rovesciare il governo di centro-sinistra di Romano Prodi, che si reggeva per un solo voto di maggioranza al Senato. Un senatore afferma che gli sia stata offerta una consistente somma di denaro da un sostenitore del centro destra per cambiare fazione, e in questa telefonata Berlusconi è abbastanza esplicito nello sperare di ottenere una parte per un’attrice per conto di un altro senatore del centro-sinistra per far cadere il governo. (Saccà e Berlusconi negano di avere fatto qualcosa di scorretto, e Saccà dice che le due attrici menzionate nelle conversazione hanno solo fatto un’audizione e non sono state assunte. Saccà è ancora indagato e i suoi avvocati si stanno muovendo per far cadere il caso.)

Un’altra serie di intercettazioni suggerisce fino a che punto Berlusconi controllasse la RAI mentre non era al governo e nonostante fosse il proprietario di maggioranza della concorrenza, Mediaset. La RAI assunse Deborah Bergamini, le ex assistente personale di Berlusconi, come direttrice del marketing. Nel 2007, è stato scritto che la Bergamini fungeva da agente Mediaset dentro la TV di stato.

Era spesso al telefono con ex colleghi a Mediaset, coordinando programmi e discutendo come dovevano essere trattate le notizie di cronaca. In una conversazione del 2005, discusse a proposito di come trattare, minimizzandola, la morte del Papa, per non far calare il voto cattolico nelle elezioni regionali che stavano per aver luogo. Le elezioni andarono male per la coalizione di centro-destra di Berlusconi e la Bergamini, insieme ai suoi colleghi, lavorarono incessantemente per ritardare il più possibile la diffusione dei risultati, fino a che gli ascolti fossero al minimo, per poi fare l’annuncio nel modo più confusionario possibile. Bergamini è stata licenziata dalla RAI non appena la conversazione divenne pubblica, ma le furono dati quasi seicento mila dollari come trattamento di fine rapporto. (Lei nega qualsiasi collusione con Mediaset.) Oggi anche lei siede in Parlamento.

Prima di lasciare la sua carica nel 2006, Berlusconi ha fatto approvare una nuova legge elettorale che dava quasi potere totale ai leader di partito nello scegliere chi poteva candidarsi al Parlamento. In passato, gli elettori potevano votare per il candidato scelto, dando potere ai politici locali che avevano un seguito nei loro distretti di appartenenza. Con le nuove regole, gli italiani possono votare solo per il partito, mentre i capi di partito stilano le liste elettorali. Quelli in cima alla lista hanno più possibilità di venire eletti, e le possibilità dei candidati diminuiscono man mano che scendono di posizione. I membri del Parlamento sono alle dipendenze dei leader di partito. “Sono come il principe azzurro – erano zucche e io li ho trasformati in parlamentari” ha detto una volta Berlusconi a proposito della sua delegazione parlamentare. La legge contiene anche un “premio” per il partito che vince la maggioranza in parlamento: un numero di poltrone extra che forniscono sicurezza alla coalizione di governo. Durante una delle ultime sessioni legislativi, Berlusconi ha proposto che solo i leader di partito dovrebbero preoccuparsi di votare in Parlamento, rendendo il ruolo di 630 parlamentari un semplice cerimoniale, ad eccezione di una manciata di loro.

“Ci stiamo muovendo verso una specie di democrazia sudamericana” dice Bruno Tabacci, che è un ex democristiano, un membro della vecchia guardia. Ora all’opposizione, era nella coalizione di centro-destra di Berlusconi fra il 2001 e il 2006. Anche allora, fa notare, ha votato contro alle leggi sul sistema penale che apparivano specificamente create per beneficiare Berlusconi e i suoi co-imputati. Un tale dissenso interno sotto il nuovo regime non è concepibile, afferma Tabacci. “I membri del Parlamento ora sono essenzialmente nominati, non eletti. Il ruolo del Parlamento è diventato moribondo.” Gerardo D’Ambrosio, un senatore di centro-sinistra che ha trascorso più di 40 anni da giudice prima di entrare in politica, è stato anche più secco. A causa dell’abitudine di Berlusconi di tagliare il dibattito su leggi importanti chiedendo voti di fiducia, “il Parlamento è diventato una farsa” ha detto. Quanto sia diventato una farsa è diventato chiaro all’inizio della nuova legislatura, quando un fotografo ha catturato, grazie al teleobiettivo, il testo di un bigliettino che Berlusconi ha mandato a due giovani deputate alla Camera, Gabriella Giammanco e Nunzia De Girolamo:

Gabri, Nunzia, siete bellissime insieme! Grazie per essere qui, ma non è necessario. Se avete qualche appuntamento galante per pranzo, vi autorizzo ad andarvene! Molti baci a tutte e due!!! Il “vostro” presidente.

Il fotografo ha anche catturato l’inizio della loro risposta:

Caro [Presidente], noi accettiamo appuntamenti romantici solo da lei.

Cinque anni fa, Berlusconi vide una bella annunciatrice televisiva di 23 anni chiamata Virgina Sanjust di Teulada mentre dava la notizia uno dei suoi decreti economici. Il giorno successivo le spedì un bouquet di fiori con un messaggio di congratulazioni. Lei ringraziò con un biglietto che conteneva il suo numero di cellulare. Subito dopo, il Presidente del Consiglio era in linea, e la invitava a pranzo a Palazzo Chigi. Lei accettò. Dopo pranzo, in base a un resoconto del suo ex marito Federico Armati, pare che Berlusconi le diede un braccialetto di diamanti e le offrì una consulenza di due mesi e mezzo all’ufficio del Presidente del Consiglio, pagata circa 50.000 dollari. Questo fu fatto con un formale decreto ministeriale, che fu immediatamente ritirato quando la stampa lo venne a sapere. Ma successivamente la Sanjust ottenne il suo spettacolo televisivo alla RAI e il suo ex marito, che lavorava per i servizi segreti del paese, ottenne un trasferimento altamente desiderabile; poi, dopo che lui e la ex moglie rimasero invischiati in una battaglia per la custodia dei figli, Armati fu degradato.

Gli avvocati di Berlusconi insistono che lui non abbia fatto niente di sbagliato e che stava solo aiutando una donna che ne aveva bisogno. Gli avvocati di Sanjust negano qualsiasi malefatta. Come per la conversazione con Saccà, non sapremo mai se Berlusconi abbia infranto la legge o no in questo caso, grazie alle leggi che i suoi avvocati hanno fatto approvare in Parlamento che danno al Presidente del Consiglio l’immunità dall’azione giudiziaria finché è in carica. Armati, da buon agente dei servizi segreti, ha documentato le relazioni della ex-moglie con Berlusconi per un possibile uso futuro. Ha affermato che Sanjust abbia usato la sua influenza con Berlusconi per farlo trasferire e per aver fatto diminuire la sua paga. (Fu riassegnato a un lavoro di basso livello in un tribunale e la sua paga fu ridotta da circa 7 mila dollari al mese a un misero stipendio di 25.000 dollari. Quando Armati minacciò di rendere pubblici i documenti che parlavano dei rapporti di Berlusconi con la sua ex-moglie, afferma che gli fu immediatamente assegnata un’altra posizione, con un salario di circa 8.000 dollari al mese.) Armati ha messo insieme la sua versione degli eventi in una denuncia che ha sottoposto al Tribunale dei Ministri, che supervisiona la cattiva condotta a livello ministeriale.

Armati insiste anche che Berlusconi diede considerevoli somme di denaro in contanti alla sua ex-moglie – ma gli avvocati di Berlusconi negano, insistendo che la loro relazione era puramente di amicizia.

Sebbene non ci sia documentazione per i presunti pagamenti in contante, sembra ci siano stati accordi per far vivere Sanjust in un appartamento affacciato su Campo de’ Fiori, una delle più belle piazze di Roma, dove in passato aveva vissuto Armati. Il compratore ufficiale era Salvatore Sciascia, il direttore dei servizi fiscali del gruppo Fininvest di Berlusconi. E’ stato accusato di aver corrotto membri della Finanza a nome di Berlusconi. (Dice che da allora è stato “riabilitato”). Invece di licenziare Sciascia per il suo ruolo nell’affare di corruzione, Berlusconi lo ha portato al Senato, dove è uno dei vari senatori condannati per gravi reati.

Che niente di tutto questo preoccupi il pubblico italiano la dice lunga sull’opposizione di centro-sinistra che Berlusconi affronta. “Il vero dramma qui non è la farsa del sesso ma il totale collasso e la frammentazione del centro-sinistra” ha detto un mio amico. Berlusconi – nonostante i suoi due precedenti scialbi mandati – è stato rieletto quest’anno a causa dei fallimenti del governo abortito di centro-sinistra di Prodi. Con la sua maggioranza di un solo voto al Senato, una fratturata coalizione di 9 partiti che non poteva mettersi d’accordo su niente di importante, il governo Prodi non era capace di affrontare nessuno dei problemi più importanti del paese, fra cui la protratta crisi dei rifiuti di Napoli. Il risultato è stato che la maggioranza degli italiani è stata contenta di dare a Berlusconi una quantità straordinaria di potere decisionale. Ha immediatamente eliminato le tasse di proprietà sulla prima casa di tutti gli italiani, e la decisione è stata molto popolare. Chiamando l’esercito, ha agito velocemente per togliere la spazzatura dalle strade di Napoli, e ha affermato di aver riportato la città nel mondo occidentale in soli 58 giorni.

La sensazione generale è che l’Italia sia precipitata seriamente verso il basso durante in 14 anni in cui Berlusconi ha dominato la politica italiana. Il capitalismo basato sull’amicizia ha dimostrato di essere inefficiente e anche corrotto. All’inizio degli anni ‘90, il prodotto interno lordo italiano era più alto del 15% circa di quello inglese; ora la sua economia è più debole del 23%. Quando Wall Street ha avuto il tracollo e la corrente crisi finanziaria ha travolto l’Europa, Berlusconi ha esortato i suoi concittadini a non nascondere i loro soldi nel materasso ma a continuare a comprare azioni – ha raccomandato Mediaset, fra le altre – e a spendere. Per dare l’esempio, si è diretto in discoteca, dicendo alla folla presente, secondo il quotidiano La Repubblica, “Se dormo per tre ore, ho ancora abbastanza energia per fare l’amore per altre tre ore”. La catastrofe finanziaria ha solo accresciuto il suo potere, dato che come Presidente del Consiglio avrà senza dubbio il controllo dei soldi pubblici da destinare al salvataggio delle compagnie private.

Persino il sessismo rampante nel comportamento di Berlusconi verso le donne in politica – l’uso delle donne come trofeo politico – non è senza conseguenze economiche. L’Italia ha la percentuale più bassa di donne al lavoro di qualsiasi nazione europea – un serio freno alla crescita economica e alla produttività che serve a spiegare perché il paese è rimasto indietro e si trova in fondo alla lista delle nazioni civilizzate. Un recente studio della Banca d’Italia dimostra che se i livelli di impiego fra le donne italiane fosse lo stesso di quello fra gli uomini il prodotto interno lordo del paese sarebbe del 17% più alto. Altri studi collegano il tasso di nascite dell’Italia, fra i più bassi al mondo, alla asimmetria grandissima fra gli uomini e le donne. E’ probabile che tutto ciò non sarà curato dal tocco reale.

(Nella foto Evelina Manna)

Clamoroso: L'Authority convocata d'urgenza alle 18 di oggi – Berlusconi si rivolge al Garante della Privacy per impedire la pubblicazione di alcune foto

Friday, 29 May 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

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Milano – Silvio Berlusconi si è rivolto al Garante della Privacy per chiedere un provvedimento d’urgenza che vieti la pubblicazione di alcune foto in cui il premier è ritratto a villa Certosa con il primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topola’nek ed alcune ragazze.

Secondo quanto appreso dalla Voce, il Cavaliere ha chiesto l’intervento del Garante in via cautelativa, per impedire la pubblicazione, da parte di un noto settimanale popolare, di alcune foto che ritraggono il primo ministro ceco intento a tuffarsi, insieme alla moglie ed ai due figli, nella piscina della residenza sarda del Cavaliere. Stando a quanto appreso dalla Voce, in alcune foto, oltre alla famiglia del primo ministro ungherese, si vedrebbero alcune ragazze estranee alla cerchia familiare di Berlusconi e del suo ospite. Berlusconi, che sarebbe ritratto solo marginalmente nelle fotografie incriminate, ha chiesto al Garante della Privacy di vietarne la pubblicazione, in quanto realizzate nella sua residenza privata. La decisione del Garante arriverà al termine di una riunione convocata in seduta straordinaria alle 18 di oggi.

Questa notizia giunge in una giornata in cui le polemiche in seguito alla vicenda di Noemi Letizia sono accesissime. Al centro dell’attenzione le feste di Capodanno organizzate da Berlusconi. Nella festa dell’ultimo dell’anno del 2007 sembra che il premier avesse invitato alla sua festa circa cinquanta ragazze. Queste si sarebbero recate nella villa sarda con un aereo privato e avrebbero ricevuto in regalo dei gioielli. Le indiscrezioni sono dell’Espresso, che è stato querelato dall’avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini. Nella festa organizzata per il Capodanno 2009 sarebbe stata invitata anche Noemi.

Dopo la notizia della presunta lettera di Berlusconi al Garante, ritornano alla mente altri scatti realizzati a Villa Certosa: sono le foto in cui si vede il Cavaliere passeggiare in giardino insieme a cinque ragazze, tra cui Angela Sozio, ex concorrente del Grande Fratello (per molto tempo inserita nelle liste delle possibili candidate alla Europee, anche se poi la candidatura non c’è stata). Quelle foto, pubblicate dal settimanale Oggi nell’aprile 2007, fecero il giro del mondo, e vennero riprese, con enfasi, anche dal Corriere della Sera in prima pagina, provocando la prima lettera aperta della moglie, Veronica Lario, pubblicata su Repubblica. Anche in quell’occasione, Berlusconi chiese l’intervento del Garante, che vietò l’ulteriore diffusione delle foto: il Corriere le pubblicò nuovamente, in giorno successivo alla notifica del provvedimento dell’Authority, provocando così la condanna dell’allora direttore Paolo Mieli.

L’eventuale pubblicazione delle nuove foto rischierebbe di aggravare la delicata vicenda del divorzio chiesto dalla moglie di Berlusconi, che aveva visto i primi sintomi di insofferenza per le frequentazioni del marito proprio in seguito alla pubblicazione delle foto dell’aprile di due anni fa.

Domenico D’Alessandro per lavoceditalia.it

Sabina Began, "l'ape regina" delle 50 ragazze alle grandi feste di Silvio Berlusconi

Friday, 29 May 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Le feste di Capodanno a Villa Certosa ultimamente sono al centro delle cronache più di molte altre cosa, quasi non esistesse una crisi economica preoccupante e tanti altri problemi che ne derivano. Il gossip però tira sempre e comunque, non c’è crisi che tenga. E la gnocca tira ancor più di Travaglio, almeno qui in rete.

L’immagine pubblica del Cavaliere e la sua moralità stanno subendo colpi editoriali quotidiani. Solo con il tempo si potrà alla fine giudicare se le iniziative del gruppo editoriale “l’Espresso” lo avranno rafforzato ulteriormente o no. Per il momento, Lui giura sulla testa dei figli e continua a non rispondere a semplici domande. Non si hanno notizie al riguardo dai discendenti, ovvero se stiano o no mettendo in atto particolari scongiuri o riti propiziatori.

Berlusconi però non è mica uno qualsiasi, Lui si può permettere tutto: anche di organizzare favolose feste per il Capodanno 2008 nella sua Villa Certosa, riempita per l’occasione da una quantità industriale di gnocche. A procacciare il parco-gnocca, a quanto riferisce l’Espresso oggi in edicola, un ruolo di primo piano lo ha svolto Sabina Began (nelle foto), nelle cronache mondane di Roma detta “l’ape regina“, forse per il codazzo di aponi che si porta dietro insieme alle sue api “operaie”. Questo nome non dovrebbe essere del tutto sconosciuto ai lettori del nostro blog: si tratta di una bella modella di origini slave e tedesche, in passato già citata in questo articolo di agosto scorso.

Veline, attricette, ballerine, ragazze che si esibiscono in discoteca, hostess (non quelle di Alitalia), di tutto di più (non come alla Rai). Un serraglio di 50 belle ragazze reclutate da Sabina Began per le feste dell’Imperatore Silvio, trasferite a destinazione con jet privato e ricoperte di costosi regali e cotillions. Diavolaccio di un Silvio!

Veronica Lario, annunciando il divorzio da Silvio Berlusconi, ha parlato di «divertimento dell’imperatore», di «vergini che si offrono al drago». Secondo quanto riportato da l’Espresso aveva motivi ben fondati per parlare in questo modo del proprio consorte. Fatti i debiti calcoli, è verosimile che potessero essere presenti anche delle minorenni a questi mega party. A Capodanno 2009, a quanto appreso dalla stampa, anche una certa Noemi Letizia, volata a Villa Certosa insieme ad una sua amica. Tempo pochi mesi ed il suo nome sarebbe stato piuttosto noto alle cronache, in Italia e fuori.

Le rivelazioni del settimanale derivano da testimonianze raccolte dietro garanzia di anonimato, e sono corredate da trascrizioni di intercettazioni telefoniche. Niccolò Ghedini, l’avvocato-deputato del premier, ha già annunciato l’intenzione di procedere per via giudiziaria al fine di tutelare il suo assistito-capo partito-premier-ecc.

Nei TG della notte a cavallo tra ieri ed oggi questa notizia semplicemente non è esistita, qui in rete non è in primo piano, ma solo per il momento. Sono pronto a scommettere che in giornata diverrà un argomento molto caldo.

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per saperne di più: espresso.repubblica.it

Clementina Forleo: il CSM si oppone alla sentenza del TAR che ha dichiarato illegittimo il suo trasferimento

Thursday, 28 May 2009
Pubblicato nella categoria EDITORIALI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Ricordare Clementina Forleo attraverso quanto ci stanno raccontanto i media è una ardua impresa, sembra scomparsa dalle cronache. Eppure è stata la protagonista di una inchiesta arrivata a toccare i piani alti della politica, la scalata alla BNL, le intercettazioni a D’Alema e Fassino fra gli altri. “Facci sognare” e “Abbiamo una banca” sono frasi rimaste, mi auguro, nella memoria collettiva.

La figura e la storia di Clementina invece vanno sempre più sfumando, il potere ed i furbetti l’hanno messa al centro del mirino, arrivando alla ispezione da parte del Ministero della Giustizia quando il titolare del dicastero era Mastella. Il Consiglio Superiore della Magistratura l’ha deferita alla sezione disciplinare, a nulla è valsa la sua difesa: trasferimento d’ufficio da Milano a Cremona è stata la sentenza dell’organo di controllo della magistratura. Nella motivazione del provvedimento «la situazione di incompatibilità determinatasi a seguito delle dichiarazioni rese dalla stessa in trasmissioni televisive o alla stampa in ordine all’esistenza di poteri forti che, anche per il tramite di soggetti istituzionali, avrebbero interferito sull’esercizio delle sue funzioni giurisdizionali e dei rilievi mossi ai pubblici ministeri preposti alle indagini per la cosiddetta “scalata BNL”, tesi a manifestare dapprima, allarme per un asserito “rallentamento delle indagini” e, poi, protesta per un supposto “insabbiamento in corso”». Che tradotto, significa che la Forleo non avrebbe dovuto andare in TV ad Annozero, oltre ad avere visioni ed opinioni diverse da quelle degli altri magistrati del suo ufficio. E le hanno anche tolto la scorta.

Un provvedimento che non sta in piedi, tanto è vero che il ricorso presentato da Clementina al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio viene accolto. Con sentenza n. 4454 del 29 aprile scorso, la prima sezione del TAR dichiara illeggittimo il provvedimento disciplinare annullando di conseguenza gli atti impugnati.

Storia a lieto fine direte voi, e invece il CSM insiste nel ritenere che a dott.ssa Mariaclementina Forleo debba stare ben lontana dal palazzo di Giustizia di Milano. Nella seduta di ieri il plenum del Csm ha votato a maggioranza la delibera che invita l’avvocatura generale dello Stato a proporre appello davanti al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha accolto di recente il ricorso. Nella delibera viene sottolineato «che le decisioni del Csm sono state ”frutto di un’attenta, libera e meditata determinazione guidata dal solo intento di garantire al meglio l’autorevolezza e l’imparzialita’ della funzione giudiziaria, che e’ risultata compromessa”. Si sottolinea che ”la fondatezza dei motivi per proporre il ricorso in appello contro la sentenza del Tar giustifica in particolar modo la richiesta di sospensione dell’esecutivita’ della sentenza di primo grado, visto che l’eventuale esecuzione della stessa riproporrebbe gravi difficolta’ per l’amministrazione della giustizia nel contesto degli uffici giudiziari di Milano, dove si sono registrati effetti negativi”; e per questo che Palazzo dei Marescialli nella delibera chiede al Consiglio di Stato la sospensione dell’esecuzione della sentenza del Tar» (Adnkronos).

Probabilmente la stessa “Attenta, libera e meditata determinazione” lo scorso 18 novembre 2008 ha ispirato il voto degli eurodeputati, che hanno respinto la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare a Massimo D’Alema. L’istanza era stata presentata il 20 luglio 2007 alla Camera dei Deputati dalla Forleo in qualità di GIP di Milano, al fine di poter utilizzare le intercettazioni quale materiale di prova, nell’ambito del procedimento penale relativo alla tentata acquisizione della BNL. la Camera aveva però rinviato a Strasburgo la richiesta relativa a D’Alema visto che all’epoca l’esponente degli allora Ds era europarlamentare. A favore del mantenimento dell’immunità del politico italiano il parlamento europeo si è così espresso: 543 voti a favore, 43 contro e 90 astensioni.

Per il momento a pagare è solo la Forleo, per i furbetti e la lobby trasversale alla politica italiana si può aspettare.

sentenza TAR del Lazio del 29 aprile 2009 (in formato .pdf)