Caro Silvio ti scrivo…

Thursday, 28 May 2009
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dal blog di Nicolò Zarotti*

Ti scrivo come tuo elettore. Ebbene sì, io quel 14 aprile di un anno fa ti ho votato. Perchè? Direi che il motivo principale sia il fatto che sono sempre stato e sono tuttora di destra. Era la prima volta che votavo, e dare il mio primo voto a Pier Ferdinando o a Walter lo vedevo in contrasto con i miei stessi ideali.

Ma non mi riconoscevo in te, beninteso. Semplicemente il tuo barcone chiamato PDL aveva risucchiato tutta la destra italiana, fatta eccezione per i simpaticoni padani. E, dal momento che io non nutro grandi idee secessioniste e le cravatte verdi non mi fanno impazzire, ho votato te. Ho votato te, forte anche del pensiero che dopo i due anni di governo Mortadella le cose non potessero andare peggio. Inutile dire che mi sbagliavo.

Ma perchè ti scrivo tutto questo, caro Silvio? Perchè mi sono pentito di averti votato, e anche amaramente.
Da quando sei al governo non hai fatto altro che costruire un regime, mossa dopo mossa, come in una bella partita a scacchi, con più maestria dei grandi dittatori del Novecento. Loro la libertà di parola la negavano apertamente, tu la smantelli coi mezzi mediatici.

All’inizio non me ne rendevo bene conto, sai? Probabilmente ho dovuto aspettare di iniziare a studiare Psicologia all’università, sicuramente mi hanno aiutato Beppe Grillo e Marco Travaglio. Ma alla fine, come è giusto, ho tratto da solo le mie conclusioni. E ho fatto la cosa più pericolosa per un governo come il tuo: ho pensato. Ho pensato quando ormai la maggior parte della gente lascia che sia la televisione a pensare per loro. Io non guardo tanta televisione, preferisco passare ore davanti al computer, e personalmente ne vado fiero. Quella scatola catodica è il più grande strumento di rincoglionimento di massa mai ideato, e guardarla poco aiuta molto. Ho sviluppato gli anticorpi, ormai.

Quando al telegiornale vedo la storia del cucciolo abbandonato di turno e nello stesso giorno trovo su internet il video dell’ennesima figura di merda che ci hai fatto fare in giro per il mondo, ormai non ci faccio neanche più caso, spengo la tv e premo il tasto ”codividi” sotto il video.

Mi sono pentito, caro Silvio, soprattutto perchè da persona liberale di destra, mi sento tradito. Perchè in Italia, al giorno d’oggi, purtroppo, la destra sei tu. Non c’è più neanche Gianfranco, hai risucchiato pure lui. E veder pian piano sparire tutte le libertà individuali per mano di chi si fa ingiustamente baluardo della parte politica a cui ritengo di appartenere mi fa star male. Sto male perchè ho dovuto votare un partito egocentrico mascherato da destra per mancanza di alternative e poi ho scoperto che in realtà ho fatto solo del male al mio paese. E non credere che ora simpatizzi per i tuoi avversari, perchè non è affatto così. Una cosa la ammetto, caro Silvio: non è solo colpa tua. Tu sei stato più furbo e più spudorato degli altri, ma quelli non sono diversi. E’ il sistema ad essere marcio.

E’ per questo che con voi non potremo mai cambiare. Non potremo finchè impedirete alla gente di informarsi e di pensare. Sei mesi fa gli Stati Uniti d’America hanno eletto il primo presidente nero della loro storia. Un presidente di 47 anni. Noi invece abbiamo la stessa classe politica di 20 anni fa. Quella classe politica figlia dei ladri, allattata dal seno della Prima Repubblica. Quella classe che ha raccolto il sistema dei loro genitori e lo ha perfezionato, tanto che se Bettino dovette fuggire una volta, ora fuggono i magistrati. Una classe divenuta casta, che tra le sue fila conta delle vere e proprie mummie. E tu, caro Silvio, avrai presto 73 anni. Potresti essere mio nonno.

So che probabilmente non leggerai questo appello che ti ho scritto, ma poco importa. Questo è una piccola mossa nella scacchiera, come quelle del tuo regime, ma la mia appartiene alla partita della libertà. E non intendo libertà come la intendi tu. Non è la stessa libertà che si trova paradossalmente nel nome del tuo partito. La libertà che intendo io è questa: potermi sentire orgoglioso di dirti queste parole da persona di destra, che si pentita di averti votato, ma che ha mantenuto intatti i propri ideali politici e che non perde la speranza di vedere un giorno una classe politica dignitosa in Italia.

Ricorda, quindi, cario Silvio, e ricordatevelo tutti voi, politici di ogni parte, che il fondo da raggiungere è facile, ma ben altra cosa è raschiarlo.

Tutto ciò che ha un principio ha anche un epilogo. Mani Pulite insegna.

E noi giovani saremo in prima fila quando la fine arriverà.

Un saluto, Nicolò

*Nicolò Zarotti è uno studente triestino di 19 anni

NONSOLOSOLDI – POLIZZE LEHMAN: QUALCUNO SI PREOCCUPA DEI SOTTOSCRITTORI

Thursday, 28 May 2009
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di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com

Abbiamo più volte denunciato il comportamento di banche ed assicurazioni per i loro comportamenti spregiudicati e per i danni provocati ai risparmiatori. Questa volta dobbiamo segnalare un caso positivo (finalmente!) che fa pensare che qualcosa, a forza di battere certi chiodi, possa cambiare.

Parliamo del caso Lehman, in particolare delle polizze “finte assicurative” contenenti obbligazioni Lehman con la formula denominata “Index linked”. Tranne alcune compagnie (Mediolanum, AXA, banche popolari e cooperative) che hanno garantito che, alla scadenza, pagheranno loro sostituendosi alla banca americana (cose che dovrebbe essere normale, trattandosi di una polizza di assicurazione) le altre si sono appellate ai contratti. Ed i poveri sottoscrittori a scadenza prenderanno alcune briciole rivenienti dal fallimento…

Ora una compagnia di assicurazioni segue una nuova strada, la procedura di conciliazione. Si tratta di Poste vita, la compagnia di assicurazioni del gruppo Poste italiane, che l’ha introdotta per i sottoscrittori che hanno sottoscritto polizze targate Lehman Brothers che oggi valgono poco o nulla. Ai sottoscrittori la compagnia ha proposto soluzioni alternative. Poste vita ha infatti sollevato i sottoscrittori dal rischio di investimento, assumendolo direttamente, e ha offerto ai risparmiatori di recuperare il 105% del capitale versato, passando a una nuova polizza, con una durata allungata di tre anni rispetto al contratto originale.

L’accordo è stato approvato anche da 17 associazioni dei consumatori. C’è un piccolo sacrificio (allungare la durata dell’investimento) ma un grande beneficio (assicurarsi il capitale investito più un utile, pur se modesto). Chi non è soddisfatto di questa proposta può ricorrere alla conciliazione “personalizzata”: infatti sarà creata una commissione di conciliazione, composta di un rappresentante della compagnia e uno dei consumatori, scelto dal cliente, che esaminerà i singoli casi, pervenendo a soluzioni caso per caso.

Consiglio finale per i lettori: se avete una polizza delle Poste, controllate se è legata a Lehman recandovi allo sportello e fatevi spiegare bene i meccanismi per ricuperare i soldi. E se avete polizze con una banca od un’altra compagnia, fategli leggere cosa fa Poste Vita e ditegli di “darsi una mossa”, perché chi non soddisfa il cliente, lo perde.

Magari a beneficio delle Poste o delle altre banche più sensibili.

1° Concorso Internazionale “Giornalisti del Mediterraneo”

Thursday, 28 May 2009
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giornalista-mediterraneo

Fervono i preparativi in vista dell’appuntamento del prossimo sabato 30 maggio per la serata di premiazione del 1° Concorso Internazionale “Giornalisti del Mediterraneo” e Premio “Caravella Mediterraneo 2009”, che gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana. Alle 18, nei saloni dello Sheraton Nicolaus Hotel di Bari saranno consegnati i premi ai vincitori della kermesse giornalistica, articolata su sette sezioni: “Tutela dei minori”, “Politica estera e internazionale”, “Ecomafie, pubblica sicurezza e tutela dei cittadini”, “Economia Vincenzo Fragassi”, “Mediterraneo”, “Wojtyla”, “Anso – Associazione Nazionale Stampa Online”.

Lusinghieri i risultati di questa prima edizione del concorso, con una consistente partecipazione di giornalisti della carta stampata, video, web. In gara anche giornalisti di nazionalità portoghese, albanese e turca. Alla manifestazione prenderanno parte giornalisti delle più prestigiose testate nazionali e regionali di stampa quotidiana e radio-televisiva: Rai, Rai Educational, Rai News24, Rai Inchieste, Rai Tg1, Rai Mediterraneo, Il Foglio, L’Opinione, Il Venerdì di Repubblica, L’Espresso, La Stampa, Avvenire, Il Riformista, Famiglia Cristiana, Il Giornale di Sicilia, Narcomafie, I Vespri Siciliani, il Corriere del Mezzogiorno, Tele Gela Color, Tele Radio Sciacca, Rete 7, Napoli Tv, Antenna Sud, Epolis Bari, Affari Italiani, Pagine di Difesa, Barimia, Arezzoweb.

Saranno attribuiti anche riconoscimenti speciali, assegnati dal Presidente della Repubblica, dalla Presidenza del Senato, dalla Presidenza della Camera. Nel corso della serata verranno consegnati anche i premi alla carriera “Caravella del Mediterraneo 2009” che, quest’anno, andranno a Maurizio Belpietro (direttore del settimanale Panorama), Carlo Bollino (direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”), Diego Minuti (direttore di AnsaMed).

NONSOLOSOLDI: CESSIONE DEL QUINTO O CESSIONE DELLA VITA?

Wednesday, 27 May 2009
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g-demarchi

di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com

Una lettrice ha scritto segnalando un caso personale che probabilmente interessa moltissimi lettori costretti, in questi tempi, a farsi fare un prestito per tirare avanti.

Avendo la fortuna di avere un lavoro fisso ha optato per la cessione del quinto dello stipendio, la formula più rapida, per chi è un dipendente, per ottenere credito mediante la cessione, appunto, di un quinto dello stipendio (considerata la soglia massima cedibile, che consente, con il residuo stipendio, di proseguire una vita “normale” rimborsando il prestito mensilmente). In teoria, tutto bene, il prestito è stato concesso rapidamente e la cifra erogata è quella prevista dalla legge in funzione dell’ammontare dello stipendio e dell’anzianità maturata.

Ma la povera lettrice (giovane mamma con problemi finanziari) si è accorta solo dopo aver ottenuto i sospirati 10.000 euro che le condizioni del prestito apparivano esose: in dieci anni il contratto prevede rate mensili di 180 euro, per un totale di 20.900 euro, cioè più del doppio di quanto ottenuto.

La signora non è evidentemente in grado di quantificare il tasso applicatole, ma ad occhio è certo capace di capire subito che c’è una grande sproporzione tra quanto ricevuto e quanto s’impegna a restituire. Con i tassi ufficiali all’1%, ci si dovrebbe aspettare un debito complessivo un po’ più basso.

Vediamo di fare due calcoli finanziari per fornire alla signora (ed ai tanti lettori che magari si apprestano a seguirla sulla strada della cessione del quinto dello stipendio) qualche elemento di giudizio preciso.

Cominciamo col dire che il tasso applicato corrisponde al 20% annuo, un livello assolutamente iniquo proprio in considerazione dei tassi oggi circolanti sul mercato. E’ ovvio che il tasso ufficiale della Banca Centrale Europea non può essere applicato ai prestiti personali perché le banche caricano sul tasso “base” i loro costi (compresa, ovviamente, la quota di rischio di insolvenza legata ad ogni operazione di prestito); ma dall’1% al 20% c’è una sproporzione enorme.

Non sappiamo se l’operazione è stata fatta con una banca o con una finanziaria (in questo secondo caso i costi sono purtroppo maggiori perché la finanziaria prende i soldi dalle banche e ci mette il suo ulteriore ricarico…); ma in ogni caso è bene far vedere le carte ad un esperto per capire se si può chiedere il ricalcalo delle rate ad un tasso equo e non ai limiti dell’usura.

Se l’operazione è con una finanziaria, conviene anche cercare un’alternativa con una banca, cercando di estinguere il debito residuo con un nuovo prestito bancario a condizioni sicuramente migliori.

demarketing2008@libero.it

È lui o non è lui? Luca Telese invia un messaggio a Gabriele Mastellarini via dituttounblog.com

Wednesday, 27 May 2009
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lucatelese1

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Sembrava proprio una tranquilla serata, stavo per andare a nanna quando trovo sul blog un commento a firma Luca Telese. Oibò, sogno o son desto? Agli interventi di Filippo Facci mi ero quasi abituato, anzi è da qualche tempo che non si fa vivo. È oltretutto normale che una firma di primo piano come la sua non si sprechi, mi auguro però che Filippo continui a visitarci.

Oggi, anzi ormai ieri, in effetti è stata una giornata di traffico intenso da queste parti. La gnocca e Travaglio tirano come niente altro al mondo sulla grande rete Internet, con le ultime pubblicazioni io ed il moderatore abbiamo dovuto fare gli straordinari per dirigere il traffico. Tutto merito delle vicende televisive travagliesche, auto-alimentate dalle negazioni del… come definirlo?

Ma qui Travaglio davvero non c’entra nulla, a parte il commento arrivato da Luca Telese nel post centrato proprio sul giornalista-scritore-satirico torinese.

Ecco il testo pervenuto:

Caro Mastellarix,

visto che sei sempre un grande spigolatore di notizie nascoste,

vai a dare un’occhiata, nel post del blog di Ricca su Tetris, al duello con David Parenzo e a tutta la questione censura eccetera. Forse ti interessa

Luca Telese

Letto, firmato e sottoscritto con e-mail (l’indirizzo corrisponde) del noto giornalista. L’indirizzo IP proviene da Fastweb, impossibile accertare l’autenticità così su due piedi.

Nonostante l’ora tarda, informo Gabriele Mastellarini via SMS ed ecco la risposta:

1) mi fa piacere che lui parli di me anche se sono TOTALMENTE estraneo al blog;

2) siccome a fine giugno mi scade il contratto Rai può successivamente contattarmi per un duello con Marco Travaglio a Tetris;

3) mia e-mail mastellarini@email.it

Bene, ora staremo a vedere se il messaggio è autentico e si potrà sviluppare qualcosa di interessante. Da parte mia e dei lettori del blog vi assicuriamo una parte di pubblico, picola ma interessata ed agguerrita.

Per completezza di informazione, pubblico il post citato da Telese, dal blog di Piero Ricca (post del 19 maggio 2009):

L’altra sera “Tetris”, un programma serale di La 7, ha dedicato alcuni minuti alla nostra modesta attività di videoattivismo. Conduceva in studio il signor Luca Telese, che ama definirsi “un comunista che scrive sul Giornale”. In effetti viene dall’ufficio stampa di Rifondazione Comunista. Forte di questa distinzione, sta facendo la sua strada nel mondo dei media: tiene una rubrica sulla radio pubblica, conduce un talk show su una tv nazionale. Di quelli banalizzanti e appiccicosi, senza alcun rigore di informazione e tanti ospiti che si sovrappongono e si autopromuovono. Senza avvertirmi, l’altra sera, in una puntata dedicata alla qualità dell’informazione italiana, il “comunista che scrive sul Giornale” ha mandato in onda alcuni pezzi di nostri video, mescolando a piacimento brani del dvd e di youtube, dando notizie inesatte, premurandosi di presentarmi come un tipo da prendere con le molle, in quanto rompicoglioni e un po’ folle. Poi ha dato la parola ad alcuni degli ospiti in studio, pregevoli individui come il viceministro padano Roberto Castelli, il giovin presentatore parente dell’editore David Parenzo, il deputato berlusconiano Paolo Guzzanti, fresco di pentimento ma tuttora scrivente sul Giornale padronale e percettore di robusta indennità parlamentare, la dipendente di Mediaset Cristina Parodi. Sotto lo sguardo compiaciuto del conduttore, ognuno ha potuto coraggiosamente dire la sua contro di me, in mia assenza. E il bello è che la trasmissione era tutta un richiamo al rispetto della par condicio. Che evidentemente deve valere per molti, ma non per tutti. Ho scritto al “comunista che scrive sul Giornale” per domandargli se fosse stato almeno sfiorato dalla tentazione di invitarmi dopo aver deciso di tirarmi in ballo e come fa con gli altri autori dei quali presenta i libri. Mi ha risposto così: ma sei sempre incazzato con il mondo, in fondo ti ho fatto uno spot e lo sai. Una risposta degna di un marchettaro, non di un giornalista. Sia pure comunista e scrivente sul Giornale.
Se volete chiedergli un chiarimento o esprimergli una critica, il suo indirizzo è: luca.telese@ilgiornale.it. Toni pacati, mi raccomando!

Annozero del 26 maggio – Letizia Moratti rinfaccia due condanne a Travaglio, lui persevera nella negazione dei fatti!

Tuesday, 26 May 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Francamente questa storia delle condanne a Marco Travaglio comincia ad assumere una sinistra somiglianza con quella di Berlusconi e Noemi. Nel senso che la negazione dell’evidenza è sempre più disgustosa, in entrambi i casi. Con l’aggravante, per Travaglio, che nel suo caso ci sono tanto di sentenze a documentare i fatti.

In apertura della puntata di Annozero che si è da poco conclusa, le due vicende si sono anche incrociate. Il consueto monologo travagliesco di apertura era infatti centrato sui rapporti tra il premier e la ex minorenne Noemi Letizia. Nulla da aggiungere, sono state evidenziate le contraddizioni fra i racconti dei principali attori della vicenda, immagino con estrema irritazione di Berlusconi che notoriamente non ama essere smentito. Solo a Lui è consentito negare se stesso, oltre ad incazzarsi quando gli vengono poste domande velenose. Quando poi sono ben dieci tutte insieme, e molto scomode, fa confezionare la risposta stizzita direttamente dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi. C’è chi può.

Poi sigla, immagini iniziali, e la parola va al Sindaco di Milano Letizia Moratti, che pensa bene di attaccare, a prescindere dalla domanda che le ha fatto Santoro, il monologo iniziale. Motivo addotto dalla Moratti: non si deve parlare così di qualcuno che non è presente. In quel momento nessuno in studio ha nemmeno accennato che l’assente in questione (Berlusconi) è perennemente invitato a partecipare alla trasmissione, chiamata che ignora sistematicamente. E fino a qui tutto sommato l’intervento della Moratti ci potrebbe anche stare, con qualche sforzo di immaginazione. Poi se ne esce con: “Lei ha avuto due querele e due condanne (in primo grado, N.d.R.)”. Ad onor del vero le condanne in primo grado collezionate da Travaglio sin qui sono quattro, non due, per la precisione e previa consultazione ad esempio di Wikipedia. Si va bene, ma che c’entra con Berlusconi e Noemi? E magari fosse finita qui, il bello deve ancora venire.

Il meglio della serata Travaglio lo elargisce a piene mani ai telespettatori quando, stimolato dal Sindaco di Milano che ricorda le sue condanne, se ne esce con un: “Aridaje! tutte le settimane venite a raccontare le solite palle! Non è vero!” e poi con ancora una volta: “Mai! Mai viste!” (min: 0:56 del filmato al termine del post).

Grottesco!

Ecco, prendete un condannato penalmente in primo grado ad otto mesi, mostrategli la motivazione della sentenza e quello continuerà a ripetere sempre le stesse parole di negazione. A me ricorda quando andavo al luna park da piccolo, c’era uno degli antesignani dei video games, un tiro a segno con un orso meccanico che scorreva alternativamente sullo sfondo. Il bello non era colpirlo con un fucile a fotocellula ma replicare velocemente il colpo quando, dopo averlo beccato la prima volta sul fianco, si alzava minaccioso sulle zampe posteriori scoprendo il petto e mostrando artigli e denti. Ed allora giù colpi a raffica al cuore, e il povero orso sempre più incazzato che ruggiva a ripetizione senza riuscire a fuggire. Fino al game over. Ecco, se continua così Travaglio è vicino a fare la stessa fine.

Non credo ce ne sia un grande bisogno, dati i numerosi e mirati accessi al blog in questi giorni, molti alla ricerca delle sentenze di condanna. Però è doveroso ribadirlo: ebbene sì, Marco Travaglio ha subito delle condanne su querela di parte. La penultima sentenza (ottobre 2008) lo ha visto condannato (condannato penalmente, non soccombente) a 8 (dicasi otto) mesi di reclusione in primo grado, per i dettagli leggi l’articolo in questo blog con tutta la catena di link che segue.

Quello che onestamente continuo a non capire è come Marco Travaglio continui a negare i fatti. Davvero strano, per uno che anni fa alle presentazioni dei suoi libri non mancava mai di parlare della sua prima condanna, su querela di Cesare Previti, che lo costringeva a pagare parte dei suoi proventi allo “squalo”. Ne faceva sfoggio come fosse la ferita di guerra di un reduce. Ora è tutta un’altra musica, proprio vero che i tempi cambiano. Ed anche le persone, di conseguenza.

23 maggio 1992, strage di Capaci – Per non dimenticare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la loro scorta

Saturday, 23 May 2009
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Annozero del 21 maggio – Maurizio Lupi a Marco Travaglio: lei è un pluri condannato per diffamazione. Travaglio: mai!

Friday, 22 May 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Prima o poi doveva accadere che anche ad Annozero si parlasse delle condanne a Marco Travaglio. Finora erano stati evitati anche gli accenni alle vicende giudiziarie dello scrittore-giornalista torinese, ieri sera Maurizio Lupi ha colmato l’omissione.

Intendiamoci, non è che se ne dovesse parlare per forza, ci sono cose più importanti delle quali occuparsi in TV. Certamente però l’iniziativa di commentare i fatti da parte dello stesso Marco Travaglio sarebbe stata opportuna. Ad esempio, l’occasione di farlo a caldo l’ha avuta nella puntata del 16 ottobre scorso, ovvero il giorno dopo della sua condanna (penale) in primo grado a otto mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti.

La puntata di ieri è iniziata in maniera turbolenta, Michele Santoro si è dovuto imporre per riprendere il controllo dei temi da trattare, evitando così approfondimenti ulteriori sul Travaglio condannato. Comportamento legittimo, la trasmissione la conduce Santoro come meglio crede, sta poi ai telespettatori giudicare.

Lo sfumare sull’argomento probabilmente non ha entusiasmato i non completamente informati sui fatti. A giudicare dagli accessi odierni al nostro blog attraverso i motori di ricerca, diverse persone hanno voluto approfondire il tema che ieri sera è rimasto sospeso nell’aria. Non a caso, oggi il nostro post più letto è quello che riporta l’articolo per il quale Travaglio è stato condannato penalmente lo scorso 15 ottobre, segue a ruota l’articolo della precedente condanna (civile) su querela a Travaglio da parte di Fedele Confalonieri. Le stringhe di ricerca più ricorrenti che hanno portato a questo blog sono: “condanne travaglio” – “travaglio condannato” – “condanne marco travaglio” e tutta una serie di varianti a seguire.

Serve anche a questo la rete, non solo a vendere libri e DVD.

I navigatori ormai hanno capito che è proprio vero: Travaglio è stato più volte condannato in sede civile e penale come affermato da Lupi. Non c’è da esserne entusiasti ma è così che stanno le cose. Suggerisco di leggere anche  questo articolo del blog, è sulla motivazione della sentenza di condanna (penale) in primo grado con i link alle altre. Altri blog si occupano oggi della vicenda Lupi-Travaglio, fra i quali segnalo quello di Marco Caruso.

Va anche aggiunto che ad ottobre fu addirittura il Tg1 a dare la notizia della condanna, con molta solerzia. Fosse così attento ed approfondito anche in riferimento ai casi giudiziari che coinvolgono importanti esponenti politici, uno in particolare, non ci sarebbe nulla di strano.

E per finire, il filmato del frammento di Annozero di ieri con le affermazioni di Maurizio Lupi. Quest’ultimo era dotato, a quanto pare, della documentazione comprovante le condanne ma non ha avuto modo di esibirla. Da notare invece il momento ( al minuto 1:10) nel quale Lupi rinfaccia a Travaglio di essere stato condannato per diffamazione più volte alla quale MT replica: “Mai! Mai!”. Leggete i nostri articoli sulle sentenze, poi giudicate voi.

Dopo l'inchiesta di Repubblica sui rapporti di Noemi con Papi Silvio, va di moda porre delle domande. Ecco quelle di Beppe Grillo

Thursday, 21 May 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Le ormai famose “Dieci Domande” di Repubblica al premier sono state un successo editoriale, credo proprio non si possa negare. Nel bene o nel male i media ne hanno parlato, la TV non moltissimo a dire il vero. Però ci sono, pesanti e corredate da filmati che evidenziano le contraddizioni della versione di Berlusconi. E soprattutto sono rimaste senza risposta, a parte la stizzita nota ufficiale di Palazzo Chigi, abbiamo parlato pochi giorni fa di tutta la vicenda anche in questo blog.

Ora arrivano nuove domande, anche questa volta rivolte ad importante esponente dello Stato, addirittura alla massima carica: al Presidente Napolitano. A porle è Beppe Grillo attraverso il suo blog, con tanto di invito a diffondere la sua campagna e banner da copia-incollare. Questa volta non sono dieci ma solo la metà, e non sono altrettanto robuste e documentate di quelle del quotidiano romano. Riguardano tutte il “lodo Alfano” che assicura l’immunità delle più alte cariche dello Stato. In conseguenza alla pubblicazione della sentenza che condanna in primo grado David Mills, il “lodo” che sembrava quasi metabolizzato e dimenticato torna di nuovo in evidenza.

Eggià, è da quasi un anno che è in vigore il provvedimento che porta il nome del Ministro della Giustizia. Ma Grillo non le poteva porre nel luglio 2008 queste domande? Anche allora era palese che il provvedimento schermava Berlusconi dal processo per la corruzione del testimone Mills, tutte le cronache lo hanno riportato. Questo per quanto riguarda il primo dei cinque quesiti che pone il comico genovese, gli altri invece sono pura retorica, eccoli:

(fonte: www.beppegrillo.it)

PRIMA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano che consente l’impunità a Silvio Berlusconi nel processo Mills?
SECONDA DOMANDA:
Perché non si è auto escluso dal Lodo Alfano dato che non risultano reati a Lei imputati?
TERZA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano in un solo giorno quando invece poteva rimandarlo alle Camere?
QUARTA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano senza consultare la Corte Costituzionale per un parere preventivo?
QUINTA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano sapendo che in precedenza era stato bocciato dalla Corte Costituzionale il Lodo Schifani che del Lodo Alfano è una fotocopia?

Il CDA della Rai nomina Mauro Mazza direttore della rete 1 ed Augusto Minzolini direttore del Tg1

Wednesday, 20 May 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Nelle nomine odierne varate dal CDA della Rai un nome noto ed uno leggermente meno.

Mauro Mazza non ha bisogno di troppe presentazioni, fino ad oggi ricopriva la carica di direttore al Tg2. Nella logica della lottizzazione, è stato sempre indicato dalla stampa in genere come vicino al centro destra. Ricopriva dal 2002 la carica di direttore di testata, è riuscito a superare indenne anche i due anni del governo Prodi.

Augusto Minzolini è meno noto, forse perché di giornalismo televisivo non si era ancora occupato. Va a dirigere la testata più prestigiosa di mamma Rai, auguri.

Le nomine nella televisione pubblica sollevano solitamente qualche polemica, questa volta si tratta invece di una vera bufera. I nomi portati in Consiglio dal direttore generale Masi erano proprio quelli di alcune anticipazioni di ieri, che avevano già innescato un’ondata di forti critiche. Una volta ufficializzate le proposte, i consiglieri di amministrazione vicini all’opposizione hanno abbandonato la seduta in segno di protesta e definendo “irricevibili” le nomine. Compiacimento invece da parte governativa, il Ministro Rotondi ad esempio ha definito la coppia di direttori “un duo d’eccezione”.

Come dicevo, Mauro Mazza è ben conosciuto. Per i non addetti ai lavori come me invece, Augusto Minzolini richiede un minimo di approfondimento per essere meglio collocato, ma il risultato non cambia di molto cercando le sue adiacenze con il mondo della politica. Affaritaliani.it ad ottobre scorso lo dava come probabile nuovo portavoce del Cavalier Berlusconi, mentre Marco Travaglio dalle pagine de l’Unità del 8 maggio 2004 ne parlava così: “Augusto Minzolini, cronista della Stampa e rubrichista di Panorama, detto Scodinzolini per la sua fiera indipendenza che mostra dall’oggetto dei suoi articoli: Berlusconi.”

Per completezza di informazione, propongo una nota di agenzia sui due nuovi direttori:

Roma, 20 mag. (Adnkronos) – Con l’arrivo di Augusto Minzolini al Tg1 arriva alla direzione della testata ammiraglia della Rai una figura storica del giornalismo parlamentare italiano. Per lui, romano, 51 anni, e’ stato coniato perfino un termine, il ‘minzolinismo’, che sta a significare un giornalismo che ricostruisce il ‘dietro le quinte’, basato anche su dichiarazioni spesso informali di esponenti politici. Lo storico cronista polito dell”Espresso’, Guido Quaranta, decano di Montecitorio, gli affibbio’ un nomignolo eloquente ‘lo squalo’. Un soprannome dalla valenza positiva visto che per Quaranta i cronisti parlamentari si dividono in due categorie: gli squali, che lavorano da soli, fiutano gli eventi, pedinano i protagonisti e spesso provocano la notizia, e i tonni, la maggioranza dei cronisti parlamentari, che seguono gli eventi politici, li riportano con scrupolo, ma non fanno notizia.

Editorialista politico del quotidiano ‘La Stampa’, dove lo chiamo’ l’attuale direttore di ‘Repubblica’ Ezio Mauro, nel 1992 Augusto Minzolini fu promosso inviato da Paolo Mieli. Incarico per cui volo’ a Washington per seguire le elezioni Usa che si conclusero con la vittoria di Bill Clinton.

Minzolini divenne giornalista appena ventenne, entrando all’agenzia Asca dopo la maturita’ classica conseguita al liceo ‘Dante Alighieri’. E dalle aule dell’istituto del quartiere romano di Prati fini’ sul set di ‘Ecce bombo’ girato da Nanni Moretti nel 1977: era uno degli amici di ‘lotta studentesca’ di Valentina, la sorella del protagonista Michele, impegnata nell’occupazione della scuola. Gia’ in precedenza lavoro’ con il regista culto della sinistra nel lungometraggio d’esordio di Moretti, ‘Io sono un autarchico’, del 1976.

Collaboratore di ‘Panorama’ dal 1985, fu assunto dal settimanale due anni dopo. Poi l’arrivo alla ‘Stampa’, dove, tra i molti scoop, si ricorda la clamorosa intervista all’allora presidente dell’Antimafia Luciano Violante (Pds) poco prima delle elezioni del 1994.

A cinque giorni dalle consultazioni elettorali, poi vinte dal Polo, Minzolini diede alle stampe una conversazione con Luciano Violante, in cui si preconizzavano guai giudiziari da Catania per Silvio Berlusconi, Forza Italia e Dell’ Utri. Violante smenti’, si dimise da presidente dell’Antimafia, querelo’ Minzolini. Poi l’accordo su un comunicato del quotidiano che parlava di ”impressioni soggettive”.

MAURO MAZZA – Dopo trent’anni d’informazione Mauro Mazza passa ad occuparsi anche d’intrattenimento arrivando alla guida della rete ammiraglia Rai. Nato il 18 agosto del 1955, Mazza e’ giornalista professionista dal 1979.

Nei primi anni di carriera ha lavorato per il ‘Secolo d’Italia’, collaborando saltuariamente anche con emittenti televisive private e numerosi periodici. Nell’88 e’ entrato all’agenzia Adnkronos, dove e’ rimasto fino al ’91. Nello stesso anno e’ entrato in Rai, lavorando per tre anni al Gr1 e passando poi al Tg1 nel ’94. Nel 1998 diventa vicedirettore del principale telegiornale Rai, rimanendovi fino al 2002, quando viene nominato direttore del Tg2, carica che ha mantenuto fino ad oggi per ben 7 anni, eguagliando il record del suo predecessore Clemente Mimun.

Autore di diversi saggi, ha tenuto seminari sull’informazione nelle principali universita’ italiane. Nella sua carriera ha ricevuto diversi premi. L’ultimo e’ stato lo scorso anno il Premio Boffenigo per il Giornalismo.

Prove tecniche di distrazione (di massa)

Tuesday, 19 May 2009
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il blog www.byteliberi.com, ripreso da informazionesenzafiltro.blogspot.com, si avvede delle piroette della prima pagina de ilgiornale.it dopo la pubblicazione della sentenza di condanna all’avvocato Mills. Comodo avere un quotidiano online, nevvero?

Click sulle immagini per ingrandirle

Nella prima copertina si parla di corruzione, che termine sconveniente:

rotolo1 Leggi il resto –> »

Sondaggi elettorali: il divorzio porta altri consensi al Cavaliere. E la sentenza Mills?

Tuesday, 19 May 2009
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berlusconi-smile

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Le motivazioni della condanna all’avvocato Mills sono state rese note da poche ore, con l’esplicitazione della interazione tra il legale inglese e Berlusconi, almeno ai fini della sentenza. Cosa accadrà ora? Alcuni politici del PdL parlano di “giustizia ad orologeria“, data l’imminenza della consultazione elettorale. Staremo a vedere se il consenso verso il premier ed il suo partito ne risentirà. Visto però come vanno le cose nel nostro Paese, è altamente improbabile che quest’ultima vicenda influirà sui consensi in maniera significativa.

Nel frattempo, tanto per cercare di capire meglio come ragionano gli elettori, ho pensato di mettere a confronto due sondaggi, effettuati dallo stesso istituto di ricerca per il medesimo committente. Il primo pubblicato il 27 aprile, ovvero prima dell’ormai arcinoto annuncio di Veronica Lario, con tutte le polemiche sui rapporti fra il premier e la giovane Noemi Letizia. Il secondo reso noto ieri 18 maggio, freschissimo. I motivi delle variazioni saranno certo oggetto dei commentatori politici, per noi comuni cittadini quello che balza subito all’occhio è il dato nudo e crudo: il PdL avanza ancora di un punto percentuale nei sondaggi, il PD di uno 0,8%, Lega Nord -2,1%, IDV -0,7% e così via.

I sondaggi, è noto, valgono per quello che sono e contengono comunque un errore statistico. Da notare poi che il sondaggio più vecchio è stato condotto su un campione di 1.000 soggetti, l’ultimo su 4.000. L’istituto di ricerca è Digis S.r.l. su incarico di Sky TG24, fonte www.sondaggipoliticoelettorali.it. Pubblico solo i dati riferiti all’intero territorio nazionale, segnalo inoltre che per il sondaggio più recente è interessante la suddivisione con i dati per singole circoscrizioni elettorali.

I risultati pubblicati dalla Digis sono in linea con quelli reperibili al sito www.sondaggielezioni.com, mentre per affaritaliani.it il PdL arriva al 42%, PD al 25,4%, Lega al 8,5% e IDV che ottiene un 8,3% praticamente raddioppando i consensi rispetto alle elezioni politiche di un anno fa.

Ecco le tabelle:

sondaggio-18-05

sondaggio-27-04

Diritti tv, giudici: Mills mentì per impunità Berlusconi

Tuesday, 19 May 2009
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Update ore 13:33 – Berlusconi riferirà in Parlamento – leggi il resto della notizia

Update 21 maggio: meglio rinviare l’arringa in parlamento

MILANO (Reuters) – L’avvocato britannico David Mills, condannato a quattro anni e mezzo per corruzione giudiziaria, agì come falso testimone per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest.

E’ questo uno dei passaggi principali delle motivazioni della sentenza dei giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano, che il 17 febbraio scorso hanno condannato Mills nel processo di primo grado per corruzione giudiziaria, in cui la posizione del premier Silvio Berlusconi è stata stralciata e sospesa in attesa di una pronuncia della Consulta sul Lodo Alfano.

“Mills ha agito certamente da falso testimone per consentire a Silvio Berlusconi e a Fininvest l’impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati atttraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data”, si legge nelle motivazioni.

“Dall’altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico”.

Al centro del procedimento c’è l’accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari a Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone e quindi con l’obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri.


13:33 – POLITICA- 19 MAG 2009 Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza
San Donato Milanese (Milano), 19 mag. (Apcom) – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha annunciato che riferirà davanti al Parlamento sul caso Mills, in seguito alle pubblicazioni delle motivazioni della sentenza avvenuta oggi. “Riferirò in Parlamento”, ha detto a margine della inaugurazione del Policlinico San Donato. L’avvocato David Mills, secondo quanto si è appreso dopo il deposito delle motivazioni, è stato condannato per corruzione per aver agito come testimone falso in difesa del presidente del Consiglio.

CINEMA: SOFFOCARE di Clark Gregg

Tuesday, 19 May 2009
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di Gabriele Niola* per dituttounblog.com

C’è un problema con i libri al cinema. Che sono lunghi, larghi e complessi. Troppo per un film solo. E poi sono pieni di personaggi tutti troppo approfonditi, troppo difficili e che subiscono evoluzioni troppo lunghe all’interno di un racconto troppo dettagliato. Il cinema funziona diversamente. Ecco perchè gli adattamenti fedeli non solo sono impossibili ma quando vengono fatti (utilizzando in maniera impropria la parola “fedele”) riescono malissimo.

Soffocare (il film) non distrugge Soffocare (il libro) ma ne costituisce una specie di piccolo Bignami (un’ampia sintesi direbbero a Rete4), qualcosa di utile per farsi un’idea di cosa il libro abbia da offrire e magari invogliare all’acquisto. Non c’è traccia di approfondimento, non c’è traccia di interesse, non c’è traccia di racconto intrigante e non c’è traccia di cinema.

Come era possibile del resto adattare una materia simile ad un film senza tentare di plasmarlo con violenza? Ci è voluta tutta l’abilità, la forza e l’arroganza di uno dei migliori Fincher di sempre per tradurre il cuore di Fight Club in un film capace di vivere di vita propria indipendentemente dal libro (quanti sanno che viene anch’esso da Palahniuk?).

Il punto è che per portare un libro al cinema è necessario dimenticare il libro, è necessario prenderne l’architettura generale e tradirla. Scegliere due o tre elementi che si considerano quelli veramente portanti (e qui si vede l’abilità di chi deve operare la traduzione) e trovare tutto il resto. Trovare una veste grafica, un’estetica in grado di supportarla, trovare un linguaggio musicale e un sound design opportuni, trovare interpreti, uno stile di recitazione, un montaggio ecc. ecc. insomma aggiungere tutto quello che il libro non ha intorno ad una sua parte minuscola. Ecco tutto quello che ha accuratamente evitato di fare Clark Gregg al momento di girare Soffocare.

La sensazione è che davanti ad un soggetto imponente, forte e traboccante di personaggi interessanti si sia pensato di poter abdicare lo specifico cinematografico, che tutti i comparti della messa in scena potessero passare in secondo piano lasciando che la forza della storia trascinasse il film. Così ovviamente non è, e il minimalismo delle riprese si traduce in un minimalismo dei significati che Soffocare (il film) accenna solamente, lasciando l’amaro in bocca a chi non ha letto il libro e una forte rabbia a chi l’ha letto.

* Gabriele Niola,

giornalista di cinema, tecnologia e tecnologie del cinema per testate come La Repubblica, Il Secolo XIX, Il Mondo, Affari&Finanza, Punto Informatico, Blogosfere, Ciak, MyMovies.it, Cinemazone, ScreenWeek.it, Radio Rock e Radio24, lavora su un mondo che si situa a metà tra la tecnica e l’arte, un universo che trova la sua attualizzazione migliore in rete. Cura per la Festa Del Cinema di Roma la rassegna di Cinema e Web, sull’evoluzione del linguaggio cinematografico in rete, che presenta il meglio della produzione audiovisuale girata e concepita per una diffusione via Internet, nonchè si occupa, più in generale, delle nuove frontiere dell’industria culturale.

Sito personale: http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com

Berlusconi tra la trappola di Repubblica e le "spine" Fini e Bossi

Monday, 18 May 2009
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berlusconi_stanco

Un articolo tratto da ilsussidiario.net, un quotidiano che non mi sembra palesemente schierato e generalmente non solleva particolari critiche verso l’operato del governo di centro-destra.  Secondo l’autore, Berlusconi è stato lasciato da solo a combattere le contraddizioni sollevate dall’inchiesta di “Repubblica”, inoltre la replica stizzita del premier è “un segnale di debolezza”. (sf)

Uno spettro si aggira per le redazioni dei giornali italiani: quello della solitudine di Silvio Berlusconi. Un uomo solo al comando, come diceva l’epico radiocronista Mario Ferretti: «Ha la maglia biancoceleste della Bianchi, il suo nome è Fausto Coppi». Sulla maglia è rimasto soltanto l’azzurro-Pdl, assieme alla fama del campionissimo.

Berlusconi è solo. Fini lo sperona da ogni parte come una motovedetta con gli scafi degli immigrati. Bossi lo punzecchia su referendum e gabbie salariali. Napolitano gli addebita la xenofobia italica. Gli amici del “Foglio” notano che «è finita la luna di miele con gli elettori». I contabili del Pil allargano il baratro della crisi.

E poi c’è il caso Noemi, la diciottenne che con il suo candido «papi Silvio» ha terremotato il Cavaliere peggio che un sisma giapponese: divorzio in vista unito a un calo dell’immagine pubblica. Non del consenso politico, quello è in lenta ma costante ascesa, come il Mibtel di Piazza Affari ai tempi d’oro: basta poco, uno zero virgola ogni giorno per tenere lontani i fantasmi del crollo. I sondaggi mostrano che ben poco è cambiato nell’opinione degli italiani, popolo pragmatico in grado di valutare le cose fatte. È il giudizio sull’uomo Silvio Berlusconi che ha subìto un brutto colpo, e chi conosce il premier sa che lui ci tiene forse più che al gradimento politico.

Vista la difficoltà dell’avversario, Dario Franceschini vi si è tuffato come può. Rischia di fare più danno la campagna di stampa lanciata da “Repubblica”, con le famose dieci domande su Noemi sulle quali il presidente del consiglio ha sorvolato con stizza. Chi bazzica le redazioni sa che quella della raffica di domande è una specie di carta della disperazione da giocare quando non si hanno cartucce migliori.

Se “Repubblica” sapesse davvero come sono andate le cose, se i segugi di Ezio Mauro avessero in mano documenti inoppugnabili, non avrebbero bisogno di chiedere conferma. Siccome invece non hanno nulla, alimentano un’inchiesta moribonda con l’arma della provocazione diretta. Berlusconi tace, dunque ha qualcosa da nascondere: questo è il sillogismo. Vittorio Feltri ne era un maestro, cominciò con Affittopoli, era il 1995. Per mesi battagliò sulle case date ai politici per quattro soldi. I politici se ne fregarono, a parte D’Alema, e lo scandalo morì.

Oggi il “Giornale” martella da mesi Di Pietro con domande sul suo patrimonio immobiliare e sull’utilizzo del denaro del partito; ma Di Pietro tace. Hai voglia a strillare se il tuo bersaglio decide di ignorarti. La differenza è che se le campagne sono targate “Libero” o “Giornale” è paccottiglia orchestrata da killer su commissione, se invece sono griffate “Repubblica” sono doverose e autorevoli inchieste giornalistiche paragonabili a quelle della grande stampa indipendente americana che distrussero Nixon e provocarono la cistite a Clinton.

Semmai la cosa che incuriosisce non è il silenzio di Berlusconi, che tenta di esorcizzare la faccenda con qualche battuta sulle veline, ma piuttosto la sua irritazione verso “Repubblica”. Tacere è suo diritto quanto è diritto di Mauro porre domande, perciò replicare adombrando odio o invidia è un segnale di debolezza. Il caso è già creato: il premier è insolitamente muto, nel fine settimana si nega alla campagna elettorale nelle città, in consiglio dei ministri fa mancare la barzellettina di benvenuto, e poi quel Fini, quel Bossi, quel Napolitano…

Nessuno però prende in considerazione un aspetto: potrebbe essere che Berlusconi non abbia scheletri nell’armadio. Che non frequenti minorenni né che sia malato, secondo le insinuazioni della signora Veronica. Fosse così, si potrebbe forse capire l’amarezza del premier per la piega del suo matrimonio e la rabbia per aver trovato nel Pdl tanti imbarazzati silenzi e pochi difensori d’ufficio.

Per il premier si tratta comunque di superare indenne una decina di giorni: quando si entrerà nel vivo della contesa elettorale, e soprattutto dopo lo scrutinio, anche il fascicolo Noemi finirà in archivio. Sempre che «papi Silvio» non abbia proprio nulla di cui pentirsi.

(Antonio Fanna)