CANONE DI DEPURAZIONE ACQUA: SI PAGA ANCHE SE NON SI HA IL SERVIZIO!

Monday, 20 April 2009
Pubblicato nella categoria NONSOLOSOLDI

di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com

Se chi abita in uno dei tanti piccoli Comuni d’Italia legge con attenzione la bolletta dell’acqua noterà che tra le tante voci di addebito ce n’è una denominata “canone di depurazione”. Si tratta di un balzello che va a compensare la società di gestione per i costi sostenuti, per conto degli abitanti serviti da impianti fognari, relativi alla depurazione delle acque “sporche”.  Questo balzello da decenni viene applicato a tutti, anche a coloro che non fruiscono del servizio fognario perché abitano in frazioni prive di impianti di smaltimento e debbono costruirsi un sistema di raccolta e depurazione (con rigide caratteristiche fissate dalle leggi) a loro spese, in modo che immettono acqua pulita; nessuna necessità, quindi, di “depurare”.

Bene, a seguito di numerose denunce contro tale comportamento, la Corte Costituzionale (mica il giudice di pace di Castagneto Po, con tutto il rispetto per il personaggio) ha stabilito inequivocabilmente che la legge istitutiva della “tassa sull’acqua” è da considerare “illegittima”.

Grande festa per gli interessati (non sono mica pochi, sono circa il 25% delle famiglie italiane!) che potevano risparmiare mediamente 70 euro l’anno. Ci si attendeva un pronto rimborso di quanto illegittimamente addebitato in tutti questi anni, ma invece…

Invece è successo che le “lobby dell’acqua”, fatti due conti, hanno scoperto di dover pagare 3 miliardi di euro, una cifra enorme che avrebbe ridotto drasticamente i pingui utili delle società. E così, fatta la sentenza, trovato l’inganno: un decreto legge di fine 2008 ha stabilito che i gestori non sono tenuti al rimborso se le quote incassate finanziano non ben definite “attività di progettazione o completamento” della rete idrica, che saranno i gestori a stabilire se e quanto pagare a loro piacimento e che potranno rateizzare il rimborso in 5 anni.

Insomma, hanno vinto gli interessi privati sugli interessi della collettività. Consiglio per i lettori: non arrendetevi comunque. Se avete già fatto ricorso, confermatelo e mettete in mora la società fornitrice; se non lo avete fatto, inviate subito una raccomandata di reclamo citando la sentenza della Corte Costituzionale n.335 del 11/10/2008.

Silvio il censore controlla la Rai – Esposto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

Monday, 20 April 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

berlusconi-assorto

da www.libero-news.it

Silvio Berlusconi? Un censore.

Ed ecco che scatta l’esposto al Consiglio d’Europa. Il “devastante degrado” della libertà di informazione e di critica nel settore televisivo e “il controllo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul servizio pubblico Rai Tv” sono stati portati all’attenzione del Consiglio d’Europa – Assemblea Parlamentare, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Commissario per i diritti umani – da due ex deputati del Palamento italiano ed europeo, Lucio Manisco e Giuseppe Di Lello, e dal giornalista Alessandro Cisilin.

“Le misure censorie e disciplinari adottate nei confronti dei due programmi di giornalismo investigativo condotti da Milena Gabanelli e da Michele Santoro e con quanto riferito dalla stampa italiana sulle interferenze dello stesso presidente del Consiglio sulle nomine dei vertici Rai, per statuto di competenza del suo consiglio di amministrazione”, hanno motivato i tre.

L’esposto si richiama all’articolo 11 della Carta dei Diritti Fondamentali, nonchè a due risoluzioni «che avevano denunziato nel nostro Paese il conflitto di interessi tra proprietà e controllo delle aziende televisive da parte di Silvio Berlusconi e le sue funzioni istituzionali di presidente del Consiglio. I rilievi sono stati ignorati o disattesi negli ultimi cinque anni dai governi Prodi e Berlusconi», hanno sottolineato i promotori dell’esposto, che hanno poi documentato i provvedimenti promulgati dai vertici Rai contro ‘Report‘ e ‘Annozero‘ a seguito «degli attacchi portati ai programmi stessi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi».
Nell’esposto si chiede quindi agli organi competenti del Consiglio d’Europa il varo di una «indagine conoscitiva» e di un «monitoraggio di questi e prevedibili nuovi attacchi alla libertà di informazione in Italia», nonchè un richiamo al governo e al Parlamento della Repubblica Italiana «acciocchè osservino i rilievi già avanzati dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa».

INVESTI' DONNA: FIGLIO DELL'UTRI RISARCISCE 400 MILA EURO

Monday, 20 April 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

(AGI) – Milano, 20 apr.

Si e’ chiuso con remissione di querela dopo un risarcimento di 400 mila euro il procedimento in cui era imputato Jacopo Dell’Utri, figlio di Marcello Dell’Utri, con l’accusa di lesioni colpose gravi aggravate dalla violazione del codice della strada, in relazione ad un incidente avvenuto a Milano il 31 ottobre 2003. Quella mattina, il ragazzo, all’epoca ventiduenne, investi’ a un incrocio dove c’era un semaforo lampeggiante Viviana P., 34 anni, che, in seguito alle consenguenze dell’incidente, e’ rimasta invalida al 100%. A definire la causa e’ stato il giudice di pace Adriana Pizzonia.

Polemiche sulla previsione dei terremoti: dall'INGV al "caso Giuliani"

Monday, 20 April 2009
Pubblicato nella categoria NONSOLOSOLDI, WEBNEWS

da www.abruzzoliberale.it – nella lettera di Mario Menichella, divulgatore scientifico, fisico e scrittore, viene posto in evidenza come il più importante ente scientifico italiano in materia adotti la politica di ignorare sistematicamente i progetti di ricerca esterni. È uno scritto particolarmente lungo, ho cercato di evidenziare in grassetto alcuni passaggi molto interessanti. (sf)

Il terremoto dell’Aquila del 6/04/2009 costato la vita ad alcune centinaia di persone, a seguito della polemica tra l’INGV di Enzo Boschi e il fisico Gioacchino (detto Giampaolo) Giuliani, denunciato per “procurato allarme” per aver segnalato l’elevata probabilità di un forte terremoto (poi verificatosi il giorno dopo in forma non catastrofica a Sulmona e circa una settimana dopo all’Aquila con la sua “botta” principale devastante), mi ha dato lo spunto per scrivere una lettera con interessanti informazioni sull’argomento “precursori sismici e previsione dei terremoti”. Eccone il testo, pubblicato in un blog curato da Marco Cattaneo sul sito della rivista Le Scienze, di cui è vicedirettore.

Caro Marco, permettimi innanzitutto di salutarti sia pure indirettamente, e di dare alla discussione il mio contributo di divulgatore e scrittore scientifico (laureato in fisica) che si è da tempo interessato per passione all’argomento dei precursori sismici (sono fra l’altro autore del sito di sismologia dilettantistica SISMOLAB: http://www.menichella.it/sismolab/). Penso che quanto dirò ora lascerà a bocca aperta molti lettori e farà capire meglio perché Giuliani è stato trattato in questo modo… Circa 4-5 anni fa, così come ho fatto anche con te, per un mio libro della serie “Professione scienziato” ho realizzato una lunga intervista di oltre due ore al prof. ENZO BOSCHI, allievo del noto quanto “discusso” – per usare un eufemismo — fisico Antonino Zichichi e presidente dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che ha risposto esaurientemente a tutte le mie domande tranne a una, alla quale è letteralmente “caduto dalle nuvole” e ha dunque bellamente glissato: “Vorrei sapere che ricerche fate riguardo i precursori sismici elettromagnetici o di altro tipo…”.

Ebbene, l’Ente italiano che direi quasi “per sua stessa definizione” dovrebbe quanto meno interessarsi (ma se non altro per completezza…) anche dello studio dei precursori sismici — incredibile ma vero — non se ne occupa! In Italia la ricerca sui precursori sismici praticamente è effettuata solo da pochissimi sismologi esterni all’Ente: alcuni sono professionisti (e in certi casi svolgono ricerche di indubbio valore, di cui tra poco farò un esempio) e altri sono dilettanti come potrei essere io (il cui contributo è soprattutto quello di aprire nuove strade, e di cui parlo in una sezione del mio sito SISMOLAB per chi fosse interessato).

La posizione dell’INGV e del suo presidente non mi ha meravigliato più di tanto sapendo “di prima mano” (grazie a una mia amica che lavora in quell’Ente) le cose “assurde” che lì vi succedono, ma non di meno mi sembra un fatto vergognoso, perché è vero che non è ora (e non sarà MAI, si badi bene!) possibile una previsione “deterministica” (dove, quando, magnitudo) dei terremoti, ma sicuramente oggi abbiamo gli strumenti per iniziare a fare delle previsioni di tipo “probabilistico“, che, per inciso, è un po’ quello che si fa quando si fanno le previsioni del tempo, che sono appunto previsioni probabilistiche, non deterministiche.

Se dunque l’INGV fosse un Ente serio (tra l’altro, solo in Italia può accadere che una persona possa rimanere a capo di un Ente di ricerca così importante per quasi trent’anni di fila!), una persona come GIOACCHINO GIULIANI — un fisico che lavora presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) — non sarebbe stata a priori denigrata e “tenuta alla larga” come accaduto, ma la si sarebbe subito convocata per avere i dati scientifici relativi alle attrezzature usate (apparati complessi e non standard che potrebbero essere innovativi ed efficienti oppure, al contrario, inadatti a misurare le variazioni di radon) e alle sue ricerche di questi anni: questo per poterli anche solo conoscere, perché anche per criticare è necessario conoscere, e le sue ricerche non sono note all’INGV in quanto non ancora pubblicate: solo le persone con le “fette di prosciutto” sugli occhi (e che non si vogliono assumere responsabilità) si comportano come fatto dai dirigenti dell’INGV. Lascio al lettore di trarre le conclusioni…

Per fortuna, ho avuto il piacere di fare qualche anno fa una lunga intervista al prof. GIULIANO PANZA, che è probabilmente il migliore sismologo italiano, e in ogni caso, uno dei migliori al mondo: tanto per intenderci, è quello che ha curato le voci di sismologia per un’enciclopedia come la “Treccani”, che notoriamente si affida a esperti di chiara fama… e lui ha vinto nella sua brillante carriera la prestigiosa Medaglia “Beno Gutenberg”, massimo riconoscimento mondiale nel campo della sismologia. Egli si occupa di previsione dei terremoti all’Università di Trieste e all’ICTP (International Center for Theoretical Physics). Il suo approccio, estremamente originale e interessante (e naturalmente, per coerenza, anch’esso ignorato da Boschi e dall’INGV!) non si basa sui classici precursori sismici, come descritto da questa parte dell’intervista a Panza che allego di seguito:

D.: Quindi, secondo lei, è possibile prevedere i terremoti…

R.: Oggi siamo ancora lontani dal poter dire addio ai disastri sismici, ma le previsioni dei terremoti stanno diventando sempre più precise e attendibili, almeno quelle eseguite con un nuovo metodo che stiamo sperimentando pure qui a Trieste, in collaborazione con scienziati dell’iiept, l’International Institute of Earthquake Prediction Theory and Mathematical Geophysics, dell’Accademia Russa delle Scienze, con sede a Mosca. Noi, infatti, non crediamo alla previsione dei terremoti attraverso precursori “a posteriori”, quali, fino ad ora, si sono rivelati quelli chimici, fisici o di altro tipo. Per la maggior parte di tali precursori, le eventuali correlazioni tra il sisma e il precursore stesso vengono identificate solo dopo che il terremoto si è verificato: ma la previsione di un fatto già avvenuto risulta un po’ sui generis: si tratta, infatti, di ricerca di precursori, e non di previsione dei terremoti. Inoltre il precursore, per essere tale, deve avere una validità globale, non può funzionare solo per alcuni terremoti: dunque, occorre raccogliere un certo numero di casi significativi. Ciò non è stato, in generale, ancora possibile, poiché i terremoti forti si verificano raramente, e ciascun fenomeno considerato precursore è caratterizzato da fluttuazioni proprie, non legate alla sismicità. Sebbene alcuni precursori sembrino meritevoli di ulteriori ricerche, nessuno di essi, oggi, può considerarsi scientificamente convalidato. Il nostro approccio alla previsione dei terremoti, pertanto, è stato completamente diverso.

D.: E questo vostro approccio alla previsione dei terremoti, in pratica, in che consiste?

R.: La metodologia seguita con i ricercatori russi – e di questo va dato un grandissimo merito a Keilis-Borok – è stata partire dal dato più comune relativo alla sismicità di una zona: il catalogo sismico, ovvero l’elenco parametrico dei terremoti passati. Esso è molto utilizzato, in quanto messo a punto per tanti motivi, non ultimo quello di definire i costi dei premi delle compagnie di riassicurazione, cioè delle compagnie che assicurano le compagnie di assicurazione. Poiché il monitoraggio della sismicità rappresenta il risultato più banale e più frequentemente utilizzato, l’idea è stata quella di andare a individuare, nel flusso sismico descritto dai terremoti, i possibili precursori degli stessi. Questa operazione è stata fatta prima a livello globale, per studiare e prevedere i terremoti più grossi, e poi a livello regionale, per estendere il metodo ai terremoti più piccoli. Noi, in particolare, ci stiamo interessando dell’Italia e delle zone ad essa limitrofe, usando un paio di algoritmi i cui risultati sono caratterizzati da una significatività statistica estremamente elevata: non a caso, l’ultimo terremoto – quello di Bovez, in Slovenia – era stato previsto, e così pure quello di Bologna del settembre 2003. L’istituto russo, invece, oltre a compiere gli studi globali, si occupa, in collaborazione con scienziati americani, della parte occidentale degli Stati Uniti. Tali procedure, nate una ventina d’anni fa, oggi sono riconosciute a livello internazionale e ci pongono all’avanguardia in questo tipo di ricerche.

D.: Come avviene, più concretamente, la vostra previsione?

R.: Sono almeno quattro i sintomi che possono indicare l’approssimarsi di un forte terremoto in una certa zona: le piccole scosse diventano più frequenti, tendono a raggrupparsi nel tempo, si verificano simultaneamente in aree distanti e, infine, presentano un aumento della propria intensità media. Possiamo paragonare la normale sismicità di fondo che caratterizza la Terra alla situazione di un formicaio, in cui il comportamento degli insetti, all’apparenza caotico, possiede tuttavia un suo ordine: l’aumento improvviso del movimento delle formiche può voler dire che si sta avvicinando la lingua di un formichiere, equivalente, nella nostra metafora, a un terremoto molto forte. I nostri algoritmi sono in grado di indicare, a partire dalla sismicità minore, l’imminenza di grossi terremoti. Solo alcune zone del mondo, come la California, il Giappone e l’Italia, essendo caratterizzate da frequenti scosse e da una buona rete di sismografi, hanno fornito per abbastanza decenni le osservazioni di qualità necessarie per tarare i complessi algoritmi di predizione. Unendo la notevole intuizione scientifica dei russi all’abbondanza e all’accuratezza della banca dati di tali paesi, inizialmente è stato sviluppato un algoritmo che prevedeva, sia pure con forte approssimazione sull’area e sul tempo, il 90 percento dei terremoti con magnitudo superiore ad 8 – cioè molto forti – e l’85 percento di quelli con magnitudo superiore a 6,5, anch’essi forti. Ciò significa che, nelle regioni del mondo prese in esame, circa l’85 percento dei terremoti si sono verificati proprio all’interno delle aree in precedenza pronosticate come potenziali siti di tali fenomeni. In seguito, abbiamo sviluppato altri algoritmi ancora più sofisticati, raggiungendo un livello di confidenza prossimo, nei casi migliori, al 99,5 percento e mai inferiore al 95 percento. La sperimentazione di questi nuovi algoritmi è iniziata circa vent’anni fa, ed è attualmente in corso in venti regioni del mondo. Dal 1983 ad oggi, uno di questi algoritmi ha permesso di prevedere 16 dei 21 terremoti forti avvenuti in tali regioni, e la durata complessiva degli allarmi corrisponde al 24 percento dell’arco temporale totale considerato.

D.: Così avete pensato di applicare questi algoritmi all’Italia…

R.: Sì. Da un paio di anni qui a Trieste, presso l’ictp e il Dipartimento di Scienze della Terra, ora diretto dal professor Francesco Princivalle, facciamo previsioni sistematiche sui terremoti futuri. Infatti, gli esperimenti sui sismi del passato hanno mostrato come i nostri algoritmi sarebbero stati in grado di prevedere fra il 64 e il 100 percento dei terremoti di magnitudo superiore a 5,4 avvenuti in Italia dal 1995 al 2001. Le nostre “vere” previsioni, effettuate a partire dal 2002, sono state confermate con successo da numerosi terremoti verificatisi entro il periodo di un anno dalla previsione stessa. Tali previsioni, però, non sono mai state rese note al grande pubblico, ma solo a un ristretto numero di addetti ai lavori: l’Italia non è la California, dove molti terremoti riguardano zone desertiche, per cui non vogliamo scatenare il panico e rovinare, così, decenni di serio lavoro scientifico. A chi deve prendere le decisioni, vogliamo invece far sapere che è in fase di avanzata sperimentazione un metodo attendibile per prevedere le scosse sismiche. E speriamo che le autorità competenti, verificata la validità dei nostri metodi, aumentino la propria attenzione nei confronti delle previsioni dei sismi. Dunque, abbiamo una lista sia di amministratori sia di scienziati e di tecnici cui comunichiamo via e-mail le nostre previsioni, presenti in un sito dell’ictp il cui accesso è riservato a chi dispone un’apposita “chiave”; quest’ultima viene data a chi chiede di partecipare a quest’esperimento, promettendo di non diffondere le informazioni in modo improprio. Il problema di tali previsioni è rappresentato dall’ampiezza dell’area allarmata – l’incertezza spaziale è attualmente di almeno 200 chilometri, un’enormità in un paese piccolo e densamente popolato come il nostro – e dall’incertezza temporale, che è di un anno o più. Le previsioni, quindi, non raggiungono il grado di precisione necessario a prendere provvedimenti drastici, come l’evacuazione di una o più città.

D.: È possibile migliorare la precisione delle vostre previsioni?

R.: Migliorare la previsione dal punto di vista topografico e temporale non è un lavoro semplice e realizzabile in tempi brevi. Comunque, alcuni fatti indicano che si può certamente andare in tale direzione: ad esempio, nell’ambito di un recente progetto “Interreg Spazio Alpino”, coordinato da Aoudia, stiamo predisponendo una rete di gps atta all’osservazione della dinamica dell’intera catena alpina, ed essa ha tutte le potenzialità per portare, insieme a studi morfostrutturali, a una riduzione delle incertezze nelle previsioni. Il punto fondamentale è questo: a livello amministrativo e decisionale, bisognerebbe rendersi conto che oggi le previsioni dei terremoti si possono effettuare; anzi, si dovrebbe studiare come utilizzarle. Nella lotta contro l’aids non è stata trovata la “soluzione finale”, ma esistono medicinali, cure intermedie, che permettono una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità della vita degli ammalati. Anche noi stiamo vivendo questa fase, ovvero disponiamo solo di una soluzione parziale. Ma quest’ultima, in alcuni casi, si rivela già importante: se in una zona abbastanza ampia – ad esempio, da Bologna a Napoli – avessi un allarme, mi preoccuperei, quanto meno, di andare a verificare le condizioni dei suoi ospedali più importanti e delle sue scuole. Non posso mettere, infatti, tutto in sicurezza, ma posso almeno controllare la stabilità degli edifici e delle strade, ponendomi il problema del loro adeguamento agli eventi sismici. Queste previsioni, dunque, possono servire a dare la priorità ad interventi che, in caso di terremoto, riducono in modo significativo il numero delle vittime; e, quand’anche poi il terremoto non si verificasse, se non altro si sarà intervenuti in modo più sollecito su strutture comunque carenti. In Italia, la gran parte degli edifici sono piuttosto antichi, e non si può procedere a un loro restauro simultaneo: per tale ragione, la previsione dei terremoti rappresenta senza dubbio uno degli elementi da considerare nel definire le priorità; a meno che a qualcuno non convenga continuare a considerare i terremoti come fenomeni del tutto imprevedibili e, così, “lavarsene le mani”!

D.: Ma non esiste il problema di eventuali falsi allarmi?

R.: Se nel flusso sismico osservo una sequenza di anomalie, dichiaro immediatamente un allarme della durata di un anno, nel corso del quale ogni istante potrebbe essere “buono” per il verificarsi del terremoto. Dopo sei mesi, ripeto l’analisi che mi dice se l’allarme continua – in tal caso, all’anno iniziale aggiungo altri sei mesi di allarme – oppure sta cessando, per cui il terremoto è atteso solo per i successivi sei mesi. E nel caso in questo successivo lasso di tempo il sisma non si verificasse, a posteriori potrò dire che si è trattato di un falso allarme. Perciò, il problema dei falsi allarmi, in teoria, esiste; ma nella pratica risulta molto serio solo qualora la zona allarmata sia piccola. Psicologicamente, infatti, se io dicessi che nel giro di un anno mi aspetto un terremoto tra Trieste e Bologna, lei, anche se vivesse a Padova, riterrebbe improbabile che venisse colpita proprio tale città, e più probabile, invece, che l’evento colpisca un’altra parte della zona a rischio. Quindi, a livello individuale, nel caso di previsioni a medio termine nel tempo e nello spazio, la percezione del pericolo non è immediata… ma non per questo la previsione è inutile, anzi! Naturalmente, non è pensabile di far evacuare la zona, che dunque non va abbandonata, bensì resa resistente al terremoto. In altre parole, occorre prepararsi ad eventuali emergenze, così come quando si teme un attentato terroristico, attraverso azioni e misure di prevenzione mirate all’organizzazione e all’efficienza dei soccorsi: ad esempio, garantire il funzionamento, subito dopo l’evento, di ospedali, caserme di Vigili del Fuoco e di forze di Polizia, e delle principali vie di comunicazione. Dunque le nostre previsioni dei terremoti, che presentano una discreta incertezza spazio-temporale, non hanno lo scopo di permette l’evacuazione, che probabilmente nessun tipo di previsione potrà mai permettere: lo scopo è quello di informare se nei prossimi mesi o nei prossimi anni la probabilità di terremoti di una certa intensità sia maggiore in certe aree; a quel punto segue, come già detto, la necessità di individuare, a livello locale, le strutture importanti che devono essere in grado di funzionare in caso di emergenza e assicurarsi in anticipo che queste funzioneranno.


Nella precedente intervista vengono date con estrema chiarezza risposte alle domande generali sulla previsione dei terremoti che il largo pubblico e i media si sono fatte dopo il terremoto dell’Aquila con le polemiche che ne sono seguite per l’atteggiamento irresponsabile dell’INGV (nella persona del prof. Boschi) e della Protezione Civile, o comunque quanto meno criticabile — e difatti deplorato in modo pressoché unanime dagli stessi “addetti ai lavori” esterni a queste due istituzioni — tenuto nell’occasione, e riassunto molto bene dal prof. Benedetto De Vivo (ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Napoli) nel suo intervento sul blog di Le Scienze:

“L’utilizzo del radon come premonitore dell’approssimarsi di un evento sismico è ampiamente riportato nella letteratura scientifica mondiale. Ma le anomalie di radon possono essere utilizzate in modo deterministico per prevedere un terremoto? Il radon nel caso di un terremoto si sprigiona soprattutto per effetto del processo di trasformazione (ad es., serpentinizzazione) cui vengono sottoposte alcune rocce in profondità durante i processi, sia compressivi che distensivi, di porzioni profonde della crosta terrestre. Durante tali processi si determina la produzione di fluidi, fra i quali idrogeno e radon. Il radon, essendo inerte, è scarsamente interessato dai processi di equilibrio chimico ed é considerato indicatore di terremoti a causa della sua elevata mobilità, della velocità della sua produzione naturale e anche perché la strumentazione necessaria per suo monitoraggio è molto semplice ed economica. Il picco della concentrazione di radon si verifica, usualmente, alcune ore prima dell’evento sismico, come misurato da Gioacchino Giuliani, prima del terremoto di L’Aquila.

La corrispondenza fra anomalie di radon e terremoto non sempre però si verifica e quindi non sempre il radon può essere utilizzato come indicatore (precursore) del terremoto. Tutto dipende dalle caratteristiche geologico-strutturali del territorio, per cui quello che si è verificato a L’Aquila (dove al di sotto della crosta è possibile la presenza di uno strato di rocce serpentinizzate, oppure di rocce anomalmente radioattive) non sarà necessariamente vero per un terremoto che si dovesse verificare in altre parti. Se non vi sono, per esempio, faglie sismogenetiche profonde che “pescano” laddove si producano fluidi è molto improbabile che il radon possa essere utilizzato come precursore.

Per L’Aquila la Protezione Civile avrebbe dovuto tenere in doveroso conto i dati di Giuliani, in considerazione della presenza di sciami sismici che duravano da tempo nella zona e date le indicazioni di un esperimento in corso per la previsione a medio termine svolto da un team internazionale guidato dal sismologo Giuliano Panza e descritto in dettaglio in una pubblicazione (Peresan et al., 2005) [ndr: chi fosse interessato all’articolo può acquistarlo dal sito della rivista oppure richiederlo in forma elettronica a Mario Menichella ( menich@tin.it) o all’autrice Antonella Peresan ( anto@dst.units.it)].

Le difficoltà decisionali cui deve far fronte la Protezione Civile non giustificano assolutamente l’arroccarsi su posizioni preconcette che escludano a priori qualsiasi contributo utile alla “previsione” di catastrofi che mettano a rischio migliaia di vite umane. Un falso allarme è sempre meglio che un allarme mancato, come si è verificato a L’Aquila! In un campo delicato, come quello della Protezione Civile, le certezze dogmatiche possono essere molto pericolose e foriere di future, anche peggiori tragedie nel prossimo futuro: mi riferisco al rischio Vesuvio. Ad esempio nel caso del Vesuvio, la posizione scientifica ufficiale “garantisce” la certezza della previsione di un’eruzione con largo anticipo e avalla la costruzione della più grande struttura ospedaliera dell’Italia meridionale (Ospedale del Mare) in piena zona a rischio vulcanologico, a 7,5 km dal cratere.

La Protezione Civile dovrebbe riflettere sul fatto che:

1) la previsione di un’eruzione del Vesuvio, con largo anticipo, è basata su valutazioni probabilistiche non su certezze assolute;

2) un’opera pubblica, quale un Ospedale, andrebbe allocata in una zona di sicurezza ASSOLUTA. La politica dovrebbe essere informata che la vulcanologia non è una scienza esatta e che certe scelte dovrebbero essere fatte in base a criteri conservativi e di prudenza.” (18/04/09)


A margine dell’intervento del prof. De Vivo, che completa il quadro della situazione già trattato dalla mia precedente lettera e dal prof. Giuliano Panza nella sua intervista, aggiungo alcune mie note che ritengo interessanti per il lettore, il quale, avendo tutti i principali elementi di informazione disponibili, potrà così formarsi meglio un suo giudizio autonomo:

Ciò che si fa oggi in Italia e nel mondo in vista di una futura previsione probabilistica dei terremoti è essenzialmente ricerca su singole linee: come dicevo prima nella mia lettera, Giuliano Panza e i suoi colleghi russi si basano su sofisticate analisi al computer dei terremoti passati, Gioacchino Giuliani (tanto per fare un esempio che tutti hanno sentito, non essendo lui un sismologo) su un precursore come il radon, così come tanti altri sismologi ed esperti nel mondo si occupano di tanti altri precursori fisici e chimici più o meno promettenti.

Ora, pensare che le SINGOLE linee di ricerca possano portare a qualcosa di importante per quanto riguarda la PREVISIONE è illusorio (in questo senso le ricerche di Panza non bastano e dunque non vanno “mitizzate” oltre misura, anche se devo dire sinceramente che i risultati ottenuti mi sembrano davvero molto interessanti e incoraggianti) esattamente così come è illusorio pensare di fare delle previsioni del tempo usando o solo i dati all’infrarosso di un satellite meteo o solo i dati della rete di termometri a terra o solo quelli dei barometri, degli anemometri, etc. Ma ciò non di meno, questi studi sono utilissimi.

Perché? Semplice! Così come le previsioni (probabilistiche) del tempo che farà nei prossimi giorni si fanno utilizzando e INTEGRANDO opportunamente con programmi al computer i dati di tanti tipi di rivelatori diversi, così le previsioni dei terremoti si faranno (in un futuro temo ancora molto lontano) integrando insieme fra loro vari tipi di precursori e (sperabilmente) anche altri approcci “intelligenti” come quello portato avanti dal gruppo di Panza a Trieste (che permette già oggi previsioni a medio-termine aventi una forte significatività statistica e comunicate a Protezione Civile e INGV, che le ignorano…).

Non possiamo però aspettarci che a fare ciò sia l’Università, che in Italia è già tanto se riesce a lavorare su qualcuna di queste linee di ricerca. L’INGV sarebbe in teoria l’ambiente naturale per svolgere al massimo livello tali ricerche e, a un livello superiore, integrare fra loro le diverse linee, naturalmente in collaborazione con le istituzioni estere (sia gli enti analoghi di altri Paesi che singole Università). Come sarà risultato chiaro dalla mia lettera non mi sembra però (per usare un generoso eufemismo…) che oggi l’INGV abbia neppure lontanamente questa “visione globale”…

Va sottolineato che l’obiettivo da perseguire non è quello di fare previsioni di terrremoti per poter dare ordini di evacuazioni (tali previsioni deterministiche non saranno mai possibili!), ma di fare previsioni di terremoti probabilistiche che consentano: (1) di indirizzare al meglio e nella maniera più logica i pochissimi soldi disponibili per la prevenzione (si vedano le ultime due risposte di Panza e/o le misure preventive attuabili elencate nella box qui sotto) e (2) di dare al pubblico 24h su 24 e 365 giorni l’anno informazioni sul rischio che in una data area d’Italia si verifichi un terremoto di una determinata magnitudo.

Dopodiché, un po’ come al mare uno, vedendo la bandiera rossa, può decidere di ignorarla e di fare ugualmente il bagno, così un privato cittadino o un Comune — se venisse informato da INGV e Protezione Civile sulle previsioni probabilistiche già oggi possibili — potrebbe fare le sue scelte, ma in modo consapevole e informato, come deve essere in un Paese civile e come del resto si fa per i vulcani (io, per esempio, ho a suo tempo deciso di abbandonare Napoli anche perché esiste una previsione probabilistica “nota” riguardo il Vesuvio).

Ma non aspettatevi un comportamento responsabile da chi nasconde la verità: la dice lunga il fatto che siano letteralmente “scomparsi nel nulla” i verbali completi della riunione della “Commissione Grandi Rischi” riunitasi all’Aquila il 31 marzo, pochi giorni prima del terremoto a seguito dell’allarme lanciato da Gioacchino Giuliani, e non seguita da nessuna azione se non la solerte denuncia alla Pubblica Autorità del Giuliani per “procurato allarme”!

Ma dirò di più: tutti i giornalisti e i lettori che come me hanno provato a collegarsi al sito dell’INGV il giorno del terremoto non ci sono riusciti… Cosa era mai successo? Non certo un sovraccarico, visto che questo tipo di problemi non esiste a quei livelli e comunque verrebbe risolto in pochi minuti! Forse un terremoto aveva colpito la sede dell’INGV? Ebbene, sappiate che questo succede proprio quando si verificano gravi catastrofi… Il motivo? Semplice, come ben sa chi è nell’ambiente, occorre assicurarsi di cancellare in gran fretta dal sito… beh, siete intelligenti, non fatemi dire di più!

A questo proposito, dovrebbe far riflettere che a guidare da quasi trent’anni un “carrozzone” come l’INGV (che, come ben si sa nell’ambiente, ha a suo tempo mutato nome da ING in INGV per permettere l’ennesima rielezione a presidente di Enzo Boschi), sia una persona che, come segnalato da un gentile lettore, in un’intervista ha dichiarato delle cose che farebbero rizzare i capelli pure a chi non li ha… Ecco, se volete farvi due amare risate (dati i morti che ci sono stati di mezzo…), un breve stralcio tratto dall’intervista completa a Boschi:

“Il ministro Gelmini ha fatto l’esame a Reggio Calabria perché era più facile? E allora? Al posto suo l’avrei fatto anch’io! […] Anch’io ho fatto tutto quello che in genere si fa per fare carriera. Ho leccato il sedere quando c’era da leccarlo, ho assecondato, ho chinato la testa […] Sono sempre stato gentile con i potenti perché sapevo che avrebbero potuto aiutarmi”.

Dulcis in fundo, pochi sanno che il prof. Boschi vive a Bologna e, pur dirigendo e avendo la responsabilità dell’INGV — il più importante istituto di ricerca italiano nel campo di vulcani, terremoti, alluvioni, etc. — normalmente si reca al lavoro a Roma solo per tre giorni alla settimana (come candidamente da lui dichiarato in un’altra intervista che posso fornire su richiesta).

E’ un po’ come se voi decideste di andare al lavoro “per hobby”. Del tipo: “Che faccio oggi?” “Mah, magari faccio una ‘capatina’ a Roma per far vedere che esisto, sennò se ne accorgono…”. E la cosa funziona, visto che è riuscito a stare attaccato alla propria poltrona per quasi trent’anni, cosa credo mai successa non solo all’estero ma anche in altri enti di ricerca italiani di questo livello. Tanto chi lo controlla? E’ lui il capo, e chi è sotto di lui non può che accettare (e ovviamente tollerare di malavoglia) una simile situazione. In qualsiasi altro Paese civile ci si scandalizzerebbe (e si pretenderebbero le dimissioni) per molto ma molto meno…


PER I DECISORI POLITICI E, OVVIAMENTE, PER CHI DI COMPETENZA
Elenco delle MISURE PREVENTIVE che possono fare seguito alle previsioni a MEDIO-TERMINE e a MEDIO-RAGGIO dei terremoti” (già oggi effettuate, vedi sopra intervista al prof. Giuliano Panza)
Il seguente elenco di azioni concrete che possono essere intraprese “con discrezione” (low-key actions) a seguito delle previsioni a MEDIO-TERMINE e a MEDIO-RAGGIO dei terremoti, è stato pubblicato per la prima volta nel 1991 (Kantorovich e. Keilis-Borok, 1991), ed analizzato, più recentemente, durante l’International Framework for Development of Disaster Reduction Technology List on Implementation Strategies, Meeting on “Disaster Reduction Hyperbase” (NIED, Tsukuba, Giappone, 27-28 Febbraio 2006).
In generale, la previsione di un terremoto di una data magnitudo può avere un’estensione TEMPORALE che va da zero (è il caso della famosa cosiddetta “zonazione sismica”, che non contiene informazione sul tempo: si tratta della suddivisione del territorio in aree che presentano uno stesso rischio sismico), fino alle previsioni a lungo termine (decine di anni), passando naturalmente per quelle, intermedie, a medio-termine (dell’ordine dei mesi o anni) ed a breve termine (dell’ordine di ore o giorni).
Per quanto riguarda, invece, l’estensione SPAZIALE, le previsioni possono variare da quelle a lungo raggio (migliaia di chilometri) fino alla localizzazione esatta della sorgente del terremoto (decine di chilometri).
Similmente, le MISURE PREVENTIVE possono andare dalla definizione di normative antisismiche adeguate, alla dichiarazione di allarmi a medio-termine ed alla messa in sicurezza delle strutture a rischio elevato, fino all’imminente “allarme rosso”.

Diversi intervalli temporali, dalle decadi ai secondi, sono infatti necessari per intraprendere le diverse azioni di prevenzione (si vedano in proposito Keilis-Borok e Primakov, 1997 e Kantorovich e Keilis-Borok, 1991). Essendo caratterizzate da costi diversi, tali misure possono essere realisticamente adottate entro aree e periodi di tempo differenti.
L’elemento essenziale per la mitigazione dei danni entro una regione di interesse consiste proprio nel tempestivo e progressivo aumento o riduzione delle misure di sicurezza, in funzione dello stato di allerta in corso.

Le misure di sicurezza elencate qui di seguito non sono indipendenti, ma compongono un’ovvia GERARCHIA: esse infatti acquistano significato solo se attivate in un certo insieme ed in un certo ordine, come parte di uno scenario di risposta alla previsione.

a) Misure di sicurezza PERMANENTI, che possono essere adottate nell’arco di decenni:
– Limitazioni nell’utilizzo del territorio, specialmente per strutture ad elevato rischio ed attività che possono indurre terremoti
– Normativa sismica per l’edilizia, che richieda l’adeguamento antisismico degli edifici;
– Restrizione delle norme generali di sicurezza;
– Potenziamento dei servizi di pubblica sicurezza;
– Assicurazione e tassazione specifica;
– Raccolta ed analisi dei dati per la stima del rischio sismico e per l’identificazione dei precursori del terremoto.
– Preparazione della risposta alla previsione e delle attività post-disastro:pianificazione; definizione della normativa di base; accumulo delle scorte;
simulazione degli allarmi, formazione della popolazione, ecc.
b) Misure di sicurezza TEMPORANEE, che possono essere adottate come risposta ad un allarme:
– Rafforzamento delle misure di sicurezza permanenti (si veda l’elenco precedente);
– Applicazione di una legislazione di emergenza (fino alla legge marziale), per consentire una risposta razionale alla previsione;
– Applicazione di disposizioni economiche obbligatorie;
– Neutralizzazione delle potenziali sorgenti ad alto rischio: linee di comunicazione (elettrodotti, oledotti, gasdotti, ecc.); centrali nucleari; impianti chimici; edifici precari (sospensione delle attività, parziale disassemblaggio, demolizione, ecc);
– Evacuazione della popolazione e di strutture altamente vulnerabili (e.g scuole ed ospedali);
– Mobilizzazione dei servizi di soccorso;
– Predisposizione delle misure di intervento e soccorso a lungo termine (ripristino delle strutture abitative, degli apparati produttivi e delle attività lavorative, ecc);
– Monitoraggio dei cambiamenti socio-economici e previsione-prevenzione dei rischi eventualmente indotti;

ULTERIORI AZIONI concrete che possono essere intraprese con discrezione sono:
– Definizione di un piano di ristrutturazione per gli edifici strategici nell’area allertata;
- Verifica della pronta operatività dei piani di soccorso;
– Verifica dello stato degli alloggi temporanei (e.g. tende, strutture prefabbricate, ecc), eventualmente immagazzinate nei centri della Protezione Civile, e garanzia della loro pronta disponibilità;
– Intensificazione delle pratiche di prontezza operativa, aumentando la frequenza delle attività che coinvolgono studenti e Protezione Civile;
– Diffusione sistematica, attraverso i media, di semplici istruzioni per la predisposizione di punti di soccorso, in corrispondenza delle parti più resistenti degli edifici, forniti dei viveri essenziali (acqua, cibi di emergenza, oggetti di primo soccorso, ecc.).
Le misure elencate sono, seppur in modo diverso, applicabili su scala internazionale, nazionale, regionale e locale.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
– Kantorovich L.V., V. I. Keilis-Borok (1991) – “Earthquake prediction and decision-making: social, economic and civil protection aspects” (Proc. International Conference on Earthquake Prediction: State-of-the-Art, pp. 586-593, Scientific-Technical Contributions, CSEM-EMSC, Strasbourg, France, 1991). Based on “Economics of earthquake prediction” (Proc. UNESCO Conference on Seismic Risk, Paris, 1977).
– Keilis-Borok,V.I., I. Primakov (1997) – “Earthquake Prediction and Earthquake Preparedness: The Possibilities to Reduce the Damage from Earthquake”s. Fourth Workshop on Non-Linear Dynamics and Earthquake Prediction, 6 – 24 October 1997, Trieste: ICTP, H4.SMR/1011-11, 30 pp.
– Keilis-Borok V.I., P. Shebalin, A. Gabrielov, D. Turcotte (2004) – “Reverse tracing of short-term earthquake precursors”.Physics of the Earth and Planetary Interiors 145 (2004) pp. 75-85.
– Peresan, A., Rotwain, I., Herak, D. e Panza, G.F. (2006) – CN earthquake prediction for the Adria region and its sourroundings, First European Conference on Earthquake Engineering and Seismology, Abstract Book, SGEB: ETH 117-118, Geneve, 2-8.09.2006.
– Peresan A, E. Zuccolo, F. Vaccari, A. Gorshkov e G.F. Panza (2008) – “Pattern recognition techniques and neo-deterministic seismic hazard: time dependent scenarios for North-Eastern Italy”. Tectonophysics, Special Issue on Earthquake Prediction. Submitted.

Austerity per i prossimi euro parlamentari: per gli italiani -40%

Monday, 20 April 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Novità di rilievo per le retribuzioni agli eurodeputati, gli italiani fra i più penalizzati. La retribuzione viene livellata per tutti, indipendentemente dal paese di provenienza. Per gli italiani subisce un taglio del 40%, da 134.000 a 81.000 Euro lordi l’anno. Da segnalare inoltre la scomparsa del rimborso forfettario: sarà necessario presentare regolare documentazione fiscale per ottenere i rimborsi delle spese sostenute. Altra brutta notizia per i nostri euro parlamentari, che di solito non brillano per la loro assidua presenza a Strasburgo, la riduzione del 50% dell’indennità nel caso di assenteismo abituale.

Ed infine è esclusa l’assunzione di parenti stretti del deputato europeo come assistenti, altra prassi nella quale gli italiani hanno particolarmente brillato. Brutte notizia insomma per Franco Bossi (il fratello del senatur) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito) che in passato sono stati assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Una norma facilmente aggirabile per i nostri rappresentanti, è da anni ormai che i politici nostrani fanno assunzioni incrociate: io assumo un parente a te, e tu fai la stessa cosa a me. E tutti vivranno felici e contenti.

Per conoscere qualche nome famoso che fa affari con i propri parenti stretti, fra i tanti link possibili scelgo di mettere questo che punta direttamente a Google, poi a voi la scelta del sito. Si potrà così rintracciare una lettera di Marco Travaglio,  letta in TV ad Annozero. MT fa un lungo elenco di parenti dal cognome famoso, non omonimi, e li porta ad esempio dell’intreccio tra interessi privati e politica.

Toh, viene nominato anche un certo Cristiano Di Pietro, com’è possibile? Ma non è lo stesso che recentemente è stato difeso dallo stesso Travaglio sempre dalla stessa trasmissione TV? Ah già, la lettera che cito è del 2007, altri tempi: ora forse la pensa in maniera diversa. Riporto la frase completa:

“Giorni fa Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale di Campobasso, è stato ricevuto per una riunione sull’energia eolica dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che è pure suo padre. E’ uscito molto soddisfatto.
Poi dicono che nelle famiglie non c’è dialogo.”

E già che ci sono metto anche il video, buona visione.

Cronache di una blogger sfollata – 17 aprile

Friday, 17 April 2009
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miskappa-small

da miskappa.blogspot.com

Mi piacerebbe parlarvi di altro. Scherzare. Dirvi del Presidente del Consiglio che è arrivato al campo di Poggio Picenze. Sotto il sole cocente, vestito di scuro. Il fondotinta colava. Il gatto morto che sovrasta la fronte spaziosa lo riscaldava troppo. Invece sono qui a parlarvi di morti. E lo faccio con il cuore lacerato.

Ieri al campo ho parlato con un giovane uomo della Protezione Civile. Un Aquilano di un paesino che mi indicava vagamente con la mano. Alle spalle del campo Monticchio1. A me che gli chiedevo se i morti fossero davvero mille ha risposto “non ancora” e io “quanti?” “TANTI” “perchè non ne parlano i media?” “i media danno solo il numero delle persone identificate, e poi ce ne sono ancora tantissimi sotto le macerie”. Non ha voluto dirmi il suo nome, pensava fossi una giornalista. Qui hanno sentito in molti. Altri della protezione civile. Altri sfollati. Che qualche giornalista venga qui a chiedere. Con me non vogliono più parlare.

Per parlar d’altro, vado sul personale. Ho fatto grandi progressi. Ho una casa. Amici di amici mi hanno inviato una roulotte, vecchia e rotta, piccola, ma per me è stato un dono enorme. La abbiamo montata con tanto di verandina in un posto che amo. La campagna di Arischia. Terra di montagna, fra balle di fieno ed erba medica. E cavalli, buoi, pecore, galline. E tanti cani. Degli amici allevatori, che hanno perso le loro stalle, ci hanno dato la corrente. L’acqua andiamo a prenderla alla fontana. E’ gelata. Ma contiamo di montare una piccola cucina da campo. Presto. Amici, divento contadina. Il sogno della mia vita. Domani inizierò a preparare un orto, ed anche un giardino. E spero di avere della galline. Mi terrorizza l’inverno. Ma per ora andiamo verso il caldo.

Non appena avrò le fotocamera, vi mostrerò tutto.

Referendum: valgono più gli strombazzamenti ed i proclami che la legge vigente

Friday, 17 April 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Per concludere degnamente la settimana, propongo un semplice e rilassante giochino. Come quelli dei settimanali enigmistici, tipo scopri le differenze. Questo lo potrei chiamare “scopri chi dice la fregnaccia più grossa”, o ancora meglio “basta che inizi un asino a ragliare e tutti dietro ad imitarlo”.

Il gioco consiste nell’individuare l’incongruità di fondo contenuta nelle frasi riportate, tratte dai titoli o nelle prime battute degli articoli citati. Sono tutte riferite alla possibile data di convocazione dei referendum sui quesiti elettorali. Il lettore distratto potrebbe venire così indotto a pensare che quanto viene dichiarato con tale evidenza sia assolutamente normale, solo leggendo bene e fino in fondo gli articoli si può – forse – scoprire la realtà delle cose. Non tutti però ne tengono conto, alcuni lo fanno ma senza la necessaria chiarezza, comunque dando per scontato che i lettori conoscano a menadito la legge vigente. E se anche fosse una persona attenta e preparata, viene indotta a credere che in Italia cambiare una legge o farne una nuova di zecca sia un gioco da ragazzi.

L’informazione televisiva non si è proprio posta il problema: per come viene ripetutamente riportata la notizia nei TG, il rinvio alla data del 21 giugno non ha alcuna controindicazione, il Capo supremo non conosce ostacoli e se lo decide lui tutto si può fare.  La soluzione dell’enigma è in fondo al post, buon divertimento.

– cominciamo con repubblica.it: “La data più probabile è il 21 giugno

corriere.it: “Referendum il 21/6

lastampa.it: “Chi vuol votare al referendum, cominci a segnarsi domenica 21 giugno

ilgiornale.it: “21 giugno o rinvio”

iltempo.ilsole24ore.com: “Referendum il 21 giugno o si rinvia”

tg24.sky.it: “Referendum, il 21 giugno o possibile rinvio al 2010″

La palma d’oro per la smisurata fiducia nel verbo del Capo va indubbiamente assegnata al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che secondo quanto riporta l’agenzia AGI dichiara: “la data piu’ probabile credo possa essere indicata nel 21 giugno, in occasione del secondo turno delle elezioni”.

Alla fine però, qualcuno si è forse reso conto del problema e formula una differente ipotesi: secondo il sempre attento quotidiano online affaritaliani.it , si va verso il rinvio del referendum al prossimo anno.

Soluzione: articolo 34 della Legge 25 maggio 1970, n. 352: “Ricevuta comunicazione della sentenza della Corte costituzionale, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno.”

Voci dal terremoto in Abruzzo: Robert Colucci

Friday, 17 April 2009
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un post da unpodimondo.wordpress.com – Una piccola curiosità: Google ha trovato in risposta al commento una frase che inizia così: “Carissimo Colucci, durante il terremoto viaggiavo con il camion in Germania, alle quattro meno venti davano la notizia di un sisma di 6,3 prontamente giravo …” – Non sapremo mai come prosegue la risposta a Colucci, non se ne trova traccia sul blog di Beppe Grillo, e stranamente anche nella cache del grande motore di ricerca (sf)

Per la serie delle voci dei blogger sul terremoto in Abruzzo, vi posto il commento che Robert Colucci, fratello e figlio di due terremotate,  ha lasciato sul sito di Beppe Grillo in risposta all’articolo di Marco Travaglio del 13/04/2009. Ogni ulteriore discorso è superfluo.

commento di Robert Colucci (Voti: 101)

Al netto delle cazzate, con madre e sorella in tendopoli e due case distrutte (di cui una con mutuo per ristrutturazione ancora aperto) posso dire:

– nelle prime 48 ore, la meta’ dei volontari della protezione civile non sapeva cosa e come fare perche’ mancavano mezzi e coordinazione in loco.

– con 4 -QUATTRO- mesi di scosse come preavviso, che qualcuno dovesse organizzare un piano di fuga e le aree attrezzate PREVISTE DALLA LEGGE non ci piove. Non e’ stato fatto UN CAZZO.

Si e’ aspettata la botta seria per tirare fuori i morti dalle macerie.
Un piano di lavoro del genere l’avrebbe coordinato alla grande anche un babbuino.

L’ospedale: non “si trova piu'” il documento di collaudo. Quando e se saltera’ fuori, il poveraccio che ha firmato si cimentera’ nel bungee jumping dal cavalcavia in stile Bove. Pare vada di moda in centro italia.

Appurato che con una coscienza civile differente dalla solita mafitaliota, qualche decina di vite si sarebbero potute salvare, la successiva assistenza agli sfollati e’ stata piu’ che buona.

E non per meriti, ma NONOSTANTE le apparizioni da reality.

I ringraziamenti vanno ai viglili del fuoco, volontari, medici e privati che hanno dimostrato ancora una volta che almeno il cuore non ci manca.

E gli albergatori della costa che stanno ospitando quindicimila persone da una settimana senza chiedere una lira.
Non sanno se e quando verranno rimborsati, nessuno ha mandato comunicazioni ufficiali.
Solo le solite promesse del circo barnum, qualcuno intanto e’ andato in banca a chiedere prestiti.

E siamo gia arrivati alla fase 3.
Dimenticare.
Ancora 10 giorni e sparira’ tutto da giornali e tv.
La messa e’ finita, andate a votare.

Qual'è il vero numero dei morti in Abruzzo?

Thursday, 16 April 2009
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E mentre già cominciano ad abbassarsi i riflettori dei media, soffermandosi più che altro sui segnali di ritorno ad una normalità che non esiste più, dalla rete arrivano segnali di dubbio sul vero numero dei morti sotto alle macerie. Ne parlerà mai la TV? Chissà, tra poco va in onda Annozero. (sf)

alcuni link:

http://politicaesocieta.blogosfere.it/2009/04/terremoto-in-abruzzo-anna-blogger-de-laquila-parla-coi-medici-oltre-1000-morti.html

http://miskappa.blogspot.com/2009/04/eccomi.html

http://www.byoblu.com/post/2009/04/09/I-morti-che-non-vi-dicono.aspx

400 milioni di Euro di soldi pubblici. Sprecati

Thursday, 16 April 2009
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Si potevano spendere meglio quei soldi, per informazioni chiedere ai senza tetto in Abruzzo. Almeno si mettano d’accordo per rilasciare dichiarazioni concordanti sui motivi della decisione, oltre al quasi certo mantenimento della attuale legge “porcata” elettorale hanno creato una inutile e dispendiosa appendice per il referendum. Peggio di così non potevano fare. O forse li hanno fraintesi. (sf)

Nota di agenzia n. 1:

REFERENDUM: BERLUSCONI, LEGA AVREBBE FATTO CADERE GOVERNO

(ASCA) – Poggio Picenze (Aq), 16 apr – Sull’election day ”ci sono state polemiche fuori luogo. Mi spiace che sia stata considerata una debolezza del presidente del Consiglio e del Pdl, ma abbiamo ceduto alla richiesta di un partito della maggioranza e se non avessimo accettato avrebbe fatto cadere il governo”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al suo arrivo a Poggio Picenze dove questa mattina e’ stata inaugurata la prima scuola da campo in un comune del cratere sismico.

Nota di agenzia n. 2:

REFERENDUM: LEGA, MAI DETTO FAR CADERE GOVERNO, INTERPRETAZIONE …(RPT)

(RIPETIZIONE CORRETTA).

(ASCA) – Roma, 16 apr – La Lega non ha mai detto di voler far cadere il governo qualora fosse stata decisa la data del 7 giugno per il referendum. Lo afferma il presidente del Carroccio, Angelo Alessandri, ad Affaritaliani.it.

”Personalmente non ho affatto sentito parlare di questo.

Abbiamo soltanto parlato – spiega Alessandri – dell’opportunita’ della data per il referendum e basta.

Punto”. Nell’ultima riunione del Carroccio con Bossi ”non ne abbiamo proprio parlato. Anzi, in questi termini e’ la prima volta che sento una cosa del genere, non l’ha mai detta nessuno. Forse Berlusconi vuole, politicamente, interpretare cosi’ la vicenda”.

Il cacciatore di terremoti – La verità nella video intervista a Giampaolo Giuliani

Thursday, 16 April 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

Giampaolo Giuliani racconta la sua verità, intervistato dal video blogger Claudio Messora – www.byoblu.com – continua per vedere il filmato Leggi il resto –> »

Macerie triturate sotto la new town a l'Aquila – La magistratura interviene e sequestra intere aree della città

Thursday, 16 April 2009
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macerie-tritate

inchiesta di di Pietro Orsatti e Angelo Venti da L’Aquila – da orsatti.info

Dalla domenica di Pasqua a L’Aquila si registra un’anomala frenesia. E’ quella dei camion che dovrebbero ripulire la città dai detriti. E forse da prove di malaffari

Una città militarizzata, dove già si muovono gli speculatori che con il terremoto hanno già fatto e faranno la loro fortuna. Il primo business è quello delle macerie, da togliere di mezzo, da far sparire in qualche caso. E cosa c’è di meglio che le fondamenta della new town berlusconiana per mettere le macerie tritate in tutta fretta?

Centinaia di camion dalla domenica di pasqua stanno scaricando detriti in una specie di tritacarne che li riduce in ghiaia a poche centinaia di metri da Piazza d’armi. Qui, in questo inferno di polvere e mezzi meccanici, spariscono ricordi e tragedie, pezzi di storia e forse anche prove. Prove di malaffari, di cemento fatto con sabbia di mare, ferri da 10 invece che da 15, lisci dove non dovevano esserlo. Tutto è triturato e spalmato sul territorio. Amianto compreso, che molti hanno visto. Qui si costruirà il centro amministrativo della new Aquila voluta da Berlusconi. E qui forse si occulterà la vergogna di palazzi costruiti senza seguire le norme antisismiche, dei condoni e ri condoni tanto cari alla politica italiana. Poi arriverà il business dei campi provvisori. Terreni che saranno da preparare per l’arrivo dei container e delle casette di legno.

L’Abruzzo è diventato da almeno dieci anni una delle cassaforte per il riciclaggio del denaro delle varie mafie. Lo racconta la Direzione nazionale antimafia da tempo, lo confermano le ultime inchieste giudiziarie sul riciclaggio del denaro di Ciancimino e poco prima quelle sul “tesoretto” di Binnu Provenzano. Non solo. I clan, di Cosa nostra, della camorra e della ‘ndrangheta, hanno investito, come da tradizione, in società che si occupano di inerti, movimento di terra e cemento. E nel mattone, casomai subentrando nella parte finale di palazzi in costruzione come ci segnala l’Autorità giudiziaria, soprattutto nell’area della Marsica. Con le procedure di emergenza sono già saltati molti dei controlli su appalti e sub appalti. E il denaro, tanto, sta già iniziando a circolare.

«Sulla ricostruzione bisogna fare grande attenzione, che ci sia o che non ci sia una diretta infiltrazione di società controllate dalle mafie – ci spiega Massimo Scalia, per tre legislature presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie -. Inutili poi, proprio anche in relazione ai controlli, l’istituzione di super comissari iper centralizzati a livello nazionale e che l’esperienza insegna si muovono spesso in deroga alle norme vigenti». Più efficace, afferma Scalia e con lui anche molti amministratori locali, la creazione di un’authority civile con il coinvolgimento della popolazione con ampie consulenze (gratuite) del mondo dell’università. In pratica il modello Friuli, in cui la società locale si fece carico in prima persona della ricostruzione. Si è ormai al limite anche sul piano dei soccorsi diretti. Anche se ogni tanto, discretamente, viene estratto dalle macerie qualche corpo, nelle prossime ore si spargerà solo la calce viva sulle macerie e poi dei corpi e degli scomparsi (censiti e no) si interromperà ogni ricerca.

Assistiamo per caso all’arrivo di alcuni vigili, chiamati da un sopravvissuto, in un piccolo casale distrutto e isolato. Già due corpi sono stati estratti nei giorni scorsi. Mentre ritornano sulle macerie, improvvisamente, scostata una rete del letto, ci allontanano. Capiamo dall’odore che hanno trovato qualcosa o qualcuno. Decidiamo dopo un po’ di allontanarci. «Non ci sono solo gli sciacalli che frugano nelle macerie, sono arrivati anche gli sciacalli istituzionali». Questa frase ci viene ripetuta più e più volte. Da amministratori locali, da gente dei soccorsi, da operatori delle varie polizie. E si fa il nome, con un po’ di apprensione, di chi avrà in dono la grande torta della new town, delle grandi opere, della ricostruzione con erre maiuscola. Tre società: Autostrade, Caltagirone, Impregilo. Questa la probabile squadra che opererà. E il capofila? Si parla con insistenza di Caltagirone. Anche per ragioni politiche evidenti, ovvero quietare l’Udc e isolare da qualsiasi possibile opposizione credibile Pd e Idv. Capofila o prestanome? Per ora, ma non per molto, si fanno solo ipotesi. Ma nelle prossime settimane, visto il decisionismo di Bertolaso e del governo, si deciderà tutto. «La questione centrale rimane il meccanismo degli appalti al ribasso – dichiara l’ex pm Luigi De Magistris -. Quando ero a Catanzaro incrociai Impregilo su alcune inchieste sui rifiuti e anche in quel caso le risposte non furono esaltanti. È un problema di classe dirigente, anche sul piano locale». Come del resto in Campania dove ricorda Massimo Scalia, «la risposta è stata l’inceneritore di Acerra». Un impianto pagato con soldi pubblici e di deroga in deroga mai entrato a dovere in funzione.

***

INTERVISTA A BRIZIO MONTINARO

«Il tribunale riaprirà presto»

Un territorio diventato la cassaforte delle mafie. Questo l’Abruzzo precipitato prima nel dramma del sisma e che oggi si trova a vedersi passare sulla testa il business della ricostruzione «Non esiste più l’isola felice. Le parlo da procuratore di “campagna”, ma profondamente legato al territorio in cui lavoro dagli anni ’70 e quindi consapevole di quello che sta succedendo da anni». A parlare è l’avvocato generale della Corte d’Appello dell’Aquila Brizio Montinaro. «Prima gli inerti, poi il cemento, poi le costruzioni. È evidente la penetrazione, e non è una scoperta solo di oggi. Un rischio enorme, che si sta trasformando in un profondo sistema di inquinamento anche dell’imprenditoria locale, che cambia comportamenti in alcuni casi, altre volte partecipa oppure si trova esclusa da certi affari».
Lei oggi è senza sede. Il Tribunale de l’Aquila è fortemente lesionato, la giustizia è di fatto bloccata, come le inchieste sulle infiltrazioni mafiose. Qual è la situazione oggi, a poco più di una settimana da sisma?
La prima buona notizia è che il server è intatto. I locali sono distrutti, come le scale, ma i crolli hanno salvato almeno il supporto informatico del tribunale.

E l’ipotesi di un trasferimento del tribunale?
Anche qui forse c’è una buona notizia. La vecchia caserma della Guardia di finanza sembrerebbe essere agibile. La sede è più piccola, bisognerà organizzare molto bene il lavoro ma nel giro di poche settimane sarà possibile riaprire il Tribunale a l’Aquila.

Un segnale importante. Anche per valutare le responsabilità del passato.

Esatto. Ma anche per dare un segno sulla ricostruzione del futuro. E’ un momento difficile. Vigilate anche voi della stampa sul nostro operato.

p.o.

***
e poi si arriva a ieri sera:

TERREMOTO: PROVE A RISCHIO, PROCURA SEQUESTRA TRIBUNALE/ANSA DA CITTADINI FILMATI E DENUNCE.INDISCREZIONI PERIZIE SU PILASTRI (dell’inviato Vincenzo Sinapi) (ANSA) – L’AQUILA, 15 APR – I magistrati temono ora l’inquinamento delle prove, che qualcuno possa tentare cioè di occultare le proprie responsabilità nel crollo dei palazzi dell’Aquila. Per questo, dopo i reperti, hanno deciso di sequestrare intere aree: quelle degli edifici di via XX settembre dove i morti sono state decine, ciò che resta della casa dello studente, alcune parti dell’ospedale. Hanno sequestrato perfino casa loro: il tribunale.

L’inchiesta della Procura dell’Aquila registra oggi un’accelerazione per molti inattesa: dopo il prelievo di una gran quantità di reperti in una ventina di immobili del capoluogo (reperti che carabinieri e polizia hanno accumulato in un capannone «blindato»), arriva ora il sequestro delle aree stesse dei fabbricati. Duplice, secondo quanto si apprende da fonti vicine all’inchiesta, il motivo alla base del decreto: lasciare lavorare i periti tranquilli e, soprattutto, scongiurare il rischio di contaminazione della «scena del crimine», sia alterandola dolosamente, sia con il prelievo di materiale da parte di estranei.

Il procuratore capo Alfredo Rossini quest’ultimo rischio lo ha paventato esplicitamente: «Abbiamo il sospetto che qualcuno possa portare via ciò che resta degli edifici crollati, magari con dei camioncini». E a chi osserva che sono solo macerie, risponde: «È vero, apparentemente si tratta di macerie senza valore, ma per le nostre indagini potrebbero essere fondamentali». Il loro esame, conferma, è già cominciato. «I periti sono al lavoro, hanno fatto i primi esami e sicuramente qualcosa piano piano verrà fuori. Bisogna aspettare». Tempi lunghi? «No, ragionevolmente brevi» assicura Rossini.

Sui primi risultati delle perizie il riserbo è totale, anche se sembra che in alcuni casi sia stata riscontrata l’eccessiva friabilità del cemento e la scarsa o nulla presenza di staffe e di ferro nei pilastri portanti. Solo indiscrezioni, al momento, che nessuno conferma ufficialmente. Così come nessuno conferma (il procuratore Rossini anzi smentisce) che siano stati sentiti oggi i primi testimoni. Carmela Tomassetti, la 23enne fuggita dalla casa dello studente una settimana prima del sisma dopo aver lanciato, inascoltata, l’allarme, afferma di non essere stata ancora convocata. E lo stesso dicono altri suoi colleghi su cui è pure incentrata l’attenzione dei magistrati. Del resto, sulla sottovalutazione del pericolo, altro filone dell’inchiesta aquilana, il procuratore Rossini va con i piedi di piombo. «Certo, valuteremo anche questo. Ma non bisogna dimenticare che siamo in una zona sismica, ci sono sempre stati terremoti e non possiamo dire che siccome ci sono state un paio di scosse bisognava svuotare la città. Sono discorsi senza senso».

E riguardo alla costruzione in zone sismiche, come ad esempio Pettino, risponde: «tutta questa dorsale è sismica: il problema non è questo, è che bisogna costruire in maniera da farvi fronte». I magistrati della procura dell’Aquila affermano che «è ancora prestissimo per parlare di indagati. Dobbiamo prima capire». E, per farlo, si rivolgono anche alla gente: «chiunque abbia materiale utile all’inchiesta sui crolli, in particolare filmati, ce lo consegni» dicono. «Noi – afferma Rossini – raccogliamo tutto quello che è pertinente all’inchiesta, non certo i pettegolezzi, ma tutto ciò che può esserci utile per portarci alla verità. Per questo abbiamo anche offerto la possibilità a quei cittadini che casualmente erano al corrente di cose che potevano essere utili all’indagine, che avevano visto o saputo qualcosa, che hanno girato dei video, di dare la loro collaborazione. E infatti ce li manderanno. Abbiamo già un bel filmato sulla consistenza dei materiali utilizzati». Altri video amatoriali sarebbero già agli atti. Da parte di cittadini, intanto, sono arrivate alla polizia le prime denunce. Si tratta, secondo quanto si è appreso, di esposti scritti in cui si fa riferimento ad allarmi che sarebbero rimasti inascoltati e di segnalazioni in cui si denuncia il crollo di abitazioni progettate e costruite con criteri presentati come antisismici. Tutte queste denunce, viene sottolineato, dovranno ora essere verificate. Ma dalle denunce alle iscrizioni nel registro degli indagati, se non altro come atto dovuto, il passo di solito è breve. (ANSA).

vedi anche il reportage fotografico da www.site.it

Una tastiera ed un mouse tra le macerie

Wednesday, 15 April 2009
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miskappa1

Anna Pacifica Colasacco, nata a L’Aquila il 22 luglio 1956 e residente, fino al 6 aprile 2009, in via Costa Masciarelli,8. Fino a pochi giorni fa conduceva la sua normale esistenza, dedicandosi nel tempo libero al blog miskappa.blogspot.com. Poi è arrivata l’ennesima scossa, quella che ha danneggiato la casa nella quale viveva, ora è una senza tetto. Grazie alla solidarietà degli amici conosciuti in rete ed in Facebook può di nuovo collegarsi e scrivere nel suo blog, racconti che riportano il dramma degli sfollati in maniera genuina, non mediata da sorrisi e parate di autorità. Forse a lei risparmieranno le feroci critiche riservate a chi canta fuori dal coro, o forse no. Nel frattempo è misteriosamente sparita l’intervista che le aveva fatto italianimbecilli.blogspot.com via telefono e parzialmente riportata da www.politicamentecorretto.com. Segnalo il link al suo sito, vale la pena di farci un giro e leggere tutto, e riporto quanto ha pubblicato ieri. (sf)

Buongiorno!
Perdonatemi per l’assenza di ieri, ma è stata una giornata intensa. Di emozioni, tutte molto forti. Prima di iniziare il mio resoconto, vorrei cercare di far comprendere a quanti di voi mi invitano a scrivere di più, a rispondere ai numerosissimi commenti e ad accettare le amicizie su facebook quali sono le mie condizioni.La carica della batteria del pc dura meno di due ore e la possibilità di ricarica mi è data nel campo non più di una volta al giorno.Per di più in molte zone della città la connessione non è possibile, in altre va e viene. E, quando c’è, è lentissima. Ieri è diluviato, ed era molto freddo. E la mente si congela in questi casi. Non sono, ahimé un inviata speciale, e non ho nessuno alle mie spalle. Sono sola.

Ieri mattina ho incontrato FABIO ed i suoi amici: ragazzi napoletani che sono arrivati qui a portare soccorsi, senza passare per i canali uffuciali.Ragazzi speciali, di quelli che avrei voluto come figli. Ora Fabio potrà darmi una mano con questo blog e supportarmi là dove io non so tecnicamente arrivare. Ed è una voce in più. I campi nei paesini di alta montagna si stanno lentamente attrezzando e la situazione è quasi sotto controllo.Non per merito della protezione civile che li ha completamente abbandonati a se stessi, ma in virtù dei volontari che agiscono autonomamente.Ce ne sono ancora tanti da visitare, vi terrò aggiornati. Servono tute e scarpe da ginnastica. Possibilmente nuove o, almeno pulite. Gli abiti che ho visto distribuire sono sporchi e brutti e sintetici. Le persone hanno bisogno di dignità.Solo così si può recuperare un minimo di rispetto per se stessi e per gli altri. Se ci si abrutisce, la forza per reagire non si trova. E’ meglio affidare questi abiti non alla protezione civile: anche lì ci sono persone di serie a e b. I signori vestono Prada, gli altri la merda. Dobbiamo organizzarci.

Ed ora una nota che riguarda me, che forse ai polemici nuovi frequentatori di questo luogo non interessa. Passate oltre quindi. Mi rivolgo agli amici. Ieri pomeriggio sono entrata nel centro storico con una squadra di vigili del fuoco. Speravo di poter recuperare anche una sola cosa in casa mia. Anche solo la foto di mio padre. Questo non è stato possibile, essendo crollata la scala del mio palazzo. Quella che portava all’attico dove abitavo. Ma ciò che i miei occhi hanno visto, per la prima volta dopo il terremoto, è indescrivibile. Immaginate i luoghi della vostra anima, della vostra vita, della vostra memoria trasformati in una spianata di macerie, con pochissimi punti di riferimento. In quel momento ho pensato che sarebbe stato meglio morire. Ho rivisto mia nonna affacciata alla finestra che chiamava me bambina per il pranzo.Papà che mi prendeva per mano e mi accompagnava a scuola. Me stessa che uscivo, vestita da suorina bianca per andare alla Prima Comunione. Cose piccole, ma la mia vita. Ed ho compreso la perdita di identità. La perdita di tutto. Un lutto immane. Comune. Ma terribilmente individuale. La tua esistenza che si accartoccia. E frana. E poi stanotte si è ballato di nuovo, e di brutto. E c’erano urla e pianti. Le mie non escono più.

Una cosa che vorrei diffondeste:i vigili del fuoco sono tanti, e bravi, e umani. Ma il cooordinamento per per la ricognizione nelle case e per l’accesso ai propri beni è vergognosamente disorganizzato. Si arriva nei luoghi di raccolta. Si riempie, dopo code estenuanti e disordinate, un modulo per la richiesta e si aspetta di essere chiamati. Chiamano senza osservare nessun ordine logico. Allora, dopo ore di attesa vana sotto la pioggia, o sotto il sole cocente,torni il giorno seguente e la tua domanda è sparita. Devi riempire di nuovo il modulo e ricominciare l’attesa. E sperare. Solo e senza nessun sostegno psicologico. Le persone piangono sommessamente. Sei lì a asperare che dalle macerie salti fuori anche un minuscolo pezzo della tua vita.

CIAO.

LA SPEZIA: TERREMOTO NELL'ITALIA DEI VALORI

Wednesday, 15 April 2009
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da agenfax.it

Si avvicinano le elezioni amministrative anche nell’estremo levante ligure dove, il 6 ed il 7 giugno prossimi si recheranno alle urne i cittadini di alcuni grossi centri quali Arcola e Castelnuovo Magra. L’Italia dei Valori sarà presente in entrambi questi importanti paesi che non superando, se considerati singolarmente, i quindicimila abitanti esauriranno la propria tornata elettorale, molto presumibilmente nel secondo week- end di giugno.

Molto attivo ad Arcola è il ” dipietrista” Matteo Zannoni che sta affrontando, con il gruppo di elettori fidati su cui può contare, uno per uno i problemi più scottanti che interessano la comunità di cui fa parte. La battaglia di Zannoni è principalmente diretta a fare di Arcola una cittadina vivibile e a valorizzare il suo affascinante borgo antico.

In quest’ottica Zannoni sta sfidando la Provincia della Spezia e l’Anas a mettere in sicurezza il tracciato arcolese della Strada Statale 331, la Sarzana- Lerici, importante arteria di grande importanza soprattutto turistica che, a percorrerla, assomiglia molto ad una strada del terzo mondo e sulla quale accadono sovente incidenti gravi, anche mortali. In tre dei quattro maggiori centri della Provincia, tra cui la più importante città turistica e cioè Portovenere, invece l’Italia dei Valori sta attraversando un periodo di subbuglio dopo che nel capoluogo, per una storia di rimborsi istituzionali in via di chiarimento dinnanzi alla sezione ligure della Corte dei Conti, il presidente del Consiglio comunale de La Spezia, Loriano Isolabella, ha abbandonato l’Italia dei Valori, pur rimanendo politicamente nell’area riconducibile a questo partito.

La notizia è stata data dal segretario provinciale del partito Maurizio Lipilini, il quale ha solamente confermato quanto in città si sapeva da giorni e cioè che Isolabella, unitamente al consigliere comunale di Sarzana Giuseppe Baviera ed all’assessore di Portovenere Domenico Zito, avrebbero ben presto formalizzato il loro abbandono dell’Italia dei Valori a causa di incomprensioni con il segretario provinciale.

Isolabella da parte sua accusa Lipilini di averlo abbandonato a se stesso non difendendolo dalle accuse lanciategli addosso dal gruppo spezzino di Alleanza Nazionale che sono sfociate nel procedimento dinnanzi alla Corte dei Conti. A trarre vantaggio, involontariamente, dalla situazione è stato Maurizio Ferraioli, segretario comunale per La Spezia dell’Italia dei Valori, che continua a pungolare la giunta comunale, guidata da Massimo Federici, su alcuni temi che interessano fortemente la gente, come quello della sicurezza, pur dichiarandosi del tutto contrario alle cosiddette “ronde” formate da privati cittadini in quanto ritiene che il compito di pattugliare il territorio debba essere demandato, oltre che alle forze dell’ordine, anche alla Polizia locale.

Ora il Segretario provinciale dell’Italia dei Valori Lipilini, considerata anche la funzione istituzionale di Isolabella nel Consiglio comunale di La Spezia e di Zito assessore a Portovenere, intende ricontrattare i posti spettanti, al partito, in amministrazione con i sindaci della Spezia, Federici, di Sarzana, Caleo, e di Portovenere, Nardini.

Dal canto suo Isolabella ha affermato di non volersi dimettere dalla massima carica in Consiglio comunale nel capoluogo di provincia ed ha richiesto l’intervento dei massimi organi nazionali del partito.

Annozero/ No, la vignetta no

Wednesday, 15 April 2009
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di Giuseppe Morello per affaritaliani.it

È pessima la scelta del direttore generale della Rai Mauro Masi di sospendere Vauro dalla trasmissione Annozero. E il motivo è persino ovvio che non andrebbe nemmeno ribadito: la censura è sempre e comunque una scelta sbagliata, specie se a praticarla è la tv pubblica sulla quale devono avere spazio tutti in nome del pluralismo e della polifonia di voci e punti di vista.
Il fatto che la puntata di Annozero sul terremoto fosse (come abbiamo già scritto) brutta, superficiale e faziosa, e che la vignetta incriminata di Vauro sull’aumento delle cubature nei cimiteri fosse di cattivo gusto, non cambiano di una virgola i principi di libertà di espressione che devono governare il dibattito pubblico.

Il provvedimento risulta per altro ancora più odioso (e anche un po’ vigliacchetto) perché colpisce l’anello più  debole della catena: Masi ha preferito colpire le seconde file perché sapeva che censurando Santoro sarebbe successo il finimondo. Ma il fatto resta grave lo stesso.

Chiarito questo però,  non diremmo tutta la verità se non aggiungessimo che le vignette di Vauro raramente ci fanno ridere: sono spesso grossolane, raramente acute e risentono un po’ troppo di un certo umorismo toscano da osteria per il quale basta spararla un po’ grossa – e magari volgare – per sghignazzare rumorosamente “della fava e della topa”. Al confronto con vignettisti più corrosivi e decisamente più talentuosi di lui (Altan, Giannelli, Ellekappa o il geniale Bucchi), Vauro sembra solo uno che pensa di divertire l’uditorio intonando “Osteria numero mille…”.

Noi però restiamo fedeli al celebre principio volterriano: Vauro non ci piace, ma non ci sogneremmo mai di censurarlo.