Maurizio Belpietro Libero su Rete 4

Tuesday, 25 August 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI, WEBNEWS

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da www.voceditalia.it – l’articolo porta la data di oggi ma parla al futuro dell’insediamento di Feltri al Giornale

Il neodirettore del quotidiano milanese ottiene uno spazio tv

Milano – Il neodirettore di Libero Maurizio Belpietro (nella foto), ha ottenuto la condizione di una “finestra” su Rete 4. Secondo quanto appreso dalla Voce da fonti Mediaset, l’ex direttore del Giornale, alla cui guida si insedierà tra 3 giorni l’ex direttore di Libero, Vittorio Feltri, ha chiesto ed ottenuto uno spazio sulla terza rete di Berlusconi, vincendo le gelosie del collega Emilio Fede. Belpietro vuole così imitare Indro Montanelli, che nel gennaio 1976, sei mesi dopo l’inizio delle tramissioni di Telemontecarlo (all’epoca la quarta rete italiana per importanza) sul territorio italiano, lanciò un notiziario chiamato Il Giornale, gestito dall’omonimo quotidiano, e formato da una dozzina di notizie preparate nella redazione di piazza Cavour a Milano, con i commenti registrati dalle grandi firme della testata, tra le quali Enzo Bettiza, Cesare Zappulli, Mario Cervi), servizi che venivano poi inviati al Principato di Monaco con una macchina, per essere mandati in onda alle 20,50. Il “simpatico” Belpietro – che nel 2004 aveva già condotto la trasmissione “L’antipatico”, proprio su Rete4 – spera così di ripetere il successo di quell’esperienza: il telegiornale di Montanelli, unica alternativa ai Tg Rai, ebbe un immediato successo di pubblico che si riverberò sulle vendite del quotidiano, che aumentarono del 25-30%. La differenza la farà la caratura tra il giornalista bresciano e l’inarrivabile Montanelli, maestro di etica e giornalismo.

La ristrutturazione del quotidiano della Famiglia Angelucci prevede anche che il neo vicedirettore Franco Bechis, proveniente da Italia Oggi, vada a dirigere la redazione romana di Libero. Belpietro – direttore uscente di Panorama, ed escluso dal rinnovo delle testate Rai – ha smentito le voci secondo le quali avrebbe uno stipendio di 5 milioni di euro l’anno, così come ha fatto Feltri, che, secondo indiscrezioni della Fnsi, il sindacato unico dei giornalisti, avrebbe guadagnato 3 milioni di euro all’anno, in aggiunta a 15 milioni di “buonentrata” assicurati dall’editore.

Collezione di orrori da Facebook

Monday, 24 August 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Nell’era dei social networs, come in tutte le altre, c’è una certezza: i cretini non sono estinti.

Scorrendo le recenti note, trovo segnalazioni di gruppi veramente significativi. Ecco l’elenco, leggetelo solo se siete forti di stomaco: Leggi il resto –> »

Le notizie non hanno colore, i gay invece si

Monday, 24 August 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Quello di sabato scorso ai danni di due giovani gay è un episodio disgustoso di intolleranza, se possibile aggravato dal mancato arresto del principale indiziato dell’aggressione. I due ragazzi sono stati fatti segno ad insulti, poi uno è stato colpito con una bottiglia e l’altro accoltellato, tutto sotto gli occhi di alcune persone che hanno badato bene a non intervenire. Il giovane colpito all’addome dalle coltellate è ora in prognosi riservata, il suo aggressore invece è a piede libero.

L’arresto non si è reso necessario: secondo quanto si è appreso il fermato non è stato tradotto in carcere in quanto non è stato colto in fragranza di reato. Ora invece, con il caso ripreso da tutti i media, è forse il caso di correre ai ripari. Ecco che arriva circa un’ora fa, molto tardivamente ed anche su sollecitazione del Sindaco di Roma Alemanno, la notizia della richiesta di arresto per tentato omicidio inoltrata dalla procura di Roma al GIP. L’accusato è un pregiudicato di 40 anni, noto alle forze dell’ordine come un tipo violento e con precedenti penali. Come praticamente tutti quanti a Roma, anche lui ha un soprannome che deriva da una caratteristica personale: nel suo caso, pare che l’appellativo sia «svastichella», come riportato dal Corriere. Sembra abbia un certifica­to di semi-infermità mentale ed una pensione di invalidità. Dubito fortemente che se l’aggressione fosse stata compiuta da altri, ad esempio da un rumeno, la magistratura avrebbe agito esattamente con le stesse modalità.

Tanto parlare di sicurezza e di decreti appositi, poi i quasi assassini non vengono nemmeno trattenuti.

Io invece conosco una persona accusata di aver preso una tangente di 5.000 euro che si è fatto più di un mese in galera ed ora è ai domiciliari. Decisamente c’è qualcosa che non mi quadra.

Oltre che di questo efferato episodio, oggi i media si stanno occupando di un’altra aggressione ad una coppia gay avvenuta a Rimini. Qui le cose fortunatamente non hanno assunto gli stessi toni drammatici, sembra si sia trattato di una banale lite per un parcheggio finita a schiaffoni con il vicino di casa. La notizia ha conquistato la prima pagina de ilgiornale.it mentre non c’erano aggiornamenti sull’altro episodio finito nel sangue. Così come l’aggressione di Roma è stata ignorata dalla prima pagina del Giornale ieri in edicola. No rumeno, no news.

Sulla notizia di Rimini, mi è suonato strano che una lite tra vicini fosse in “prima” ed un ferito in prognosi riservata no, poi ho letto meglio l’articolo, è bastata frase iniziale: «Un militante del Popolo delle Libertà e il suo compagno cantautore hanno denunciato di essere stati aggrediti per la loro omosessualità in un condominio di Miramare a Rimini». Secondo quanto riportato sullo stesso quotidiano online, non viene confermata dai Carabinieri la versione dell’aggressione omofoba, si sarebbe trattato di una lite fra vicini per futili motivi. Ma l’aggressione ad una coppia gay fa notizia comunque per ilgiornale.it, questa prima pagina bisognerà pur riempirla in qualche modo, meglio se con una notizia che riguarda un militante politico…

Poco fa è stata ristabilita una certa normalità, in prima si parla ora della richiesta di arresto per il tentato omicidio, il “militante” schiaffeggiato è scivolato all’interno.

Il generatore di articoli di Libero

Monday, 24 August 2009
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Tratto da un vecchio blog,  provatelo prima che scompaia dalla rete. A me ha fatto sorridere, non so a voi…

Anche se personalmente, visti gli ultimi cambiamenti, lo vedo meglio come generatore di articoli per “Il Giornale”

http://hatingline.splinder.com/post/7835279/Il+generatore+di+articoli+di+Libero

S. Darko (id., 2009) di Chris Fisher

Monday, 24 August 2009
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di Gabriele Niola per il suo blog – dal 21 agosto al cinema

Donnie aveva una sorella. Ma non per questo la sorella doveva avere un film.
Nonostante l’avessimo letto, preventivato e ormai introiettato lo stesso lo stupore davanti all’insostenibile sciatteria di questo sequel è grosso.

Inutile dilungarsi su una trama esile esile e semplice semplice resa ingarbugliata ad arte per scimmiottare l’originale. Del resto S. Darko nasce per sfruttare e succhiare tutto quanto sia possibile dalla buona fede dei molti fan del film precedente. Un’operazione senza senso, senza rispetto e senza professionalità che (fortunatamente) è stata disconosciuta da Richard Kelly, il cui nome compare unicamente dopo la dicitura: “Ispirato ai personaggi creati da”.

S. Darko non lascia sapienti buchi fascinosi qua e là in modo che gli spettatori possano riempirli, non propone un modo di vedere il mondo giovanile, non ha uno stile estetico che possa definirsi proprio e in definitiva “non è”. S. Darko è un non-film che giustappone senza alcuna abilità elementi presi da Donnie Darko con stupiderie da classico cinema dell’orrore becero anni ’50, affogando tutto quanto in una melassa dalle alte pretese riflessive e dai tempi dilatati che lo rendono insostenibile anche al pubblico più semplice e benevolente.

La visione blandamente liberal, la polemica accarezzata sul bigottismo religioso e l’idea di viaggio on the road che permeano il film sono insulti belli e buoni alla pazienza, all’intelligenza e alla magnanimità dello spettatore pagante o scaricante.

Ancora peggio il film si offre di spiegare e così facendo si arroga il diritto di chiarire alcuni punti del film precedente. Riprendendo le tematiche della premonizione, della “fine del mondo” e del viaggio nel tempo e organizzandole in un sistema che gli dà uno ed un solo chiaro senso, il film vorrebbe chiarire ogni dubbio anche sui misteri della storia di Donnie di fatto recando oltre alla beffa anche un danno.

Per fortuna lo spettatore può evitare tutto questo semplicemente vedendo altro.

Lo Stato si è fermato a Fondi

Monday, 24 August 2009
Pubblicato nella categoria Mafia&Co., WEBNEWS

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di Nicola Tranfaglia (**) – pubblicato il 20 agosto sul suo blog e su antimafiaduemila.com

Il mancato scioglimento del comune di Fondi, in provincia di Latina, a due passi da Roma, è, senza dubbio alcuno, lo scandalo più importante a livello nazionale sui rapporti tra le associazioni mafiose e la maggioranza elettorale che fa capo al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ed è auspicabile che, su una vicenda di così grande importanza, le forze dell’opposizione siano unite e costringano il governo e il Consiglio della Magistratura a procedere il più presto possibile  alla bonifica di quel territorio dall’oppressione mafiosa.

Fondi è un comune di oltre trentamila abitanti ed è sede del più grande mercato ortofrutticolo di Italia, con un giro annuale di fatturato che supera un miliardo di euro. Nella zona operano da anni la ‘ndrangheta calabrese con il clan Tripodo e la famiglia D’Alterio ma sono presenti anche gruppi legati alla camorra dei Casalesi e a Cosa Nostra siciliana.

Le attività delle associazioni mafiose vanno dagli affari agricoli legati al Mercato, al traffico di stupefacenti (cocaina ed eroina), alle estorsioni ai danni di imprese funerarie e di pulizia, agli appalti pubblici, al riciclaggio di denaro, all’usura.

Notizie precise su questa situazione erano già presenti nella relazione della commissione Antimafia approvata nella XV legislatura dalla maggioranza di centro-sinistra ma sono state ignorate in questa successiva legislatura dominata dal centro-destra berlusconiano.

Il 6 luglio scorso, con l’operazione Damasco, sono finiti in manette gli uomini del clan Tripodo, l’ex assessore ai Lavori Pubblici di Forza Italia Izzi, il capo della polizia municipale Dario Leone, il suo vice Pietro Munno, il dirigente dell’area lavori pubblici del Comune di Fondi Mario Renzi, il funzionario del  settore Bilancio Tommasina Biondino e l’imprenditore immobiliarista Massimo Di Fazio.

Ma la cosa più grave è che, ormai da un anno e mezzo, la direzione distrettuale antimafia di Roma aveva avviato l’operazione Damasco, segnalando la presenza delle tre associazioni mafiose nel comune e, in data 8 settembre 2008, il prefetto di Latina  Bruno Frattasi, sulla base delle risultanze di una Commissione di Accesso nominata per approfondire l’esame della situazione, ha chiesto al Ministro degli Interni di procedere allo scioglimento dell’amministrazione del comune di Fondi in base all’articolo 143 del T.U.E.L.

Il prefetto, nella relazione al Ministro è stato assai chiaro: “il comune di Fondi – ha scritto – mantiene comportamenti che si riflettono nelle scelte politico-amministrative dell’ente di indubbia gravità, dimostrando un’allarmante insensibilità verso l’esigenza di una corretta e trasparente azione che dissolva il sospetto di porsi al servizio di interessi di tipo criminale in ciò dimostrandosi oggettivamente collusiva.

E’ per questo lo scrivente, nell’avanzare la proposta formale di scioglimento del Consiglio Comunale di Fondi per accertati elementi di infiltrazione malavitosa, sentiti i rappresentanti delle Forze di Polizia nell’odierna Riunione Tecnica di Coordinamento, è in procinto di valutare, data l’oggettiva gravità del quadro che reca in re ipsa ragioni di urgenza, la necessità di sospendere il consesso consiliare ai sensi dell’articolo 143 e 5 del T.U.E.L.”

Lo scioglimento, come è noto, deve essere deliberato dal Consiglio dei Ministri ma soltanto nel luglio 2009 è stato sottoposto dal ministro degli Interni alla decisione che è stata sempre rinviata per intervento del presidente del Consiglio Berlusconi che il 23 luglio e il 31 successivo si è opposto allo scioglimento.

Di fronte a un simile atteggiamento il sindacato nazionale dei prefetti e dei funzionari di prefettura ha ritenuto necessario prender posizione con chiarezza a fianco di Frattasi e dunque in polemica oggettiva con le scelte compiute fino ad oggi dal governo Berlusconi.

Ha suscitato vivo stupore l’ennesimo rinvio del Consiglio dei Ministri del 31 luglio scorso dello scioglimento del consiglio comunale di Fondi dopo un anno dalla proposta del prefetto di Latina  con ben due relazioni di accesso e la proposta del Ministro degli Interni di febbraio 2009 – ha dichiarato il presidente del sindacato Forlani – oggi il differimento viene connesso alla prossima entrata in vigore della nuova legge sulla sicurezza e viene richiesta una nuova relazione del prefetto e successivamente del ministro al Consiglio dei Ministri”.

Negli ultimi mesi soprattutto l’Italia dei Valori, con il senatore Stefano Pedica, ha interpellato in maniera forte e assidua (e anche con gesti clamorosi come un intervento durante una conferenza stampa del ministro Gemini) il governo perché procedesse allo scioglimento del Comune e l’on. Sesa Amici del PD ha presentato un’interrogazione al ministro Maroni ma tutto è stato inutile: il governo Berlusconi difende l’amministrazione di Fondi malgrado sia ormai evidente anche a chi non è mai stato a Fondi che lo scandalo è grande e sempre più grave per chi sostiene di voler mandare avanti “l’esercito del bene contro quello del male” A meno che si pensi che sia quello mafioso l’esercito del bene……

(**) Il Prof. Nicola Tranfaglia si decrive in questa pagina del suo blog. Per la sua biografia segnalo la pagina su Wikipedia. Nel 2004 ha firmato la prefazione al libro di Gabriele Mastellarini “Assalto alla stampa” del quale segnalo alcune recensioni

Tempi duri per i ciclisti

Thursday, 20 August 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com – all’interno: servizio di Gabriele Mastellarini per il TGR Abruzzo

Continuiamo a vedere in circolazione indisciplinati guidatori che usano l’auto come fosse una cabina telefonica, comportandosi in maniera bizzarra: frenano senza motivo apparente, girano senza mettere la freccia, non danno la precedenza, avrebbero bisogno di una terza mano per cambiare marcia e allora l’auto mestamente rallenta quasi fino a spegnarsi, e molto altro ancora. Amanti della telefonata in auto non preoccupatevi, va tutto bene esattamente come prima, continuate pure così.

Le forze dell’ordine con le nuove normative introdotte dal Governo hanno probabilmente alzato il livello di attenzione, ma nei confronti dei ciclisti. Le recenti cronache raccontano di tranquilli pedalatori severamente multati, con la decurtazione di punti dalla patente. Tutto in osservanza delle nuove regole, ne avevamo proprio bisogno per alzare il livello di sicurezza nelle nostre città.

Si tratta di episodi che fanno notizia, perciò non sono mancati articoli sull’argomento. Per il futuro state tranquilli, come sempre serviva di acchiappare qualche distratto e darne visibilità, tanto per strombazzare sull’efficienza delle modifiche introdotte al Codice della Strada. Passato l’interesse iniziale tutto tornerà esattamente come prima e potrete riprendere le vecchie abitudini.

Nell’immediato prestate maggiore attenzione, così come viene prestata a voi ciclisti.

Se voltete un esempio, ecco un simpatico servizio di Gabriele Mastellarini per TGR Abruzzo, andato in onda nell’edizione delle ore 14:00 di ieri. Buon divertimento.

(**) l’immagine del titolo è la copertina interna di un vecchio disco a 33 giri, un Lp del 1978  dei Queen dal titolo “Jazz” che conteneva il famoso singolo “Bicycle race”

Ma questi festini ci sono stati oppure no?

Wednesday, 19 August 2009
Pubblicato nella categoria STAMPA E DINTORNI

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Questi benedetti festini stanno iniziando a diventare un argomento sciatto ed anche scarsamente interessante. Fatti privati di un personaggio che più pubblico di così non si può, ritengo che sussistano diversi e più importanti argomenti  per criticarlo.

Ed infatti i due maggiori tiggì di mamma Rai ieri sera hanno dato ampio risalto alle dichiarazioni del premier in risposta alle recenti critiche della stampa cattolica, in particolare di “Avvenire”. Sia per il Tg 1 delle 20:00 che il Tg 2 delle 20:30 questa era indubbiamente la notizia del giorno. Lui ha dichiarato che non ha mai organizzato “festini”. Oltre che vero è lapalissiano, mica può fare tutto da solo: ha un nutrito staff che lavora per lui. Ricordate Sabina Began ad esempio?

I giornali in edicola questa mattina, per fortuna e per il doveroso decoro e rispetto da tributare ai lettori, ponevano in primo piano altre questioni ben più importanti. In controtendenza “il Giornale”, chissà come mai, che pone in taglio alto una idilliaca foto di Silvio e relativa prole con accanto la scritta: «Basta attacchi vili alla mia famiglia». Ricordo male oppure è stata la moglie, quindi parte della sua famiglia, a far scoppiare il “caso” della moralità di Berlusconi a fine aprile scorso? Il premier appare un po’ ingrassato in quella foto a dire il vero, una ripassatina con Photoshop gli avrebbe giovato.

” Libero” ha un’altra copertina degna di menzione: in una delle abituali caricature da prima pagina, Berlusconi appare come una specie di palestratissimo giovanotto, sopra all’immagine campeggia il titolo: «Silvio avverte eredi e PD: vivrò fino a 120 anni».  Una notizia del genere merita davvero la prima pagina di un quotidiano, oggi 19 agosto 2009? Si tratta di una vecchia storia, il “Corriere” ne aveva parlato a novembre scorso e noi abbiamo ripreso la minaccia di longevità in questo articolo, augurando ovviamente a Silvio che la profezia si avveri. Se ne avevamo parlato pure noi, che storia di prima pagina è? Bah, vallo a sapere.

Sui due quotidiani citati trovano spazio, ma più in basso, altre bazzecole tipo gli attentati a ridosso delle elezioni presidenziali in Afghanistan e la maxi evasione fiscale accertata dalla GdF, circa 3,3 milliardi di euro in pochi mesi.

Sul primo punto mi domandavo se val la pena di morire per eleggere quello che una volta era il sindaco di Kabul, e che nei fatti ha una scarsa autorità e sicurezza nella stessa capitale afghana.

Sull’altro, una constatazione: periodicamente riaffiorano nelle cronache giornalistiche stratosferiche cifre di redditi evasi, fin qui tutto bene e complimenti a chi svolge il proprio lavoro affinché ciò accada. Mi chiedo però per quali oscuri motivi gli stessi giornalisti che trattano l’argomento non lo approfondiscano più frequentemente, ad esempio quando si tratta di andare a scoprire quanti di questi galantuomini alla fine corrispondono il maltolto allo Stato, ed in quale misura. Se lo facessero, dovrebbero forse render conto delle magre entrate realizzate dal fisco, se rapportate all’entità delle evasioni accertate. Probabilmente perché  sarebbe una notizia poco rassicurante e faticosa da scovare, meglio affidarsi ai clamorosi lanci di agenzia.

Da notare infine che oltre ai tre miliardi e passa di redditi ce ne sono altri due di I.V.A. evasa totalmente, anche con giri di false fatturazioni. Quello lo potete leggere solo in qualche giornale, ma solo prestando attenzione mi raccomando.

Woodstock 1969: tre giorni di pace e musica

Wednesday, 19 August 2009
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woodstock

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

In coincidenza con il 40° anniversario del festival musicale di Woodstock (15-17 agosto 1969, ma in realtà il festival si concluse con la storica esibizione di Jimi Endrix la mattina del 18 agosto), nei giorni scorsi l’evento è stato ricordato in alcune trasmissioni televisive. Poche a dir la verità, considerando l’impatto che quei tre giorni ebbero sui giovani di allora e sulle generazioni a venire.

Molto apprezzabile la messa in onda, ieri sera in prima serata su Rai 4, del film-documentario “Woodstock”, nel quale ha lavorato Martin Scorsese come aiuto regista e supervisore del montaggio. Un tributo dovuto ad un evento simbolo di quei tempi.

Quello che rimane, oltre alla musica, è il ricordo di un periodo storico nel quale la guerra in Vietnam stava diventando sempre più devastante per la società americana ed i giovani sentivano un grande bisogno di pace. L’immagine simbolo del festival è la colomba posta sull’impugnatura di una chitarra, milioni di giovani di tutto il mondo si riconobbero in quello spirito.

Oggi una cosa del genere sarebbe impossibile. Seppure le guerre siano ancora più numerose e cruente di allora, è totalmente diversa ai giorni nostri l’interpretazione dei singoli nei momenti di aggregazione. Allora esisteva il “noi vogliamo” ed un forte senso di comunione e solidarietà; oggi rimane solo la visione egocentrica della socialità, l’essere costretti ad occupare il centro dell’attenzione il mettersi in mostra a tutti i costi. A Woodstock le centinaia di migliaia di giovani che accorsero, in una specie di caos ordinato e sereno, credevano davvero che si potesse cambiare la società in maniera pacifica, con la partecipazione. Purtroppo è un concetto che si è estinto.

La mia generazione ha avuto consapevolezza della grandezza dell’evento solo anni dopo, eravamo troppo piccoli per ricordare qualcosa in più delle foto che sono circolate sui rotocalchi dell’epoca. Quelli che sono giovani oggi al massimo ne avranno sentito parlare per caso, e penseranno a Woodstock come ad un raduno di hippy e fricchettoni dediti al consumo delle droghe. Oppure per loro si tratta solo di un personaggio dei Peanuts, come Snoopy e Charlie Brown.

Le centinaia di migliaia di partecipanti che allora si immersero nel festival di Woodstock hanno invece visto lentamente e tristemente tramontare le proprie illusioni, seppure conservando il ricordo di un evento che è divenuto un icona del secolo scorso. Qualcuno ha messo su un sito Internet come questo, per ricordare.

Com'è opaca la trasparenza

Monday, 17 August 2009
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di Gabriele Mastellarini per “Il Mondo” in edicola il 21 agosto 2009 (http://www.ilmondo.rcs.it/)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE STIPENDI E CONSULENZE SUL WEB? ECCO LA SITUAZIONE

Nonostante i buoni propositi del ministro dell’Innovazione Rena­to Brunetta e le continue (ma incomplete) lenzuolate di incari­chi (relativi a precedenti annualità) diffuse via internet dal suo dicastero, la trasparen­za della pubblica amministrazione resta ancora una chimera. A frenarla è un’in­terminabile serie di leggi, leggine, circo­lari interpretative, codicilli approvati di soppiatto, regolamenti che non arrivano, emendamenti abrogativi e, da ultimo, cu­riose esigenze di privacy.

Eppure il princi­pio della «trasparenza totale» (inglesizzato in «total disclosure»), da attuarsi attra­verso la pubblicazione sui siti web, è «da tempo in vigore in Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d’America», come ha ricorda­to il senatore Pietro Ichino in una lettera aperta al Corriere della Sera. In Italia si as­siste, invece, a una situazione di incertez­za totale che porta al libero arbitrio su un fenomeno, quello delle consulenze esterne, stimato in 2,5 miliardi di euro annui.

A dicembre 2006 la legge Finanziaria, presentata dall’allora premier Romano Prodi, introduceva l’obbligo di pubblica­zione su internet di incarichi, retribuzioni, consulenze e gettoni corrisposti da ammi­nistrazioni o aziende pubbliche, escluse le società quotate in Borsa. Ma se si va oggi sul sito delle Poste, cliccando sulle «co­municazioni legali», spunta una lista di incarichi ferma al 6 agosto 2008 e un av­viso che rinvia le pubblicazioni all’entrata in vigore di un apposito regolamento. Già, perché il 2 agosto 2008, in sede di conversione di un decreto legge, era stato inserito un articolo che congelava tutte le disposizioni (successivamente trasfuse in ben nove commi della Finanziaria 2008) sulla trasparenza dei compensi elargiti dalle amministrazioni statali. Il tutto in at­tesa del relativo regolamento del ministe­ro dell’Innovazione di concerto con quello dell’Economia. Regolamento del quale si è persa ogni traccia: era previsto per il 31 ottobre 2008, poi rimesso al 31 dicem­bre e ora rinviato entro il prossimo 2 settembre 2009.

Germana Panzironi, giudice amministrativo a capo dell’uffi­cio legislativo del ministro Brunetta (con onorario extra stipendio di 60 mila euro), afferma: «Il testo è stato tempestivamente ela­borato ed è stata chiesta l’iscrizione per l’esame da parte del Consiglio dei ministri». Ma l’im­pressione è che, trascorso or­mai un anno, passeranno an­cora altri mesi.

E così l’Anas, la società di gestione stradale presieduta da Pietro Ciucci, può scri­vere che le disposizioni sulla pubblicità «si applicano a decorrere dalla data di en­trata in vigore di apposi­to decreto del presiden­te della Repubblica, al momento non ancora emanato». Lo stesso fa Fincantieri, mentre la Rai tiene fermi i due siti web appositamente approntati (www.contrattidiconsulenza.rai. it e www.stipdirrai.rai.it). Il Gse (Gestore elettrico nazionale) si aggrappa, invece, a un altro codicillo, inserito nella legge 31 del febbraio 2008, di conversione del de­creto Milleproroghe. Questa norma rinvia le disposizioni sulla trasparenza e sul tetto agli incarichi a un ulteriore nuovo regola mento che sarebbe dovuto arrivare entro il primo luglio 2008, ma di cui non si sa più nulla. Dovreb­be essere lo stesso che il dicaste­ro all’Innovazione dice di aver completato e inviato al governo ma, nella confusione fra le varie norme, non è così chiaro. La Consap, concessionaria di ser­vizi assicurativi interamente di proprietà del ministero, ha trovato un altro stratagemma per alzare il muro sugli incarichi (si veda www.consap.it/?id=93), avvalen­dosi della circolare numero 1 del 24 gennaio 2008, emessa da Lu­igi Nicolais, il predecessore di Brunetta. «Alla luce delle indica­zioni fornite dalla circolare soprain­dicata», precisa la Consap, «il regime di pubblicità e di comunicazione delle retribuzioni e dei compensi si riferisce soltanto agli atti com­portanti spesa che implicano il superamento dei tetti fissati le­gislativamente», vale a dire so­lo per le elargizioni superiori ai 289-984 euro. Il Parlamento ha suc­cessivamente derogato questo limite di spesa per tutte le prestazioni li­bero professionali e per i contratti d’opera artistica, oltre che per 40 supermanager di Stato. E non è ancora chiaro se per questi «pri­vilegiati» salterà anche l’obbligo di comunicazione online.

La con­fusione creata dal ginepraio di leg­gi blocca-trasparenza, consente anche ad altri di non comunicare nulla. Si pensi per esempio a Ferrovie del­lo Stato, Fintecna, Invltalia (ex Sviluppo Italia), Fincantieri, Sa-ce, Enav (Ente nazionale di assi­stenza al volo), e molti altri sog­getti pubblici, come il ministero per i Beni culturali. Eppure le leggi sulla trasparenza ci so­no e sono anche recenti. Oltre alla legge 69 del giugno scorso, il Parlamento ha approvato anche la legge 15 del 4 marzo, che sancisce il principio dell’accessibilità totale di tutti i dati e le informazioni sull’andamento della pub­blica amministrazione. Una norma che rischia di finire nel cestino perché nei giorni scorsi il senatore Filippo Saltamartini del Pdl ha presentato un emendamento al di­segno di legge 1167 sul lavoro sommerso, del quale è relatore in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. L’emen­damento ha come obiettivo il blocco del­la trasparenza, chiamando in causa addi­rittura il diritto alla riservatezza per «le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni di chiunque sia addetto a una funzione pubblica». Ma in una recente in­tervista, Brunetta ha ribadito di non volere «in nessun modo fare marcia indietro sulla total disclosure».

Non si adeguano alle leggi neanche gli avvocati dello Stato. Il decreto legislativo 35 del 2006 obbliga tutte le giurisdizioni (Csm, Corte dei Conti, Consiglio di Sta­to, Consiglio della magistratura militare e Avvocatura) a pubblicare «sul web gli in­carichi extragiudiziari con indicazione, per ciascun incarico, dell’ente che lo ha con­ferito, dell’eventuale compenso percepito, della natura, della durata e del numero degli incarichi svolti nell’ultimo triennio». Norma chiarissima, della quale l’Avvoca­tura dello Stato non tiene conto, essendo ancora ferma agli incarichi del 2007.

Vamos a la playa con Umberto

Monday, 17 August 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

In questa estate che volge alla fine, dicono sia mancato il solito “tormentone” musicale, quella canzoncina orecchiabile che segna le giornate in spiaggia, alla radio, in televisione. Quest’anno niente Righeira e ritornelli accattivanti, i tempi cambiano ed anche i protagonisti.

L’originalità, o meglio la ricorrenza di questo ferragosto e dintorni viene interpretata quest’anno in forma pseudo politica: si va dall’esame di dialetto per gli insegnanti, con il proposito di rendere materia di insegnamento le espressioni linguistiche locali, ai sottititoli dialettali per le fiction televisive. Potremo così in futuro fruire di “ER – Medici in prima linea” con didascalie in sovraimpressione del tipo: ciapa su cal bisturi, pirla! – caza fora cal fegat lì, pian altrimenti al sciopa! – sega cal oss là!

A perseguimento dello stesso disegno c’è molto altro ancora, come l’ipotesi di differenziare le retribuzioni su base regionale, passando dalle bandiere territoriali in luogo del classico tricolore, del quale Bossi ha già avuto modo di affermare che va bene giusto per pulirsi il didietro.  Infine, per tornare alla musica, relegare il nostro inno nazionale al rango di canzoncina poco conosciuta.

Queste sembrerebbero semplici bizzarrie, se a proporle fossero dei simpatici buontemponi in preda alla calura ed al buon vino.

Sono invece argomenti terribilmente seri, quando ad avanzarli sono ministri della Repubblica ed esponenti di primo piano di un importante partito di maggioranza. A sentire Calderoli, esiste anche la possibilità che questo zibaldone in salsa padana divenga una proposta di legge.

Il resto della maggioranza, fortunatamente, si sta esprimendo in termini critici verso parte di queste sparate quotidiane, oltre a tutta l’opposizione.

Non è detta però l’ultima, quella spetta ai dopo cena fra Silvio ed Umberto.

E nell’attesa di mettere i puntini sulle «u», voglio unirmi a questo clima post ferragostano e scherzarci sopra con questo filmato. Vecchio ma attuale, buona visione

Posta e risposta / 2: la replica di Gabriele Mastellarini ad Alessandro Biancardi

Friday, 14 August 2009
Pubblicato nella categoria LETTERE

Caro Sergio,

leggo con estremo dispiacere quanto scritto dal collega Biancardi direttore del sito Primadanoi.it. Avevo già letto con amarezza una sua email inviata a “Il Mondo”, liquidata in poche righe. Pensavo fosse finita lì, invece apprendo con un certo sgomento della lettera a te indirizzata e che hai postato sul blog, rendendola dunque di dominio pubblico. A questo punto – per tutelare la mia onorabilità professionale – sono costretto a replicare e ad arrivare ad alcune estreme conclusioni.

La vicenda dell’appalto T&P è nata da una conferenza stampa di un esponente del Pdl (Giuliante), subito ripresa da vari giornali locali e nazionali, ivi compreso “Il Giornale” con un articolo di Chiocci (inviato) che lamentava la difficoltà di acquisire la delibera n. 152 (trovi il pdf in allegato). Apprendo da internet e dal tuo puntuale resoconto in risposta alla mail del Biancardi che tale difficoltà era anche dalle parti del sito primadanoi.it che – pur essendosi occupato del caso (come TUTTI I MEDIA REGIONALI E ALCUNI NAZIONALI) – non può certo pretenderne un’esclusiva e impedire a chiunque altro di occuparsene e approfondire, previa citazione del sito in questione o previa vergogna.

Personalmente faccio rassegna stampa tutti i giorni e trovo spunti sempre interessanti da sviscerare. Se poi sulla vicenda “appalto macerie terremoto” era presente un copyright che impediva agli altri di occuparsene, fuorché al sito del Biancardi, beh mi scuso ma non ne ero a conoscenza.

Di fatto la storia era divenuta di dominio pubblico ma – come scritto più volte – mancava “il cadavere” e cioè la delibera in questione. Un sito che si occupa di cose abruzzesi, come primadanoi.it, avrebbe dovuto trovare con facilità tale delibera (circa 30 pagine, allegati compresi) ma ne ha pubblicato solo alcuni stralci mentre “Il Mondo” (cioè IO) ha potuto consultarla integralmente, come CORRETTAMENTE scritto nell’articolo.

Farlo, caro Sergio, non è stato assolutamente difficile. Anzi non c’era nessun “segreto” come scritto dal sito del Biancardi. Io ho semplicemente inviato un fax (che ti allego) al Comune e dopo pochi giorni mi è stata recapitata la delibera, di cui ti allego il frontespizio, autorizzandoti alla pubblicazione integrale di tutto quanto allegato alla presente mail.

Certo il Biancardi e i giornalisti che “sudano davvero” erano troppo stanchi per fare un fax all’ufficio protocollo…Più facile parlare di delibere occultate e quant’altro.

Sulla effettiva revoca della delibera c’è stato invece un comunicato dell’assessore Moroni, riportato – ad esempio – su Il Capoluogo.it (http://www.ilcapoluogo.com/e107_plugins/content/content.php?content.18152) e non “indiscrezioni” come fatto passare dal sito.

Inoltre, carissimo, sorprende che il sito abruzzese non si sia nemmeno informato sul fatto che la Regione Abruzzo non ha un prezzario di riferimento in materia di raccolta e stoccaggio dei rifiuti. Infine, caro Sergio, ti allego (solo questa in via riservata) la mail di invio del pezzo che è datata 23 luglio 2009, quando cioè il sito del Biancardi si interrogava sulla mancata trasparenza di una delibera che invece bastava chiedere al protocollo comunale. Eventuali integrazioni all’articolo, relative alla revoca, sono state fatte dalla redazione consultando il comunicato stampa dell’assessore.

Chiudo questa triste pagina di presunto giornalismo preannunciando che interesserò nei prossimi giorni l’Ordine dei Giornalisti dell’Aquila perché si esprima sui contenuti delle due missive inviate dal Biancardi alla redazione del Mondo e a Sergio Fornasini del blog www.dituttounblog.com e pubblicata. Nei due testi mi sembra di intravedere delle offese alla mia professionalità che non posso certamente tollerare. E, anzi, sono sorpreso che il Biancardi abbia un ruolo nell’associazione stampa abruzzese che si regge anche grazie al mio modestissimo contributo.

Un caro saluto

Gabriele Mastellarini

Allegati:

richiesta inviata al Comune dell’Aquila via FAX il 20 luglio 2009

copia della delibera n. 152/09 della Giunta Comunale dell’Aquila

articolo de “Il Giornale” del 13 luglio 2009 quell’appalto poco chiaro

articolo de “Il Centro” del 18 luglio 2009


Posta e risposta / 1: ci scrive Alessandro Biancardi, direttore di primadanoi.it

Thursday, 13 August 2009
Pubblicato nella categoria LETTERE

Qualche giorno fa, il 7 agosto, ho ripreso un articolo di Gabriele Mastellarini pubblicato dal settimanale “Il Mondo” del 31 luglio. Il pezzo tratta dell’affidamento di un appalto deliberato dalla giunta comunale de l’Aquila il 12 giugno, revocato appena un mese e mezzo dopo. Oggetto della commessa era la raccolta e smaltimento delle macerie del terremoto, potete leggere l’intero articolo seguendo questo link.

L’articolo non è stato particolarmente apprezzato da Alessandro Biancardi, direttore della testata online primadanoi.it che ha commentato così il post:

Bello, peccato che sia stato tutto già pubblicato su http://www.primadanoi.it compresi i documenti che l’autore vanta di essere riuscito ad “acquisire”.
Un ottimo lavoro di inchiesta quello de Il Mondo possibile stando comodamente seduti dentro casa a chilometri di distanza da L’Aquila.
E’ ignobile sfruttare in questo modo il lavoro di giornalisti che sudano davvero e le notizie le cercano.
Vergognatevi

Alessandro Biancardi – Inviato il 12/08/2009 alle 13:35:36


Sono rimasto stupito di tali categoriche affermazioni, anzi da quando leggo e conosco Gabriele gli ho visto pubblicare spesso storie esclusive, altro che plagiare. Semmai ho visto altri che hanno pubblicato notizie scovate da Mastellarini senza citarlo. Di conseguenza ho voluo indagare un pochino prima di rispondere.

Confesso che non avevo mai visitato prima il sito del direttore Biancardi, anzi ad essere sincero non ne sospettavo nemmeno l’esistenza, come probabilmente lui faceva altrettanto con il mio blog. La ricerca delle notizie ha restituito  che almeno fino al 23 luglio scorso la redazione di primadanoi.it non era in possesso della famosa delibera n. 154 della giunta comunale de l’Aquila. In un articolo a firma di Manuele Rosa (pubblicato a questo indirizzo) si legge: […]«Il fulcro delle irregolarità pare essere quella delibera di Giunta che di fatto scavalca la funzione dei dirigenti comunali. E’ l’ormai famosa (ma ancora introvabile) delibera del 12 giugno 2009 n.154[…].

Questo sarebbe già sufficiente a rafforzare le mie perplessità, dato però che sono curioso ho voluto cercare tutti gli articoli pubblicati da quel sito sull’argomento, spero di non averne tralasciato qualcuno. Ho trovato, in ordine cronologico, una serie di pezzi: il primo è del tardo pomeriggio del 7 luglio, più che da una indagine giornalistica la notizia sembrerebbe originata da un comunicato stampa di Gianfranco Giuliante, capogruppo Pdl alla Regione, più che dal lavoro di “giornalisti che sudano davvero e le notizie le cercano”.

Il giorno seguente viene pubblicato un altro pezzo, che si esprime così a proposito della famosa delibera: «[…] (ancora impossibile da ottenere come fosse un documento dei servizi segreti) […]». L’articolo punta il dito contro la scarsa trasparenza dell’amministrazione, che continua a negare i documenti nonostante siano atti pubblici. In coda al pezzo viene pubblicato un documento della società T&P risalente al 9 giugno, allegato alla delibera di giunta comunale del 12 a quanto si legge nel primo foglio, oltre ad un estratto della Camera di Commercio sempre relativo alla società T&P. Nel primo allegato viene descritta la tipologia del lavoro da svolgere e listino prezzi. Appare evidente, sia per la frase che ho riportato che per la pubblicazione di documenti diversi, che la famosa delibera il giorno 8 luglio non era in possesso della redazione, né di altri a quanto pare.

Ho trovato infine altri tre articoli sull’argomento, datati 18, 27 e 29 luglio, il 23 l’altro pezzo che ho già citato in apertura. Negli ultimi due in ordine cronologico si fa cenno alla delibera n. 165 con la quale la giunta di Cialente revoca quanto deliberato con la n. 152. Nell’articolo del 29 in particolare si cita il fatto che anche l’ultima delibera sia difficile da ottenere in copia: sembra circoli in forma di indiscrezione giornalistica ma nessuno disponga ancora del documento, compresa la redazione diretta da Biancardi.

Il risultato è semplice, praticamente banale: seguendo un diverso percorso, Mastellarini per il suo articolo per “Il Mondo” riporta particolari dei quali non ho trovato riscontro su quanto pubblicato da primadanoi.it, tipo il numero ed il nome dei partecipanti presenti nella riunione di giunta del 12 giugno ed altro ancora. Visto che quel sito ha pubblicato solo in parte la documentazione, quella riguardante la ditta incaricata T&P, non vedo perché se la redazione fosse stata davvero in possesso di copia completa della deliberazione di giunta n. 152 non lo ha ancora fatto. Poi c’è il pezzo del 23 luglio che conferma l’introvabilità della famigerata n. 152. Pertanto viene rafforzata la mia convinzione che Gabriele ha usato farina del proprio sacco per il suo lavoro, non ho dubbi.

Verrebbe leggittimamente da domandarsi a questo punto perché il direttore Biancardi si congeda con un perentorio “vergognatevi”, non ne vedo proprio il motivo. Noi ci dovremmo vergognare? Ma poi noi chi, a chi si sta rivolgendo? Personalmente sono un singolo cittadino che scrive su questo blog per hobby, per diletto. Mi succede abbastanza spesso di riprendere articoli che mi aggradano, riportandone la fonte e pubblicandoli integralmente. Ma stia sicuro egregio Biancardi che difficilmente in futuro mi accadrà di citare il sito del quale lei è direttore responsabile, eviterò accuratamente di farlo.

Cordialmente

Sergio Fornasini – blogger per caso

Il generale Speciale prosciolto dalla Corte dei Conti – Da ora in avanti i parenti e le spigole si possono trasportare sugli ATR-42 di servizio, purché «per mo­tivi istituzionali»

Tuesday, 11 August 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI, SENTENZE, SPRECHI E SPRECONI

branzini

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Nessuna perdita per l’erario: dare un passaggio in aereo alla moglie non costituisce danno, purché il viaggio venga effettuato «per mo­tivi istituzionali». Secondo la sentenza della Corte dei Conti n. 1537 del 30 luglio 2009, la stessa situazione si verifica quando viene disposto un volo di ATR-42 da Pratica di Mare a Bolzano, ufficialmente per “trasporto autorità”: il pilota attende tranquillo gli ospiti ed invece a salire la scaletta non si sono presentati passeggeri importanti bensì casse di pesce.

Finisce così, almeno per la parte amministrativa (è in corso anche un procedimento penale con l’accusa di peculato), la storia che ha visto al centro di feroci polemiche l’ex comandante della Guardia di Finanza, Generale Roberto Speciale, attualmente parlamentare eletto nelle liste del PdL. Ne da notizia due giorni fa il quotidiano Alto Adige, la notizia è stata ripresa ieri con evidente soddisfazione da libero-news.it e da ilgiornale.it, oltre ad essere riportata dal corriere.it. Il Tempo online lo dà per “riabilitato”, seppure il procedimento penale per peculato stia andando avanti. Stranamente ma non troppo, repubblica.it non pubblica nulla su questo fatto, seppure Alto Adige appartenga allo stesso gruppo editoriale e nonostante che in passato la redazione di Repubblica abbia ampiamente trattato la vicenda.

Dunque per la Corte dei Conti nessun illecito nel trasportare con voli di servizio moglie e “carico” personale, purché si utilizzi un volo definito “ufficiale”. Questa non è una grossa novità, ormai abbiamo fatto il callo a Mastella che porta il figlio a vedere il gran premio a Monza e ad Apicella che va a strimpellare in Sardegna utilizzando i voli di Stato, insieme ad altri “accompagnatori” ed “accompagnatrici”.

Nel leggere la sentenza sul caso di Speciale, il proscioglimento sulla faccenda delle spigole appare un pochino forzato, quasi benevolo. Secondo le indagini condotte dal PM, il vice Procuratore Generale dott. Massimo Di Stefano, quel 26 agosto del 2005 la «Centrale Operativa del Comando generale GdF aveva autorizzato (con messaggio n. 6257/R del 24 agosto 2005 dal Comando Generale GdF al Comando Operativo Aeronavale GdF, in atti) un volo Pratica di Mare/Bolzano nei giorni 26 e 27 agosto 2005 per ‘trasferimento autorità’». Quando il comandante dell’aereo, il Maggiore Aldo Venditti, «si accorse che doveva trasportare delle casse di pesce, e non persone» manifestò le proprie rimostranze. La validazione dell’ordine arrivò personalmente da parte del Gen. Baielli, all’epoca comandante del gruppo aeronavale della Gdf e oggi in pensione: seppure i piloti non dipendessero da lui per scala gerarchica come enunciato nella sentenza, alla fine riuscì nel persuaderli a decollare.

In realtà il viaggio si interruppe: a causa delle avverse condizioni meteo (smentite dalla difesa di Baielli) l’aereo fu costretto ad atterrare a Verona, facendo ritorno a Pratica di Mare il giorno stesso. Questi benedetti branzini insomma non arrivarono a destinazione per l’ora di pranzo, stando all’esposizione della prima parte della sentenza.

La memoria dei difensori del Generale Speciale riporta che il pesce arrivò la sera stessa a destinazione, seppure l’ATR-42 della GdF che lo aveva imbarcato non fosse mai atterrato a Bolzano. Come si scopre scorrendo la sentenza (pag. 10 del documento in pdf allegato a questo post) il trasporto Verona-Bolzano fu effettuato via terra, senza specificare se su un automezzo della stessa GdF o di terze parti. Secondo GrNet, il carico a quel punto fu preso in consegna da una pattuglia di baschi verdi.

Scorrendo ancora il documento (pagg. 9-10), si evince che la colpa di tutto questo pataracchio alla fine fu del Maggiore Venditti, che non essendo il pilota originariamente assegnato a quel volo si trovava a non avere ordini scritti e dettagliati. «Si è rifiutato di partire senza ordine scritto che giustificasse il cambiamento del titolo di volo (trasporto di merce invece che di persone)». A quel punto è intervenuto il Gen. Baielli che, per cercare di convincere il perplesso Maggiore Venditti, suggerendo di utilizzare il viaggio «per attività addestrativa» (pag. 10). Insomma decidetevi, era un volo di servizio o doveva essere un addestramento? Di certo c’è soltanto che le benedette spigole dovevano assolutamente arrivare a destinazione.

Quindi prosciolto Speciale, che stando alla sentenza non era a conoscenza dell’andirivieni dell’aereo il giorno 26 agosto. Il vero spreco, secondo i giudici, fu nel costringere un altro velivolo a svolgere il servizio per il rientro della comitiva il giorno seguente, essendosi verificato che il volo del 26 rimanesse finalizzato al solo trasporto di casse di pesce fino a Verona.

Avvisaglia di guai quindi per il maggiore Venditti, per non avere eseguito l’ordine di portare l’aereo a Bolzano e di rimanerci fino al giorno dopo. La presunta disobbedienza del pilota viene indicata come «in palese
violazione di obblighi di legge (art. 16 del D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3, applicabile al personale militare in quanto espressamente escluso dalla privatizzazione del rapporto di impiego prevista dal d.lgs. n. 29/1993)» (pag. 6 della sentenza).

In realtà il recalcitrante pilota ha fatto un grosso favore a Speciale, facilitandone il proscioglimento. Si legge infatti nella sentenza, a pag. 9: «La circostanza del volo per il trasporto ittico non integra, dunque, alcuna illiceità della spesa, come sarebbe avvenuto, ad esempio, se la partita di pesce fosse stata consumata dal Comandante e dai suoi accompagnatori». Ne consegue che se l’aereo fosse arrivato alla scuola alpina della Guardia di Finanza di Predazzo per l’ora di pranzo del 26 agosto 2005 come da programma originale, le spigole avrebbero allietato la tavola del comandante in capo della GdF e del suo seguito. Secondo quanto scritto nelle motivazioni della sentenza, allora si che sarebbero stai guai per il Generale.

Pittoresca la giustificazione dell’invio delle spigole via aereo di servizio: «l’uso dell’aereo militare era stato, peraltro, suggerito dalla circostanza che il fornitore del pesce era stato impossibilitato alla consegna personale e che l’uso di un aereo civile avrebbe compromesso la conservazione del pesce». È tutto scritto nero su bianco, la sentenza è consultabile sul sito della Corte dei Conti e nell’allegata stampa in pdf .

A margine, notare come la sentenza sia scritto in un italiano alquanto approssimativo in alcune parti: “rischiaramento” anziché “rischieramento”, poi c’è questo generale che non si riesce a capire se si chiama Baielli o Barelli, ed altro ancora.

Nozze Terremoto-Grande Fratello. La “partecipazione” stampata su Diva e Donna: tre sfollati saranno concorrenti, dalla Tendopoli alla Casa

Tuesday, 11 August 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

gf-terremoto

Tutto quanto fa davvero spettacolo, anche il terremoto. Che squallore (sf)

da blitzquotidiano.it

Pensavate di averle viste tutte? Sbagliato. In lista d’attesa per i vostri occhi televisivi ci sono i terremotati che diventano concorrenti del Grande Fratello. Dalla Tendopoli alla Casa. Per ora è un’indiscrezione fatta filtrare, per saggiare l’effetto che fa. Per vedere se fa rumore e chiacchiera, insomma se semina e ara il campo della futura possibile audience. Tre ragazzi abruzzesi, tre e vittime del sisma che ha colpito la loro regione il 6 aprile. Sono il materiale umano “perfetto”. Cronisticamente “corretti”, ampi e comodi contenitori e calamite di solidarietà. Dalla solidarietà vaccinati e resi invulnerabili, anche quando dovessero rotolarsi e avvolgersi nella volgarità.

Il matrimonio tra terremoto e reality è, nel campo televisivo, l’equivalente delle nozze tra lady Diana e il principe Carlo. Appuntamento ghiotto, trionfo di marketing, banchetto di consumo tv. Alessia Marcuzzi potrebbe così avere concorrenti “speciali” per l’edizione numero 10 del reality show, che andrà in onda su Canale 5 da ottobre fino a febbraio. Le indiscrezioni saranno pubblicate dal settimanale “Diva e donna”, che sarà in edicola il 12 agosto.

Se le indiscrezioni diventeranno realtà, sarà finalmente completata la fusione tra il reality, il telegiornale e lo spot: sarà il battesimo del nuovo format tv, quello che contiene la vita come una scatola di sardine contiene il pesce originario.