Diario estivo di un blogger per caso / 3 – C’è chi va al fresco e chi al Senato

Tuesday, 28 July 2009
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tedesco

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Alcuni organi di stampa ne avevano anticipato la possibilità, infatti è accaduto: Alberto Tedesco viene promosso senatore.

Ex assessore PD alla Sanità della Regione Puglia nel febbraio scorso era stato costretto alle dimissioni per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla sanità pugliese. I suoi rapporti con l’imprenditore Giampaolo Tarantini hanno innescato la vicenda giudiziaria che di recente ha implicato Silvio Berlusconi per i fatti ormai ben noti alle cronache del gossip, seppure penalmente irrilevanti al momento.

La ciambella di salvataggio per Tedesco è arrivata a seguito delle dimissioni del senatore Paolo De Castro, eletto europarlamentare che ha optato per il seggio a Strasburgo. Al suo posto subentra il primo dei non eletti nella stessa circoscrizione, ovvero l’ex assessore della giunta Vendola indagato per corruzione.

Così può anche accadere che per un affare di tangenti c’è chi se ne sta in galera e chi invece viene promosso a Palazzo Madama. Complimenti al PD ed alla componente dalemiana per come sta orgogliosamente riaffermando l’importanza della questione morale.

Diario estivo di un blogger per caso / 2 – C’è chi l’estate la passa al fresco

Tuesday, 28 July 2009
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tangenti

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Più che per la conclusione del G8 aquilano, venerdì 10 luglio per me è stato l’ultimo giorno di lavoro prima di un breve periodo di ferie. Prima di andare in ufficio passo da un cliente, e quando arrivo i colleghi mi fanno: ah, pensavamo di non doverti più aspettare. E perché mai, dico io, sono in ferie da domani! E loro: no, pensavamo di doverti venire a portare le arance…

Io penso ad uno scherzo ovviamente, e loro che insistono: ma non hai saputo niente? No, faccio io. Ma come, hanno arrestato tizio e caio e tu non sai nulla? E fanno i nomi di un mio collega che lavora in ambito commerciale e del dirigente di un ente pubblico. Ma va, mi state prendendo per il culo.

E invece no, una rapida occhiata ai siti di informazione online conferma tutto: per una tangente da 15.000 euro arrestato un partner commerciale, un dirigente di un ente pubblico ed un imprenditore. Rimango basito, anche perché ho frequenti contatti con due dei protagonisti della vicenda. Il mattino precedete ero con loro in riunione, poi ci siamo presi un caffè e ci siamo salutati. Successivamente ho incontrato di nuovo uno dei due, che si è trattenuto in ufficio con me, fino al momento di lasciarmi per andare di nuovo ad incontrare quel funzionario nel tardo pomeriggio. Presumo durante quell’incontro, avvenuto in un locale pubblico, a quanto si apprende dai giornali sono stati filmati dai carabinieri durante la consegna di una mazzetta da parte dell’imprenditore. Il mio amico e partner, sempre a quanto riportato dalla stampa, ne avrebbe trattenuto un terzo, il resto all’altro. Ad oggi, 28 luglio, stanno ancora tutti e tre in carcere, il GIP ha respinto la richiesta di arresti domiciliari.

Umanamente la vicenda mi ha toccato molto, conosco uno dei protagonisti ormai da 27 anni, siamo stati assunti insieme nella stessa azienda ed abbiamo lavorato spesso gomito a gomito. Lui si è poi trasferito in una funzione commerciale di un’altra azienda del gruppo, io ho continuato la mia strada nel settore tecnico. Ci siamo trovati a fare i pendolari per anni, macinando 200 Km al giorno tra andata e ritorno sulla stessa auto, pioggia vento o neve che ci fosse. Insomma per me non è una persona qualsiasi, sono partito per le vacanze con un forte senso di disagio.

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Più che per la conclusione del G8 aquilano, venerdì 10 luglio per me è stato l’ultimo giorno di lavoro prima di un breve periodo di ferie. Prima di andare in ufficio passo da un cliente, e quando arrivo i colleghi mi fanno: ah, pensavamo di non doverti più aspettare. E perché mai, dico io, sono in ferie da domani! E loro: no, pensavamo di doverti venire a portare le arance…

Io penso ad uno scherzo ovviamente, e loro che insistono: ma non hai saputo niente? No, faccio io. Ma come, hanno arrestato tizio e caio e tu non sai nulla? E fanno i nomi di un mio collega che lavora in ambito commerciale e del dirigente di un ente pubblico. Ma va, mi state prendendo per il culo.

E invece no, una rapida occhiata ai siti di informazione ondine conferma tutto: per una tangente da 15.000 euro arrestato un partner commerciale, un dirigente di un ente pubblico ed un imprenditore. Rimango basito, anche perché ho frequenti contatti con due dei protagonisti della vicenda. Il mattino precedete ero con loro in riunione, ci siamo presi poi un caffè e ci siamo salutati. Successivamente ho incontrato di nuovo uno dei due, che si è trattenuto in ufficio con me, per andare poi di nuovo ad incontrare quel funzionario nel tardo pomeriggio. Presumo durante quell’incontro, avvenuto in un locale pubblico, a quanto si apprende dai giornali sono stati filmati dai carabinieri durante la consegna della mazzetta da parte dell’imprenditore. Il mio amico e collega, sempre a quanto riportato dalla stampa, ne avrebbe trattenuta una parte, il resto all’altro. Ad oggi, 27 luglio, stanno ancora tutti e tre in carcere, il GIP ha respinto la richiesta di arresti domiciliari.

Umanamente la vicenda mi ha toccato molto, conosco uno dei protagonisti ormai da 27 anni, siamo stati assunti insieme nella stessa azienda ed abbiamo lavorato spesso gomito a gomito. Lui in funzione commerciale, io per la parte tecnica. Ci siamo trovati a fare i pendolari per anni, macinando 200 Km al giorno tra andata e ritorno sulla stessa auto, pioggia vento o neve che ci fosse. Insomma per me non è una persona qualsiasi, sono partito per le vacanze con un forte groppo alla gola.

Diario estivo di un blogger per caso / 1 – Il G8 fra le rovine

Tuesday, 28 July 2009
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silvio-relax

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Alla fine anche il G8 è passato fra le rovine de l’Aquila. Quello che poteva divenire un evento imbarazzante, vista l’aria che tirava sulla stampa estera in particolare, si è rivelato un evento molto tranquillizzante, direi di rilancio di immagine. Come sempre in questo genere di summit, non sono derivate decisioni epocali da parte dei grandi della terra: le solite vaghe dichiarazioni di intenti.

La vera notizia è che il nostro premier, per almeno tre giorni, sa trattenere la sua natura un po’ guasconeggiante ed è in grado di fare il suo mestiere, presentandosi nei dovuti modi ai consessi internazionali. In fondo c’era da aspettarselo, Berlusconi si stava giocando la faccia. Una organizzazione che è stata felicemente efficace, a cominciare dalla conferenza stampa del primo dei tre giorni del G8. Infatti in quella occasione non è stato consentito ai giornalisti di porre domande, dialogo unidirezionale (non si sa mai).

Il giorno successivo la situazione era ormai normalizzata, i temi in discussione erano enormemente più importanti del gossip nostrano. Come anche i protagonisti, Obama su tutti gli altri. Il Berlusconi che si presentava in sala stampa quel giorno era così alla massima estensione del sorriso, ben felice dello scorrere ordinato del vertice. Solo a tempo scaduto un giornalista di Repubblica riusciva a porre un debole quesito, vagamente polemico sull’immagine dell’Italia percepita all’estero. Silvio approfittava per rivolgersi alla sua testata con un bel “non avete raggiunto il risultato che volevate. Auguri” e se ne va, salutato dagli applausi dei presenti.

Dopo tre giorni di intensa vetrina mediatica su tutte le televisioni del regno, venerdì 10 il vertice si conclude serenamente. Diavolo di un Silvio, ce l’ha fatta ancora una volta a superare le difficoltà del momento. Non c’è niente da fare, sono bastati pochi giorni di manfrina mediatica e nessuno si ricorda più del gossip, delle escort, di divorzi e delle forti critiche provenienti da ambienti religiosi, per non parlare della stampa estera con le pesanti allusioni e le vignette esplicite. Dategli uno schermo e vi rivolterà contro qualsiasi frittata riesca a combinare, poi con la proverbiale memoria corta degli italiani il gioco è fatto.

E bravo Silvio.

Diario estivo di un blogger per caso

Tuesday, 28 July 2009
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blogger

Chiedo scusa per la prolungata assenza di nuovi articoli. Impegni e problemi di lavoro mi hanno impedito momentaneamente di proseguire negli aggiornamenti con la abituale cadenza, che di norma rimane al passo con temi di attualità. Visto che mi sono preso anche una breve vacanza e che sono al momento l’unico autore attivo su queste pagine, ho pensato di riassumere in una serie di brevi flash alcuni avvenimenti del periodo. Forse alcuni argomenti saranno trattati in maniera superficiale, quando si è in cerca di relax su una spiaggia accade di non nutrire un interesse particolare all’approfondimento. Con l’occasione, rinnovo l’invito a voler condividere queste pagine con qualche volenteroso commentatore che volesse evidenziare meglio i suoi punti di vista pubblicando articoli su questo blog.

Sergio Fornasini

La stampa estera: il G8 a L'Aquila tra rovine e polemiche

Wednesday, 8 July 2009
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vignetta8lug-times

A Barack Obama è piaciuta la leadership italiana nell’organizzazione del G8 a l’Aquila e definisce il nostro governo “un vero amico”. La stampa estera in genere non si spertica in elogi, nell’immagine una vignetta del “Times”. (sf)

da www.ilmessaggero.it

ROMA (8 luglio) – Così la stampa internazionale racconta i preparativi, le attese e la prima giornata del G8 a L’Aquila.

The Times titola “Berlusconi impaziente di suonare note d’ottimismo per la riunione del G8 all’Aquila”, e, nell’incipit, scrive: «Forse a Berlusconi non sono venute in mente delle metafore quando ha convocato i leader degli Stati più avanzati per esaminare un mondo malandato dalla scena del terremoto». Poi l’articolo fa una rassegna di temi e uomini di Stato seduti al tavolo del G8, osservando che, quest’anno, solo Nicolas Sarkozy e Barack Obama hanno inanellato dei successi politici, mentre tutti gli altri hanno qualche difficoltà, e tra questi cita Berlusconi «che con le sue attività extra curricolari imbarazza i suoi colleghi leader». Il Times si sofferma sul forfait della first lady di Francia Carla Bruni, che si recherà a L’Aquila senza sostare a Roma. “Carla Bruni snobba il tour romano organizzato da Silvio Berlusconi per le first ladies”, è il titolo dell’articolo, che, che nell’incipit, scrive: «Ha già ospitato showgirl, hostess, modelle teenager e prostitute. Per una volta non c’erano obiezioni all’adeguatezza dell’ultimo round di Berlusconi come ospite di donne». Tuttavia, «il tradizionale ritrovo delle first ladies era già passato sotto esame dopo le dichiarazioni di Veronica Lario». Poi il rifiuto della Bruni, «che ha una storia di scontri con il premier Berlusconi», si legge nell’articolo che ricorda una dichiarazione della moglie di Sarkozy: «Sono felice di essere diventata francese» aveva detto, alla notizia della gaffe di Berlusconi, che aveva definito Barack Obama ‘abbronzato’.

El Pais in un articolo intitolato “Berlusconi: l’attacco mediatico non pregiudicherà il G8”, ripercorre il botta e risposta tra il governo italiano e il Guardian con le recenti dichiarazioni del premier. Poi il quotidiano, rilevando che con il trasferimento delle sede a L’Aquila «non ha mai convinto i membri del G8», cita le ultime complicazioni logistiche e di sicurezza della sede abruzzese, a cui si aggiunge «il malcontento degli abitanti che, in buona parte alloggiati nella tendopoli, hanno rivendicato il diritto a vivere il lutto con calma, protestando contro la ‘sfilata’ di autorità e la perdita di tempo e denaro».

Il Financial Times Deutschland dedica un articolo a Guido Bertolaso, dal titolo “Il risolutore dei problemi”. Bertolaso, scrive il giornale, «deve garantire l’organizzazione del vertice dei G8 e la sicurezza dei capi di Stato e di governo. Egli e per ora il più importante alleato del capo del governo, Silvio Berlusoni».

La Frankfurter Allgemeine Zeitung titola “Nuove rivelazioni?” e scrive nel sommario “Gli errori di Berlusconi”. Il giornale commenta le «speculazioni» della stampa italiana, secondo cui durante il summit potrebbero arrivare nuove rivelazioni sulla «vita privata del primo ministro»: Berlusconi, osserva la Faz, «reagisce con nervosismo».

Le Figaro e Liberation hanno un titolo identico “Un G8 fra le rovine dell’Aquila”. Le Figaro titola a pagina 5 “Berlusconi ospita un G8 allargato e atipico” e afferma che «il ventaglio dei dossier e il numero importante dei partecipanti non dovrebbero facilitare impegni vigorosi e vincolanti». In basso nella stessa pagina, un articolo da L’Aquila dal titolo “Nei campi dei rifugiati del sisma la rabbia trasuda”, in cui si legge: «Se i soccorsi, all’indomani del sisma, sono stati rapidi ed efficaci come mai in Italia, i lavori di ripristino hanno tardato. Circa il 60% delle case non sono nemmeno danneggiate e tuttavia, tre mesi dopo, il ritorno degli abitanti si fa col contagocce, mentre il centro storico resta vietato». Liberation scrive che le rovine dell’Aquila sono forse il «simbolo di questo G8 che vive, nel suo formato degli otto Paesi più ricchi, probabilmente gli ultimi istanti della sua storia».

L’Express è in edicola domani con la foto di Berlusconi in copertina e il titolo “Inchiesta sul buffone dell’Europa”. «In seno all’Ue, così come al G8 che accoglie oggi a L’Aquila, il presidente del Consiglio italiano è un’anomalia», inizia un lungo articolo del settimanale francese. «Sotto gli scandali e le berlusconate – scrive il settimanale – lui si piega ma non si spezza. E una maggioranza di elettori sembra confermargli la fiducia». L’inchiesta descrive il presidente del Consiglio come personaggio che «cento volte dato per morto, cento volte è resuscitato. In un’Italia che non crede nella politica (il 25% associano la parola a ‘disgusto’ e il 22% a ‘rabbia’) lui sfugge all’archetipo del potere: personaggio hollywoodiano, incantatore eccentrico, comico grossolano, coach della mente, amico del bar, illusionista poliglotta colpito dalla sindrome di Zelig – il potere di trasformarsi a seconda delle attese – Berlusconi ha inventato un nuovo modello di dirigente, un politico-people che buca lo schermo da 15 anni, e le cui farse soffocano, spesso, i veri problemi del paese».

Il Los Angeles Times titola “La vita privata di Berlusconi rivaleggia con un momento pubblico”, in un articolo che inizia così: «Nessuno accusi il presidente del Consiglio Berlusconi di essere un ospite riluttante». Secondo il giornale californiano «in Italia e all’estero ha destato sorpresa la disponibilità di Berlusconi di dare il benvenuto ad ospiti che siano donne giovani e fotogeniche». L’articolo ripercorre poi gli strascichi dell’inchiesta di Bari, evidenziando però che, secondo gran parte degli analisti, «il premier non corre l’imminente pericolo di essere estromesso. Le cose potrebbero cambiare se gli effetti della crisi economica globale si facessero sentire con più vigore in Italia, che finora ha fronteggiato la crisi meglio di altri Paesi».

The Washington Post si sofferma sul rischio terremoto a cui è tuttora soggetta L’Aquila e titola “Lo sciame sismico nella sede del G8 in Italia accrescono la paura sulla sicurezza”. Il quotidiano analizzando i disastrosi effetti del sisma nel capoluogo abruzzese, riporta alcuni commenti della popolazione sulla scelta di trasferire il vertice all’Aquila: «La ricostruzione era già abbastanza complicata senza calcolare i preparativi per il maggior vertice internazionale, si legge nel quotidiano.

El Mundo parla del disagio degli abitanti di L’Aquila sotto il titolo “Vogliamo giustizia, non il letto di Obama” e a proposito delle polemiche di ieri scrive che «sorgono voci che propongono di sostituire l’Italia con la Spagna quale membro del club». La rubrica polemica La Tronera (La Feritoia) sotto il titolo “Carisma italiano” torna sulle vicende di Silvio Berlusconi e afferma che il premier «ha tutto ciò a cui tutti aspirano, e l’impunita». Perchè la sinistra, in 15 anni, ha governato per sette ma appena si è notato. L’Italia, nazione giovane, ha bisogno di carisma».

Il portoghese Publico titola che “Berlusconi arriva al G8 indebolito dagli scandali” e sostiene che «il vertice di L’Aquila può finire di affondare la pessima immagine internazionale del leader italiano». il pericolo che un forte sisma si ripresenti durante le riunioni e l’eventualità che le notizie scandalistiche sulla vita privata del premier si ripresentino nel corso degli incontri.

Un G8 da incubo per Silvio – Più che la questione morale possono il gossip e le gnocche

Monday, 6 July 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Scorrendo gli articoli della stampa estera sul nostro premier è tutto un misto di ironia e dileggio sul massimo esponente del nostro governo. Per quanti sforzi egli possa fare nel definire “spazzatura” le notizie che lo riguardano, prima o poi anche lui dovrà prendere atto che la sua immagine è fortemente degratata, insieme a quella di tutto il nostro Paese.

È un dato di fatto, ormai non serve definire gli attacchi alla sua dubbia moralità come il frutto della sinistra che sobilla le testate. Eminenti rappresentanti della Chiesa cattolica stanno condannando la sua moralità esattamente nello stesso modo, e ci vorrebbe una bella faccia tosta ed un grande coraggio a provare solo lontanamente a definirli come sobillati dai comunisti.

Il G8, appuntamento che Berlusconi ha curato personalmente nella preparazione e scegliendo il luogo probabilmente meno adatto al suo svolgimento, rischia di diventare una catastrofe mediatica per il premier. All’evento parteciperanno giornalisti provenienti da tutto il mondo, e dato che all’estero la stampa è leggermente più libera e disinvolta sarà normale attendersi che verranno formulate domande scomode. Come reagirà Berlusconi a chi gli chiederà conto delle cronache gossipare, di minorenni e di escort? Viste le sue consuete reazioni in situazioni simili, probabilmente risponderà in maniera sgarbata o non lo farà affatto. Contribuendo a sprofondare mediaticamente. Ci sarà forse da attendersi il black out dell’informazione nostrana su episodi di questo genere, se accadranno. Tanto per confermare che i direttori dei TG non è che vengono scelti a caso.

Berlusconi sembra non temere gli attacchi dei media stranieri, tanto da designare Mara Carfagna al ricevimento delle first ladies. Una autorevole testata anglosassone ha commentato la notizia definendo il Ministro per le pari opportunità una ex spogliarellista. Credo che per giungere a tale conclusione non sia intervenuto alcun sobillatore italico, si saranno probabilmente informati sul curriculum della Carfagna.

Gli occhi del mondo intero saranno puntati su di noi. Il colpo di grazia potrebbe provenire da nuove foto pubblicate su testate estere, Palazzo Chigi ha già messo le mani avanti definendole dei fotomontaggi, dei falsi. E per farlo sapere meglio in giro, ha fatto prontamente diffondere la stessa dichiarazione dai tiggì, TG1 in testa.

Tutti questi accadimenti mi inducono un senso di tristezza. L’immagine di Berlusconi non è stata scalfita più di tanto in lunghi anni di conflitto di interessi, di non eleggibilità in quanto titolare di licenze pubbliche, di un numero mostruoso di leggi ad personam, di stretta amicizia con personaggi in odore di mafia o addirittura condannati in primo grado, di stallieri mafiosi, di tangenti alla Finanza, di lettere mafiose che richiedono il controllo di una rete televisiva, di accuse di corruzione stoppate dai lodi, di svicolamenti dai procedimenti penali a suo carico, di prescrizioni piovute dal cielo, di dichiarazioni continuamente smentite subito dopo, di figuracce internazionali, di gaffes celebri, e si potrebbe continuare ancora per molto a ricordare le opacità nel percorso in politica del premier.

Quello che sarebbe costato a chiunque altro non una ma cento carriere non lo ha fatto sprofondare. L’attacco mediatico è vincente invece sul gossip, sul libertinaggio e gli scandali a sfondo sessuale. Niente ha potuto scuotere la fiducia dei sudditi, pardon, dei cittadini come le cronache pruriginose. Mi intristisce che la vera questione morale non abbia avuto alcuna influenza. Su argomenti delicati ed importanti per la vita del paese la maggior parte degli italiani sono stati indifferenti per anni, ora invece monta l’onda del bacchettonismo, l’arma suprema.

Probabilmente la sensibilità del cittadino comune è ormai drogata da una overdose di indifferenza alle questioni sociali, a favore del pettegolezzo e di temi più “leggeri”, argomenti propri della televisione di tipo commerciale che ha fatto la fortuna di Berlusconi. Chi di reality show ferisce…

Massimo D’Alema ricomincia a fare la cassandra, a preconizzare “scosse” ed a raccomandare di tenersi pronti ad un eventale declino di Berlusconi, nel qual caso “si aprono scenari imprevedibili”.

Imprevedibile è proprio il termine adatto al futuro politico in Italia, da sempre terra di grandi amori verso leaders che sanno utilizzare bene i mezzi di informazione, hanno la capacità di comunicare sicurezza e facilità nel raggiungimento del benessere comune. Alcuni ci sono riusciti discretamente, Silvio Berlusconi è senza pari in materia.

In questo scenario ancor più triste appare un possibile declino dell’attuale premier, al quale non si contrappone una parte politica solida e compatta.

E soprattutto all’orizzonte della politica italiana non c’è un vero leader in alternativa a Silvio.

Insomma, solo Silvio può distruggere Berlusconi.

Silvio de la Pampa

Monday, 6 July 2009
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Un filmato satirico trasmesso da una emittente argentina. Tecnicamente la TV d’oltre oceano non si distingue certo per l’eccellenza, è comunque triste constatare come l’immagine del nostro premier sia particolarmente degradata all’estero, sembra quasi che a prenderlo sul serio siamo rimasti solo noi italiani.

La farfallina di Susanna Petruni

Monday, 6 July 2009
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Petruni_farfallina

da giornalettismo.com un ricco memorandum sulla carriera della giornalista del TG1 Susanna Petruni, che alcune voci danno in corsa per la direzione del TG2. Dopo l’attacco di Dagospia la giornalista minaccia querela (sf)

E’ ora di farla finita. Non se ne può davvero più. Dopo il ciarpame senza pudore delle accuse rivolte al Presidente del consiglio su minorenni ed escort ora si attacca la grande professionista del Tg1 pur di far del male a Silvio Berlusconi

E’ ora di dire basta. Dopo le infamanti domande di Repubblica, tanto infamanti che non si riesce neppure a rispondere, ecco il vergognoso articolo del sito Dagospia sulla più grande giornalista italiana, Susanna Petruni. Colpita dopo aver subito l’ingiustizia della mancata nomina a direttore del Tg1, nonostante i suoi straordinari meriti professionali. Lei, che da anni segue con passione e dedizione le eroiche gesta del più grande politico italiano di tutti i tempi, che l’ha giustamente definitala mia giornalista preferita”, trombata (pardon..) dal suo collega – indubbiamente a sua volta di grandissimo livello – Augusto Minzolini.

Ma in questa strana estate berluscoitaliana, purtroppo piove sul bagnato. La povera Susanna, mentre era pronta  a ripiegare, seppur a malincuore, sulla direzione di Rai 2, è stata vigliaccamente attaccata per un gioiello a forma di farfalla che avrebbe indossato durante la conduzione del telegiornale più obiettivo e autorevole dell’universo, allietandoci le serate – come solo il Tg1 sa fare – con le fondamentali informazioni  di come si passano le vacanze in Liguria, quanto sono utili le pedicure e della bontà delle ricette di Nonna Camilla da Molfetta.

Un gioiello casualmente identico a quelli che Berlusconi sarebbe solito regalare alle sue preferite, quando lo allietano con perizia, passione e gaiezza in quelle allegre festicciole a Palazzo Grazioli e Villa Certosa. La povera giornalista ha scritto una piccata replica all’infame sito internet, dicendo che sporgerà querela, e che le foto prontamente pubblicate (che stranamente nessuno ha pensato di sequestrare, forse l’avvocato Ghedini è in vacanza) sono solo uno squallido fotomontaggio.

Anche se il quotidiano La Repubblica dice di aver scovato degli spezzoni di Tg1 in cui la bella Susanna fa mostra di questo splendido gioiello farfallino, e quindi quale che sia la verità, diciamolo subito: noi di Giornalettismo stiamo con Susanna. Colpita in modo volgare nella sua dignità non tanto di donna, ma di giornalista, con quella “allusione a compiacenze” che, come ha detto lei stessa “ledono ed offendono in maniera del tutto gratuita la mia persona prima che la mia professionalità”.

Hai ragione, Susanna. E’ ora di finirla con questa volgari insinuazioni. “Ho quasi cinquant’anni e lavoro da quando ne ho venti; non credo, francamente, di aver raggiunto i miei obiettivi per motivi diversi da quelli legati alla mie reali capacità.” Brava Susanna! Le tue reali capacità professionali sono indiscusse ed indiscutibili. Lo dimostrano i tanti premi e riconoscimenti ottenuti in tanti anni di onorata carriera. Chi si è dimenticato il tuo trionfo al premio “leccapiedi d’argento”, vinto per aver tagliato  la scena di Silvio Berlusconi, presidente del consiglio, che faceva le corna al vertice di Caceres dell’Unione europea e che fece il giro del mondo?

E come non ricordare il memorabile servizio di Susanna del 2 luglio 2003, quando Berlusconi davanti all’europarlamento di Strasburgo all’avvio del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea, diede del kapò al tedesco Shultz (presidente del gruppo socialista) e dei turisti della democrazia a tutti i parlamentari europei, particolari che la bella e brava Susanna si dimenticò di mostrare e raccontare? Servizio che le valse le lodi pubbliche del Financial Times, che scrisse che “neppure il tg sovietico ai tempi di Breznev sarebbe riuscito a fare meglio?

Per non parlare dello straordinario servizio di Susanna mandato in onda in occasione del discorso di Berlusconi all’Onu nel settembre 2003, nel quale la bella, brava e professionalmente impeccabile inviata del Tg1 sostituì le immagini di una platea semideserta ed annoiata con quella di una sala plaudente in standing ovation, trascurando il piccolo particolare che la scena si riferiva al discorso – avvenuto 2 ore prima di quello del nostro premier – di George W. Bush. Come non ricordare che Susanna si aggiudicò con questo capolavoro di professionalità il premio Emilio Fede 2003?

E come non ricordare l’ultima performance in ordine di tempo, ma non meno importante: la consacrazione della brava e bella Susanna, che l’ha lanciata nell’olimpo del giornalismo mondiale: il trionfale annuncio del record di ascolti del Tg1 in occasione delle diretta sulle morti causate dal terremoto in Abruzzo. La minuziosa descrizione dei cadaveri straziati, delle lacrime dei parenti, delle dichiarazioni contrite di Berlusconi. E ad ogni morto in più l’audience saliva, e la nostra Susanna (assieme a tutti i suoi colleghi del Tg1) godeva.

Ora, con questa invenzione della farfalla, tutto rischia di venire vanificato in un attimo. Povera Susanna! In fondo, che male c’è? Il gioiello potrebbe non essere mai esistito. Una calunnia. E anche se esistesse, potrebbe essere stato regalato da chiunque, o acquistato ad una bancarella qualunque. Una calunnia. E se anche fosse stato regalato dal premier in persona, che male c’è? In questo paese illiberale un povero Presidente del Consiglio non può neppure regalare un gioiello alla sua “giornalista preferita?”

Per colpa di queste calunnie, potrebbero essere inutili i tanti anni di onorata carriera, i tanti servizi impeccabili, le virtù di cronista attenta solo ai fatti, che svolge con deontologia e coscienza il suo lavoro: informare e far conoscere la verità ai telespettatori del Tg1. Povera Susanna, donna che tiene alto il prestigio del Tg1, quello dell’Italia (e quello del suo presidente del Consiglio). Una donna di indubbio talento, una giornalista senza macchia e senza paura. Ma stai tranquilla, Susanna. Noi di Giornalettismo siamo tutti con te. E poi, nell’Italia berlusconiana, il talento viene sempre premiato. Chiedi a Mara Carfagna e a Maria Vittoria Brambilla, se non ci credi.

Buon tutto!

CROCIATA CONTRO SILVIO

Monday, 6 July 2009
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Il segretario della Cei alla commemorazione di santa Maria Goretti non ha fatto nome e cognome del destinatario di cotanto monito, facile però immaginare a quali situazioni si stesse riferendo. (sf)

Notizia del giorno

Duro attacco del segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata alla condotta di una politica italiana pervasa da libertinaggio gaio e irresponsabile a cui oggi si assiste. Il monsignore parla di gravità di comportamenti.

IL MONITO

«Assistiamo ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo – ha detto mons. Crociata condannando la »sfrenatezza e sregolatezza« nei comportamenti sessuali in opposizione alle virtù della santa – e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere».

«Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati – ha aggiunto il segretario della Cei – soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio». Secondo Crociata, si è di fronte a un paradosso, essendo oggi arrivati «ad agire e a parlare con sfrontatezza senza limiti di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare», mentre si arrossisce – aggiunge citando San Paolo – per tutto quello che «è vero, nobile e giusto».

«Qui non è in gioco – conclude – un moralismo d’altri tempi, superato» ma «è in pericolo il bene stesso dell’uomo». «Dobbiamo interrogarci tutti – ha detto ancora – sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni».

fonte: www.cnrmedia.com

Dieci ragioni per cui il Blu-Ray non riesce ad uccidere il DVD

Monday, 6 July 2009
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dvd-bluray

Di Wired ho parlato a gennaio scorso nella precedente “versione” di questo blog. Avevo forti aspettative per l’edizione italiana della famosa rivista, sono state tutte ampiamente soddisfatte, tanto che mi sono abbonato subito e per due anni. Allora non potevo supporre che uno dei suoi collaboratori, Gabriele Niola, si sarebbe trovato a scrivere ottimi articoli anche per questo blog e la cosa mi fa veramente molto piacere.  Trovate il suo contributo nella categoria “cinema“, ecco qua invece un suo ottimo pezzo per la favolosa rivista. (sf)

di Gabriele Niola * per wired.it

Se avete un lettore DVD e state pensando di disfarvene perchè il formato è ormai arrivato alla fine della sua corsa pensateci due volte. I DVD non scompariranno così in fretta dalla nostra vita.
Nonostante le tante grida di successo all’alba della fine della guerra di formato con HD DVD, non sembra infatti che il formato ufficiale per l’alta definizione, il Blu-Ray, possa conquistare i cuori del pubblico nello stesso breve lasso di tempo che è servito al DVD per soppiantare il VHS.

Arrivato nei nostri negozi nel 1996 ma pronto ad entrare nelle case solo nel 1999, grazie anche alla Playstation 2, il Digital Versatile Disc ci ha messo 6 anni per fare fuori le videocassette. A fine agosto del 2005 infatti una casa di produzione decideva di mettere per la prima volta sul mercato un film unicamente nel formato digitale (si trattava di Guerre Stellari Episodio 3: La Vendetta Dei Sith).

Al contrario, a 3 anni dal suo lancio, avvenuto assieme a quello della nuova Playstation 3 (con capacità di lettore ad alta definizione), e nonostante investimenti, pubblicità, accordi e la volontà di tutta l’industria il Blu-Ray continua a non attecchire.

Negli Stati Uniti, cioè nel luogo in cui la transizione dovrebbe essere più avanti che ovunque, la penetrazione di lettori Blu-Ray (Playstation 3 esclusa) è ancora alla penetrazione di lettori HD DVD, il formato rivale sconfitto più di un anno fa. Segno che in pochi comprano lettori e in pochi desiderano farlo.

Questo ormai lo hanno capito anche case di produzione come Sony, Paramount, News Corp (cioè 20th Century Fox) e Universal che si sono unite per continuare a produrre i DVD di vecchio tipo in maniera centralizzata, così da risparmiare sulle spese di costruzione senza mollare il vecchio e redditizio formato.
Dunque tenetevi stretti i vostri film in DVD, i lettori DVD e i DVD recorder, perchè avremo a che farci ancora a lungo e per almeno 10 ottime ragioni.

La crisi economica.
Non si fa una transizione tecnologica nel bel mezzo di una delle più gravi crisi del sistema economico mondiale. Non si chiede alle persone di spendere soldi quando tutti quanti gli dicono che la situazione non farà che peggiorare e quando il precariato leva soldi ai più giovani (genericamente i più interessati alle nuove tecnologie). Nessuno poteva prevederlo ma la crisi ha giocato un ruolo centrale nel rallentamento del passaggio al nuovo formato.

L’immagine non è così migliore.

O almeno non così tanto da giustificare quella spesa. Rispetto alla qualità d’immagine del vecchio VHS il DVD era un cambio epocale, si passava da analogico a digitale, si passava da un formato deteriorabile ad un formato dalla qualità migliore e virtualmente eterna. Colori più vivi, immagine pulita, luminosità più chiara e anche un suono migliore, il DVD era un colpo al cuore per tutti.
Ora invece si passa da un formato digitale ad un altro che è sempre digitale ma meglio. Che ha le stesse caratteristiche del predecessore ma migliorate, si passa cioè da un formato dalla qualità ottima ad uno la cui qualità è più che ottima. Lo desideriamo così tanto?

Ci vuole un televisore HD.

E comunque per vedere bene un Blu-Ray non basta comprare un lettore, se non si ha anche un televisore HD c’è poco di che godere. E non sto parlando di un televisore HD Ready (no, non basta nemmeno quello) ma di un Full HD serio. E un televisore nuovo che renda giustizia al vostro Blu-Ray costa anche 5 volte di più del lettore.

La Playstation 3 no ha venduto come la Playstation 2
Il grande ruolo che ebbe la PS2 nella diffusione del DVD non ce l’ha avuto la PS3. Si postulava che la nuova console Sony avrebbe avuto un successo simile alla vecchia e che quindi di colpo milioni di persone si sarebbero trovate in casa un lettore Blu-Ray che li spingesse ad acquistare dischi Blu-Ray come capitò con il DVD. Ma così non è stato. Sony ha anche ritardato di molto l’uscita della console per essere sicura di poterci mettere il suddetto lettore ma tutto considerato una partnership con la Wii avrebbe reso di più.

La pirateria.
Nel 1999 e negli anni a seguire la pirateria video in rete non era quella di oggi. Nemmeno nel 2005 (quando ormai le connessioni flat ADSL erano sufficientemente diffuse e i client P2P sufficientemente noti) le persone si rivolgevano così tanto e così sistematicamente alla rete per vedere quei film che una volta avrebbero noleggiato. Questo ha levato una grandissima fetta d’utenza al mondo dell’Home Video. Non si noleggia quasi più, o compri o niente.

L’offerta legale immateriale.
Oltre alla concorrenza pirata c’è anche la concorrenza legale immateriale. Non faranno segnare numeri sconvolgenti ma comunque l’emergere di molte maniere nuove di affittare o comprare film in rete da store come iTunes, Amazon VOD o Netflix sta sicuramente convincendo che forse il formato del futuro è il non-formato, cioè il file.

Non posso ricomprarmi tutta la videoteca ogni 6 anni.
L’altro ieri ho comprato un videoregistratore e ieri un lettore DVD, non potete chiedermi di comprare oggi un lettore Blu-Ray e di ricomprarmi anche tutti i film che ho. Quante copie della tirlogia del Padrino posso possedere? Dopo il cofanetto di VHS e quello di DVD in 5 dischi non posso affrontare anche quello (ancor più costoso) in Blu-Ray. Non posso proprio. Non subito almeno.

Il prezzo dei dischi.
L’idea di spendere 30€ invece che 20 per avere Wall-e in Blu Ray non mi invoglia a passare al nuovo formato.

I lettori Blu-Ray non sono compresi nei computer.
Uno dei problemi più gravi della mancata penetrazione è che non si stanno diffondendo nemmeno i Blu-Ray Rom. I pc ma anche i laptop non vengono venduti con masterizzatori o lettori a laser blu inclusi e questo rallenta la confidenza che i consumatori dovrebbero cominciare ad avere con la nuova tecnologia. Tecnologia che poi ha dei vincoli molto più forti della precedente e che quindi è più difficile da copiare.

Il vero formato spartiacque era il DVD.

Ma l’ultima e vera ragione per la quale il DVD starà con noi ancora per molto tempo è che è stata una tecnologia davvero rivoluzionaria. Lo è stata in un modo in cui il Blu-Ray non sarà mai. Non tanto per una questione di qualità ma per una rivoluzione nell’organizzazione dei contenuti.
Il DVD ha introdotto la visione per scene, ha introdotto gli extra, la possibilità di avere le versioni originali, di avere i sottotitoli e le principali lingue del mondo. E’ stato un formato amato dai fan per le possibilità “fracassone” della sua qualità e dai cinefili per il rispetto delle opere originali. Un formato che ha introdotto il digitale e quindi la fruizione su più piattaforme, oggi quando siamo in viaggio vediamo film sui laptop in treno e nelle camere d’albergo, li copiamo, li rippiamo e ne utilizziamo le scene per fare altre cose.
Il DVD ha trasformato il contenuto video in qualcosa che quando lo compriamo ci appartiene e che possiamo davvero fare nostro. Il Blu-Ray, nonostante le velleità BD Live, ne migliora solo la qualità.

* Gabriele Niola,

giornalista di cinema, tecnologia e tecnologie del cinema per testate come La Repubblica, Il Secolo XIX, Il Mondo, Affari&Finanza, Punto Informatico, Blogosfere, Ciak, MyMovies.it, Cinemazone, ScreenWeek.it, Radio Rock e Radio24, Wired, lavora su un mondo che si situa a metà tra la tecnica e l’arte, un universo che trova la sua attualizzazione migliore in rete. Cura per la Festa Del Cinema di Roma la rassegna di Cinema e Web, sull’evoluzione del linguaggio cinematografico in rete, che presenta il meglio della produzione audiovisuale girata e concepita per una diffusione via Internet, nonchè si occupa, più in generale, delle nuove frontiere dell’industria culturale.

Sito personale: http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com

Berlusconi sull'Isola dei famosi

Saturday, 4 July 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Berlusconi, nonostante la crisi, continua imperterrito a sorridere, anche se un pochino meno ultimamente. La flessione percentuale del suo sorriso smagliante non è però in rapporto con l’economia: anche per lui sul fronte della crisi va tutto bene, anzi basta tappare la bocca a chi pubblica dati sconfortanti ed il problema è risolto, salvo poi negare di averlo detto.

Al momento ha qualche preoccupazione per il G8, a l’Aquila la terra non ce la fa a smettere di tremare, i giornali internazionali lo descrivono sempre di più con un misto di ironia e compassione. Oltre alle solite testate fomentate dalla sinistra, del nostro premier parla anche il prestigioso magazine “Time” in un articolo di Jeff Israely, che descrive Berlusconi come un leader che puntava al G8 per migliorare la sua immagine, che invece viene appannata dagli scandali. L’articolo ripercorre le tappe principali delle vicende Noemi e D’Addario, ipotizzando le dimissioni del premier in caso di sviluppi imbarazzanti nelle inchieste giudiziarie sulla prostituzione, nel caso venga coinvolto in primo piano.

La conclusione del pezzo non necessita di ulteriori commenti, eccola: ” La politica italiana sta cominciando a somigliare ad una stagione di Celebrity Survivor (la nostra Isola dei famosi, n.d.r.). E non solo Berlusconi è il campione in carica di questo reality show, ne è anche il produttore esecutivo“.

Il deficit che non c'è. Almeno per Tremonti e Scajola, per le prime pagine e per i tiggì

Saturday, 4 July 2009
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Deficit pubblico al 9,3% nel primo trimestre del 2009, i conti pubblici non sono mai stati così in rosso nel nostro Paese. La spesa pubblica cresce del 4,6% nonostante i tagli alla scuola, ricerca, sicurezza, forze armate e via dicendo.  A questi dati va aggiunto il calo delle entrate totali del 2,8%, oltre allo sprofondare del PIL ed all’aumento della disoccupazione, sia quella ufficiale che nei ben più gravi termini reali. Tutto questo si può condensare in un termine particolarmente inviso agli ottimisti: recessione.

La crisi economica e finanziaria si tocca con mano tutti i giorni, le famiglie infatti spendono sempre meno per i beni di consumo e l’inflazione scende a minimi storici. Fortunatamente abbiamo una squadra di inguaribili ottimisti che tiene saldamente il timone della nostra economia. In prima fila Giulio Tremonti, ministro dell’Economia. Quando viene intervistato semplicemente sorvola sulle domande che contengono dati e cifre, nega il problema e dice di aspettare settembre, ché le cose solo allora saranno chiare. Si stizzisce quando gli vengono sventolate sotto al naso i dati prodotti da organismi nazionali ed esteri, arriva anzi a parlare dell’Istat come di un istituto che compone le proprie statistiche facendo mille telefonate in giro. Insomma tipo la massaia che si informa con le amiche su dove è conveniente andare a fare la spesa. È già molto che non ha ancora disposto un DL per cambiare la denominazione all’istituto, che in questa ottica potrebbe diventare: Istituto Sondaggi Telefonici A Tuttotondo. Poi per far prima a convertirlo in legge si può sempre ricorrere alla fiducia, ormai è una prassi.

Grazie al Cielo, Tremonti non è l’unico a pensarla in questo modo, anche il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola si dice fiducioso e che «abbiamo toccato il fondo della crisi». Il ministro si è così espresso dopo che l’Istat ha pubblicato questi dati confortanti: il consuntivo su base annua del fatturato industriale ha accusato flessioni a due cifre (-22,2%), la flessione più alta dal 2005. Nei primi quattro mesi del 2009 il fatturato industriale segna un calo complessivo del 22,3%. Gli ordini restano in caduta, L’Istat ad aprile ha rilevato la nona flessione congiunturale consecutiva pari al -3,7%. Il rapporto con il 2008 è preoccupante: -32,2% il calo medio annuo degli ordini.

Si, forse è proprio il caso di prendere provvedimenti con questi pessimisti dell’Istat.

Riusciranno gli affezionati lettori del Giornale a sapere da che parte sta la Chiesa?

Saturday, 4 July 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Lo ammetto, sono generalmente una schiappa nella composizione dei titoli per gli articoli di questo blog. Potrebbero essere più accattivanti, talvolta non evidenziano la “notizia” vera contenuta all’interno del post, e così via. Insomma sono un vero disastro in questo campo.

Per migliorarmi, voglio studiare i titoli di chi il giornalista lo fa per mestiere. Prendiamo ad esempio una notizia che troneggia sulle prime pagine di un paio di prestigiosi quotidiani nazionali online: Corriere e Giornale. Voglio scoprire come titolano su una questione attualissima, la recente approvazione del cosiddetto “decreto sicurezza” con la contestata norma sui clandestini.

Le due testate trattano entrambe il punto di vista della Chiesa sulle nuove norme, vediamo come: il Corriere titola “Sicurezza, Il Vaticano precisa: «Nessuna critica al ddl del governo». Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha infatti espresso ieri il parere ufficiale del vaticano sul decreto, precisando che le critiche formulate dall’arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio per i migranti, non riflettono la posizione ufficiale della Santa Sede, che in realtà non ha espresso alcun parere ufficiale.

Di parere decisamente diverso il Giornale, che contemporaneamente titola: “Sicurezza, è scontro chiesa-governo“. C’è qualcosa che non quadra, anche perché subito dopo la foto sotto al titolo leggo: “Padre Lombardi media – nessuna critica dal Vaticano”. Questo ieri pomeriggio, mentre questa mattina chi fa i titoli al Giornale sembra abbia finalmente letto tutte le notizie e scrive:  “Il Vaticano smaschera il vescovo anti governo“. A prescindere se qualcuno abbia interpellato l’arcivescovo Agostino Marchetto per sapere se è pro o contro il governo, il titolo l’ha classificato all’opposizione. Con chi starà, con Franceschini, con Di Pietro o Casini? Non importa, quello che conta è identificare un “nemico” dell’azione governativa.

Ed allora, una volta raggiunta la consapevolezza del proprio limite e preso atto della propria capacità di scrivere titoli di merda,  fa piacere scoprire di essere in buona e qualificata compagnia, è una piccola consolazione.

Ecco la sequenza dei titoli che ho citato, click sulle immagini pe ringrandire:

il Corriere di ieri:

corriere-901

In contemporanea il Giornale titolava così:

giornale-901

salvo poi precisare meglio questa mattina:

giornale-902

Tech4You: COMUNITÀ OPEN SOURCE: LA DIMOSTRAZIONE CHE UNA SOCIETÀ MIGLIORE È POSSIBILE

Friday, 3 July 2009
Pubblicato nella categoria TECH4YOU, WEBNEWS

open-source

da www.giosby.it

Sarà paradossale, ma una società pressoché orizzontale e con prospettive di miglioramento esiste. Comunità di persone che condividono saperi e necessità, bisogni e soluzioni per il bene della collettività.
Non sono piccole tribù sperdute in chissà quale luogo ameno. Sono ovunque sparse per il mondo e collaborano tra loro. Crescono in modo esponenziale a livello numerico e sono lungi dallo sparire o dall’essere corrotte (non sono paradisi per carità, ma sicuramente sono migliori della società civile).
Sono le comunità Open Source.

Prima di affrontare l’argomento in sé, è il caso di introdurre il concetto di Open Source. Col termine Open Source si intende un software rilasciato con una licenza che permette all’utente la possibilità di accesso al codice sorgente (da cui il termine Open Source, in italiano codice sorgente aperto).

In generale, con tale modalità di distribuzione del software, non solo si ha la possibilità di fruire il codice sorgente alla base del programma stesso, ma si ha anche la libertà di modificarlo, copiarlo e distribuirlo.

Peculiarità fondamentale di questo tipo di software, soprattutto se distribuito con licenza GPL, la garanzia di quattro essenziali libertà:

  • libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo;

  • libertà di studiare il codice sorgente e adattarlo alle proprie necessità;

  • libertà di produrre e ridistribuire copie;

  • libertà di migliorare il programma e diffondere pubblicamente i miglioramenti, in modo tale da permettere a tutta la comunità di trarne beneficio.

Quindi piena possibilità da parte dell’utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software.

Concetti fondamentali per la garanzia di queste caratteristiche sono condivisione e legalità (il software libero, incentivando la condivisione delle conoscenze, previene l’illegalità evitando a monte il rischio pirateria).

Le comunità Open Source invece, sono l’insieme delle persone che utilizzano, testano, collaborano allo sviluppo e diffondono il software Open Source.

La loro espansione e sopravvivenza è stata possibile solo grazie al web. La collaborazione sempre crescente di appassionati, sviluppatori e beta-tester (coloro che si prestano a testare l’effettivo funzionamento di pacchetti e applicativi vari) ha permesso il potenziamento di questo tipo di software arrivando al punto di contrastare e superare abbondantemente a livello di prestazioni le grandi industrie Microsoft e Apple, garantendo la diffusione su larga scala di un prodotto sempre più sicuro, completo, professionale e di semplice utilizzo.

A partire da un piccolo gruppo di persone, si sono quindi create grandi e piccole comunità internazionali e nazionali di sviluppo e condivisione dei saperi (con tanto di forum in cui chiedere aiuto e divulgare soluzioni. Incredibile ma vero, ci sono migliaia e migliaia di persone disposte a sviluppare a titolo gratuito per il semplice gusto di risolvere un problema che si presenta anche ad un singolo utente). Una compartecipazione, questa, che ha per fine la libertà di espressione e di condivisione di mezzi, beni, necessità e utili. La ricerca quindi di un “bene” pubblico che porta benefici anche al singolo.

Sì è costituita quindi una rete di condivisione in cui ogni piccolo gruppo rappresenta un nodo produttivo.

Questo è un tipo di società che valorizza il merito. Ognuno è libero di dare il suo contributo in base alle proprie capacità e competenze culturali, ognuno sceglie il ruolo più consono a sé stesso. Chi ha maggiori conoscenze contribuisce alla crescita conoscitiva della restante parte della comunità nella speranza che sempre più persone possano collaborare al progetto in modo trasparente (condivisione del sapere per accrescere i benefici all’interno della società ).

La voluta neutralità del movimento per il software libero verso gli aspetti etici e politici è la sua caratteristica sostanziale. Il concetto di software libero discende infatti da quello di libertà di scambio di idee e di informazioni.

Negli ambienti scientifici, quest’ultimo principio è tenuto in alta considerazione per la fecondità che ha dimostrato; ad esso infatti è generalmente attribuita molta parte dell’eccezionale ed imprevedibile crescita del sapere negli ultimi tre secoli.
La libertà di scambio di idee non è tuttavia una questione puramente pratica: essa è anche alla base di concetti quali la libertà di pensiero e di espressione. Analogamente alle idee, il software è immateriale, e può essere riprodotto e trasmesso facilmente. In modo simile a quanto avviene per le idee, parte essenziale del processo che sostiene la crescita e l’evoluzione del software è la sua libera diffusione. Ed ogni giorno di più, come le idee, il software permea il tessuto sociale e lo influenza, produce effetti etici, economici, politici e in un senso più generale culturali.

Grazie anche alla suddetta disponibilità da parte degli utenti alla risoluzione dei problemi altrui, queste comunità sono in netta espansione. Se ne può trovare conferma analizzando gli studi di mercato dei due principali progetti di software Open Source: Openoffice (alternativa all’Office di casa Microsoft) e Mozilla Firefox (Browser alternativo a Internet Explorer).

Sintomo del successo che sta riscuotendo l’utilizzo di questo tipo di software, l’attenzione crescente delle maggiori marche di produzione hardware che si stanno interessando alla diffusione di driver e di hardware completo di sistemi operativi e applicativi Open Source montati direttamente dalla casa madre.

Ad oggi, il software Open Source è ampiamente diffuso in ambito accademico, industriale e fra gli appassionati di computer, soprattutto grazie ai sistemi operativi GNU/Linux (basti pensare al Cern, alla Banca d’Italia o al fatto che il 75% dei server su cui si poggia il web utilizzano una delle distribuzioni GNU/Linux).

Il permettere a tutti di contribuire ai progetti garantisce velocità nella scoperta e nella conseguente soluzione di eventuali bug (errori): chiunque può localizzare un problema e segnalarlo. Avete mai provato a segnalare un problema alla Microsoft o alla Apple o al comune di residenza o al proprio gestore telefonico? Nel caso dell’Open Source non ci sono passaggi burocratici, non c’è gerarchia, la soluzione è a portata di mano proprio perché ognuno è importante e contribuisce nel suo piccolo.

Anteponendo gli interessi della comunità a quelli del singolo sarà proprio quest’ultimo a trarne il maggiore beneficio: ogni utente lavora col minimo sforzo per la moltitudine che lo ripagherà con lo stesso metodo (l’apporto altrui è sicuramente maggiore a ciò che ognuno può produrre, e non si tratta di semplice somma algebrica, ma di opportunità).

I risultati sono tanti e importanti. Chi si è dedicato a questo progetto non ha sprecato tempo, anzi è riuscito a trarne profitti. È proprio l’utile che dà il preciso riferimento del successo di questa condivisione. L’utile di tutti e non di pochi. C’è chi risparmia sulla licenza (nel caso dell’Open Source è gratuita, pensate a quanto possa costare comprare sistemi operativi e software vario ad una società piccola o grande che sia, ma anche ad un singolo cittadino), chi guadagna facendo consulenza sistemistica e tecnica nelle società, chi proponendo corsi di livello avanzato, chi producendo applicativi specifici, chi sulle personalizzazioni del prodotto per scopi commerciali etc.

In una società massimalista e individualista come quella moderna queste realtà vivono e si riproducono. Non sono un’utopia.

Società migliori sono quindi possibili e le comunità Open Source ne sono un esempio lampante.

Perché qualcosa di analogo non deve essere realizzabile in altri settori della società civile?

Le difficoltà ci sono e ci sono state anche in quegli ambiti, è infatti normale che per arrivare ad un cambiamento si debbano affrontare molteplici ostacoli.

Credete che sia stato semplice per i capostipiti dell’Open Source partire con un progetto boicottato dalle grandi lobby dell’informatica?

Credete sia stato semplice cercare la collaborazione altrui?

Prendete ad esempio il progetto GNU/Linux. Le prime distribuzioni erano complicate e proibitive per gli utenti casalinghi. Erano prive di interfaccia grafica, vi erano mille problemi di compatibilità con l’hardware, erano “difficili” da fruire. Grazie alla collaborazione e alla condivisione di risorse ora chiunque può utilizzarli, chiunque può verificarne la semplicità di funzionamento, chiunque può verificarne la sicurezza (l’antivirus non serve, la possibilità di prendere virus è veramente remota e anche se si verificasse questa eventualità la comunità risolverebbe in pochissimo tempo senza rischio di pandemie), chiunque può verificarne la convenienza (il software è gratuito), chiunque può testarne la funzionalità.

Credete sia semplice gestire i pregiudizi a priori?

Credete sia semplice andare avanti e sviluppare con la consapevolezza di dover combattere con i poteri forti delle lobby dell’informatica?

Ancora oggi infatti il software Open Source, seppur in rapida ascesa, trova molte difficoltà di diffusione all’interno delle istituzioni. Stati come quello italiano assegnano appalti per l’informatizzazione degli enti pubblici direttamente alla Microsoft o alla Apple senza tenere in considerazione i rivali Open Source (GNU/Linux in primis che garantirebbe un rapporto qualità/prezzo migliore). I centri di potere sono difficili da scalfire, ma un passo alla volta queste comunità stanno prendendo piede e stanno attirando a se grosse fasce di mercato.

Tutto questo è stato possibile solamente grazie alla condivisione in funzione del bene della collettività.

Per affrontare qualsivoglia progetto bisogna passare attraverso gradi di difficoltà che si manifestano sempre e costantemente, ma che diventano pian piano sempre più tollerabili.

Il web è stato importantissimo per la realizzazione di questo progetto di società sostenibile. Ma è stato solo uno dei contesti.

Si è partiti dalla virtualità, trattandosi di informatica, per poi passare ad iniziative reali di condivisione quali i LUG (Linux User Group), i Linux Day, gli Open Day, le Install Fest, i corsi gratuiti di alfabetizzazione informatica e le varie iniziative e manifestazioni che sono servite come mezzo sia per la divulgazione della “filosofia” Open Source, sia per il raggiungimento dei risultati.

Bisogna tenere presente che se il web, seguito naturalmente dal lavoro all’esterno, è stato fondamentale e necessario per lo sviluppo e la proliferazione dell’Open Source, per quel che riguarda la società civile è e deve essere esattamente il contrario.

Internet deve essere necessariamente un mezzo attraverso il quale informare, divulgare e far conoscere, ma se prima non si comincerà a lavorare nella realtà di tutti i giorni non ci sarà mai nulla da proporre.

L’importanza di creare una rete sociale formata da tanti piccoli gruppi/nodo è fondamentale ed è l’ostacolo più grande da affrontare, il filo rosso attraverso il quale passa il cambiamento, la condicio sine qua non.

Il web è funzionale allo sviluppo informatico, la vita di tutti i giorni è funzionale al cambiamento della società.

Oggi invece molte iniziative della società civile non trapassano dal virtuale al reale. Internet e la rete, che aiutano a collegare varie parti del mondo tra loro con estrema velocità, sono un mezzo potentissimo e utilissimo, ma non possono e non devono sostituirsi alle interazioni sociali fondamento del vivere quotidiano. È verificato quanto il virtuale tenda ad addormentare questi progetti di cambiamento sociale relegandoli all’essere sempre e solo placebo inconsistenti senza farli mai diventare veramente produttivi.

Internet e la rete sono un mezzo non la soluzione.

Le comunità Open Source sono l’esempio lampante che una soluzione per una società migliore basata sulla condivisone di saperi e necessità, bisogni e soluzioni, utili e benefici, è possibile.

Prestigiacomo, Brunetta e la strana storia dei licenziamenti nei controlli ambientali

Friday, 3 July 2009
Pubblicato nella categoria WEBNEWS

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da giornalettismo.com

A rischio ricerca e vigilanza dopo l’allontanamento di 200 precari dell’Ispra nel silenzio della Prestigiacomo

Sempre più incerto il futuro dei controlli e della ricerca ambientale pubblica italiana. Il 30 giugno, 200 tra ricercatori e amministrativi dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono stati infatti allontanati dal posto di lavoro, alla scadenza dei loro contratti.

L’INIZIO DELLA STORIA – Il licenziamento, che eufemismi a parte si può definire tale (l’amministrazione dell’Istituto lo definisce “mancata proroga”), è merito della premiata coppia di ministri Prestigiacomo-Brunetta, abilissimi nel fare il gioco delle tre carte, insieme ai dirigenti cui hanno lasciato fare il “lavoro ingrato”. La prima, che aveva già dichiarato le sue intenzioni sul precariato alla Commissione ambiente della Camera, si nasconde dietro la recente stabilizzazione di altri 200 precari dell’Ispra, per giustificare l’allontanamento dei loro colleghi, quasi tutti co.co.co., e quindi di per sé “non stabilizzabili”. Dimentica il dettaglio che queste assunzioni sono state una scelta obbligata da una legge dello Stato, approvata dal Governo Prodi e prontamente cancellata dal centrodestra. Il ministro Renato Brunetta, invece, ancora in un’intervista pubblicata oggi ha dichiarato che “nessun precario è stato licenziato”, ma dovrebbe andare a spiegarlo a persone che dopo molti anni di servizio, spesso più di dieci, si ritrovano disoccupati e senza ammortizzatori sociali, in barba alle promesse del premier.

MOBILITAZIONE E POLIZIA – I precari, sostenuti da molti lavoratori a tempo indeterminato e dai colleghi che vanno a scadenza entro fine anno, altri 230, non sembrano decisi a mollare, e sono in mobilitazione permanente. Negli ultimi giorni, hanno occupato per due notti e tre giorni la sede principale dell’Istituto, nel quartiere romano dell’Eur, hanno presidiato la nave per i controlli oceanografici Astrea, nel porto di Fiumicino, e interrotto vari convegni Ispra, leggendo i loro comunicati di protesta. La risposta della struttura commissariale, nominata dal ministro Prestigiacomo e guidata dal prefetto Vincenzo Grimaldi, è stata, forse non a caso, di tipo poliziesco: minacce di denuncia penale più o meno velate, e un nuovo regolamento sull’accesso dei visitatori ai locali dell’Istituto, chiaramente orientato ad impedire l’ingresso dei lavoratori licenziati, i cui badge sono stati disattivati addirittura con un giorno d’anticipo.

SMANTELLARE E PRIVATIZZARE – Lo smantellamento dei controlli ambientali, nonostante le vaghe promesse della Prestigiacomo, sembra funzionale alla politica di un governo che, rispetto all’Obama-Style (ma anche ai discorsi di Sarkozy e altri leader) è sull’ambiente in totale controtendenza. Non a caso, molti segnali parlano di uno svuotamento dell’Ispra, nata appena un anno fa dalla fusione dei tre enti preesistentivigilati dal Ministero dell’Ambiente (Apat, Icram e Infs), ad oggi il principale soggetto pubblico che svolge compiti di vigilanza e ricerca ambientale: il settore nucleare passerà alla nuova agenzia ad hoc annunciata dal Governo, mentre il ministro dell’Agricoltura, il leghista Luca Zaia, ha appena annunciato che vuole l’ex Infs (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) di nuovo scorporato dall’Ispra, per passare sotto il controllo diretto della Presidenza del consiglio. Altrettanto si vocifera da tempo per il Servizio geologico d’Italia, anch’esso oggi un dipartimento dell’Istituto. E sul sito della Sogesid, una Spa in house del ministero dell’ambiente, è appena scaduto un avviso per la selezione di diverse figure professionali, che devono avere “un’esperienza professionale documentata in realtà pubbliche e/o private e/o professionistiche e/o presso Università e/o Consorzi Universitari per quanto riguarda la conoscenza delle tematiche di interesse della Direzione Generale Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente”.

Insomma, profili e compiti che sembrano davvero simili a quelli delle persone che sono state appena allontanate dall’Ispra. Un caso forse, ma tra i precari dell’ambiente, licenziati o no, sono in pochi a crederci.