Facci risponde a Travaglio: "Il buffone", racconta "balle"

Thursday, 24 July 2008
Pubblicato nella categoria TRAVAGLIO'S

di Filippo Facci per “Il Riformista”

Il buffone, Marco Travaglio, il cabarettista del Travaglino, quello che in tribunale invoca il diritto di satira, quello «documentato» che scrive balle quotidiane mai controllate da nessuno, quello lì, insomma, l’altro giorno ne ha scritta un’altra che oggi troviamo addirittura il tempo di sbugiardare.

Parole sue sull’Unità: «Il Giornale ha scritto che nel ’93 finì in carcere l’intera giunta abruzzese, dopodichè furono “tutti assolti con formula piena”. Storie: ci volle la depenalizzazione dell¹abuso d¹ufficio non patrimoniale per salvare gli assessori». Storie, scrive. Salvare gli assessori.

Vediamo dunque come andò davvero, visto che nessuno ha ancora ricostruito uno degli episodi più incredibili ed emblematici della storia di “Mani pulite”.

E va da sè che neppure nei cosiddetti libri di Travaglio di questa ricostruzione vi sia ovviamente traccia.

Dunque. Il 25 settembre 1992, alla Procura dell’Aquila, si presenta un certo ingegner Mennella per lamentarsi della sua esclusione dalla graduatoria dei beneficiari dei cosiddetti Programmi operativi prlurifondo, in pratica dei Fondi erogati dalla Cee. E’ sufficiente. Gli arresti sono richiesti il lunedì successivo e autorizzati il giorno dopo, nella notte del 29 settembre 1992, quando Polizia e Carabinieri e Guardia di Finanza conducono una maxioperazione che porta in galera tutti e dieci i componenti della giunta regionale più il presidente.

I nomi: Giuseppe Benedetto (unico liberale) più un gruppone Dc e Psi composto da Aldo Canosa, Franco La Civita, Giuseppe Lettere, Romano Liberati, Giuseppe Molino, Paolo Pizzola, Filippo Pollice, Domenico Tenaglia più il presidente Rocco Salini.

Tutto ruota attorno a una riunione di giunta del 14 settembre precedente, durante la quale due assessori non erano neppure presenti: ma dopo due giorni vengono arrestati lo stesso per «concorso morale» in quanto «erano consapevoli e avevano interesse». Va detto che a l’Aquila la Procura era vacante (il Capo era appena morto) e che il pm e il gip ebbero mano libera.

Il Tg5 ci face l’apertura serale mentre La Repubblica titolò in prima pagina: “Una Regione in galera”; titolo interno: “Quattrocento miliardi alle clientele” con foto di Remo Gaspari (che non c’entrava niente, non l’avevano neppure inquisito) inquadrato coi polsi giunti, come ammanettato.

“Il Centro”, quotidiano (locale, ndgmast) del gruppo Repubblica, fu in assoluto il più scatenato: “Nel mirino testimonianze di tangenti” (in realtà mai rilevate): il clamore fu ripreso nientemeno che dal New York Times e dal Washington Post e raggiunse le comunità abruzzesi d’oltreoceano. Le indagini furono estese ai familiari degli assessori, alla vana ricerca di tesori nascosti, e le foto dei politici compariranno per mesi sulle locandine delle edicole.

L’abruzzese Marco Pannella, a fine settembre 1992, è tra i pochi a esplicitare dubbi seri su tutto lo spettacolo degli arresti: «L’operazione, sul piano tecnico-giuridico, appare aberrante o comunaque spropositata. La necessità degli arresti è precedente che solo gli stolti possono accettare senza riserve».

L’accusa in sostanza è di tentata truffa alla Cee, ma s’intuisce subito che si parla di fondi che non sono neppure mai stati erogati. Durante i primi interrogatori, infatti, il pm scopre che si tratta solo di una proposta della Giunta al Consiglio regionale: la ricerca affannosa dei «500 miliardi di tangenti» di cui parlano i giornali non ha alcun senso.

La tentata truffa alla Cee infatti sparirà dalle contestazioni sin dall’indagine preliminare: a giustifiucare la decapitazione di un’intera giunta regionale (il secondo livello governativo dopo il Parlamento) rimangono dei modesti abusi d’ufficio legati alle segnalazioni che i vari assessori avrebbero fatto per indicare i venturi beneficiari dei vari fondi.
Nota: venne fuori che segnalazioni erano state fatte anche da esponenti pidiessini, ma per loro fortuna non vi furono conseguenze.

Vi furono giocoforza immediate conseguenze politiche: il Pds per esempio andò al governo dell’Abruzzo per la prima volta nella sua storia. Notevole il fatto che la nuova giunta ebbe il voto determinante degli assessori arrestati, presi da evidente sindrome di Stoccolma e interessati a coprirsi a sinistra. Provvederanno le elezioni regionali del 1995 a far vincere definitivamente il Pds che ovviamente occupò tutti i posti chiave della Regione.

Tornando all’indagine apunto bacata in origine (una tentata truffa che non c’era stata) e subito derubricata in un’ipotesi di reato che per Tangentopoli era ridicola (abuso d’ufficio), dopo i fulgori iniziali inizia la disperata ricerca di magagne che giustifichino l’abnormità degli arresti.

I medesimi assessori sono investiti da avvisi di garanzia per i reati più fantasiosi (Giuseppe Benedetto giunse a ricevere 21 comunicazioni d’indagine) che tuttavia verranno tutti e interamente archiviati nell’arco di un paio d’anni.

Per quanto riguarda le balle di Travaglio: il 26 giugno 1997, ore 22.30, la Cassazione annullò una precedente sentenza d’Appello del tribunale  aquilano (e ricordiamo ancora una volta che erano rimasti sul banco solo degli abusi d’ufficio) stabilendo che in definitiva non c’erano stati neppure gli abusi d’ufficio: questo, attenzione, per «assoluta mancanza di indizi di colpevolezza».

La Corte d’Appello di Roma, cui furono rinviati gli atti, confermerà le piene assoluzioni. Rimarrà in piedi solo una risibile accusa di falso per il  presidente Rocco Salini: fu condannato perchè durante la citata riunione di Giunta prese solo degli appunti e solo successivamente vergò la delibera: che è quello che succede regolarmente in tutte le Giunte del mondo.

Il buffone del Travaglino, a motivare le assoluzioni della Cassazione, adesso cita «la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio non patrimoniale»: ma a parte che semplicemente è falso anche questo (la Cassazione non ne fece menzione) la cosa appare improbabile anche perchè quella riforma non era stata ancora approvata, essendo datata primo luglio 1997.

Tanto per ricordarli: nell’ottobre 1993, alla vigilia delle amministrative di  Pescara, fu pure arrestato il candidato sindaco Raffaele Delfino: assolto con formula piena e risarcito. Due mesi prima era stato arrestato anche il sindaco dell’Aquila Giuseppe Placidi: prosciolto in Corte d’Appello nove anni dopo.

Dopo l’assoluzione dell’intera giunta, per contro, Repubblica non pubblicò neanche una riga. Il Corriere della Sera diede la notiziola in fondo a una pagina interna, accanto alle estrazioni del Lotto.
Il Tg5 di Enrico Mentana in compenso darà spazio alla cena che gli assolti dedicheranno all’assoluzione.

Devo scusarmi anch’io con Filippo Facci, ricordavo le cose un po’ diversamente e mi era giunta la versione travaglina. Ma, all’epoca, non facevo il giornalista, ero in terza media. gmast

Puoi lasciare un commento, oppure pubblicare un link sul tuo sito.

Nessun commento presente per “Facci risponde a Travaglio: "Il buffone", racconta "balle"”

  1. Marco Caruso dice:

    Thursday, 24 July 2008 alle 12:40

    poi dicono che Facci è un pessimo giornalista…
    forse è Travaglio ad essere un po’ presuntuoso…

  2. Travaglio, professione: giornalaio giustizialista. Presuntuoso. « il Pensatore dice:

    Thursday, 24 July 2008 alle 15:05

    […] la risposta di Facci (che trovate integralmente QUI, ma che io riporto solo nel passaggio saliente). Per quanto riguarda le balle di Travaglio: il 26 […]

  3. Mastellaroni dice:

    Thursday, 24 July 2008 alle 16:14

    Beh, secondo me Facci non e’ cosi’ pessimo, ma spesso e’ funzionale al sistema. Se fosse meno Berlusconiano, sarebbe un ottimo giornalista.
    E’ bello che il Mastellarini sia cosi’ giovane, e’ praticamente un mio coetaneo 🙂

  4. lino dice:

    Thursday, 24 July 2008 alle 17:17

    …ed io credo sempre a Travaglio,egli scrive per informare,gli altri scrivono per discriminare perchè sanno che non potranno mai raggiungerlo.

  5. enrix dice:

    Friday, 25 July 2008 alle 11:53

    Caro Lino,
    per intanto qui c’è gente che è stata in galera essendo assolutamente innocente, che Travaglio, tanto per cambiare, insiste col voler dipingere in modo diverso dal vero, e cioè ad infangare. Deve essere molto bello per qualcuno di questi signori, a distanza di 16 anni, vedere che c’è ancora qualcuno che non desiste dallo schizzare fango indebito, e che tanto per cambiare si chiama Marco travaglio.

    Quanto alla discriminazione, se c’è qualcuno che discrimina è proprio lui.

    Prova a domandargli ad esempio, al tuo Travaglio, coma mai insiste tanto nel voler tacciare comunque di abuso d’ufficio gli amministratori regionali abbruzzesi, quando invece nei suoi libri non si trova assolutamente traccia (anzi, c’è un bel lavoro di copertura) delle ragioni per cui Prodi l’ha scampata dalle sue vicende giudiziarie sulla SME.

    In quel caso io potrei usare la frase di Travaglio “ci volle la depenalizzazione dell¹abuso d¹ufficio non patrimoniale per salvarlo”, e a pieno titolo.

    Peccato che il giornalista d’inchiesta che di solito non discrimina dovrebbe essere lui, e non io.

  6. Sietelollosi dice:

    Tuesday, 29 July 2008 alle 14:26

    Ma il buffone racconta balle è riferito a FACCI

Inserisci un commento

(attendi che sia approvato dal moderatore per vederlo online)