LETTERA APERTA AL MINISTRO TREMONTI

Tuesday, 17 March 2009
Pubblicato nella categoria NONSOLOSOLDI

soldi

di Gianluigi De Marchi

Caro Ministro,

la decisione della BCE di ridurre il costo del denaro non ha prodotto effetti.

Così come non ne avevano prodotto le precedenti riduzioni; come era facilmente prevedibile…

Non sono nessuno, non ho un Master ad Harvard, non sono amministratore di banca, ma ho solo buon senso, quello che manca ai tanti Soloni che per anni hanno pontificato sulla “finanza creativa” dimenticandosi che solo l’agricoltura è un’attività economica “creativa”, mentre ad esempio l’industria è un’attività economica “trasformativa” e la finanza al massimo è un’attività economica “traslativa” (trasferisce soldi da Rossi a Brambilla trattenendosi una commissione…).

Bisogna intervenire con decisione, e la strada maestra non è quella di abbassare il costo del denaro che tanto nessuno chiede (ha sentito qualche suo vicino di casa dire che con il denaro quasi gratis ha deciso di aprire un’attività di finissaggio di tessuti o uno stabilimento per la produzione di gelati? Io no). La strada maestra non è quella di abbassare il costo del denaro che tanto nessuno offre (tre minuti fa un mio amico, grosso imprenditore edile, mi ha telefonato preoccupato perché 5 banche cui ha chiesto un mutuo per rilevare un immobile gli hanno detto di no, e solo una era disposta a fare un prestito ma al 40% del valore…).

La strada maestra è quella di ridisegnare il sistema finanziario, di riscrivere le regole, di rimettere l’accento sul ruolo anche sociale dell’attività creditizia, che non deve produrre solo profitti (mi fanno sorridere oggi gli obiettivi di ROE al 20% sbandierati da tanti managers anglofoni…) ma anche iniziative nuove per produrre reddito, lavoro, benessere. Basta con le operazioni speculative,  i derivati, le options, gli straddle, gli IRS, gli swaps e tutto l’armamentario di questi geni con gli occhialini colorati che hanno distrutto l’economia reale per creare un’illusoria “ricchezza di carta”.

Basta con un mercato azionario composto per il 20% della capitalizzazione da società che producono qualcosa e per l’80% da società che fanno finanza, assicurazione, comunicazione, ecc.; basta con un mercato finanziario in cui per 241 società quotate ci sono 1.580 Certificates quotati e 2.224 covered warrant! Ma qualcuno s è reso conto che 109 società manifatturiere reggono sulle loro spalle qualcosa come 4.205 pezzi di carta, cioè ognuna ne genera almeno 40?

Un effetto leva da brivido.

Rimettiamo al centro del business non solo il profitto, ma l’etica del profitto, che non deve generare cifre smisurate per un pugno di managers capaci solo a gestire  cicli favorevoli ed assolutamente incapaci di affrontare le difficoltà e di valutare  rischi!

Proibiamo operazioni finanziarie con leverage, proibiamo le acquisizioni di banche con emissione di carta contro carta (vuoi comprare una banca? La paghi in contanti!), proibiamo il cumulo delle cariche ne consigli di amministrazione, proibiamo le polizze fasulle e taroccate che non assicurano nulla (vedi obbligazioni  Lehman dentro i contratti assicurativi!), proibiamo tutto ciò che il buon senso ci fa capire che non serve a niente…

E, soprattutto, smettiamola di discutere su come liberarci dai “titoli tossici” e concentriamoci sul problema di fondo: come liberarci dai “dirigenti tossici” che ci hanno rovinato! (magari bloccando le loro liquidazioni, pignorando i loro beni, ricuperando i bonus percepiti in anni facili in cui bastava a essere seduti su una certa poltrona per guadagnare 10/15 milioni di euro all’anno…).

Grazie per quello che vorrà fare, coraggio!

GIANLUIGI DE MARCHI

demarketing2008@libero.it

EUROPEE: DE MAGISTRIS CANDIDATO IDV

Tuesday, 17 March 2009
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luigi-de-magistris

Notizia dall’agenzia AGI: Luigi De Magistris ha presentato questa mattina domanda di aspettativa dalla magistratura e si candiderà alle prossime elezioni europee nelle liste dell’Italia dei Valori

1° Concorso Internazionale "Giornalisti del Mediterraneo"

Tuesday, 17 March 2009
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press-reporter

riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Scadenza del bando: 30 marzo 2009

1° Concorso Internazionale “Giornalista del Mediterraneo”.

BARI – Scade il 30 marzo 2009 il termine utile per partecipate al 1° Concorso Internazionale “Giornalista del Mediterraneo”. Evento patrocinato dalla Presidenza del Parlamento Europeo, dall’ Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero delle Politiche Europee, dal Ministero dell’Università e dalle Ambasciate di Turchia, Grecia, Svezia.
L’obiettivo del concorso è quello di coinvolgere i giornalisti della carta stampata e della televisione, oltre che gli allievi delle scuole di giornalismo e delle facoltà universitarie che si occupano di Comunicazione in tutta Europa, con particolare interesse per quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Il bando è possibile scaricarlo sul sito www.terradelmediterraneo.it e informazioni al 346/8262198.

Con viva cordialità

Tommaso Forte

Via Giuseppe Di Vittorio, 66
70025 Grumo Appula – Ba
080/7831125 – 346/8262198
info@terradelmediterraneo.it
www.terradelmediterraneo.it

The show must go on – Il Travaglio che prima canta ed ora balla

Tuesday, 17 March 2009
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di Sergio Fornasini

E dopo aver deliziato il pubblico di Annozero con la sua personalissima interpretazione canora, Marco Travaglio da vero e polifunzionale show man si butta anche nella danza. Si è proprio lui, insieme a Victoria Cabello, conduttrice questa sera alle 23:30 su La7 della prima puntata di Victor Victoria. Nel video una anticipazione diffusa dall’emittente televisiva, lascio a voi giudicare. Per me può fare benissimo il paio con un altro personaggio, il cui filmato aggiungo alla fine del post, buona visione.

Il Guzzanti che… suona la sveglia a Silvio

Tuesday, 17 March 2009
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paolo-guzzanti

Berlusconi con 8 mesi di ritardo si accorge di aver fatto e averci fatto fare una figura di merda appoggiando Putin nella sua aggressione nazicomunista alla Georgia e adesso ci fa sapere che Putin è pazzo, anzi pazzarello, povero cocco. Mia dichiarazione: il vomito gli ha fatto bene, ad effetto ritardato ma meglio tardi che mai. (da www.paologuzzanti.it)

Corriere della Sera:

“Georgia, Putin aveva perso la trebisonda. Io e Sarko abbiamo evitato il conflitto”

Milano – Credo, e la storia lo confermerà, di aver giocato un ruolo fondamentale nell’evitare “insieme a Sarkozy” un conflitto tra Russia e Georgia “che ci avrebbe riportato alla guerra fredda”. Lo ha detto il premier che ha aggiunto: “Le frasi di Putin erano: andiamo là e attacchiamo il presidente georgiano all’albero più alto di Tblisi, avevano perso completamente la trevisonda”.

Ora, a prescindere dal fatto che Berlusconi non ha evitato un bel niente perché il suo compare Putin la Georgia, Stato sovrano, l’ha invasa con le armi e la guerra si è consumata con un altissimo numero di vittime, va considerato che Berlusconi fino ad ora, pur vantandosi di essersi piazzato come un vigile urbano in mezzo al crocevia internazionale, si è sputtanato e ha sputtanato l’Italia con una caterva di barzellettesche espressioni di pieno sostegno al satrapo russo, sia nella sala del Mappamondo alla Camera che nelle successive riunioni di partito.

Io che avevo già tuonato con il solo Casini il 28 agosto nella seduta delle Commissioni Esteri riunite, contro l’aggressione di stampo hitleriano, scrissi su questo blog che le parole di Berlusconi mi avevano fatto vomitare come realmente mi avevano fatto vomitare.

Fu l’inizio della vera fine fra me e Berlusconi, dopo lo sciamannato e sciagurato intervento arrogante e zarinesco della sua amica Mara Carfagna, la quale osò usarmi nel suo conflitto con l’attrice di Sabina Guzzanti.

Il vomito fu liberatorio. Oggi tutto il mondo liberale di Forza Italia è in ebollizione e Berlusconi comincia a capire che se vuole sopravvivere deve cominciare a correggere almeno le più indecenti delle tante e terribili cazzate che va sparando come se parlasse aalla truppa delle sue ragazze ponpon. Berlusconi dunque per la prma volta corregge se stesso.

E’ una piccola vittoria, ma è una vittoria tutta nostra, di noi di Rivoluzione Italiana.

Guzzanti: Premier dice che Putin e’ pazzo? Meglio tardi che mai

Roma, 16 MAR (Velino) – “Posso dire con soddisfazione che la cura di nausea profonda a cui ho sottoposto Silvio Berlusconi sull’aggressione di Vladimir Putin alla Georgia – e sulle sguaiate ed entusiaste espressioni di solidarieta’ del premier al primo ministro russo – sta dando finalmente qualche frutto positivo”.

Lo dichiara il deputato Paolo Guzzanti, vicesegretario del Pli. “A un mese e mezzo dalla mia reazione al suo sostegno al capo del governo di Mosca, Berlusconi dichiara che Putin e’ un pazzo e si vanta di averlo fermato, insieme a Sarkozy. Il Presidente del Consiglio si rende conto di averla fatta grossissima esaltando piu’ e piu’ volte, in Italia e all’estero, l’ignobile versione del satrapo russo alla quale, anche di fronte ai miei occhi, ha plaudito indecorosamente con battute ammiccanti. E’ il caso di dire: meglio tardi che mai”.

Un'ombra sul Moncler

Tuesday, 17 March 2009
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paninaro

di Filippo Facci per ilgiornale.itsu Davide Rossi leggi anche questo articolo

Davide Rossi è presidente di Univideo, associazione degli editori di Dvd distribuiti in Italia. Di recente ha partecipato a una conferenza su internet dove ha detto delle cose che reputo false più altre che reputo vere: tra queste, che l’enciclopedia Wikipedia è una boiata inaffidabile e soprattutto che si capisce perché i blog non debbano avere le stesse responsabilità dei giornali, i quali rispondono di quello che scrivono e delle missive firmate che accolgono. Davide Rossi ha poi detto una cosa che mi ha colpito più di tutte: che i giovani che oggi mettono in rete dei video demenziali (su Youtube, tipicamente) magari un giorno rischieranno di essere giudicati anche per essi da potenziali datori di lavoro, perché è roba eternamente rintracciabile.

Ma non solo quella, Davide. Ho qui ancora il libro Guida al paninaro doc che tu scrivesti nel 1987, e dove, a proposito di nuovi linguaggi, avallavi roba tipo «Non me ne sdruma delle tue pare assurde, io sgommo al brucio per non fare un pacco alla tipa cuzzata di fresco». È rintracciabile, ma non ti ha impedito di raggiungere prestigiosi incarichi da cravatta scura. E non te l’ha impedito, ai tempi, neppure essere a capo del periodico Il Paninaro, pubblicato dalla stessa editrice di Lando e Corna Vissute: né ha impedito che un tuo assiduo collaboratore di allora seguisse altre strade. Credo che mi dobbiate ancora dei soldi, Davide. Sentiamoci per un panozzo.

SPAZIO LIBRI – "VITA E DESTINO" di Vasilij Grossman

Tuesday, 17 March 2009
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vita-e-destino

di Maurizio Paradiso

“La nebbia copriva la terra. Il bagliore dei fanali delle automobili rimbalzava sui fili dell’alta tensione che correvano lungo la strada.
Non aveva piovuto, ma all’alba il terreno era umido e, quando si accendeva il semaforo, sull’asfalto bagnato si spandeva un alone rossastro. Il respiro del lager si percepiva a chilometri di distanza — lì convergevano i fili della luce, sempre più fitti, la strada e la ferrovia. Era uno spazio riempito di linee rette, uno spazio di rettangoli e parallelogrammi che fendevano la terra, il cielo d’autunno, la nebbia. ”

Questo è l’incipit di un romanzo che ho letto circa un mese fa e col quale voglio aprire uno spazio dedicato ai libri che maggiormente mi sono piaciuti. Quindi inizio con ” Vita e destino” un grande romanzo di Vasijli Grossman, (nato a Berdicev – Ucraina – e morto nel 1964) completato nel 1960 ma solo ora pubblicato per la prima volta in Italia, ed in altri paesi, nella sua interezza.
“Vita e destino” mi è sembrato un romanzo immenso e , pur nella sua complessità, coinvolgente e particolarmente interessante.
Da più parti è stato definito un “guerra e pace” del ventesimo secolo ma io non saprei che dire a questo proposito, visto che guerra e pace non l’ho mai letto ( lo farò in seguito).
“Vita e destino” è un’opera che scorre su uno sfondo storico ben definito: la battaglia di Stalingrado e tutte le vicende ad essa collegate. E’ un romanzo in grado di raccontare, trasmettere e far toccare le angosce, le sofferenze terribili, i dubbi e le paure legate alla guerra e alle aberrazioni dei regimi totalitari che si contrapponevano in quella vicenda.
In questo raccontare, l’aspetto storico lascia ampio spazio alle intense vicende umane dei numerosi personaggi che compongono la coralità della storia, sempre delineati in modo molto efficace.

Sono interessanti le traversie che hanno accompagnato il romanzo, sequestrato all’autore dal kgb poco dopo la sua ultimazione e occultato quindi da una censura tanto forte da non essere stata scalfita neanche dalla perestroika di Gorbaciov.

Un classico che richiama ancora una volta a delle interessanti riflessioni su vicende storiche ed umane che hanno segnato lo scorso secolo. Secondo me è un romanzo da non perdere, e che a ragione può essre annoverato tra i classici del novecento.

Periodista, di la verdad!

Monday, 16 March 2009
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periodista

Venerdì 20 marzo alle ore 20, presso l’Hotel Masini Design in Viale Angelo Masini 4 a Bologna, si terrà la presentazione del libro di Gabriele Paradisi  “Periodista, di la verdad! – Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso
Litvinenko e la repubblica della disinformazione”. Alla discussione parteciperà l’On. PAOLO GUZZANTI, presidente della Commissione Mitrokhin dal 2002 al 2006 e attuale vicesegretario del Partito Liberale Italiano.
E’ annunciata la presenza dell’On. ENZO RAISI (deputato AN e candidato per il PdL alla presidenza della Provincia di Bologna).

dal blog di Paolo Guzzanti (www.paologuzzanti.it)

“PERIODISTA DI LA VERDAD”: UNA STRAORDINARIA RECENSIONE DEL LIBRO DI PARADISI OGGI SUL GIORNALE PER LA PENNA DI MARIO SECHI. AGGIUNGO UNA NOTIZIA: CARLO BONINI E IL SUO DIRETTORE EZIO MAURO, COSI’ COME MARCO TRAVAGLIO E IL DIRETTORE DELL’UNITA’ ANTONIO PADELLARO, DA ME DENUNCIATI SONO STATI TUTTI RINVIATI A GIUDIZIO DOPO LA PRIMA UDIENZA PRELIMINARE. TUTTO DA LEGGERE, IN ATTESA CHE LA MONDADORI SI DECIDA A PUBBLICARE ANCHE IL MIO LIBRO CHE DOVEVA USCIRE IL 4 GIUGNO MA CHE INVECE E’ STATO RIMANDATO A OTTOBRE.

e già che ci sono, dallo stesso blog segnalo anche l’articolo:

SILVIO VLADIMIROVIC BERLUSCONI HA UN SOGNO, E SI VEDE: TRASFORMARE LA CAMERA DEI DEPUTATI NELLA “DUMA” DI MONTECITORIO

Amarcord: Perchè Beppe Grillo, Travaglio etc evitano i temi importanti e che ruolo hanno verso la società civile italiana?

Monday, 16 March 2009
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Intervista vecchiotta (18 marzo 2008) a Paolo Barnard. Non è che da allora sia cambiato molto, i temi sono sempre attuali. La ripropongo per chi non l’avesse visionata (sf)

Tremonti & Di Pietro, la strana coppia di signoraggisti (Travaglio inside)

Monday, 16 March 2009
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da www.giornalettismo.com

Che Antonio Di Pietro non fosse il politico più lungimirante d’Italia in campo economico, era un sospetto che qualche volta poteva passare per la mente. Ma che il leader dell’Italia dei Valori, il magistrato “eroe” di Mani Pulite, l’integerrimo ministro delle Infrastrutture dell’ex governo Prodi, fosse fuori come un balcone (o un signoraggista, che dir si voglia), non ce lo aspettavamo. Eppure è proprio vero che ha dichiarato: “Sto con Tremonti. Questa operazione (cioé la vigilanza sulle aziende bancarie) non si può lasciare alla Banca D’Italia perchè non si è mai visto che un controllato nomini il controllore e che, in queste condizioni, il controllore possa fare fino in fondo il proprio lavoro“. Ora, finché di fregnacce di questo genere ne sparano sui siti internet come www.signoraggio.com, ci si può anche stare. Ma non è possibile che un politico italiano ormai consumato, il quale ha assistito – da politico – alla nomina di due banchieri centrali, non si sia ancora accorto che l'”azionariato” di Bankitalia (che, è vero, ha tra i suoi soci gli istituti di credito) non conta nulla nelle scelte di governance. E’ infatti il governo che nomina i governatori, e fu – ad esempio – l’allora governo di Silvio Berlusconi a nominare Mario Draghi in via Nazionale (dopo l’era Fazio), anche se oggi Giulio Tremonti stenta a ricordarsene.

Qui Di Pietro vede un conflitto d’interessi inesistente. Perché se le banche non possono incidere, se non in modo marginale, sulla scelta dell’esecutivo dell’istituto centrale, non possono in alcun modo influire sulle scelte di chi sarà a vigilarle, a priori. A posteriori sì, possono farlo, ma ciò accadrebbe anche se la vigilanza fosse “europea”, come dicono Giulio & Antonio, questa inedita nuova coppia di ballisti che si è appena affacciata sulla platea nostrana. Non ci crederanno, i due, ma negli istituti di credito italiani c’è persino qualcuno che parla inglese, francese e tedesco: mica stiamo parlando di politici (o giornalisti) nostrani. Dice bene quindi Phastidio: “La Banca d’Italia è un istituto di diritto pubblico, il diritto di voto dei suoi soci è assoggettato a limitazioni e sganciato dal numero di azioni possedute. I soci non hanno la minima possibilità di incidere sugli indirizzi di vigilanza, né su qualsiasi altro aspetto dell’attività della Banca d’Italia. Il potere dei soci si limita all’approvazione del bilancio ed alla nomina del Consiglio Superiore, che svolge funzioni amministrative, e partecipa al processo di nomina dei membri del Direttorio e del Governatore, che esercitano il potere di vigilanza“. In più, c’è anche da ricordare che in occasione dell’ultimo scandalo che ha coinvolto via Nazionale – e Di Pietro non può non ricordarselo – si era appunto parlato di una “vicinanza” tra vigilanti e vigilati. Vicinanza (quella tra Antonio Fazio e Gianpiero Fiorani) che era appunto nata attraverso le frequentazioni personali, non certo perché la Banca Popolare di Lodi aveva contribuito a portare l’allora governatore a Palazzo Koch.

Se poi Di Pietro fatica a ricordarsene, può sempre chiedere di rinfrescargli la memoria a Marco Travaglio. Del quale forse non tutti avranno letto questo articolo, che in mezzo a una serie di affermazioni altamente condivisibili, ne mette una sull’ex pubblico ministero che non pare tanto condivisibile. “Intanto l’Ordine degli avvocati ha sospeso per 3 mesi Antonio Di Pietro – scrive Travaglio Nel 2002 l’ex pm era legale di parte civile per due coniugi amici suoi coinvolti in un grave fatto di cronaca. L’amico fu trovato ferito vicino al cadavere della moglie strangolata. Si pensò a un balordo, poi saltò fuori che l’assassino era il marito. Così almeno decise la Corte d’Assise, che lo condannò a 21 anni. Non potendo difendere vittima e presunto carnefice, Di Pietro scelse la prima e rimise il mandato per il secondo“. E poi conclude così: “Ma questo, per l’Ordine forense (lo stesso che per 3 anni è riuscito a non espellere Previti, condannato perché comprava giudici), viola «i doveri di lealtà, correttezza e fedeltà». Giusto: il vero garantista, tra la vittima e l’assassino, sceglie l’assassino“. Per carità, nulla da dire sulla lentezza di chi per tre anni non è intervenuto nei confronti di Previti. Ora che però a sette anni dai fatti (en passant: notiamo che ci ha messo più anni a prendere una decisione nei confronti di Di Pietro che una nei confronti di Previti; a seguire la logica travagliesca, parrebbe che il fronte “giustizia per tutti… gli altri” non sia così isolato) l’Ordine è intervenuto, forse i fatti meriterebbero un maggiore rispetto da chi dice sempre di idolatrarli. A voler essere pignoli, è vero che l’ex pm di Mani Pulite ha rinunciato all’incarico di difendere (o per meglio dire: rappresentare) l’amico prima che questi venisse indagato, ma purtroppo per lui e per Travaglio il Codice Deontologico degli Avvocati dice all’articolo 51 che “l’assunzione di un incarico professionale contro un ex-cliente è ammessa quando sia trascorso almeno un biennio dalla cessazione del rapporto professionale e l’oggetto del nuovo incarico sia estraneo a quello espletato in precedenza“. L’incarico da parte di Pasqualino Cianci arrivò nel marzo del 2002, e il 19 di quello stesso mese Di Pietro passò a difendere i famigliari della defunta. E l’articolo 51 parla di un biennio. E continua dicendo: “In ogni caso è fatto divieto all’avvocato di utilizzare notizie acquisite in ragione del rapporto professionale già esaurito“. Guarda un po’ il caso, che ti ha fatto Di Pietro? Chiede che siano acquisiti alcuni documenti che si trovavano presso l’abitazione della defunta, e di svolgere indagini sui debiti di Cianci in banca e con privati. Ora, ovviamente, qui si dà molta importanza al fatto che probabilmente Di Pietro ha “risolto il caso“, con le sue “intuizioni“; e nemmeno si vuole dare importanza a come abbia raccattato le informazioni decisive. Si fa soltanto notare che nello spirito e nella lettera del Codice, il comportamento di Di Pietro sia a tutti gli effetti sanzionabile. E allora, forse tutta ‘sta tirata contro l’Ordine e sul garantista alle vongole che avrebbe scelto l’assassino appare un po’ fuori luogo. Poi, se volete difendere l’indifendibile, accomodatevi pure. Ma non vi lamentate più di Emilio Fede, però.

Abbiamo gli uomini, i reati li troveremo: parte seconda.

Monday, 16 March 2009
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Una nota da Facebook firmata Filippo Facci, il trafiletto è stato pubblicato sull’edizione cartacea de “Il Giornale” di sabato scorso. In pratica è una appendice a quanto pubblicato sullo stesso quotidiano mercoledì 11 marzo, altro articolo molto critico sull’operato della magistratura nei confronti dei presunti violentatori della Caffarella, per altro scagionati dalle prove scientifiche. In coda pubblico anche un video tratto dal Tg1, edizione delle 20:00 di sabato 14 marzo (grazie a Dean Keaton che ha segnalato il link), in coda al quale Facci riporta il suo pensiero sulla vicenda. Sempre su Facebook, Filippo scrive: «Mi ha telefonato Riotta per chiedermelo. Manco lo conoscevo». (sf)


L’inchiesta sui due romeni Loyos e Racz ormai non riguarda più uno stupro specifico, ma è un’indagine generica sulla vita di due persone. E non è soltanto imbarazzante per chi la conduce, ma andrebbe studiata nelle università per spiegare tutte le deformazioni a cui può ricorrere una Giustizia che non voglia ammettere i propri errori.

Più i due vengono scientificamente scagionati dalle accuse, e più se ne inventano di progressivamente piccole e pretestuose. I due, in pratica, rimangono dentro per dei reati conseguenti al loro arresto: come quelli che diventano pazzi perché li chiudono in manicomio. Loyos perché avrebbe calunniato la polizia rumena dicendo che l’ha picchiato; mentre l’altro, Racz, scagionato da altri stupri che hanno provato ad attribuirgli, è dentro pure lui per pericolo di fuga: e ci mancherebbe: chi non scapperebbe al posto loro?

Ma la frase più emblematica l’ha pronunciata un pm: «Non ci sono elementi per ritenere che i due siano completamente estranei a quanto avvenuto».
Classica inversione dell’onere della prova: spiegate al pm che l’accusa deve portare prove e indizi di una precisa colpevolezza, non supposizioni di una generica non-estraneità.
«Non c’è nulla che faccia ritenere che l’indagato sia stato pestato», ha pure detto il pm. Ragionando come lui, non c’è nulla che lo faccia escludere.

La profezia di Salvatore Borsellino su Gioacchino Genchi

Saturday, 14 March 2009
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dal blog di Benny Casalanzio Borsellino

Lo diceva Salvatore Borsellino, ma pochi lo ascoltavano. Lo diceva lui che Genchi non stava pagando per Why Not, ma per cose molto più grandi. Ma né io né lui potevamo sapere che in quell’indagine emergevano nomi che Gioacchino Genchi aveva già incontrato durante le indagini su Via D’Amelio coordinate dalla procura di Caltanissetta. Ma Salvatore questo lo diceva da tempo, come se lo sentisse, come se fosse certo che tutti i guai di Genchi venivano da quella via e da quella data: Via D’Amelio, 19 luglio 1992.

Certo, in Why Not e nelle inchieste calabresi Genchi aveva scomodato dall’impunità di Stato alcuni intoccabili, aveva portato alla luce frequentazioni deprecabili e comitati d’affari protetti dai politici più insospettabili. Ma forse, come sentiva Salvatore Borsellino, la madre di tutti i mali viene da quella via e da quella data: Via D’Amelio, 19 luglio 1992. E ora arriva anche la conferma dello stesso Gioacchino Genchi, che a poche ore dalla perquisizione nei suoi uffici e presso la sua abitazione da parte dei Ros dei carabinieri (lo stesso reparto operativo che OMISE di perquisire il covo di Totò Riina dopo il suo arresto), ha dichiarato: “Il motivo della mia delegittimazione nasce dalle inchieste sui mandanti esterni della strage di via D’Amelio in cui morì il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta. Nell’inchiesta Why not, in cui ho collaborato con il procuratore De Magistris, ho ritrovato, senza volerlo, le stesse persone in cui mi ero imbattuto nelle indagini di Caltanissetta sui mandanti esterni di quella strage”. E’ una conferma atroce che la dice lunga su quello che c’è dietro quella strage.

Chi tocca Via D’Amelio muore, chi fisicamente, chi professionalmente. E se Genchi sta parlando di questo, è perché è conscio che ormai rimane poco tempo per parlare, per raccontare. Qualcuno lo fermerà, in ogni modo, dalle manette a tutto il resto. Il copione atto a screditare il consulente tecnico più richiesto d’Italia prosegue la sua marcia, e ora anche la Polizia, per cui Genchi ha prestato servizio e da cui si era messo in aspettativa non retribuita, affila le armi: il dipartimento della Pubblica sicurezza ha avviato un procedimento disciplinare contro di lui, e rischia ora la sospensione dal servizio. Il procedimento disciplinare – secondo quanto si è appreso – si riferisce al contenuto di una intervista, definita “non autorizzata”, che il funzionario ha rilasciato al settimanale Left.

Tutto coincide, tutto ritorna. Come per Luigi De Magistris, il regime inizia a stritolare l’eretico, il rivoluzionario che svela l’imbarazzante nudità delle istituzioni. Dalla politica, che ha praticamente “dettato” questa perquisizione, come ha dichiarato l’avvocato Fabio Repici, legale di Genchi, continuano ad arrivare gli ordini di scuderia per magistrati e reparti speciali dei carabinieri. Maurizio Gasparri ha dichiarato: “Cosa aspettano ad arrestarlo?” Io non credo sia una fantasia. Il mio parere è che stiano cercando tutto il possibile per cambiare l’accusa in un qualche reato che preveda l’arresto. La cosa fondamentale di fronte a tutto questo è che tutti sappiano, è che ognuno di noi sia perfettamente cosciente del perché tutto questo sta avvenendo.

Potrà accadere di tutto, dall’arresto di Genchi, alla sua diffamazione a reti unificate e a giornali uniti, alla sua delegittimazione per far sì che quello che ha scoperto diventi carta straccia. Ormai non resta che parlare e raccontare tutto, al di là di ogni rischio. Talvolta parlare, come fece De Magistris, ti può distruggere la carriera ma ti può salvare la vita. E’ avvilente e drammatico, ma dobbiamo tenere duro.

Gabriella Carlucci contro i pedofili. Ma sarà vero?

Friday, 13 March 2009
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g-carlucci

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Tempi sempre più duri per gli internauti, dopo l’emendamento D’Alia, la proposta di legge di Barbareschi, la costituzione di un Comitato Tecnico per la lotta alla pirateria digitale e multimediale, i provider che limitano la banda di chi fa uso del P2P ad insaputa dei loro clienti (anche gli operatori mobili), la legge anti intercettazioni che se la prende anche con i gestori dei siti Internet,  ecco che arriva un’altra iniziativa atta a rendere la navigazione sul Web sempre più ardua.

La proposta di legge arriva dall’On. Gabriella Carlucci (PdL), componente del Comitato per i Beni Artistici della Camera dei Deputati. Lo scopo ufficiale dell’iniziativa è quella di smascherare i pedofili che operano in rete sotto mentite spoglie, al fine di circuire con l’inganno i navigatori più giovani. Fondamentalmente, la legge andrebbe ad abolire totalmente l’anonimato di chi si connette ed opera su tutto il territorio nazionale. Dopo qualche indiscrezione, l’On. Carlucci ha pubblicato il testo del DDL sul suo sito ed ovviamente si sono accese subito forti critiche. Le polemiche non sono affatto infondate, si legge infatti nel testo: “È fatto divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella Rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima”, in più sono ritenuti responsabili in solido della eventuale violazione anche gli Internet Service Provider ed i fornitori di informazione.

Semplificando: se la legge entrasse in vigore, per qualsiasi operatore o sito operante sul territorio italiano diverrebbe reato accettare connessioni anonime ai propri server. Significa che ci si dovrebbe in qualche modo autenticare per accedere che so, a Google, a Facebook o anche solo per consultare un quotidiano online. Fine di Internet in Italia, insomma. Basterebbe già questo a giustificare le forti perplessità ma non è finita certamente qui, consiglio di approfondire consultando l’ottimo articolo pubblicato su punto-informatico.it dall’Avv. Guido Scorza. La Carlucci si è poi risentita precisando alcuni aspetti della sua proposta, alla quale ha replicato dalle stesse pagine l’autore dell’articolo precedente.

Parliamoci chiaro, chiunque ha un minimo di informazione e di esperienza della grande rete sa che il suo peregrinare fra i siti è comunque tracciabile, mediante il suo indirizzo IP. Questo può essere variabile, ma il fornitore di accesso ha sempre l’obbligo di registrare ogni assegnazione di indirizzo ad un suo cliente, potendo quindi risalire al titolare della connettività in caso di accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria. I mezzi per individuare chi compie atti illeciti ci sono già, le regole anche. Basta applicarle, ed infatti spesso leggiamo sui media di reti di pedofili e truffatori smascherati. Coloro che operano su Internet circuendo bambini ed adolescenti sono una realtà disgustosa ed è sacrosanto che vengano combattuti con tutti i mezzi. Equiparare però tutti coloro che accedono ad Internet a dei sorvegliati speciali, qualsiasi cosa decisano di fare, va oltre l’immaginazione e qualsiasi logica.

Insomma stiamo (e sottolineo stiamo, non stanno, siamo tutti responsabili) facendo una ennesima brutta figura a livello internazionale. Sono pochi infatti i paesi al mondo che posso vantare un controllo repressivo e capillare quale la futura legislazione italiana vorrebbe adottare. In generale quei governi che già lo fanno vengono definiti dittatoriali, a dirlo non è solo il noto trebbiatore molisano. Offrire il fianco a dure critiche fa forse parte dei piani e non ci si cura delle eventuali reazioni, anche perché che reazioni catastrofiche vuoi che ci siano? I grandi mezzi di informazione, in particolare la televisione, sono già in mani sicure. Che ne parli qualche quotidiano ed uno sparuto gruppo di bloggers non può far male. Come però fa notare Luca Sofri su Wittgenstein.it ne cominciano a parlare anche all’estero, sostenendo Beppe Grillo e la sua battaglia free bloggers. In definitiva non è il comico ligure ad auto alimentarsi, sono le iniziative scellerate a farlo, lui ne raccoglie solo i frutti. E l’opposizione? Chiedere a “Chi l’ha visto”.

Lecito allora domandarsi, come hanno fatto in molti, se il provvedimento non sia casualmente collegato a tutta la raffica di iniziative che il Governo (con l’aiuto di D’Alia dell’UDC) sta promuovendo, ovvero principalmente la lotta alla pirateria. Il dubbio che la pedofilia sia una scusa non è certo svanito dopo che l’On. Carlucci ha pubblicato sul suo blog il testo sopra citato, e l’ha fatto con un file in formato MS Word. Anche i bambini sanno che è possibile trovare informazioni interessanti in questo tipo di documento, andando ad esempio a curiosare nelle proprietà si può scoprire chi è stato registrato come autore, e se il file ha circolato all’interno di una organizzazione. Con questo banale accorgimento è subito emerso l’ultimo che ha messo le mani sul documento: un certo Davide Rossi di Univideo. Come scritto da Massimo Mantellini nel suo blog, evidentemente un amico di Gabriella, omonimo del presidente della Unione Italiana Editoria audiovisivi.

Il WiMax – Prova su strada (si fa per dire)

Friday, 13 March 2009
Pubblicato nella categoria TECH4YOU

wimax

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Presentata come la soluzione per il digital divide, non ha fatto in tempo ad iniziare l’erogazione del servizio che già iniziano le difficoltà. Gli operatori di telefonia mobile stanno cercando di espandere quanto possibile il loro mercato, catturando a suon di martellanti spot pubblicitari i potenziali clienti del WiMax.

PC Professionale, un diffuso ed autorevole mensile edito da Mondadori, presenta nel n. 216 di marzo 2009, a pag. 94, un articolo a firma di Simone Zanardi, dal titolo “Prova sul campo”. Sufficiente per il lettore medio la descrizione tecnica del servizio, sperimentato in accordo con uno dei primi operatori che sta iniziando ad erogarlo: Linkem (www.linkem.it). Ampia descrizione dell’offerta commerciale e degli apparati: una scheda PCMCIA per computer portatile e due modelli di router, uno dei quali consente l’uso di telefonia VoIP. Brilla la mancanza di un apparato tipo pen drive USB, al quale ci stanno invece abituando gli operatori di telefonia mobile. C’è anche un motivo tecnico che limita l’adozione di questa tipologia di terminale, l’articolo però non lo dice. Provo a farlo io: trattandosi comunque di un apparato radio, la potenza erogata da una porta USB può essere insufficiente ad alimentare un vero e proprio trasmettitore, che risulterebbe penalizzato nelle prestazioni dovendo utilizzare una potenza RF in trasmissione limitata, penalizzata ulteriormente da una eventuale antenna incorporata. Inoltre, le piccole dimensioni potrebbero sconsigliare al costruttore dell’hardware a dotarlo di un connettore per antenna esterna. Le sollecitazioni meccaniche derivati dalla connessione di un plug per radio frequenza (seppur molto piccolo) e relativo cavo o antennina richiederebbero una robustezza superiore, a danno del costo per l’utente finale.

I risultati della “prova sul campo”, secondo PC Professionale, sono ottimi e le prestazioni sono in linea con quelle di una ADSL tradizionale. Per il momento l’offerta di Linkem è limitata ad alcune zone di Lombardia e Puglia.

Le prove, secondo l’autore, sono state eseguite “nel bresciano”, e questo è tutto. Non si sa in quali condizioni reali si siano svolti i test: se all’aperto, in ambiente chiuso, se fossero frapposti ostacoli, quanto distava il terminale dalla stazione radio fissa dell’operatore, se il router o modem era vicino ad una finestra, e molto altro ancora. Tutti elementi fondamentali per giudicare l’attendibilità del test.

Il problema del WiMax è quello di tutte le trasmissioni radio, in particolare alle frequenze elevate. Il range assegnato dalle licenze è 3.4 – 3.6 Ghz, frequenza critica per la ricetrasmissione di segnali quando non si è in vista del ripetitore base o ci sono ostacoli nel mezzo, come le pareti di una abitazione. Durante le sperimentazioni preliminari del servizio WiMax, effettuate con diversi tipi di apparati ed in condizioni variabili, è emerso che i fattori critici sopra elencati sono quelli che determinano il risultato finale. In particolare, in ambienti rurali, per distanze superiori a qualche Km, la linea di vista (LOS – line of sight) deve essere considerata un requisito fondamentale. Invece in ambiente urbano la propagazione viene attenuata dalle pareti delle abitazioni, risultati soddisfacenti si ottengono con l’installazione di antenne esterne.

Gli scarsi, se non inesistenti, elementi forniti dall’articolo di questo mese di PC Professionale non sono sufficienti a definire la prova “sul campo”. A scanso di false aspettative, sul sito dell’operatore è presente un motore di ricerca ove inserire la propria localizzazione geografica: città, via, indirizzo ed anche il piano al quale abitate. Tutti elementi utili per stabilire se il servizio è vendibile o no ai potenziali acquirenti. I motivi sono quelli che ho esposto prima, in casa Linkem forse hanno pensato di prevenire recessi immediati a causa di prestazioni non in linea con le aspettative.

In conclusione, se abitate in una zona dove la banda larga non è ancora arrivata può darsi che il WiMax vi porti presto sollievo e risolva i problemi. Ma non aspettatevi i miracoli che qualcuno in rete sta propagandando, Beppe Grillo ad esempio parla da anni del WiMax in temini ultra positivi. Potreste rimanere delusi, a meno che non siate in posizione estremamente favorevole a ricevere il segnale della stazione radio base. Oppure non vi installiate una antennina all’esterno, con relativo cavo di discesa.

Le etichette facili

Friday, 13 March 2009
Pubblicato nella categoria ARTICOLI

di Sergio Fornasini per dituttounblog.com

Caso n. 1: Berlusconi o qualcuno della sua area politica prorompe in una molto discutibile esternazione. Qualcuno ne parla, magari in un blog, e viene immediatamente etichettato come dipietraschigrillintravaglino.

Caso n. 2: Travaglio viene condannato in primo grado per diffamazione, Grillo parla di una palla di plastica che fa il bucato, Di Pietro jr. ha dei rapporti discutibili con Mautone. Qualcuno ne parla, forse in un blog, e magari riscuote simpatia e consensi da tutti quelli che sono stufi di sentirsi raccontare sempre le stesse cose via Internet. Etichettato come appartenente tendenzialmente all’area politica di centro destra.

Caso n. 3: il PD è a pezzi e perde consensi, qualcuno ne parla. Non viene etichettato, o classificato come appartenente ad una determinata area politica. Impossibile parlar bene del PD in questo momento, anche per gli stessi membri di quel partito.

Mi domandavo se non si può parlare di tutto in un blog senza ritrovarsi appiccicata qualche etichetta. Così, tanto per esercitare il diritto di critica e basta.